Nagorno-Karabakh: preghiera per la pace a Etchmiadzin. Karekin II, “il diritto a vivere in modo indipendente e libero è un dono divino inviolabile” (SIR 30.09.20)

Una solenne preghiera per la pace e la sicurezza dell’Armenia e della Repubblica dell’Artsakh (o Repubblica del Nagorno-Karabakh) è stata celebrata ieri nel Monastero di San Gayane che si trova nel Sacro Etchmiadzin, a 20 chilometri da Yerevan, sede del Catholicos Karekin II, capo e patriarca supremo della Chiesa apostolica armena e di tutti gli armeni. Al termine della liturgia, il Catholicos ha preso la parola e ha detto: “In questo momento cruciale della nostra storia, stiamo combattendo di nuovo per la libertà e l’indipendenza della terra dell’Artsakh, la sua vita pacifica, la difesa dei nostri valori sacri. Il diritto a vivere in modo indipendente e libero è un dono divino indiscutibile e inviolabile. Il nostro popolo è risoluto e determinato a proteggere questo diritto”. La situazione nell’area preoccupa anche le diplomazie internazionali. La tensione si è riaccesa tra domenica e lunedì, quando per tutta la notte sono continuati gli scontri tra gli armeni e l’esercito dell’Azerbaijan nella regione del Nagorno-Karabach. Secondo gli ultimi bilanci, sarebbero 39 le vittime. In una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza, le Nazioni Unite hanno esortato “un negoziato profondo e di contenuto” e invitato Armenia e Azerbaijan ad una tregua. Quello che però suscita maggiore preoccupazione è il coinvolgimento nell’area di conflitto di altre potenze. Lo stesso Catholicos lo ha sottolineato nel suo discorso ieri: “Condanniamo fermamente le ostilità scatenate dall’Azerbaijan contro la Repubblica dell’Artsakh, nonché le invasioni ai confini dell’Armenia. Le operazioni militari dell’Azerbaijan, condotte con il pieno appoggio della Turchia, sono contenute con coraggio dai soldati dell’esercito armeno”. Karekin esorta il popolo armeno a rimanere forte e unito nel difendere la Patria e prevenire ogni tentativo di violazione alla libertà e indipendenza e dice di aver inviato “messaggi ai capi di Stato, ai leader delle nostre Chiese sorelle, al clero, ai leader di varie organizzazioni interecclesiali” affinché si compiano tutti gli sforzi “per stabilizzare la situazione nella regione, ripristinare la pace, una vita sicura” e contenere “i processi dittatoriali e aggressivi dell’Azerbaijan”. “Le vite umane sono sacre”, ha concluso il patriarca supremo, e “qualsiasi violazione compiuta su di esse è un atto di malvagità”.

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Julfa: emblema dell’Armenia storica e del suo triste destino (Elzeviro 29.09.20)

Ai numerosi appelli internazionali ha fatto seguito anche l’Unione europea che, nel 2006, ha inviato una delegazione per visitare il cimitero. Ma le autorità azere hanno impedito l’accesso al sito. A tutt’oggi il governo di Baku nega di averlo distrutto. Foto satellitari scattate nel 2010 però hanno dimostrato inequivocabilmente che la necropoli medievale è scomparsa e il suolo completamente livellato.

Gli antichi cimiteri armeni insieme alle decine di migliaia di khachkar sono stati letteralmente cancellati dalla storia. Si salvano soltanto gli esemplari presenti nell’attuale territorio della moderna Armenia. Un vergognoso genocidio culturale che continua tutt’oggi.

Sempre per mano turca e sempre con lo stesso identico obiettivo: turchizzare brutalmente l’intera penisola anatolica, fino alle montagne del Caucaso. Eliminando così etnie, lingue e culture millenarie insieme a ogni traccia del loro passaggio. Uno scempio indegno e perfettamente paragonabile a quello dei talebani in Afghanistan e dell’ISIS in Siria e Iraq.

Nonostante tutto questo, qualcuno sta ancora difendendo questa gente qua

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Attacco Azero contro il Nagorno Karapagh (Artsakh) Rassegna stampa 29.09.20

Armenia-Azerbaigian, Putin: “Fermare subito gli scontri” (Tgcom24)

Il presidente russo Vladimir Putin “ha espresso grave preoccupazione per la continuazione dei combattimenti” tra azeri e armeni mentre era al telefono con il premier dell’Armenia Nikol Pashinyan. Durante il colloquio è stata “rimarcata l’urgente necessità per le parti di porre fine agli scontri e di adottare misure per una de-escalation della crisi”. Lo riferisce il Cremlino precisando che la conversazione ha avuto luogo su iniziativa armena.


Armenia-Azerbaigian, continuano gli scontri. Mercenari siriani reclutati da Ankara pronti a partire per Baku (La Repubblica)


Nikol Pashinian: Non permetteremo alla Turchia un secondo genocidio degli armeni (Asianews)


Scontri tra Azerbaigian e Armenia, Mkhitaryan scende in campo: “Basta crimini”(Gazzetta.it)


Armenia: “Nostro aereo abbattuto da F-16 turco” (Adnkronos)


Nagorno Karabakh, il petrolio azero o gli storici rapporti con l’Armenia: gli interessi italiani nel conflitto del Caucaso meridionale (Ilfattoquotidiano)


Nagorno, Armenia: pronti a “contrattacco proporzionato” (Adnkronos)


Nagorno Karabakh, la Turchia “pronta” a intervenire al fianco dell’Azerbaigian. Armenia: “Ankara ha abbattuto un nostro jet (Ilfattoquotidiano)


“Prego per la pace in Armenia” Fusi a Yerevan guida la Biennale (Lanazione)


Armenia: mons. Minassian, “dall’Europa ci aspettiamo un gesto di amicizia al popolo armeno” (Ceinews)


Armenia: Mkhitaryan,’Turchia smetta di reclutare terroristi’ (Ansa)


Perché gli scontri tra armeni e azeri preoccupano l’Onu più del solito (Euronews)


La guerra dimenticata fra azeri e armeni Casella strategica dell’eterno Grande Gioco (Ilquotidianodelsud)


UNA NUOVA GUERRA TRA ARMENI E AZERI (Gariwo)


Conflitto Armenia-Azerbaigian, Pompeo chiede il cessate il fuoco (Euronews)


Nagorno Karabakh, l’eterno ritorno del conflitto

Dilagano i “discorsi d’odio” nella stampa turca. Nel mirino greci, armeni e siriani (Agenzia Fides 28.09.20)

stanbul (Agenzia Fides) – Anche nel 2019 sui media turchi cartacei e digitali hanno trovato spazio in abbondanza i cosiddetti “discorsi d’odio” (dalla formula inglese “Hate Speech”), gli interventi che esprimono denigrazione e incitamento al disprezzo nei confronti di singole persone e gruppi umani identificati su base nazionale, etnica o religiosa. Lo attesta il rapporto sugli “Hate Speech” in Turchia pubblicato annualmente dalla Fondazione Hrant Dink, con sede a Istanbul.
La Fondazione, che porta il nome del giornalista turco di origine armena assassinato nel 2007, dal 2009 conduce indagini sulle espressioni di odio religioso e di razzismo che compaiono nei mezzi di comunicazione turchi. Secondo il resoconto riportato dal giornale “Agos”, testata bilingue armena-turca pubblicata a Istanbul, il rapporto della Fondazione Hrant Dink relativo all’anno 2019, e basato sul monitoraggio di 500 testate nazionali, regionali e digitali, ha registrato una media di 19 articoli al giorno contenenti discorsi denigratori verso gruppi e singole persone. Gli insulti e gli incitamenti all’odio di matrice etnica o religiosa apparsi sulla stampa turca nel corso del 2019 hanno preso di mira 80 diverse etnie o comunità religiose. Le espressioni ingiuriose diffuse attraverso i media turchi, secondo quanto documentato dal rapporto della Fondazione Hrant Dink, si sono rivolte con particolare frequenza e accanimento contro armeni, siriani e greci. (GV) (Agenzia Fides 28/9/2020)

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Attacco Azero contro il Nagorno Karapagh (Artsakh) Rassegna stampa 28.09.20

Armenia: mons. Minassian (Yerevan), “parole del Papa sono una consolazione. Dall’Europa ci aspettiamo un gesto di amicizia al popolo armeno” (Agenzia SIR)

Nuova escalation in Nagorno-Karabakh, Erevan e Baku dichiarano la legge marziale (East Journal)

Nagorno Karabakh, aria di guerra(Ispionline)

Cresce la tensione tra Armenia e Azerbaigian, Baku ordina la mobilitazione (Gds

Armenia-Azerbaigian: il parlamento turco condanna Erevan (Ansa)

Erdogan: “L’Armenia metta fine all’occupazione in Azerbaigian” (Tgcom24)

Conflitto tra Armenia e Azerbaijan: vittime salgono ancora (Giornale di Puglia)

Armenia e Azerbaijan, i motivi della guerra (Sanfrancesco)

La Turchia invia 4mila mercenari siriani dell’Isis per combattere contro gli armeni (VIDEO)(Asianews)

Il Sultano Erdogan muove i tagliagole jihadisti sul fronte armeno (Globalist)

Nagorno-Karabakh, ultimatum dell’Armenia: “pronti i missili Iskander se la Turchia userà gli F-16” (Sputniknews)

L’armeno Karekin II dal Papa a chiedere aiuto per la guerra in Nagorno Karabak: «Abbiamo paura» (Il Messaggero 27.09.20)

Città del Vaticano – All’Angelus Papa Francesco si è limitato a un generico appello per la pace nel Caucaso, invocando il ritorno al tavolo dei negoziati, ma senza sbilanciarsi o fare riferimento esplicito alla regione colpita del Nagorno Karabakh, contesa tra Armenia e Azerbaihan, i cui eserciti da stamattina si stanno bombardando. Eppure poche ore prima il Patriarca Karekin II, il Catholicos di tutti gli armeni, arrivato apposta da Yerevan, era stato ricevuto a Santa Marta. Si è trattato di una udienza drammatica viste le notizie che arrivano dalla zona di confine dove nella notte sono iniziati pesanti combattimenti con vittime civili da entrambe le parti. Karekin II ha chiesto aiuto al Vaticano e ha illustrato cosa sta accadendo in quella zona. Prima di ripartire ha rilasciato una intervista al Messaggero.

«Durante il colloquio gli ho raccontato cosa sta accadendo, entrando anche nei particolari. Gli ho spiegato dell’attacco dell’Azerbaijan lungo tutta la linea di confine con il Nagorno, fatta utilizzando gli ultimi tipi di armamenti pesanti, l’artiglieria e anche dei droni che hanno attaccato villaggi armeni. Ci sono vittime purtroppo. Una situazione che ci preoccupa e spaventa».

E il Papa come ha commentato?
«Ha detto che esprime dolore davanti a queste notizie. Poi ci ha informato che all’Angelus avrebbe fatto un appello per invocare la pace e il cessate il fuoco».

L’appello lo ha fatto parlando a grandi linee del Caucaso, senza parlare esplicitamente dell’Armenia o nel Nagorno. E’ deluso? 
«Che vuole che le dica. E’ mio fratello spirituale è lui che decide come esprimersi. Naturalmente noi avremmo sperato in altre parole ma è lui che decide come esprimersi. Noi siamo fratelli con amore e convinzione e accettiamo le espressioni usate dal nostro fratello. Lui ha consigliato e ha invitato a tornare ai negoziati».

Lei è arrivato in Vaticano apposta per chiedere aiuto?
«Questa visita era prevista da tempo. Era prevista anche una tappa a Milano che però ho dovuto cancellare per stare vicino al mio popolo e tornare a Yerevan. Noi facciamo spesso visite in Italia e in Vaticano».

Avete pensato ad iniziative comunI?
«C’è collaborazione tra noi. Il Papa ci ha manifestato dolore e noi abbiamo condannato questo attacco, spiegandogli anche come la Turchia stia sostenendo l’Azerbajian ad intraprendere la guerra. Anche in questo contesto noi riteniamo che questo attacco sia stato immaginato con il supporto turco. Lo scopo è di rafforzare la propria posizione militare della Turchia nella regione posizionando gradualmente le proprie forze armate lungo il confine armeno».

Cosa ve lo fa pensare?
«Abbiamo appreso anche notizie che ci turbano. Per esempio si parla dell’invio di jihadisti. Visto l’odio in generale verso gli armeni nelle attività della regione non possiamo escludere questa dinamica. Siamo molto preoccupati».

Da anni sono in stallo i colloqui di pace condotti dall’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che tenta una mediazione provando a rafforzare il cessate il fuoco del 1994 tramite il Gruppo di Minsk, con diplomatici di Francia, Russia e Usa.  La questione del Nagorno è complessa ha origine con la Rivoluzione Bolscevica del 1917, quando il Karabakh fu inglobato nella Federazione Transcaucasica, che poi si divise tra Armenia, Azerbaigian e Georgia. Il territorio del Nagorno Karabakh venne rivendicato sia dagli armeni (che all’epoca costituivano il 98% della popolazione) sia dagli azeri. Per volere di Stalin il territorio passò all’Azerbaigian e nel 1923 venne creata l’Oblast’ Autonoma del Nagorno Karabakh.

Con la dissoluzione dell’Urss la questione riemerse. Gli armeni lamentando l’azerificazione forzata della regione con il supporto dell’Armenia iniziarono a mobilitarsi per riunire la regione alla madrepatria. Nel settembre 1991 il soviet locale, utilizzando la legislazione sovietica dell’epoca, dichiarò la nascita della nuova repubblica dopo che l’Azerbaigian aveva deciso di fuoriuscire dall’Unione Sovietica.

Seguirono un referendum ed elezioni ma nel gennaio dell’anno seguente la reazione militare azera accese il conflitto che si concluse con un accordo di cessate il fuoco nel 1993. Da allora sono in corso negoziati di pace sotto l’egida del Gruppo di Minsk.

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Papa Francesco incontra il Catholicos armeno Karekin II. “Abbiamo pregato per la pace” (Acistampa 27.09.20)

Ho chiesto a Papa Francesco di sollevare la sua voce in modo da ristabilire la giustizia e la pace”. Karekin II, Catholicos della Chiesa Apostolica Armena, ha incontrato il Papa prima dell’Angelus, e prima di una sua precipitosa partenza per l’Armenia, scossa dalle notizie di nuovi conflitti in Nagorno Karabach, Artsakh nel nome storico armeno della regione contesa dall’Azerbaijan. E la conversazione, di circa 40 minuti, si è concentrata a lungo proprio sul conflitto e sulla situazione nella regione.

Lo ha raccontato ad ACI Stampa lo stesso Catholicos Karekin II, in una intervista appena prima della partenza, dopo aver incontrato il Papa accompagnato dall’arcivescovo Khajag Barsamian, rappresentate della Chiesa Apostolica Armena a Roma, e da padre Hyacinthe Destivelle, officiale del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani che si occupa del rapporto con le Chiese ortodosse orientali.

L’incontro con Papa Francesco era stato programmato per il 28 settembre, ed era parte di una serie di incontri in Vaticano. Il Catholicos ha infatti potuto avere un dialogo anche con il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, e con il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Nella notte tra sabato e domenica, però, nuovi scontri si sono verificati alla frontiera. La regione, a maggioranza armena, era stata data all’Azerbaijan su decisione di Stalin. Nel momento in cui l’Azerbaijan aveva deciso di lasciare l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, un referendum aveva costituito il nuovo stato della federazione. Gli azeri reagirono militarmente, e ci fu un accordo di cessate il fuoco nel 1993. Da allora, le tensioni sono rimaste latenti, e sono arrivate quasi ad un aperto conflitto lo scorso agosto. L’Armenia, che ha proclamato la legge marziale e la piena mobilitazione militare, lamenta che l’Azerbaijan ha mosso un attacco contro il Nagorno Karabach. L’Azerbaijan sostiene che il suo attacco è una risposta ad un lancio di granate armena.

Di tutto questo ha parlato il Catholicos Karekin II con Papa Francesco, in quello che è stato il sesto incontro con lui, avvenuto dopo aver partecipato ad una celebrazione nella Basilica di San Pietro.

Santità, di cosa ha parlato con Papa Francesco?

Il mio incontro era parte di una visita fraterna in Vaticano, ed era stato programmato per domani. Ma, a causa dell’aggressione dell’Azerbaijan con l’Artsakh sono stato obbligato ad accorciare la visita, e così ho potuto incontrare il Papa questa mattina. È naturale che la nostra conversazione è stata dominata dalla situazione sulla presa di contatto Ho segnalato al Papa anche l’uso di droni da parte azera che hanno preso di mira obiettivi civili. Tutti i tipi di armi sono stati usati contro la pacifica popolazione armena, anche elicotteri e artiglieria. Le città e i villaggi dell’Artsakh sono sotto attacco, inclusa la capitale Stepanakert. Ci sono vittime tra la popolazione vicine.

Quale è stata la risposta di Papa Francesco?

Il Papa ha espresso la sua preoccupazione e il suo dolore. Ci ha anche informato che nel suo messaggio all’Angelus avrebbe riflettuto sulla situazione, cosa che poi ha fatto. Ho anche espresso al Papa la mia opinione riguardo il coinvolgimento della Turchia nella regione, e ho sottolineato che a mio avviso si trattava di una azione pre-programmata con l’aiuto di Istanbul. Recentemente, la Turchia ha apertamente sostenuto l’Azerbaijan nelle sue prese di posizione aggressive contro l’Armenia, con molte dichiarazioni ufficiali, e abbiamo potuto notare alcune settimane fa esercizi militari condotti congiuntamente tra Azerbaijan e Turchia.

Quali sono le su speranze?

Riteniamo importante risolvere la situazione, ma allo stesso tempo è importante che i media internazionali riflettano e abbiano un giudizio corretto sulla situazione che si è creata, in modo da ristabilire la giustizia.

Cosa pensa possa fare la Santa Sede in questa situazione?

Ho chiesto al mio amato fratello Francesco di sollevare la sua voce perché si ristabilisca la giustizia e la pace. L’incontro è stato molto cordiale, come sempre in passato, e lo abbiamo terminato pregando insieme per il ripristino della pace.

Ci sono progetti comuni tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Apostolica Armena?

Abbiamo una stretta cooperazione in molte aree, con una stretta relazione con la Congregazione delle Chiese Orientali, ma anche con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, anche grazie al rappresentante della Chiesa Apostolica Armena presso la Santa Sede che ha proprio il compito di rafforzare i contatti. Tra le iniziative, abbiamo un programma di scambio che permette ai nostri studenti di studiare nelle università pontificie, e anche uno scambio di visite tra giovani sacerdoti della Chiesa Apostolica Armena e della Chiesa Cattolica Romana.

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Attacco Azero contro il Nagorno Karapagh (Artsakh) Rassegna stampa 27.09.20

Lampi di guerra tra Azerbaigian e Armenia in Nagorno Karabakh

AGI – Aspri combattimenti nella regione autonoma del Nagorno Karabakh tra l’esercito dell’Azerbaigian e le forze indipendentiste armene, che hanno rivendicato l’abbattimento di due elicotteri militari azeri, dopo che Baku ha bombardato l’enclave. Il ministero della Difesa azero ha annunciato l’inizio di una “controffensiva”.

L’Azerbaigian ha iniziato a “bombardare” la linea di confine e obiettivi civili, inclusa la città principale della regione, Stepanakert, ha comunicato la presidenza del Karabakh. Sia Baku sia le autorità della regione separatista, che si accusano vicenda di aver iniziato le ostilità, hanno denunciato vittime anche tra i civili.

I separatisti armeni nella regione del Nagorno-Karabakh hanno riferito di aver inflitto “perdite” all’esercito azero. Il ministero della Difesa azero ha confermato che un suo elicottero è stato abbattuto, aggiungendo che l’equipaggio è riuscito a mettersi in salvo e ha rivendicato di aver distrutto 12 batterie antiaeree.

“Stamattina presto, la parte azera ha lanciato bombardamenti lungo tutta la linea di contatto. Stanno anche bombardando Stepanakert (la capitale), chiediamo alla popolazione di mettersi al riparo”, si legge sulla pagina Facebook della presidenza separatista. “Le forze armate del Karabakh hanno finora sventato i piani (dell’Azerbaigian), infliggendo pesanti perdite” all’avversario, ha comunicato il ministero della Difesa della regione.

Scambi di accuse

Il ministero della Difesa dell’Azerbaigian ha accusato l’Armenia di aver violato il cessate il fuoco del 1994 “all’alba” con “provocazioni su larga scala”, con intensi bombardamenti contro le posizioni dell’esercito azero su tutto. Negli attacchi, secondo Baku, Erevan ha usato anche l’artiglieria.

Il ministero degli Esteri armeno accusa invece l’Azerbaigian di aver lanciato “missili” contro “insediamenti pacifici, compresa la capitale del Nagorno Karabakh, Stepanakert”. Le due parti si accusano reciprocamente di attacchi contro i civili.

Il territorio, grande meno della metà della Sardegna, è al centro di una disputa trentennale tra Armenia e Azerbiagian degenerata più volte in scontro armato

La Russia e l’Europa chiedono il cessate il fuoco

Il ministero degli Esteri russo ha chiesto alle due parti in conflitto nella regione autonoma azera del Nagorno Karabakh un “cessate il fuoco immediato”. Mosca ha chiesto anche l’avvio di “colloqui per stabilizzare la situazione”.

“Le notizie di ostilità nella zona di conflitto del Nagorno-Karabakh destano grave preoccupazione. L’azione militare deve cessare, con urgenza, per evitare un’ulteriore escalation. Un ritorno immediato ai negoziati, senza precondizioni, e’ l’unica strada da seguire”, twitta il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

La Turchia promette invece il completo sostegno a Baku e ha invitato l’Armenia a rinunciare alla sua “aggressione”: l’altolà arriva dal ministro della difesa turco, Hulusi Akar. “Sosterremo i nostri fratelli azeri con tutti i nostri mezzi nella loro lotta per proteggere la loro integrità territoriale”, ha detto in una nota il ministro della Difesa turco.

La Turchia è uno strettissimo alleato di Baku con cui ha forti legami culturali e linguistici; viceversa non ha relazioni diplomatiche con Erevan per via della querelle storica sulla strage degli armeni sotto l’impero ottomano, tra il 1915 e il 1916, che secondo l’Armenia fu un genocidio.

Legge marziale

Il presidente del Nagorno Karabakh, Araik Harutyunyan, in una riunione d’emergenza del Parlamento della regione separatista azera sostenuta dall’Armenia, ha proclamato la legge marziale e annunciato una mobilitazione militare totale. Stessi provvedimenti sono stati adottati dall’Armenia. Il primo ministro armeno, Nikol Pashinian, ha esortato il suo popolo a “essere pronto a difendere la patria sacra”. “Sosteniamo con forza il nostro Stato, il nostro esercito (…) e vinceremo. Lunga vita al glorioso esercito armeno!”, ha scritto su Facebook.

L’enclave contesa

Il Nagorno Karabakh è una regione secessionista dell’Azerbaigian, popolata principalmente da armeni e sostenuta dall’Armenia. Dal 1992 è stato teatro di una guerra che ha causato 30.000 morti. I colloqui di pace sono bloccati da molti anni. Nel 2016, gravi scontri sono quasi degenerati in una guerra nella regione, e nel luglio 2020 ci sono stati anche combattimenti tra armeni e azeri al confine settentrionale.

Il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliev, ha minacciato l’Armenia di rappresaglie per il suo “comportamento aggressivo”, riferendosi agli scontri di luglio, e ha accusato Erevan di aver deliberatamente causato il fallimento dei negoziati di pace. Il ministero ha anche avvertito che l’Armenia sta preparando “decine di migliaia di uomini con un unico obiettivo, attaccare l’Azerbaigian”.


Armenia-Azerbaigian: Italia chiede di fermare violenze

(ANSA) – ROMA, 27 SET – La Farnesina esprime “preoccupazione per le notizie di gravi scontri lungo la linea di contatto fra le forze armate azere ed armene. L’Italia chiede alle parti l’immediata cessazione delle violenze e l’avvio di ogni sforzo, in particolare sotto gli auspici dell’Osce, per prevenire i rischi di ulteriore escalation”, si legge in una nota del ministero degli Esteri. (ANSA).


L’ AZERBAIGIAN LANCIA ATTACCO MISSILISTICO CONTRO LA REPUBBLICA ARMENA DEL NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH)

ATTACCO AZERO AL NAGORNO KARABAKH: SERVE UNA FERMA CONDANNA POLITICA!

Mkhitaryan contro gli attacchi azeri nel Karabakh: “Abbiamo il diritto alla pace” (Corriere dello sport)

Armenia-Azerbaigian: Italia chiede di fermare violenze (Ansa)

Francesco prega per il Caucaso: si scelga la strada del dialogo

Papa Francesco incontra il Catholicos armeno Karekin II. “Abbiamo pregato per la pace” (Acistampa)

Nagorno-Karabakh, Mosca offre la sua mediazione tra Armenia e Azerbaigian (lantidiplomatico)

Nagorno Karabakh: tensione tra Azerbaigian e Armenia (Haffingtonpot)

Combattimenti fra Armenia e Azerbaigian (Ansa)

Francesco prega per il Caucaso: si scelga la strada del dialogo (Vaticanews)

Alta tensione nel Caucaso, parola alle armi fra Armenia e Azerbaigian (In Terris) 

Combattimenti fra armeni e azeri, vittime tra i civili (Rainews)

Nagorno-Karabakh, combattimenti fra Armenia e Azerbaigian: vittime e feriti fra i civili. Riparte la guerra dei 30 anni (Corriere della Sera)

Armenia e Azerbaigian sull’orlo della guerra: almeno 23 morti (Repubblica.it)

Venti di guerra nel Caucaso: Armenia e Azerbaigian combattono nel Nagorno Karabakh. Erevan accusa la Turchia (ilsole24ore)

Scontri nel Caucaso. Il Catholicos armeno interrompe la visita ufficiale in Italia e Vaticano (Asianews)

Crisi nel Nagorno-Karabakh, premier armeno telefona a Putin (Sputniknews)

NAGORNO KARABAKH. PESANTI SCONTRI TRA ARMENI E AZERI, SI RISCHIA UNA NUOVA GUERRA (Notizie geopolitiche)

L’ AZERBAIGIAN LANCIA ATTACCO MISSILISTICO CONTRO LA REPUBBLICA ARMENA DEL NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH)

Comunicato stampa

L’ AZERBAIGIAN LANCIA ATTACCO MISSILISTICO CONTRO LA REPUBBLICA ARMENA DEL NAGORNO KARABAKH (ARTSAKH)

 

Da questa mattina è in corso un pesante attacco missilistico azero contro la repubblica del Nagorno Karabakh (Artsakh).

Colpiti insediamenti civili compresa la capitale Stepanakert. Si registrano morti e feriti tra la popolazione

Molti cittadini stanno trovando riparo nei rifugi.

Le forze armate armene hanno abbattuto diversi elicotteri e tre droni; distrutti anche alcuni carri armati.

Tutte le milizie armene sono strenuamente impegnate nella difesa dei confini in questo che risulta essere un attacco ancor più grave di quello del 2016. Proclamata nella repubblica la legge marziale e la mobilitazione nazionale.

 

Alla luce di quanto sta accadendo:

 

  • Condanniamo l’ennesima aggressione dell’Azerbaigian contro la popolazione armena e il nuovo tentativo di risolvere con la guerra il problema del contenzioso sul Nagorno Karabakh.
  • Esprimiamo preoccupazione per la immediata piena solidarietà della Turchia all’Azerbaigian e per il rischio di un coinvolgimento su scala regionale con conseguenze gravissime per la stabilità di un’area così critica come quella del Caucaso meridionale e per le forniture energetiche all’Italia
  • Ricordiamo che nello scorso mese di luglio l’Azerbaigian ha attaccato la repubblica di Armenia lungo il confine nord-orientale con scontri senza precedenti in quell’area e che nelle scorse settimane, nonostante gli inviti della diplomazia internazionale, Turchia e Azerbaigian hanno compiuto provocatorie manovre militari ai confini con l’Armenia
  • Sottolineiamo le notizie di questi ultimi giorni che informavano circa il trasferimento di miliziani sunniti pro-Isis in Turchia e Azerbaigian
  • Denunciamo il “fiancheggiamento” di taluni media e politici italiani che nello scorso mese di luglio hanno appoggiato senza alcuna cognizione di causa le provocazioni militari azere e hanno di fatto avallato la politica dello scontro militare in luogo della risoluzione pacifica.
  • Ribadiamo ancora una volta che la via della pace è l’unica praticabile, il diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh e la fine della politica guerrafondaia della dittatura azera spalleggiata dalla dittatura turca
  • Preghiamo per la popolazione vittima degli attacchi e stiamo al fianco dei soldati armeni che difendono i confini della Nazione
  • Invitiamo le istituzioni italiane ad adoperarsi – nel quadro delle organizzazioni internazionali e dei format negoziali esistenti – affinchè cessi immediatamente l’aggressione azera contro il popolo armeno e venga espressa una netta condanna di ogni atto di violenza ai danni della popolazione
  • Chiediamo alla stampa italiana di non usare espressioni della propaganda azera quali “separatisti”, “ribelli armeni” ecc per descrivere la popolazione del Nagorno Karabakh che ha esercitato il proprio diritto all’autodeterminazione secondo la legge sovietica dell’epoca (in particolare legge aprile 90 “Norme sulla secessione di repubbliche dall’Urss”), ha proclamato la propria indipendenza dopo la fuori uscita dall’Unione della RSSAzera, ha visto confermato il suo pronunciamento dalla Corte costituzionale di <Mosca, ha tenuto un referendum confermativo nel dicembre 1991, ha tenuto elezioni politiche monitorate da osservatori internazionali nello stesso mese, ha proclamato ufficialmente la nascita dello Stato il 6 gennaio 1992, ha sottoscritto l’accordo di Bishkekh per il cessate il fuoco con i rappresentanti di Armenia e Azerbaigian. La repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh è uno Stato de facto con una popolazione di 150.000 abitanti buona parte dei quali non era neppure nata all’epoca della guerra degli anni Novanta che chiede di poter vivere in pace nella propria terra.

 

Ancora una volta ribadiamo che gli armeni vogliono la pace, turchi e azeri la guerra.

 

Consiglio per la comunità armena di Roma

www.comunitaarmena.it

Armeni, siriani, greci i più ‘odiati’ nei media turchi (Asianews 26.09.20)

I risultati del rapporto sui “discorsi di odio nei media” ad opera della Fondazione Hrant Dink. Su giornali nazionali e locali, ogni giorno almeno 17 articoli “di odio” contro le minoranze, disprezzando identità religiosa ed etnica.

Istanbul (AsiaNews) – Armeni, siriani e greci sono i gruppi che più hanno attirato “discorsi di odio” nei media turchi lo scorso anno. Lo afferma il rapporto sui “Discorsi di odio nei media”, preparato dalla Fondazione Hrant Dink.

Hrant Dink, direttore del giornale “Agos”, è stato ucciso il 19 gennaio 2007 da un giovane sui 18-19 anni con quattro colpi di pistola. Egli era molto impegnato per rendere la Turchia un Paese che rispettasse le minoranze. Per questo, la Fondazione a suo nome pubblica ogni anno un rapporto sui “discorsi di odio”. Il rapporto pubblicato in questi giorni, studia gli articoli pubblicati su tutti i giornali nazionali e circa 500 giornali locali. Per il 2019, i giornali che hanno prodotto più “discorsi di odio” sono “Yeniçağ”, “ Yeni Akit” e “Diriliş Postası”. Il rapporto afferma che lo scorso anno, ogni giorno sono stati prodotti almeno 17 articoli che fomentavano l’odio contro l’identità religiosa e nazionale di circa 80 gruppi etnici, rafforzando il giudizio negativo su queste etnie.

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