A San Lazzaro degli Armeni la confettura di rose che conquistò Lord Byron „A San Lazzaro degli Armeni la confettura di rose che conquistò Lord Byron“ (Veneziatoday 14.12.20)

A San Lazzaro degli Armeni la confettura di rose che conquistò Lord Byron

Sull’isola di San Lazzaro degli Armeni, nella laguna veneziana, c’è un giardino che circoscrive il monastero dove vivono i monaci dell’ordine Mechitarista nel quale vengono contivate molte specie di rose, alcune di queste rarissime. I roseti del convento, fondato nel 1717 dalla popolazione armena giunta in città e sulle rovine di edifici preesistenti, sono una delle bellezze veneziane nascoste di cui solo pochi conoscono l’esistenza e nel mese di maggio regalano all’isola uno spettacolo floreale di estremo fascino. Queste rose, oltre che a ornare il giardino del monastero, vengono utilizzate dai monaci di San Lazzaro per produrre una confettura dal sapore unico, la cosidetta “vartanush”, cioè la confettura ricavata dai petali di rosa, una ricetta tipica dell’Armenia.

Nello specifico, la tipologia di rosa più adatta per ottenere questa confettura è la rosa canina che fiorisce in tarda primavera e la tradizione armena per questa ricetta vuole che i petali di rosa vengano raccolti al sorgere del sole prima di essere tramutati in una buonissima composta da mangiare.

Lord Byron ospite fisso a San Lazzaro: conquistato dalla confettura di rose

Una curiosità poco conosciuta dell’isola di San Lazzaro degli Armeni è che il poeta inglese Lord Byron era ospite fisso del convento dei monaci perché conquistato dalla bontà di questa composta di petali di rose che i monaci del convento producevano ogni anno e continuava a tornare a Venezia, e nello specifico sull’isola, spinto proprio per questo goloso motivo.

Potrebbe interessarti: https://www.veneziatoday.it/social/marmellata-rose-san-lazzaro-degli-armeni.html

Armenia: premier Pashinyan dichiara tre giorni di lutto per vittime guerra Nagorno-Karabakh (Agenzia Nova 14.12.20)

Erevan, 14 dic 10:12 – (Agenzia Nova) – Un periodo di lutto di tre giorni in onore delle vittime della guerra dell’Artsakh (così si definisce l’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh) sarà dichiarato in Armenia e Artsakh dal 19 dicembre. Lo hanno annunciato il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, e il presidente dell’Artsakh, Arayik Harutyunyan. In quei giorni si svolgeranno cerimonie commemorative. “Il 19 dicembre segnerà i 40 giorni dalla fine delle operazioni militari. E in questa occasione verrà proclamato un lutto di tre giorni dal 19 dicembre, e anche un corteo commemorativo sarà organizzata a Erevan dalla Piazza della Repubblica a Yerablur”, ha detto il primo ministro Pashinyan. Altre cerimonie di ricordo si svolgeranno nel Paese. Pashinyan ha detto che è probabile che tutti i corpi dei militari scomparsi verranno recuperati per allora. “Avremo molti corpi non identificati, ma credo che questa decisione non possa più essere ritardata”, ha detto Pashinyan. A sua volta, il presidente Arayik Harutyunyan ha affermato che lui e il primo ministro armeno hanno deciso di dichiarare i tre giorni di lutto in Artsakh e in Armenia per commemorare la memoria delle vittime della guerra. “I loro nomi saranno sempre nei nostri cuori e nei capitoli della storia armena, obbligandoci a continuare la loro opera patriottica nel nostro cammino futuro. Pertanto, sarà un lutto di dolore, orgoglio e dovere per la nazione armena”, ha detto Harutyunyan. (Rum)

Italia-Azerbaijan – Chiudere gli occhi in nome del profitto (Assadakah 14.12.20)

(Redazione Assadakah) – Facendo seguito alle vergognose visite diplomatiche e politiche delle delegazioni italiane in Azerbaijan, già si muovono alcune realtà industriali, ansiose di accaparrarsi una sostanziosa fetta della torta degli affari internazionali, chiudendo entrambe gli occhi di fronte all’aggressione, ai massacri, alle torture, ai bombardamenti e alla distruzione del patrimonio storico e culturale armeno, nella recente guerra scoppiata fra Azerbaijan (sostenuto dalla Turchia) e Armenia, nella ancora irrisolta disputa per il Nagorno Karabach.

Una di queste realtà è il Gruppo Maschio Gaspardo, fondato nel 1964 dai fratelli Egidio e Giorgio Maschio (in joint-venture con il marchio Gaspardo dal 1994), che oggi è una multinazionale leader nella produzione di macchinari e attrezzature agricole. Otto centri produttivi (cinque in Italia, tre in Romania, Cina e India, dove la mano d’opera minorile costa pochissimo), tredici filiali in altrettanti Paesi, circa duemila impiegati e tecnici, e con l’80% di fatturato generato all’estero.

La ricerca di nuove soluzioni, e di maggiori guadagni, a quanto pare, sono alla base della strategia commerciale del marchio Maschio Gaspardo, che ha portato il vice-presidente del Gruppo a scrivere una lettera di smaccata adulazione, con note di malcelato opportunismo, a colui che incarna la politica di aggressione, pulizia etnica, prevaricazione, della regione sud-caucasica, ovvero il presidente dell’Azerbaijan, Ilham Aliyev.

Questo il testo della lettera, che dovrebbe essere esempio di come, in ragione del profitto, sia possibile voltare la testa e decidere di non vedere a quali risultati portino le scelte di un dittatore, rimasto infarcito di ideologia stalinista: “A Sua Eccellenza Ilham Aliyev, Presidente della Repubblica dell’Azerbaijan. Gentile signor Presidente, mi permetta, a nome del Gruppo Maschio Gaspardo, di congratularmi con Lei e con il Suo Popolo per la vittoria nella liberazione delle terre azere da un’occupazione che durava ormai da 28 anni, e per avere raggiunto l’accordo di pace. E’ meraviglioso poter essere testimoni di questo eccezionale e storico successo militare, ottenuto sotto la guida di una leadership forte e determinata, e in così breve tempo. Vogliamo quindi congratularci per la grande vittoria, che apre una nuova era nella storia moderna dell’Azerbaijan, così come nella storia dell’intera regione. Un fatto che apre a opportunità promettenti e uniche, prospettive brillanti per la cooperazione regionale e lo sviluppo sostenibile in un territorio di enorme potenziale e crescente importanza geostrategica. Auguriamo ulteriori e maggiori successi nel processo di ripristino dei territori liberati del vostro Paese. Auguriamo pace, progresso e prosperità al popolo della Repubblica dell’Azerbaijan. I più cordiali saluti. Andrea Maschio, vice presidente del Consiglio di amministrazione Gruppo Maschio Gaspardo”.  A margine, una sola parola: vergogna.

Vai al sito

Dal Nagorno Karabakh raccapriccianti immagini di crimini di guerra (CDS 13.12.20)

Dopo aver esaminato 22 video girati nel Nagorno Karabakh durante il recente conflitto, Amnesty International è giunta alla conclusione che le forze armate dell’Armenia e dell’Azerbaigian hanno commesso crimini di guerra come esecuzioni extragiudiziali, decapitazioni, maltrattamenti ai danni di prigionieri e profanazione di cadaveri di soldati nemici.

In particolare, due video mostrano decapitazioni commesse da militari dell’Azerbaigian mentre in un terzo filmato si vede una guardia di confine azera cui viene tagliata la gola.

Azioni orrende, che hanno spinto Amnesty International a sollecitare l’avvio, da parte delle autorità amene ed azere, di indagini indipendenti e imparziali che identifichino i responsabili di questi crimini di guerra.

Le immagini, come accertato dal Crisis Evidence Lab di Amnesty International e poi confermato da esperti forensi indipendenti, non sono state manipolate.

Uno dei due video di decapitazioni mostra un gruppo di soldati dell’Azerbaigian trattenere a terra un uomo che cerca di divincolarsi mentre un terzo soldato, con la bandiera azera e altre insegne militari cucite sulla divisa, gli taglia la gola con un coltello. Al termine dell’esecuzione, vi sono applausi e grida di festeggiamento.

Nel secondo, la testa di un civile armeno viene posta accanto alla carcassa di un maiale. Un uomo, in lingua azera, dice “Tu sei senza onore, ecco come ci vendichiamo del sangue dei nostri martiri: tagliando loro la testa”. Nel video si vedono due uomini in uniforme delle forze armate azere con la bandiera del paese cucita sulla spalla sinistra procedere alla decapitazione.

Nel terzo video un uomo che indossa l’uniforme della polizia di frontiera dell’Azerbaigian viene gettato e bloccato a terra. La persona che sta girando il filmato gli parla in lingua armena poi si avvicina e gli pianta un coltello in gola.

In altri filmati esaminati e convalidati da Amnesty International si vedono soldati armeni tagliare le orecchie al cadavere di un soldato azero e trascinare un altro cadavere legato con una corda ai piedi e posare sul suo corpo. E ancora, soldati azeri picchiare armeni fatti prigionieri costringendoli a fare dichiarazioni contro il loro governo.

Vai al sito

Synth e conflitto/II, suoni underground a Yerevan (31mag.nl)

di Mara Noto e Viola Santini

Una sanguinosa disputa territoriale lunga (oltre) trent’anni, due Paesi che si contendono un territorio più piccolo del Molise e una soluzione -temporanea o permanente, nessuno può dirlo- trovata il 10 novembre 2020 con un’accordo di pace, mediato e fortemente voluto dalla Russia.

Quella del Nagorno Karabakh è una storia complessa e controversa, segnata da distanze culturali, religiose e politiche. Allo scoppio dell’ennesima ripresa del conflitto, avevamo raccolto le testimonianze di due donne: una armena, l’altra azera, entrambe originarie del Nagorno Karabakh, o Repubblica di Artsakh spinti dalla necessità di capire meglio una storia poco raccontata dai media mainstream e lontana dall’attenzione generale dell’opinione pubblica occidentale.

Per aggiungere un altro tassello al mosaico e magari capire altro, abbiamo pensato di guardare il conflitto, oltre il conflitto, chiedendo a delle musiciste di parlarci della loro formazione culturale, per capire meglio come siano nate le loro passioni e quanto siano state influenzate dal dramma del conflitto.

La realizzazione di quest’articolo ha richiesto uno sforzo enorme tanto alle nostre interlocutrici, quanto a noi: lo sforzo di chi, nel mezzo del conflitto, con familiari e conoscenti al fronte, ha comunque trovato la forza di condividere con noi i suoi pensieri mentre altri, semplicemente non se la sono sentita.

Lara Sarkissian è un’artista di origine armena, residente negli USA. La sua pratica artistica spazia dalla sperimentazione dei suoni alla produzione cinematografica.

  1. Come e in quali circostanze ti sei appassionata di musica?

Ho iniziato a produrre musica e a lavorare come DJ nel 2015. Prima mi occupavo di produrre cortometraggi sperimentali. Nel 2013, durante un corso di Design del suono nel cinema all’Università di Copenaghen, ho iniziato ad avvicinarmi alla produzione musicale. Nel 2015, insieme a 8ULENTINA ho dato vita a una casa discografica, la CLUB CHAI, che si occupa di promuovere eventi dance. La collaborazione è alla base della mia esperienza artistica: permette di svilupparsi e scoprire nuove prospettive. Anche se a volte ciò avviene inconsciamente, nessun prodotto artistico è frutto del lavoro di un solo individuo. È molto importante per me, in quanto “figlia” della diaspora armena, creare delle connessioni sia con artisti che vivono nella mia comunità (San Francisco e Oakland), sia con producers e djs armeni. Solo in questo modo, tenendomi in contatto con luoghi e persone diverse ma che fanno ugualmente parte della mia storia, riesco a sentirmi realmente “intera”. È proprio per questo che il mio progetto, Club Chai, cerca di ottenere sound comunitari, frutto di un lavoro collettivo.

  2. Cosa ci racconti della scena elettronica a Yerevan? Come si è sviluppata?

A ottobre del 2019 ho fatto il mio primo DJ set a Yerevan, in uno dei club più recenti, il Poligraf. Nello stesso anno ho lavorato anche per una radio locale online, radio Bohemnots. A Yerevan si sta sviluppando, ormai da un po’ di anni, una scena elettronica underground. Stanno aprendo molti nuovi spazi e realtà che si occupano di sound e performance elettroniche – ma non solo – e danno visibilità agli artisti locali. I più famosi sono il Poligraf, la Mirzoyan Library e il Basement.

3. Puoi parlarci dei tuoi suoni e delle influenze (sia musicali che culturali) che hai avuto?

La mia musica elettronica si basa sull’uso di strumenti armeni, uniti al genere elettronico sperimentale, all’ambient e a quello techno. Ho prodotto anche alcune incisioni per film e installazioni sperimentali, una fusione tra le arti visive e la musica. Ho sempre voluto prendere i suoni armeni, sintetizzarli e spingerli nel nuovo mondo della musica sperimentale. Creare nuovi linguaggi con quei suoni “antichi”, per raccontare la mia storia di Armena della diaspora che è cresciuta negli Stati Uniti. È molto importante per me capire come posso connettermi con altre culture attraverso il mio legame musicale con l’Armenia: questo mi permette di creare conversazioni nuove e del tutto inaspettate. Inoltre, la cultura armena è molto variegata: varia in base al paese in cui i figli della diaspora sono nati e cresciuti. Conoscere e collaborare con questi artisti armeni da tutto il mondo, che, come me, sperimentano e “rischiano” in modo non tradizionale, è indispensabile per la mia produzione artistica e per la mia crescita personale.

4. In che modo è stata influenzata la produzione artistica / musicale in tempi di guerra come quello in cui vivi?

Quando ho parlato con artisti attivi nella scena Armena e dell’Artsakh (musicisti, DJ, registi…) – tutti mi hanno raccontato di essere stati fortemente segnati dal fatto che loro coetanei e amici sono stati costretti a combattere per difendere la loro madrepatria, e molti hanno perso la vita in questa guerra. Nessuno di loro aveva scelto di fare il soldato: erano giovani come me, persone che avresti potuto incontrare in un club. Tuttavia, non hanno potuto fare altro se non difendere la propria terra da atrocità come la pulizia etnica, il colonialismo e il genocidio perpetrate dagli Azeri e dai Turchi. Abbiamo perso tantissimi DJ, artisti e musicisti della comunità di Erevan.

5. Come stai affrontando personalmente, e quindi anche artisticamente, il conflitto?

Quando penso alle difficoltà che l’Armenia ha storicamente incontrato, mi ricordo anche di quanto la musica sia stata uno strumento indispensabile per il mio popolo, per affrontare le persecuzioni e le migrazioni forzate. La musica è resilienza. Anche nei momenti più difficili, è un modo di narrare storie, riunire persone e formare una comunità. Dall’altro canto è capace di portare gioia ed aiuta a sopravvivere. La musica e l’arte possono essere viste come una “via di fuga”, e non solo: possono portare auto coscienza, e ci danno un modo di dare forma alla nostra auto narrazione. Quindi, artisticamente parlando, il conflitto mi ha dato più forza per andare avanti nella mia produzione musicale e culturale. È stato molto difficile, ma ora ho le idee più chiare che mai.

 6. Cosa ne pensi dell’esito del conflitto? 

Non so cosa succederà nel lungo periodo. Potrebbe ripetersi tutto da capo, perché il vero fine di questa guerra non è l’Artsakh. La cosa più importante adesso è aiutare i 120 000 e più armeni dell’Artsakh, che si sono trovati senza casa, e ricostruire il frammento di Artsakh, distrutto dalla guerra, che è rimasto agli Armeni. ArmeniaFund.org e ParosFoundation.org sono due iniziative umanitarie che stanno facendo proprio questo.

Vai al sito


Armenia: nuove proteste contro premier Pashinyan, bloccata strada che collega ad aeroporto di Erevan (Agenzianova 13.12.20)

Erevan, 13 dic 16:47 – (Agenzia Nova) – Gli oppositori del primo ministro armeno Nikol Pashinyan, scesi nuovamente in strada oggi per chiederne le dimissioni, hanno bloccato l’incrocio della strada che porta all’aeroporto internazionale Zvartnots di Erevan. È quanto riferisce la stampa armena, secondo cui i manifestanti hanno chiesto alla polizia di concedere loro cinque minuti per tenere la manifestazione, dopodiché hanno lasciato l’autostrada e il traffico è ripreso. Le proteste sono in corso in Armenia dallo scorso 10 novembre, quando Pashinyan ha firmato un accordo trilaterale con l’Azerbaigian e la Russia per porre fine alle sei settimane di ostilità nell’autoproclamata repubblica del Nagorno-Karabakh. Pashinyan ha accettato un cessate il fuoco concedendo tutte le regioni cuscinetto azerbaigiane che circondano il Nagorno-Karabakh e vaste aree del territorio. Molti armeni considerano le concessioni una sconfitta e un tradimento e decine di partiti di opposizione si sono uniti dietro le richieste di dimissioni di Pashinyan. (Rum)

Incontro ministri della Difesa di Armenia e Russia: discussa la situazione in Nagorno-Karabakh (Sputniknews 13.12.20)

Il ministro della Difesa armeno Vagharshak Harutyunyan ha incontrato il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu per discutere gli ultimi sviluppi in Nagorno-Karabakh, ha detto domenica il ministero della Difesa armeno in un comunicato stampa.

“Harutyunyan, che è in visita di lavoro in Russia, ha discusso la questione con il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu”, si legge nel comunicato.

L’incontro è avvenuto dopo il primo scontro armato in Nagorno-Karabakh dalla dichiarazione di cessate il fuoco un mese fa.

Sabato, il ministero della Difesa armeno ha detto che l’esercito azero aveva attaccato i villaggi di Hin Tagher e Khtsaberd. Il ministero della Difesa azero ha descritto l’avanzata come una “operazione antiterrorismo”, aggiungendo che il cessate il fuoco, in cui le parti hanno concordato di fermare l’azione militare all’interno delle posizioni effettivamente occupate, sarebbe stato altrimenti rispettato.

I villaggi in questione appartengono alla regione meridionale di Hadrut nel Nagorno-Karabakh. L’Azerbaigian ha ottenuto il controllo della regione durante la caduta del conflitto armato, ma questi due villaggi sono rimasti controllati dalle forze armene.

Il comando delle forze di pace russe, schierate in Nagorno-Karabakh per monitorare la tregua, ha detto di aver informato sia Yerevan che Baku dell’inammissibilità delle violazioni del cessate il fuoco.

Vai al sito

Nagorno-Karabakh: Centemero-Capitanio (Lega), preoccupati da parole Erdogan-Aliyev. Governo italiano prenda posizione (Agenziastampaitalia.it 12.12.20)

ASI) Roma . – “Le dichiarazioni di Erdogan e del Presidente Aliyev, pronunciate durante la parata militare tenutasi a Baku, ci lasciano esterrefatti e molto preoccupati. E’ inammissibile che sia stato apertamente confermato l’appoggio militare e diplomatico della Turchia all’Azerbaijan sin dalle prime ore della guerra.

Da fonti diplomatiche si apprende anche che uno dei generali azerbaijani durante la parata avrebbe fatto il tipico saluto dei Lupi Grigi, gesto che indica l’appartenenza al movimento di cui faceva parte l’uomo che cercò di uccidere Giovanni Paolo II. Un attacco inammissibile nei confronti di tutti i cristiani e dei principi nei quali lo Stato italiano si è sempre identificato. Inoltre durante la parata Aliyev avrebbe rivendicato anche parti del territorio della Repubblica d’Armenia internazionalmente riconosciuta. Se tutto ciò fosse confermato, auspichiamo una presa di posizione da parte del governo italiano. Simili dichiarazioni sono inammissibili per i valori della nostra Repubblica e per rispetto di chi si è battuto per far valere i principi umanitari contro le mire espansionistiche neo ottomane di Erdogan, in spregio ai diritti civili anche dei suoi stessi cittadini”.

Lo dichiarano i deputati della Lega Giulio Centemero, Presidente della sezione Bilaterale di Amicizia Italia-Armenia e Massimiliano Capitanio, Presidente dell’Intergruppo di Amicizia Italia Armenia presso la Camera. 

Vai al sito

BINETTI: PROTEGGERE NAGORNO KARABAKH DALLE MIRE DI TURCHIA E AZERBAIJAN (DIRE 12.12.20)

Roma, 12 dic. – “Il 10 dicembre e’ l’anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo ed e’ ormai tradizione che in tutti i Paesi in cui si tutelano con crescente consapevolezza i diritti umani si svolgano varie celebrazioni per far crescere a livello personale e sociale la responsabilita’ con cui ognuno deve farsi testimone e custode di questa battaglia di pace. Proprio in occasione dell’ultimo anniversario della Dichiarazione, solo due giorni fa, si e’ tenuta a Baku, in Azerbaijan, la parata militare dedicata alla vittoria dell’Azerbaijan contro il Nagorno Karabakh nella guerra contro il popolo armeno che vive nel Nagorno Karabakh. Durante la parata militare, presieduta dai due Presidenti turco e azerbaijano, Erdogan ha apertamente confermato l’appoggio militare e diplomatico della Turchia all’Azerbaijan, facendo dichiarazioni minacciose nei confronti dell’Armenia e del popolo armeno. Aliyev, dal canto suo ha sottolineato come grazie all’appoggio della Turchia e’ stato possibile dimostrare che esiste una soluzione militare al conflitto e si e’ riferito all’Armenia, parlando dell’odiato nemico: La liberazione delle terre azere non significa la fine della lotta. La lotta in ambito politico e militare continuera’ su fronti molto diversi. Sull’altipiano caucasico, in altri termini, la pace appare sempre piu’ a rischio e il clima sociale sempre piu’ compromesso. L’Armenia sempre piu’ soffocata dalla alleanza turco-azera.” Lo sottolinea la senatrice Paola BINETTI, UDC, vicepresidente della Commissione speciale per i Diritti Umani del Senato. (SEGUE) (Com/Tar/ Dire) 10:39 12-12-20
-2- (DIRE) Roma, 12 dic. – “La Dichiarazione universale dei Diritti umani- continua- impone a tutti i Paesi che l’hanno sottoscritta una particolare attenzione nella tutela della Pace nel mondo intero, soprattutto in quelle zone calde in cui il rischio che i conflitti si riaccendano e’ sempre imminente. La pace e’ prerequisito essenziale perche’ ci sia un autentico sviluppo prima di tutto sul piano umano e poi su quello economico e tecnico-scientifico. Non c’e’ dubbio che corra davvero molti rischi il Nagorno Karabakh, enclave armena in una terra che gli azeri considerano loro, e la soluzione piu’ pacifica potrebbe essere solo quella di riconoscere una loro autonomia, come un piccolo Stato a statuto speciale e posto sotto la protezione dell’ONU. Soluzione gia’ presente negli accordi di Madrid, accettata dall’Armenia, ma mai rispettata dagli Azeri. Eppure questo e’ proprio il terreno essenziale in cui vanno fatti rispettare i diritti umani, per tutelare le persone dalla aggressivita’ insita nella legge del piu’ forte e in una logica darwiniana della politica. Per questo auspichiamo ancora una volta l’autonomia del Nagorno Karabakh e il rispetto dei trattati internazionali, a supporto dei paesi piu’ deboli”, conclude. (Com/Tar/ Dire) 10:39 12-12-20 NNNN

Nagorno-Karabakh: Preoccupati da parole Erdogan-Aliyev (La Presse 12.12.20)

Nagorno-Karabakh: Preoccupati da parole Erdogan-Aliyev pronunciate durante la parata militare tenutasi a Baku, ci lasciano esterrefatti e molto preoccupati. E’ inammissibile che sia stato apertamente confermato l’appoggio militare e diplomatico della Turchia all’Azerbaijan sin dalle prime ore della guerra. Da fonti diplomatiche si apprende anche che uno dei generali azerbaijani durante la parata avrebbe fatto il tipico saluto dei Lupi Grigi, gesto che indica l’appartenenza al movimento di cui faceva parte l’uomo che cercò di uccidere Giovanni Paolo II. Un attacco inammissibile nei confronti di tutti i cristiani e dei principi nei quali lo Stato italiano si è sempre identificato. Inoltre durante la parata Aliyev avrebbe rivendicato anche parti del territorio della Repubblica d’Armenia internazionalmente riconosciuta. Se tutto ciò fosse confermato, auspichiamo una presa di posizione da parte del governo italiano. Simili dichiarazioni sono inammissibili per i valori della nostra Repubblica e per rispetto di chi si è battuto per far valere i principi umanitari contro le mire espansionistiche neo ottomane di Erdogan, in spregio ai diritti civili anche dei suoi stessi cittadini”. Lo dichiarano i deputati della Lega Giulio CENTEMERO, Presidente della sezione Bilaterale di Amicizia Italia-Armenia e Massimiliano Capitanio, Presidente dell’Intergruppo di Amicizia Italia Armenia presso la Camera. POL NG01 acp 121649 DIC 20


Nagorno-Karabakh:Centemero-Capitanio,Governo si schieri ZCZC9591/SXA
XPP20347000976_SXA_QBXB
R POL S0A QBXB
Nagorno-Karabakh:CENTEMERO-Capitanio,Governo si schieri
(ANSA) – ROMA, 12 DIC – “Le dichiarazioni di Erdogan e del
Presidente Aliyev, pronunciate durante la parata militare
tenutasi a Baku, ci lasciano esterrefatti e molto preoccupati.
E’ inammissibile che sia stato apertamente confermato l’appoggio
militare e diplomatico della Turchia all’Azerbaijan sin dalle
prime ore della guerra. Da fonti diplomatiche si apprende anche
che uno dei generali azerbaijani durante la parata avrebbe fatto
il tipico saluto dei Lupi Grigi, gesto che indica l’appartenenza
al movimento di cui faceva parte l’uomo che cerco’ di uccidere
Giovanni Paolo II. Un attacco inammissibile nei confronti di
tutti i cristiani e dei principi nei quali lo Stato italiano si
e’ sempre identificato. Inoltre durante la parata Aliyev avrebbe
rivendicato anche parti del territorio della Repubblica
d’Armenia internazionalmente riconosciuta. Se tutto cio’ fosse
confermato, auspichiamo una presa di posizione da parte del
governo italiano. Simili dichiarazioni sono inammissibili per i
valori della nostra Repubblica e per rispetto di chi si e’
battuto per far valere i principi umanitari contro le mire
espansionistiche neo ottomane di Erdogan, in spregio ai diritti
civili anche dei suoi stessi cittadini”.
Lo dichiarano i deputati della Lega Giulio CENTEMERO,
Presidente della sezione Bilaterale di Amicizia Italia-Armenia e
Massimiliano Capitanio, Presidente dell’Intergruppo di Amicizia
Italia Armenia presso la Camera. (ANSA).