Sogni di pietra di Aylisli Akram (Il Foglio 23.06.16)

Sogni di pietra dovrebbe essere adottato come libro di testo nelle scuole di ogni ordine e grado. Dovrebbe essere distribuito davanti alle moschee, commentato nelle sinagoghe, letto nelle chiese. Tutti dovrebbero conoscerlo: armeni e azeri, arabi e israeliani, turchi e curdi. Perché è innanzitutto un libro di verità, pieno di storia e poesia. Un popolare attore di teatro, celebrato e amato in tutto l’Azerbaigian, viene ricoverato in ospedale in gravi condizioni dopo un brutale pestaggio: aveva cercato di difendere un armeno linciato in piazza. Sadaj Sadygly è in coma e sogna. I suoi sono appunto “sogni di pietra”, una pietra levigata come quella delle chiese di Ajlis, il villaggio natale del protagonista, dal quale gli armeni furono cacciati nel 1919. Cacciati, ma mai del tutto scomparsi: restano le donne sopravvissute e convertite a forza, i racconti tramandati di bocca in bocca; restano gli spiriti nell’aria e in terra le chiese, retaggio di una civiltà millenaria. “Ad Ajlis vivevano persone eccezionali per energia e ingegno. Fecero arrivare l’acqua, piantarono giardini, tagliavano pietre. Gli artigiani e i mercanti armeni girarono centinaia di città e villaggi, guadagnando soldino su soldino solo per trasformare ogni palmo di terra della loro piccola Ajlis in un autentico angolo di paradiso”. Strutturato su diversi piani narrativi, il libro racconta l’infanzia di Sadaj, il suo stupore di bambino, il tormento del suo spirito, fino alla presa di coscienza della religiosità e dell’umanità antica della nazione armena. Ne resta testimone indomito ai tempi dell’Unione sovietica; e poi ancora quando crolla il comunismo. Pagando prima con l’emarginazione, poi con l’ostracismo, fino all’inevitabile epilogo. “Prova a dire adesso che la lingua non è il peggior nemico dell’uomo”. Come il suo protagonista e alter ego, anche Akram Aylisli era amato e stimato in patria, ma è diventato un “traditore della Nazione e nemico del Popolo” nel 2012, quando ha pubblicato questo libro. Ha scritto: “Nel mio paese, nemmeno durante i peggiori giorni dello stalinismo la verità era così tabù come lo è oggi”. Nel 2014 è stato proposto per il premio Nobel per la Letteratura, ma gli è servito a poco. Di recente, mentre stava per recarsi a Venezia a ritirare un premio, gli è stato impedito di partire: lo hanno accusato di avere aggredito un poliziotto in aeroporto. “E di colpo gli sembrò che Ajlis non fosse mai esistita… Non esisteva neanche quella chiesa, né quella luce giallo-rosa che gli ricordava il sorriso dell’Altissimo. E con un nodo alla gola pensava: forse, anche Dio è un’invenzione, una menzogna? Non c’è e non c’era mai stato?”.

 

SOGNI DI PIETRA
Aylisli Akram
Guerini, 139 pp., 12,50 euro

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