Un cuore commosso cambia la storia (Comunioneelibreazione 30.08.23)

Al Meeting una donna armena scoppia in lacrime di fronte alle immagini di un antico monastero cristiano restaurato dall’Emiro di Sharjah. Il video arriva negli Emirati ed è l’inizio di qualcosa di impensabile
Maria Acqua Simi

Ci sono gesti di una potenza inaudita, che possono cambiare il corso della Storia. Come il pianto sommesso di una donna sconosciuta, un volto in mezzo a tanti nella folla del Meeting di Rimini, seduta ad ascoltare un incontro trascinata da un’amica. Ma andiamo con ordine.

Un anno fa il Meeting di Rimini è stato ospite di una delle più grandi Fiera di libri al mondo, l’International Book Fair di Sharjah, negli Emirati Arabi. Fin qui potrebbe sembrare una nota a margine, un dato di cronaca e nulla più. E invece è stato l’inizio di qualcosa di grande. Se il centro politico degli Emirati è Abu Dhabi e quello economico e commerciale è Dubai, Sharjah rappresenta la capitale culturale di questi sette piccoli ma rilevantissimi regni musulmani. Quando lo scorso anno il presidente del Meeting, Bernhard Scholz, si reca nella città insieme a Wael Farouq e altri amici, nasce un sincero rapporto di stima con Ahmed bin Rakkad Al Ameri, Chairman della Sharjah Book Authority (SBA) e con diversi esponenti di questa imponente realtà culturale. Così, quest’estate, Al Ameri partecipa al Meeting.

Rimane colpito dalle parole del cardinale Zuppi, dalla curiosità dei tanti giovani che si aggirano per i padiglioni (lui, che realizza la fiera più grande al mondo) e pieno di gratitudine, come dirà lui stesso, interviene all’incontro intitolato “L’amicizia fra le culture, culture che curano l’amicizia”. Incalzato da una domanda su come l’International Book Fai si adoperi per il dialogo interculturale, Al Ameri spiega che loro tengono molto a custodire la memoria storica e artistica. L’Emiro di Sharjah, che è uno storico di formazione, si è adoperato per esempio per finanziare la ricostruzione l’antico monastero di Haghartsin, in Armenia, che era parzialmente distrutto. «Per lui quella chiesa era un patrimonio culturale preziosissimo e così si è mosso per restaurarla e per rendere accessibile la strada ormai caduta in rovina», racconta Wael Farouq.

«Nel pubblico, mentre scorrono le immagini del monastero armeno, una signora scoppia a piangere. Viene dall’Armenia, è giunta al Meeting quasi per caso invitata da un’amica. Il monastero che si trova davanti nelle fotografie è “il suo”. Alla fine dell’incontro, ancora in lacrime, si presenta timidamente a ringraziare». Al Ameri rimane colpito dalla commozione della donna, qualcuno le fa un video e quel video arriva all’Emiro di Sharjah, Sultan III bin Muhammad al-Qasimi. «Faccio la lettrice all’università di Yerevan e d’estate accompagno come guida turistica in visita a questo monastero molti gruppi di italiani. A tutti dico chi e perché lo ha restaurato. Vedere oggi al Meeting quelle immagini mi ha commosso e voglio dire personalmente grazie a chi ha permesso tutto questo, a nome del mio popolo». A sua volta, a migliaia di chilometri di distanza, il regnante è così colpito dal pianto di una donna cristiana sconosciuta da discutere subito insieme ai suoi collaboratori la costruzione di nuove chiese a Sharjah.

«Questo emiro è uno storico, un intellettuale che ha pubblicato oltre 50 libri e tra le altre cose ha finanziato il restauro della più antica biblioteca in Italia, a Bologna», spiega Farouq. «È un uomo profondamente innamorato della storia, e quando vede una cosa bella che sta crollando, lui fa di tutto per salvarla. Lo ha fatto nel mondo islamico ma ha cominciato a farlo anche nel mondo occidentale per l’amore della storia e della bellezza, l’ha fatto in Italia, l’ha fatto in Armenia, l’ha fatto in altri Paesi. È un uomo che sa commuoversi e così non è rimasto insensibile al pianto e alla gratitudine sincera di questa donna armena. Quella sera stessa ha detto ai suoi che è intenzionato a lavorare per edificare nuove chiese a Sharjah». Questo è quello che è successo. Un piccolo, autentico, miracolo.

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