“Lettere armene”, un viaggio tra arte e diplomazia (Rainews 07.06.25)

Metti un incontro tra un’artista come Franz Cerami, autore di grandi pitture murali digitali come Lighting Flowers, allestito nel  contesto urbano della capitale armena Yerevan, e un diplomatico come Vincenzo Del Monaco, già ambasciatore italiano in Armenia. Dall’incontro è nata una grande amicizia cementata dalle affinità culturali, sedimentata in un ricco epistolario, e infine trasfusa in un saggio, Lettere Armene, che dimostra come l’arte sia un formidabile strumento di dialogo e di diplomazia culturale.

Metti infine la città di Bari, ponte di pace e crocevia di popoli e di culture, che da almeno 1000 anni ospita un comunità armena molto attiva, come sottolinea l’ambasciatore armeno in Italia Vladimir Karapetyan

“C’è sempre stato un legame molto stretto tra l’Armenia e la Puglia, rafforzato ulteriormente dall’accoglienza che Bari diede 100 anni fa agli esuli armeni scampati al genocidio, richiamati dal grande poeta armeno Hrand Nazariantz. Per questo abbiamo istituito un consolato onorario a Bari, che sta realizzando ottime iniziative culturali come questa”

E a partire da ottobre la Puglia e l’Armenia saranno ancora più vicine, grazie ad un nuovo volo diretto Bari-Erevan

Un nuovo libro di Letizia Leonardi per preservare la memoria Armena (Corriere Etrusco 06.06.25)

Piombino (LI) – Una recente pubblicazione di Letizia Leonardi si propone con forza di preservare le antiche tradizioni, leggende, simboli e storie del popolo armeno, mirando a proteggere questo inestimabile patrimonio culturale dall’erosione del tempo. L’iniziativa si articola dalla necessità di documentare su carta ciò che è stato tramandato oralmente per secoli, specialmente in un contesto storico segnato da tragici eventi per il popolo armeno.

Il genocidio armeno, avvenuto all’inizio del XX secolo, non solo ha causato una devastante perdita di vite umane, ma ha anche innescato un profondo genocidio culturale. Le testimonianze armene nei territori perduti sono state sistematicamente cancellate, costringendo la popolazione a una vasta diaspora. Gli armeni, dispersi come frammenti di un prezioso vaso di cristallo, affrontano il rischio concreto di perdere il legame con le loro radici culturali.

Nonostante queste avversità, la cultura armena continua ad affascinare il mondo, grazie alla sua storica posizione di crocevia tra Oriente e Occidente. Tuttavia, il pericolo di un impoverimento delle sue tradizioni ancestrali persiste, particolarmente quando esse sono affidate esclusivamente alla trasmissione orale.

La nuova pubblicazione si inserisce con determinazione in questo contesto, proponendosi come uno strumento fondamentale per la salvaguardia di un patrimonio vitale di una delle più antiche civiltà del mondo. Attraverso la raccolta di tradizioni, leggende, simboli, proverbi e detti, il progetto ambisce a mantenere viva la memoria storica e folcloristica del popolo armeno, garantendo che tale ricchezza culturale possa essere tramandata alle future generazioni.

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Armenia pronta alla pace con l’Azerbaigian: la comunità internazionale saprà sostenerla? (Difesaonline 06.06.25)

(di Andrea Cucco)
06/06/25

La scorsa settimana, in occasione del forum internazionale “Yerevan Dialogue 2025”, abbiamo incontrato nella capitale armena Ani Badalyan, portavoce del Ministero degli Esteri dell’Armenia.

Le trattative per la pace con l’Azerbaigian sono giunte a un momento cruciale, con un accordo apparentemente pronto per la firma. In parallelo, si ridefinisce il posizionamento internazionale del Paese: dagli Stati Uniti all’Unione Europea, dalla Russia all’Iran, fino a India e Cina, i rapporti diplomatici si stanno evolvendo rapidamente.

Sul piano interno, resta centrale il delicato processo di comunicazione con l’opinione pubblica, chiamata ad accettare le implicazioni di una svolta storica.

L’abbiamo intervistata per capire la situazione attuale, i prossimi passi e gli equilibri in evoluzione nel cuore del Caucaso. Ani Badalyan si è dimostrata pronta e cortese nel rispondere a qualsiasi domanda, un atteggiamento apprezzabile nei confronti di un giornalista straniero in un momento così sensibile per la diplomazia armena.

Lo scorso settembre abbiamo incontrato il vice ministro degli Esteri Paruyr Hovhannisyan, che ci aveva spiegato come l’accordo di pace fosse ormai pronto, a eccezione di alcuni dettagli minori. Ora il primo ministro Pashinyan ha dichiarato che l’Armenia è pronta a firmare il trattato e che anche le ultime precondizioni poste dall’Azerbaigian sono state risolte o sono risolvibili. Siamo davvero vicini alla pace?

Dallo scorso settembre, in effetti, Armenia e Azerbaigian hanno raggiunto un traguardo importante, ovvero l’accordo sul progetto di Trattato di pace e stabilimento delle relazioni interstatali tra Armenia e Azerbaigian. Come sapete, a marzo abbiamo annunciato che il progetto di Trattato di pace è stato concordato e che i negoziati sul testo si sono conclusi.

L’Armenia ha annunciato di essere pronta a firmare il trattato senza alcun ritardo e ha proposto di iniziare le consultazioni sul luogo e il momento della firma.

Quindi siamo vicini?

Come ho detto, l’Armenia è pronta a firmare l’accordo. E dalle reazioni di molti partner internazionali vediamo non solo che hanno accolto con favore il fatto che esista un accordo sul testo, ma che sostengono anche una rapida firma.

Allo stesso tempo, avete menzionato alcune questioni sollevate dall’Azerbaigian: lo scioglimento del Gruppo di Minsk dell’OSCE e la questione costituzionale. Sul primo punto, l’Armenia ha annunciato al massimo livello la propria disponibilità a considerare lo scioglimento del Gruppo di Minsk dell’OSCE, tuttavia vogliamo assicurarci che, quando raggiungeremo lo scioglimento di quelle strutture, sia stato raggiunto anche lo scioglimento del conflitto sia de jure che de facto – il che significa avere una pace istituzionalizzata con l’Azerbaigian. Pertanto, la richiesta congiunta all’OSCE per sciogliere il Gruppo di Minsk può essere firmata contestualmente alla firma del Trattato di pace.

Per quanto riguarda la questione costituzionale, la posizione dell’Armenia è stata molto chiara e comprensibile. Il principio del riconoscimento dell’integrità territoriale entro i confini delle Repubbliche stabilite al momento del crollo dell’Unione Sovietica è previsto nel progetto di Trattato di pace. Quindi il modo più diretto per affrontare le preoccupazioni – se sincere – è la firma del Trattato di pace stesso e la sua ratifica da parte del Parlamento, nel caso dell’Armenia – dopo il parere positivo della Corte costituzionale.

L’accordo sul progetto di trattato di pace è stato un passo importante, ma fa parte di un processo più ampio volto a raggiungere una pace definitiva nella nostra regione, il Caucaso meridionale. E qui desidero sottolineare, come ha dichiarato il ministro degli Esteri dell’Armenia Mirzoyan durante il suo intervento allo “Yerevan Dialogue 2025”, che nel mondo esiste una forte domanda di pace, non solo nella nostra regione. Ma nella nostra regione c’è una reale opportunità. E qui i partner internazionali possono contribuire a ottenere risultati tangibili, compresa la firma del trattato di pace e l’avvicinamento all’instaurazione della pace nell’intero Caucaso meridionale.

Rispetto allo scorso anno, abbiamo assistito a un cambiamento nella politica estera verso Stati Uniti e Russia? I rapporti con la CSTO* si erano congelati, eppure il primo ministro Pashinyan ha partecipato alla Giornata della Vittoria a Mosca.

Non credo che stiamo assistendo a un simile cambiamento. La sospensione della partecipazione dell’Armenia alla CSTO ha motivazioni concrete che sono ancora valide: l’Armenia era chiaramente insoddisfatta della risposta dell’organizzazione quando il confine sovrano e l’integrità territoriale del Paese sono stati violati. In realtà, non c’è stata alcuna reazione. Ecco perché abbiamo congelato la nostra partecipazione alla CSTO, e non prevediamo cambiamenti in tal senso.

Per quanto riguarda la partecipazione del primo ministro a Mosca, il dialogo politico con la Russia continua, in quanto siamo partner; e naturalmente l’Armenia celebra l’anniversario della Vittoria nella Seconda guerra mondiale, a cui contribuì in maniera significativa con un alto tributo umano: 300.000 armeni morirono durante il conflitto.

Aggiungo che oggi c’è un dialogo aperto tra Armenia e Russia. Discutiamo apertamente non solo degli aspetti su cui possiamo collaborare, ma anche delle questioni in cui i nostri approcci non necessariamente coincidono, ad esempio la CSTO.

Non direi che questa dinamica sia collegata alla nuova amministrazione statunitense. A gennaio abbiamo firmato la Carta di partenariato strategico con gli Stati Uniti, si sono tenuti incontri di alto livello con la nuova amministrazione già all’inizio dell’anno, e proseguiamo il dialogo con essa per attuare questo partenariato in tutte le aree di interesse comune, inclusi economia, sicurezza e gestione dei confini.

Come ho sottolineato in precedenza, costruire la pace nella regione è una priorità strategica per l’Armenia, e constatiamo l’interesse dell’amministrazione Trump a sostenere gli sforzi di pace, la firma dell’accordo e a contribuire alla prosperità della nostra regione. Quindi, come si può vedere, questo approccio è in linea con le nostre priorità.

Per quanto riguarda i rapporti con l’UE, sono più affidabili in questo momento, considerando una politica estera statunitense così instabile?

Non farei un paragone tra il partenariato con l’UE e quello con gli Stati Uniti – le agende e le aspettative sono in parte diverse.

Con l’UE stiamo lavorando a una nuova agenda di partenariato che copre una vasta gamma di settori in cui desideriamo approfondire la cooperazione: dalla riforma della giustizia allo sviluppo economico, alla connettività e all’energia. L’Armenia è stato il primo Paese non candidato a beneficiare del Piano di crescita e resilienza dell’UE lo scorso anno. Riteniamo che questo partenariato non solo renda l’Armenia più resiliente e avvicini il nostro Paese alla famiglia europea, ma sia anche pienamente in linea con le aspirazioni dei nostri cittadini. Come sapete, tali aspirazioni si sono riflesse anche nell’iniziativa civile per avviare il processo di adesione all’UE, che è diventata un disegno di legge adottato dal Parlamento armeno a marzo di quest’anno.

Quanto tempo ci vorrà per raggiungere questo obiettivo?

Attualmente siamo concentrati su misure concrete: lo scorso anno abbiamo ricevuto per la prima volta supporto dallo European Peace Facility. Abbiamo avviato il dialogo sulla liberalizzazione dei visti, a lungo atteso dai nostri cittadini. Esiste una volontà politica per ottenere risultati positivi sulla liberalizzazione, stiamo lavorando sul piano d’azione e continuiamo le necessarie riforme. Collaboriamo e manteniamo interesse anche per il programma Eastern Partnership, che ha contribuito in modo significativo alle riforme democratiche.

C’è interesse a espandere le esportazioni verso il mercato UE, quindi dobbiamo lavorare su meccanismi concreti, anche per quanto riguarda gli standard europei. Naturalmente stiamo dialogando e vediamo ottime prospettive per la cooperazione in materia di connettività, poiché riteniamo che la nostra iniziativa del “Crossroads of Peace” sia pienamente compatibile con il Global Gateway dell’UE e il Middle Corridor.

Vorrei sottolineare che lavoriamo anche all’approfondimento della cooperazione bilaterale con gli Stati membri dell’UE attraverso la definizione di partenariati strategici. L’ultimo esempio è la Dichiarazione sul partenariato strategico con i Paesi Bassi, con i quali condividiamo un forte impegno per il rafforzamento della democrazia e dello stato di diritto.

Quali sono i rapporti con il vicino Iran?

Abbiamo tradizionalmente ottimi rapporti con Iran e Georgia. Considerando il contesto regionale complesso, attribuiamo grande valore al chiaro sostegno dell’Iran all’integrità territoriale dell’Armenia, che è per noi vitale. La stabilità nel nostro vicinato immediato e nel più ampio Medio Oriente è importante anche per la nostra regione, per le sue possibili implicazioni, e per questo seguiamo i negoziati tra Iran e Stati Uniti con la speranza che portino a risultati positivi.

Allo “Yerevan Dialogue” erano presenti relatori turchi…

La Turchia può avere un ruolo positivo: la normalizzazione delle relazioni con Ankara, l’apertura delle frontiere e l’instaurazione di relazioni diplomatiche tra Armenia e Turchia sarebbero una svolta. La frontiera è stata aperta più volte per motivi umanitari, ma l’apertura definitiva e completa avrebbe un impatto più ampio.

Il partenariato con l’India è altrettanto importante? La Cina investe nei Paesi vicini…

Abbiamo costruito agende bilaterali con Cina e India e queste non si ostacolano a vicenda. Al contrario, riteniamo che la nostra iniziativa del “Crossroads of Peace” possa giovare a tutti noi, e tra l’altro abbiamo ricevuto segnali positivi da entrambi i Paesi.

Lo scorso anno abbiamo lanciato il primo volo diretto tra Armenia e Cina. Come ho già detto, attraverso una maggiore connettività esiste un grande potenziale per il commercio.

Con l’India il dialogo politico è molto attivo e abbraccia molti aspetti della cooperazione bilaterale. Tra l’altro, abbiamo organizzato lo “Yerevan Dialogue” inizialmente in collaborazione con partner indiani, come una delle iniziative di successo (quest’anno anche con colleghi polacchi e francesi). Le relazioni si sono sviluppate notevolmente negli ultimi 3-4 anni attraverso dialogo politico e visite reciproche, anche in ambiti mai esplorati prima.

La cooperazione militare è quella principale con Delhi?

I media tendono a concentrarsi su questo aspetto, ma ci sono anche altre direzioni, tra cui contatti commerciali, educazione, ecc.

Quest’anno ricorre il 30° anniversario dell’Accordo di amicizia con l’India, uno dei primi e fondamentali documenti firmati già negli anni ’90, appena dopo l’indipendenza dell’Armenia.

Quali Paesi europei erano presenti allo Yerevan Dialogue?

Allo “Yerevan Dialogue” hanno partecipato i ministri degli Esteri di Francia e Ungheria, il primo ministro della Slovacchia e il vice primo ministro del Montenegro, per citare i rappresentanti di più alto livello.

Tra l’altro, con il Montenegro discutiamo anche della loro esperienza nel processo di adesione all’UE.

Tra gli altri eventi di rilievo attesi in Armenia, l’anno prossimo ospiteremo la COP17 sulla biodiversità e la riunione primaverile della Comunità Politica Europea.

Libertà di stampa: un punto di forza per l’Armenia nel suo percorso europeo?

Siamo al 34° posto nell’indice di Reporters Without Borders. È un risultato importante, che dimostra il nostro impegno per la libertà di espressione.

In Armenia tutte le opinioni vengono ascoltate. Non è sempre la scelta più facile, ma fa parte della democrazia.

È – e sarà – facile istituzionalmente far comprendere alla popolazione le scelte del governo? Non è facile per tutti accettare un accordo di pace…

È una domanda legittima. In effetti, non è stato facile sostenere la pace quando le ferite sono ancora aperte. Ovviamente, la firma dell’accordo non curerà immediatamente quelle ferite.

Raggiungere la pace non è un evento unico, ma un processo continuo che richiede passi coraggiosi, diplomazia e costruzione della fiducia. Il governo armeno è determinato ad avviare questo percorso.

L’Armenia ha scelto di costruire una pace istituzionale e duratura, e questa agenda è sostenuta dalla società.

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Amb. Ferranti incontra Presidente della Repubblica d’Armenia (ANSA 05.06.25)

n occasione della Festa della Repubblica Italiana il Presidente della Repubblica d’Armenia, Vahagn Khachaturyan, ha voluto ricevere l’Ambasciatore Alessandro Ferranti per un suo personale augurio.

Nel dare il benvenuto all’Ambasciatore, il Presidente Khachaturyan si è congratulato per la speciale ricorrenza, simbolo di libertà e democrazia per il Popolo italiano.

L’Ambasciatore Ferranti ha espresso la sua gratitudine per la calorosa accoglienza, a poco più di quattro mesi dalla presentazione delle Lettere Credenziali.
Durante l’incontro, protrattosi per circa un’ora in un clima di grande cordialità e vicinanza, è stata trattata un’ampia rassegna di temi dell’agenda bilaterale.
Il Presidente Khachaturyan, nel sottolineare l’importanza dei legami storici tra l’Armenia e l’Italia, ha assicurato che oggi l’Italia, come portatrice di valori di civiltà, riveste un ruolo significativo per l’Armenia e che le relazioni fra i due Paesi si basano sulla consapevolezza di condividere gli stessi ideali.
Il Presidente ha inoltre espresso la propria certezza che durante la sua missione in Armenia l’Ambasciatore sarà guidato proprio da tali principi, contribuendo a rafforzare ulteriormente i legami fra i due Paesi e i due Popoli.
L’Ambasciatore Ferranti, nel richiamare gli eccellenti rapporti bilaterali e le potenzialità di ulteriore approfondimento della collaborazione in ogni settore, ha presentato fra gli altri i recenti sviluppi nel campo della cooperazione economica, menzionando, in particolare, l’inaugurazione del nuovo Desk dell’Agenzia Ice presso l’Ambasciata per rafforzare i legami tra le comunità imprenditoriali armene e italiane.
Nel corso del colloquio sono stati toccati anche argomenti relativi alle opportunità di condivisione delle migliori prassi in materia di istruzione, cultura e alte tecnologie, al notevole aumento del turismo tra le due Nazioni, nonché al proficuo sviluppo della cooperazione nel settore della conservazione e del restauro del patrimonio storico e culturale.

L’ambasciatore d’Armenia in Italia visita il Villaggio dell’Accoglienza “AGEBEO – 30 ore per la vita” (Comune Bari 05.06.25)

Questa mattina l’ambasciatore della Repubblica d’Armenia in Italia Vladimir Karapetyan si è recato presso il Villaggio dell’Accoglienza “AGEBEO – 30 ore per la vita” per una visita che ha inteso suggellare la nascita di un legame tra la comunità armena e l’associazione AGEBEO, con l’obiettivo comune di supportare i bambini malati oncologici e le loro famiglie.
La comunità armena, già in passato, tramite il console onorario Dario Rupen Timurian, aveva offerto un contributo fondamentale alla realizzazione delle case del Villaggio, donando e installando le cucine all’interno delle unità abitative.
In occasione della visita odierna l’ambasciatore Karapetyan e il console Timurian sono stati accolti da Francesco Romanello Pomes, presidente di AGEBEO, Gianmauro dell’Olio, membro della Sezione bilaterale di Amicizia Armenia-Italia – UIP, Elisabetta Vaccarella, assessora alla Giustizia e al Benessere sociale e ai Diritti civili, e Alessandra Lopez, presidente del Municipio II.
L’incontro ha rappresentato l’occasione per “una stretta di mano” simbolica, in vista di futuri accordi, con il consolato onorario della Repubblica d’Armenia a Bari che si impegna a fare da tramite tra AGEBEO e istituzioni analoghe operanti in Armenia per il supporto logistico nella cura dei bambini malati oncologici e delle loro famiglie.

“Siamo immensamente grati alla comunità armena, all’ambasciatore Karapetyan, che oggi ci ha onorato della sua presenza, e al console onorario Dario Rupen Timurian, per il loro prezioso contributo – ha dichiarato Francesco Romanello Pomes -. Le cucine donate non sono semplici arredi ma il simbolo tangibile di una solidarietà che arricchisce il nostro Villaggio e permette alle famiglie di sentirsi accolte in un ambiente più confortevole e funzionale. Questo gesto apre la strada a future collaborazioni internazionali che rafforzeranno la nostra missione di accoglienza e cura. La presenza di Karapetyan rappresenta un momento di profonda condivisione e rafforza i legami storici tra il popolo armeno e la comunità pugliese”.

“Il consolato onorario della Repubblica d’Armenia in Bari ha sostenuto con convinzione la realizzazione delle casette del Villaggio, contribuendo concretamente a un progetto che incarna i valori della solidarietà e dell’umanità – ha spiegato Dario Rupen Timurian -. Questo gesto ha voluto essere un atto di restituzione simbolica del bene ricevuto oltre un secolo fa, quando la Puglia accolse con generosità gli armeni in fuga dal genocidio. Con quello stesso spirito di fratellanza e riconoscenza, oggi riaffermiamo il nostro impegno a favore dei più vulnerabili, in un dialogo di memoria e speranza che unisce i nostri popoli”.

“Questo Villaggio è la dimostrazione concreta di come la solidarietà non conosca confini e di come l’impegno comune possa generare un impatto profondamente positivo nella vita delle persone più fragili. Il mio assessorato è orgoglioso di sostenere realtà come AGEBEO, che rappresentano un faro di speranza e un modello di inclusione – ha commentato Elisabetta Vaccarella -. L’apertura a collaborazioni internazionali, come quella odierna con l’Ambasciata d’Armenia, rafforza ulteriormente la nostra missione di garantire il benessere e i diritti di ogni individuo, specialmente dei bambini e delle loro famiglie che affrontano momenti difficili”.

“Il Villaggio AGEBEO è un luogo simbolo di speranza, di solidarietà e rinascita, un esempio concreto di come le istituzioni, il volontariato e la società civile possano costruire insieme risposte concrete ai bisogni delle persone più fragili – ha sottolineato Alessandra Lopez -. È con grande orgoglio e senso di responsabilità che partecipo a questo importante evento, un progetto di accoglienza e di supporto alla malattia e alla cura che non si pone limiti o confini e che oggi abbraccia anche i cittadini armeni, che giungono qui per ricevere assistenza sanitaria, ma anche per trovare accoglienza umana, calore e dignità. Queste sono preziose caratteristiche della nostra terra, che ha una lunga tradizione di dialogo interculturale e di ospitalità. Mi piace pensare che da oggi anche il Municipio II possa essere identificato come luogo di accoglienza, solidarietà e umanità, anche grazie a realtà come AGEBEO. Ringrazio profondamente l’associazione AGEBEO con il presidente Francesco Romanello Pomes e il suo instancabile fondatore Michele Farina, e tutte e tutti coloro che hanno reso possibile questo ulteriore progetto”.
Il “Villaggio dell’accoglienza – Trenta Ore per la Vita”

La struttura sorge in via Camillo Rosalba, su un terreno confiscato alla criminalità organizzata concesso dal Comune di Bari ad Agebeo per l’accoglienza di famiglie in difficoltà economica costrette a risiedere temporaneamente in città per seguire i cicli di cura dei propri figli.
Il Villaggio, che dispone di circa 3000 mq di area verde attrezzata, si compone di 10 moduli, con 8 unità abitative autonome da 4 posti, 1 reception/ufficio/guardiania e 1 unità allestita per le attività di riabilitazione.
Prossimo obiettivo dell’associazione è realizzare altre otto unità abitative per poter accogliere sempre più famiglie alla prese con i tempi di degenza dei figli nelle strutture ospedaliere della città.

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Visita dell’ambasciatore armeno al Villaggio dell’Accoglienza AGEBEO: nasce un legame di solidarietà internazionale

IL COMUNE COMUNICA – l’ambasciatore d’Armenia in Italia visita il Villaggio dell’Accoglienza “AGEBEO – 30 ore per la vita”

Armenia-Russia: presidente Consiglio della Federazione in visita a Erevan (AgenziaNova 05.06.25)

Erevan, 05 giu 16:16 – (Agenzia Nova) – Valentina Matviyenko, presidente del Consiglio della Federazione (camera alta del Parlamento russo) è arrivata in Armenia per una visita ufficiale. Lo ha reso noto il sito ufficiale del Consiglio della federazione. A Erevan, Matvienko incontrerà le più alte cariche del Paese. In particolare, è previsto un colloquio con il presidente del Parlamento dell’Armenia, Alen Simonyan. Matvienko e Simonyan inaugureranno anche la 39ma sessione della Commissione interparlamentare per la cooperazione tra gli organismi legislativi dei due Paesi. Nello stesso giorno, Matviyenko parteciperà al 10mo Forum interregionale russo-armeno. (Rum)

L’antichissimo canto liturgico armeno nella pieve di San Vigilio (Il popolo pordenone 05.06.25)

L’antica musica dell’Armenia è il titolo del concerto in programma domenica 8 giugno dalle 18.30 alle 20.30 nell’Antica Pieve di San Vigilio di Porcia. L’appuntamento ad ingresso libero propone l’antichissimo canto liturgico armeno dei Padri Mechitaristi dell’isola di San Lazzaro degli Armeni di Venezia. HAYREN Suoni arcaici dall’Armenia con il Trio Nor Arax con Tigran Davtyan al duduk, Maurizio Redegoso Kharitian alla viola, Antonio Sernia al tar persiano. La presentazione sarà a cura del dott. Michael D. Ethington dell’Università di Lille.

L’evento realizzato con la collaborazione di Associazione La Via delle Arti. Si ringrazia per la collaborazione la Congregazione Mechitarista e la Parrocchia dei Ss. Martino e Vigilio di Palse di Porcia per l’ospitalità.

L’evento è parte di CONFINI 2025

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Amb. Ferranti visita sito di parco archeologico in Armenia (Ansa 05.06.25)

(ANSA) – ROMA, 05 GIU – L’Ambasciatore d’Italia a Jerevan, Alessandro Ferranti ha visitato la comunità armena di Aruch, per partecipare alla presentazione del progetto “ArcheTourDev”, promosso dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, per la creazione del Parco Archeologico di Aruch.
All’evento hanno partecipato anche il Vice Governatore della Regione di Aragatsotn, Armen Grigoryan, i direttori del progetto, Sergio Ferdinandi dell’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente e Pavel Avetisyan dell’Accademia Nazionale delle Scienze armena, e altri rappresentanti del Governatorato, del Ministero della Cultura, dell’Istituto di Archeologia ed Etnografia e dell’Università di Firenze.
Il progetto, coordinato da Ismeo per la parte di Aruch, rappresenta un passo importante per la valorizzazione del patrimonio storico-culturale della regione. (ANSA).

Armenia, una casa gratuita al confine (Osservatore Balcani e Caucaso 03. 06.25)

Negli ultimi anni, il governo armeno ha lanciato un programma per stimolare la costruzione di abitazioni nelle aree di confine, con l’intento di ripopolare zone marginali. L’iniziativa, aperta anche ai profughi del Nagorno Karabakh, ha avuto un successo inaspettato

03/06/2025 –  Armine Avetisyan Yerevan

Negli ultimi anni, le comunità di confine armene stanno vivendo una vera e propria rinascita. Nell’ambito di un programma governativo lanciato nel 2022, nuove case sono in costruzione in diverse aree rurali.

Nell’ambito di questa iniziativa, ai cittadini vengono concessi 16 milioni di Dram (circa 37.000 Euro) per costruire una casa nelle regioni di confine delle province di Tavush, Gegharkunik, Vayots Dzor, Ararat e Syunik.

Inizialmente il programma avrebbe dovuto concludersi nel 2024 con la costruzione di duemila case, per essere però poi prorogato a causa dell’elevata domanda.

Il programma

Annunciato nel 2022, il programma  è diventato particolarmente attivo nel 2023. La procedura è stata semplificata al massimo: i richiedenti devono possedere un terreno o una struttura parzialmente costruita in uno degli 80 villaggi di confine designati, scegliere tra oltre 40 progetti di case approvati dallo Stato (o presentare il proprio progetto approvato) e ottenere un permesso di costruzione.

Ulteriori requisiti comprendono l’essere sposati (almeno uno dei coniugi dev’essere cittadino armeno) e non avere debiti in sospeso o tasse non pagate. Il finanziamento viene erogato tramite un mutuo ipotecario e il governo rimborsa l’intero importo direttamente alla banca, in diverse rate in base all’avanzamento dei lavori.

L’affidabilità creditizia non viene valutata poiché il rimborso è finanziato dallo Stato. Tuttavia, se i costi di costruzione superano l’importo assegnato, le spese aggiuntive devono essere sostenute dal richiedente.

Il programma è disponibile anche per le persone sfollate dal Nagorno Karabakh. Grazie alle condizioni accessibili, il programma ha riscosso notevole popolarità ed è diventato una delle iniziative governative più richieste nel 2023.

“Il Programma statale di sostegno all’alloggio negli insediamenti rurali di confine è stata una delle iniziative di maggior successo del 2024”, ha dichiarato il ministro del Lavoro e degli Affari sociali. “Grazie all’enorme interesse, il limite di duemila famiglie è stato rapidamente raggiunto. Di conseguenza, il programma è stato riaperto per diverse comunità a Tavush e nel villaggio di Gomk a Vayots Dzor. È disponibile anche per coloro che hanno ottenuto un permesso di costruzione prima del 1° settembre 2024.”

Gomk

Situato a Vayots Dzor, il villaggio di Gomk ha una popolazione di circa 145 persone. Sebbene non sia ufficialmente un villaggio di confine, è stato incluso nel programma tramite una direttiva speciale del governo.

Nel 2024, a Gomk è stata inaugurata una scuola di nuova costruzione con una capienza di 100 studenti, nonostante il numero effettivo sia di circa 25. Durante la cerimonia di inaugurazione della scuola, il primo ministro Nikol Pashinyan ha annunciato il lancio della seconda fase del programma di edilizia abitativa a Gomk, finalizzato allo sviluppo della comunità.

Il piano prevede la costruzione di trenta case, cinque delle quali riservate a insegnanti abilitati. Le famiglie devono inoltre avere almeno un figlio di età inferiore ai 13 anni per poterne usufruire.

Per anni, il villaggio ha sognato aule calde e confortevoli. Ora, i bambini spesso rimangono dopo la scuola per riunirsi in palestra. Il numero di studenti è già in aumento, poiché la scuola è frequentata anche da bambini provenienti dai villaggi vicini. Vi lavorano diciassette insegnanti, otto dei quali pendolari dalle comunità vicine.

Susanbar Mirazizyan insegna alla scuola di Gomk da due anni. Fa la spola con suo figlio dal vicino villaggio di Zaritap. Ispirata dalla possibilità di costruire una casa grazie al programma statale, spera di continuare a lavorare nella scuola, senza i dieci chilometri di tragitto giornaliero.

“A dire il vero, all’inizio sono venuta qui solo per lavoro, ma poi mi sono innamorata del villaggio. Mi piace lavorare qui e credo che dovremmo mettere radici dove troviamo nutrimento. Se lavoro qui, perché non viverci anche?”, dice.

Un terreno è già stato assegnato vicino alla scuola agli insegnanti beneficiari. La zona è comoda e le famiglie possono anche dedicarsi all’agricoltura e all’allevamento. Gli abitanti del posto sono ottimisti sul fatto che questo programma segnerà una nuova fase di sviluppo per il villaggio.

“Un villaggio deve essere pieno di giovani, altrimenti svanisce. Il nostro villaggio ha un grande potenziale”, afferma Lusine Stepanyan, un’insegnante locale.

Lusine è nata, cresciuta e ha studiato a Gomk, e insegna nella scuola della sua città natale dal 2021. Sua figlia inizierà presto a frequentare la scuola e aspetta un secondo figlio. Considera il suo villaggio natale il luogo migliore in cui i suoi figli possano crescere e ricevere la loro istruzione primaria.

Come in altre comunità che beneficiano del programma, la domanda di terreni a Gomk è aumentata vertiginosamente. Il governo prevede che questa iniziativa senza precedenti diventi non solo una soluzione abitativa, ma anche una forza trainante per lo sviluppo rurale, estendendosi a più comunità e a più beneficiari.

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Iran e Armenia – Diplomazia tra Monasteri e Gasdotti (Agoravox 03.06.24)

In un Caucaso attraversato da tensioni e fratture geopolitiche sempre più profonde, la relazione tra Iran e Armenia si staglia come un raro esempio di cooperazione stabile, profonda e trasversale.

La recente dichiarazione del viceministro degli Esteri iraniano, Saeed Khatibzadeh, circa la pianificazione della visita ufficiale del presidente Masoud Pezeshkian a Yerevan, non è solo un gesto diplomatico, ma un segnale eloquente. I due Paesi rafforzano ogni giorno di più un’alleanza che affonda le radici nella storia e si proietta verso un futuro strategico comune.

Khatibzadeh, intervenuto al forum internazionale “Dialogo Yerevan-2025”, ha sottolineato l’intensificarsi delle relazioni politiche tra Teheran e Yerevan, annunciate da visite reciproche e da ben cinque delegazioni iraniane attese in Armenia questa settimana. Solo pochi giorni fa, il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale armeno Armen Grigoryan si trovava a Teheran per colloqui bilaterali.

“Le consultazioni tra le capitali sono costanti e costruttive”
– Saeed Khatibzadeh

Il viceministro ha inoltre evidenziato come le relazioni economiche siano a un livello elevatissimo. L’introduzione di un tasso di interesse pari a zero per il trasporto merci tra i due Paesi punta ad accelerare una cooperazione commerciale già in forte espansione.

L’Iran ha annunciato investimenti fino a 3 miliardi di dollari in progetti comuni con l’Armenia, focalizzati su infrastrutture critiche: strade, ponti e soprattutto la ricostruzione della linea ferroviaria Yeraskh–Julfa–Meghri–Horadiz. Questa arteria, una volta operativa, ristabilirebbe il collegamento ferroviario diretto tra Armenia, Iran e Russia, nell’ambito del più ampio progetto armeno “Crossroads of Peace”.

Energia e strategia

Sul fronte energetico, è stato esteso fino al 2030 l’accordo “Gas for Electricity”, che prevede il raddoppio delle forniture di gas iraniano verso l’Armenia. Un chiaro segnale della volontà di rendere l’Armenia meno dipendente da Mosca e più connessa all’Iran, soprattutto in un momento in cui Teheran punta a consolidare la propria influenza nella regione.

Ma la collaborazione non si ferma all’economia. Recentemente si sono svolte esercitazioni militari congiunte lungo il confine, ufficialmente in chiave antiterrorismo. Tuttavia, in un contesto di crescente assertività dell’Azerbaigian – sostenuto da Turchia e Israele – il messaggio è chiaro: l’Iran si propone come garante della sicurezza armena.

Khatibzadeh ha inoltre evidenziato lo sviluppo di sinergie nel campo delle tecnologie avanzate, che includono intelligenza artificiale, telecomunicazioni, tecnologie mediche e cyber-sicurezza.

Un legame storico e spirituale

La relazione tra Iran e Armenia non è un fenomeno recente. È una vicinanza culturale che affonda le radici nei secoli. In Iran si trovano alcuni dei monasteri armeni più antichi del mondo, tra cui il monastero di San Taddeo (Qara Kelisa) e quello di San Stepanos, entrambi dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. Ogni anno, il pellegrinaggio a San Taddeo richiama fedeli armeni da tutto il mondo, segno tangibile della spiritualità condivisa.

Nel cuore di Yerevan, invece, sorge la Moschea Blu, costruita nel XVIII secolo durante il dominio persiano. Oggi è gestita direttamente dall’ambasciata iraniana. Si tratta dell’unica moschea attiva in Armenia, ma soprattutto di un simbolo vivente del dialogo interreligioso.

Sul piano linguistico, culturale e accademico, Armenia e Iran hanno condiviso per secoli parole, stili, alfabeti e influenze. Le loro biblioteche nazionali collaborano dal 2002, e un programma culturale congiunto per il periodo 2024–2027 prevede iniziative comuni in ambito artistico, scolastico e documentario. Tra gli obiettivi, anche il riconoscimento UNESCO di pratiche culturali condivise, come il pellegrinaggio a San Taddeo.

Teheran tra diplomazia e geopolitica

Ma tutti aspettano la firma del trattato di pace tra Armenia e Azerbaigian. “Una volta firmato – ha dichiarato Khatibzadeh – saremo finalmente in grado di realizzare molti progetti rimasti in sospeso”. Nel frattempo, l’Iran si propone come interlocutore di pace, senza mai rinunciare al proprio ruolo strategico nel Caucaso.

Mentre l’Armenia cerca nuovi equilibri e l’Iran rafforza la propria presenza nella regione, la loro alleanza, forgiata nella storia e alimentata dalla contingenza, si fa ogni giorno più concreta. Un legame che va ben oltre la politica, e che si misura nelle pietre dei monasteri, nelle cupole delle moschee, nelle parole condivise e nei ponti – materiali e simbolici – che si stanno costruendo.

L’Iran, da sempre critico verso ogni ridisegno delle frontiere che escluda la propria influenza, ha ribadito la volontà di svolgere un ruolo da garante della stabilità regionale. Ma l’equilibrio è fragile, e la corsa alle alleanze è tutt’altro che finita.

In questo scacchiere complicato, l’asse Teheran-Yerevan si consolida giorno dopo giorno.

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