Armeni, disgelo Turchia-Vaticano grazie a un libro (Agi 05.02.16)

Ankara – Un libro sulle guerre tra veneziani e ottomani nel ‘600 ‘galeotto’ del disgelo tra Vaticano e Turchia. La presentazione a Papa Francesco del volume “La squadra pontificia ai Dardanelli, 1657” e’ stata l’occasione per una distensione nei rapporti tra Santa Sede e Ankara dopo la crisi sugli armeni. Il volume – una traslitterazione italiana e turca di un manoscritto dal fondo Chigi della Biblioteca Apostolica Vaticana – e’ curato dal portavoce della Conferenza Episcopale Turca, Rinaldo Marmara, e da Canan Parmaksizoglu Sami ed e’ stato presentato mercoledi’ al Pontefice al termine dell’udienza generale.
In un comunicato, la Santa Sede ha sottolineato “il rinnovato impegno della Turchia a rendere i propri archivi disponibili agli storici e ai ricercatori delle parti interessate, con l’intenzione di arrivare congiuntamente ad una migliore comprensione degli eventi storici, del dolore e delle sofferenze sostenute, indipendentemente dalla propria identita’ religiosa o etnica, da tutte le parti coinvolte in guerre e conflitti, inclusi i tragici eventi del 1915”. Ankara, da parte sua, annunciando il ritorno del proprio ambasciatore in Vaticano, ha accolto con favore che la Santa Sede avesse fatto riferimento ai “tragici eventi del 1915” senza definirli “genocidio”, come accaduto l’anno scorso.
E’ il 1657 e, dopo ripetute richieste, Papa Alessandro VII ha deciso di aiutare la Repubblica di Venezia, impegnata a fronteggiare gli ottomani nello Stretto dei Dardanelli nell’ambito della guerra di Creta. La flotta pontificia, cinque galere al comando del nipote del pontefice, il senese Giovanni Bichi, parte ad aprile da Civitavecchia per unirsi, in giugno, all’armata veneziana presso Scio, sotto gli ordini del capitano generale, l'”orbo” Lazzaro Mocenigo.
La relazione del viaggio delle galere pontificie in Levante e’ anonima, anche se si ritiene che l’autore possa essere Marco Antonio Meniconi da Perugia. Chi scrive, in ogni caso, critica apertamente la conduzione delle attivita’ militari e, in particolare, l’eccessiva avventatezza del comandante generale Mocenigo.

La seconda battaglia dei Dardanelli ha inizio il 17 luglio 1657; i veneziani – e i loro alleati maltesi e pontifici – dapprima riescono a respingere l’assalto dei turchi. Nei giorni successivi, Mocenigo decide di cercare di attaccare le navi ottomane rimaste sottocosta, strategia piuttosto rischiosa perche’ le imbarcazioni veneziane si devono cosi’ esporre al fuoco delle batterie di terra nemiche. Il 19 luglio un colpo d’artiglieria, sparato dalla costa, colpisce la santabarbara dell’ammiraglia veneziana, facendola saltare in aria e uccidendo lo stesso Mocenigo. L’armata cristiana e’ costretta a ripiegare su Tenedo, sconfitta; gli ottomani, dopo quasi un decennio, riprendono il controllo dei Dardanelli.
“La mattina delli 17 giorno non dedicato a marte, come il volgo si persuade, ma come i piu’ devoti sentono consacrato alla gloriosa Vergine di Costantinopoli, d’onde a punto parve ch’ella amasse, tramandone i trionfi, perche’ piu’ al vivo, riconosciuta la vittoria de suoi nemici per le sue mani, le ne rendessimo le dovute grazie”, scrive il relatore.
La morte di Mocenigo provoca gravi ripercussioni: i generali maltese e pontificio rifiutano di prestare obbedienza al nuovo comandante e decidono, con le loro squadre, di fare ritorno a ‘Ponente’.
Nei mesi successivi gli ottomani riusciranno cosi’ a riprendersi anche le isole di Lemno e Tenedo, conquistate dai veneziani nel 1656, quando avevano inflitto ai turchi la piu’ grande sconfitta dall’epoca di Lepanto. (AGI)

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