Tra Armenia e Ucraina le iniziative per l’unità dei cristiani a Grosseto (Acistampa 11.01.19)

Per la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, il vescovo Rodolfo Cetoloni di Grosseto ha invitato la diocesi a riflettere sul tema “Cercate il suo volto”. Si inserisce in questo percorso l’incontro con il Pontificio Collegio Armeno, che si terrà il 19 gennaio.
L’appuntamento è parte di un percorso che la diocesi di Grosseto porta avanti da tempo, anche perché nella diocesi sono arrivati, nel corso del tempo, molti migranti provenienti da Chiese di tradizione orientale.
Il 17 gennaio 2018, il vescovo Dionisio Lachoviz, visitatore apostolico per i fedeli ucraini in Italia, aveva celebrato a Grosseto una Divina Liturgia per le Comunità ucraine in Italia. Mentre sono sempre più stretti i rapporti tra la Santa Sede e la Chiesa Apostolica Armena, come testimoniato dalla recente nomina dell’arcivescovo Khajag Barsamian come rappresentante della Chisa Apostolica Armena a Roma.
L’incontro con i seminaristi armeni del 19 gennaio a Grosseto è stato organizzato dall’Ufficio Diocesano Missionario e la Pastorale dei Migranti della Diocesi, insieme all’ufficio Liturgico, l’Ufficio per l’Ecumenismo e il Settore Adulti dell’Azione Cattolica Diocesana.
L’idea, sviluppata dallo scorso anno, è quella di leggere le realtà di alcun dei Paesi le cui popolazioni si trovano a vivere fuori dalla terra di origine. E gli armeni sono storicamente in diaspora, dal “Grande Male” che fu considerato il primo grande genocidio del XX secolo.
Istituito da Papa Leone XIII nel 1883 con il breve “Benigna hominum parens”, il Pontificio Collegio Armeno fu inaugurato dal cardinale Hassun l’1 novembre di quello stesso anno. Nei primi 100 anni di vita, il collegio ha ospitato circa 270 alunni, e 160 di loro sono diventati sacerdoti. Tra i sacerdoti, tre sono diventati patriarchi e 19 vescovi ed arcivescovi.
Il Pontificio Collegio Armeno animerà il 19 gennaio la Santa Messa in Rito armeno in Cattedrale.
L’evento chiude la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani.
Lo scorso anno ci fu, oltre all’incontro con il Pontificio Collegio Armeno, uno con il Pontificio Collegio ucraino, che avevano anche partecipato a un incontro pubblico sul tema: “Ucraina: la sofferenza e le ferite di una nazione martire”.
L’Ucraina, infatti, non è solo colpita dal “conflitto dimenticato”, cui il Papa ha mandato aiuti e menzionato anche nel tradizionale discorso di inizio anno al Corpo Diplomatico. La persecuzione del popolo ucraino dura dai tempi sovietici, come dimostra anche la strage dell’Holomodor perpetrata dal regime staliniano nel 1933, che provocò la morte di almeno 7 milioni di persone in Ucraina.
Si deve sempre a Leone XIII l’istituzione del Pontificio Collegio Ucraino. Dedicato a San Giosafat, martire e santo del popolo ucraino attualmente sepolto in San Pietro, la storia del Pontificio Collegio affonda nel XVI secolo, e si collega strettamente con il Pontificio Collegio Greco di Sant’Atanasio fondato il 3 novembre 1576.
È lì che nel XVI secolo arrivano i primi studenti di teologia della Metropolia di Kiev, favoriti dal fatto che dopo l’Unone di Brest, che portò la Chiesa Greco Cattolica Ucraina in comunione con Roma, Papa Clemente VII avesse deciso di donare quattro borse di studio a studenti ruteni destinati a studiare teologia a Roma. Nel 1803, il Collegio viene chiuso a causa delle guerre napoleoniche, e riapre solo nel 1845. Nel 1897, Leone XIII fonda il collegio indipendente di San Giosafat, che dal 1932 ha sede sul Gianicolo.

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