Settimana dell’Unità dei Cristiani 2018 – Grosseto (Missiotoscana.it 11.01.18)

L’Ufficio Missionario e per la Pastorale dei Migranti della Diocesi di Grosseto, l’Ufficio per l’Ecumenismo, l’Ufficio Liturgico e il Settore Adulti dell’Azione Cattolica Diocesana quest’anno han pensato di proporre ai fedeli della Diocesi alcuni momenti di riflessione in occasione della Settimana dell’Unità dei Cristiani ispirandosi al versetto dell’Esodo “Potente è la tua mano, Signore” che ci aiuteranno a leggere la realtà di alcuni paesi le cui popolazioni per diversi motivi storici si ritrovano a vivere anche al di fuori della loro terra di origine, infatti “oggi – ricordava il Papa durante la Messa per il Centenario di fondazione del Pontificio Istituto Orientale – noi viviamo un’altra guerra mondiale, anche se a pezzi. E vediamo tanti nostri fratelli e sorelle cristiani delle Chiese orientali sperimentare persecuzioni drammatiche e una diaspora sempre più inquietante”. La realtà della diaspora dei Cristiani ci tocca in modo particolare, perché sempre più ci troviamo a camminare insieme con persone provenienti da altre tradizioni culturali e religiose c’è quindi la necessità di creare delle occasioni per conoscere le problematiche legate alla migrazione, la storia dei loro paesi e delle diverse tradizioni religiose.

Questo il PROGRAMMA:

Giovedì 18 GENNAIO ore 18:00, Incontro Ecumenico presso la Parrocchia del Crocifisso

Venerdì 19 GENNAIO ore 20.45, Incontro ecumenico per la Pace nella Basilica del Sacro Cuore

Sabato 20 GENNAIO La Diocesi accoglierà il PONTIFICIO COLLEGIO ARMENO di Roma,
Ore 17, Incontro in Cattedrale “Tribolati, ma non schiacciati. Storia del Popolo Armeno tra persecuzioni, fede e speranza ”
Ore 18, in Cattedrale, Santa Messa in Rito Armeno

Giovedì 25 GENNAIO ore 20:30, Incontro Ecumenico presso la Chiesa Evangelica Battista di Via Piave

Sabato 27 GENNAIO La Diocesi accoglierà il PONTIFICIO COLLEGIO UCRAINO di Roma
Ore 11, nella Chiesa della Misericordia Santa Messa in rito Bizantino
Ore 17, in Cattedrale incontro sul tema “Ucraina: la sofferenza e le ferite aperte di una nazione martire” con il Vicerettore del Pontificio Collegio Ucraino
Ore 18, in Cattedrale Santa Messa prefestiva animata dai seminaristi del Pontificio Collegio Ucraino

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Difesa: Armenia, 65 per cento esercito composto da personale a contratto (Agenzianova 09.01.18)

Erevan, 09 gen 08:37 – (Agenzia Nova) – Il 65 per cento dell’esercito armeno è composto da personale a contratto, mentre solo il 35 per cento sono militari coscritti. Lo ha dichiarato il capo di Stato maggiore della Difesa armeno, Movses Hakobyan, durante una conferenza stampa. Hakobyan, citato dall’agenzia di stampa “Armenpress”, ha dichiarato che il livello di formazione dei militari armeni è molto elevato, con riferimento sia alle unità attive sia per quanto concerne i riservisti. “Abbiamo registrato una flessione del tasso di coscritti per 12 anni consecutivi. Questo è l’ultimo anno in cui avremo un decremento. Sappiamo cosa è accaduto durante questi anni e per questo motivo abbiamo contemporaneamente rafforzato l’esercito con militari a contratto. Questa misura non ha avuto alcun impatto nella prontezza al combattimento delle forze armate”, ha spietato il generale armeno. (Res)

Il racconto. Quel Natale armeno all’ombra di San Marco (Avvenire 06.01.18)

Era la grande vanteria coi nostri compagni di scuola: siccome noi eravamo mezzo armeni e mezzo italiani, potevamo festeggiare quindici giorni e ricevere regali dal 24 dicembre in poi       

«Questo va messo da parte per gli zii di Aleppo – disse mamma Vittoria afferrando il pacco e portando in dispensa davanti ai nostri occhi delusi il meraviglioso pandoro che ogni anno il professor Lenarduzzi, un collega senza figli, regalava a papà per noi bambini – e questi marrons glacés (nel frattempo toglieva le manine golose di Carletto dal grande vassoio dorato) bisogna richiuderli subito e avvolgerli bene, perché sono la passione di zio Rupen di Damasco, che quest’anno verrà anche lui per Natale, ma dopo Capodanno. Non vorrete mica fargli un dispetto, con tutto quello che vi porta lui, delinquenti?».

Con la mitica parola ‘delinquenti’ ogni protesta veniva messa a tacere, per forza. Non sarebbe stato saggio insistere con mamma Vittoria, o peggio ancora – provare a penetrare di nascosto in dispensa. Naturalmente lei alludeva al Natale armeno, che arriva il 6 gennaio, insieme all’Epifania. Questa era ogni anno la grande vanteria di cui ci facevamo belli coi nostri compagni di scuola: siccome noi eravamo mezzo armeni e mezzo italiani, potevamo prendere il meglio dagli uni e dagli altri, festeggiare per tutti i quindici giorni di vacanza e ricevere regali dal 24 dicembre in poi, fino alla bellissima festa del 6 gennaio, in cui si andava a Venezia, alla Messa grande all’isola di San Lazzaro degli Armeni, in mezzo alla laguna. Non so perché, ma nei miei ricordi in quel giorno il sole splende sempre, un sole freddo di gennaio, lucido in cielo come un disegno infantile.

Era una giornata piena di delizie. Si cominciava partendo da Padova in gran confusione, come sempre: alcuni bambini stipati nella macchina, altri (soprattutto quelli che soffrivano di mal d’auto, chiamati ‘i vomitanti’) affidati a una zia che pazientemente si offriva per portarli a Venezia col treno. L’appuntamento era a Piazzale Roma, e da lì ci si muoveva tutti insieme in gran fretta verso San Marco col vaporetto, e poi a San Zaccaria, da dove partiva il battello per San Lazzaro. Ma prima, in qualche punto dietro San Marco, c’era la prima tappa sognata da mesi, il carrettino dei caramèi , la frutta infilata su uno stecco e tuffata nello zucchero filato, che tutti adoravamo. Erano allineati dentro una cassettina rettangolare con sopra un coperchio di vetro che si apriva, e brillavano al sole: acini d’uva, castagne, peretti… nessuno riusciva a staccarci di là senza accontentarci, ed era un gran sventolare di fazzoletti, poi, per pulirci sommariamente le mani, che non fossero appiccicaticce quando, arrivati all’isola, avremmo dovuto correttamente inchinarci all’abate e porgergli la mano.

All’imbarcadero trovavamo tanta altra gente, altri bambini urlanti, altre zie, nonni, parenti di ogni età: erano gli armeni che si ritrovavano e facevano famiglia. Pochi e dispersi sono, in Italia; ma Venezia, da secoli, fin dai tempi più antichi della Repubblica, è stata per loro un approdo sicuro. E l’isola, donata dal doge al monaco Mechitar di Sebaste e ai suoi frati nel 1717, rappresentava e rappresenta ancor oggi un motivo di orgoglio, il faro di cultura e di scienza che aveva conservato quel che restava della loro antichissima civiltà dopo l’immensa tragedia del genocidio. In quei giorni di Natale i sopravvissuti, sulle cui spalle ancora pesavano terribili ricordi e ferite incancellabili, rialzavano la testa, si sentivano protetti, si riaprivano al sorriso e alla fiducia in mezzo ad altri come loro, alle famiglie nuove e ai loro bambini. Ritrovavano il coraggio che le difficoltà del quotidiano tendevano a piegare, e la serenità di stare insieme condividendo le tracce di un vivere comune annientato, liete memorie e la gioia del cibo condiviso. La Messa era suggestiva, emozionante, piena di suoni e di colori. Le musiche straordinarie, l’odore acuto di incenso, la tenda misteriosa, tutta intessuta di fili d’oro, che ogni tanto velava l’altare, i movimenti solenni e misurati dell’abate e dei celebranti nelle vesti maestose, i loro inchini che sembravano incontrarsi nell’aria, le voci forti e armoniose che accompagnavano con i canti della millenaria tradizione ogni momento della cerimonia, componevano un’armonia che è difficile descrivere, ma che faceva piombare tutti (compresi i bambini) in una specie di sogno, di fascinazione incantata.

Ricordo ancora l’attesa nervosa per il canto della Comunione, il famoso Der Voghormià (Signore, abbi pietà), così struggente e potente che, diceva zia Henriette, «sembra la voce di tutti i nostri morti, come un fiume di dolore che viene offerto a Dio», e il purissimo elevarsi del Sanctus, cantato da un solista che raggiungeva note sempre più alte, e mi pareva un filo di cristallo su cui passavano onde sonore sempre più forti, che mi causavano un’ansia deliziosa. E poi la comunione con il pezzetto di pane intinto nel vino, e il grande crocifisso davanti al quale ci si doveva inginocchiare prima di baciarlo, e ogni volta un chierichetto serissimo ci passava sopra con impegno un fazzoletto ricamato. Poi, finita la messa, veniva per tutti il momento del pane sottile, fragrante, con un po’ di marmellata di rose sopra (per noi con un bicchier d’acqua, solo per i grandi accompagnato dal caffè), e dell’inchino davanti all’abate Serapione e alla sua maestosa barba pepe-e-sale («incredibile come non diventi mai bianca, per quanto vecchio lui sia. Forse è un miracolo di santità», bofonchiava mio padre strizzandomi l’occhio).

Infine, alla sera, al caldo, eccoci riuniti davanti al grande albero nella casa di Padova. Gli zii di Siria si rilassavano bevendo tè dolce e spazzolando il pandoro e i marrons glacés, commossi perché la mamma aveva pensato a loro, mentre tutti noi seduti in cerchio aprivamo i nostri pacchetti, pieni di assortite meraviglie orientali: sciarpe di seta di Damasco, dolcetti di zucchero dai sapori misteriosi variamente colorati, scatole di halvà , pistacchi e semini. E una felicità ci avvolgeva piano piano, in cui tutto per un momento sembrava possibile: la famiglia ricongiunta, le ombre del passato dissipate, le pianure dorate d’Anatolia…

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Business news:: Russia, governo approva protocollo su mantenimento prezzo vendita gas ad Armenia nel 2018 (Agenzianova 06.01.18)

Mosca, 06 gen 08:00 – (Agenzia Nova) – Il governo russo ha approvato la firma del protocollo per il mantenimento nel 2018 dei prezzi accordati sulle forniture di gas per l’Armenia a 150 dollari per mille metri cubici. È quanto si legge in un ordine del Consiglio dei ministri russo, ripreso dai media locali. Alla fine di novembre la firma del protocollo è stata approvata dal governo armeno. Con un altro decreto, l’esecutivo di Mosca ha approvato un protocollo sulle modifiche all’accordo armeno-russo in merito ai termini di acquisto delle azioni e delle ulteriori attività di ArmRosGazprom, secondo il quale la quota di Gazprom nel capitale della società locale è stata portata dall’80 al 100 per cento (l’Armenia conserva lo 0,09 per cento). (Rum)

A Parigi migliaia di curdi protestano: “Erdogan è un assassino” (Globalist.it 06.01.18)

Manifestazione dei curdi a Parigi contro il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, per denunciare il fatto che le autorità francesi non hanno condannato nessuno per gli omicidi di tre ribelli curde avvenuti nel 2013 proprio nella capitale francese. Proprio ieri, Erdogan è stato ricevuto dal presidente Emmanuel Macron.

Nel gennaio del 2013 i corpi di tre donne – Sakine Cansiz, 54enne, tra le fondatrici del Pkk; F idan Dogan, di 28 anni; e Leyla Soylemez, 24 anni – furono trovati con ferite d’arma da fuoco alla testa e al collo nel centro di Parigi. L’agenzia di intelligence turca Mit negò ufficialmente ogni ruolo negli omicidi, ma gli investigatori francesi ai tempi conclusero che spie turche erano “coinvolte” nel caso, secondo quanto riferisce una fonte giudiziaria. L’unico sospetto, il turco Omer Guney, è morto in prigione nel 2016 prima che si arrivasse al processo. Ali Dogan, fratello di Fidan, ha manifestato con altri membri della famiglia e ha dichiarato che “non c’è più speranza” per la giustizia. “Ho guardato in tv la conferenza stampa di Erdogan e Macron ieri. È triste che il presidente non abbia citato l’omicidio di mia sorella. Sembra che stiamo nascondendo le cose e la Francia non voglia divulgare informazioni per preservare i suoi interessi”, ha dichiarato ad Afp. Anche la comunità armena di Francia ha espresso rabbia per la visita di Erdogan a Parigi, dicendo che ha rivelato che lui è un “dittatore”.

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Infrastrutture: parlamento azero contrario a corridoio Georgia-Armenia per trasporto merci verso Russia (29.12.17)

Baku, 29 dic 2017 17:51 – (Agenzia Nova) – Il parlamento azero ha condannato oggi il proposito del primo ministro georgiano, Giorgij Kvirikashvili, di creare un corridoio per trasporto merci che, attraverso l’Abkhazia e l’Ossezia meridionale, possano giungere in Russia in casi di “forza maggiore”. Kvirikashvili aveva detto che il corridoio potrebbe essere utilizzato non solo dall’Armenia, ma anche dalla Turchia e altri paesi. L’Ossezia meridionale è una regione divenuta de facto indipendente dalla Georgia, che tuttavia la rivendica; la situazione è analoga in Abkhazia. Insieme al parlamentare azero Rasim Musabayov, la proposta del premier georgiano è stata criticata anche dall’opposizione a Tbilisi. L’agenzia di stampa “Trend” riferisce che il parlamentare azero, Oqtaj Asadov, ha sottolineato che l’Azerbaigian ha sostenuto la Georgia nei momenti di difficoltà e ha supposto che qualcuno voglia ora “rompere quest’alleanza”. Asadov ha aggiunto che, ad ogni modo, il gruppo di lavoro azero-georgiano sulle relazioni interparlamentari sarà informato in proposito e la proposta verrà presa in considerazione. (Res)

UE-Armenia, accordo di partenariato (Futuroeuropa 28.12.17)

In occasione del quinto Vertice del Partenariato Orientale tenutosi a Bruxelles lo scorso 24 di novembre, è stato firmato il Trattato di partenariato globale e rafforzato (CEPA) tra l’Armenia e l’Unione. L’accordo è il primo firmato dall’UE con un paese membro EAEU (Unione Economica Eurasiatica), ed è stato preceduto da un accordo UE – Armenia Aviation, che ha creato i presupposti per una concreta realizzazione di connessioni aeree tra le grandi città UE e l’Armenia. Firmato dal ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian e dall’Alto rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri Federica Mogherini, il CEPA va a sostituire il vecchio Accordo di partnership e cooperazione sottoscritto nel 1999, e stabilisce una forte cooperazione tra l’Armenia e l’Unione europea nell’economia, l’energia, i trasporti, l’ambiente e il commercio. La recente entrata del paese asiatico nella UEE ha impedito la creazione di una Area di Libero Scambio con la UE,

Un percorso periglioso e sempre sul filo dell’equilibrio tra Mosca e Bruxelles quello che ha seguito Yerevan, già nel 2013 pareva si fosse addivenuti alla firma dell’Accordo di Associazione (AA) con la UE, livello ben superiore a quello di partenariato, quando alla vigilia del Vertice di Vilnius, a seguito di forti pressioni da parte di Mosca, il presidente Sargsyan annunciò la rinuncia alla firma dell’accordo e l’intenzione di aderire all’Unione Doganale (poi evolutasi in Unione Economica Eurasiatica, UEE) proposta dal Cremlino. Da allora si è iniziato a valutare un nuovo quadro legislativo per le relazioni tra UE e Armenia che sostituisse l’obsoleto Accordo di Partenariato e Associazione del 1996, ma compatibile con la membership armena nell’UEE. Nel caso del CEPA la Russia non ha posto ostacoli, Putin persegue il desiderio di accordi tra UE e UEE, e questo tipo di trattato rientra nel quadro generale che hai n mente. Accordi come il CEPA o l’EPCA firmato tre anni fa col Kazakhstan vengono visti come passi nella giusta direzione da parte di Mosca e dalla parte di Bruxelles si tratta di una evoluzione della Politica Europea di Vicinato del 2015.

Un complesso sistema tariffario regolerà il commercio in entrambi i sensi stante l’inesistenza di un’Area di libero scambio, le importazioni verso la UE rientreranno nel Sistema Generalizzato delle Preferenze (GSP+). Il monopolio garantito a Gazprom sui gasdotti armeni fino al 2043 ha reso problematiche o quasi nulli gli accordi in campo energetico. Viene invece reso operativo l’acquis comunitario nei trasporti grazie ai Fondi Comunitari per la Politica di Vicinato (Neighbourhood Investment Facility). L’Armenia farà da tramite per il corridoio Europa-Iran che comprenderà anche i porti georgiani. Grande impulso dovrebbe avere anche il settore dei servizi, mentre nel campo dei diritti si è rimasti sul vago, cosa abbastanza ovvia stante la posizione di Yerevan in precario equilibrio tra Asia ed Europa e la politica di Mosca riguardo i conflitti caucasici ad iniziare dal Nagorno Karabakh, tutti fatti che creano una situazione di non facile decifrazione.

Questa è una giornata storica per le relazioni UE-Armenia, che segna un nuovo inizio per l’approfondimento e il rafforzamento delle relazioni tra i partner. Questo accordo moderno, ambizioso e completo apre la strada a una nuova era di prosperità, partnership e riforme e gli Amici europei dell’Armenia sono pronti a garantirne il successo. Il CEPA non è un fine, ma piuttosto l’inizio di una nuova, ancora più impegnativa fase. L’Armenia ha ora nuovi strumenti, è meglio equipaggiata per continuare le riforme che garantiranno che lo stato e la società armeni diventino ancora migliori, più giusti, più ricchi e più democratici. Il CEPA non è un fine, ma piuttosto l’inizio di una nuova, ancora più impegnativa fase. L’Armenia ha ora nuovi strumenti, è meglio equipaggiata per continuare le riforme che garantiranno che lo stato e la società armeni diventino ancora migliori, più giusti, più ricchi e più democratici. “, ha affermato il direttore di EuFoA, Diogo Pinto.

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Energia: stampa locale, l’Armenia sceglie la via del solare (Agenzianova 28.12.17)

Erevan, 28 dic 15:54 – (Agenzia Nova) – L’Armenia sta aumentando la produzione di energia solare. L’energia alternativa, che consentirà al paese di ridurre le importazioni di risorse energetiche, ha buone prospettive grazie all’elevato numero di giornate di sole, scrive l’agenzia di stampa russa “Tass”, citando i media armeni. Nei prossimi quattro anni, fino all’8 per cento del fabbisogno energetico dell’Armenia sarà coperto da fonti energetiche rinnovabili, secondo la tabella di marcia sull’energia adottata dal governo del paese. Il documento strategico afferma che la capacità potenziale di produzione di energia solare nel paese è di circa 3 mila megawatt, sufficiente per soddisfare la domanda interna e persino esportare energia “pulita”. Secondo le stime del governo armeno, il paese ha vantaggi rispetto ai paesi europei che investono attivamente nelle tecnologie di energia solare: in Armenia, una superficie di un metro quadrato riceve 1.700 mila kilowattora di luce solare l’anno, in Europa la media è di mille. (Res)

Armenia: chi sono i proprietari delle miniere? (Osservatorio Balcani E Caucaso 27.12.17)

Il settore minerario è tra i principali dell’economia armena. Nel marzo 2017 il paese si è candidato a far parte della Extractive Industries Transparency Initiative (EITI). Sarà sufficiente a rendere più trasparente il settore?

27/12/2017 –  Hakob Safaryan

(Pubblicato originariamente l’8 maggio 2017 da Ampop, e ripreso da OC Media il 6 dicembre 2017)

Il sottosuolo dell’Armenia è ricco di risorse minerarie: ferro, carbone, molibdeno, stagno, zinco, oro, argento, alluminio ed altri metalli preziosi. I più rilevanti per il settore minerario del paese sono rame e molibdeno. La miniera di Karajan, la più grande nel paese, li estrae entrambi ed afferma di avere a disposizione 2.24 miliardi di tonnellate di minerale ricco di molibdeno che rappresenterebbe il 6% delle riserve mondiali di questo specifico metallo. Date le riserve dichiarate e considerando che dalla Karajan si estraggono 18 milioni di tonnellate all’anno, quest’ultima potrebbe rimanere attiva per i prossimi 100-120 anni.

Secondo i dati forniti dal ministero delle Infrastrutture energetiche e delle Risorse naturali, nel paese vi sarebbero 670 miniere, 30 delle quali nel settore dell’estrazione di metalli. Il 1 gennaio del 2017 erano 431 le aziende nel paese con licenza d’estrazione, 28 delle quali per metalli. Rame, oro e molibdeno sono quelli costituiscono la fetta più rilevante nelle esportazioni armene.

Nel settore minerario sono impiegate circa 10.000 persone. Il salario medio è di 710 dollari, il doppio del salario medio nel paese. Questo è dovuto all’alto valore del prodotto e al lavoro usurante e con rischi per la salute. Secondo i dati ufficiali, nel 2015 il 16,4% dell’intero prodotto industriale del paese era legato alle miniere; l’anno successivo si è passati al 16,7%. Nel 2015 il settore pesava per il 4,4% sul Pil mentre nel 2016 la quota è scesa al 2,6%. Per quanto riguarda le esportazioni industriali invece la parte legata ai prodotti minerari copre il 50%, con il rame, da solo, a coprire tra il 23 e il 26% del valore delle esportazioni. E’ quindi evidente che le miniere siano un’importante fonte per le entrate statali. Le aziende impiegate nel settore versano somme rilevanti sottoforma di tasse.  Nel 2016 hanno contribuito alle casse dello stato per circa 81 milioni di dollari.

Mancanza di trasparenza

Nonostante sia un settore strategico poco però si sa sui proprietari delle miniere e di fatto i nomi degli azionisti in questo settore non vengono resi pubblici. I siti ufficiali delle aziende non contengono alcun dettaglio sulla proprietà. Ci si augura però che l’adesione alla Extractive Industries Transparency Initiative (EITI), avviata nel 2017, possa portare maggior trasparenza.

La seconda azienda mineraria del paese è la miniera di Teghut, situata nella provincia di Lori, Armenia settentrionale. Quest’ultima è proprietà del Gruppo Vallex. La miniera è divenuta operativa a fine 2014. Secondo il portale dell’azienda conterrebbe 454 milioni di tonnellate di riserve di minerale con concentrazione dello 0,36% di rame e dello 0,02% di molibdeno. Dal processo produttivo ci si aspetta l’estrazione di 7 milioni di tonnellate all’anno.

L’estrazione dell’oro avviene invece principalmente nella miniera di Sotk (Gegharkunik). L’oro è il principale prodotto anche della miniera di Shahumayan della Dundee Precious Metals. Anche la miniera di Amulsar, della Lydian International estrae minerali che contengono oro con una scarsa concentrazione, ma di cui sarebbero presenti ampi volumi. Quest’ultima ha ottenuto la sua licenza nel 2012 e si prevede divenga attiva nel 2018.

Secondo il sito della Lydian International la miniera contiene riserve (quindi una concentrazione di almeno 0,2 grammi per tonnellata) per 67 milioni di tonnellate. Il livello di concentrazione nei minerali verificati nel bacino minerario sarebbe attualmente di 0.79 grammi a tonnellata per l’oro e 3,68 per l’argento. Sempre sul sito si dichiara che la miniera rimarrà attiva per 10 anni estraendo 5.700 chili di oro all’anno, che varrebbero sul mercato, ai prezzi attuali, circa 200 milioni di dollari all’anno.

Il passato

La storia dell’industria estrattiva in Armenia è centenaria. La prima attività mineraria si ebbe ad Alaverdi (provincia di Lori) nel 1770 e a Kapan nel 1840. La miniera di Karajan venne aperta nella metà del 20mo secolo. Durante il periodo sovietico queste miniere erano i giganti del settore estrattivo armeno e consentivano al paese di giocare un ruolo importante in Unione Sovietica, essendo la terza repubblica per minerali estratti dopo Russia e Kazakhistan.

Dopo il crollo dell’Unione sovietica le miniere, che erano aziende pubbliche, vennero progressivamente privatizzate. A metà degli anni 2000 lo stato non manteneva più alcuna partecipazione in questo settore.

Nella storia delle privatizzazioni del paese, quella della miniera di Zangezur (rame-molibdeno) è stata la più rilevante. Di quest’azienda ottenne il 60% la tedesca Chronimed, il 15% l’armena Makur Yerkat, e un 12,5% rispettivamente per la Armenian Molybdenum Production e la Zangezur Mining. Il valore nominale del totale delle quote era di 132 milioni di dollari.

Società civile

In ogni paese l’espansione dell’industria mineraria è spesso osteggiata da una fetta rilevante della società. Si sottolinea in particolare che si tratta di uno sviluppo non sostenibile, che causa danni ambientali rilevanti.

Per questo spesso gruppi che si battono per la difesa dell’ambiente protestano contro l’uso insostenibile delle risorse naturali e a volte chiedono si fermi l’attività mineraria. A partire dalla metà degli anni 2000 in Armenia si sono sviluppati movimenti ambientalisti, che hanno assunto ancor più rilevanza a seguito dell’apertura di nuove attività d’estrazione nel paese.

‘Salviamo Teghut’ è stata una delle campagne civiche più partecipate in Armenia. Il suo obiettivo era di fermare le estrazioni da parte della Vallex a Teghut. La Vallex aveva ottenuto la licenza ad estrarre nel 2007 ma è riuscita ad essere operativa solo nel 2014. Il ritardo è stato in parte causato da queste iniziative civiche.

Conseguenza di questo risveglio civico è che le aziende minerarie ora sentono su di loro la pressione di questi movimenti. E non è una coincidenza che la partecipazione all’EITI preveda un ruolo della società civile nel monitorare l’industria mineraria.

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Armenia: tra i 20 in corsa per l’Eurovision 2018 anche Tamar Kaprelian (Eurofestivalnews 27.12.17)

Partono ufficialmente i preparativi per l’Eurovision anche in Armenia che, dopo aver confermato la sua presenza a Lisbona il prossimo maggio, ha optato per una selezione nazionale aperta al pubblico tramite il programma televisivo Depi Evratesil, modificandone il format rispetto alla lunga maratona dello scorso anno.

Sono stati pubblicati oggi i nomi dei venti fortunati in gara per aggiudicarsi il biglietto d’oro che consentirà di rappresentare l’Armenia all’Eurovision 2018 in Portogallo.

Tra tutti spicca sicuramente il nome di Tamar Kaprelian, esperta dell’Eurovision poiché già in gara nel 2015 nel gruppo Genealogy, formatosi per commemorare la diaspora armena nei cinque continenti. L’esperimento si concluse con un sedicesimo posto in finale, ma l’Armenia riuscì a portare sul palco il tema del Genocidio Armeno, giunto allora al suo centesimo anniversario.

Era già, peraltro, nota da molto tempo la presenza di Tamar tra i concorrenti di Depi Evratesil, dal momento che ha lei stessa comunicato a diversi media internazionali il nome del brano con cui sarà in gara: si tratta di “Touyn Arink” (Poisoned).

A contendersi la vittoria ci sono anche Asmik Shiroyan e Gevorg Harutyunyan, già in gara nella scorsa edizione di Depi Evratesil, nonché diversi artisti provenienti dal talent X Factor: Tyom e Zhanna Davtyan, in gara rispettivamente nel 2017 e nel 2014, oltre a Sevak Khanagyan, vincitore dell’edizione 2016 del format in versione ucraina.

Presenti in lista anche diversi nomi noti della scena musicale armena, come Hayk Kasparov – peraltro vincitore di diversi premi – e Mger Armenia.

Ecco la lista completa dei venti partecipanti:

  • Robert Kvoloyan
  • Sevak Khanaghyan
  • Suren Poghosyan
  • Mger Armenia
  • Tyom
  • Zhanna Davtyan
  • Hayk Kasparov
  • Gevorg Harutyunyan
  • Maria Sikret
  • Hasmik Shiroyan
  • Angel
  • Amaliya Margaryan
  • Tamar Kaprelian
  • Lusine Mardanyan
  • Arman Mesropyan
  • Mariam
  • Kamil (Arsen Grigoryan)
  • Nemra
  • Alternativ
  • Gata bend

Mentre le canzoni in gara saranno già pubblicate a gennaio, Depi Evratesil prenderà il via il prossimo 3 febbraio, e vedrà un format più snello rispetto allo scorso anno: in una prima fase, tutti e 20 gli artisti in gara canteranno il loro inedito dal vivo; nella successiva semifinale, il televoto, insieme con una giuria internazionale, decreterà coloro che potranno accedere alla finale, e solo il fortunato vincitore della finale potrà volare a Lisbona all’Eurovision.

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