Con la Russia impegnata in Ucraina, il Nagorno-Karabakh ora teme una nuova guerra (Espresso 21.08.22)

Nella regione indipendentista ci si prepara a un imminente attacco da parte dell’Azerbaigian, che potrebbe approfittare dell’attenzione di Mosca concentrata sull’altro fronte. E l’Armenia non è pronta alla difesa

In Armenia il terzo brindisi è per chi non c’è più, per coloro che ci hanno preceduto e ci hanno permesso di essere qui a raccontare. Ogni famiglia ha i suoi, morti durante il genocidio perpetrato dai turchi a inizio Novecento, in terra straniera in seguito alla diaspora o nei conflitti degli ultimi trent’anni. Nei primi giorni della guerra dell’autunno 2020 tra le montagne del Nagorno-Karabakh

 

 

RASSEGNA STAMPA LUGLIO 2022

Lo strano trionfo di Cristo nelle sconfitte degli armeni (Tempi 30.07.22)

Rosa Linn, con Snap è diventata l’artista armena più amata al mondo: il video (Skytg24 29.07.22)

Turchia, tutti i cittadini sotto sorveglianza (Osservatorio Balcani e Caucaso 29.07.22)

MOSTRA ARMENA AD AOSTA: TRA L’EST E L’OVEST C’È ARSHAK (La Stampa 29.07.22)

Armenia amara (Il Folgio 28.07.22)

Mkhitaryan: “Mi è dispiaciuto lasciare Roma. Mourinho ha provato a trattenermi” (Siamolaroma.it 28.07.22)

Jerevan: l’ambasciatore Di Riso alla cerimonia di inaugurazione della 33ma edizione delle Olimpiadi Internazionali di Biologia (Aise 28.07.22)

Armenia – Turchia: lento riavvicinamento (Osservatorio Balcani e Caucaso 28.07.22)

Il card. Sandri invita gli armeni a non dimenticare Mechitar (Korazym 26.07.22)

ARTE. DA VENERDÌ, SARKISSIAN IN MOSTRA AL CENTRO SAINT-BÉNIN AOSTA (Regione.vda.it 24.07.22)

Riccardo Giagni: “Quel canto armeno per Marco Bellocchio” (news.cinecitta 22.07.22)

Involtini con piadine: da una ricetta armena l’idea più gustosa che tu possa immaginare Pianetadonne (21.07.22)

Inna Sahakyan • Regista di Aurora’s Sunrise (Cineuropa 21.07.22)

Sandri all’ Assemblea Generale della Congregazione Armena Mechitarista (Vaticanews 20.07.22)

Armenia: essere madri single (Osservatorio Balcani e Caucaso 20.07.22)

Il Golden Apricot Festival chiude la sua 19ma edizione con la vittoria di Return To Dust e Sonne (Cineuropa.org 19.07.22)

Ministro esteri armeno in visita a Varsavia (Ansa 19.07.22)

GAIFF Pro annuncia i suoi vincitori (Cineuropa.org 19.07.22)

Nagorno Karabakh: da Consiglio d’Europa nessun sostegno a Erevan (Asianews 18.07.22)

L’Armenia sperimenta la raccolta differenziata (Euronews 17.07.22)

I primi colloqui tra i ministri dalla guerra del 2020 (Bluewin.ch 16.07.22)

Narek e la guerra del Nagorno Karabakh (Pressenza 14.07.22)

Turchia e Armenia, l’importanza della normalizzazione dei rapporti (Eastwest.eu 14.07.22)

Fra Erevan e Ankara un disgelo di convenienza, più che per convinzione (Asianews 13.07.22)

Il trio Janabarh in concerto al chiostro Albini dei musei Eremitani (Padovaoggi 13.07.22)

Armenia: l’ambasciatore Di Riso visita gli scavi della missione italiana (Asie 11.07.22)

Stills of Peace and Everyday Life: Italia e Armenia, presentata la IX edizione della rassegna tra Atri e Pescara (Ekuonews 08.07.22)

Tutto pronto per il 19° Golden Apricot Festival (cineuropa.org 08.07.22)

Stills of Peace: Italia e Armenia, una ricerca del senso del contemporaneo (Collezionadatiffany 08.07.22)

Sonig Tchakerian, un’artista con il cuore e la musica tra Armenia e Italia (musicvoice 04.07.22)

TURCHIA. NORMALIZZAZIONE DELLE RELAZIONI CON L’ARMENIA (Notizie Geopolitiche 03.07.22)

I Dabaghyan Quintet in concerto con il duduk, strumento tipico della tradizione armena (Modenatoday 01.07.22)

L’AMBASCIATRICE DELL’ARMENIA AD AVIGLIANA (Valsusaoggi 01.07.22)

TURCHIA E ARMENIA: la normalizzazione passa per Baku? (East Journal 01.07.22)

Ucraina: le contraddizioni dell’Armenia (Lindro 01.07.22)

Antonia Arslan: «In Ucraina la stessa follia del genocidio armeno. Stupido paragonare Putin a Hitler» (Il Gazzettino 28.06.22)

PADOVA – Nella sua casa nel cuore di Padova si respira un’aria orientale. Tra tappeti, arazzi e libri dappertutto, Antonia Arslan, 84 anni, fa colazione con un pezzetto di pane e una marmellata greca di zucca. Anche nel sapore c’è qualcosa legato all’Oriente. «Me l’ha portata mia figlia, che vive in Grecia». Ma il dolce si esaurisce con lo spuntino. La realtà di queste settimane è ben altra.

Antonia Arslan, tempi difficilissimi
«Cerco di vedere, come è nella mia natura, e come sono abituata, il bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. Certo, è senz’altro banale ciò che dico, ma trovo che sia anche saggio. In tutte le epoche dell’Umanità, ci sono crisi, pericoli, improvvisi drammi. E quindi non mi meraviglio. Una volta i conflitti erano frequentissimi. Ricordiamolo. Scandalizzarsi su quanto sta accadendo; enfatizzare questi eventi è pericoloso ed inutile perchè toglie alle persone sensibili quell’equilibrio che è necessario per affrontare l’imprevisto».

Non è poi così facile mantenere l’«equilibrio» di questi tempi…
«Ed è pericoloso. In questo momento vi è un ossessivo attaccamento alla propria opinione. Quasi come fosse un vestito. La gente sembra abbia indossato un’idea e che questa sia inscalfibile. Io credo, invece, al dialogo, che non vuol dire condividere i propri pensieri. Vuol dire comprendere la posizione altrui».

Insomma, dobbiamo tornare a cogliere l’altro
«Esattamente. È nella tendenza di noi uomini avere rapporti sociali. Essere prigionieri delle proprie idee è sinonimo di isolamento. Perchè rifiutare il contatto con l’Altro?»

Come vede il ruolo dei massmedia?
«Dovrebbero alleggerire i toni soprattutto dopo la guerra in Ucraina. Questa non è la prima nè sarà l’ultima delle guerre. Che la Russia, con Putin, sia l’aggressore non c’è da dubitarne, ma paragonarlo a Hitler è una stupidaggine».

Perchè?
«Perchè alleggerisce il ruolo di Hitler, appesantisce quello di Putin. Ma soprattutto alleggerisce quello del Fueher. Putin puoi paragonarlo ad Attila, certo fai pure. Ma Hitler no!»

La impressionano le immagine di guerra nei tv e nei giornali?
«Non particolarmente. Rivedo le immagini del genocidio armeno. Le classifico come un’altra delle follie umane. È chiaro che sono immagini orrende, ma è altrettanto evidente che proiettarle continuamente, magari intervallandole con un po’ di pubblicità, non rende nè giustizia, nè rispetto per le persone. Impressiona. E poi ci si assuefà. Ci si abitua».

La banalità del male?
«C’è in giro una facile irascibilità. Un disagio epidermico. Gente che si arrabbia se la sfiori, altri che ti guardano storto se tossisci. Ci sono una sottile ansia e una paura concreta per la propria vita. Lo è per tutti. La morte è quello che è, e ci aspetta lì. Lo sappiamo tutti, però quest’ansia sottile è ben presente. È una cupezza che fa fatica a dissiparsi».

Cosa ci ha lasciato la pandemia?
«Per molte persone è diventata una ossessione. Non parlo di comportamenti paradossali che ci sono e ci saranno sempre. Invece, se proprio dobbiamo fare un confronto, facciamolo tenuto conto delle tragedie legate alle epidemia del passato. Allora la gente moriva a grappoli…»

Malessere, disturbo, rabbia. Poi dietro l’angolo scatta l’intolleranza.
«Quando hai letto, studiato, ascoltato le testimonianze di amici e parenti e sei cresciuta in un ambiente che esce da un genocidio; che ti porti la cicatrici sulla pelle e te le porti dentro di te, a questo punto di fronte a te, pensando ai bambini affamati, alle violenze, ritornano solo angosce mai sopite».

Quanto importante è la memoria?
«La memoria è la nostra arma più forte. Quanto è importante sapere e ricordare! Lo dico sempre ai ragazzi nelle scuole: non crediate che vi venga a parlare del genocidio armeno. Prima di tutto capiamo cosa vuol dire la parola genocidio lemma inventato nel 1944 da un ebreo che sapeva e studiava gli armeni (Raphael Lemkin ndr). Genocidio armeno e Shoah sono profondamente collegati».

Ma stiamo facendo di tutto per preservarla?
«Spesso prevale la tendenza celebrativa a discapito di quella conoscitiva. Ai ragazzi bisogna saper raccontare, altrimenti è un rituale».

Il problema non potrebbe essere che a poco a poco i testimoni non ci sono più?
«Credo che la cosa più importante debba essere fatta a scuola, seduti, studiando e non tanto nei viaggi che si trasformano in una vacanza. Per il genocidio armeno la questione dei testimoni è a dir poco chiusa. Nei giorni scorsi è morta una delle ultime. Ma bisogna continuare a parlarle, perchè queste due memorie incrociate, quella ebraica e quella armena, sono quelle che in qualche modo ti indicano una strada, ti indicano quello che devi evitare, ti indicano i pericoli che anche tu, ragazzo del Duemila, devi conoscere. Attenzione a non voltarsi dall’altra parte».

Sta parlando del concetto di indifferenza che cita spesso Liliana Segre?
«No. Quelli che si voltano dall’altra parte non sono indifferenti. È gente che sa, ma prevale l’avidità. Lo dico anche ai ragazzi, la scelta è vostra. Gli eroi, i Giusti, sono pochissimi».

Che cos’è oggi l’Armenità…
«Rappresenta una ferita dolente perchè l’Armenia oggi è in una drammatica crisi ed è in pericolo. È una questione sottovalutata da tutti i media basti pensare a quello che è successo due anni fa nel Nagorno Karabagh (lo scontro tra armeni e azeri per la conquista di parti del territorio di quest’area). Ora c’è un cessate il fuoco che viene continuamente violato. E intanto Erdogan in appoggio agli azeri ha detto che si deve finire il lavoro».

Esiste ancora un ruolo di Venezia con i suoi legami con il mondo armeno?
«Potrebbe avere una voce. Venezia nella mente degli armeni è uno dei tre poli della rinascita armena dopo Costantinopoli (Istanbul ndr), Tiflis (Tbilisi oggi). Venezia è luogo di radici religiose con i mechitaristi, luogo di pensiero e di rinnovamento nazionale con la rinascita della nostra lingua. E tutto ciò è sopravvissuto al genocidio.

Ora a che cosa sta lavorando?
«Stavo pensando di fare un libretto sul terrorismo a Padova visto che ne sono stata testimone diretta lavorando nell’ambiente dell’Università di Padova. Ci sto pensando ma penso anche che possa essere un po’ faticoso. Confesso che mi sta venendo voglia di scrivere un libro su mio padre e il rapporto che avevo con lui. Era un uomo di prima generazione, quella che aveva rifiutato di riflettere sullo sterminio. Una generazione del silenzio. Del silenzio totale. Tante cose mi frullano per la testa. Alla fine vedrò se ce la farò».

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ARMENIA-AZERBAIJAN/ “Con la tregua garantita da Mosca, ora la pace è possibile” (Ilsussidiario 06.05.22)

Con il rischio di una guerra nucleare, i conflitti locali, quelli che coinvolgono piccoli paesi e popolazioni non numerose, finiscono nel dimenticatoio. È il caso di Armenia e Azerbaijan, che solo due anni fa sono stati coinvolti in un conflitto che ha causato migliaia di morti. Adesso il presidente armeno ha annunciato la firma di un accordo di pace con l’Azerbaijan che ha fatto scattare furiose proteste popolari nel suo Paese. Circa duecento manifestanti sono stati arrestati, le strade bloccate nella capitale Yerevan con accampamenti e barricate.

L’accordo in questione, ci ha detto in questa intervista Pietro Kuciukian, console onorario armeno in Italia, “vuole mettere fine al duraturo conflitto per il controllo del Nagorno-Karabakh, un territorio separatista che si trova in Azerbaijan, ma popolato soprattutto da armeni e controllato dall’Armenia dall’inizio degli anni Novanta. Purtroppo l’Armenia ha perso l’ultima guerra e deve prenderne atto, anche perché si tratta di salvare vite umane”.

In Armenia continuano le proteste antigovernative, l’opposizione chiede le dimissioni del primo ministro Nikol Pashinian. In cosa consiste il trattato che si vuole firmare?

È un accordo di pace tra due Paesi che sono stati in guerra. L’Armenia rinuncia a proteggere il Karabakh, è una scelta coraggiosa, ma giusta. Pashinian è interessato a salvare vite umane, perché conoscendo gli azeri è facile che fra qualche tempo attacchino nuovamente. Salvare il salvabile è una strada obbligata quando hai perso una guerra. Perderne un’altra non sarebbe accettabile, nell’ultimo conflitto sono morti 4mila giovani armeni in un Paese che ha tre milioni di abitanti. Significa aver perso quasi una generazione.

È molto difficile rinunciare, non trova?

Abbiamo perso la guerra, è un dato di fatto. Sappiamo come è andata, l’Azerbaijan ha ricevuto l’aiuto della Turchia che l’ha armata.

Tra chi si oppone a questa firma, c’è chi dice che l’Armenia rischia la sua stessa esistenza. Parole esagerate? Propaganda dell’opposizione per rovesciare il governo in carica?

Se si fa un trattato di pace si firmano certe condizioni che riconoscono l’esistenza del Paese che firma, in questo caso l’Armenia. Quella che lei riporta mi sembra una frase campata in aria. Certo, dispiace aver perso la guerra ma è così andata, è una protesta assurda.

Tra l’altro l’Azerbaijan ha minacciato che se l’Armenia non firma, non ne riconoscerà i confini, quindi sarà guerra?

Gli azeri continuano a dire oscenità sugli armeni, è inutile anche starli a sentire, hanno sempre minacciato il nostro Paese e sempre lo faranno.

Ma la popolazione armena nel Karabakh sarà protetta o subirà la persecuzione azera?

Al momento è protetta dai peace keeper russi, è stato firmato un trattato che deve durare cinque anni. Ne sono passati tre e mezzo. Se una delle tre parti, Azerbaijan, Armenia e Russia, che hanno firmato, disdice la tregua tutto può ricominciare.

Non pensa possa esserci un’evacuazione di massa della popolazione armena?

Non so dirlo. Se gli azeri disdicono la tregua cosa possono fare? O si fanno ammazzare o scappano, non hanno molte alternative. A meno che una potenza internazionale venga in aiuto degli armeni, ma fino a oggi non è mai successo.

Lo ha fatto la Russia.

Esatto, l’unica protezione che hanno gli armeni è da parte della Russia.

Adesso Mosca è impegnata in Ucraina: c’è un calo di attenzione nel Caucaso meridionale?

Fino ad ora no. I peace keeper non sono moltissimi, 2mila uomini, non è un numero che non possono permettersi di mantenere tra Azerbaijan e Armenia.

Non c’è il rischio che le due situazioni possano interferire fra loro?

L’unico modo è un intervento turco. Ankara sostiene gli azeri, ma anche gli ucraini. In realtà c’è un gioco delle parti sbalorditivo.

In che senso?

Russi e turchi si ammazzano e si amano, si fanno la guerra in Siria, Iraq, Ucraina e Armenia. È un rapporto impossibile da spiegare. Apparentemente è una politica nuova, ma credo sia sempre esistita sotto banco, essere amici-nemici. Oggi la differenza è che viene giocata in maniera manifesta e questo impressiona.

(Paolo Vites)

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L’Alba nel ”Giardino delle Rose” con Paolini e Ziliotto, il Trekking alla scoperta della tradizione armena del Duduk. Gli eventi speciali de I Suoni delle Dolomiti (Ildolomiti 05.05.22)

TRENTO. Un’alba con Marco Paolini, accompagnato alla chitarra da Alberto Ziliotto, mentre Mario Brunello e Gevorg Dabaghyan durante tre giorni di cammino nelle Dolomiti di Brenta esploreranno la millenaria tradizione musicale armena. Sono questi i due progetti speciali inseriti nel calendario de I Suoni delle Dolomiti, un festival composto da 17 appuntamenti tra il 22 agosto e il 23 settembre.

“Ogni evento de I Suoni delle Dolomiti – commenta Mario Brunello, direttore artistico della manifestazione arrivata alla sua edizione numero 27 – ha una speciale carica di magia: il sentiero percorso a pochi passi da un musicista, il silenzio, la musica che si insinua tra le rocce, la discesa a valle con il bagaglio di emozioni di una performance che per sua natura non sarà la stessa in nessun altro luogo”.

E nel calendario trovano spazio anche progetti speciali che nascono per far incontrare e dialogare ai piedi delle Dolomiti musicisti interpreti di generi musicali molto diversi tra loro e in luoghi e situazioni ambientali molto particolari e che quest’anno coincidono con L’Alba delle Dolomiti e il Trekking de I Suoni delle Dolomiti (Qui articolo).

A fare da scenario per l’Alba saranno quest’anno le quinte di roccia del Gruppo del Catinaccio, quel “Giardino delle Rose” che ha ispirato le più belle e antiche leggende della tradizione ladina. Una visione magica quando i primi raggi del sole colpiscono queste pareti, da ammirare in questa occasione dal balcone del Prà Martin, poco sopra la spianata del Ciampedìe. Un punto panoramico che guarda sulle cime del Catinaccio “così vicine che pare poterle quasi toccare” e raggiungibile da Vigo di Fassa in funivia.

Si riempie di magico pathos questo particolare momento sospeso, in cui le prime luci dell’alba si incontrano con il buio della notte. Un momento che tocca corde profonde e va assaporato in religioso silenzio al cospetto della natura e della sua bellezza. Niente retorica, niente superfluo, solo un momento di verità, che sono poi gli ingredienti del progetto speciale che Marco Paolini ha scelto di dedicare al pubblico sulla terrazza naturale di Prà Martin attorno alle 6.30 del prossimo 29 agosto.

Accompagnato alla chitarra da Alberto Ziliotto, la voce di Paolini ricorderà lo scrittore Luigi Meneghello (1922 – 2007). Dalle letture delle pagine del libro Piccoli maestri, prenderanno vita frammenti di vite vissute, come quella del giovane studente vicentino salito in montagna per fare il partigiano seguendo l’esempio di Antonio Giuriolo, professore senza cattedra. “Un racconto di resistenza senza retorica e personale che sa parlare ad ogni generazione”, la dedica di Paolini in attesa di incontrare il pubblico alle prime luci del sorgere del giorno è rivolta soprattutto “ai giovani, quelli che lo vorranno ascoltare”.

Echi di musiche che parlando di storia, di tradizione e di sacralità si innalzano sulle cime delle Dolomiti di Brenta per quello che è l’appuntamento che maggiormente incarna lo spirito de I Suoni delle Dolomiti. Quel ponte in equilibrio fra natura e musica, raccoglimento intimo e condivisione, fatica e riposo, che viene gettato attraverso l’esperienza del Trekking dei Suoni, in calendario dal 10 al 12 settembre.

I partecipanti al trekking (evento a numero chiuso) si muoveranno lungo i sentieri del Gruppo delle Dolomiti di Brenta, toccheranno cime, attraverseranno nevai, scopriranno la vita dei rifugi alpini e si imbatteranno in angoli sconosciuti del grande gruppo dolomitico assieme alle Guide alpine di Madonna di Campiglio.

E con loro, cammineranno, strumenti in spalla, anche i musicisti: Mario Brunello – tra i più importanti esponenti di una musica classica capace di tornare a essere punto di riferimento per il sentire contemporaneo – con Gevorg Dabaghyan, tra i più grandi rappresentanti della tradizione armena del Duduk.

Si tratta di un progetto che intreccia in un ricamo le note del violoncello con le atmosfere evocate dal Duduk, strumento ad ancia in legno di albicocco, testimone della cultura musicale della tradizione armena di cui Dabaghyan è uno fra i maggiori esponenti. Melodie che affondano le radici nella millenaria storia della musica d’Armenia in dialogo con la musica occidentale.

Un incontro sublimato, dopo tre giornate di cammino, nel concerto conclusivo del trekking, nella scenografica val Brenta al cospetto delle cime dolomitiche, sui prati di Malga Brenta Bassa, quando ai due musicisti si uniranno le voci del National Chamber Choir of Armenia assieme al Dabaghyan Duku Trio, veri monumenti della cultura d’Armenia. Un concerto che evoca echi di antiche melodie di monasteri armeni accanto a polifonie sacre europee con accenni a canti e balli della tradizione popolare che affondano le radici nella storia di antichi continenti.

Un’iniziativa a pagamento al costo di 430 euro, quota che comprende i pasti – alcuni saranno al sacco – pernottamenti e prime colazioni nei rifugi, accompagnamento e assistenza delle Guide Alpine, transfer, t-shirt del festival. A carico degli iscritti le bevande e il sacco lenzuolo. Iscrizioni a partire dalle 10 del 21 giugno (Qui info).

I Suoni delle Dolomiti sono una serie di appuntamenti organizzati da Trentino Marketing e dalle Aziende per il turismo val di Fassa, val di FiemmeSan MartinoPasso RollePrimiero Vanoi, Madonna di Campiglioval di Non e Dolomiti Paganella con la collaborazione di Sat, associazione RifugiMuseGuide alpineSoccorso alpino e Croce rossa.

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MILANO – dal 5 al 7 maggio 2022 – George Pehlivanian e l’Orchestra “I Pomeriggi Musicali“

Indirizzo e contatti

Teatro dal verme

 0287905

Sito Web

Quando

dal 05/05/2022

al 07/05/2022 Guarda le date e gli orari

Prezzo
20/9 euro

 

di Daniela Zacconi

Giovedì 5 e sabato 7 maggio al Teatro Dal Verme l’Orchestra “I Pomeriggi Musicali“ torna a essere diretta dal franco-americano George Pehlivanian (nella foto) in una locandina che si apre con la Sinfonia “Classica“ che Prokofiev scrisse immedesimandosi negli ideali del Classicismo viennese. Il canto liturgico e la musica popolare occhieggiano poi dalla “Suite Armena“ di Padre Komitas, mentre l’”Italiana“ di Mendelssohn riflette le suggestioni del viaggio in Italia dell’Amburghese.

I Pomeriggi in anteprima: prova generale aperta giovedì 5 maggio, ore 10 (10/8 euro)

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Date e orari

TEATRO DAL VERME

Via San Giovanni Sul Muro, 2, Milano, MI, Italia

dal 05/05/2022 al 07/05/2022

di Giovedì dalle 20:00 alle 23:00

dal 05/05/2022 al 07/05/2022

di Sabato dalle 17:00 alle 19:00

Armenia, proteste nella capitale per il timore di una concessione del Karabakh all’Azerbaijan (Euronews e altri 3, 4 e 5 .05.22)

Nessuna concessione all’Azerbaijan sulla regione del Nagorno Karabakh, come invece ha lasciato intendere domenica il primo ministro armeno Nikol Pashinyan.

È questa la richiesta dei manifestanti che sono scesi per il secondo giorno di fila in piazza a Yerevan, capitale dell’Armenia, chiedendo le dimissioni di Pashinyan.

Il motivo delle proteste

Alla base delle proteste c’è il sospetto che Pashinyan voglia concedere la porzione di territorio del Karabakh a Baku, dopo aver annunciato domenica al parlamento che “la comunità internazionale si aspetta dall’Armenia una descalation”. Una dichiarazione che ha portato in piazza già ieri migliaia di persone, molti con cartelli con su scritto “Karabakh”.

“Qualsiasi concessione politica del territorio all’Azerbaijan per noi è inaccettabile“, ha affermato il vicepresidente del parlamento e leader dell’opposizione Ishkhan Sagatelyan. “Pashinyan ci ha tradito e se ne deve andare”, ha detto ai giornalisti durante le proteste di domenica, sostenendo che queste “porteranno al rovesciamento del governo molto presto. Invito gli studenti a non andare a lezione e i cittadini a scioperare. Il traffico verrà bloccato in tutta la zona centrale di Yerevan”.

Invito accolto questa mattina dai cittadini. A cui però hanno risposto le forze dell’ordine con svariati arresti. “La polizia ha ricevuto un ordine politico e quindi sta agendo con la forza della repressione“, ha denunciato questa mattina un deputato del partito di opposizione, che sta guidando le proteste. “Ma questo non ci fermerà”.

La regione contesa

Non sono nuove le rimostranze dei cittadini armeni contro il governo. Già nel novembre 2020 si erano accese rivolte subito dopo l’annuncio di un accordo siglato da Armenia, Azerbagian e Russia per il cessate il fuoco di un conflitto durato di sei settimane e causa di più di 6.000 morti.

Un accordo che Pashinyan definì “incredibilmente doloroso sia per me che per il nostro popolo”, in quanto prevedeva l’attribuzione all’Azerbaijan dei territori conquistati durante il conflitto.
“Oggi viene tracciata una svolta nella risoluzione del lungo conflitto. L’occupazione dei territori azeri sta giungendo al termine e la soluzione sarà vantaggiosa sia per il popolo dell’Azerbaigian, sia per il popolo dell’Armenia e per tutti i popoli della regione” dichiarò da Baku il presidente azero Ilham Aliyev.

L’impressione è dunque quella di una vittoria dell’Azerbaijan e di una sconfitta dell’Armenia. I due Paesi si contendo il territorio a maggioranza armeno dal 1921, da quando l’Unione sovietica lo assegnò all’Azerbaijan.

Nel 1991, crollata l’Urss e venuto meno il suo controllo, i cittadini armeni dichiararono tramite referendum, disertato dagli azeri, la Repubblica autonoma del Nagorno Karabakh, non riconosciuta dalla comunità internazionale.

Nella guerra combattuta tra il 1992 e il 1994 morironopiù di 30.000 persone. Finché nel 1994 venne siglato un accordo con la sovrintendenza di russi, francesi e inglesi del gruppo di Minsk, per una tregua che la guerra dell’autunno 2020 ha dimostrato fragile.

Passato un anno e mezzo di relativa tranquillità, dopo la guerra dell’autunno 2020, lo scorso marzo gli azeri hanno catturato un villaggio strategico occupato dai separatisti armeni, uccidendo tre battaglioni. Un attacco che ha spinto il governo di Yerevan a cedere sul territorio del Karabakh. “Il conflitto nella regione non è una questione territoriale, ma di diritti della popolazione locale di etnia armena”, ha detto il ministro degli esteri Ararat Mirzoyan.

Una soluzione non accettata dai cittadini armeni, che da due giorni riempono le piazze della capitale per far crollare il governo. E che, stando alle parole dei membri dell’opposizione, non si fermeranno prima di aver raggiunto l’obiettivo.

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Comabbio racconta l’Armenia ritorna con una nuova edizione (Verbanonews 05.05.22)

Tutto è pronto per l’inizio di “Comabbio racconta l’Armenia”, la manifestazione culturale dedicata alla scoperta del Paese punto di incontro tra Europa e Asia. La seconda edizione accompagnerà i partecipanti in un viaggio nella musica tradizionale armena, con concerti e laboratori, ma sarà anche un’occasione per conoscere la storia a e il territorio dell’Armenia grazie agli interventi di docenti, scrittori, guide e fotografi.

Comabbio racconta l’Armenia, il programma

Si comincerà la sera di venerdì 13 maggio. Nella chiesa di San Martino a Vergiate alle 21 si terrà il concerto inaugurale con Yenelina Arakelyan, soprano, e Saténik Shahazizyan-Simonyan, all’organo. Le due musiciste si esibiranno in brani tradizionali scritti dai compositori armeni V. Komitas, M. Yekmalyan e A. Babajanian.

Il giorno dopo, sabato 14 maggio, in sala Lucio Fontana a Comabbio alle 9:30 ci sarà l’inaugurazione di Comabbio racconta l’Armenia con i saluti dell’amministrazione comunale e dell’Ufficio scolastico territoriale di Varese. Subito dopo, dalle 10 fino alle 13, si potrà partecipare al laboratorio di ascolto e composizione musicale a cura del compositore Matteo Manzitti. L’iniziativa sarà dedicata al lavoro e alla figura di padre Komitas: sacerdote armeno vissuto a cavallo tra ‘800 e ‘900 e tra le figure più importanti nel panorama culturale del suo Paese. Nel pomeriggio, il programma riprenderà alle 15, sempre in sala Fontana, una conferenza sul territorio armeno dal titolo “Viaggio in Armenia: luoghi, incontri, esperienze ai piedi dell’Ararat” a cura di Nadia Pasqual, autrice della guida Armenia e Nagorno Karabakh (Polaris). Alle 16 si terrà invece la conferenza “Il genocidio armeno. Memoria e negazione come fattori identitari di Armenia e Turchia” a cura del docente e fotografo Jacopo Santini. Alle 18 nel cortile di Casa Marini Balbi, in via Garibaldi 634, ci sarà un concerto completamente dedicato alla musica di padre Komitas. Si esibiranno il soprano Yenelina Arakelyan, Saténik Shahazizyan-Simonyan al pianoforte e Ariane Llor al clarinetto. Il concerto sarà presentato da Marco Ruffilli. La stessa sera alle 21 ci sarà anche un appuntamento a Varese, al salone estense in via Sacco, con un concerto degli studenti del festival Echi urbani. Con la partecipazione di Yenelina Arakelyan, Saténik Shahazizyan-Simonyan e Corinna Canzian.

Domenica 15 maggio alle 9:30 in sala Lucio Fontana a Comabbio si riprenderà con un workshop per studenti aperto al pubblico dal titolo “Krunk e la musica armena: i quartetti d’archi di Komitas” e a cura della violinista Corinna Canzian. Gli allievi del workshop si esibiranno in un concerto alle 12:30. La manifestazione riprenderà nel pomeriggio alle 14:45 in sala Fontana con una conferenza a cura dell’autore Agop Manoukian sul tema della presenza armena in Italia tra il 1915 e il 1920, a seguito del genocidio. Alle 15:45 una seconda conferenza a cura di Aldo Ferrari, armenista e professore ordinario all’Università Ca’ Foscari di Venezia, affronterà il tema della presenza secolare degli armeni nella città lagunare. Lo storico dell’arte Marco Ruffilli alle 16:45 continuerà la discussione con un approfondimento sulle testimonianze artistiche della lunga presenza armena a Venezia. Gli incontri si chiuderanno alle 17:30.

In entrambe le giornate, a pranzo si potranno gustare i piatti tipici della tradizione armena nei ristoranti convenzionati.

Comabbio racconta l’Armenia non finirà qui. Dal 20 al 22 maggio, infatti, la manifestazione si sposterà a Venezia, dove si potrà visitare insieme il padiglione armeno alla Biennale, ma anche visitare le testimonianze artistiche della presenza armena nella città. Il programma dettagliato si può consultare a questo link.

«Conoscere l’altro per imparare pensiero critico e rispetto»

«L’Amministrazione comunale – spiega Marina Paola Rovelli, sindaco di Comabbio – è lieta di presentare questi eventi che raccontano il mondo armeno, una civiltà dalla cultura millenaria, a prosieguo della rassegna svoltasi nel 2021, un anno compromesso dalla pandemia mondiale, ma che ci ha comunque consentito di mettere in campo nuove strategie di comunicazione, creando modalità di fruizione diverse».

«La conoscenza dell’altro – aggiunge la prima cittadina –, del “diverso”, del mondo fuori di noi ci permette di avere gli strumenti per elaborare un pensiero critico e indipendente, oltre che ad imparare il rispetto. Dovere della comunità educante, tra cui la pubblica amministrazione è creare momenti e possibilità per i cittadini, affinché queste occasioni si moltiplichino. Questo progetto è un’ottima occasione per farlo e la partecipazione di illustri esperti dimostra la condivisione del nostro obiettivo. Attraverso la cultura, la musica, la storia, le tradizioni e anche la cucina si può meglio comprendere chi abbiamo di fronte e anche chi siamo. Se vogliamo crescere e migliorare dobbiamo sforzarci di non chiuderci, solo l’apertura al mondo e il nostro desiderio di conoscenza ci consentiranno di farlo».

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Cava de’ Tirreni, “Una famiglia armena”: il libro di Laura Ephrikian sarà presentato l’11 maggio all’Istituto Superiore “De Filippis” (Ulisseonline 04.05.22)

 

Il prossimo mercoledì 11 maggio, alle ore 10,30, si terrà la presentazione del libro “Una famiglia armena” di Laura Ephrikian, presso la Sala Biblioteca dell’Istituto “Federico De Filippis”, in via Filangieri a Cava de’ Tirreni.

L’autrice Laura Ephrikian racconta con cura, passione a amore il suo passato e le sue origini armene. Un passato che è diventato sempre più prezioso e che, ad oggi, riesce a comprendere maggiormente con differente maturità e spirito di osservazione. Il manoscritto, con postfazione di Walter Veltroni ed edito da Spazio Cultura Edizioni, ripercorre la meravigliosa storia d’amore dei nonni Akop e Laura tramite le lettere che si scambiavano. Ma non solo, anche il rapporto di Laura con i suoi genitori è uno dei temi trattati nel libro.

L’evento, organizzato dalla testata giornalistica Ulisse on line del direttore Pasquale Petrillo, in collaborazione con il Centro Aggregazione Anziani E. Abbro di Pregiato, vedrà il saluto e l’introduzione della dirigente scolastica dell’Istituto di Istruzione Superiore “De Filippis- Galdi”, Maria Alfano, e la partecipazione, oltre all’autrice Laura Ephrikian, del saggista Luigi Gravagnuolo, già sindaco di Cava de’ Tirreni, e degli studenti del “De Filippis”, con la moderazione degli interventi di Carolina Milite, redattrice di Ulisse on line.

La presentazione è riservata, nel rispetto dei limiti e degli obblighi per le disposizioni anti-covid, agli alunni dell’Istruito “De Filippis – Galdi” nonché ad un numero ristretto di ospiti, fra cui quelli in rappresentanza del Centro Aggregazione Anziani di Pregiato.

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George Pehlivanian e l’Orchestra “I Pomeriggi Musicali“ (Vivimilano 04.05.22)

Indirizzo e contatti

Teatro dal verme

 0287905

Sito Web

Quando

dal 05/05/2022

al 07/05/2022Guarda le date e gli orari

Prezzo
20/9 euro

 

di Daniela Zacconi

Giovedì 5 e sabato 7 maggio al Teatro Dal Verme l’Orchestra “I Pomeriggi Musicali“ torna a essere diretta dal franco-americano George Pehlivanian (nella foto) in una locandina che si apre con la Sinfonia “Classica“ che Prokofiev scrisse immedesimandosi negli ideali del Classicismo viennese. Il canto liturgico e la musica popolare occhieggiano poi dalla “Suite Armena“ di Padre Komitas, mentre l’”Italiana“ di Mendelssohn riflette le suggestioni del viaggio in Italia dell’Amburghese.

I Pomeriggi in anteprima: prova generale aperta giovedì 5 maggio, ore 10 (10/8 euro)

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Date e orari

TEATRO DAL VERME

Via San Giovanni Sul Muro, 2, Milano, MI, Italia

dal 05/05/2022 al 07/05/2022

di Giovedì dalle 20:00 alle 23:00

dal 05/05/2022 al 07/05/2022

di Sabato dalle 17:00 alle 19:00