ANCHE LE FORMICHE NEL LORO PICCOLO SI VENDONO?

Ci perdoneranno Gino & Michele se abbiamo parafrasato il loro fortunatissimo libro di battute ma la storia che andiamo a raccontarvi ha il sapore (tragico) della commedia all’italiana.

C’è “Formiche”, una testata prestigiosa, molto seguita non solo in ambito politico, fondata da Paolo Messa che fino a poco tempo fa è stato Executive Vice Presidente responsabile delle Relazioni Geo-Strategiche con gli Usa di Leonardo.

Leonardo, per quei pochi che non lo sapessero, è una società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Il suo maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze italiano, che possiede circa il 30% delle azioni. E fa ottimi affari con l’Azerbaigian dell’autocrate Aliyev che è fautore della destabilizzazione del Caucaso meridionale.

Orbene, proprio sul tema del Caucaso meridionale Formiche fino ad alcuni mesi fa aveva tenuto un corretto ed oggettivo posizionamento con diversi articoli a firma di Francesco De Palo.
Poi, verso l’agosto 2023, la testata ha cominciato a spostarsi verso Baku sempre più velocemente: sempre a firma di De Palo, sono usciti diversi articoli che riportavano prevalentemente la posizione azera, ha ignorato totalmente l’ultimo attacco all’Artsakh e il dramma della popolazione sfollata, ha cominciato a utilizzare termini (come ad esempio “Garabagh”) che denotavano un’attenzione solo ed esclusivamente alle tesi di Baku.

Un paio di altri pezzi un po’ più equilibrati non hanno cancellato l’impressione di un repentino cambio di rotta politica della testata.

Il capolavoro fu l’intervista al viceministro degli esteri italiano, Edmondo Cirielli, che – forse per mettersi in bella mostra con la leadership di Aliyev – sciorinò una sequela di castronerie storiche e politiche condite da velati insulti alla comunità armena anche italiana.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” protestò, inviò una lettera che, almeno a quanto riferito dalla redazione, sarebbe stata pubblicata. Poi ovviamente non se ne fece più nulla.

L’ultima perla viene da un pezzo del 14 febbraio scorso a firma di Paolo Falliro che, a onor del vero, due giorni prima aveva anche scritto un articolo sull’Armenia che guarda all’Occidente (ripetendo però l’errore sulla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia…): incredibilmente, l’attacco azero alla postazione di soldati armeni (4 morti) viene rovesciato e la colpa – nel titolo – scaricata sui soldati armeni. Inutile cercare qualche traccia nell’articolo sulla ricostruzione dell’accaduto, o il fatto, per esempio, che i soldati dell’Azerbaigian occupano porzioni del territorio sovrano della repubblica di Armenia. Unica concessione dell’autore sono due righe nelle quali si riporta la notizia data dal ministero della Difesa di Yerevan. Il resto del breve paragrafo “Qui Yerevan” è occupato dalle dichiarazioni di Baku… 

Era ampiamente prevedibile che all’indomani della schiacciante vittoria di Aliyev alle elezioni in Azerbaigian ci potesse essere un nuovo episodio di tensione con l’Armenia. E gli spari da parte armena contro i soldati azerbaigiani lo testimoniano” così attacca incredibilmente l’articolo di Formiche con tanto di foto del dittatore.

Non possiamo non rilevare che quello di Formiche è, in questo caso, un pessimo esempio di giornalismo. Il magazine denota una evidente sottomissione ai voleri dell’azienda di riferimento (Leonardo) e forse anche al governo italiano che evidentemente ha tutto l’interesse a curare buone relazioni con il regime di Aliyev.

Con il paradosso di una testata che nei colori e negli slogan si dichiara apertamente a favore dell’Ucraina, ma poi appoggia uno Stato (l’Azerbaigian) che ultimamente ha fatto della partnership con la Russia uno dei suoi punti di forza (anche esportandone il gas in Italia).

Ci si vende non solo accettando materialmente il “caviale” azero, ma anche scrivendo (obtorto collo) simili articoli per compiacere un dittatore?

A farne le spese è, purtroppo, il giornalismo: quello serio, che cerca la verità dei fatti, che indaga e non ha paura di quel che scrive.

 

@formichenews