Saranno presenti in città dal 5 al 7 aprile il prof. Grigor Ghazaryan docente di Italianistica presso l’Università di Yerevan ed il dott. Mkrtich Matevosyan responsabile editoriale di Actual Art, prestigiosa casa editrice del territorio transcaucasico. La presenza dei due professionisti armeni si inquadra in un programma editoriale già avviato dalla Leonida Edizioni e dall’ambasciata armena che si è tradotto nella pubblicazione del primo dei tre volumi su Yeghische Charents (Leonida edizioni 2022).
L’incontro, quindi, vuole rispecchiarsi in un rapporto finalizzato a dare continuità ad un progetto culturale già ben delineato e che prevede, in questa prima fase, la pubblicazione, per la prima volta in lingua italiana, del sonetto dal titolo Sagò del Lorì firmato dal grande scrittore Hovannes Tumanyan, opera, questa, parte integrante di quel processo letterario evolutivo di avvicinamento della letteratura al popolo armeno. Gli ospiti saranno ricevuti, assieme ad una delegazione della Leonida Edizioni, la mattina del 6 aprile dal sindaco della città metropolitana di Reggio Calabria Carmelo Versace e dal sindaco f.f. della città di Reggio Calabria Paolo Brunetti; a seguire (ore 18.00) parteciperanno alla conferenza stampa presso la sede della Leonida Edizioni.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-04-03 13:26:452023-04-06 13:27:31Reggio Calabria: la “Leonida Edizioni” avvia un rapporto di collaborazione con la casa editrice armena “Actual Art” (Il Dispaccio 03.04.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 02.04.2023 – Vik van Brantegem] –Le autorità dell’Azerbajgian riferiscono che hanno consentito il transito due colonne di camion e altri veicoli del contingente di mantenimento della pace della Russia attraverso il posto di blocco vicino a Shusha verso l’Artsakh. Con questo l’Azerbajgian fornisce la quotidiana prova che tiene bloccata l’autostrada interstatale tra l’Armenia e l’Artsakh.
Nel 112° giorno del #ArtsakhBlockade nessun cambiamento nella situazione. Tutto il transito/commercio civile rimane bloccato dal 12 dicembre 2022. Solo veicoli della Comitato Internazionale della Croce Rosso e del contingente di mantenimento della pace della Russia sono autorizzati a transitare nel Corridoio di Berdzor (Lachin). In questi giorni, l’Artsakh sta nuovamente affrontato il freddo (intorno a 0°C) e la neve. La gente è sicura che il regime di Aliyev non ripristinerebbe la fornitura di gas, poiché lo schema è chiaro: niente gas con il freddo. Complessivamente per 46 giorni 120.000 persone nel #ArtsakhBlockade sono private del gas e per 83 giorni dell’elettricità.
Domenica delle Palme a Stepanakert.
Oggi è il 7° anniversario della guerra dei quattro giorni dell’aprile 2016, scatenata dall’Azerbajgian contro la Repubblica di Artsakh. È stato un altro episodio di continua aggressione azera contro l’Artsakh, accompagnato da crimini di guerra e dalle più crudeli manifestazioni di odio etnico contro gli Armeni. Quei crimini non sono stati puniti in Azerbajgian ma sono stati glorificati aprendo la strada a nuovi crimini․ Inoltre, il fallimento delle istituzioni politiche e soprattutto militari dell’Armenia e del Nagorno-Karabakh nell’apprendere lezioni e trarre conclusioni dalla guerra dei 4 giorni dell’aprile 2016 ha giocato un ruolo significativo nella sconfitta nella guerra dei 44 giorni di settembre-novembre 2020. Sono stati 4 anni sprecati.
Presso il complesso commemorativo di Stepanakert, il Presidente della Repubblica di Artsakh, Arayik Harutyunyan, ha reso omaggio alla memoria delle vittime della guerra del 2016, accompagnato dal Primate della Diocesi di Artsakh della Chiesa Apostolica Armena, il Vescovo Vrtanes Abrahamyan, alti funzionari della Repubblica dell’Artsakh e rappresentanti del comando dell’Esercito di Difesa dell’Artsakh.
Dichiarazione del Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh in occasione del 7° anniversario della guerra dei quattro giorni di aprile 2016 scatenata dall’Azerbajgian
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Nella notte tra il 1° e il 2 aprile 2016, in flagrante violazione dell’accordo del 1994 sulla completa cessazione del fuoco e delle ostilità militari, le forze armate azere hanno lanciato un’offensiva su vasta scala contro la Repubblica di Artsakh, utilizzando tutto il loro arsenale offensivo, compresi i carri armati e veicoli blindati, artiglieria pesante e aviazione militare. L’esercito azero non solo ha attaccato le posizioni avanzate dell’esercito di difesa dell’Artsakh, ma ha anche preso di mira gli insediamenti di confine, provocando distruzione, uccisione e ferimento grave di civili innocenti, tra cui donne e bambini. Durante la guerra di aprile, le forze armate azere hanno commesso anche atrocità e crimini di guerra come brutali omicidi di prigionieri di guerra armeni e civili, decapitazioni e profanazione dei corpi degli uccisi.
L’aggressione di aprile ha rivelato ancora una volta gli obiettivi di vasta portata dell’Azerbajgian di interrompere il processo di pace e risolvere il conflitto con la forza. Inoltre, l’impunità delle azioni criminali dell’Azerbajgian e la tolleranza della comunità internazionale per il mancato adempimento dei suoi obblighi, infatti, hanno preparato un terreno fertile e creato un’opportunità per nuove provocazioni e aggressioni dell’Azerbajgian contro l’Artsakh.
Di conseguenza, solo quattro anni dopo, il 27 settembre 2020, con il sostegno attivo della Turchia e il coinvolgimento di gruppi terroristici internazionali, l’Azerbajgian ha scatenato una nuova guerra su larga scala contro l’Artsakh, occupando e pulendo etnicamente una parte significativa del territorio della Repubblica di Artsakh. Ancora oggi, in una situazione di completa impunità e indifferenza, l’Azerbajgian continua la sua politica aggressiva e terroristica nei confronti del popolo dell’Artsakh, mantenendo i 120.000 abitanti dell’Artsakh sotto blocco illegale da circa 4 mesi, violando regolarmente il regime di cessate il fuoco stabilito il 9 novembre 2020 con la mediazione della Federazione Russa, prendendo di mira sia il personale dell’esercito di difesa dell’Artsakh che la popolazione civile, occupando nuovi territori e altezze strategiche,
Le azioni illegali in corso dell’Azerbajgian contro il popolo dell’Artsakh dimostrano che le autorità di questo Paese non intendono rispettare i loro obblighi internazionali e stanno perseguendo una politica coerente di pulizia etnica e occupazione dell’Artsakh.
Ancora una volta, chiediamo alla comunità internazionale, e in primo luogo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, di adottare misure immediate ed efficaci per prevenire la politica di pulizia etnica e di genocidio attuata dall’Azerbajgian contro il popolo dell’Artsakh e, prima di giungere a un risoluzione globale del conflitto, introdurre meccanismi e garanzie per garantire la normale attività di vita in Artsakh. In questo contesto, sottolineiamo l’importanza del riconoscimento internazionale del diritto all’auto-determinazione realizzato dal popolo dell’Artsakh, che è un prerequisito necessario per garantire i suoi diritti, la sicurezza e lo sviluppo pacifico.
Buona Domenica delle Palme a tutti i credenti e in particolare ai giovani soldati dell’Artsakh che ancora una volta si apprestano a difendere la loro terre dalla barbarie azera e il diritto di vivere liberi, contro una forza talmente superiore che non lascerà scampo.
Gli Armeni della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh si sono difesi e liberati durante le guerre lanciate dall’Azerbajgian e si stanno ancora difendendo dall’oppressione e dalla pulizia etnica. Ma l’Azerbajgian li chiama terroristi per aver difeso i loro diritti e li tiene sotto assedio in una prigione a cielo aperto con degli “eco-attivisti” assistiti dalla polizia e le forze speciali azere.
Il 1° aprile 1920, le truppe della Turchia lanciarono un’offensiva contro gli Armeni di Hadjin che resistettero per 8 mesi senza alcun aiuto dall’esterno. La maggior parte degli 8.000 armeni rimasti furono massacrati e 387 sopravvissuti di Hadjin si rifugiarono ad Aleppo e in Libano.
Dei post sui social media azeri suggeriscono un ulteriore dispiegamento delle truppe dell’Azerbajgian lungo il nuovo confine con l’Armenia, dopo l’invasione di alcuni giorni fa.
Il monumento eretto dagli Armeni dopo il cessate il fuoco del 1994, che pose fine alla prima guerra del Nagorno-Karabakh, ora sarebbe stato abbattuto dalle forze armate dell’Azerbajgian azere nell’area occupa sul territorio sovrano dell’Armenia.
L’Ambasciata dell’Iran in Azerbajgian ha emesso una nota di protesta alle autorità azere per la “continuazione di azioni indecenti e offensive”, chiedendole di cessarla, avvertendo di conseguenze dannose per le future relazioni tra i due Paesi.
Cosa sta preparando l’Azerbajgian? Questa settimana, l’esercito azero ha rafforzato massicciamente le sue posizioni nel Corridoio di Lachin. Questo avrà un impatto decisivo in caso di attacco, con l’Artsakh circondato completamente, che deciderà la sconfitta dell’esercito di difesa dell’Artsakh. Davanti al villaggio armeno di Tegh, l’Azerbajgian è avanzato di diverse centinaia di metri in territorio dell’Armenia, senza incontrare resistenza o reazione. L’Azerbajgian ha iniziato immediatamente la fortificazione delle posizioni conquistate senza combattere. In caso di offensiva sull’Artsakh, le unità presenti in questa zona strategica per il controllo della strada Goris-Stepanakert impediranno eventuali rinforzi con l’accerchiamento totale dell’Artsakh. Inoltre, circolano video non confermate di migliaia di militari azeri che marciano in montagna nella zona del Corridoio di Berdzor (Lachin). L’analisi è semplice, da una settimana l’Azerbajgian sta chiudendo totalmente l’Artsakh, migliorando nel contempo le sue posizioni in montagna. Una strategia efficace. Chiuso tutte le vie d’accesso, quando inizierà la guerra, l’Artsakh sarà tagliato fuori al 100% e anche le truppe di mantenimento della pace russe di stanza in Artsakh e nel Corridoio. Con la strada per Stepanakert ermeticamente chiusa, gli Armeni non potranno rafforzare il fronte (se volessero, ma totalmente inutile con la supremazia dell’esercito azero). Questo significa la sconfitta finale della resistenza dell’Artsakh, prigione a cielo aperto dell’Azerbajgian.
«L’esercito azero prende il controllo delle alture dominanti. Oltre a esercitare un controllo visivo sui tratti nord e sud della nuova strada di Lachin, l’esercito ha ora una posizione dominante lungo il confine con l’Armenia».
«Ecco un “pensatore di idee” con integrità ZERO, che sostiene l’aggressione militare e la pulizia etnica da parte di uno Stato autocratico che diffonde odio etnico contro il suo vicino democratico e un’entità etnica che sostiene essere la sua minoranza etnica» (Sossi Tatikyan).
L’Artsakh ha già vissuto il blocco negli anni ’90, durante la Prima Guerra del Nagorno-Karabakh, quando il blocco è durato quattro anni, dal 1988 al 1992. Oggi, agli Armeni dell’Artsakh non interessa se gli Azeri sono intenzionati a fargli morire di fame e di freddo. Temono che entreranno a Stepanakert. Temono di essere massacrati.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-04-02 15:27:442023-04-03 15:28:38Centododicesimo giorno del #ArtsakhBlockade. L’Artsakh vuole vivere libero e in pace. L’esercito dell’Azerbajgian sta preparando la sconfitta finale dell’Artsakh (Korazym 02.04.23)
Il governo armeno, guidato dal partito Contratto civile, non arresterà Vladimir Putin. E questo, nonostante il mandato della Corte penale internazionale (Cpi). E’ quanto dichiarato da Hakob Arshakyan, vicepresidente dell’Assemblea nazionale armena, citato da Kyiv Independent. La scorsa settimana, la Corte costituzionale armena ha stabilito che gli obblighi della Cpi sono in linea con la Costituzione.
La sentenza della Corte implica l’obbligo legale di arrestare il presidente russo e il Commissario per i diritti dell’infanzia, Maria Lvova-Belova. I due dovrebbero finire in manette nel momento in cui entrano in territorio armeno. Ma il governo ha deciso diversamente. “Abbiamo ascoltato le preoccupazioni espresse dalla Russia e penso che possiamo garantire che la continuazione del processo sullo Statuto di Roma non danneggi le relazioni strategiche tra Armenia e Russia“. Lo ha dichiarato Arshakyan in un’intervista all’agenzia di stampa Armenpress.
Il 17 marzo, la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per Putin e Lvova-Belova. Quest’ultima è la funzionaria russa che avrebbe supervisionato le deportazioni forzate di oltre 16.000 bambini ucraini in Russia.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-04-02 15:20:352023-04-03 15:21:37Guerra in Ucraina: l’Armenia si rifiuta di arrestare Putin (Strettoweb 02.04.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 01.04.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi siamo entrati nel 111° giorni del #ArtsakhBlockade, mentre il mondo “civilizzato” rimane in silenzio e se parla sono parole al vento senza azione, osservando pigramente mentre forniscono all’Azerbajgian ulteriori aiuti militari e stabiliscono nuovi accordi petroliferi e accordi commerciali. L’attenzione dei media è focalizzata sulla guerra in Ucraina e nessun interesse per i conflitti “secondari”. Nel frattempo le forze armate dell’Azerbajgian stanno continuando a rafforzare massicciamente le posizioni nel Corridoio di Berdzor (Lachin), lungo la frontiera (e sul territorio sovrano) dell’Armenia e aumentano le aggressioni lungo la linea di contatto con l’Artsakh per impedire la coltivazione dei campi. L’Azerbaigian minaccia gli Armeni dell’Artsakh e l’esistenza stessa dell’Armenia. Non è più il tempo di dichiarazioni e appelli. Non c’è più tempo per discutere, è tempo di agire. Più che mai i 120.000 Armeni in Artsakh, tra cui 30.000 bambini, hanno bisogno dell’attenzione. Le ONG non sono interessate nelle vite armene.
Il Ministero degli Interni della Repubblica di Artsakh informa: la voce che si sta diffondendo sui social network secondo cui la strada che collega l’Artsakh all’Armenia sarà aperta da oggi, 1° aprile, non corrisponde alla realtà. Dal 12 dicembre 2022, l’Azerbajgian mantiene chiusa, con un posto di blocco di “eco-attivisti” vicino alla città di Shushi, l’unica strada della vita che collega l’Artsakh con il mondo esterno. L’Artsakh è sotto assedio da 111 giorni, superando molte difficoltà e affrontando i problemi umanitari causati dalla chiusura della strada. Al momento, è possibile effettuare forniture umanitarie all’Artsakh solo attraverso la strada Stepanakert-Berdzor (Lachin)-Kornidzor-Goris da parte delle forze di mantenimento della pace russe e del Comitato internazionale della Croce Rossa (traffico che Baku ogni giorno presenta come “prova” che il Corridoio di Berdzor (Lachin) non è chiuso. Il traffico da e per l’Armenia è imprevedibilmente pericoloso fintanto che pseudoambientalisti e militari azeri si trovano nell’area di Shushi. Perciò, il Ministero degli Interni dell’Artsakh esorta a non cedere a informazioni false e a seguire solo le notizie ufficiali.
Nell’ambito degli accordi raggiunti, il personale militare del contingente di mantenimento della pace russo ha effettuato l’evacuazione di cittadini della Federazione Russa precedentemente giunti nel territorio del Nagorno-Karabakh. A seguito dell’operazione, sono state evacuate 28 persone, inclusi 8 bambini.
Laurent Wauquiez in piedi davanti alla barriera chiusa all’inizio del Corridoio di Lachin, 29 marzo 2023.“Dietro di me ci sono persone che sono state condannate alla fame. Questo deve essere noto. C’è una falsa scusa che ora tutti gli occhi sono dall’altra parte [riferendosi all’Ucraina], e quindi hanno dimenticato cosa sta succedendo qui. Questa è una violazione assoluta dei diritti umani”, ha dichiarato Wauquiez in un post su Twitter.
Come abbiamo riferito ieri [QUI], la regione francese dell’Alvernia-Rodano-Alpi intende rompere il blocco dell’Artsakh. “L’attenzione di tutto il mondo è fissa sull’Ucraina, e c’è un grande pericolo che l’Armenia e l’Artsakh vengano dimenticati”, ha detto ieri a Yerevan Laurent Wauquiez, Presidente del Consiglio regionale dell’Alvernia-Rodano-Alpi, una regione nel centro-sud della Francia con una popolazione di circa 8 milioni di persone. Nell’ambito di una visita in Armenia, una delegazione francese di 40 persone ha visitato la regione di Syunik, dove inizia il Corridoio di Lachin. Wauquiez ha descritto il blocco come una totale violazione dei diritti umani e ha esortato tutti a non ignorare il “blocco criminale, a non permettere alla popolazione di morire in silenzio”.
Laurent Wauquiez ha detto ai giornalisti durante una conferenza stampa che intende inviare un convoglio umanitario in Artsakh, un’iniziativa della sua regione e della comunità armena di Francia. Una colonna con la bandiera regionale della regione francese dell’Alvernia-Rodano-Alpi cercherà di sfondare il blocco e fornire aiuti umanitari alla Repubblica di Artsakh. “O passerà la colonna, e allora apriremo una piccola porta di speranza, o la colonna non potrà passare. E questo ci darà l’opportunità di presentare questo problema alle organizzazioni internazionali ed europee, per dichiarare che il diritto internazionale è ancora una volta violato e che devono essere prese misure”, ha affermato Wauquiez.
Wauquiez ha affermato di non conoscere “nessun altro angolo del pianeta dove 120.000 persone sono sotto un blocco totale e verso il quale si manifesta un atteggiamento così barbaro”. Ha detto che gli Armeni della regione “sono stati tagliati fuori dal mondo intero per più di 100 giorni” e che l’Azerbajgian non ha aperto la strada neanche dopo la decisione legalmente vincolante del Tribunale Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite. Crede che l’Azerbajgian stia “svolgendo un serio lavoro di propaganda per giustificare le sue azioni”. Dice che una grande delegazione è venuta con lui in Armenia, che ha visitato Syunik, al confine con l’Azerbajgian, per prendere conoscenza della situazione sul campo. “Tutti i membri della nostra delegazione potranno dire: io c’ero, ho visto, ho capito cosa sta succedendo. Il giorno successivo, le forze armate azere sono avanzate nei luoghi in cui ci trovavamo e li hanno occupati del territorio sovrano dell’Armenia”.
Secondo Wauquiez, la reazione della comunità internazionale è inadeguata a quanto sta accadendo. Dice di condividere i sentimenti della società armena ed è ugualmente turbato dall’inerzia dei partner internazionali: “È stato deciso che il gas russo non verrà più acquistato dopo l’occupazione di alcuni territori dell’Ucraina. Il gas azero è più accettabile? Perché non ci sono state ripercussioni per quello che è successo qui? Perché non ci sono sanzioni contro il regime di Aliyev?” Wauquiez ha detto che la regione armena di Syunik, al confine con l’Azerbajgian, “è la chiave per l’integrità dell’Armenia”. Crede che si stia svolgendo una “grande lotta” per la civiltà e la democrazia: “Questa non è una disputa tra due Stati in cui i confini non sono specificati, questo è un totale disprezzo per i diritti umani protetti da tutte le convenzioni internazionali, questo è un desiderio di distruggere una nazione, la sua cultura, la sua storia, la sua memoria”.
«Questi barbari saranno un grosso problema per il mondo “civilizzato” domani» (Liana Margaryan).
Le forze armate dell’Azerbajgian stanno eseguendo lavori di fortificazione sul territorio della comunità Tegh della Repubblica di Armenia. Il Servizio di sicurezza nazionale dell’Armenia ha riportato informazioni sull’avanzamento delle forze armate azere sul tratto di strada che collega il territorio dell’Armenia con il Corridoio di Lachin. Secondo il rapporto, nella notte del 30 marzo, con il pretesto di passare a un percorso alternativo del Corridoio di Lachin, l’esercito azero è avanzato da 100 a 300 metri dal confine in cinque punti [QUI].
Dove sono gli osservatori dell’Unione Europea? Stanno osservando attivamente l’intrusione dell’Azerbajgian nel territorio armeno o danno solo intervisto su come sono bravi ad evitare una prossima guerra nel Caucaso meridionale? Già che non fanno niente di concreto per fermare l’Azerbajgian, ma il Parlamento Europeo, la Commissione Europea, Josep Borrell i Fontelles (il politico ed economista spagnolo con cittadinanza argentina, membro del PSOE, che dal 1º dicembre 2019 ricopre la carica di Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza) e Toivo Klaar (il Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia dal 13 novembre 2017 con il segno caratteristico di essere costantemente in stato di ibernazione), non hanno niente da dire al loro partner di venditore di gas russo di fiducia?
Il Servizio di Sicurezza Nazionale dell’Armenia ha comunicato:
si è tenuto un incontro nella sezione Tegh-Kornidzor con la partecipazione dei rappresentanti della Repubblica di Armenia e della Repubblica di Azerbajgian;
sono stati effettuati lavori di adeguamento delle frontiere, a seguito dei quali la situazione nella sezione data è migliorata in modo significativo;
i lavori sono attualmente in corso;
il pubblico sarà informato sui risultati.
«I successi dell’esercito azero nelle recenti operazioni e la professionalità del suo personale sono stati molto apprezzati dal Comandante in Capo»
Comunicato del Ministro della Difesa dell’Azerbajgian
Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha tenuto oggi un incontro con il personale militare di alto livello e trasmette il messaggio del Presidente Aliyev: messaggio all’Iran, l’opzione militare continua, “alto spirito combattivo” da mantenere e un costante miglioramento in campo militare dati i punti precedentemente menzionati, un’altura recentemente occupata all’interno del Nagorno-Karabakh da fortificare.
«Oggi 1° aprile 2023 si è tenuta una riunione di servizio sotto la guida del Ministro della Difesa, il Colonnello generale Zakir Hasanov. All’incontro hanno partecipato viceministri, comandanti delle truppe, capi di dipartimento, dipartimenti e servizi del ministero, nonché comandanti di unità e formazioni militari tramite collegamento video.
In primo luogo, la memoria del leader nazionale del popolo azero, Heydar Aliyev, e dei figli della madrepatria martirizzati per la libertà e l’integrità territoriale delle nostre terre, nonché delle vittime del genocidio del 31 marzo [*], è stata commemorata con un minuto di silenzio.
Trasmettendo i compiti fissati dal Presidente della Repubblica dell’Azerbajgian, Sig. Ilham Aliyev all’esercito dell’Azerbajgian, il Ministro ha ringraziato il personale coinvolto nella pianificazione e nell’esecuzione delle ultime operazioni, in particolare i commando delle unità, per la loro professionalità a favore del Comandante in Capo, e ha detto che le loro attività sono state molto apprezzate. Ha osservato che le operazioni locali svolte in un breve periodo di tempo sono un altro indicatore dell’elevata determinazione al combattimento del nostro esercito.
Commentando le opinioni espresse da chi non riesce a digerire le operazioni riuscite dell’esercito azero, il Ministro della Difesa ha sottolineato che nessuno può parlarci con un linguaggio minaccioso e ha affermato che le accuse infamanti dei militari di alcuni Paesi che sostengono il terrorismo e l’occupazione politica sono inaccettabili e senza senso.
Analizzando le attuali condizioni operative al confine di stato condizionale Azerbajgian-Armenia e della regione economica del Karabakh, il Ministro della Difesa ha dato istruzioni adeguate per prevenire risolutamente possibili provocazioni d’ora in poi.
Il Ministro della Difesa ha osservato che tutte le attività illegali dell’altra parte, compresi i gruppi armati armeni illegali, dovrebbero essere tenute sotto costante controllo d’ora in poi e che tali misure non dovrebbero essere intraprese in futuro sul territorio dell’Azerbajgian.
Il Colonnello generale Z. Hasanov ha notato in particolare l’importanza di aumentare l’intensità dell’addestramento e delle esercitazioni in conformità con le reali condizioni di combattimento, nonché di migliorare i metodi di applicazione efficace delle armi moderne e delle attrezzature militari. (…)
Infine, il Colonnello generale Z. Hasanov ha dato istruzioni concrete sulla migliore esecuzione delle misure di supporto degli ingegneri nelle aree liberate, nonché nelle altezze e nelle posizioni appena controllate».
[*] Il riferimento è alla «Giornata del genocidio azero. I massacri perpetrati dagli Armeni nel 1918-20 a Baku, Guba, Chamakhy così come a Shusha e in altre regioni causarono lo sterminio di 100.000 Azeri e l’espulsione di oltre 1 milione di Azeri dalle loro terre natali» (Leyla Abdullayeva, Ambasciatore dell’Azerbajgian in Francia). Essere carnefici non è sufficiente per i tirapiedi dell’autocrazia della dinastia Aliyev in Azerbajgian. Si appropriano pure attraverso la menzogna della sofferenza che hanno imposto alle loro vittime e gli attenti lettori che ci seguono lo sanno da tempo. Sempre più ignominiosi.
Screenshot di un video diffuso su diversi canali Telegram e altri social azeri.
Il Nagorno Karabakh Observer ha geolocalizzato video amatoriali delle forze armate dell’Azerbaigian in cima a quella che sembra essere la nuova altura presa il 25 marzo scorso, 2,5 km all’interno dell’Arzakh, che domina i due strade sterrate restanti che portano alla strada principale dall’Artsakh all’Armenia nel Corridoio di Lachin.
British Petroleum (la multinazionale del petrolio e del gas britannico che è lo sponsor principale del peggior Stato della categoria genocida) ha tenuto un corso di formazione di 3 giorni per gli studenti universitari di RİİB ( ), l’organizzazione di “volontari” del governo azero responsabile della maggior parte degli “eco-attivisti” che stanno bloccando il Corridoio di Lachin e intrappolato 120.000 persone nell’Artsakh dal 12 dicembre 2022. È bello che si stiano uscendo fuori dal blocco in branco, per tornare più formati grazie a BP, il maggiore investitore straniero in Azerbajgian.
Gli “eco-attivisti” della RİİB-“Regional İnkişaf” İctimai Birliyi (Unione pubblica “Sviluppo regionale”), sempre presenti ben riconoscibili sul posto di blocco. Si tratta di un’organizzazione (formalmente non) governativa azerbajgiana, che comunque non ha niente a che fare con la protezione dell’ambiente. Fu fondata su iniziativa e opera nell’ambito della Fondazione Heydar Aliyev, presieduta dalla moglie del Presidente dell’Azerbajgian e Primo Vice Presidente, Mehriban Aliyeva. Quindi, gli “eco-attivisti” della RIIB lavorano per il governo dell’Azerbajgian. Lo scopo principale dichiarato della RİİB è «partecipare attivamente alla vita socio-economica, pubblica e culturale del Paese, alla costruzione della società civile, sostenere le misure attuate dallo Stato per lo sviluppo delle regioni, è implementare il controllo pubblico, esaminare i ricorsi e le proposte dei cittadini e dialogare con le istituzioni competenti e lavorare nella direzione della risoluzione di progetti in vari campi in cooperazione».
«”Regional İnkişaf” İctimai Birliyi (RİİB), un’organizzazione governativa dell’Azerbajgian, ha organizzato ieri a Shushi un evento per la “Giornata della Gioventù dell’Azerbajgian”. RİİB è stata fondata con l’aiuto della Fondazione Heydar Aliyev. Lo scopo principale dell’organizzazione, secondo il loro sito web, è partecipare alla vita socio-economica, sociale e culturale del Paese, aiutare a costruire la società civile e sostenere i programmi di sviluppo sponsorizzati dal governo nelle regioni. Gli studenti sono stati portati da Baku in autobus per continuare a bloccare il Corridoio di Lachin e hanno ricevuto sacchetti regalo e snack. Questo piccolo viaggio sul campo sembra essere stato organizzato per mostrare ai giovani Azeri come creare una crisi umanitaria e come intrappolare 120.000 Armeni nell’Artsakh. Che bella gita scolastica. Insegnare l’odio e l’ignoranza in così giovane età. Che bella organizzazione governativa e governo per consentire che azioni così ripugnanti vengano mostrate alla tua giovinezza. Che tipo di esempio stai dando per il futuro della tua nazione instillando l’odio dentro di loro?
Un corso di perfezionamento sulla pulizia etnica insegnato ai giovani non permetterà mai che questo conflitto si plachi. Come possiamo parlare di pace e di ripristinare le relazioni reciproche se l’Azerbajgian continua a diffondere l’armenofobia sponsorizzata dallo Stato in tutta la sua popolazione? Questo è solo un altro esempio di odio contro gli Armeni sponsorizzato dallo Stato che deve essere schiacciato prima che il seme continui a crescere. Credo che sia troppo tardi e trovare una soluzione ragionevole al conflitto azero-armeno sembra essere fuori portata se questo tipo di comportamento deve continuare per l’Azerbajgian, e sicuramente continuerà dato gli atti di Aliyev» (Varak Ghazarian – Medium, 1° febbraio 2023 – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
Questo “eco-attivista” azero, Ibrahim Safarov – certamente non un semplice fante della RİİB – ha un bel curriculum. Lavora presso l’orribilmente Parco delle Trofei Militari armenofobo razzista a Baku ed è un “volontario” dell’organizzazione NON non-governativa RİİB, aiutando a intrappolare 120.000 persone nel Nagorno-Karabakh. «Mi chiedo, ti piace vedere i tuoi figli crescere con tanto odio? Nelle società normali è anormale. Questi bambini imparano a odiare le persone fin dall’infanzia. Sono futuri terroristi» (Liana Margaryan).
Il Servizio stampa del Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh informa che il 31 marzo le forze armate dell’Azerbajgian hanno violato il cessate il fuoco nelle direzioni est e sud-occidentali della linea di contatto utilizzando armi da fuoco e lanciagranate DZHN-7. Nel villaggio di Nakhijevanik, le forze armate dell’Azerbajgian hanno aperto il fuoco verso i civili che lavoravano nei campi. Da parte dell’Artsakh non ci sono vittime. La violazione del cessate il fuoco è stata segnalata al comando delle forze di mantenimento della pace russe. Dal 1* aprile alle ore 10.00 la situazione sulla linea di contatto è relativamente stabile.
Il Ministero della Salute della Repubblica di Artsakh comunica che causa del blocco da parte dell’Azerbajgian dell’unica strada che collega l’Artsakh con l’Armenia, 12 pazienti del Centro Medico Repubblicano della Repubblica dell’Artsakh con gravi malattie oncologiche e patologie che richiedono interventi chirurgici d’urgenza sono stati trasportati oggi, 1° aprile, presso un centro medico specializzato della Repubblica di Armenia con la mediazione e la scorta del Comitato Internazionale della Croce Rossa. 5 pazienti, che erano stati trasferiti in Armenia per cure mediche, sono tornati in Artsakh insieme ad un accompagnatore. Gli interventi chirurgici programmati continuano ad essere sospesi nei centri medici della Repubblica di Artsakh. 5 bambini rimangono nelle unità di terapia intensiva e neonatale del centro medico di Arevik. 9 pazienti rimangono nel reparto di terapia intensiva del Centro Medico Repubblicato, 5 dei quali in condizioni critiche. In totale 241 pazienti sono stati trasportati finora dall’Artsakh all’Armenia con la mediazione e la scorta del Comitato Internazionale della Croce Rossa.
Nasser Kanaani, il Capo del Centro per la diplomazia pubblica e Portavoce del Ministero degli Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran:
«Il criminale regime sionista [Stato di Israele] non ha altro scopo che creare differenze e divisioni nella Ummah islamica avvicinandosi ai Paesi musulmani per realizzare le sue ambizioni di sviluppo. Consigliamo ai fratelli e alle sorelle musulmani in Azerbajgian di essere consapevoli delle reali intenzioni del nemico sionista» (31 marzo 2023).
«Abbiamo chiesto al governo dell’Azerbajgian di spiegare le parole del Ministro degli Esteri del regime sionista in merito all’accordo con l’Azerbajgian per “formare un fronte unito contro l’Iran” [QUI]. Il Portavoce del Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian ha evitato di rispondere ed è passato a nuove accuse contro l’Iran. Il perdurare del silenzio non è un implicito sigillo di approvazione sulle dichiarazioni del partner strategico di Baku?» (1° aprile 2023).
«”O voi che aspettate la mia fine, | Il sole turco non è ghiaccio sotto il sole, | non si scioglie e non si trasforma in acqua, | Arisa, non Tabriz!”. Tabriz – un tempo capitale dell’intero #Azerbaigian fondata da Shah Ismail Khatai (1501-1524)».
Adesso il megalomane Aliyev, provocando ulteriormente Teheran, punta verso Tabriz, la più grande città dell’Iran nord-occidentale, con una popolazione di quasi 1.400.000 abitanti.
L’Azerbaigian continua la tortura degli ostaggi armeni
di Uzay Bulut [*] Providence, 29 marzo 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
La guerra azero-turca di 44 giorni contro il popolo armeno del Nagorno-Karabakh (Artsakh) avrebbe dovuto essere interrotta nel novembre 2020 da un accordo trilaterale di cessate il fuoco tra Armenia, Azerbajgian e Russia. Tuttavia, l’aggressione e le violazioni azere contro il popolo armeno non si sono placate.
Nel rifiutare sistematicamente di conformarsi al diritto internazionale, l’Azerbajgian ha continuato a violare i confini della Repubblica di Armenia uccidendo o prendendo in ostaggio soldati armeni. Il 22 marzo, il soldato armeno Arshak Sargsyan è stato ucciso dal fuoco dell’Azerbajgian vicino al villaggio di Yeraskh al confine tra Armenia e Azerbajgian (Nakhichevan).
L’Azerbajgian sta inoltre bloccando illegalmente l’unica via di accesso alla popolazione dell’Artsakh. Inoltre, continuano le torture e gli omicidi dei prigionieri di guerra armeni. Uno di questi ostaggi armeni è Vicken Euljekjian, un uomo armeno-libanese di 44 anni che è stato incarcerato dall’Azerbajgian dal novembre 2020.
Vicken e la sua amica, Maral Najarian, sono entrambi di etnia armena con doppia cittadinanza armena e libanese. Sono stati arrestati il 10 novembre 2020, vicino alla città armena di Shushi in Artsakh, attualmente occupata dall’Azerbajgian. Secondo quanto riferito, gli arresti sono avvenuti 10 ore dopo l’accordo di cessate il fuoco. Poco dopo, sono stati trasferiti insieme ad altri ostaggi armeni in una prigione a Baku, la capitale dell’Azerbajgian. Sebbene Maral sia stata rilasciata dopo quattro mesi, Vicken è stato condannato a 20 anni di reclusione a seguito di un processo farsa senza un’adeguata rappresentanza legale.
Attualmente, Vicken sta trascorrendo la sua pena in isolamento in una delle prigioni più terribili del mondo. Dato il rischio per la sua salute fisica e mentale, la sua famiglia è molto preoccupata. Secondo una notizia del 1° giugno 2021, Vicken è stata trasferita dalla prigione a un ospedale.
Vicken aveva lavorato come tassista prima della guerra. L’Azerbajgian lo ha accusato di “essere un terrorista e un mercenario, oltre ad essere entrato illegalmente in Azerbajgian”. Maral ha rischiato simili accuse prima di essere rilasciato e rimpatriato nel marzo 2021.
Vicken è stato giudicato colpevole dopo un breve processo che è stato denunciato dal governo armeno e dai gruppi per i diritti umani come una parodia della giustizia. Liparit Drmeyan, assistente del rappresentante dell’Armenia presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), ha affermato che Vicken non aveva accesso ad avvocati da lui scelti. Due anni dopo il rilascio di Maral, il numero di prigionieri di guerra armeni detenuti in Azerbaigian rimane poco chiaro. Ciò che è chiaro, tuttavia, è che Vicken e altri prigionieri di guerra continuano a subire abusi da parte delle autorità azere.
Garo Ghazarian, avvocato e Presidente del “Center for Law and Justice – Tatoyan Foundation USA” che ha sede a Los Angeles, ha monitorato la situazione dei prigionieri di guerra armeni in Azerbajgian. Ghazarian ha detto a chi scrive che ci sono almeno 33 prigionieri nelle carceri azere. “Non c’è dubbio che l’Azerbajgian stia violando la Dichiarazione trilaterale del [9 novembre] 2020; il loro maltrattamento dei prigionieri di guerra armeni viola la Convenzione di Ginevra”, ha aggiunto. Chi scrive ha parlato con Linda Iman Ahmad Arous, la moglie di Vicken, che vive in Libano e sta aspettando con ansia il ritorno del marito.
Vicken e Linda hanno 2 figli: Serge (23) e Christine (20). Linda ha detto che suo marito possedeva un ristorante a Yerevan, la capitale dell’Armenia. Possedeva anche una casa a Shushi, una città storicamente armena nell’Artsakh che fu occupata dall’Azerbajgian durante la guerra azera di 44 giorni. Linda ha detto a chi scrive: “Il 10 novembre 2020, stava andando a Shushi con una nostra amica, Maral, che possiede anche una casa lì. È stato arrestato a un posto di blocco dall’esercito azero”.
Linda ha una comunicazione molto limitata con il marito detenuto: “Vicken mi chiama una volta al mese quando il Comitato Internazionale della Croce Rossa lo visita. Le autorità azere non ci permettono di parlare arabo, e questo ci rende difficile comunicare perché non parlo armeno. E Vicken non può parlare a suo agio al telefono. Tutto quello che mi dice è ‘tirami fuori di qui in fretta, non ce la faccio più’. Vedo solo un suo video di 50 secondi. Sembra così diverso, stanco e spaventato. Non so nulla della sua salute attuale, ma soffre di problemi cardiaci e di un’ernia del disco alla colonna vertebrale. Maral, che era detenuto con lui, mi ha detto che è stato torturato per dire che stava ricevendo denaro [dall’Armenia], e hanno costretto Maral a testimoniare su di lui sotto pressione per dire che è un sospetto terrorista. Ho una confessione legale completa che Maral ha fatto qui in Libano”.
Linda ha condiviso con chi scrive il documento legale che include un riassunto di un’intervista a un testimone che Sheila Paylan, avvocato internazionale per i diritti umani ed ex consulente legale delle Nazioni Unite, che ha realizzato con Maral il 18 giugno 2021. Nell’intervista, Maral ha affermato che quando lei e Vicken sono state arrestate dalle forze azere, hanno preso i loro telefoni, portafogli, passaporti, carte d’identità e tutto ciò che avevano. Hanno battuto anche Vicken: “Siamo stati poi separati e nei primi otto giorni della nostra detenzione sono stato interrogato due volte… ho visto Vicken tre volte. L’ultimo giorno che ho visto Vicken è stato il 18 novembre, il mio compleanno. Lo hanno chiamato, ci siamo seduti insieme per un po’, quindici minuti, e il giorno dopo ci hanno mandato in prigione. Non l’ho più visto. Durante il mio terzo interrogatorio, che deve essere stato nel febbraio 2021, l’interrogatore mi ha detto che ‘Vicken ha confessato tutto e ha detto che era andato a combattere per soldi come mercenario, e se non confessi la stessa cosa, allora sarai colpevole e accusato quanto Vicken’”.
Nella testimonianza resa in Libano, Maral ha affermato di essere stata costretta a dire che Vicken era “un mercenario ed era stato assunto per combattere per l’Armenia per 2500 dollari”. L’hanno registrata mentre diceva questo, e ogni volta che diceva qualcosa che disapprovavano, interrompevano la registrazione e le facevano dire esattamente le cose che era costretta a dire.
“Questo è andato avanti per ore”, ha detto Maral. “Ho chiesto loro ‘perché lo stai facendo?’ e loro dissero ‘vogliamo che il nastro in cui parli sia uniforme e non tagliato, perché non ci siano interruzioni’. Poi mi hanno costretto a firmare una dichiarazione secondo cui tutto quello che ho detto nel video era vero e che ho detto interamente quello che volevo dire liberamente. Ma quello che ho detto nel video, che hanno usato contro Vicken nel suo processo, non era proprio vero. Ho detto solo quello che volevano che dicessi perché sentivo di non avere altra scelta. Ero terrorizzato, solo e impotente. Mi sono sentito intimidito. Dovevo assolutamente fare quello che mi dicevano di fare. Le poche volte che cercavo di spiegare o testimoniare come volevo, gridavano ‘no! Questo è il modo in cui devi dirlo!’ Così ho fatto. Né Vicken né io eravamo terroristi. Stanno dicendo che è un terrorista, un assassino, un criminale, ma non è affatto nessuna di queste cose. Non merita di essere punito così. Per favore, aiutalo”.
Il gruppo umanitario armeno britannico, che ha avviato una petizione online per aiutare a liberare i prigionieri di guerra armeni, riferisce: “L’Azerbajgian continua a detenere illegalmente ostaggi civili armeni e prigionieri di guerra catturati durante la guerra di 44 giorni, in grave violazione della Terza Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra. Altri ostaggi sono stati presi nel 2021 e nel 2022 dopo le aggressioni militari al territorio sovrano della Repubblica di Armenia. L’Azerbajgian afferma che ci sono solo 33 prigionieri armeni, ma gli avvocati per i diritti umani che lavorano con le famiglie dei prigionieri ritengono che il numero sia vicino a 118 a meno che tutti gli altri ostaggi armeni non siano stati assassinati in cattività. Nell’estate del 2021, 68 di quegli ostaggi sono stati condannati illegalmente a lunghe detenzioni con false accuse e senza accesso a un’equa rappresentanza legale. Nel maggio 2021, altri due prigionieri di guerra armeni – Ishkhan Sargsyan e Vladimir Rafaelyan – sono stati catturati dalle forze azere vicino al lago di Sevan in seguito all’aggressione azera alla Repubblica di Armenia. Un anno fa, nel marzo 2022, questi due giovani militari, Ishkhan e Vladimir, sono stati condannati a 19 e 18 anni di reclusione dai tribunali di Baku. Nel frattempo, nel corso del 2021 e del 2022, la metà degli ostaggi armeni condannati durante i processi fittizi di Baku, sono stati restituiti in Armenia a seguito di interventi di alto livello di Stati Uniti, Francia e Unione Europea”.
Gli ostaggi armeni detenuti illegalmente dall’Azerbajgian vengono maltrattati e persino torturati dall’Azerbajgian mentre il “mondo civilizzato” rimane in silenzio, osservando pigramente mentre forniscono all’Azerbaigian ulteriori aiuti militari e stabiliscono nuovi accordi petroliferi e accordi commerciali. Nel frattempo, Linda ei suoi figli stanno contando i giorni prima di ricongiungersi con Vicken.
“Amo Vicken con tutto il mio cuore”, ha detto Linda. “Non rimarrò in silenzio finché non tornerà a casa. Il mondo ha dimenticato questi prigionieri negli ultimi tre anni. Le prigioni di Baku sono notoriamente luoghi di tormento per gli Armeni. Sento le urla di Vicken da quando Maral mi ha detto quello che ha visto. Maral ha detto che l’ultima volta che ha visto Vicken a Baku, le sue mani erano deformate e le ossa delle sue mani erano visibili. Questo mostra come è stato torturato. Io e tutta la nostra famiglia aspettiamo ogni giorno la notizia del suo ritorno. Ogni giorno lo vedo nei miei sogni entrare dalla porta di casa nostra”.
[*] Uzay Bulut è una giornalista turca attualmente residente in Israele.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-04-01 15:26:512023-04-03 15:27:27Centoundicesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Il mondo “civilizzato” rimane in silenzio e se parla, sono parole al vento senza azione (Korazym 01.04.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 31.03.2023 – Vik van Brantegem] –L’Azerbajgian continuerà con la violazione sistematica dei diritti umani, l’invasione e i pogrom, finché la Commissione Europea (e la comunità internazionale) sostiene questo Stato terrorista, a favore del gas azero in parte riciclato russo, mentre Ursula von der Leyen pretende di raggiungere emissioni nette zero di gas serra, allo scopo di contenere il riscaldamento climatico. Una barzelletta.
Il Presidente del Consiglio regionale dell’Alvernia-Rodano-Alpi, Laurent Wauquiez, in visita in Armenia, ha chiesto misure pratiche per non permettere che vengano trascurate le violazioni del diritto internazionale dell’Azerbajgian in Armenia, Artsakh e nel Corridoio di Lachin. Oggi 31 marzo 2023 ha incontrato a Yerevan il Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh, Sergey Ghazaryan. Parlando in una conferenza stampa congiunta, Wauquiez si è descritto come un amico di lunga data dell’Armenia e dell’Artsakh e ha detto di essere scioccato dalla situazione attuale: «Nel 2019 ci siamo incontrati con i rappresentanti dell’Artsakh e abbiamo firmato un accordo di cooperazione tra la mia regione e l’Artsakh. Avevamo adottato una posizione politica nella mia regione per confermare il diritto all’indipendenza dell’Artsakh, il che ha portato a gravi pressioni da parte delle organizzazioni terroristiche pan-turche contro di me e la mia famiglia. Perché sono qui oggi? Perché so bene che tutta l’attenzione internazionale è sull’Ucraina e che in tutto questo c’è il serio pericolo che l’Armenia e l’Artsakh vengano dimenticati. Sono qui per dire che non ti stiamo dimenticando, non sei solo e non dovremmo permettere che le violazioni del diritto internazionale in Armenia, Artsakh e Corridoio di Lachin passino inosservate in silenzio».
Il Presidente del Consiglio regionale dell’Alvernia-Rodano-Alpi ha visitato l’ingresso del Corridoio di Lachin bloccato per mostrare ai suoi connazionali le violazioni del diritto internazionale, che 120.000 persone dall’altra parte sono private dei diritti umani fondamentali: «Ero con il governatore di Syunik nel momento in cui è stato informato che il giorno prima era avvenuta un’avanzata dove ci trovavamo in quel momento [il villaggio di Tegh]. Ho assistito e posso testimoniare sulla violazione del diritto internazionale. Ho anche visto le bandiere azere issate sulle alture situate nelle terre armene. E ho avuto la possibilità di parlare con gli sfollati dell’Artsakh, le cui parole sono state profondamente toccanti. Come politico, è mio dovere agire ed essere in grado di aiutarti».
Wauquiez ha affermato di voler organizzare un convoglio umanitario insieme alle organizzazioni che rappresentano la comunità armena di Francia e cercare di fornire aiuti umanitari all’Artsakh: «Il convoglio sarà organizzato con il sostegno della nostra regione e porterà la bandiera della nostra regione. Si avvicinerà al Corridoio di Lachin e chiederemo il passaggio per l’Artsakh. O il convoglio passerà e avremo un barlume di speranza, oppure il convoglio sarà bloccato e ci darà l’opportunità di presentare la questione davanti alle organizzazioni internazionali ed europee, che ancora una volta si sta violando il diritto internazionale e che le azioni deve essere asssunte».
Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha aggiunto una serie di foto in prima pagina del proprio sito, annacquando le tante foto dei Presidenti Aliyev e Erdogan postate dopo la guerra del Nagorno-Karabakh del 2020. Ora foto di commando nei nuovi territori occupati, equipaggiamento militare in parata a Baku e altre (Fonte: Nagorno Karabakh Observer).
Il Presidente della Repubblica di Artsakh ha convocato una sessione straordinaria del Consiglio di Sicurezza per discutere questioni relative alla difesa e alla sicurezza sotto l’attuale blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) e il recente aumento delle violazioni del cessate il fuoco lungo la linea di contatto con l’Azerbajgian.
Echi delle montagne: anime dell’Artsakh
«(…) A parte qualsiasi lavoro che svolgiamo qui in Artsakh, siamo anche tutti soldati. Che sia un uomo o una donna, non importa; tutto ciò che conta è lavorare insieme per vivere su questa terra. (…) Il mio più grande desiderio in questo mondo è la pace perché è una vergogna per la gente dell’Artsakh vivere così. Dopotutto, dovrebbero essere in grado di raggiungere i loro obiettivi. Le persone che vivono sotto la costante minaccia della guerra sono costantemente stressate psicologicamente. Se c’è la pace, tutto il resto è gestibile, anche se è difficile. Se le persone sanno che ci sarà la pace, si porranno obiettivi diversi. Se ci fosse la pace, potremmo mettere la nostra forza altrove nell’economia. Viviamo in tempi incerti e non siamo sicuri di cosa porterà il domani. Nessuno sa quando scoppierà la guerra. Nell’aprile 2016, mentre tre bambini stavano andando a scuola, un esplosivo ha colpito nelle vicinanze; un bambino è morto e gli altri due sono rimasti feriti. Personalmente, la guerra non si è mai fermata e non c’è pace. L’uomo deve sempre aiutare coloro che lo circondano, essere un uomo buono e aiutare tutti indipendentemente da chi sia l’altra persona. Devi cercare di non essere indifferente agli altri perché l’indifferenza a volte permette al male di crescere»(Leonard Tonyan, Preside della scuola di Chartar, provincia di Martuni dell’Artsakh, 6 aprile 2018 – Citato da Varak Ghazarian).
Il Ministero della Difesa della Repubblica di Azerbajgian ha definito “diffamatoria e ridicola” la recente affermazione del comandante delle forze di terra dell’esercito iraniano, il Generale di Brigata Kioumars Heydari, sulla presenza di “elementi del regime sionista e terroristi siriani” [vale a dire dell’Israele e mercenari jihadisti siriani] nel territorio della Repubblica di Azerbajgian durante la guerra del Nagorno-Karabakh del 2020. La dichiarazione del Ministero della Difesa della Repubblica di Azerbajgian: «L’Iran non ha alcuna prova valida di questi elementi dalla regione e un’altra questione è il cambiamento dei confini geopolitici». Una questione che la Repubblica di Azerbajgian ha respinto con forza già in passato, chiedendo prove all’Iran. La Repubblica di Azerbajgian ha anche dichiarato molte volte che non ci sono basi militari straniere nel suo territorio. La dichiarazione del Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha proseguito affermando che «per tre decenni, quando una parte del territorio del Paese era occupata dall’Armenia e più di 130 chilometri dei confini dell’Iran e dell’Azerbajgian erano sotto il controllo dell’Armenia, la Repubblica islamica non solo non si è opposto al cambio di confini, ma al contrario, la fratellanza iraniano-armena si rafforzò durante questo periodo. Oggi non è un segreto per nessuno che l’Armenia abbia due principali alleati nel mondo, uno dei quali è la Francia e il secondo è l’Iran. La Repubblica di Azerbajgian sostiene l’integrità territoriale di tutti i Paesi e non interferisce negli affari interni degli Stati. In risposta all’accusa secondo cui l’Azerbajgian avrebbe utilizzato i terroristi dell’ISIS nella guerra patriottica di 44 giorni, vi informiamo che il glorioso esercito dell’Azerbajgian ha liberato da solo le nostre terre dall’occupazione e ha scritto una cronaca trionfante. Questa affermazione non è altro che un’assurda accusa e calunnia. È ironico e risibile che questa accusa sia stata mossa da un alto ufficiale militare di uno Stato che sostiene il terrorismo e il cui nome è noto per aver commesso atti terroristici in diversi Paesi del mondo».
I rapporti tra l’Iran e l’Azerbajgian sono stati estremamente tesi negli ultimi mesi, soprattutto dopo l’attacco armato all’Ambasciata azera a Teheran. Attualmente le relazioni Iran-Azerbajgian sono al punto più basso dai loro 30 anni di storia diplomatica, al punto che ciascuno accusa l’altro di sostenere attività terroristiche. Ciò può avere un importante effetto geopolitico nel Caucaso meridionale. Inoltre, c’è ulteriore tensione in arrivo tra l’Azerbajgian e l’Iran. Il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian: «Oggi, la fratellanza di Iran e Armenia rimane una minaccia per l’intera regione». «Negli ultimi 30 anni, l’Iran ha, infatti, con il suo tacito consenso, chiuso un occhio sull’occupazione armena dei territori azeri negli ultimi 30 anni». «Queste minacce dell’Iran non intimidiranno mai l’Azerbaigian».
Il Ministero degli Esteri di Israele ha reso nota gli argomenti discussi tra il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu e il Ministro degli Esteri azero, Jehun Bayramov, tra cui «la minaccia che l’Iran rappresenta per la stabilità regionale».
Il Ministro degli Esteri di Israele, Eli Cohen, dopo l’incontro con il Ministro degli Esteri azero, Jehun Bayramov, ha dichiarato: «L’apertura dell’Ambasciata azera in Israele è un’ulteriore prova del rafforzamento delle relazioni tra i nostri Paesi. L’Azerbaigian è un Paese musulmano e la sua posizione strategica rende il rapporto tra di noi di grande importanza e grande potenziale. Il Ministro degli Esteri Bayramov e io abbiamo concordato di formare un fronte unito contro l’Iran e di rafforzare la cooperazione bilaterale nei settori dell’economia, della sicurezza, dell’energia e dell’innovazione».
«Con grande dolore e dispiacere, ho ricordato e onorato la memoria delle vittime dell’Olocausto, il più grave crimine contro l’umanità, a Yad Vashem a margine della mia visita ufficiale in Israele. Contro il genocidio, i crimini contro l’umanità, l’intolleranza, il razzismo e la xenofobia» (Jeyhun Bayramov, Ministro degli Esteri dell’Azerbajgian).
Il livello di ipocrisia qui è così alto da fa stare male. Quest’agenda politica dell’Azerbajgian riguarda il razzismo, la xenofobia, la pulizia etnica, i crimini e l’intolleranza contro gli Armeni, in particolare gli Armeni dell’Artsakh, le minoranze etniche in Azerbajgian, i cittadini azeri che sono contrari al regime autocrate xenofoba criminale genocida della dinastia Aliyev.
«Non c’è una vera opposizione in Azerbajgian. Solo 3-4 persone… Anche quelli che hanno effettivamente trascorso del tempo in prigione, fanno il tifo con tutto il cuore per il genocidio #ArtsakhBlockade del loro regime e la pulizia etnica degli Armeni. È incredibile. Una società con zero senso di empatia» (Nara Matini).
E fa stare male ancora di più, è prendere atto del fatto che è lo Stato di Israele che sostiene questo. Dai Turchi non si aspetta altro, ma dagli Ebrei!
Subito dopo che le forze armate azere sono avanzate di 100-300 metri nel villaggio di Tegh nella regione di Syunik di Armenia e hanno aperto il fuoco sui civili nel Nagorno-Karabakh, il Ministro degli Esteri dell’Azerbajgian, Jeyhun Bayramov, in visita ufficiale in Palestina dichiara in una conferenza stampa con il Ministro degli Esteri della Palestina, Riyad Al-Maliki: «Ringraziamo la Palestina per il suo sostegno all’integrità territoriale e alla sovranità del nostro Paese durante il periodo di 30 anni di occupazione militare dei territori azeri. Azerbajgian sta lavorando alla normalizzazione nel periodo post-conflitto, mentre l’Armenia minaccia le intenzioni di pace con la sua retorica aggressiva». Bayramov ha affermato che non c’è alternativa alla normalizzazione e dovrebbe basarsi sul riconoscimento reciproco dei confini internazionali e dell’integrità territoriale.
Ieri 30 marzo 2023, a Baku si è nuovamente protestato contro il governo dell’autocrate Aliyev. La polizia azera ha attaccato i partecipanti alla protesta e diversi manifestanti sono state arrestate e picchiati dalla polizia. I partecipanti hanno chiesto la libertà per i prigionieri politici e le dimissioni di Aliyev. La dinastia Aliyev è al potere da 30 anni. La moglie di Aliyev è il Vicepresidente. I diritti umani vengono violati in Azerbaigian, ci sono prigionieri politici, i cittadini del Paese del petrolio e del gas hanno fame e sete.
«Il 31 marzo è la Giornata del genocidio azero. I massacri perpetrati dagli Armeni nel 1918-20 a Baku, Guba, Chamakhy così come a Shusha e in altre regioni causarono lo sterminio di 100.000 Azeri e l’espulsione di oltre 1 milione di Azeri dalle loro terre natali» (Leyla Abdullayeva, Ambasciatore dell’Azerbajgian in Francia).
Essere carnefici non è sufficiente per i tirapiedi dell’autocrazia della dinastia Aliyev in Azerbajgian. Si appropriano pure attraverso la menzogna della sofferenza che hanno imposto alle loro vittime e gli attenti lettori che ci seguono lo sanno da tempo. Sempre più ignominiosi.
I militari azeri fanno la guardia al posto di blocco del Corridoio di Lachin, l’unico collegamento terrestre del Nagorno-Karabakh con l’Armenia (Foto di Tofik Babayev/AFP).
Abbiamo lo strumento giusto per fare pressione sull’Azerbaigian sul Nagorno-Karabakh | Opinione
di Sam Brownback e Peter Burns [*] Newsweek, 30 marzo 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
Dalla guerra del 2020 per il Nagorno-Karabakh, è diventato evidente che l’Azerbajgian è deciso a riconquistare la regione, chiamata anche Artsakh, anche a rischio di sfollare i 120.000 Armeni di etnia indigena che vi abitano.
L’Armenia e l’Azerbajgian si trovano in una posizione strategica all’incrocio tra Iran e Russia, quindi è nell’interesse della sicurezza nazionale degli Stati Uniti garantire una soluzione soddisfacente a questo conflitto. È anche in linea con il nostro impegno nazionale per la promozione della libertà religiosa garantire che le minoranze religiose in pericolo ricevano protezione.
Per fortuna, gli Stati Uniti hanno forti relazioni sia con l’Armenia che con l’Azerbajgian e abbiamo uno strumento nella rinuncia alla Sezione 907 per fare pressione sull’Azerbajgian affinché interrompa il suo comportamento aggressivo. Questo consente al Presidente di rinunciare a una legge che blocca gli aiuti statunitensi all’Azerbajgian. Ciò offre anche l’opportunità di invitare l’Armenia a rivalutare le sue relazioni con la Russia e l’Iran.
L’Azerbajgian basa la sua rivendicazione sul Karabakh sui confini tracciati dal dittatore Josef Stalin nei primi giorni dell’Unione Sovietica. In generale, la comunità internazionale non ha confutato tale affermazione, sebbene ci siano ragioni per pensare che Stalin abbia collocato questa enclave di montagna armena all’interno dell’Azerbajgian per indebolire entrambi gli Stati e tenerli legati all’Unione Sovietica. Dopo il crollo dell’URSS, l’Armenia e l’Azerbajgian hanno combattuto per il Karabakh e l’Armenia ha ottenuto una vittoria limitata, in quello che alla fine è diventato un conflitto congelato. L’Azerbajgian non ha fatto mistero di voler riprendere il controllo dell’area, aumentando negli ultimi anni la pressione sugli abitanti.
L’attuale blocco azerbajgiano del Corridoio di Lachin, l’unica strada per il commercio dentro e fuori il Karabakh, ha creato difficoltà insopportabili per gli Armeni etnici che vi abitano. Il cibo e le medicine stanno finendo e le interruzioni nel flusso di gas naturale sono state attribuite all’Azerbajgian. Per ospedali e anziani la situazione è critica.
La pulizia degli Armeni etnici dall’Azerbajgian non è senza precedenti. In vista della prima guerra del Nagorno-Karabakh, gli Armeni furono cacciati dal resto dell’Azerbajgian, con un’analoga eradicazione degli Azeri dall’Armenia avvenuta nello stesso momento.
Alla pressione sull’attuale blocco, la risposta delle autorità azere è di eludere la responsabilità, incolpando i manifestanti ambientalisti organizzati organicamente e le forze di mantenimento della pace russe per la chiusura della strada. Queste scuse non sono molto convincenti in quanto il governo ha ordinato agli Azeri di non entrare nei territori contesi senza aver ottenuto un permesso per farlo. Alcuni trasgressori sono stati arrestati. Le proteste sembrano arrivare con l’approvazione del governo e con i manifestanti che arrivano su autobus charter.
L’Azerbaigian ha anche firmato un importante trattato con la Russia alla vigilia dell’invasione russa dell’Ucraina. Il Presidente Ilham Aliyev l’ha definita una piena alleanza tra i due Paesi. Spostare la responsabilità non lo taglierà.
Il Dipartimento di Stato americano e la Corte Internazionale di Giustizia hanno entrambi riconosciuto la responsabilità dell’Azerbajgian per il blocco, invitandoli a risolvere la crisi. Anche così, l’Azerbajgian si rifiuta di farlo, mostrando fiducia che gli Stati Uniti non li riterranno responsabili. Dovremmo vedere il loro bluff.
Gli Stati Uniti hanno un’importante relazione strategica con l’Azerbajgian, sbocciata durante la Guerra al Terrorismo. Nel 2002, il Congresso ha concesso al Presidente degli Stati Uniti il diritto di rinunciare a una legge approvata nel 1992 che limita la maggior parte dei tipi di aiuti all’Azerbajgian (l’allora senatore Sam Brownback ha sponsorizzato l’emendamento per fornire al Presidente questa autorità di rinuncia). Da allora, i Presidenti hanno costantemente applicato questa deroga e fornito un’ampia gamma di aiuti militari all’Azerbajgian. L’Aliyev è stato un partner chiave nel contenere le ambizioni iraniane e questo non dovrebbe essere ignorato, ma il valore del rapporto con l’Azerbajgian non dà loro la licenza di strangolare impunemente un gruppo di minoranza etnico-religiosa.
Invece, la nostra stretta relazione dà agli Stati Uniti il diritto di chiamarli a rendere conto delle loro azioni.
Il Presidente dovrebbe agire immediatamente per revocare la deroga della Sezione 907 che ha esteso e sospendere qualsiasi aiuto fino a quando l’Azerbajgian non dimostrerà che lavorerà con mezzi pacifici per risolvere il conflitto.
La revoca della deroga della Sezione 907 invierebbe anche un forte messaggio al Dipartimento di Stato che la Casa Bianca e il Congresso si affidano a loro per soddisfare in modo efficace e accurato i loro obblighi di segnalazione statutari. Un rapporto del Government Accountability Office ha rilevato che il Dipartimento di Stato era tristemente inadempiente con una disposizione dell’emendamento della Sezione 907 che richiedeva loro di fornire informazioni sull’eventuale impatto degli aiuti statunitensi sull’equilibrio del potere militare tra Armenia e Azerbajgian.
Non dovremmo perdere questa occasione per invitare anche l’Armenia a riconsiderare le sue amicizie regionali con la Russia e l’Iran. Mentre ci sono poche buone opzioni disponibili per una piccola nazione senza sbocco sul mare come l’Armenia, cercare protezione in Russia e Iran è invitare la volpe a proteggere il pollaio. Se l’Armenia vuole sopravvivere in questo difficile quartiere, deve cercare di espandere la propria rete di alleanze e partenariati.
Gli Stati Uniti sono ben posizionati per essere un arbitro in questo conflitto, ponendo fine a un’urgente crisi umanitaria e sostenendo il nostro impegno per la protezione delle minoranze religiose, ma per farlo dovremo dimostrare a Baku che facciamo sul serio. Revocare la deroga della Sezione 907 è il modo migliore per farlo.
[*] Sam Brownback è l’ex Ambasciatore degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale e co-Presidente del vertice dell’International Religious Freedom Summit. Peter Burns è Direttore esecutivo dell’International Religious Freedom Summit.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-03-31 15:25:382023-04-03 15:26:11Centodecimo giorno del #ArtsakhBlockade. “Integrazione” dell’Artsakh in Azerbajgian = Genocidio. Il mondo deve agire adesso finché non è troppo tardi (Korazym 31.03.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 31.03.2023 – Vik van Brantegem] – Il Servizio di Sicurezza Nazionale dell’Armenia ha dichiarato, che le forze armate dell’Azerbajgian si trovano a 100-300 metri all’interno del confine del confine dell’Armenia in 5 aree vicino alla nuova strada del Corridoio di Lachin che porta all’Artsakh, come abbiamo riferito ieri [QUI]. De seguito i dettagli nella dichiarazione in sette punti:
Dichiarazione del Servizio di Sicurezza Nazionale dell’Armenia, 30 marzo 2023
1. Secondo gli accordi raggiunti ad agosto 2022, a partire dal 1° aprile [2023], il Corridoio di Lachin che collega il Nagorno-Karabakh all’Armenia dovrebbe terminare al ponte Kornidzor [villaggio], che attraverserà il percorso Kornidzor-Tegh, nel territorio della Repubblica di Armenia.
2. Dopo l’agosto 2022, un tratto stradale che collega il Corridoio di Lachin all’Armenia attraverserà il territorio dell’Azerbajgian dopo il ponte Kornidzor. è passata nuovamente attraverso il territorio dell’Azerbaigian dopo il ponte Kornidzor. Quella parte della strada per tutta la sua lunghezza e il territorio adiacente era controllata dalle forze di mantenimento della pace russe.
3. Secondo i precedenti accordi tra l’Armenia e l’Azerbajgian, le guardie di frontiera dei due Paesi dovevano essere schierate su entrambi i lati del confine lungo il suddetto tratto negli ultimi giorni di marzo [2023].
4. Durante il dispiegamento [delle guardie di frontiera] c’erano differenze nell’interpretazione della mappa. In alcune zone, la parte azera ha iniziato a schierarsi e ad eseguire lavori di fortificazione senza attendere che le divergenze fossero appianate.
5. Secondo i calcoli dalla parte armena, ci sono cinque aree in cui la parte azera si trova [ora] da 100 a 300 metri all’interno del confine [armeno]. È stato raggiunto un accordo che i cartografi di entrambe le parti [lavorano insieme] per correggere [sic] la situazione.
6. L’approccio della parte armena [alla questione] segue una logica di non consentire un’escalation [della situazione].
7. L’Esercito della Repubblica di Armenia non aveva postazioni nelle aree in questione, in quanto le postazioni non si trovano sulla linea di confine, ma su alture vicine. La protezione della stessa linea di confine dovrebbe essere trasferita alle guardie di frontiera secondo il suddetto accordo.
Riportiamo di seguito, nella nostra traduzione italiana, un articolo a firma di Tigran Grigoryan, pubblicato ieri 30 marzo 2023 su Civilnet.am [QUI], sulle ultime azioni dell’Azerbajgian nel Corridoio di Berdzor (Lachin), spiegando la differenza tra tutte le strade alternative e temporanee all’interno/vicino al Corridoio.
* * *
Il 30 marzo, il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha rilasciato una dichiarazione affermando che il controllo è stato stabilito su diverse altezze vicino al Corridoio di Lachin. In particolare, è menzionato nel messaggio: “In connessione con il funzionamento della nuova strada di Lachin, sono state prese sotto controllo diverse altezze dominanti, strade principali e ausiliarie, nonché l’ampia area di confine tra i villaggi di Jaghazur e Zabukh della regione di Lachin”.
Ore dopo questo messaggio del Ministero della Difesa dell’Azerbajgian, anche il Ministero degli Interni dell’Artsakh ha rilasciato una dichiarazione, che ha confermato il messaggio emesso dalla parte azera e ha rilevato che la strada che collega i villaggi di Aghavno, nella regione di Lachin e Tegh, nella regione di Syunik è stata presa sotto il controllo delle forze armate azere. Il messaggio affermava anche che la strada Tegh-Kornidzor in costruzione nel territorio dell’Armenia, che dovrebbe collegarsi con il nuovo tracciato del Corridoio di Lachin, è percorribile e può essere utilizzata per il trasporto umanitario verso l’Artsakh. Anche il Primo Ministro della Repubblica di Armenia, Nikol Pashinyan, ha confermato queste informazioni durante la sessione del governo.
Dopo la fine della seconda guerra del Karabakh, gli sviluppi attorno al Corridoio di Lachin molto spesso causano confusione nell’opinione pubblica armena. Negli ultimi anni sono state utilizzate diverse strade nuove, alternative e temporanee all’interno e intorno al Corridoio di Lachin. Anche per la maggior parte della comunità giornalistica è spesso difficile capire la differenza tra tutti questi percorsi e individuarli.
Per semplificare questo quadro complicato, è necessario presentare lo sfondo dell’emergere di queste strade e usare termini chiari e distinti quando si parla di esse.
Come è noto, dopo la fine della seconda guerra del Karabakh, fu raggiunto un accordo tra Baku, Yerevan e Stepanakert per costruire un nuovo tracciato del Corridoio di Lachin, che aggirerebbe la città di Lachin/Berdzor. L’Azerbaigian voleva prendere il controllo di Lachin il prima possibile e la costruzione di un nuovo percorso del Corridoio di Lachin era una delle priorità principali per Baku.
A seguito di mesi di negoziati, è stato anche deciso dove passerà il nuovo percorso del corridoio che aggira la città di Lachin: Kornidzor-Hin Shen-Mets Shen-Lisagor-Shushi-Stepanakert.L’Azerbajgian ha intrapreso la costruzione di questa sezione (la parte situata in Artsakh). Inizialmente era previsto anche che il nuovo percorso aggirasse la città di Shushi (la parte ora bloccata dagli “eco-attivisti” azeri) e, passando per l’insediamento di Ghaibalishen, entrasse a Stepanakert. Tuttavia, la parte azera, che in precedenza si era anche assunta l’obbligo di costruire quella sezione, si è successivamente rifiutata di adempiere.
Anche le parti armene non hanno pensato alla costruzione della strada Zarislu-Ghaibalishen-Stepanakert che aggira Shushi.
L’Azerbajgian ha iniziato la costruzione del nuovo percorso del Corridoio di Lachin all’inizio del 2022. L’aspettativa dell’Azerbajgian era che l’Armenia iniziasse contemporaneamente la costruzione della strada Tegh-Kornidzor nel suo territorio, che dovrebbe collegarsi al nuovo tracciato del Corridoio di Lachin. Alla fine di luglio 2022, l’Azerbajgian ha completato la costruzione di una nuova rotta nel territorio dell’Artsakh. A quel tempo, l’Armenia non aveva ancora avviato la costruzione del tratto Tegh-Kornidzor e lo giustificò con il fatto che secondo l’annuncio sul cessate il fuoco del 9 novembre 2020, il nuovo tracciato del Corridoio Lachin doveva essere deciso entro tre anni (a proposito, come sapete, nella dichiarazione del 9 novembre si menziona che il nuovo percorso dovrebbe aggirare la città di Shushi, ma non ha senso aggirare la città di Lachin).
Baku ha definito questa posizione di Yerevan una provocazione. Le autorità azere hanno annunciato che l’Armenia non vuole consegnare gli insediamenti di Lachin (Berdzor), Zabukh (Aghavno) e Sus e sta semplicemente perdendo tempo, nonostante il fatto che le autorità armene avessero dichiarato pubblicamente più volte che questi insediamenti sarebbero stati trasferito all’Azerbajgian dopo la costruzione del nuovo percorso del Corridoio di Lachin.
Con queste giustificazioni, l’Azerbajgian ha iniziato l’escalation dell’agosto 2022. Il 1° agosto, l’esercito azero ha preso il controllo della collina di Saribaba vicino al Corridoio di Lachin (vicino alla comunità di Echtsahogh) e ha chiesto alla parte armena di liberare il vecchio percorso del corridoio di Lachin, consegnando loro Lachin, Zabukh e Sus.
Il 3 agosto l’Armenia ha iniziato la costruzione della sezione Tegh-Kornidzor, che doveva essere completata nella primavera del 2023. Allo stesso tempo, attraverso la mediazione delle forze di mantenimento della pace russe, è stato raggiunto un accordo per trasferire il controllo degli insediamenti di Lachin, Zabukh e Sus all’Azerbajgian entro il 25 agosto, nonché per aprire prima una strada temporanea di 4,5 chilometri, che collegherà il nuovo tracciato del Corridoio di Lachin con il villaggio di Tegh in Syunik Marz all’Azerbajgian dopo il trasferimento. Quella strada temporanea doveva essere utilizzata fino alla costruzione del tratto stradale Tegh-Kornidzor da parte dell’Armenia, dopodiché sarebbe dovuta passare sotto il controllo dell’Azerbajgian.
Il 30 marzo 2023, quella strada temporanea di 4,5 chilometri è stata presa sotto controllo dalle forze armate azere. Come ha affermato il primo ministro Pashinyan durante la sessione di governo, secondo l’accordo, la strada Tegh-Kornidzor dovrebbe essere operativa dal 1° aprile di quest’anno. In altre parole, la parte azera ha stabilito il controllo della strada provvisoria, che comunque, secondo l’accordo esistente, sarebbe dovuta passare sotto il suo controllo dopo due giorni.
Tutto questo, ovviamente, è stato fatto per il consumo domestico. Aliyev vuole mostrare al pubblico azero un’immagine dei nuovi successi e risultati in Karabakh. D’altra parte, Baku continua a parlare con Yerevan e Stepanakert nel linguaggio dell’uso della forza e della minaccia dell’uso della forza. L’operazione del 30 marzo dell’esercito azero mirava a replicare l’escalation dell’agosto 2022, dimostrando che Baku sta costringendo Yerevan ad adempiere ai suoi obblighi.
Prima di allora, il 25 marzo, l’esercito azero aveva stabilito il controllo di un’importante collina vicino alla strada Ghaibalishen-Lisagor e aveva effettivamente preso sotto controllo di fuoco quella strada sterrata, che era stata parzialmente utilizzata per portare aiuti umanitari all’Artsakh dopo l’inizio del blocco di Artsakh vicino a Shushi, al fine di mantenere i contatti con i villaggi della valle di Berdzor della regione. Questa azione mirava a inasprire il blocco, garantire il totale isolamento dell’Artsakh e attraverso di esso imporre a Stepanakert la cosiddetta agenda dell’integrazione.
Per quanto riguarda le strade alternative e temporanee, per evitare confusione, si consiglia di utilizzare i seguenti nomi convenzionali:
La strada Kornidzor-Hin Shen-Lisagor-Shushi-Stepanakert sarà chiamata il nuovo percorso del Corridoio Lachin.
La strada sterrata Zarislu-Ghaibalishen-Stepanakert sarà definita una strada alternativa che aggira Shushi.
Il nuovo percorso, la strada di 4,5 chilometri che collega il villaggio di Tegh, passato sotto il controllo dell’Azerbaigian il 30 marzo, è stato chiamato strada alternativa temporanea.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-03-31 15:24:342023-04-03 15:25:19Strade alternative e tangenziali nel Corridoio di Lachin. Semplificare un quadro complicato ()Korazym 31.03.23)
L’ Humanities Festival Limiti che apre la stagione di eventi a Villa del Grumello ha in programma, domani sabato 1 aprile lore 18.45, lo spettacolo di Giuseppe Di Bello intitolato Garò. Una storia armena, con la produzione di Anfiteatro – Progetto Piattaforma di UnoTeatro.
Protagonista e solo sul palcoscenico sarà l’attore Stefano Panzeri. Lo spettacolo va in scena a poche settimane di distanza dal 24 aprile, giornata dedicata alla commemorazione delle vittime del genocidio armeno del 1915, una serie di massacri da parte degli ottomani che causarono un milione e mezzo di morti.
Garò racconta la storia del giovane Garabed Surmelian, della sua famiglia e della vita a Shevan, un piccolo villaggio di montagna dove tutto scorre ancora con i tempi dettati dalla natura e da riti antichi. Attraverso le parole di un Meddah, un narratore della tradizione, apparirà un affresco appassionato, curioso e rispettoso, che alterna momenti intimi emozionanti e profondi ad altri più leggeri e divertenti per raccontare la nascita, i riti di passaggio, i giochi e le feste, che porteranno gli spettatori ad entrare in contatto con alcuni dei “colori” di questa cultura straordinaria; ma pure con le ansie e le paure, perché sugli armeni di questo villaggio, come su quelli di tutti gli altri villaggi o città, incombe la folle minaccia di una giovane classe dirigente turca portatrice di un’ideologia nazionalista, che sfocerà nella pianificazione e nell’attuazione del più atroce e terribile dei crimini: il genocidio.
E quando il racconto volge al termine in senso tragico e tutto sembra ormai perduto, il Meddah toccherà ancora una volta i cuori con un’ultima storia che consentirà a tutti di tornare a sperare e a respirare.
«La mostruosità di quel genocidio non può e non deve essere solo sostanza della storia del popolo armeno, ma deve diventare parte della coscienza universale perché i morti non smetteranno mai di far sentire la loro voce. – ha raccontato il regista Pino Di Bello – Né dovremmo farlo noi, in loro ricordo, perché solo coltivando la memoria come antidoto, possiamo immaginare, per tutti coloro che verranno, un mondo senza fanatismi, intolleranze e razzismo».
Spettacolo teatrale con Stefano Panzeri
Testo e regia Giuseppe di Bello
Produzione Anfiteatro – Progetto Piattaforma di UnoTeatro
Villa del Grumello ore 18.45
Ingresso alle attività con donazione facoltativa a favore della parrocchia di Rebbio (CO). Si prega di comunicare eventuali rinunce all’indirizzo email parco@villadelgrumello.it per consentire ad altri di partecipare.
Parcheggio: Serra del Grumello con accesso da via Bignanico
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L’Aquila. Si svolgerà sabato 1° aprile alle 17, nella sala Rivera di Palazzo Fibbioni, la conferenza intitolata “Dall’Armenia alla Siria. Solidarietà identitaria e contesto geopolitico”, organizzata da Sol.Id. Onlus per tenere accesi i riflettori sulle due martoriate nazioni poste a oriente del Mediterraneo. L’evento, introdotto dai saluti istituzionali della consigliera comunale Claudia Pagliariccio, ospiterà gli interventi del vicepresidente nazionale dell’associazione Alberto Palladino e del volontario aquilano Marco Mancini.
“L’iniziativa”, riporta il comunicato degli organizzatori, “si inserisce nel quadro delle attività di solidarietà internazionale promosse dalla nostra associazione, che da anni sostiene la battaglia del governo e del popolo siriano contro i tentativi di destabilizzazione dei gruppi terroristici islamisti, spesso foraggiati dai governi occidentali. Il recente terremoto che ha colpito proprio le aree di confine tra Siria e Turchia ha peggiorato ulteriormente la situazione, complice il perdurare delle sanzioni internazionali che rendono più difficili i soccorsi e la ricostruzione del paese. Per questo abbiamo lanciato nelle settimane scorse una raccolta fondi in collaborazione con la comunità siriana in Italia, a cui domani consegneremo proprio all’Aquila anche un carico di aiuti.”
“Oltre alla Siria”, prosegue la nota, “ci siamo occupati di recente anche dell’Armenia, la prima nazione cristiana della storia, impegnata in un conflitto intermittente con l’Azerbaigian per la difesa della propria terra e della propria identità. A tal proposito Sol.Id. ha lanciato in questi mesi una raccolta di linguette di alluminio, tuttora in corso, per sostenere la propria attività nel paese caucasico, il quale si trova ad affrontare una crisi umanitaria nel silenzio della comunità internazionale.”
“Proprio allo scopo di finanziare i progetti della nostra associazione”, conclude la nota di Sol.Id., “la conferenza di domani sarà seguita da un aperitivo solidale che si svolgerà a partire dalle 18:15 presso l’Olimpia caffè, al costo di 10 euro. Tutta la cittadinanza aquilana è invitata a partecipare per offrire un aiuto concreto a due popoli coraggiosi, che meritano tutto il nostro sostegno”.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-03-31 13:35:262023-04-06 13:36:32Conferenza all’Aquila a sostegno dell’Armenia e della Siria: paesi coraggiosi che non vanno dimenticati (Abruzzolive 31.03.23)
Il 24 febbraio 2022, il mondo è stato sconvolto dalla notizia dell’avvio della guerra russo-ucraina, un conflitto che ha già causato decine di migliaia di morti da entrambe le parti e ha provocato la più grande crisi di rifugiati in Europa dalla Seconda guerra mondiale.
In seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, gli Stati Uniti, l’Unione Europea e altri paesi occidentali hanno imposto nuove sanzioni e ampliato le esistenti. Tra queste il divieto per una serie di banche russe di utilizzare il sistema di pagamento internazionale SWIFT, il che ha innescato una crisi finanziaria in Russia e un massiccio boicottaggio internazionale.
Il 9 dicembre 2022, il Canada ha imposto nuove sanzioni contro la Russia accusandola di violazioni dei diritti umani. La decisione include sanzioni contro 33 attuali o ex alti funzionari russi e sei entità coinvolte in presunte “violazioni sistematiche dei diritti umani” contro i cittadini russi che hanno protestato contro l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Passo dopo passo i grandi marchi internazionali dell’abbigliamento, elettrodomestici e prodotti alimentari hanno iniziato ad abbandonare il paese.
“Sono venuto a Yerevan per la prima volta alla fine del 2022. Il primo acquisto che ho fatto è stata la Coca-Cola, all’aeroporto, mi mancava molto il suo sapore”, racconta Lena, 25 anni, da poco trasferitasi a Yerevan da Mosca.
“A dicembre sono venuta a trascorrere qui un periodo di vacanze, ho incontrato i miei amici che si erano trasferiti qui prima e ho capito che era possibile iniziare una nuova fase della mia vita trasferendomi in Armenia”, racconta.
Lena di professione è stilista, ha trovato un lavoro in Armenia, ma ha iniziato anche ad occuparsi di commercio al dettaglio.
“Aiuto i miei conoscenti a Mosca a comprare vestiti e scarpe di marca. Ad esempio, se qualcuno vuole un articolo che non è disponibile in Russia, lo compro qui in Armenia e a volte dalla vicina Georgia e lo spedisco a Mosca. Il mio servizio non è gratuito, ovviamente la percentuale che trattengo è minima, ma guadagno una certa somma che mi permette di pagare l’affitto della mia casa qui”, dice Lena.
È lei stessa a sottolineare come molti altri connazionali si guadagnano da vivere così. A suo avviso il numero di cittadini russi che si trasferiscono in Armenia, fanno acquisti a Yerevan e consegnano in Russia è in crescendo. Oggi in Armenia esistono diversi servizi di consegna. In media, i più veloci consegnano in una settimana gli articoli in qualsiasi punto della Russia direttamente all’indirizzo indicato. Il servizio ha un costo di circa 20 euro per spedire un kg di merce. Lena però non si lamenta della tariffa, dice che non è male per la sua attività.
“Consegno soprattutto vestiti: in un kg ci stanno molte cose. Inoltre, è anche sicuro consegnare in questo modo. I pacchi vengono trasportati rapidamente e senza danni e consegnati direttamente a casa del cliente. Vale sicuramente la pena pagare un po’ di più, ma lasciare il cliente soddisfatto”.
A differenza di Lena, il quarantenne Igor – che vive in Armenia da un anno – preferisce effettuare le consegne in Russia tramite veicoli che trasportano passeggeri. Dice che, anche se l’ordine può arrivare tardi, è più conveniente.
“Ho un accordo personale, non posso parlare di prezzi, ma sono soddisfatto. Spedisco caffè e vitamine. Sono merci pesanti, non posso permettermi la consegna per via aerea, altrimenti non ci guadagnerei nulla”, dice. Ciononostante, sottolinea Igor, ogni volta che deve effettuare una consegna via aerea c’è la fila: “Ci sono almeno 2-3 persone in fila. Non dico che tutti facciano affari, che guadagnino soldi, no, ma molte persone comprano articoli di marca dall’Armenia e inviano regali ai loro parenti che vivono lì. Sai, quando ero bambino, ricordo che gli armeni venivano a vivere e lavorare nel nostro paese e compravano da noi regali da portare in Armenia, dicendo che questo e quello non c’erano in Armenia. Ora i tempi sono cambiati, veniamo in Armenia per lavorare e comprare diverse cose, perché non sono disponibili in Russia”, osserva l’uomo con una risata.
In generale, secondo il ministero dell’Economia dell’Armenia il reinsediamento netto di cittadini russi in Armenia è stato, nell’ultimo anno, di 108-110 mila persone: cioè molti russi si sono trasferiti in Armenia e sono rimasti a risiedervi permanentemente.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-03-31 13:33:482023-04-06 13:34:46Da Yerevan a Mosca, il business dei vestiti di marca (Osservatorio Balcani e Caucaso 31.03.23)
Ha preso il via ieri la 16ma sessione della commissione intergovernativa tra Armenia e Russia sulla cooperazione tecnico-militare. Lo rende noto l’agenzia di stampa “Armenpress”, sulla base di quanto riferito su Facebook dall’addetto stampa del ministero della Difesa armeno.
Il viceministro della Difesa di Erevan, Karen Brutyan, ha spiegato di auspicare che durante la sessione si possano svolgere “efficaci discussioni” per il rafforzamento delle relazioni tecnico-militari bilaterali tra i due Paesi.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-03-29 14:25:452023-03-30 14:28:22Armenia-Russia, una commissione intergovernativa discute di cooperazione militare (Agenzianova 29.03.23)
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