Dall’Armenia a Venezia concerto a distanza (Il Friuli 23.09.19)

Torna in scena la tecnologia LO.LA. messa a punto dal Conservatorio di musica “Giuseppe Tartini” di Trieste con la rete GARR: martedì 24 settembre riflettori su un nuovo concerto a distanza reso possibile anche grazie a questo supporto tecnico, con un risultato a dir poco prodigioso. Dalle 19 alle 20, infatti, all’Università Ca’ Foscari di Venezia (Aula Magna Silvio Trentin, Ca’ Dolfin), filo diretto con l’Armenia, ad oltre 5000 chilometri di distanza, per il concerto che collegherà la città lagunare alla capitale armena, Yerevan. Attraverso il concerto Connecting with Culture, patrocinato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, la musica valicherà i confini geografici unendo culture differenti: due prestigiosi cori si esibiranno con un repertorio di musica sacra, i Solisti della Cappella Marciana a Venezia e l’Hover State Chamber Choir a Yerevan, Armenia. Cantare insieme a questa distanza, con un collegamento che attraversa 7 Paesi europei, è una vera sfida ma è resa possibile grazie alla collaborazione tra le e reti dell’istruzione e della ricerca. LoLa (Low Latency) è un’innovazione tutta italiana nata dalla cooperazione tra la rete GARR e il Conservatorio di musica Tartini di Trieste, e permette ai musicisti di eseguire performance live indipendentemente dalle distanze geografiche grazie alle elevate prestazioni della rete della ricerca. Il concerto si inserisce nel quadro della conferenza EaPEC2019 sulle e-infrastructure del partenariato orientale dell’Unione Europea, quest’anno ospitata nella capitale armena. LoLa è un sistema di videoconferenza ad altissima qualità, composto da un hardware per l’acquisizione audio-video e da un software che gestisce l’integrazione e ottimizzazione dell’acquisizione, presentazione e trasmissione dei flussi audio e video. Il sistema è caratterizzato da un’interfaccia utente estremamente semplice e dalla massima trasparenza in modo da assomigliare molto più ad un ambiente naturale piuttosto che a uno strumento artificiale.

Maggiori informazioni: https://lola.conts.it/

Armenia: premier Pashinyan a Los Angeles, incontro con sindaco incentrato su cooperazione (Agenzianova 23.09.19)

Erevan, 23 set 10:00 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, si è recato a Los Angeles nel quadro della sua visita ufficiale negli Stati Uniti. Lo riferisce il servizio stampa del governo di Erevan, aggiungendo che il premier del paese caucasico è stato accolto al municipio cittadino per poi avere un colloquio bilaterale con il sindaco, Eric Garcetti. “La comunità armena a Los Angeles è molto attiva nella vita pubblica: la nostra città è gemellata con Erevan, e siamo determinati a rafforzare la cooperazione bilaterale nel prossimo futuro”, ha detto il sindaco. Il premier, di contro, ha dichiarato che “circa metà della mia agenda sarà dedicata all’organizzazione di incontri tesi ad espandere la cooperazione con Los Angeles e con la California in generale. “Per adesso abbiamo avuto buoni risultati in termini di crescita economica, lotta alla corruzione e avanzamento tecnologico”, ha aggiunto Pashinyan. (Res)

Ragazza armena lacrima cristalli: medici senza spiegazioni (Sputniknews 22.09.2019)

n Armenia i medici non riescono a fare una diagnosi alla 22enne Satenik Karazyan, nei cui occhi si formano cristalli al posto delle lacrime, riporta il canale televisivo Mir 24.

I primi sintomi della ragazza sono comparsi due mesi fa. Inizialmente Satenik pensava che le fosse caduta della polvere negli occhi dopo una visita da un dentista. I familiari avevano ipotizzato che nell’occhio fossero finiti frammenti di vetro, riporta l’edizione armena di Sputnik. Tuttavia ogni giorno appena alzata la ragazza è costretta a togliersi dai suoi occhi cristalli affilati. In un giorno può lacrimare fino a 50 cristalli.

“Ora la mia vita è diventata un inferno”, ha detto la ragazza ai giornalisti, lamentandosi del dolore che sente nei suoi occhi.

Satenik si era rivolta ad un oculista, tuttavia non era riuscito a diagnosticare la malattia. La famiglia aveva portato la ragazza dai dottori di una città vicina, poi sono andati fino alla capitale Yerevan, tuttavia nessuno è riuscito a capire e spiegare questa lacrimazione.

Secondo quanto raccontato dai familiari, alcuni medici non credevano alle lamentele di Satenik perchè non avevano mai visto sintomi del genere.

“Quando siamo andati ad Yerevan, un medico ci ha mandato da un neuropatologo, ci ha ricevuto. Ha estratto i cristalli. Poi abbiamo chiesto di uscire per mangiare qualcosa, siamo tornati cinque minuti dopo, e di nuovo alcuni cristalli sono usciti dall’occhio di Satenik. Poi il dottore ha detto di non crederci e ci ha chiesto di uscire”, ha detto la suocera della ragazza.

I medici hanno prescritto gocce e antibiotici al paziente, ma a causa di questi farmaci le sue condizioni sono peggiorate e Satenik ha smesso di assumerli.

Secondo Sputnik Armenia, recentemente i cristalli sono stati inviati in laboratorio. Non si sa quando i risultati saranno noti.

Il ministero della Salute del Paese si è interessato alla malattia di Satenik: nel dicastero si sono svolte già 2 riunioni con il capo consigliere del ministero, l’oftalmologo Artashes Zilfyan.

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Armenia: società informatica rubava energia elettrica per minare criptovalute (cointelegraph.com 22.09.19)

Una società informatica in Armenia è stata accusata di aver utilizzato illegalmente la rete elettrica per minare criptovalute.

150.000$ in energia elettrica

Il 21 settembre, in un annuncio del servizio di sicurezza nazionale armeno, la società è stata accusata di aver minato illegalmente criptovaluta all’interno di una centrale centrale idroelettrica.

Secondo quanto riportato dall’agenzia statale, la compagnia avrebbe installato dei dispostivi di mining all’interno di una delle centrali idroelettriche del territorio, consumando illegalmente 1,5 milioni di kilowattora di elettricità, per un valore di oltre 150.000$, nel corso di circa un anno e mezzo

Mining illegale in Cina

Come riportato a settembre da Cointelegraph, i regolatori della provincia autonoma cinese della Mongolia Interna hanno emesso un avviso in cui viene chiesta la “riordinazione” delle società di mining della regione.

Diversi dipartimenti della Mongolia Interna ritengono sia necessario rettificare l’industria del mining all’interno della provincia. Tra questi vi sono la Commissione per lo sviluppo e le riforme, il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, il Ministero dell’Industria, l’Ufficio Finanziario e l’Ufficio Big Data.

Secondo alcuni dati raccolti a fine maggio, la Cina era responsabile del 70% delle attività di mining di BTC globali. Al tempo, è emerso che i regolatori cinesi stavano indagando su alcune attività di mining illegali nel Sichuan, regione dove si trovano la maggior parte delle mining farm della nazione per via dell’elettricità generata dal bacino del fiume Dadu.

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In Armenia alla scoperta dei progetti sostenuti dall’8xmille: dal centro di cura per anziani all’Ospedale Redemptoris Mater (Agenzia SIR 20.09.19)

Viaggio tra i progetti in Armenia sostenuti dall’8xmille della Chiesa italiana. A Gyumri un centro diurno di cura per gli anziani e ad Ashotsk un Ospedale gestito da un padre camilliano italiano. Una regione distrutta dal terremoto che ancora oggi fa i conti con la caduta dell’Unione Sovietica. La Chiesa cattolica qui è un “segno” di amore donato a tutti e in modo disinteressato

Il terremoto del 1988 ha distrutto tutto. Gyurmi era una città fantasma, rasa al suolo. 25mila i morti accertati. Ma le vittime furono molte di più. Fu una catastrofe che ha messo in ginocchio la popolazione. Nonostante le promesse, 3mila persone vivono ancora nei container. Siamo nel nord dell’Armenia a confine con la Georgia. Dopo soli tre anni dal terremoto il crollo dell’Unione Sovietica è la botta finale. Le industrie che qui il regime aveva fatto costruire, chiudono. La popolazione che con il sisma aveva perso tutto, ora si ritrova senza una occupazione. Sono stati anni difficilissimi. I giovani se ne vanno. I villaggi si svuotano. La povertà di chi rimane è infinita.
È qui nella città di Gyurmi che si trova la sede della Caritas Armena. Ci lavorano oggi 200 persone e sono 55 i progetti realizzati in tutto il Paese. Progetti a favore dell’infanzia, a sostegno degli anziani, per i disabili e i migranti. Sono 6mila i rifugiati dalla Siria. Ma non ci sono solo loro: ci sono anche gli armeni che hanno tentato una nuova vita all’estero. Per farlo hanno venduto tutto e quando sono stati costretti dalla crisi a ritornare a casa, sono ritornati avendo però perso tutto. “Lo scopo del nostro lavoro – racconta Anahit Gevoegyan, project manager Caritas – è generare un cambiamento di vita nelle persone promuovendo dalla base  un contributo allo sviluppo e alla giustizia sociale del paese”. “Il problema più importante  – aggiunge Gagik Tarasyan, direttore della Caritas Armena – è la mancanza di lavoro che genera povertà ed emigrazione”. I giovani non restano. Cercano fuori una speranza di vita. Il nostro obiettivo è fermare questo esodo di massa ma per convincerli a rimanere occorre promuovere sviluppo e soprattutto possibilità di lavoro”.

Se i giovani partono, i genitori si invecchiano soli. Sono tanti qui gli anziani che hanno bisogno di assistenza ma soprattutto di qualcuno che tende loro una mano non lasciandoli soli. È per questo motivo che a Gyurmi la Caritas ha avviato un Centro diurno per anziani. Lo può fare grazie anche ai fondi dell’8xmille che i contribuenti danno alla chiesa cattolica. Un aiuto di 89mila euro per tre anni che riescono a dare un sorriso a queste persone. Gli anziani accendini la musica e si mettono a ballare. C’è chi gioca a scacchi e chi alle carte.  “Questa è la loro casa. Qui possono incontrare gente. Parlare. Mangiare. Lavare e stirare la biancheria. Curarsi”, dice un operatore. Il centro si occupa di 60 anziani ma c’è anche un servizio di assistenza a domicilio che permette a 120 persone a anziane di essere seguite e curate.

Ci vuole un’ora di macchina per raggiungere Ashotsk da Gyumri. La strada è  dissestata. Siamo su un altopiano a 2mila metri di altezza dove all’orizzonte non c’è nulla. Solo aquile e mucche qua e là fanno compagnia al viaggiatore. Il resto sono colline di colore giallo. È qui che ad un certo punto sbuca praticamente dal nulla l’Ospedale Redemptoris Mater dei Camilliani. Un edificio di 5mila metri quadri tutto a piano terra per evitare che i cali di elettricità possano bloccare gli ascensori. Ad accogliere una delegazione di giornalisti italiani (in Armenia per raccontare i progetti 8xmille della chiesa italiana) c’è padre Mario Cuccarollo vicentino, direttore amministrativo dell’ospedale. Con il terremoto poi il crollo dell’Unione Sovietica anche questo territorio è diventato una zona franca. I camilliani hanno accettato la sfida di tenere aperto l’ospedale. Un’ impresa coraggiosa che rappresenta l’unica possibilità per questa gente di accedere a cura sanitarie ma che ogni anno costa 650mila euro, vissuta sul filo di lana o come dice padre Mario “con l’acqua alla gola” ma sempre  nella certezza che la Provvidenza arriva ed è sempre puntuale.

L’ospedale conta oggi 140 dipendenti e serve un bacino di 13mila persone ma arrivano qui a curarsi anche dalla capitale Yerevan e addirittura dalla Georgia perché qui i trattamenti medici costano pochissimo o sono addirittura gratuiti in un paese dove la sanità è a pagamento. Gratuiti sono la pediatria, la maternità,  il pronto soccorso così come le visite nei 21 ambulatori distribuiti in tutti i villaggi del territorio e coordinati dall’ospedale. Le malattie più comuni sono quelle legate alla povertà. Arrivano bimbi con disturbi gastro intestinali a causa della poca igiene o addirittura affetti di rachitismo per una cattiva alimentazione e talmente debilitati da non riuscire a tenersi in piedi. D’altronde qui si vive di pastorizia. Anche i bambini vanno al pascolo. E il lavoro è pagato pochissimi con paghe che non superano i 5 euro al giorno. Anche qui in questo luogo sperduto è arrivato il contributo dell’8xmille italiano. La Cei ha donato a questo progetto, nel 2015, 600mila euro per tre anni e nel 2018 ha stanziato 300mila per altri tre anni. ‘Quando i miei superiori mi hanno chiesto di venire qui mi hanno dato solo 10 minuti per pensarci. Ho detto di si è sono rimasto qui 30 anni”, racconta padre Mario. “La nostra presenza qui è un segnale. Di amore a questa terra e a questo popolo dato a tutti e in modo disinteressato”.

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Italia-Armenia: Mattarella, congratulazioni a omologo Sarkissian per indipendenza paese (Agenzianova 20.09.19)

Erevan, 20 set 13:01 – (Agenzia Nova) – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato una lettera di congratulazioni all’omologo armeno, Armen Sarkissian, in occasione dell’imminente Giornata dell’indipendenza del paese caucasico. Lo ha annunciato oggi il servizio stampa della presidenza di Erevan. “Colgo questa occasione per congratularmi a nome del popolo italiano e augurare un futuro prospero alla Repubblica d’Armenia: i nostri rapporti bilaterali sono ottimi, e si basano storicamente su valori di amicizia e rispetto reciproco”, si legge nella lettera.

San Giorgio del Sannio – Ambasciatrice dell’Armenia celebra l’impegno per il dialogo interculturale (Assadakah 20.09.19)

Dall’intervento di ringraziamento di S.E. L’ambasciatrice della Repubblica d’Armenia in Italia, Victoria Bagdassarian, in occasione della concessione della cittadinanza onoraria di S.Giorgio dl Sannio (Benevento), durante la cerimonia di consegna del Premio Internazionale Giornalistico-Letterario “Marzani”, 12a Edizione: “(…) Nel ringraziare l’organizzazione della Associazione Campania Europa Mediterraneo e il Comune di San Giorgio del Sannio, vorrei sottolineare l’impegno di tutti i premiati per il loro prezioso lavoro, perché sia uno stimolo alla continuazione di un prestigioso percorso professionale, per una continua crescita e impegno sociale.

Ringrazio per avermi onorata con la concessione della cittadinanza onoraria di San Giorgio del Sannio, apprezzo particolarmente questo riconoscimento e sono lieta di poter contribuire con il mio lavoro, nel favorire la comunione interculturale nell’ottica della promozione delle già eccellenti relazioni storiche, e di amicizia, esistenti fra i popoli italiano e armeno. Infine, e non certo per importanza, sono certa di parlare a nome dell’intero popolo armeno, sono infinitamente grata al Consiglio Comunale di San Giorgio per lo straordinario gesto di umanità, solidarietà e coraggio, che ha dimostrato con la delibera per il riconoscimento del genocidio del popolo armeno.

San Giorgio del Sannio si unisce così agli oltre 140 Comuni, Province e Regioni italiane che hanno ufficialmente riconosciuto i genocidio armeno, a conferma della sensibilità del popolo italiano verso questo tema. Fatto per altro già dimostrato lo scorso 10 aprile di quest’anno, quando la stessa Camera dei Deputati del Parlamento italiano, ha approvato all’unanimità la risoluzione per i riconoscimento del genocidio armeno. E’ importante il riconoscimento storico e culturale, e la condanna del genocidio armeno, da parte della comunità internazionale, anche e soprattutto a distanza di cento anni, in quanto testimonia la vittoria della giustizia della storia. Se quello che considerato il primo genocidio del secolo scorso, fosse stato a suo tempo riconosciuto e condannato, credo che i successivi crimini contro l’umanità forse non sarebbero avvenuti, ne assisteremmo oggi a quanto sta purtroppo succedendo in diverse parti del mondo, sotto i nostri occhi.

Con l’approvazione di questa delibera, San Giorgio del Sannio ha evidenziato la propria fedeltà ai valori universali, apportando il suo significativo contributo alla no bile causa della prevenzione dei crimini contro l’umanità. Grazie ancora e buon lavoro a tutti”.

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Anche la Diocesi di Albano in visita in Armenia rappresentata da don Paone (Ilcaffetv 20.09.19)

Anche la Diocesi di Albano è rappresentata dal pellegrinaggio che la Federazione Italiana Settimanali Cattolici ha organizzato in Armenia. Presente con don Alessandro Paone, responsabile dell’Ufficio Comunicazione Diocesano e nuovo parroco ad Ardea, nelle due parrocchie dei quartieri Pian di Frasso e Castagnetta, dopo tanti anni di servizio a Pavona nella chiesa di Sant’Eugenio I° Papa. “A circa 50 km da Yerevan, capitale dell’Armenia, sorge una piccola città di nome Artashat, dice don Alessandro, dove la chiesa cattolica armena ha aperto un centro diurno in cui 42 bambini, seguiti da operatori e volontari, giocano, studiano e crescono e soprattutto possono sorridere. La struttura dal nome Piccolo Principe è una delle opere finanziata con i fondi dell’8xmille: una firma che diventa speranza e sopravvivenza per molti. Qui abbiamo incontrato bambini dai 7 ai 17 anni. Questa per loro non è una semplice struttura, è una vera e propria casa. Sono bambini e ragazzi senza padre o madre, con genitori che non lavorano o con situazioni particolari. Sono figli che senza qualcuno che li accoglie vivrebbero in mezzo alla strada. Il vescovo del posto Mnassian ci ha detto : “Quei soldi dell’otto per mille, danno una speranza di vita a coloro che più ne hanno bisogno. Per voi è una cifra esigua, per noi una vita”. Poco distante dai bambini c’è la Caritas che si occupa anche dei più anziani. “Qui la pensione sociale è di circa 26euro mensili. Riprende don Alessandro, Con un altro progetto sono arrivati altri fondi dall’italia sempre attraverso l’8xmille. A 60 anziani viene portato un pacco di viveri di prima necessità due volte al mese e negli inverni dove le temperature arrivano a -20°C viene portata della legna per scaldare le fatiscenti baracche con tetto in eternit. A nord del paese, nella periferia di Gyumri, è stato realizzato un ospedale prefabbricato. La zona si raggiunge attraverso una strada di montagna che sembra una mulattiera. Un’ora e mezza di viaggio in auto. Entrando nella struttura si incontrano volti sorridenti. Qui tutto sembra nuovo anche se da quasi 30 anni questi pannelli resistono al freddo che sfiora i -40°C. Anche questa di opera è stata realizzata dalla Chiesa cattolica Armena e va avanti grazie a donazioni di privati, dei padri camilliani che gestiscono la struttura, ai fondi dell’8xmille e ad una parte di fatturato”. In queste terre come ha sottolineato la comitiva italiana ed europea che la sta visitando, la popolazione è molto povera, per questo è stato scelto di non far pagare nulla o quasi a chi arriva per una visita medica. Oltre all’ospedale, sempre attraverso lo stesso progetto, sono stati realizzati 21 ambulatori sparsi nei piccoli paesi limitrofi. “Andare in Armenia non è scoprire la grande povertà di un paese schiacciato dalle nazioni confinanti, andare in Armenia è scoprire che è possibile donare speranza” conclude il sacerdote dei Castelli Romani.

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Roma-Istanbul tra calcio e politica: una partita che spezza i confini (Romanews.eu 19.09.19)

ROMA ISTANBUL ARMENIA TURCHIA – La partita di stasera tra Roma e Istanbul Basaksehir nasconde una sottotrama che vede come protagonista uno dei nuovi acquisti realizzati dai giallorossi nell’ultima sessione di calciomercato: Henrikh Mkhitaryan. La stella del calcio armeno, qualora Fonseca dovesse decidere di schierarlo, si troverà di fronte la squadra più vicina al governo turco, essendo il Basaksehir nota per essere la squadra preferita da Erdogan.

Quella di Armenia e Turchia è una storia fatta di guerre, massacri, rapporti conflittuali o inesistenti. Una storia dove riecheggia la parola “genocidio”, gridata, con rabbia, dal mondo.  Il “Grande Male”, così definito dagli armeni, avvenuto durante la Prima Guerra Mondiale, quando centinaia di migliaia di armeni furono vittima delle sevizie o dei fucili dell’allora Impero Ottomano, non è mai stato riconosciuto ufficialmente dalla Turchia. Pur ammettendo le efferatezze commesse, infatti, il governo turco ha sempre rifiutato l’idea che un massacro svolto per sterminare un’intera etnia possa macchiare le radici della Repubblica, minacciandone “l’identità nazionale”. Nonostante lo scenario geopolitico sia cambiato nell’ultimo secolo, il conflitto tra i due popoli e le due nazioni non si è mai spento del tutto.

Come spesso accade, nonostante sia forse maggiormente noto per gli scontri che è in grado di generare, il calcio ha vestito la parte di ambasciatore per la pace, grazie anche alla complicità del destino. Infatti, in occasione dei sorteggi per le qualificazioni ai mondiali del 2010 in Sud Africa, il caso ha voluto che Turchia e Armenia fossero estratte nello stesso girone, destinandole quindi a una doppia sfida dal sapore storico. I presidenti dei due paesi assistettero insieme, dagli spalti, alle gare andate in scena nel 2008-2009, proprio in un periodo in cui la Turchia era interessata ad allentare la tensione con l’Armenia per favorire un eventuale ingresso nell’Unione Europea. I discreti rapporti, considerato il difficile passato, tra i due paesi si interruppero di fatto quando, nel 2014, Erdogan divenne presidente turco.

Ancora una volta, quindi, il destino si è reso protagonista quando ha sorteggiato l’Istanbul Basaksehir, squadra molto vicina ad Erdogan, nello stesso girone della Roma. Tra i giallorossi, infatti, milita quello che è ritenuto il più grande giocatore del calcio armeno, Henrikh Mkhitaryan, ufficializzato dalla società di Pallotta poche ore dopo le urne di Montecarlo. Per il trequartista, che non ha partecipato alla finale di Europa League tra Arsenal e Chelsea, svoltasi a Baku, capitale azera, proprio a causa della sua nazionalità, quelle contro l’Istanbul Basaksehir saranno gare inevitabilmente particolari. Tuttavia, non sarà il battesimo di Mkhitaryan contro squadre turche. La stella dell’Armenia ha infatti già trovato sulla sua strada Galatasaray, contro il quale sono arrivati due successi in Champions League, e Fenerbache, che invece trionfò nel precedente di Europa League, quando l’armeno vestiva maglie diverse da quella giallorossa.

La Roma, a modo suo, si è ritagliata un ruolo nel dimostrare la possibile coabitazione tra le nuove generazioni di armeni e turchi. Tra le fila giallorosse, infatti, si annoverano anche Under, che la Roma ha prelevato due anni fa, guarda caso, proprio dall’Istanbul Basaksehir, e Cetin, giunto invece in estate dal Gençlerbirligi. In particolare, Under e Mkhitaryan, entrambi orgoglio calcistico dei rispettivi paesi, condivideranno anche la zona del campo, giocando spesso insieme sulla trequarti giallorossa. Turchia e Armenia, unite dal destino per la causa della Roma.

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Armenia: nella periferia di Artashat la Chiesa a fianco dei poveri (Agensir 19.09.19)

Viaggio nella periferia di Yerevan, al confine con la Turchia, alla conoscenza di due progetti finanziati anche con l’8xmille donato dai contribuenti italiani alla Chiesa cattolica. “Non avete idea del bene che l’Italia fa per noi”, confida il vescovo Minassian ad un gruppo di giornalisti italiani della Federazione dei settimanali cattolici (Fisc): “Quei soldi danno una speranza di vita a coloro che più ne hanno bisogno. Per voi è una cifra. Per noi, una vita”

Lunghe strade sterrate. Campi sterminati dove non c’è niente. Villaggi di case costruite in mattone, con tetti in lamiera, purtroppo anche di eternit. Appena si esce fuori da Yerevan, la capitale dell’Armenia, si sprofonda in un infinito di povertà. All’orizzonte gli antichi monasteri delineano il paesaggio, Al loro interno conservano le reliquie dei santi e dei grandi protagonisti della storia armena,  si ergono con le loro croci sulle colline quasi come fari di una speranza di pace e futuro che qui non si è mai spenta.  E qui in questa periferia della periferia che la Chiesa cattolica ha deciso di puntare lo sguardo. vescovo armeno-cattolico Raphael Minassian  confessa:

“Come vedo un povero, dentro qualcosa mi dice: no, non lo posso lasciare indietro”.

Siamo ad Artashat, città che si trova ad una cinquantina di chilometri da Yerevan, al confine con la Turchia. All’orizzonte si staglia possente la cima innevata del Monte Ararat, dove secondo la narrazione biblica si fermò l’Arca di Noè.  In lontananza, sullo stesso orizzonte, si vedono le vedette sulle quali i militari russi sorvegliano la frontiera, proibendo qualsiasi transito in uscita e in entrata. Lo stesso avviene ad Est al confine con Azerbaigian, paese con il quale è in corso un conflitto latente per la contesa del territorio del Nagorno-Karabakh. Una guerra mai del tutto pacificata (nonostante la tregua) che costringe il paese a vivere in un clima di forte tensione.

E’ anche la  chiusura dei confini ad ovest e ad est del Paese a far sprofondare l’Armenia in una crisi economica seria impendendo il transito delle merci, lo sviluppo del commercio. Gli armeni parlano di un “genocidio bianco”.

Secondo gli analisti, il decollo dell’economia verso un più alto livello di benessere non può non prescindere da un miglioramento con la Turchia così come da un accordo definitivo con l’Azerbaigian. Intanto, la crisi sta mettendo alla prova le famiglie, soprattutto quelle che vivono nelle campagne.

Ed è qui in questa regione dove apparentemente non c’è nulla che la Chiesa cattolica armena con la Caritas ha attivato due progetti a favore delle due fasce della popolazione più vulnerabili: i bambini e gli anziani.  La sede della Caritas ad Artashat si trova nel quartiere più popolare del villaggio. Tra panni stesi e case dissestate, su una porta come tante altre, si fa notare una targa elegante e in argento con il nome della Caritas scritta in rosso e in armeno. Da qui, i volontari coordinano l’assistenza domiciliare per gli anziani della zona. Uno staff di una ventina di persone che ogni giorno fanno il giro, casa per casa, per andare a trovare gli anziani. Sono 60 le persone quotidianamente curate. Nelle loro case non c’è nulla. Non ci sono bagni. L’acqua corrente non  arriva. Vengono lavati, vestiti e in caso di malattie curati. Dal Centro Caritas ogni 15 giorni si smistano sacchi di viveri con dentro burro e formaggio, riso e zucchero e prodotti per l’igiene

Ma è la solitudine, spesso l’abbandono, il male più grande e i volontari ascoltano, sorridono, abbracciano.

Il progetto va avanti grazie ai soldi dell’8xmille, una donazione di 120mila euro che dai contribuenti Italiani arrivano qui. “Non avete idea del bene che l’Italia fa per noi”, confida il vescovo Minassian ad un gruppo di giornalisti italiani della Federazione dei settimanali cattolici (Fisc). “Quei soldi danno una speranza di vita a coloro che più ne hanno bisogno.  Per voi è una cifra. Per noi una vita”.

Poco più in là c’è il Centro “Piccolo Principe”. I bambini si sono messi in fila fuori dall’ingresso. Intonano una canzone e poi come benvenuto offrono una pizza da inzuppare nello zucchero. Sono felici. Ansiosi di presentarsi. Stringere mani. Hanno dai 7 ai 17 anni. Sono una quarantina.

Per loro qui è una seconda casa. Anzi la loro casa. Alle spalle – ci racconta il vescovo – hanno famiglie spezzate.

Alcuni di loro non hanno il padre. Alcuni non hanno la madre. Altri, orfani, vivono con i nonni. Una condizione che li rende vulnerabili.  Arrivano dopo la scuola e prima di immergersi nei compiti mangiano e fanno varie attività. Corsi di danza. Musica. Arte. Sport. All’inizio è stato il comune a segnalare i casi più delicati. Ora che il centro è conosciuto, i ragazzi vengono qui da soli.  Anche questo progetto non ci sarebbe se non ci fosse il contributo dell’8xmille della Chiesa italiana che per le attività del Centro eroga 50mila euro. E si sa che la solidarietà è contagiosa. Al piano di sopra ci sono macchine da cucire offerte da un gruppo di sacerdoti bresciani che servono per la produzione di calze ed offrono un’opportunità di lavoro per le famiglie di questi ragazzi. Gaiane Hovhannissian è la responsabile del centro ed è una educatrice. “Vogliamo seminare la laboriosità. Formare cioè gli uomini e le donne del nostro futuro a lavorare con anima e cuore. Ma quello che più conta, è che qui questi ragazzi non perdano mai il sorriso”.

“La Chiesa povera per i poveri”: così il vescovo Minassian definisce la presenza dei cattolici qui in Armenia.

“La Chiesa qui soffre e vive con i poveri ma lo fa con gioia. E’ questa la nostra testimonianza, la nostra missione qui in Armenia: portare il sorriso a quelli che soffrono. Questo è l’umile servizio al quale lavoriamo, per amore di Dio”.

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