Charles Aznavour, chi era: età, carriera, vita privata del cantante e attore (viagginews 24.07.20)

Charles Aznavour è stato uno dei più amati e grandi chansonnier francesi. Ecco tutto quel che c’è da sapere su di lui. 

Charles Aznavour è stato un grande cantautore, attore e diplomatico francese di origine armena, passato alla storia come uno dei più amati chansonnier di tutti i tempi. Conosciamolo più da vicino.

L’identikit di Charles Aznavour

Charles Aznavour, nome d’arte di Chahnourh Varinag Aznavourian, nasce a Parigi il 22 maggio 1924 da Micha Aznavourian, un immigrato armeno originario di Akhaltsikhe (nell’odierna Georgia), figlio del cuoco del governatore d’Armenia, e da Knar Baghdassarian, un’immigrata armena originaria di Smirne (nell’odierna Turchia), figlia di benestanti commercianti, sopravvissuta al genocidio armeno.

Fin da giovanissimo è inserito dai genitori nel mondo teatrale parigino, iniziando l’attività artistica a nove anni con il nome d’arte di Aznavour. Il suo colpo di fortuna arriva nel 1946, quando viene scoperto da Édith Piaf, che lo porta in tournée in Francia, negli Stati Uniti d’America e in Canada. Nel 1950 raggiunge la notorietà sul mercato francofono, ma sei anni dopo diventa una vera e propria star grazie alle esibizioni all’Olympia e alla canzone Sur ma vie, che resta in prima posizione per quattro settimane. Tra i suoi tanti successi ricordiamo anche Tu t’laisses aller (1960), Il Faut Savoir (1961), La mamma (1963).

La maggior parte delle canzoni di Aznavour parlano d’amore e nella sua lunga e brillante carriera ne ha scritte oltre 1000. Ha inoltre duettato con star internazionali come Nana Mouskouri, Liza Minnelli, Sumiva Moreno, Compay Segundo, Céline Dion e, in Italia, con Mia Martini, Milva e Laura Pausini. Iva Zanicchi è la sola cantante italiana con cui ha collaborato a un LP intero, Caro Aznavour nel 1971. All’attività di cantautore, Aznavour ha affiancato un’intensa carriera di attore, partecipando a oltre 60 film: dall’esordio come protagonista nel 1959 con Dragatori di donne (Les Draguers) di Jean-Pierre Mocky ad Ararat (2002).

Insignito della Legion d’Onore per il lustro dato alla Francia, Charles Aznavour è stato anche ambasciatore dell’Armenia in Svizzera dal 12 febbraio 2009. Nel 2010 ha ricevuto un riconoscimento italiano al Teatro “La Fenice” di Venezia: il “Premio Lunezia nel Mondo” per la qualità Musical-Letteraria delle Sue Opere e per il talento interpretativo. Aznavour cantava in sette lingue e ha venduto oltre 300 milioni di dischi nel mondo.

Per quanto riguarda la vita privata, Charles Aznavour è stato sposato dal 1967 fino alla morte (in terze nozze) con Ulla Thorsell, cittadina svedese, da cui ha avuto Katia, Misha e Nicolas. I suoi due precedenti matrimoni, di breve durata, si erano conclusi entrambi col divorzio: dal primo nacque la figlia Seda (cantante e attrice), dal secondo il figlio Patrick, morto a 25 anni. Aznavour è deceduto nella sua vasca da bagno a causa di un edema polmonare il 1º ottobre 2018, all’età di 94 anni. I funerali si sono svolti il 6 ottobre all’Hôtel des Invalides a Parigi, alla presenza del presidente francese Emmanuel Macron, di Nicolas Sarkozy e di François Hollande.

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Russia: maxi rissa fra azerbaigiani e armeni alla periferia sud di Mosca (Agenzianova 24.07.20)

Mosca, 24 lug 15:30 – (Agenzia Nova) – Sono circa una cinquantina gli immigrati da Armenia e Azerbaigian che nella tarda serata di ieri hanno preso parte a una rissa nella periferia sud di Mosca. Secondo una fonte dell’agenzia di stampa “Rbk”, i tafferugli sono iniziati intorno alle 22:30 ora locale e alcuni testimoni hanno riferito che sono stati uditi colpi di arma da fuoco. “Gli agenti di polizia che sono arrivati sulla scena hanno scoperto che all’incrocio di via Pererva e Perervinskij Boulevard era in corso una rissa fra circa 40-50 persone”, ha dichiarato la fonte di “Rbk”, secondo cui sei persone di origine azerbaigiana e sette della controparte armena sono state arrestate sul posto. (segue) (Rum)

Lo stato più giovane di Coca-Cola e la storica Jujalarim Di Grigor Ghazaryan

di Grigor Ghazaryan e Carlo Coppola
La risposta dell’ambasciatore azero alla dichiarazione dell’Unione Armeni dItalia è null’altro che ipocrisia, un omaggio al cinema surrealista, una nave dei folli che dondola ancora su un mare di petrolio. Al nostro intervento avrebbe dovuto rispondere, da pari, un’associazione e non, con tutto il peso politico della sua firma, un’ambasciatore, violando così le prerogative di bon ton che gli Azeri, ancora una volta, dimostrano, anche ad alto livello, di poter ignorare: certi che la Farnesina non interverrà a richiamarli. Ma lasciamo correre.
Il suo stato è di 26 anni più giovane della Coca-Cola Company. Dunque, è naturale che il discorso intorno a delle “terre storiche dell’Azerbaigian” risulti un ossimoro all’orecchio di qualsiasi lettore che, nell’atto di ricevere questa informazione, abbia in mano di Coca-Cola fresca, in questa torrida estate. Figuriamoci, per chi ha la benché minima cognizione della storia del Caucaso o della piattaforma eurasiatica in generale, quanto possa risultare strampalata.
Tra le riflessioni che abbiamo fatto a caldo, ci siamo subito chiesti a quale genere letterario ascrivere la risposta dell’ambasciatore. Siamo in un ambito letterario o in quello pseudo-scientifico? Forse meglio il primo, per non offendere né la scienza e neppure le pseudo-scienze relative agli ambiti di Storia e Politica. Ciononostante, qualsiasi persona con conoscenze minime in materia capirà che l’ambasciatore Ahmazada si sia riservato il diritto di trasfigurare la realtà, sublimandola nel proprio ottativo desiderativo della propaganda di parte. Certo è un passo avanti se confrontiamo con le pratiche dei suoi connazionali di offrire sfacciatamente caviale Beluga e bustarelle ai colleghi stranieri per far loro diffondere palesi menzogne sull’Armenia e sugli Armeni in modo accurato e diplomatico.
Non ci inventiamo nulla, ma riferiamo soltanto di un importante caso su tutti all’interno del Consiglio dEuropa datato 2018. Questo scandalo è stato talvolta identificato come “diplomazia del caviale”, e in Italia se ne era parlato principalmente per il coinvolgimento di Luca Volontè, ex parlamentare dell’UdC a lungo influente e visibile nella politica italiana, pagato, secondo i suoi accusatori per far insabbiare dal Consiglio d’Europa una mozione sul rispetto dei diritti umani in Azerbaijan.
Esiste in merito un’ampia pubblicistica riscontrabile anche on line: Articolo #1, Articolo #2, Articolo #3, Articolo #4, Articolo #5, Articolo #6, Articolo #7.
Comunque, si vorrebbe chiedere perlomeno a quali fonti abbia fatto riferimento S.E. l’Ambasciatore durante le sue “meditazioni” sulla storia del Caucaso. Certamente non ad Erodoto e neppure a Senofonte o Strabone, bensì ad una pletora di storici tra cui il prof. Yagub Mahmudov, Direttore dell’Istituto di Storia di ANAS il quale sostiene peraltro che siano gli Armeni a falsificare la Storia, ponendosi come la popolazione originaria del plateau compreso tra l’Anatolia orientale (ossia l’Altopiano Armeno) e il Caucaso, per portare avanti le sue rivendicazioni. Inutile dire che gli Armeni sono stati pressoché ovunque nel mondo antico e, sia che si identificassero, a seconda dei casi come basileus greci o satrapi persiani, si mantennero sempre riconoscibili in quanto figli di Hayk in tutte le parti del mondo, in cui mettevano piede..
Inoltre, non parliamo del conflitto del Nagorno Karabakh, ma del diritto internazionale, dei diritti umani. Parliamo di un’ampia campagna diffamatoria contro i giornalisti e attivisti dissidenti tra cui la signora Khadija Ismayilova, oggetto di una lunga persecuzione, di cui varie sentenze di tribunali internazionali hanno stabilito la lesione dei più elementari diritti da parte dell’Azerbaigian . O dell’avvocato Rasul Jafarov, che come molti attivisti per i diritti umani nel mondo hanno denunciano tentativi di hackeraggio provenienti dagli ottimi informatici al servizio di Baku.
Non parliamo di alcuna secessione e neppure dell’aspirazione della parte azera di impadronirsi dei cosiddetti territori “storici” dell’Azerbaijan, pari solo a quelli che l’Azerbaijan stesso può vantare sul pianeta Marte, che come è noto è sempre stato di pertinenza dell’Azerbaijan. Qui si parla del diritto allautodeterminazione dei popoli – un diritto adottato dalla stessa Azerbaijan per proclamarsi una repubblica indipendente dopo il crollo dell’Unione Sovietica.
Non parleremo neppure dei tragici fatti di Sumgait in cui furono epurati tutti gli Armeni che vivevano nell’Azerbaijan, per diversi giorni, con stupri etnici e massacri paragonabili nel recente passato solo alle stragi di Srebrenica.
Ci chiediamo, ancora, perché venga continuamente ignorato il principio morale di NON RISCRIVERE o REINVENTARE la Storia della regione del Caucaso. Secondo quanto sembra affermare l’Ambasciatore Azero, le fonti degli storici più illustri al mondo fin dall’antichità per la diffusione del pensiero e della metodologia, non sono autorevoli quanto una élite di storici eterodiretti e al soldo dalla dinastia degli Aliyev. Questa élite di storiografi non solo nasconde palesemente i “fatti relativi al trasferimento di Armeni nel Caucaso del Sud”, e quelli inerenti al genocidio culturale tutt’ora in corso in aree come il Nakhichevan, ma probabilmente si riservano anche il diritto di riscrivere la storia di tutto il mondo per esaltare la centralità della famiglia Aliyev rispetto al Creato stesso.
In questo modo l’Azerbaijan, che prima del 1918 non si trovava sulla mappa del mondo (a meno che non voglia essere identificato con l’Albania Caucasica, Arran o Aterpatakan), potrebbe presentarsi al mondo con una nuova iniziativa per il XXI secolo – quella di fondare un’Istituto Internazionale di Pseudo-Scienze e Storiografia Ad-hoc. In tale contesto, forse solo la canzone azera “Jujalarim” rimarrebbe un punto di riferimento veritiero, ancora inquadrabile in una visione della Storia reale di un popolo che soffre ancora sotto il giogo di un’ideologia militaristica-terroristica, mirata alla realizzazione di un continuo lavaggio del cervello.
Non ci sorprenderemo, quindi, se qualcuno ascolterà “Jujalarim” sorbendo una di Coca-Cola ghiaccia, in questa torrida estate, associando fatti e arte-fatti storici, fuori dal contesto della pseudo-scienza degli Aliyev.

Coronavirus, la Toscana nel team sanitario italiano nella Repubblica di Armenia (055firenze.it 23.07.20)

C’erano anche un medico toscano tra i professionisti del team sanitario italiano, scelti per una missione di soccorso nella Repubblica di Armenia, il Paese sudcaucasico tra i più duramente colpiti dal Covid-19.

La squadra sanitaria, partita il 26 Giugno e rientrata il 17 luglio scorso, è stata selezionata con accuratezza per l’esperienza, altamente qualificata, maturata sul campo: in tutto 11 professionisti tra anestesisti, rianimatori, infermieri e un infettivologo, provenienti da tre Regioni (Toscana, Lombardia, Piemonte). La Toscana ha dato il suo contributo con il dottor David Redi, infettivologo dell’ospedale “San Donato” di Arezzo dell’Asl sud Est.

“Siamo orgogliosi che la Toscana sia stata scelta per fare parte del team sanitario italiano, coordinato dal dipartimento della Protezione civile nell’ambito del Meccanismo unionale di protezione civile, per supportare le strutture ospedaliere armene nella lotta alla pandemia – commenta l’assessore regionale al diritto alla salute Stefania Saccardi – Nei mesi scorsi siamo stati impegnati nel gestire un’emergenza sanitaria senza precedenti. Abbiamo superato il momento difficile con il contributo di tutti, e acquisito un’esperienza che riteniamo doveroso mettere al servizio degli altri, con spirito di solidarietà, e favorendo lo scambio dei saperi in ambito sanitario. Al professionista che ha rappresentato così bene la Toscana e al resto del team va il nostro più sentito ringraziamento per il lavoro straordinario, che è stato svolto. L’aiuto umanitario verso Paesi in difficoltà è sempre stato il tratto distintivo della nostra Regione. Una tradizione che donne e uomini del nostro sistema sanitario hanno sempre onorato al meglio anche attraverso la cooperazione internazionale”.

In particolare, il team, specializzato nel trattamento di pazienti affetti da Covid-19, ha supportato i colleghi armeni della capitale Erevan nella realizzazione di programmi di formazione per utilizzo dell’ecografia polmonare in caso di urgenza, nello sviluppo di corsi di terapia antibiotica, soprattutto in relazione alla patologia polmonare e agli approcci terapeutici, e nelle attività di valutazione e di consulenza della autorità sanitarie del posto.

Tutte le attività, gestite dal gruppo di esperti, sono state svolte in coordinamento con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Ambasciata d’Italia in Armenia. Gli esperti italiani hanno operato in tre strutture ospedaliere della capitale armena, convertite in veri e propri Covid–Hospital, il Surb Grigor Lusavanovih Medical Centre, lo Scientific Center of Traumatology and Orthopaedy, il Surb Astvatsamayr Medical Center.

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Azerbaigian-Armenia: Guterres invita leader a riprende negoziati (Agenzianova 22.07.20)

New York, 22 lug 18:47 – (Agenzia Nova) – Fra Armenia e Azerbaigian la tensione da anni non era così elevata: la recrudescenza degli scontri fra i due paesi – storicamente divisi dalla disputa territoriale del Nagorno-Karabakh – si svolge tuttavia in un’area di confine che non è solitamente teatro di combattimenti. Dal 12 luglio, infatti, e per circa una settimana i due paesi si sono scontrati a Tavush, provincia dell’Armenia di circa 134 mila abitanti, un territorio strategicamente importante perché vi transitano l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (Btc) e il gasdotto Corridoio meridionale del gas, due infrastrutture fondamentali per l’approvvigionamento energetico dell’Europa. Un’escalation del conflitto sarebbe potenzialmente esplosiva per tutto il Caucaso, soprattutto tenendo conto della rete di alleanze che tengono in piedi la – come abbiamo visto – fragile stabilità regionale. Da un lato c’è la Russia, tradizionalmente vicina all’Armenia, anche se i rapporti fra Mosca e Erevan sembrano essersi raffreddati dall’ascesa al potere di Nikol Pashinyan. Il primo ministro armeno, in carica dal 2018, ha operato un vero e proprio “regime change”, e sta proseguendo la sua attività volta a cancellare qualsiasi traccia dell’élite precedentemente al potere, il Partito repubblicano di Serzh Sargsyan, notoriamente vicino al Cremlino. La Russia, tuttavia, ha due basi militari in Armenia – la base 102 dell’esercito, dove sono dislocate forze di terra, a Gyumri, e la 3624 dell’aviazione militare, all’aeroporto di Erebuni, poco lontano dalla capitale Erevan – e i due paesi fanno parte dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto), la medesima alleanza militare. (segue) (Nys)

L’Emergency medical team del Piemonte rientra, dopo settimane a supporto dell’Armenia nella lotta al Coronavirus (Torinooggi 22.07.20)

Sono tornati in patria a bordo di un aereo della Guardia di Finanza i sanitari dell’EMT 2, l’Emergency medical team della Regione Piemonte, impegnati in una missione internazionale in Armenia per tre settimane.

Il team sanitario italiano si è messo a disposizione della Repubblica armena per supportare le strutture ospedaliere locali nel contrasto alla pandemia da Covid-19. Il Governo locale aveva infatti chiesto supporto Meccanismo europeo di Protezione civile. La missione è stata coordinata dal Dipartimento di Protezione civile.

Il team di esperti era composto da undici specialisti, scelti tra il personale sanitario che afferisce dell’Emergency medical team della Regione Piemonte, l’EMT di secondo livello certificato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Insieme ai piemontesi, professionisti delle Regioni Lombardia e Toscana.

Il gruppo ha fornito una pronta risposta, tutta italiana, alla richiesta di assistenza internazionale inoltrata dal Governo armeno alla Direzione generale per la protezione civile e le operazioni di aiuto umanitario della Commissione europea, legata alle condizioni precarie del sistema sanitario del Paese.

La squadra era partita il 26 giugno, sempre a bordo di un aereo della Finanza, dall’aeroporto di Levaldigi. “Il team – spiegano dal Dipartimento di Protezione civile – specializzato nel trattamento di pazienti affetti da Covid–19, è stato al fianco dei colleghi locali nella realizzazione di programmi di formazione per utilizzo dell’ecografia polmonare in caso di urgenza, nello sviluppo di corsi di terapia antibiotica, particolarmente riferita alla patologia polmonare e agli approcci terapeutici, e nelle attività di valutazione e di consulenza della autorità sanitarie locali”.

Attività che si sono interamente svolte sotto il coordinamento dell’Organizzazione mondiale della sanità e dell’Ambasciata d’Italia in Armenia

Gli esperti italiani hanno operato in tre strutture ospedaliere della capitale armena, convertite in veri e propri Covid–hospital: il Surb Grigor Lusavanovih Medical Centre, lo Scientific Center of Traumatology and Orthopaedy, il Surb Astvatsamayr Medical Center.

Il team italiano ha messo a disposizione del sistema sanitario armeno il know-how e l’esperienza maturate nel corso dell’emergenza epidemiologica Covid–19, secondo lo spirito di solidarietà e di scambio delle informazioni che caratterizza l’approccio integrato del Meccanismo europeo di Protezione civile.

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Armenia-Azerbaigian: il ministero Difesa di Erevan denuncia un attacco delle forze speciali (Agenzianova 22.07.20)

Erevan , 22 lug 09:01 – (Agenzia Nova) – Il ministero della Difesa armeno ha denunciato un attacco da parte delle forze speciali azerbaigiane contro alcune postazioni militari ad Anvakh, nella regione di Tavush, già oggetto di scontri fra i due paesi negli ultimi giorni. Le autorità di Erevan hanno comunicato di avere respinto l’attacco e causato delle vittime fra le forze speciali azerbaigiane. “Le unità delle forze armate armene hanno respinto l’attacco del nemico, infliggendogli perdite significative”, ha scritto la portavoce del ministero della Difesa armeno Shushan Stepanyan, secondo la quale l’attacco sarebbe avvenuto alle 22:30 (20:30 ora italiana) di ieri sera. I militari armeni, peraltro, sarebbero riusciti a fare dei prigionieri. Il ministero della Difesa di Baku ha smentito i nuovi attacchi e, di conseguenza, anche le perdite subite negli scontri, definendo tali notizie diffuse da Erevan come “atti di disinformazione”.

Ieri il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha discusso della stabilizzazione della situazione lungo il confine armeno-azerbaigiano con gli ambasciatori dei due paesi, Polad Bulbul Ogly e Vardan Toganyan. “Si è discusso di sicurezza nel Caucaso meridionale, degli obiettivi di stabilizzazione della situazione al confine armeno-azerbaigiano, delle prospettive di intensificare gli sforzi per risolvere la questione del Nagorno-Karabakh sotto gli auspici dei copresidenti del Gruppo di Minsk dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce)”, ha reso noto in un comunicato il ministero degli Esteri russo. Le infrastrutture civili in Armenia, comprese quelle strategiche, non rientrano negli obiettivi delle forze armate azerbaigiane, secondo quanto ha affermato il consigliere presidenziale per la politica estera, Hikmet Hajiyev, che di fatto smentisce quanto riferito alcuni giorni fa dal ministero della Difesa azero, secondo cui “in caso di un attacco contro la diga di Mingechevir, le forze armate azerbaigiane avrebbero potuto colpire la centrale nucleare di Metsamor”, nei pressi della capitale.

Vimercati: “Dall’Italia all’Armenia, tramite il Portogallo. Qui guardano tutti la Roma” (Tuttomercato web 22.07.20)

Valerio Vimercati, portiere italiano che milita nel Noah Yerevan e reduce dalla vittoria ottenuta dal suo club in Coppa d’Armenia, è intervenuto in diretta a TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto, ai microfoni di Francesco Benvenuti: “Me lo sono chiesto anche io come sono finito qui. Quando mi è arrivata la proposta, un anno fa, ho cercato su Google dove fosse l’Armenia… Sono arrivato qua attraverso il Portogallo, dove ho giocato nelle tre stagioni precedenti. Finché il presidente non mi ha fatto sapere dell’offerta, e ho deciso di buttarmi, accettando questa possibilità”.

La sua storia ha a che fare anche con il Milan.
“Esatto. Sono arrivato lì a 8 anni e ci ho fatto tutte le giovanili, prima di passare da Pro Vercelli, Spezia e Torino. Lì ho deciso di andare in Serie B, perché ho realizzato che avevo messo davanti il calcio rispetto alla scuola, una scelta per me stupida. Ero demoralizzato per quanto avvenuto a Torino, quindi ho aspettato due anni perché sapevo avrei avuto questa chance in C portoghese. Lì ho fatto tre buone stagioni che mi hanno permesso di continuare a girare e fare quello che mi piace”.

Quali ricordi dell’ambiente Milan?
“Che dire… Quando ero bambino era il mio obiettivo. Giocavo in porta, poi mi ero stancato e avevo cominciato a giocare pure un po’ fuori. Da milanista volevo andare a tutti i costi al Milan, sapevo che c’era un osservatore loro un giorno e mi sono voluto mettere in porta. Poi mi ci sono seduto accanto per 2-3 ore e gli ho fatto una testa tanta per un provino. Al Milan ho avuto intorno a me gente che ha masticato calcio per tutta una vita, vincendo qualsiasi titolo e riconoscimento. Quell’esperienza mi ha formato, calcisticamente sono ancora quel ragazzo là, le idee non cambiano”.

Al di là dei singoli, a che livello è il calcio armeno?
“Qua Mkhitaryan è punto di riferimento, anche perché non ci sono tanti altri come lui… C’è Adamyan che sta facendo bene nell’Hoffenheim, ma il riferimento è lui. Il livello del campionato è molto particolare, ho sempre fatto fatica a fare un paragone: ci siamo trovati a giocarci il campionato con una squadra che non si è qualificata ai gironi di Europa League perché ha perso ai rigori l’ultimo turno preliminare. Affronti squadre attrezzate per fare l’Europa, e poi c’è invece la decima che a un certo punto ha desistito e non ha fatto più nemmeno un punto. Tranne i primi, per il resto ci sono quattro-cinque squadre più o meno sullo stesso livello, è molto equilibrato. Non saprei però fare una comparazione con l’Italia”.

C’è passione verso il calcio in Armenia?
“Sì, è molto seguito, anche se soprattutto dal divano. Le partite sono in diretta sui canali nazionali e anche in streaming su YouTube: tutti possono stare comodamente a casa. Vero anche che il clima adatto per vedersi una partita lo si trova forse solamente da settembre a marzo. Si inizia ad agosto, poi ci sono tre mesi di pausa invernale perché si arriva anche a -20 gradi, prima di finire a maggio-giugno dove si arriva anche a 35 gradi. Per dire, ora ce ne sono 40 di gradi… La mia società è poco seguita perché è di un anno fa, è stata rilevata un’altra squadra. Però la passione c’è, soprattutto per le grandi partite europee. E poi Mkhitaryan: in qualsiasi bar, posto, e anche sulla tv nazionale, quando gioca la Roma sono tutti lì a vederla”.

Mai pensato a un ritorno?
“Dal momento in cui sono uscito dall’Italia ho cambiato anche stile di vita, godendosi il momento. Sono molto affascinato dal mondo orientale, e se dovessi dire quale calcio mi interessa conoscere, dico quello. Ovviamente seguo ancora il calcio italiano, sono sempre un tifoso del Milan, ma sul ritorno direi che ovviamente è difficile… Dall’Armenia non si può arrivare diretti in Serie A, e pure in B credo sia difficile. Per tornare vorrei una proposta da protagonista, un’offerta in cui vado a giocare. Però adesso ho deciso di rinnovare ancora per un anno con gli armeni, sono curioso di capire dove possiamo arrivare con i preliminari europei, seppure essendo società nuova abbiamo pochi punti nel coefficiente UEFA: sicuramente pescheremo uno squadrone al primo turno, ma insomma ho deciso di restare per questi motivi”.

Da tifoso, le piace questo Milan?
“Secondo me il Milan del passato, più che per i risultati, è molto lontano a livello di mentalità. Non mi piace espormi, ma oltre a dare valore al lavoro di Pioli si inizia anche a vedere quanto fatto da Maldini e Boban. Stamattina parlavo con un amico, e ricordavo le interviste di Boban, quando si lamentava del progetto definito senza interpellare i diretti interessati. Il passo indietro della società dà ragione a questo, e la conferma di Pioli, con lui poi penso anche Maldini e Ibra, vuol dire che ci possiamo ancora avvicinare a quella che era la mentalità. Se c’è qualcuno che oggi può spiegarla, quello è Maldini”.

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Speciale difesa: Armenia-Azerbaigian, ministro Esteri russo Lavrov incontra ambasciatori a Mosca (Agenzianova 22.07.20)

Mosca, 22 lug 13:15 – (Agenzia Nova) – Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha discusso della stabilizzazione della situazione lungo il confine armeno-azerbaigiano con gli ambasciatori dei due paesi, Polad Bulbul Ogly e Vardan Toganyan. Lo ha riferito il dicastero degli Esteri russo. “Si è discusso di sicurezza nel Caucaso meridionale, degli obiettivi di stabilizzazione della situazione al confine armeno-azerbaigiano, delle prospettive di intensificare gli sforzi per risolvere la questione del Nagorno-Karabakh sotto gli auspici dei copresidenti del Gruppo di Minsk dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce)”, ha reso noto in un comunicato il ministero degli Esteri russo. Le infrastrutture civili in Armenia, comprese quelle strategiche, non rientrano negli obiettivi delle forze armate azerbaigiane, secondo quanto ha affermato il consigliere presidenziale per la politica estera, Hikmet Hajiyev, che di fatto smentisce quanto riferito alcuni giorni fa dal ministero della Difesa azero, secondo cui “in caso di un attacco contro la diga di Mingechevir, le forze armate azerbaigiane avrebbero potuto colpire la centrale nucleare di Metsamor”, nei pressi della capitale. (Rum)