Zungri rinsalda il legame con il popolo armeno e ricorda il primo genocidio del Novecento (Ilvibonese 27.04.24)

Restituire dignità e giustizia al popolo armeno. Zungri ha ricordato, in occasione del 24 aprile, il genocidio avvenuto a inizio Novecento nell’area che comprendeva l’Anatolia, Cappadocia e gran parte del Medio Oriente. Nel 1915, infatti, diverse centinaia di intellettuali armeni furono arrestati e in seguito torturati e uccisi per conto del movimento dei Giovani turchi che all’epoca governava l’Impero Ottomano. Fu l’inizio di quello che da molti è stato definito il «primo genocidio del ‘900» in cui avrebbero perso la vita circa 1 milione e mezzo di armeni. C’è un filo rosso che unisce le grotte. L’insediamento rupestre della Valle degli Sbariati, per le sue caratteristiche, infatti rievoca moltissimo le aree del Mediterraneo orientale.  In più, similitudini si riscontrano con località della Turchia di cui l’Armenia era parte integrante. Intorno al IX secolo d.  C.  per ragioni militari un contingente armeno a seguito del grande stratega Niceforo Foca (il vecchio) approdò in Calabria. Si stanziò tra Bruzzano e Brancaleone (fondarono dei castelli scavati nella roccia).  I contingenti armeni avevano il compito di contrastare l’occupazione degli arabi che già avevano preso la Sicilia e minacciavano Reggio.

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Grotte di Zungri

La toponomastica, l’onomastica e molti vocaboli sul territorio sono rimasti armeni.  A Ferruzzano e Brancaleone– in particolare – sono chiari i segni del loro passaggio: dai culti alle chiese-grotta, passando per alcune testimonianze artistiche (croci, pavoni stilizzati, pilastri a forma di albero della vita). A distanza di anni, il Comune guidato dal sindaco Franco Galati, l’Insediamento rupestre e la Pro loco di Brancaleone continuano a collaborare per approfondire studi e ricerche nel nome di una storia che non può essere cancellata. Il rapporto di collaborazione ha consentito in questi anni di analizzare similitudini tra le due realtà, in particolare l’insediamento rupestre e l’antico abitato di Brancaleone. Forte dunque, il legame tra la nostra terra e il popolo armeno che nei secoli ha trovato ospitalità presso numerosi paesi calabresi, lasciando un ricco patrimonio culturale, linguistico, archeologico e monumentale anche nell’area del Poro.

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