Speciale infrastrutture: Armenia-Azerbaigian, Medveded invita le parti ad “evitare azioni incaute” (Agenzianova 27.07.20)

Mosca, 27 lug 16:15 – (Agenzia Nova) – L’Armenia e l’Azerbaigian dovrebbero evitare azioni incaute: lo ha dichiarato il vice presidente del Consiglio di sicurezza nazionale russo, l’ex premier Dimitri Medvedev, scrivendo su Facebook. Ieri anche il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha invitato i leader di Azerbaigian e Armenia a ridurre la tensione ai confini e tornare ai negoziati. Fra Armenia e Azerbaigian la tensione da anni non era così elevata: la recrudescenza degli scontri fra i due paesi – storicamente divisi dalla disputa territoriale del Nagorno-Karabakh – si svolge tuttavia in un’area di confine che non è solitamente teatro di combattimenti. Dal 12 luglio, infatti, e per circa una settimana i due paesi si sono scontrati a Tavush, provincia dell’Armenia di circa 134 mila abitanti, un territorio strategicamente importante perché vi transitano l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (Btc) e il gasdotto Corridoio meridionale del gas, due infrastrutture fondamentali per l’approvvigionamento energetico dell’Europa. (Rum)

Il “grazie” della Toscana all’aretino in missione in Armenia: “Straordinario nella battaglia al Covid” „Il “grazie” della Toscana all’aretino in missione in Armenia: “Straordinario nella battaglia al Covid”“ (Arezzonotizie.it 26.07.20)

Il “grazie” della Toscana all’aretino in missione in Armenia: “Straordinario nella battaglia al Covid”

Per chi l’ha vissuta è una di quelle esperienze che non si dimenticano, perché non c’è nulla che ripaghi più del sentirsi utili e tendere una mano a chi è in difficoltà. A pensarlo sono i professionisti del team sanitario italiano, scelti per una missione di soccorso nella Repubblica di Armenia, il Paese sudcaucasico tra i più duramente colpiti dal Covid-19.

La squadra sanitaria, partita il 26 giugno e rientrata il 17 luglio scorso, è stata selezionata con accuratezza per l’esperienza, altamente qualificata, maturata sul campo: in tutto 11 professionisti tra anestesisti, rianimatori, infermieri e un infettivologo, provenienti da tre Regioni (Toscana, Lombardia, Piemonte). La Toscana ha dato il suo contributo con il dottor David Redi, infettivologo dell’ospedale “San Donato” di Arezzo dell’Asl sud Est, molto apprezzato per professionalità, impegno e dedizione al lavoro.

“Siamo orgogliosi che la Toscana sia stata scelta per fare parte del team sanitario italiano, coordinato dal dipartimento della Protezione civile nell’ambito del Meccanismo unionale di protezione civile, per supportare le strutture ospedaliere armene nella lotta alla pandemia – commenta l’assessore regionale al diritto alla salute Stefania Saccardi -. Nei mesi scorsi siamo stati impegnati nel gestire un’emergenza sanitaria senza precedenti. Abbiamo superato il momento difficile con il contributo di tutti, e acquisito un’esperienza che riteniamo doveroso mettere al servizio degli altri, con spirito di solidarietà, e favorendo lo scambio dei saperi in ambito sanitario. Al professionista che ha rappresentato così bene la Toscana e al resto del team va il nostro più sentito ringraziamento per il lavoro straordinario, che è stato svolto. L’aiuto umanitario verso Paesi in difficoltà – conclude Saccardi – è sempre stato il tratto distintivo della nostra Regione. Una tradizione che donne e uomini del nostro sistema sanitario hanno sempre onorato al meglio anche attraverso la cooperazione internazionale”.

In particolare, il team, specializzato nel trattamento di pazienti affetti da Covid-19, ha supportato i colleghi armeni della capitale Erevan nella realizzazione di programmi di formazione per utilizzo dell’ecografia polmonare in caso di urgenza, nello sviluppo di corsi di terapia antibiotica, soprattutto in relazione alla patologia polmonare e agli approcci terapeutici, e nelle attività di valutazione e di consulenza della autorità sanitarie del posto.

Tutte le attività, gestite dal gruppo di esperti, sono state svolte in coordinamento con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Ambasciata d’Italia in Armenia.

Gli esperti italiani hanno operato in tre strutture ospedaliere della capitale armena, convertite in veri e propri Covid–Hospital, il Surb Grigor Lusavanovih Medical Centre, lo Scientific Center of Traumatology and Orthopaedy, il Surb Astvatsamayr Medical Center.

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Minasyan, ex allenatore di Mkhitaryan: “Era basso e magrissimo, poi ha toccato il pallone… (romagiallorossa 26.07.20)

NOTIZIE AS ROMA MKHITARYAN – L’ha visto crescere e oggi tifa per lui dall’Armenia: “Con Mkhitaryan la Roma è più forte, quando è in forma non ce n’è per nessuno”. Vardan Minasyan, 46 anni, ha allenato l’ex Dortmund prima al Pyunik e poi in Nazionale, dal 2009 al 2014.

Il suo primo ricordo?
Giocava nella terza squadra del Pyunik. Aveva 17 anni, era bassino, magrissimo. A un primo impatto non ci avrei scommesso, poi prese il pallone e apriti cielo. Un talento mai visto da quelle parti. Una volta, in amichevole, eravamo in vantaggio di 5 gol al primo tempo e lo tolsi. Si arrabbiò talmente tanto che lo feci rientrare. Carattere, volontà, determinazione. Vinceva le partite da solo.

Ha sempre fatto la differenza.
Sì, non ha avuto fretta. Nel 2009 lo volevano anche in Francia, ma gli consigliai di andare al Metalurg. Fu la sua fortuna. Adesso farà quella della Roma, la sua conferma resta un colpo vero. In Europa League tiferò per lui.

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La guerra delle albicocche: come il conflitto tra Armenia e Azerbaigian è arrivato nei mercati di Mosca, e oltre (Cds 26.07.20)

Tutto è iniziato quando un gruppo di azeri che vivono in Russia ha acquistato decine di casse di albicocche succulente e ha iniziato a filmarsi mentre distruggeva i frutti postando i video su TikTok e Twitter. Ma non solo.

A Food City, grande centro di distribuzione alimentare di proprietà di imprenditori dell’Azerbaigian, 50 camion carichi di albicocche fresche sono stati improvvisamente respinti. Infine giovedì, l’ambasciatore armeno a Mosca ha riferito al sito di notizie RBC che cibi in scatola armeni, acqua minerale e cognac erano tutti scomparsi da una grande catena di supermercati di Mosca di proprietà di un uomo d’affari azero. E ancora: a Mosca, i media russi hanno riferito che almeno 25 persone sono state arrestate in una mega rissa giovedì notte, con le riprese video che mostrano un gruppo di uomini prendere di mira i conducenti di auto con targhe armene. Un uomo armeno è stato pugnalato durante gli attacchi. Il video ha anche mostrato uomini con bastoni che hanno preso d’assalto un ristorante azero a Mosca e anche un venditore di frutta azero è stato attaccato.

Come spiega Dining Diaspora, sito che racconta la diaspora armena attraverso il cibo, l’albicocca per la comunità armena non è solo un frutto. L’arancione sulla bandiera armena tricolore è spesso definita come il “colore di un’albicocca” e il duduk, un antico strumento a fiato tipico della regione, è realizzato in legno di albicocca. Il festival cinematografico annuale dell’Armenia si chiama Golden Apricot e, nel 2010, l’ingresso dell’Armenia nel concorso di canzoni Eurovision è stata una ballata di Eva Rivas chiamata Apricot Stone, in cui le albicocche sono definite «baci della terra, frutti del sole».

Gli scontri militari di questo mese tra l’Azerbaigian e l’Armenia , che hanno causato la morte di 17 persone, tra cui un importante generale azero, sono stati i peggiori in quattro anni. E hanno scatenato violente scaramucce tra le comunità della diaspora negli Stati Uniti e in Europa, oltre che una guerra economica su piccola scala a Mosca, dove trovano asilo sia la comunità azera che quella armena. Armenia e Azerbaigian hanno combattuto spesso , in particolare nella regione del Nagorno-Karabakh, ma fino ad oggi il conflitto mai aveva provocato una guerra commerciale. «Anche nel 2016 durante la guerra di quattro giorni con l’Azerbaigian… non c’era questo stato d’animo a Mosca. Questa guerra economica: non c’è mai stata niente di simile prima», ha detto Tonoyan, direttore del Museo armeno di Mosca e Cultura delle Nazioni al Guardian.

Gli esperti hanno avvertito di un alto rischio di nuovi combattimenti lungo il confine tra i due paesi. Richard Giragosian, il direttore fondatore del Centro Studi Regionali che pensa a Yerevan, ha detto che potrebbe essere «una calda estate». «Affidarsi alla volontà politica e alla situazione sul campo di battaglia per la stabilità regionale è pericoloso», ha affermato. «Non ci sono garanzie di sicurezza esterne … questo è un raro cessate il fuoco che viene sostenuto solo dalle parti in conflitto senza alcun attore esterno». In un nuovo rapporto, l’International Crisis Group avverte che gli scontri «dovrebbero servire da avvertimento e invito all’azione».

Intanto a Mosca la comunità armena ha deciso di reagire. Ed è stata lanciata una vera e propria «operazione albicocca», in risposta al boicottaggio. Saribek Gevorkyan, il proprietario del centro commerciale Shelkovy Put («Via della seta») Ha offerto spazio gratuitamente nel proprio centro commerciale agli agricoltori. Su un canale Telegram chiamato «Operation Apricot», che ora conta oltre 1.000 membri, sono stati postati numerosi appelli sono andati ai residenti armeni a Mosca affinché andassero a comprare le albicocche. Uno dei principali organizzatori, David Tonoyan, ha anche coordinato le donazioni di albicocche agli ospedali e agli orfanotrofi di Mosca. E il blocco della frutta si è trasformato in una festa armena. Piena di albicocche.

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Russia: scontri fra comunità azera e azerbaigiana a Mosca, bilancio sale a 30 arresti (Agenzia nova 25.07.20)

Mosca, 25 lug 17:54 – (Agenzia Nova) – È salito ad oltre 30 il bilancio degli arresti avvenuti nell’ambito degli scontri avvenuti negli ultimi giorni a Mosca fra cittadini armeni e azerbaigiani. Lo ha riferito oggi in una nota l’ufficio regionale del ministero dell’Interno russo. I disordini sono scoppiati in un’area nel sud-ovest di Mosca, dove un uomo è rimasto ferito e una vetrina di un negozio è stata danneggiata. In un’altra zona della città persone sconosciute hanno rotto le finestre di un caffè e danneggiato un autolavaggio e una persona è rimasta ferita dai vetri infranti. Gli episodi si inquadrano nella recrudescenza di tensioni fra Armenia e Azerbaigian – storicamente divisi dalla disputa territoriale del Nagorno-Karabakh – avvenute negli ultimi giorni in un’area di confine che non è solitamente teatro di combattimenti. Dal 12 luglio, infatti, e per circa una settimana i due paesi si sono scontrati a Tavush, provincia dell’Armenia di circa 134 mila abitanti, un territorio strategicamente importante perché vi transitano l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (Btc) e il gasdotto Corridoio meridionale del gas, due infrastrutture fondamentali per l’approvvigionamento energetico dell’Europa. (Rum)

FOCUS CAUCASO Armenia – Azerbaijan, la posizione della Santa Sede (Acistampa 25.07.20)

FOCUS CAUCASO Armenia – Azerbaijan, la posizione della Santa Sede

All’Angelus dello scorso 19 luglio, Papa Francesco ha detto di seguire con preoccupazione “il riacuirsi delle tensioni armate nelle regioni del Caucaso, tra Armenia e Azerbaijan”, e ha chiesto l’impegno della comunità internazionale perché “si possa giungere ad una soluzione pacifica duratura”.

L’appello nasceva da una escalation al confine tra Azerbaijan e Armenia. Gli azeri hanno prima cercato di prendere una posizione in territorio armeno il 12 luglio, cui poi sono seguite varie schermaglie che hanno sfociato in veri e propri attacchi di artiglieria il 16 luglio. Secondo altre ricostruzioni sono gli armeni ad avere invece cercato di prendere posizioni vantaggiose. L’escalation ha comunque causato 16 vittime.

In una dichiarazione fatta pervenire ad ACI Stampa, l’Ambasciata dell’Azerbaijan presso la Santa Sede accusa l’Armenia di un uso strumentale degli attacchi per prendere “posizioni vantaggiose”, e sostiene che il tutto si inserisce in un quadro di provocazioni alla sovranità dell’Azerbaijan, nonché in un preciso disegno che serve anche a coprire una cattiva gestione, da parte del governo, dell’emergenza COVID.

L’ambasciata di Azerbaijan presso la Santa Sede lega anche la questione ad un problema di approvvigionamento energetico. Sottolinea, nella dichiarazione, che ci sono tre oleodotti che partono da Baku (verso Soupsa; verso Tbilisi-Ceyhan; verso Tbilisi Erzurum) e questo “ha permesso a Baku di rafforzare considerevolmente la sicurezza energetica dei suoi partner nella regione, la Georgia e la Turchia”.

L’ambasciata nota anche che “attualmente, con il sostegno finanziario attivo dell’Azerbaijan (che ha portato 10 miliardi su 30 miliardi complessivi di progetto) si sta realizzando il Corridoio Gazier Sud, un progetto di importanza paneuropea, un gasdotto alternativo, costituito di tre tronconi”. In più “l’Azerbaijan sta per aprire alla fine di quest’anno il percorso di un gasdotto alternativo e così di sviluppare la distribuzione di gas da fonti diversi verso l’Europa, in modo da diversificare e i mezzi di trasporto del gas”.

Insomma, tutti questo sta a dimostrare – sottolinea l’ambasciata – che “non abbiamo alcun interesse nel conflitto, mentre, per mezzo di queste provocazioni, l’Armenia tenta di screditare l’Azerbaijan intanto come fornitore affidabile di gas”. Inoltre, l’Azerbaijan nota che “l’Armenia non è interessata alla risoluzione di un conflitto con l’Azerbaijan” sulla questione del Nagorno Karabach.

La Santa Sede segue con attenzione l’evolversi della vicenda. Proprio a causa delle tensioni tra Armenia e Azerbaijan, era stato deciso di non collegare la nunziatura di Tbilisi a Baku. Generalmente, il nunzio apostolico in Georgia era anche nunzio in Armenia e Azerbaijan. Nel 2018, però, Papa Francesco ha deciso di nominare nunzio in Azerbaijan l’arcivescovo Paul Fitzpatrick Russell, nunzio in Turchia e Turkmenistan.

Le tensioni riguardano la regione del Nagorno Karabach, una regione montuosa di circa 10 mila chilometri quadrati inserita nel Caucaso meridionale.

Della questione ha parlato anche Armen Sarkissian, presidente armeno, in un incontro con il Catholicos Karekin II; Catholicos di tutti gli armeni, in una visita che ha fatto nel week end del 18 – 19 luglio alla Sede di Etchmiadzin, il “Vaticano” della Chiesa Apostolica Armena.

Durante l’incontro, Sarkissian e Karekin hanno proprio discusse delle operazioni miltari in carso, e hanno sottolineato che è stato importante e simbolico che il clero della Chiesa Apostolica in Armenia e in Diaspora “abbiano supportato e continuino a supportare l’Armenia, e a rafforzare e incoraggiare i soldati con le loro preghiere”.

Tra i temi dell’incontro, anche le relazioni con la diaspora.

In questa settimana, Vatican News in lingua armena ha pubblicato due appelli governativi armeni, da parte del presidente armeno Armen Sargsyan e del ministero degli Affari esteri. Nel suo appello, il presidente ha invitato tutte le persone nella diaspora ad aiutare finanziariamente le comunità di frontiera armene, che sostiene essere soggetti di attacchi.

“Nonostante il fatto che siamo stati oggetto di operazioni offensive per decenni – ha scritto il presidente – i residenti delle comunità di confine dell’Armenia sono rimasti fermi sulla loro terra e sono diventati le nostre ferme guardie di frontiera”. Il presidente ha aggiunto che “le comunità frontaliere rivestono un’importanza strategica per la sicurezza dell’Armenia e dell’Artsakh, pertanto il sostegno alla sicurezza, economico e sociale di tali comunità è una priorità nazionale”.

Il ministero degli Affari Esteri armeno ha invece notato che “di recente, sono stati registrati casi e tentativi di violenza contro cittadini dell’Amenia e membri della comunità armena in diversi paesi del mondo. Vi sono stati anche casi di ostruzione del normale lavoro del servizio diplomatico all’estero e delle comunità armene, nonché la distruzione deliberata delle loro proprietà personali e ufficiali, che in un caso separato hanno anche minacciato la sicurezza del personale diplomatico”.

Il ministero ha accusato le “istituzioni statali azere” di condurre le operazioni, e ha “condannato fermamente la pratica di incitamento agli scontri etnici in diversi paesi, che è un’altra manifestazione dell’irresponsabilità di Baku e si adatta perfettamente alla retorica e alla politica di incitamento all’ostilità tra i due popoli senza restrizioni geografiche”.

La Santa Sede chiede un impegno della comunità internazionale per risolvere definitivamente il problema che, come si può intuire dalle opposte dichiarazioni, va al di là delle mere questioni territoriali.

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Charles Aznavour, chi era: età, carriera, vita privata del cantante e attore (viagginews 24.07.20)

Charles Aznavour è stato uno dei più amati e grandi chansonnier francesi. Ecco tutto quel che c’è da sapere su di lui. 

Charles Aznavour è stato un grande cantautore, attore e diplomatico francese di origine armena, passato alla storia come uno dei più amati chansonnier di tutti i tempi. Conosciamolo più da vicino.

L’identikit di Charles Aznavour

Charles Aznavour, nome d’arte di Chahnourh Varinag Aznavourian, nasce a Parigi il 22 maggio 1924 da Micha Aznavourian, un immigrato armeno originario di Akhaltsikhe (nell’odierna Georgia), figlio del cuoco del governatore d’Armenia, e da Knar Baghdassarian, un’immigrata armena originaria di Smirne (nell’odierna Turchia), figlia di benestanti commercianti, sopravvissuta al genocidio armeno.

Fin da giovanissimo è inserito dai genitori nel mondo teatrale parigino, iniziando l’attività artistica a nove anni con il nome d’arte di Aznavour. Il suo colpo di fortuna arriva nel 1946, quando viene scoperto da Édith Piaf, che lo porta in tournée in Francia, negli Stati Uniti d’America e in Canada. Nel 1950 raggiunge la notorietà sul mercato francofono, ma sei anni dopo diventa una vera e propria star grazie alle esibizioni all’Olympia e alla canzone Sur ma vie, che resta in prima posizione per quattro settimane. Tra i suoi tanti successi ricordiamo anche Tu t’laisses aller (1960), Il Faut Savoir (1961), La mamma (1963).

La maggior parte delle canzoni di Aznavour parlano d’amore e nella sua lunga e brillante carriera ne ha scritte oltre 1000. Ha inoltre duettato con star internazionali come Nana Mouskouri, Liza Minnelli, Sumiva Moreno, Compay Segundo, Céline Dion e, in Italia, con Mia Martini, Milva e Laura Pausini. Iva Zanicchi è la sola cantante italiana con cui ha collaborato a un LP intero, Caro Aznavour nel 1971. All’attività di cantautore, Aznavour ha affiancato un’intensa carriera di attore, partecipando a oltre 60 film: dall’esordio come protagonista nel 1959 con Dragatori di donne (Les Draguers) di Jean-Pierre Mocky ad Ararat (2002).

Insignito della Legion d’Onore per il lustro dato alla Francia, Charles Aznavour è stato anche ambasciatore dell’Armenia in Svizzera dal 12 febbraio 2009. Nel 2010 ha ricevuto un riconoscimento italiano al Teatro “La Fenice” di Venezia: il “Premio Lunezia nel Mondo” per la qualità Musical-Letteraria delle Sue Opere e per il talento interpretativo. Aznavour cantava in sette lingue e ha venduto oltre 300 milioni di dischi nel mondo.

Per quanto riguarda la vita privata, Charles Aznavour è stato sposato dal 1967 fino alla morte (in terze nozze) con Ulla Thorsell, cittadina svedese, da cui ha avuto Katia, Misha e Nicolas. I suoi due precedenti matrimoni, di breve durata, si erano conclusi entrambi col divorzio: dal primo nacque la figlia Seda (cantante e attrice), dal secondo il figlio Patrick, morto a 25 anni. Aznavour è deceduto nella sua vasca da bagno a causa di un edema polmonare il 1º ottobre 2018, all’età di 94 anni. I funerali si sono svolti il 6 ottobre all’Hôtel des Invalides a Parigi, alla presenza del presidente francese Emmanuel Macron, di Nicolas Sarkozy e di François Hollande.

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Russia: maxi rissa fra azerbaigiani e armeni alla periferia sud di Mosca (Agenzianova 24.07.20)

Mosca, 24 lug 15:30 – (Agenzia Nova) – Sono circa una cinquantina gli immigrati da Armenia e Azerbaigian che nella tarda serata di ieri hanno preso parte a una rissa nella periferia sud di Mosca. Secondo una fonte dell’agenzia di stampa “Rbk”, i tafferugli sono iniziati intorno alle 22:30 ora locale e alcuni testimoni hanno riferito che sono stati uditi colpi di arma da fuoco. “Gli agenti di polizia che sono arrivati sulla scena hanno scoperto che all’incrocio di via Pererva e Perervinskij Boulevard era in corso una rissa fra circa 40-50 persone”, ha dichiarato la fonte di “Rbk”, secondo cui sei persone di origine azerbaigiana e sette della controparte armena sono state arrestate sul posto. (segue) (Rum)

Lo stato più giovane di Coca-Cola e la storica Jujalarim Di Grigor Ghazaryan

di Grigor Ghazaryan e Carlo Coppola
La risposta dell’ambasciatore azero alla dichiarazione dell’Unione Armeni dItalia è null’altro che ipocrisia, un omaggio al cinema surrealista, una nave dei folli che dondola ancora su un mare di petrolio. Al nostro intervento avrebbe dovuto rispondere, da pari, un’associazione e non, con tutto il peso politico della sua firma, un’ambasciatore, violando così le prerogative di bon ton che gli Azeri, ancora una volta, dimostrano, anche ad alto livello, di poter ignorare: certi che la Farnesina non interverrà a richiamarli. Ma lasciamo correre.
Il suo stato è di 26 anni più giovane della Coca-Cola Company. Dunque, è naturale che il discorso intorno a delle “terre storiche dell’Azerbaigian” risulti un ossimoro all’orecchio di qualsiasi lettore che, nell’atto di ricevere questa informazione, abbia in mano di Coca-Cola fresca, in questa torrida estate. Figuriamoci, per chi ha la benché minima cognizione della storia del Caucaso o della piattaforma eurasiatica in generale, quanto possa risultare strampalata.
Tra le riflessioni che abbiamo fatto a caldo, ci siamo subito chiesti a quale genere letterario ascrivere la risposta dell’ambasciatore. Siamo in un ambito letterario o in quello pseudo-scientifico? Forse meglio il primo, per non offendere né la scienza e neppure le pseudo-scienze relative agli ambiti di Storia e Politica. Ciononostante, qualsiasi persona con conoscenze minime in materia capirà che l’ambasciatore Ahmazada si sia riservato il diritto di trasfigurare la realtà, sublimandola nel proprio ottativo desiderativo della propaganda di parte. Certo è un passo avanti se confrontiamo con le pratiche dei suoi connazionali di offrire sfacciatamente caviale Beluga e bustarelle ai colleghi stranieri per far loro diffondere palesi menzogne sull’Armenia e sugli Armeni in modo accurato e diplomatico.
Non ci inventiamo nulla, ma riferiamo soltanto di un importante caso su tutti all’interno del Consiglio dEuropa datato 2018. Questo scandalo è stato talvolta identificato come “diplomazia del caviale”, e in Italia se ne era parlato principalmente per il coinvolgimento di Luca Volontè, ex parlamentare dell’UdC a lungo influente e visibile nella politica italiana, pagato, secondo i suoi accusatori per far insabbiare dal Consiglio d’Europa una mozione sul rispetto dei diritti umani in Azerbaijan.
Esiste in merito un’ampia pubblicistica riscontrabile anche on line: Articolo #1, Articolo #2, Articolo #3, Articolo #4, Articolo #5, Articolo #6, Articolo #7.
Comunque, si vorrebbe chiedere perlomeno a quali fonti abbia fatto riferimento S.E. l’Ambasciatore durante le sue “meditazioni” sulla storia del Caucaso. Certamente non ad Erodoto e neppure a Senofonte o Strabone, bensì ad una pletora di storici tra cui il prof. Yagub Mahmudov, Direttore dell’Istituto di Storia di ANAS il quale sostiene peraltro che siano gli Armeni a falsificare la Storia, ponendosi come la popolazione originaria del plateau compreso tra l’Anatolia orientale (ossia l’Altopiano Armeno) e il Caucaso, per portare avanti le sue rivendicazioni. Inutile dire che gli Armeni sono stati pressoché ovunque nel mondo antico e, sia che si identificassero, a seconda dei casi come basileus greci o satrapi persiani, si mantennero sempre riconoscibili in quanto figli di Hayk in tutte le parti del mondo, in cui mettevano piede..
Inoltre, non parliamo del conflitto del Nagorno Karabakh, ma del diritto internazionale, dei diritti umani. Parliamo di un’ampia campagna diffamatoria contro i giornalisti e attivisti dissidenti tra cui la signora Khadija Ismayilova, oggetto di una lunga persecuzione, di cui varie sentenze di tribunali internazionali hanno stabilito la lesione dei più elementari diritti da parte dell’Azerbaigian . O dell’avvocato Rasul Jafarov, che come molti attivisti per i diritti umani nel mondo hanno denunciano tentativi di hackeraggio provenienti dagli ottimi informatici al servizio di Baku.
Non parliamo di alcuna secessione e neppure dell’aspirazione della parte azera di impadronirsi dei cosiddetti territori “storici” dell’Azerbaijan, pari solo a quelli che l’Azerbaijan stesso può vantare sul pianeta Marte, che come è noto è sempre stato di pertinenza dell’Azerbaijan. Qui si parla del diritto allautodeterminazione dei popoli – un diritto adottato dalla stessa Azerbaijan per proclamarsi una repubblica indipendente dopo il crollo dell’Unione Sovietica.
Non parleremo neppure dei tragici fatti di Sumgait in cui furono epurati tutti gli Armeni che vivevano nell’Azerbaijan, per diversi giorni, con stupri etnici e massacri paragonabili nel recente passato solo alle stragi di Srebrenica.
Ci chiediamo, ancora, perché venga continuamente ignorato il principio morale di NON RISCRIVERE o REINVENTARE la Storia della regione del Caucaso. Secondo quanto sembra affermare l’Ambasciatore Azero, le fonti degli storici più illustri al mondo fin dall’antichità per la diffusione del pensiero e della metodologia, non sono autorevoli quanto una élite di storici eterodiretti e al soldo dalla dinastia degli Aliyev. Questa élite di storiografi non solo nasconde palesemente i “fatti relativi al trasferimento di Armeni nel Caucaso del Sud”, e quelli inerenti al genocidio culturale tutt’ora in corso in aree come il Nakhichevan, ma probabilmente si riservano anche il diritto di riscrivere la storia di tutto il mondo per esaltare la centralità della famiglia Aliyev rispetto al Creato stesso.
In questo modo l’Azerbaijan, che prima del 1918 non si trovava sulla mappa del mondo (a meno che non voglia essere identificato con l’Albania Caucasica, Arran o Aterpatakan), potrebbe presentarsi al mondo con una nuova iniziativa per il XXI secolo – quella di fondare un’Istituto Internazionale di Pseudo-Scienze e Storiografia Ad-hoc. In tale contesto, forse solo la canzone azera “Jujalarim” rimarrebbe un punto di riferimento veritiero, ancora inquadrabile in una visione della Storia reale di un popolo che soffre ancora sotto il giogo di un’ideologia militaristica-terroristica, mirata alla realizzazione di un continuo lavaggio del cervello.
Non ci sorprenderemo, quindi, se qualcuno ascolterà “Jujalarim” sorbendo una di Coca-Cola ghiaccia, in questa torrida estate, associando fatti e arte-fatti storici, fuori dal contesto della pseudo-scienza degli Aliyev.