COMUNICATO STAMPA Nuove inqualificabili dichiarazioni del viceministro Cirielli: si dimetta subito!

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” esprime ferma condanna per le ultime dichiarazioni rilasciate dal viceministro italiano degli Esteri, Edmondo Cirielli, che ancora una volta fa da cassa di propaganda al regime dell’Azerbaigian.

L’esponente di governo è arrivato ad attaccare il ministro francese Stephane Sejourne, perché in una conferenza stampa congiunta con il Segretario di Stato USA Blinken aveva invitato l’Azerbaigian a cessare la sua retorica di minaccia contro l’Armenia.

Il viceministro italiano si allinea così, ancora una volta, alla retorica minacciosa del regime di Aliyev che in queste ultime settimane sta attaccando pesantemente la Francia per il suo sostegno all’Armenia, contrasta la recente politica dell’Unione europea nel Caucaso meridionale e, di fatto, scavalca il ministro Tajani.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” chiede al ministro degli Esteri, Antonio Tajani se:

  • è al corrente di queste dichiarazioni fatte dal suo vice che vasta eco, negativa, stanno avendo non solo da parte armena e francese;
  • condivide questo attacco rivolto a un Paese membro dell’Unione Europea;
  • non ritiene opportuno rettificare le stesse ed esprimere solidarietà alla Francia per l’attacco rivolto al ministro di Parigi;
  • non ritiene che il viceministro Cirielli debba essere rimosso dal suo incarico in quanto incompatibile a quel principio di imparzialità e correttezza che dovrebbe contraddistinguere la sua missione diplomatica.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” chiede al parlamento italiano di condannare questo ennesimo sostegno di Cirielli, eventualmente sollecitando un’audizione del viceministro al fine di chiarire le ragioni “personali” di tali ripetute esternazioni a favore del regime di Aliyev.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” ricorda, a questo riguardo, che qualsiasi rapporto economico e commerciale tra Italia e Azerbaigian non implica la sottomissione alla propaganda di quella che è la nona peggiore dittatura al mondo (fonte “Freedom house”).

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” chiede ai media di porre in giusta evidenza il comportamento di Cirielli che, oltretutto, rilascia dichiarazioni proprio in un momento di grave crisi su più fronti mondiali.

Consiglio per la comunità armena di Roma

Segreteria

www.comunitaarmena.it

Che accade nella Diocesi del Papa? Una commemorazione ed una Messa per gli azeri musulmani che ora stanno sterminando i cristiani in Nagorno (ll Messalino 02.03.24)

Il 26 febbraio scorso la Parrocchia romana di S. Maria della Mercede ha ospitato una commemorazione organizzata dall’Ambasciata dell’Azeirbaigian presso la S. Sede (QUI il testo completo della comunicazione ufficiale dell’ambasciata). 

Tutto questo mentre chiese cristiane vengono distrutte dai governanti azeri, e cristiani vengono perseguitati e uccisi.

Pubblichiamo la lettera di protesta della comunità armena al parroco: “Ci sorprende, ci amareggiae indigna anche altre comunità cristiane, che codesta parrocchia abbia ritenuto opportuno ospitare un evento fondamentalmente politico, patrocinato da uno Stato che proprio ora sta abbattendo tutti i simboli religiosi cristiani nel Nagorno Karabakh (Artsakh) occupato dagli azeri lo scorso settembre e da cui tutta la popolazione cristiana armena è stata costretta a fuggire, per la quale anche Papa Francesco ha lanciato diversi appelli“.

Il Vicariato non ha nulla da dire?

Grazie ad una nostra cara amica per la segnalazione.

Luigi C.

LETTERA ALLA PARROCCHIA SANTA MARIA DELLA MERCEDE

Alla c.a. di P. Giuseppe Celano, parroco di Santa Maria della Mercede e sant’Adriano

Reverendo padre Celano,

abbiamo appreso, con stupore, da organi di stampa e da segnalazioni di amici italiani, che la Sua parrocchia ha ospitato un evento organizzato dalle ambasciate dell’Azerbaigian in Italia e presso la Santa Sede per commemorare le “vittime del genocidio di Khojaly”.

Ora, in quanto cristiani, siamo ben consci che la pietas per i caduti (tutti, senza alcuna distinzione) sia un valore superiore che deve superare ogni steccato e divisione.

Tuttavia, è d’obbligo sottolineare come il governo dell’Azerbaigian utilizzi queste “commemorazioni” unicamente come forma di propaganda e di odio contro gli armeni.

In verità la morte di un numero imprecisato di civili azeri, è avvenuto in circostanze molto controverse e presumibilmente addebitabile alle stesse forze armate azere con motivazioni di rivalità politica all’interno dell’Azerbaigian. Per approfondimenti consigliamo questa pagina dedicata: https://www.karabakh.it/la-verita-su-khojali/

 

Ma il punto non è ovviamente la ricostruzione storica e propagandistica del regime azero (peraltro agli ultimissimi posti nei report mondiali su libertà di informazione e tutela dei diritti civili e politici).

Ci sorprende, ci amareggiae indigna anche altre comunità cristiane, che codesta parrocchia abbia ritenuto opportuno ospitare un evento fondamentalmente politico, patrocinato da uno Stato che proprio ora sta abbattendo tutti i simboli religiosi cristiani nel Nagorno Karabakh (Artsakh) occupato dagli azeri lo scorso settembre e da cui tutta la popolazione cristiana armena è stata costretta a fuggire, per la quale anche Papa Francesco ha lanciato diversi appelli.

Notizie di abbattimenti di croci, di “restauri” di chiese trasformate in moschee, di atti vandalici nei cimiteri sono purtroppo all’ordine del giorno, per i quali alleghiamo qualche foto testimoniale.

Il governo dell’Azerbaigian, che si definisce “tollerante e multiculturale”, continua a professare odio verso gli armeni, minaccia l’esistenza della stessa Armenia (prima nazione a riconoscere il Cristianesimo nel 301!); Aliyev qualche anno fa proclamò che “la spada scintillante di Allah ruoterà sopra Erevan” (la capitale armena).

Siamo convinti che l’autorizzazione alla cerimonia sia stata concessa in totale buona fede ma temiamo che l’evento sia stato strumentalizzato a fini propagandistici e politici di cui è vittima anche la Sua comunità parrocchiale.

Grazie per l’attenzione e in attesa di Suo gradito riscontro porgiamo i nostri migliori saluti.

Consiglio per la comunità armena di Roma

www.comunitaarmena.it

 

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ANCHE LE FORMICHE NEL LORO PICCOLO SI VENDONO?

Ci perdoneranno Gino & Michele se abbiamo parafrasato il loro fortunatissimo libro di battute ma la storia che andiamo a raccontarvi ha il sapore (tragico) della commedia all’italiana.

C’è “Formiche”, una testata prestigiosa, molto seguita non solo in ambito politico, fondata da Paolo Messa che fino a poco tempo fa è stato Executive Vice Presidente responsabile delle Relazioni Geo-Strategiche con gli Usa di Leonardo.

Leonardo, per quei pochi che non lo sapessero, è una società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Il suo maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze italiano, che possiede circa il 30% delle azioni. E fa ottimi affari con l’Azerbaigian dell’autocrate Aliyev che è fautore della destabilizzazione del Caucaso meridionale.

Orbene, proprio sul tema del Caucaso meridionale Formiche fino ad alcuni mesi fa aveva tenuto un corretto ed oggettivo posizionamento con diversi articoli a firma di Francesco De Palo.
Poi, verso l’agosto 2023, la testata ha cominciato a spostarsi verso Baku sempre più velocemente: sempre a firma di De Palo, sono usciti diversi articoli che riportavano prevalentemente la posizione azera, ha ignorato totalmente l’ultimo attacco all’Artsakh e il dramma della popolazione sfollata, ha cominciato a utilizzare termini (come ad esempio “Garabagh”) che denotavano un’attenzione solo ed esclusivamente alle tesi di Baku.

Un paio di altri pezzi un po’ più equilibrati non hanno cancellato l’impressione di un repentino cambio di rotta politica della testata.

Il capolavoro fu l’intervista al viceministro degli esteri italiano, Edmondo Cirielli, che – forse per mettersi in bella mostra con la leadership di Aliyev – sciorinò una sequela di castronerie storiche e politiche condite da velati insulti alla comunità armena anche italiana.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” protestò, inviò una lettera che, almeno a quanto riferito dalla redazione, sarebbe stata pubblicata. Poi ovviamente non se ne fece più nulla.

L’ultima perla viene da un pezzo del 14 febbraio scorso a firma di Paolo Falliro che, a onor del vero, due giorni prima aveva anche scritto un articolo sull’Armenia che guarda all’Occidente (ripetendo però l’errore sulla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia…): incredibilmente, l’attacco azero alla postazione di soldati armeni (4 morti) viene rovesciato e la colpa – nel titolo – scaricata sui soldati armeni. Inutile cercare qualche traccia nell’articolo sulla ricostruzione dell’accaduto, o il fatto, per esempio, che i soldati dell’Azerbaigian occupano porzioni del territorio sovrano della repubblica di Armenia. Unica concessione dell’autore sono due righe nelle quali si riporta la notizia data dal ministero della Difesa di Yerevan. Il resto del breve paragrafo “Qui Yerevan” è occupato dalle dichiarazioni di Baku… 

Era ampiamente prevedibile che all’indomani della schiacciante vittoria di Aliyev alle elezioni in Azerbaigian ci potesse essere un nuovo episodio di tensione con l’Armenia. E gli spari da parte armena contro i soldati azerbaigiani lo testimoniano” così attacca incredibilmente l’articolo di Formiche con tanto di foto del dittatore.

Non possiamo non rilevare che quello di Formiche è, in questo caso, un pessimo esempio di giornalismo. Il magazine denota una evidente sottomissione ai voleri dell’azienda di riferimento (Leonardo) e forse anche al governo italiano che evidentemente ha tutto l’interesse a curare buone relazioni con il regime di Aliyev.

Con il paradosso di una testata che nei colori e negli slogan si dichiara apertamente a favore dell’Ucraina, ma poi appoggia uno Stato (l’Azerbaigian) che ultimamente ha fatto della partnership con la Russia uno dei suoi punti di forza (anche esportandone il gas in Italia).

Ci si vende non solo accettando materialmente il “caviale” azero, ma anche scrivendo (obtorto collo) simili articoli per compiacere un dittatore?

A farne le spese è, purtroppo, il giornalismo: quello serio, che cerca la verità dei fatti, che indaga e non ha paura di quel che scrive.

 

@formichenews

Comunicato stampa: l’Azerbaigian attacca con droni e artiglieria pesante la popolazione inerme del Nagorno KARABAKH.

È in corso da questa mattina (19 settembre 2023) un nuovo attacco delle forze armate dell’Azerbaigian contro la Repubblica armena del Nagorno Karabakh Artsakh.

Ancora una volta il regime autocratico di Aliyev sceglie la strada delle bombe invece dei colloqui di pace.

Dopo aver accumulato nei giorni scorsi armi e soldati ai confini del NK e dell’Armenia, dopo aver ripetuto fake news riguardo a presunte provocazioni armene, questa mattina l’artiglieria e i droni azeri hanno cominciato a bombardare la capitale Stepanakert e i villaggi limitrofi.

Dalle notizie che giungono risultano tra le vittime molti bambini feriti dalle esplosioni e portati in ospedale.

Si tratta della operazione finale che giunge dopo nove mesi di blocco imposto alla popolazione rimasta senza cibo, medicine, carburante e beni di prima necessità.

L’Azerbaigian ha anche annunciato la creazione di corridoi umanitari per l’evacuazione della popolazione dalle zone pericolose del Nagorno Karabakh, un modo per “cacciare” gli armeni da quella terra che è stata da sempre quella dei loro avi.

Le comunità armene denunciano questo nuovo criminale atto di guerra e rimangono in attesa che le istituzioni internazionali agiscano immediatamente per condannare questa aggressione militare e impongano sanzioni al guerrafondaio dittatore azero.

Ci rivolgiamo al parlamento e al governo italiano (che in questi mesi è rimasto silente di fronte alla crisi umanitaria causata dal blocco della regione) affinché intervenga con urgenza a sostegno della popolazione e condanni l’ennesima guerra scatenata dall’Azerbaigian.

Questo nuovo atto di guerra è il frutto di una politica internazionale che ha tollerato negli ultimi anni la criminale attività del dittatore azero arrivando a definirlo “partner affidabile“, lanciando appelli a generici percorsi di pace mentre l’Azerbaigian affamava la popolazione del Nagorno Karabakh e invadeva centinaia di chilometri quadrati del territorio della Repubblica di Armenia.

Ancora una volta la popolazione armena è vittima dei giochi di potere internazionale.

Non vi è altra soluzione se non quella di garantire il diritto all’autodeterminazione del popolo armeno dell’Artsakh essendo fin troppo evidente che lo stesso non potrà mai vivere all’interno dei confini di una dittatura armenofoba come quella azera.

Non bastano parole di condanna è tempo di agire senza esitazione. La vita di 120 mila persone sono in pericolo il loro destino dipende dalle nostre azioni. Interessi economici non possono calpestare i diritti di ogni essere umano a vivere, e vivere in libertà.

Consiglio per la comunità armena di Roma

Con preghiera di diffusione.

RAPPORTO SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI INDIVIDUALI E COLLETTIVI A SEGUITO DEL BLOCCO DELL’ARTSAKH

Ufficio del Difensore dei diritti umani

della

Repubblica di Artsakh

  

RAPPORTO

SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI INDIVIDUALI E COLLETTIVI A SEGUITO DEL BLOCCO DELL’ARTSAKH

(NAGORNO KARABAKH)

DA PARTE DELL’AZERBAIGIAN

(dopo 100 GIORNI)

 

Stepanakert, 21 marzo 2023

 

INTRODUZIONE

Dal 12 dicembre 2022, intorno alle 10:30 (GMT+4), un gruppo di azeri in abiti civili, presentandosi come presunti “attivisti ambientalisti”, ha bloccato l’unica strada, Goris – Stepanakert, che attraversa il distretto di Lachin (Berdzor) che collega l’Artsakh (Nagorno Karabakh) con l’Armenia e il mondo esterno. La cosiddetta “eco-protesta” con la partecipazione documentata degli agenti dei servizi speciali sponsorizzati dallo stato azero ha dimostrato di essere completamente orchestrata dal governo azero.

Di conseguenza, il blocco in corso ha fisicamente ostruito l’unica strada della vita dell’Artsakh già da 100 giorni, lasciando l’intera popolazione, 120.000 persone, tra cui 30.000 bambini, in uno stato di totale isolamento, di fronte a massicce violazioni dei diritti umani individuali e collettivi, così come molteplici minacce esistenziali e alla sicurezza.

Insieme al blocco in corso del corridoio di Lachin, l’Azerbaigian ha anche deliberatamente interrotto il funzionamento delle infrastrutture critiche dell’Artsakh (fornitura di gas naturale, fornitura di elettricità, Internet e comunicazioni mobili) con l’obiettivo di aggravare ulteriormente la già grave crisi umanitaria e causare un’eccessiva sofferenze umane al popolo Artsakh.

Inoltre, nel periodo successivo alla Dichiarazione trilaterale sul cessate il fuoco, firmata dai leader di Armenia, Azerbaigian e Federazione Russa il 9 novembre 2020, la parte azera ha ripetutamente gravemente violato le disposizioni della Dichiarazione, ricorrendo a mezzi militari escalation, interrompendo la normale vita e attività della popolazione civile dell’Artsakh, dando inizio ad attacchi fisici e psicologici e violenze contro la popolazione.

Il blocco in corso dell’Artsakh e l’interruzione delle infrastrutture vitali da parte dell’Azerbaigian, così come i regolari e costanti attacchi armati, mirano a sottoporre l’Artsakh alla pulizia etnica attraverso l’intimidazione fisica e psicologica, creando condizioni insopportabili e distruggendo la popolazione armena indigena dell’Artsakh.

Questo rapporto presenta in modo esaustivo le costanti e significative violazioni dei diritti umani individuali e collettivi a seguito del blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian, che sono state registrate durante i 100 giorni del blocco a partire dal 21 marzo 2023. Il rapporto è stato preparato in occasione sulla base delle indagini rivolte agli organi statali dall’ufficio del difensore dei diritti umani (difensore civico) della Repubblica dell’Artsakh, studi condotti e informazioni ricevute da interviste e fonti aperte.

 

[NOTA – Questa traduzione in lingua italiana del rapporto ha emendato alcune parti aggiuntive del testo originale con la descrizione di testimonianze su quanto sta accadendo nella repubblica di Artsakh in conseguenza del blocco nonché le foto. Per ogni evenienza si veda al link https://artsakhombuds.am/en/document/1004]

 

DIRITTI INDIVIDUALI

Di seguito sono presentate le principali conseguenze del blocco di 120.000 persone, l’interruzione di infrastrutture vitali, la violazione dei diritti individuali e le sofferenze dirette delle persone.

 

  1. Il diritto alla libertà di movimento

1 – Le restrizioni al diritto alla libertà di movimento hanno leso quasi tutti i diritti umani.

2 – Prima del blocco, una media di circa 2.450 persone transitavano quotidianamente sulla strada Stepanakert-Goris in entrambe le direzioni, il che significa che in condizioni ordinarie durante 100 giorni ci sarebbero 245.000 entrate e partenze per l’Artsakh. Mentre durante il suddetto periodo di tempo, 1.386 persone (858 membri di famiglie separate, 518 pazienti e accompagnatori) sono state trasferite in entrambe le direzioni con l’aiuto del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e della missione di pace russa. Ciò significa che durante 90 giorni di blocco, il movimento delle persone è diminuito di 178 volte.

3 – Prima del blocco, una media di circa 920 veicoli transitavano giornalmente sulla strada Stepanakert-Goris in entrambe le direzioni, il che significa che in condizioni normali durante 100 giorni ci sarebbero 92.000 entrate e partenze per Artsakh. Mentre durante il suddetto periodo di tempo, nessun veicolo appartenente a cittadini dell’Artsakh ha attraversato la strada Stepanakert-Goris. Sono passati solo i veicoli del CICR e delle forze di pace russe (in totale 2154 entrate e partenze per Artsakh, compresi i carichi vuoti che hanno lasciato Stepanakert per Goris per consegnare aiuti umanitari). Ciò significa che durante 100 giorni di blocco è stato registrato un movimento di veicoli quasi 43 volte inferiore a quello che avrebbe dovuto essere in assenza di blocco.

4 – Prima del blocco, ogni giorno venivano importate in Artsakh una media di 400 tonnellate di merci varie per soddisfare i bisogni vitali delle persone e sostenere l’economia. Ciò significa che durante 100 giorni di blocco si sarebbero dovute importare 40.000 tonnellate di merci, mentre durante il suddetto periodo di tempo circa 3.3707 tonnellate di merci, per lo più cibo e medicine, sono state importate in Artsakh attraverso il CICR e la missione di mantenimento della pace russa, che è circa 11 volte inferiore rispetto al caso di assenza di blocco.

5 – Prima del blocco, una media di 201 tonnellate di merci e materiali venivano esportate giornalmente dall’Artsakh, mentre durante il blocco le esportazioni sono state completamente sospese, il che significa che durante i 100 giorni del blocco più di 20.000 tonnellate di merci e materiali non sono stati esportati dall’Artsakh.

6 – Il primo giorno del blocco, circa 1.100 persone (di cui circa 270 bambini) sono rimaste bloccate per strada e sono dovute rientrare immediatamente a casa. Un totale di circa 3.900 persone, tra cui 570 bambini, persone che lavorano temporaneamente in Artsakh e in Armenia, studenti dell’Artsakh che studiano in Armenia che avrebbero dovuto visitare le loro famiglie almeno per le vacanze di Capodanno e Natale, non hanno potuto tornare a casa.

7 – Nelle condizioni di grave penuria di carburante, la circolazione interna sia dei mezzi pubblici che dei mezzi privati ne ha risentito in modo significativo. Questo problema è diventato ancora più acuto durante le interruzioni della fornitura di gas poiché più della metà del numero totale di veicoli in Artsakh funziona a gas.

 

  1. Il diritto alla salute fisica e mentale

8 – Ci sono state grandi difficoltà nel trasferire pazienti con gravi e particolari problemi di salute in Armenia, soprattutto nella prima fase del blocco. Il CICR ha potuto effettuare il primo trasferimento solo l’ottavo giorno del blocco.

9 – Come conseguenza diretta del blocco, 1 persona è morta durante 100 giorni di blocco a causa dell’impossibilità del suo tempestivo trasferimento nella Repubblica di Armenia. I problemi causati dal blocco hanno avuto un impatto negativo anche in caso di altri decessi, ma non ne sono stati la causa principale.

10 – Durante i 100 giorni di blocco, 194 pazienti sono stati trasferiti dall’Artsakh all’Armenia, 91 dei quali sono stati curati e dimessi dagli ospedali, mentre 103 continuano il loro trattamento. Inoltre, non è possibile trasferire i pazienti in posizione supina, poiché la parte azera impedisce il movimento delle ambulanze dell’Artsakh. Tuttavia, la Croce Rossa in Artsakh non possiede mezzi adeguatamente equipaggiati, quindi trasporta tutti i pazienti in posizione seduta tramite auto normali.

11 – 900 cittadini sono stati privati dell’opportunità di sottoporsi a interventi chirurgici per risolvere i loro problemi di salute a causa della sospensione delle operazioni previste in tutte le istituzioni mediche dell’Artsakh. Dal 31 gennaio, le operazioni pianificate sono state parzialmente riprese presso il “Centro per la salute materna e infantile” e “Arevik” CJSC. Al momento sono state effettuate 33 operazioni pianificate.

12 – L’assenza o la carenza di medicinali e forniture mediche è regolarmente registrata sia nelle istituzioni mediche, in particolare nelle farmacie, la più acuta delle quali è la mancanza di antibiotici, antipiretici, medicinali per malattie croniche generali e altri tipi di farmaci.

13 – Le persone con malattie croniche (4697 persone con diabete, 8450 con malattie circolatorie) rischiano di esaurire le scorte di farmaci forniti gratuitamente dallo Stato. Inoltre, nelle farmacie mancano i medicinali di cui queste persone hanno bisogno regolarmente o secondo necessità.

14 – C’è stata una mancanza e una grave carenza di latte artificiale durante tutto il blocco che ha portato a gravi problemi nutrizionali per centinaia di neonati. Successivamente, un lotto limitato di latte artificiale è stato importato tramite il CICR e le forze di pace russe, il che ha risolto temporaneamente il problema.

15 – Un certo numero di articoli per l’igiene scarseggia costantemente, come prodotti chimici per la casa, saponi e articoli da toeletta, carta igienica, articoli dentali, pannolini, articoli per l’igiene femminile, che porteranno sempre più a gravi problemi di salute pubblica.

16 – A causa del continuo stress causato dalle minacce poste dalle attività criminali azere e dalla situazione generale di incertezza, i tassi di una serie di malattie e complicanze sono aumentati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, inclusa la malattia coronarica (58%), paralisi cerebrale (36%), complicanze del parto (11,6%) e una serie di altre malattie.

17 – Si registra un aumento dei problemi neuropsichiatrici tra gli adulti e soprattutto i bambini rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ciò è dimostrato dall’aumento delle visite di bambini e adulti da neurologi e psicologi del 46% e del 47% di conseguenza.

18 – Ci sono problemi con l’approvvigionamento alimentare dei pazienti, soprattutto a causa dell’assenza o della grave carenza di frutta e verdura che possono portare a carenze di vitamine e micronutrienti.

19 – Il numero di interventi chirurgici per occlusione intestinale è aumentato del 25% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, forse a causa della mancanza di fibre nella dieta delle persone.

20 – A causa della mancanza di medici qualificati e attrezzature mediche in Artsakh, centinaia di persone non hanno potuto visitare l’Armenia o altri paesi per esami e/o interventi ricorrenti o una tantum che hanno portato e/o continuano a peggiorare la salute di queste persone.

21 – Ci sono stati 67 casi di avvelenamento da gas dovuti alla serie di interruzioni complete della fornitura di gas all’Artsakh dall’Armenia e al suo parziale recupero.

22 – A causa dei problemi con il riscaldamento, migliaia di famiglie hanno dovuto passare alle stufe a legna, che incidono negativamente sulla salute delle persone, in quanto l’esposizione al fumo è un fattore scatenante, soprattutto per le persone con malattie croniche respiratorie e cardiovascolari.

23 – Sono sorti seri problemi in relazione alla manutenzione delle apparecchiature mediche, in quanto viene effettuata principalmente da specialisti provenienti dall’Armenia o da paesi stranieri. Ad esempio, la macchina a raggi X per pazienti ricoverati del Republican Medical Center non funziona da molto tempo.

 

  1. Il diritto al cibo

24 – Il blocco ha creato problemi relativi a tutte e quattro le componenti del diritto al cibo come definito dall’ONU: disponibilità, accessibilità, utilizzazione e stabilità.

25 – Dall’inizio del blocco, la gamma di prodotti alimentari si è fortemente ridotta e successivamente è diminuita, in particolare quasi tutti i tipi di frutta e verdura, poiché vengono importati principalmente dall’Armenia, soprattutto nella stagione invernale.

26 – Tenendo conto della carenza di cibo e della necessità di una distribuzione proporzionale delle riserve statali esistenti, dal 20 gennaio 2023 è stato introdotto in Artsakh uno speciale sistema di coupon, nell’ambito del quale vengono venduti 9 tipi di prodotti più venduti in quantità limitata: pasta, grano saraceno, riso, zucchero, olio, frutta, verdura, uova, nonché detersivo per bucato tra i prodotti non alimentari.

27 – Prima del blocco, circa il 90% del cibo venduto in Artsakh veniva importato dall’Armenia e da altri Paesi, quindi il blocco ha influenzato notevolmente la quantità e la varietà delle scorte alimentari. Durante questo periodo, il cibo è stato fornito dalla riserva statale e importato in quantità limitate attraverso il CICR e le forze di pace russe. Il livello di sicurezza alimentare è diminuito drasticamente a seguito della guerra del 2020, poiché le terre agricole più fertili sono state sequestrate dall’Azerbaigian.

28 – Nell’ambito di tale diritto, l’incapacità di soddisfare i bisogni nutrizionali speciali di vari gruppi vulnerabili (bambini, persone con disabilità, donne incinte, persone anziane) con la limitata quantità di cibo disponibile può essere considerata il problema più acuto, date le attuali sfide in materia di diversità alimentare e nutrizione.

 

  1. Il diritto a un adeguato standard di vita

29 – A seguito del blocco e della deliberata interruzione delle infrastrutture vitali, il tenore di vita della popolazione dell’Artsakh è notevolmente peggiorato, oltre a problemi di nutrizione e salute.

30 – L’Azerbaigian ha interrotto completamente o parzialmente la fornitura di gas dall’Armenia all’Artsakh per un totale di 34 giorni (il 13-16 dicembre – completamente, il 17-29 gennaio – completamente e talvolta del 50%-80%, e il 29 gennaio- 6 febbraio – a intermittenza e talvolta del 20%, 8-13 febbraio – completamente, 13-16 febbraio – del 90%, 10-13 marzo – completamente) peggiorando la situazione umanitaria nell’Artsakh e aggravando ulteriormente le violazioni dei diritti umani.

31 – Poiché circa l’80% della popolazione dell’Artsakh (quasi 100.000 persone) è consumatrice di gas, la maggior parte di essa utilizza il gas non solo per scopi domestici, come l’acqua calda e la cucina, ma anche per il riscaldamento, quindi le interruzioni della fornitura di gas hanno portato a un’ulteriore crisi del riscaldamento e del tenore di vita della maggioranza della popolazione.

32 – A causa delle interruzioni della fornitura di gas, gli istituti scolastici riscaldati a gas non hanno funzionato completamente o hanno funzionato parzialmente per circa quattro settimane, portando a una massiccia violazione del diritto all’istruzione dei bambini.

33- Dato che nel marzo 2022, dopo che l’Azerbaigian ha fatto saltare in aria l’unico gasdotto proveniente dall’Armenia verso l’Artsakh, la parte azera ha installato una valvola sul gasdotto ed è ora in grado di interrompere la fornitura di gas in qualsiasi momento, la popolazione dell’Artsakh ora dipende da una fornitura di gas inaffidabile e incerta, sapendo che le interruzioni del gas possono ripetersi in qualsiasi momento e per qualsiasi periodo di tempo.

34 – Dal 9 gennaio 2023, l’unica linea elettrica ad alta tensione tra Armenia e Artsakh che attraversa il territorio controllato dall’Azerbaigian (vicino al villaggio di Aghavno) è stata danneggiata, mentre la parte azera non consente agli specialisti dell’Artsakh di raggiungere il sito per ripristinare l’alimentazione. Dato che il volume della produzione elettrica domestica è notevolmente inferiore al volume dei consumi, così come le risorse idriche del bacino di Sarsang sono in diminuzione, il governo dell’Artsakh ha adottato un sistema di blackout continuativo di 2 ore a partire dal 10 gennaio, poi passato a 4 interruzioni di elettricità di 3 ore dal 17 gennaio e interruzioni di 6 ore dal 21 gennaio.

35 – I blackout regolari e di emergenza comportano privazioni per l’intera popolazione, anche per quanto riguarda il riscaldamento, l’acqua calda, la cucina, la pulizia, le comunicazioni e una serie di altri problemi.

36 – Dato che prima del blocco circa la metà del consumo di elettricità in Artsakh era fornito dalle centrali idroelettriche locali, principalmente dalla grande centrale idroelettrica di Sarsang, le risorse idriche del bacino sono in rapido declino. Pertanto, il governo dell’Artsakh dovrà presto aumentare l’attuale programma di 6 ore di blackout continui, che a sua volta aggraverà ulteriormente le privazioni delle persone.

37 – Tra le infrastrutture vitali attaccate, l’Azerbaigian ha preso di mira anche le telecomunicazioni, le comunicazioni mobili e l’infrastruttura Internet. In particolare, sia prima del blocco (con una certa frequenza) che durante quasi tutto il blocco, la parte azera provoca costantemente interruzioni significative nella connessione mobile dell’Artsakh tramite jammer, il che porta a difficoltà di comunicazione generali. Il 12 gennaio, l’unico cavo in fibra ottica che fornisce servizi Internet è stato danneggiato nell’area di Shushi, esattamente nello stesso punto in cui la strada è attualmente bloccata. Per un giorno intero, la parte azera non ha permesso agli specialisti dell’Artsakh di ripristinarlo.

38 – I diritti e le opportunità delle persone di ricevere informazioni e comunicazioni sono di grande importanza, specialmente durante il blocco. Prendere di mira le infrastrutture di telecomunicazione non solo comporta l’interruzione di una varietà di lavori e servizi, ma aumenta anche l’insicurezza, l’isolamento e la sofferenza mentale delle persone.

39 – Il blocco ha generato anche problemi con l’accesso al prelievo di contante, dato il comportamento delle persone in situazione di crisi, quando si sforzano di mantenere i propri soldi in contanti. Per risolvere questo problema, dall’11 gennaio è stato introdotto un limite di prelievo di contanti fino a 50.000 AMD al giorno [€ 120, NdT].

40 – Sebbene il fabbisogno di abbigliamento tenda ad essere a lungo termine e in lenta crescita, la mancanza di fornitura di abbigliamento dall’Armenia all’Artsakh a causa del blocco ha creato rischi in termini di soddisfazione del fabbisogno di abbigliamento delle persone per un lungo periodo di tempo. Tuttavia, in caso di indumenti usati e cambiati di frequente, la carenza di scorte si fa già sentire (es. biancheria intima femminile e maschile, calze, collant ecc.).

 

  1. I diritti del lavoro

41 – Durante tutto il blocco, 782 imprese, pari al 18,3% del loro numero totale, hanno ufficialmente cessato la loro attività a seguito della quale 1170 dipendenti sono rimasti senza lavoro, mentre 342 imprese, pari all’8% del loro numero totale, che hanno continuato la loro attività, sono stati costretti a tagliare le loro spese, lasciando 1699 dipendenti senza lavoro. Grazie al sostegno statale aggiuntivo, le entità imprenditoriali del 2021 sono riuscite a trattenere 3.817 dipendenti, che sarebbero stati ridotti se non fosse stato per i programmi di aiuti di Stato attuati nel contesto del blocco.

42 – Sebbene la maggior parte delle imprese dei settori manifatturiero, edile, agricolo e commerciale sia del tutto o non sia attualmente in grado di operare in larga misura a causa dell’impossibilità di importare i beni necessari, unita ai problemi di approvvigionamento di elettricità e gas, alcune delle mantengono ancora i loro lavoratori. Tuttavia, con l’aggravarsi della crisi, il numero di aziende che sospendono le proprie attività, così come il numero effettivo di disoccupati, aumenteranno rapidamente.

43 – Dati i casi ufficiali di cassa integrazione, sulla base dell’analisi della riduzione dei lavoratori autonomi e dei lavori sommersi, per blocco e interruzione di infrastrutture vitali, si stima che circa 9.800 persone (compresi i casi di mantenimento del lavoro) abbiano perso il lavoro posti di lavoro e fonti di reddito dal 12 dicembre 2022, rappresentando oltre il 50% dei lavoratori del settore privato.

 

  1. Il diritto alla vita familiare

44 – Più di 3.900 persone sono state separate dalle loro famiglie e bloccate su entrambi i lati della strada a causa del blocco, di cui 1376 sono state riunite con l’assistenza del CICR e delle forze di pace russe.

45 – La sofferenza psichica dei componenti delle famiglie separate è aggravata dal fatto che non hanno trascorso insieme le importanti festività di Capodanno e Natale, compresi lavoratori e studenti rimasti ai due lati della strada.

46 – A causa del blocco, circa 570 bambini sono stati privati dell’opportunità di tornare alle loro famiglie e alle loro case, 83 di loro sono rimasti senza cure parentali, mentre il resto con uno dei genitori. Solo il 39° giorno del blocco, con il sostegno del CICR e delle forze di pace russe, è stato possibile restituire alle famiglie i bambini rimasti senza cure parentali, nonché un gruppo di bambini insieme ai genitori. Molti bambini sono ancora bloccati lontano da casa, nella speranza di tornare insieme ai genitori o con uno di loro.

47 – Ci sono ancora più di 2.100 bambini su entrambi i lati del blocco, il cui genitore è dall’altra parte del blocco e non può tornare a casa.

48 – A seguito del blocco, molte persone non sono state in grado di rendere l’ultimo omaggio ai loro parenti defunti (266 casi simili) perché si trovavano dall’altra parte del blocco. Ciò si riferisce sia alle famiglie separate sia alle cerchie più ampie di parenti.

49 – Durante il blocco, i parenti di oltre 24 persone dell’Artsakh morte al di fuori della Repubblica dell’Artsakh non hanno potuto restituire i resti del defunto all’Artsakh e rendere loro l’estremo omaggio, quindi sono stati costretti a seppellirli nella Repubblica di Armenia in previsione di una successiva riesumazione e sepoltura in Artsakh. Il corpo di una delle persone decedute rimane insepolto e conservato nell’obitorio, in quanto i parenti sono in attesa di un possibile trasferimento in Artsakh.

 

  1. Il diritto all’educazione

50 – A causa delle interruzioni della fornitura di gas, tutte le attività di 118 scuole dell’Artsakh sono state completamente sospese dal 18 al 30 gennaio, privando circa 20.000 bambini del diritto all’istruzione. Dal 7 al 20 febbraio è stato sospeso il processo educativo dei gruppi prescolari, 1-8 classi delle scuole pubbliche riscaldate a gas, istituti extrascolastici, istituti di istruzione professionale primaria e secondaria, privando circa 18.000 bambini del diritto all’istruzione.

51 – A causa della crescente carenza di cibo durante il blocco, tutti i 41 asili e 56 gruppi prescolari sono stati chiusi dal 9 gennaio, mentre 20 istituzioni educative a giornata lunga funzionavano parzialmente. Di conseguenza, 6828 bambini non hanno più potuto frequentare gli istituti scolastici o frequentarli in modalità diurna estesa, perdendo l’opportunità di ricevere cure e alimentazione adeguate. Dal 23 febbraio sono riprese le attività delle citate istituzioni scolastiche a seguito della temporanea risoluzione delle problematiche alimentari e di riscaldamento.

52 – A causa delle incertezze e delle minacce causate dalle attività criminali dell’Azerbaigian, vi è un diffuso declino dell’attenzione e della ricettività nei confronti dell’istruzione tra i bambini che influenzerà negativamente il loro sviluppo a lungo termine.

53 – Difficoltà specifiche sono emerse in relazione all’organizzazione dell’educazione dei bambini con famiglie separate, e specialmente di quelli rimasti senza cure parentali, alcuni dei quali hanno anche a lungo rifiutato di frequentare la scuola pur essendo lontani dalle loro famiglie.

54 – Anche i programmi educativi IT sono stati pesantemente influenzati dalle interruzioni di corrente e di Internet e hanno in gran parte cessato di funzionare.

55 – A causa dei problemi di riscaldamento e fornitura di energia elettrica, ci sono interruzioni regolari e difficoltà nell’organizzazione di varie attività culturali e sportive extrascolastiche che incidono negativamente sullo sviluppo psicofisico di migliaia di bambini.

 

DIRITTI DEI GRUPPI VULNERABILI

Il blocco di 120.000 persone dell’Artsakh e l’interruzione delle infrastrutture vitali colpiscono in modo più acuto i diritti degli individui di un certo numero di gruppi vulnerabili della società, con implicazioni sia specifiche che generali.

  1. Il diritto dei bambini

56 – Diversi diritti di circa 30.000 bambini vengono violati a causa del blocco e delle interruzioni di infrastrutture vitali, data la loro ulteriore vulnerabilità.

57 – I problemi di salute dei bambini fanno parte delle questioni menzionate nella sezione sul diritto alla salute, tra cui la mancanza di medicinali e forniture igieniche, le visite periodiche di pazienti cronici in Armenia e in altri paesi, la sospensione degli interventi chirurgici programmati, ecc.

58 – In diversi momenti, nell’Artsakh si è verificata una carenza o una forte carenza di latte artificiale che ha portato a gravi problemi nutrizionali per centinaia di neonati. Successivamente, attraverso il CICR e le forze di pace russe, è stato importato un lotto limitato di latte artificiale, che ha risolto temporaneamente il problema.

59 – La grave mancanza di vari alimenti ricchi di vitamine mette in pericolo lo stabile sviluppo fisico e mentale dei bambini.

60 – Le incertezze e le minacce derivanti dalle attività criminali della parte azera influiscono notevolmente sulla salute mentale e sul comportamento, come evidenziato dall’aumento del 47% delle visite a neurologi e psicologi infantili, nonché dalle lamentele di genitori e insegnanti sui problemi comportamentali dei bambini.

61 – Circa 570 bambini sono stati privati della possibilità di tornare alle loro famiglie e case a causa del blocco, 83 di loro sono stati lasciati senza cure parentali, mentre il resto – con uno dei genitori. Solo il 39° giorno del blocco, con il sostegno del CICR e delle forze di pace russe, è stato possibile restituire alle famiglie i bambini rimasti senza cure parentali, nonché un gruppo di bambini insieme ai genitori. Molti bambini sono ancora bloccati lontano da casa, nella speranza di tornare insieme ai genitori o con uno di loro.

62 – Più di 2.100 bambini non possono vedere uno (in pochi casi entrambi) dei genitori perché quest’ultimo si trova dall’altra parte del blocco. A seguito dei tentativi di ricongiungimento familiare, una parte dei genitori e dei figli è tornata a casa, ma la maggior parte delle famiglie rimane ancora separata, il che si traduce in una continua sofferenza mentale e psicologica, soprattutto per i bambini.

63 – A causa del blocco, della mancanza di cibo, dell’interruzione delle infrastrutture vitali, delle incertezze e del terrore psicologico, anche l’istruzione dei bambini è fortemente influenzata dall’annullamento delle lezioni e dallo svolgimento delle lezioni in condizioni inadeguate, che porta alla diminuzione del livello generale della ricettività dei bambini.

 

  1. Il diritto delle persone con disabilità

64 – Circa 9.000 persone con disabilità subiscono ulteriori violazioni e limitazioni di una serie di diritti a causa della loro disabilità.

65 – La generale mancanza di medicinali e articoli per l’igiene ha uno specifico impatto negativo sulle persone con disabilità, in quanto nuoce alla loro salute.

66 – La maggior parte delle persone con disabilità ha esigenze nutrizionali particolari che non possono essere adeguatamente soddisfatte a causa dei problemi di approvvigionamento alimentare sotto il blocco, che incidono negativamente anche sulla loro salute.

67 – Per acquistare beni (compresi i prodotti alimentari) disponibili in quantità limitate, le persone con disabilità, così come gli altri cittadini, devono fare lunghe file, il che genera ulteriori problemi di disponibilità e accessibilità.

68 – A causa della carenza di forniture di beni necessari e problemi di riscaldamento, l’unico centro di riabilitazione per persone con disabilità in Artsakh non è stato in grado di fornire i propri servizi a circa 1.100 persone durante il blocco, il che ha portato a un ulteriore deterioramento della loro salute.

69 – Oltre ai disagi già esistenti nella loro vita quotidiana, le incertezze e le minacce derivanti dalle azioni dell’Azerbaigian, l’isolamento e lo stato psicologico della maggior parte delle persone con disabilità sono ulteriormente peggiorate, il che a sua volta porta a nuove violazioni dei i loro diritti.

 

  1. Il diritto delle persone anziane

70 – Circa 20.000 persone anziane dell’Artsakh con vari bisogni e problemi speciali vivono sotto blocco.

71 – La maggior parte delle persone anziane ha malattie croniche e necessita di cure mediche costanti che sono notevolmente ostacolate dalla mancanza di farmaci e dall’impossibilità di accedere a specialisti provenienti dall’Armenia o dall’estero.

72 – A causa dei problemi di salute già esistenti, una parte significativa delle persone anziane ha esigenze nutrizionali particolari che non possono essere adeguatamente soddisfatte a causa dei problemi di approvvigionamento alimentare che si ripercuotono negativamente anche sulla loro salute.

73 – In particolare, bisogni e problemi speciali sono diventati più pronunciati nel caso di 163 persone anziane sole, alle quali viene fornita un’assistenza statale e sociale speciale. Tuttavia, il blocco e l’interruzione delle infrastrutture vitali aggravano le loro privazioni e violano i loro diritti a causa dell’ulteriore pressione creata dal difficile accesso a cibo, medicine, servizi e altri beni necessari.

74 – A causa delle ulteriori privazioni, incertezze e minacce derivanti dalle azioni azere, l’isolamento e i problemi psicologici di una parte delle persone anziane si sono acuiti, il che porta naturalmente a nuove violazioni dei loro diritti.

 

  1. I diritti delle donne

75 – Nell’Artsakh vivono circa 60.000 donne (adulte e ragazze), una parte significativa delle quali ha anche bisogni speciali. I loro diritti sono palesemente violati dal blocco e dall’interruzione delle infrastrutture vitali.

76 – Dati gli stress e le paure causati dal blocco, così come l’ipotermia e la malnutrizione, vi sono notevoli rischi per la salute riproduttiva delle ragazze adolescenti.

77 – Le donne affrontano una grave carenza di articoli per l’igiene e medicinali che porta alla comparsa e/o al peggioramento dei loro problemi di salute.

78 – A causa della diffusione e dell’approfondimento dei problemi sociali e psicologici tra la popolazione, i rischi di casi di violenza domestica sono notevolmente aumentati. Tuttavia, a causa della loro natura in gran parte nascosta, al momento è impossibile fornire numeri precisi.

 

  1. I diritti degli sfollati interni

79 – Il blocco ha violato anche una serie di diritti aggiuntivi di circa 40.000 cittadini sfollati a seguito della guerra del 2020, di cui circa 15.000 vivono attualmente in Artsakh sotto blocco e in condizioni di costante interruzione delle infrastrutture vitali.

80 – Tra i grandi lavori di costruzione realizzati ad Artsakh, è stata anche bloccata la costruzione di circa 3.700 appartamenti previsti per gli sfollati interni, di cui circa 300 sarebbero già stati messi in funzione se non fosse stato per il blocco.

81 – Dati i notevoli problemi che il bilancio statale dell’Artsakh deve affrontare a causa del blocco, più di 29.000 sfollati interni nell’Artsakh e in Armenia bisognosi di un alloggio temporaneo non hanno ricevuto il compenso per l’affitto di tre mesi nell’ambito del programma statale, che ha portato ad un significativo deterioramento della loro situazione sociale e delle condizioni abitative.

82 – A causa delle incertezze e delle minacce derivanti dalle azioni azere, i problemi psicologici degli sfollati interni si sono ulteriormente approfonditi, dati i problemi psicologici già esistenti e le paure derivanti dalla guerra del 2020.

 

DIRITTI COLLETTIVI

Numerosi diritti collettivi sono stati violati anche a causa del blocco di 120.000 persone dell’Artsakh e dell’interruzione di infrastrutture vitali che, pur avendo un impatto specifico sui diritti di ogni persona, si manifestano e colpiscono collettivamente per la loro stessa natura.

 

  1. Il diritto a un ambiente sano

83 – A causa delle ricorrenti interruzioni della fornitura di gas e delle interruzioni programmate dell’elettricità, la popolazione dell’Artsakh è stata costretta a utilizzare stufe a legna per il riscaldamento, il che ha portato a una deforestazione non pianificata (circa 6.100 alberi) in due mesi, che a sua volta creerà ulteriori problemi a lungo termine in garantire un ambiente sano per la popolazione dell’Artsakh.

84 – A causa dell’interruzione della fornitura di energia elettrica dall’Armenia, l’Artsakh ha iniziato a far funzionare a pieno regime la centrale idroelettrica del bacino di Sarsang per soddisfare il fabbisogno interno. Di conseguenza, le riserve idriche di Sarsang hanno iniziato a diminuire rapidamente (il livello del bacino è già diminuito di circa 20 metri). Di conseguenza, in primavera e in estate, a differenza degli anni precedenti, non sarà possibile utilizzare l’acqua dell’invaso di Sarsang per irrigare circa 96.000 ettari di terre dell’Artsakh e gran parte dell’Azerbaigian. Ciò comporterà gravi conseguenze sociali e ambientali, nonché problemi con la produzione alimentare.

 

  1. Il diritto allo sviluppo

85 -Uno degli obiettivi del blocco è limitare e limitare le opportunità di sviluppo collettivo e individuale del popolo dell’Artsakh, impedendo l’importazione e l’esportazione di merci, il movimento di specialisti e il funzionamento di infrastrutture vitali.

86 – A seguito del blocco sono state colpite negativamente 41 sfere di attività economica, pari al 71% del totale.

87 – Durante il blocco, l’economia del Paese ha subito una perdita diretta di circa 190 milioni di dollari, portando a un calo di circa il 21% del PIL annuo previsto (903 milioni di dollari).

88 – Il 18,3% delle entità aziendali ha ufficialmente cessato di operare. Gli altri o non operano effettivamente o operano riducendo parzialmente il volume della loro attività.

89 – Secondo i dati preliminari, nel gennaio 2023, 1.902,3 milioni di AMD [ca. 4,5 mln di euro, NdT] di entrate fiscali e tasse sono state trasferite al bilancio statale della Repubblica dell’Artsakh, il 32,1% in meno rispetto al numero pianificato di 2.800 milioni di AMD [ca. 6,7 mln di euro, NdT] e il 28,5% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

90 – In assenza o grave carenza di sementi, fertilizzanti, pesticidi, combustibili e altri beni necessari, le attività agricole su larga scala che non vengono svolte incidono negativamente sul livello di sviluppo, occupazione e sicurezza alimentare, soprattutto in considerazione dell’urgente necessità di aumentare e diversificare la produzione locale sotto il blocco.

91 – Fermata la costruzione di 32,6 km di strade, decine di chilometri di acquedotti, impianti di irrigazione per migliaia di ettari di terreno, 3.717 appartamenti, oltre 40 infrastrutture sociali e industriali.

92 – A causa del blocco e delle interruzioni di corrente, oltre l’85% della produzione e il 100% delle esportazioni sono state interrotte.

93 – A causa della presa di mira della miniera di rame e molibdeno Kashen della società mineraria Base Metals – il più grande produttore e contribuente dell’Artsakh, il sito minerario è attualmente chiuso e i suoi quasi 2.000 dipendenti fissi, insieme al personale di servizio della miniera, sono attualmente a rischio di disoccupazione.

 

  1. l diritto alla libertà dalla discriminazione

94 – Il blocco, l’interruzione di infrastrutture vitali e altri reati sono commessi sulla base della logica della politica statale di discriminazione razziale (Armenofobia), finalizzata alla distruzione fisica e/o al rimpatrio degli armeni.

95 – I “manifestanti” che bloccano la strada e i loro sostenitori politico-pubblici usano frequentemente slogan e appelli che manifestano odio armeno e minacce di forza, come, ad esempio, il simbolo dell’organizzazione terroristica turca “Lupi Grigi”, espressioni armenofobe degli autori del genocidio armeno, insulti diretti agli armeni come collettività, ecc.

96 – Anche il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev aderisce apertamente a questa politica. Così, nella sua intervista del 10 gennaio 2023, ha affermato che l’uscita dall’Artsakh era aperta e che tutti potevano andarsene e che nessuno avrebbe interferito. Questo blocco è un’altra prova che l’obiettivo principale dell’Azerbaigian è la pulizia etnica degli armeni dell’Artsakh.

97 – Il 22 febbraio 2023 la Corte internazionale di giustizia (ICJ) delle Nazioni Unite (ONU) ha adottato una decisione per indicare all’Azerbaigian una misura provvisoria sull’immediata revoca del blocco del corridoio di Lachin nell’ambito di “Armenia vs Azerbaigian” e ha quindi riconosciuto il blocco come una manifestazione di discriminazione razziale contro gli armeni. Tuttavia, la parte azera fino ad oggi non adempie alla decisione della magistratura suprema internazionale.

98 – Inoltre, il 5 marzo 2023, la parte azera ha fatto ricorso a un nuovo atto terroristico, in particolare, un gruppo di agguato delle forze armate azere ha attraversato la linea di contatto e ha attaccato l’auto della polizia della Repubblica dell’Artsakh in servizio civile, che procedeva da Stepanakert lungo una strada a circa 1 km dalla linea di contatto. A seguito dell’attacco, tre poliziotti dell’Artsakh sono stati uccisi e un altro è rimasto ferito. Questo attacco e altre violazioni del regime di cessate il fuoco mirano a creare terrore fisico e psicologico contro il popolo dell’Artsakh sotto blocco, che è anche una chiara manifestazione della politica statale azera di discriminazione razziale contro gli armeni.

 

  1. Il diritto all’autodeterminazione

99 – Tutte le violazioni azere contro il popolo dell’Artsakh sono profondamente dirette contro il suo diritto all’autodeterminazione e il fatto della sua realizzazione, al fine di risolvere finalmente il conflitto a proprio vantaggio attraverso la pulizia etnica basata sul9la logica “nessun popolo, nessun diritto”.

100 – La sistematica e coerente politica di odio etnico condotta dall’Azerbaigian, manifestata sia durante l’aggressione militare scatenata contro l’Artsakh nel 2020 sia dopo l’istituzione del cessate il fuoco dalla Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, dimostra che ipotizzare qualsiasi status dell’Artsakh sotto l’Azerbaigian equivale alla pulizia etnica e al genocidio del popolo Artsakh. Pertanto, nel contesto del conflitto del Nagorno Karabakh, il diritto all’autodeterminazione equivale al diritto del popolo dell’Artsakh a vivere nella propria terra natale.

Il diritto fondamentale all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh e le invasioni e le minacce dell’Azerbaijan contro la sua esistenza fisica sulla base della discriminazione razziale sono motivi più che sufficienti per la protezione del popolo dell’Artsakh da parte della comunità internazionale, così come il riconoscimento internazionale della Repubblica dell’Artsakh basato sul principio del “riconoscimento correttivo”.

 

[Traduzione non ufficiale]

CHE CI FA ALIYEV IN ITALIA?

La notizia che due aerei sono atterrati domenica all’aeroporto “Catullo” di Verona può lasciarci sostanzialmente indifferenti.
Un po’ meno sapendo che si tratta di aeromobili provenienti dall’Azerbaigian.
Ancora meno avendo certezza che uno dei due appartiene alla famigerata compagnia azera “Silkway” specializzata in cargo che riforniscono di armamenti l’Azerbaigian (soprattutto da Israele ma anche dall’Italia e da altri Paesi europei).
Per nulla indifferenti rimaniamo invece sulla circostanza che, a quanto pare, uno dei due aerei trasportava il presidente Aliyev e l’altro la sua auto presidenziale.
Che cosa il dittatore azero è venuto a fare in Italia? Una gita romantica a Venezia con la moglie (caro sarebbe costata ai contribuenti azerbaigiani con due aerei subito ritornati a Baku…) o altri affari?
Ancora un accordo di fornitura armi che lo Stato italiano, ben remunerato, vende nonostante la legge in materia consiglierebbe la massima prudenza?
L’ubicazione dell’aeroporto, nel nordest italiano, non sembra deporre per una visita di Stato (e d’altronde si era già incontrato con il presidente Mattarella a settembre), dunque?
Giusto per capire…

Qualcuno sa dirci cosa è venuto a fare il dittatore azero in Italia?

 

Comunicato stampa FERMA CONDANNA PER L’UCCISIONE DI TRE POLIZIOTTI ARMENI. L’AZERBAIGIAN VA FERMATO

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” esprime la sua ferma condanna per il nuovo atto di violenza che ha colpito la popolazione armena del Nagorno Karabakh (Artsakh).

Domenica 5, intorno alle 10 ora locale, un veicolo con a bordo quattro poliziotti della repubblica di Artsakh è stato crivellato di colpi dai soldati dell’Azerbaigian. Tre agenti sono morti, un quarto ferito.

La gravissima violazione dell’accordo di tregua del novembre 2020 è l’ennesimo segnale che il regime di Aliyev non ha alcun desiderio di concludere un accordo di pace ma vuole solo la pulizia etnica della regione.

Il fatto è avvenuto lungo una sconnessa strada sterrata di montagna che costeggia la vallata dove dal 12 dicembre gli azeri bloccano l’accesso all’Artsakh isolandolo dal resto del mondo. L’agguato al pulmino degli agenti armeni è dunque un chiaro segnale che non esistono percorsi alternativi alla strada bloccata nel corridoio di Lachin. Alla faccia di coloro che sostengono che non vi è alcun blocco”. Così un portavoce del Consiglio in merito al gravissimo agguato.

Foto e video diffusi non lasciano alcun dubbio sulla dinamica dell’assalto.

Il Consiglio ritiene indispensabile una ferma condanna da parte delle istituzioni europee con l’applicazione di sanzioni all’Azerbaigian che ha violato ancora una volta l’accordo di tregua del novembre 2020.

Da alcuni giorni, dopo la sentenza di condanna della Corte Internazionale di Giustizia, i soldati dell’Azerbaigian hanno ripreso a sparare contro obiettivi civili (agricoltori nei campi, telecamere di controllo sul confine…) e stanno rialzando la tensione nella regione.

L’Azerbaigian non vuole la pace ma solo la pulizia etnica della regione.

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA
Segreteria

BLOCCO DELL’ARTSAKH – I NUMERI DELLA TRAGEDIA

Il governo della Repubblica dell’Artsakh ha pubblicato le statistiche del 45° giorno del blocco
11 bambini si trovano nei reparti neonatale e di rianimazione dell’ospedale pediatrico.
Nel reparto di terapia intensiva sono ricoverati 10 pazienti adulti, di cui 3 in gravissime condizioni.
Sotto l’assedio sono già nati 164 bambini. 500 cittadini sono stati privati della possibilità di risolvere i loro problemi di salute attraverso un intervento chirurgico a causa della sospensione delle operazioni programmate in tutte le istituzioni mediche sotto la giurisdizione del Ministero della Salute della Repubblica dell’Azerbaigian.
Fino ad oggi, 46 pazienti sono stati trasportati dall’Artsakh in Armenia con la mediazione e l’accompagnamento del Comitato Internazionale della Croce Rossa per ricevere cure adeguate.
A causa della difficile situazione economica che si è creata, almeno 4.700 persone hanno inizialmente perso il lavoro e la fonte di reddito.
Più di 17.600 tonnellate di beni vitali sarebbero state consegnate ad Artsakh, se non fosse stato per il blocco, durante il quale solo una piccola parte è stata consegnata dal Comitato internazionale della Croce Rossa e dalle forze di pace russe.
Fatti importanti: Gli agenti del governo azero tengono in ostaggio i 120.000 abitanti dell’Artsakh in condizioni di assedio per 45 giorni con attività terroristiche.
A causa del blocco, la popolazione di 120.000 abitanti dell’Artsakh (di cui circa 30.000 bambini, 20.000 anziani, 9.000 disabili) soffre molte privazioni e rischia la fame.
41 asili e 56 gruppi prescolari sono stati chiusi in tutto o in parte dal 9 gennaio a causa dell’aggravarsi della carenza di cibo nelle condizioni del blocco.
6828 bambini non potranno più frequentare l’asilo, la scuola dell’infanzia e la scuola a tempo pieno, privandoli della possibilità di ricevere cure, cibo e istruzione adeguati.
Dal 18 gennaio tutte le 118 scuole dell’Artsakh sono state chiuse per problemi di riscaldamento ed elettricità, privando più di 20mila bambini del diritto all’istruzione.

ARTSAKH (NAGORNO KARABAKH) BLOCCATO DAGLI AZERI. 120.000 ARMENI IN OSTAGGIO

Comunicato stampa
ARTSAKH (NAGORNO KARABAKH) BLOCCATO DAGLI AZERI. 120.000 ARMENI IN OSTAGGIO.
DURA CONDANNA DEL CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA
Da ieri mattina 12 dicembre, alcune decine di azeri (qualificatisi come “attivisti ambientali” ma in realtà militari in borghese, ex militari e uomini degli apparati di sicurezza di Baku) hanno bloccato la strada interstatale Stepanakert-Goris che rappresenta l’unico vitale collegamento tra la repubblica di Artsakh (Nagorno Karabakh) e l’Armenia.
Un contingente delle forze di pace russe di stanza nella regione sta presidiando il blocco al fine di evitare che vi siano contatti fra le parti o che gli azeri cerchino di entrare nel territorio armeno.
Tutti gli abitanti della piccola repubblica armena (che già due anni fa subì l’attacco armato dell’Azerbaigian) sono di fatto imprigionati da questo gruppo di estremisti che scandiscono slogan nazionalisti e inneggiano alla famigerata organizzazione turca dei Lupi grigi.
Questo blocco impedisce il transito di merci e persone; alcuni malati gravi ricoverati all’ospedale repubblicano di Stepanakert e in procinto di essere trasferiti ai nosocomi di Yerevan non possono essere spostati con grave pregiudizio per la loro salute.
L’interruzione del collegamento stradale (la seconda dopo quella del 3 dicembre che durò tre ore) rappresenta una grave violazione delle convenzioni internazionali e anche dell’accordo di tregua del novembre 2020.
Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” nel denunciare tale ennesima provocazione del regime azero di Aliyev, chiede ai media di denunciare quanto sta accadendo e alle istituzioni italiane di attivarsi in ogni opportuna sede affinché i diritti degli armeni dell’Artsakh (alla libertà di movimento, all’autodeterminazione, alla vita, alla libertà) siano rispettati come previsto dalle convenzioni internazionali.
CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA
Segreteria

CONDANNIAMO CON FORZA LE BARBARIE DEI SOLDATI DELL’AZERBAIGIAN

Comunicato stampa (con preghiera di massima diffusione)

CONDANNIAMO CON FORZA LE BARBARIE DEI SOLDATI DELL’AZERBAIGIAN

Il nuovo video diffuso sui social che mostra gli invasori dell’Azerbaigian mitragliare un gruppo di soldati armeni catturati mentre difendevano il loro territorio sovrano è la nuova prova della barbarie dei soldati del regime di Baku.

Questo video si aggiunge a quello di una soldatessa fatta prigioniera il cui corpo è stato orrendamente mutilato e profanato fra le risate degli orchi assassini.

Invece di fare solo affari con dittatori e criminali non sarebbe giunto il momento di applicare sanzioni verso chi non conosce altro strumento se non la forza e la minaccia della forza?

Anni di odio di Stato portano solo alle brutalità alle quali stiamo assistendo.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” nel condannare a gran voce le atrocità e le barbarie dei criminali di guerra azeri, chiede che le Istituzioni italiane ed europee condannino senza alcun indugio l’Azerbaigian che ha dichiarato guerra all’Armenia, ne ha invaso il territorio, si è reso protagonista di atti atroci e disumani contrari al diritto umanitario e internazionale.

I rapporti commerciali non possono essere un alibi per tollerare simili atrocità di Stato da parte del regime di Aliyev.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” chiede inoltre che l’Italia, anche in base alla sua Costituzione, interrompa immediatamente qualsiasi fornitura di armi all’Azerbaigian per non rendersi e rendere i cittadini italiani complici dei crimini di tale dittatura.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” aderisce alla campagna internazionale che chiede l’annullamento del prossimo Gran Premio di Formula Uno programmato per il 2023 in Azerbaigian.

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA
www.comunitaarmena.it

 

 

VIDEO ESECUZIONE PRIGIONIERI ARMENI:
https://t.me/TG301AD/4916