Il caso-Armenia nelle scuole di Pordenone (Il Friuli.it 11.04.19)

L’associazione “via Montereale” di Pordenone, che quest’anno celebra la sua ventennale attività di sensibilizzazione alla diversità attraverso progetti soprattutto sulle culture lontane, ha promosso quest’anno, in accordo con il Comune di Pordenone, un progetto sull’Armenia, diviso fra scuola e teatro.

Il primo evento è previsto per la mattina martedì 16 alle 12  all’Itsse Mattiussi di Pordenone, dove si parlerà per la prima volta del genocidio armeno, iniziato con l’affacciarsi della Prima Guerra Mondiale e ritenuto il primo genocidio del Novecento e dove persero la vita oltre un milione e mezzo di armeni.

A raccontare la Storia dell’Armenia e del genocidio sarà Ludovica Cantarutti, mentre Chiara Quarin, responsabile del settore “Danze d’oltremare” del sodalizio pordenonese, insegnerà agli allievi alcune danze popolari armene con il supporto tecnico di Laura Giusti.

Il secondo evento riguarda inveceil teatro. Giovedì 18 alle 21, nel Ridotto del Teatro Verdi di Pordenone, si svolgerà, ad ingresso libero, la rappresentazione dell’Atto Unico “Non colpevole”, scritto, diretto ed interpretato da Adriano Marcolini con il supporto di Manuel Bendoni e Silvia Scarabello.

Il progetto è sostenuto anche dalla Fondazione Friuli, dalla BCC Pordenonese, dall’associazione Zizernak di Udine e da Nautilus di Vicenza, sotto la cui egida si sono svolte tutte le rappresentazioni dell’opera in Italia, compresa Pordenone ed Udine.

E’ prevista anche la presenza a Pordenone di una delegazione dello Stato armeno guidata dal Vice Primo Ministro, che incontrerà il Sindaco e le autorità pordenonesi. La scelta del mese di aprile per gli eventi ha un particolare significato, quello di una riflessione a ridosso del 24 aprile, data che segna l’inizio del genocidio.

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Anche l’Italia riconosce il genocidio armeno (Rassegna Stampa 11.04.19)

La mozione della Camera sul riconoscimento del genocidio degli armeni. Collegamento con Mariano Giustino da Ankara sulle dichiarazioni di Omer Celik, portavoce del partito Akp (Ascolta Radio Radicale)


Armeni: anche per l’Italia fu genocidio. Una mozione della Camera lo riconosce formalmente (Euronews 11.04.19)

L’Italia ha riconosciuto formalmente il genocidio degli armeni, lo sterminio di un milione e mezzo di cristiani pianificato tra il 1915 e il 1917 sotto l’Impero Ottomano.

La Camera dei Deputati ha approvato a larga maggioranza una mozione bipartisan che impegna il governo a «riconoscere ufficialmente il genocidio e a darne risonanza internazionale». È il 29esimo Stato a prendere questa iniziativa, e come negli altri casi non si sono fatte attendere le proteste della Turchia, che ha convocato l’ambasciatore ad Ankara.

Il portavoce dell’Akp, partito di governo, ha rinfacciato all’Italia la sua politica coloniale negli anni del fascismo.

“Un quarto della popolazione della Cirenaica, più di 50mila persone, sono morte – ha detto Omer Celik – Centomila musulmani sono stati costretti a lasciare le loro case sulla base di una pulizia etnica.

Se si sostiene che il confronto su questi temi sia un contributo alla storia, benissimo. Ma lasciate stare la storia degli altri Paesi“.

Ankara non riconosce il genocidio degli armeni durante la prima guerra mondiale, ne contesta i numeri e sostiene che i massacri del 1915 siano avvenuti nell’ambito di un conflitto, non su base etnica o religiosa.


Armenia: Lega, riconoscimento genocidio è giornata storica per nostro paese
Roma, 11 apr 13:22 – (Agenzia Nova) – I deputati della Lega, Riccardo Molinari, Paolo Formentini e Giulio Centemero, in una nota congiunta commentano: “Ieri è stata una giornata storica per la nostra democrazia. Il nostro Parlamento ha infatti votato a favore del riconoscimento del genocidio degli armeni. Si tratta – spiegano – di un passo fondamentale che dimostra come questo governo porti avanti le idee e i valori. Sono infatti i valori a tener unito un paese che crede nei diritti umani e nella vita. Un giorno importante anche per la Lega – puntualizzano – che per tanti anni si è impegnata a far riconoscere il genocidio del popolo armeno che ha subito un martirio impressionante e per tutto il popolo italiano, da sempre vicino al popolo armeno”.

Anche l’Italia riconosce il genocidio armeno (Gariwo 11.04.19)

Ieri, in data 10 aprile 2019, la Camera dei deputati ha approvato con 382 voti a favore, nessun contrario e 43 astenuti, la mozione unitaria per il riconoscimento del genocidio armeno, lo sterminio di un milione e mezzo di persone compiuto dai Giovani Turchi, tra il 1915 e 1917, nei territori dell’Impero Ottomano ai danni della minoranza cristiana. Il governo italiano è quindi impegnato “a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”.

Nel testo della mozione si leggono anche le parole di Papa Francesco che, il 12 aprile 2015, in occasione del centenario del genocidio armeno, ricordava il massacro del popolo armeno chiamandolo “il primo genocidio del XX secolo“, provocando la reazione durissima di Ankara. Prima di lui, anche Papa Giovanni Paolo II aveva usato il termine “genocidio” per definire la tragedia degli Armeni.

L’Italia si unisce quindi ai Paesi – tra i quali Austria, Francia e Germania – che in Europa hanno già riconosciuto il genocidio o che hanno dato seguito alla Risoluzione del Parlamento europeo del 15 aprile 2015 sul centenario del genocidio armeno, che invitava nuovamente la Turchia a riconoscere il genocidio oltre ad invitare Armenia e Turchia a impegnarsi nella realizzazione di una riconciliazione positiva fra i loro popoli.

In calce il testo completo della mozione concernete il riconoscimento del genocidio del popolo armeno


 



 

Brancaleone ricorda il Genocidio degli Armeni (Corrierelocride.it 11.04.19)

Il 25 Aprile a Brancaleone si terrà l’evento più atteso dell’anno! Anche quest’anno la nostra Associazione con il Patrocinio Morale dell’Ambasciata della Repubblica di Armenia e l’Amministrazione Comunale di Brancaleone ha organizzato questa importante giornata del ricordo per il popolo Armeno che si terrà presso una delle sedi più antiche e caratterizzate dalla presenza di popoli che hanno lasciato a noi e in tutto il territorio segni tangibili del loro passaggio. Si celebrerà a Brancaleone Vetus alla presenza di autorevoli personalità, accompagnati dalla presenza di una delegazione Armena per condividere un momento di riflessione molto intimo.
Finalmente anche la notizia che tanto aspettavamo! Siamo riusciti  il Governo Italiano ha riconosciuto in maniera ufficiale il genocidio degli Armeni ad opera dei turchi, e questo è un grandissimo onore per noi aver contribuito a questo processo culturale e morale che da anni, e grazie all’opera del più grande studioso degli Armeni in Calabria come Sebastiano Stranges (Socio Onorario della nostra Associazione) ha portato la nostra comunità alla riscoperta delle nostre antiche origini interessate dal passaggio e lascito di cultura, toponimi e DNA Armeno che pochi sanno, ma ha lasciato tracce inequivocabili del loro passaggio.
Il nostro è stato un percorso lungo che in questi anni è molto maturato, realizzando uno degli eventi unici in Calabria che sta avendo forti risonanze mediatiche in tutta Italia e nel mondo.
La giornata del 25 Aprile sarà quest’anno commemorata con un momento molto importante sulla storia e sui fatti riguardanti al Genocidio degli Armeni perpetrato dagli Ottomani nel 1915, la relazione sarà a cura di Sebastiano Stranges.
Successivamente ci sarà la benedizione del pane tipico Armeno “Lavash” che dopo benedetto sarà distribuito ai presenti in segno di amicizia e nel ricordo dei Martiri Armeni. Una processione guiderà i presenti sul sito dell’antica chiesa Protopapale dell’Annunziata (punto più alto del borgo antico di Brancaleone) dove sarà accesa un fuoco simbolico ed osservato un minuto di silenzio per le vittime di questo olocausto. Non mancherà dopo la visita alla Grotta dell’Albero della vita “simbolo storico ed archeologico del passaggio degli Armeni a Brancaleone”
Si informa alla che l’evento sarà regolato nel traffico, per cui abbiamo ritenuto opportuno mettere a disposizione una navetta che dalla frazione di Razzà raggiungerà il borgo (è previsto un contributo di 3€ per il servizio) di andata e di ritorno.

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La Camera ha approvato la mozione per il riconoscimento del genocidio armeno (Rassegna stampa 10.04.19)

Genocidio armeni, la Camera approva la mozione che impegna il governo Conte a riconoscerlo. Nuove proteste della Turchia (Ilfattoquotidiano.it 10.04.19)

La Camera ha approvato la mozione unitaria che impegna il governo a “riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”. A votare a favore sono stati 382 deputati, nessun ha espresso voto contrario e mentre i 43 di Forza Italia si sono astenuti. Dopo il voto tutti i deputati si sono alzati in piedi ad applaudire. L’ok arriva a due giorni delle proteste della Turchia, che aveva convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara, e la “condanna” all’atto del Parlamento arrivata dal partito Akp del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Per Andrea Delmastro (Fdi) il voto della Camera è “una vittoria di un Parlamento che ha resistito alle pressioni turche che ha convocato il nostro ambasciatore ad Ankara e ha inviato l’ambasciatore turco in Parlamento per condizionare il voto”. Tutti i deputati intervenuti nel dibattito hanno ribadito, pur se con toni diversi, che il voto di oggi non è un atto ostile nei confronti della Turchia di oggi. La posizione così espressa da Montecitorio, ha puntualizzato Enrico Carelli del  M5s, “non mette in discussione l’amicizia, i buoni rapporti con uno Stato amico, ben diverso dall’Impero Ottomano”. E sempre riferendosi ad Ankara ne ha evidenziato il “ruolo strategico di porta tra Oriente e Occidente”.

Eppure le proteste di Ankara continuano. Il partito di Erdogan “condanna fermamente la mozione proposta nel Parlamento italiano sugli avvenimenti del 1915”, ha detto il portavoce Omer Celik, ribadendo la posizione espressa luendì al’ambasciatore d’Italia in Turchia, Massimo Gaiani, era stato convocato al ministero degli Esteri turco per esprimergli il “dispiacere” di Ankara.

La protesta diplomatica è una prassi comune in casi analoghi da parte del governo turco, che non riconosce il genocidio degli armeni durante la Prima guerra mondiale. Ankara sostiene che i massacri del 1915 sono avvenuti nell’ambito di un conflitto e non sono stati orchestrati su base etnica o religiosa e contesta anche le cifre delle vittime.


Anche l’Italia riconosce il Genocidio Armeno: passa alla Camera la mozione bipartisan, solo FI si astiene (Il Messaggero)

Roma  –  L’Italia è tra le 29 nazioni che hanno formalmente riconosciuto il genocidio degli armeni, lo sterminio di un milione e mezzo di persone che venne pianificato tra il 1915 e 1917 sotto l’Impero Ottomano ai danni della minoranza cristiana. La Camera dei Deputati ha approvato con 382 voti a favore, 43 astensioni e nessun contrario, la mozione bipartisan che impegna il governo a «riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale», sulla quale l’esecutivo, rappresentato in aula dal vice ministro degli Esteri, Emanuela Del Re, si è rimesso al voto di Montecitorio.

La mozione è stata sottoscritta, tra gli altri da esponenti della Lega, M5S, Fdi, Pd, Leu, Misto-Usei ma non da Fi. Il dibattito che ha preceduto il voto è stato piuttosto acceso, soprattutto per l’intervento di Forza Italia che ha annunciato la sua astensione, evitando persino di pronunciare la parola genocidio e mettendo in evidenza di come sia un errore portare avanti una mozione senza tenere conto delle buone relazioni con la Turchia, partner «strategico per l’Italia» ha detto il parlamentare Andrea Orsini. A nome del Pd, la parlamentare Flavia Piccoli Nardelli, ha anunciato l’impegno del suo partito a riconoscere una pagina di storia indiscutibile, incoraggiando anche il dialogo politico tra Armenia e Turchia che «è un grande paese e per questo potrà fare i conto con il suo passato», facendo distinzione tra l’allora impero ottomano e la Turchia moderna di oggi. Ad ascoltare il dibattito parlamentare, nel settore dedicato agli ospiti, erano presenti da una parte l’ambasciatrice armena e l’ambasciatore turco dall’altra. Un lungo applauso ha salutato l’approvazione tra l’emozione dei presenti.

Il testo della mozione fino all’ultimo è stato oggetto di intense trattative, soprattutto per il pressing del ministro degli Esteri, Moavero che aveva suggerito alcuni cambiamenti sostanziali che non prevedevano l’utilizzo del termine genocidio per non irritare la Turchia. Ankara, come si sa, mantiere un atteggiamento negazionista sulla pagina nera della sua storia. Parlare di genocidio armeno in Turchia è un reato punito con l’arresto, previsto dall’articolo 301 del codice penale.


Per l’Italia quello degli armeni è un “genocidio” (huffingtonpost.it 10.04.19)

Il governo italiano è impegnato “a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”: lo prevede la mozione unitaria approvata dall’Aula della Camera con 382 voti a favore, nessun contrario e 43 astenuti (i deputati di Forza Italia). Dopo il voto tutti i deputati si sono alzati in piedi ad applaudire. Il governo si era rimesso all’Aula. Il viceministro degli Esteri Elisabetta Del Re ha chiesto due sospensioni dei lavori per mediare con i presentatori dei testi.

Lega e 5 Stelle sembravano divisi anche questa volta. Fonti parlamentari della Lega – che sul genocidio annunciavano di tenere il punto -, riferisce l’Agi, hanno parlato di pressioni del governo affinché non si usasse il termine genocidio, ma “eventi storici” per timore che da Ankara potessero arrivare ripercussioni sulle aziende italiane in Turchia, vista la linea politica dell’Akp, il partito del presidente Recep Tayyip Erdogan. “Noi non cambieremo il testo che è sostenuto anche dalle altre forze politiche”, spiegavano i parlamentari della Lega. La preoccupazione però era che il M5s potesse sfilarsi al momento del voto.

Proprio l’Akp aveva condannato “fermamente la mozione proposta nel Parlamento italiano sugli avvenimenti del 1915” e due giorni fa l’ambasciatore d’Italia in Turchia Massimo Gaiani era stato convocato al ministero degli Esteri turco per esprimergli il “dispiacere” di Ankara. La protesta diplomatica è una prassi comune in casi analoghi da parte del governo turco, che non riconosce il genocidio degli armeni durante la prima guerra mondiale. Per Erdogan, quelli che costarono la vita a più di un milione di armeni, sono “i fatti del 1915”. Ankara sostiene che i massacri del 1915 siano avvenuti nell’ambito di un conflitto, rifiutando la lettura del massacro su base etnica o religiosa e contesta anche le cifre delle vittime. In Turchia parlare di “genocidio” riguardo alle questioni del 1915 è un reato punibile con la reclusione.


La Camera approva: il governo riconosce il Genocidio degli Armeni. Ira di Ankara (Secoloditalia.it 10.04.19)

L’aula della Camera ha approvato con 382 voti a favore, 43 astensioni e nessun contrario, la mozione bipartisan che impegna il governo a “riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”, sulla quale il governo, rappresentato dal vice ministro degli Esteri, Emanuela Del Re, si è rimesso al voto dell’aula. La mozione è stata sottoscritta, tra gli altri da esponenti della Lega, M5S, Fdi, Pd, Leu, Misto-Usei ma non da Forza Italia. Soddisfazione di Fratelli d’Italia: “Approvata la mozione sul riconoscimento del genocidio del popolo armeno da parte della Turchia. Una vittoria di un parlamento che ha resistito alle pressioni turche che ha convocato il nostro ambasciatore ad Ankara e ha inviato l’ambasciatore turco in Parlamento per condizionare il voto. Oggi abbiamo non solo fatto atto di verità storica a lungo negata, ma abbiamo dimostrato alla Turchia che non siamo sottomessi. Se qualcuno pensava di trovare in Parlamento gli eunuchi del Topkapi si sbagliava di grosso”. Lo dichiara Andrea Delmastro, deputato Fratelli d’Italia e capogruppo Fdi in commissione Esteri. E nuove critiche all’Italia arrivano dalla Turchia. Due giorni fa il ministero degli Esteri turco ha convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, e oggi sulla questione è tornato Omer Celik, ex ministro per gli Affari europei e portavoce dell’Akp, il partito del presidente Recep Tayyip Erdogan. Secondo Celik, scrive l’agenzia ufficiale Anadolu, “l’Italia si fa ingannare dalla diaspora armena che in nessun modo vuole relazioni normali tra la Turchia e l’Armenia”.

 


Con il genocidio degli armeni ebbe inizio il Secolo della violenza (Agi.it 10.04.19)

All’origine della crisi diplomatica tra Italia e Turchia il riconoscimento del genocidio armeno. Molti sostengono che aprì la strada a Stalin, all’Olocausto e a Pol Pot

Questi i fatti: l’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, è stato convocato l’altro giorno al ministero degli Esteri turco. Qui gli hanno espresso il “dispiacere” del governo di Recep Taypp Erdogan (la terminologia non tragga in inganno: “dispiacere” vuol dire “ci sentiamo traditi da voi”) per via di una mozione parlamentare presentata a Roma, alla Camera dei Deputati.

Nella mozione si chiede quanto segue: il governo si impegni a “riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”.

L’Italia, infatti, non è tra le 29 nazioni che hanno formalmente definito un genocidio i fatti occorsi poco più di cento anni fa nell’Anatolia orientale, ad opera delle sciabole ottomane.

Il motivo è sostanzialmente uno: la Turchia è un partner essenziale della Nato; non è il caso di scavare una fossa ancor più larga tra noi e loro.

Non a caso nemmeno gli Usa hanno mai compiuto un passo del genere. Non lo ha fatto nemmeno Israele, che per anni ha guardato ad Ankara come partner regionale: per controbilanciare la focosità degli stati arabi.

Cinque dita e un pugno di ferro

Ma non è tutto facile o scontato. Certi “dispiaceri” non sono litanie che si continuano a biascicare – magari ogni volta con un tocco di stanchezza in più – tanto per appagare l’ego di settori sempre meno importanti delle rispettive opinioni pubbliche.

Semmai è il contrario: in Turchia la questione è delicata e scottante come se tutto fosse accaduto ieri, o comunque in tempi recentissimi. Più recenti dei massacri di Vukovar e Srebenica in quella che una volta era la Jugoslavia, e che pure in qualche modo di quel genocidio primigenio sono stati gli ultimi – si spera – discendenti.

Il massacro degli armeni, infatti, è progenitore di una fila di scempi che rappresentano un salto di qualità nell’eterna lotta dell’uomo per ribadire la propria bestialità.

Se la Storia, diceva Hegel, altro non è se non un banco di macellaio, gli armeni furono agnelli sacrificali nella crisi di un impero che lottava per la propria sopravvivenza, a costo anche di recidere una delle cinque dita della mano del Sultano.

Nel 1915, quando iniziò la gran carneficina, il Sultano già contava molto poco. Era di fatto ostaggio di un governo di ufficiali nazionalisti, che gestivano in suo nome le operazioni militari della Prima Guerra Mondiale.

 Quanto alle cinque dita della sua mano (turchi, arabi, greci, ebrei e per l’appunto armeni) l’indice ormai puntava verso Londra, grazie al Lawrence d’Arabia; il medio non era considerato affidabile dai tempi dell’indipendenza della Grecia; l’anulare si agitava sentendo arrivare la Dichiarazione Balfour su un focolare domestico in Palestina.

Restava il mignolo, che poi tra tutti era anche il dito in cui il Sultano portava gli anelli più preziosi.

Ricchi erano ricchi, gli armeni: gente di tradizione commerciale ed intellettuale come pochi altri in tutti i domini ottomani.

Avevano, poi, il torto di avere una spiccata coscienza nazionale: l’Armenia era stata per secoli uno stato indipendente e cristiano. Talmente antico, indipendente e cristiano da aver abbracciato ufficialmente la fede in Cristo per farne l’unica accettata già nel 301, ben dieci anni prima dell’editto con cui il Grande Costantino pose fine alle persecuzioni di Roma, per non dire dell’Editto di Teodosio.

Se gli arabi, agli inizi del Novecento, erano un insieme di tribù, gli armeni erano insomma un corpo solo ed un’anima sola. Non antitetica ai turchi, sia chiaro, ma comunque facile bersaglio per una genia di conquistatori che, dopo aver retto per secoli popoli e genti, sentiva la fine prossima del proprio predominio.

Cosa ancor più spaventevole, tutto questo poteva aver luogo per mano dei nemici storici russi. Che sì perdevano dai tedeschi sui campi di Livonia, ma sfondavano lungo il Caucaso e rischiavano di dilagare fino al Bosforo e ai Dardanelli, dove già si erano affacciati gli inglesi in uno sbarco suicida ideato avventatamente da Winston Churchill.

Subito dietro la linea del fronte caucasico risiedevano gli armeni: ricchi, cristiani, ormai non più affidabili. Ma, ancor più di questo, ostacolo all’idea di riunire tutte le tribù turcomanne sotto un’unica guida. Si chiamava panturanesimo.

Quel che restava della mano del Sultano si chiuse allora in un pugno di ferro.

Il sangue delle allodole

Da Costantinopoli partì un telegramma, a firma di Behaeddin Shakir, un ufficiale dell’esercito ora considerato il vero pianificatore dell’eccidio. Il documento, insieme a 24 scatoloni di documenti, è stato ritrovato solo nell’aprile del 2017, dopo essere transitato per Parigi, New York ed il quartiere armeno di Gerusalemme. Era il via libera ai rastrellamenti ed alle deportazioni.

Due parole, queste ultime, che spiegano tutto e dicono ben poco: dietro ci sono centinaia di migliaia di esecuzioni (gli uomini, ed anche i bambini maschi, venivano uccisi immediatamente) di stupri, di donne trascinate a morire nei deserti in vere e proprie marce della morte.

Se i numeri hanno un senso, si sappia che le vittime furono almeno un milione e duecentomila. Chi volesse avere un’idea della orribile concretezza dei fatti veda uno degli ultimi capolavori dei fratelli Taviani, “La masseria delle allodole”, e dica a se stesso se quelle scene non gli ricordano qualcosa che sarebbe successo, tempo trent’anni, anche nel cuore dell’Europa.

Sì, qualcosa di molto simile all’Olocausto, anche se mancano i forni crematori. Il fatto è che la strage degli armeni non fu l’ultima carneficina di un mondo medievale, ma l primo di una lunga catena di genocidi: sempre più sofisticati, sempre meglio organizzati.  Sempre più scientifici.

Uno storico tedesco chiamato Ernst Nolte lo colloca addirittura l’inizio di ciò che lui stesso definisce, con terribile ed efficace sintesi, “Il Secolo della Violenza”. Su una cosa è difficile dargli torto, vale a dire sul fatto che il Novecento di stermini pianificati ed eseguiti con precisione scientifica ve ne sono stati tanti. Anzi, quella dello sterminio “scientifico” è proprio una caratteristica del secolo che si è appena concluso, come se l’uomo avesse imparato dalla propria scienza ad essere non più razionale, ma più bestialmente efficace.

Prosegue, la teoria di Nolte, nel dire che il tipico genocidio novecentesco si caratterizza nell’applicazione di un principio di intolleranza precedentemente elaborato a livello teorico e culturale. Nel caso degli armeni si ha la teorizzazione dell’identificazione del “diverso” da eliminare come popolo su criteri di etnia e religione, e nel nome di una soluzione finale che avrebbe fatto trionfare l’ideologia panturanica.

A questi due requisiti Hitler affianca l’idea della razza e l’organizzazione di Himmler, e Stalin quello della classe sociale. In questo modo il primo stermina gli ebrei perché nemici del popolo ariano, Stalin i kulaki (i contadini ricchi delle pianure ucraine) perché alieni alla società socialista senza classi.

Un giorno arriverà in Cambogia Pol Pot, e toccherà agli intellettuali. Anche lui ucciderà un milione di persone.

Nolte, sia detto per inciso, venne accusato di negare l’unicità dell’Olocausto, affiancandogli gli altri genocidi su un livello paritario. I tedeschi chiamano ancora adesso quella controversia “Historikestreit”, lo “scontro tra gli storici”, come se il punto fosse quello di fare una classifica degli orrori.

La verità è che chi uccide un uomo uccide tutto il mondo. Ogni genocidio è un unico. Lo è l’Olocausto. Lo è quello degli armeni. Lo è quello dei kulaki, di cui nessuno si rammenta più. Eppure anche loro ebbero le loro marce votate allo sterminio, ed i loro due milioni di morti.

Forse un giorno saranno ricordati anche loro.


Mozione genocidio armeno, la Camera dà il via libera (Sputniknews.com 10.04.19)

La decisione è stata unanime con 382 voti favorevoli.

La Camera ha esaminato le mozioni riguardo il riconoscimento del genocidio del popolo armeno ed ha approvato con 382 favorevoli, 43 astenuti e nessun contrario alla mozione Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro, Delle Vedove, Quartapelle, Procopio, Boldrini, Colucci ed altri.

“Approvata la mozione sul riconoscimento del genocidio del popolo armeno da parte della Turchia. Una vittoria di un parlamento che ha resistito alle pressioni turche che ha convocato il nostro ambasciatore ad Ankara e ha inviato l’ambasciatore turco in Parlamento per condizionare il voto”, ha commentato il deputato Fratelli d’Italia e capogruppo Fdi in commissione Esteri, Andrea Delmastro.

Dopo il via libera del Montecitorio Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo in commissione Cultura, ha chiesto in una nota al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di convocare l’ambasciatore turco.

“Chiedo al Presidente Giuseppe Conte di convocare l’ambasciatore turco, dopo la reazione avuta: nessuna nazione straniera può permettersi di dettare condizioni al Parlamento italiano. Nel rispetto delle prerogative, il parlamento italiano è sovrano e interpreta la volontà del popolo”, ha detto Mollicone.

Nella giornata di lunedì la Turchia ha convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani.

Il genocidio armeno, ovvero olocausto degli armeni, finora è stato riconosciuto da 29 paesi.


Armenia: Camera approva mozione su genocidio, Mollicone (Fd’I), Conte convochi ambasciatore turco
Roma, 10 apr 20:37 – (Agenzia Nova) – Federico Mollicone, deputato di Fratelli d’Italia e capogruppo in commissione Cultura, dopo il via libera di Montecitorio – con 382 sì, nessun no e 43 astenuti – alla mozoione unitaria che impegna il governo a riconoscere “ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”, in una nota, chiede “al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, di convocare l’ambasciatore turco, dopo la reazione avuta: nessuna nazione straniera può permettersi di dettare condizioni al Parlamento italiano. Nel rispetto delle prerogative, il Parlamento italiano è sovrano e interpreta la volontà del popolo”. Mollicone inoltre si dice “orgoglioso di aver presentato la mozione con i colleghi Andrea Delmastro e Paola Frassinetti che ha costretto il governo e la maggioranza a votare il testo originale che intendevano stravolgere”

Genocidio armeno, ok della Camera al riconoscimento ufficiale Corriere della Sera 10.04.19)

L’Aula della Camera ha approvato la mozione bipartisan che impegna il governo a «riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale». I sì sono stati 382, 43 gli astenuti (i deputati di Forza Italia), nessun contrario. Dopo il voto tutti i deputati si sono alzati in piedi ad applaudire. Il governo si era rimesso all’Aula. Una decisione destinata ad irritare la Turchia: l’Akp del presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha «condannato fermamente la mozione proposta nel Parlamento italiano sugli avvenimenti del 1915». Lunedì il ministero degli Esteri di Ankara ha convocato l’ambasciatore italiano, Massimo Gaiani, per chiedere chiarimenti ed esprimere «dispiacere». La protesta diplomatica è una prassi comune in casi analoghi da parte del governo turco, che non riconosce il genocidio degli armeni durante la prima guerra mondiale.

Il genocidio

Considerato da molti – ma non dai turchi – il primo genocidio del ventesimo secolo, lo sterminio degli armeni da parte delle truppe ottomane ha avuto luogo tra la primavera del 1915 e l’autunno del 1916. Un anno e mezzo in cui un numero compreso tra il mezzo milione (secondo i turchi anche meno) e il milione e mezzo di armeni hanno perso la vita, e furono perseguitati, deportati, sterminati da inedia, malattie, freddo o semplicemente finirono vittime di omicidi mirati. La Turchia non ha mai ammesso il genocidio e ha sempre sostenuto che i massacri sono avvenuti nell’ambito di un conflitto e non sono stati orchestrati su base etnica o religiosa e contesta anche le cifre delle vittime.

Le polemiche

Sembra difficile, se non impossibile che Erdogan volti pagina in questo senso, considerando che le polemiche relative al termine «genocidio» hanno nel recente passato minato le relazioni di Ankara con Francia, Russia, Germania e con Papa Francesco. Una situazione che oggi è l’Italia a dover fronteggiare.

«Porta strategica»

In sede di dichiarazione di voto Emilio Carelli (M5S) ha assicurato, riferendosi alla Turchia, che la posizione espressa da Montecitorio «non mette in discussione l’amicizia, i buoni rapporti con uno stato amico, ben diverso dall’Impero Ottomano». E sempre riferendosi ad Ankara ne ha evidenziato il «ruolo strategico di porta tra Oriente e Occidente».


La Camera ha approvato la mozione per il riconoscimento del genocidio armeno (Openonline 10.04.19)

Con 382 voti a favore, nessun contrario e 43 astenuti (i deputati di Forza Italia), la Camera dei deputati ha approvato la mozione che prevede il riconoscimento da parte del Governo italiano del genocidio armeno. Il Governo non ha dato un parere specifico sul voto, rimettendosi alla decisione dell’Aula.

Per Andrea Delmastro, di Fratelli d’Italia, si tratta di una «vittoria del Parlamento che ha resistito alle pressioni turche che ha inviato l’ambasciatore per condizionare il voto». Enrico Carelli, del Movimento 5 stelle, è stato più conciliante: per il deputato grillino il voto di oggi «non mette in discussione l’amicizia, i buoni rapporti con uno stato amico (la Turchia, ndr), ben diverso dall’Impero Ottomano».

Il genocidio armeno

Ogni anno il 24 aprile l’Armenia commemora il genocidio degli armeni da parte dello stato Ottomano – che verso l’inizio del Novecento comprendeva l’Anatolia e gran parte del Medio Oriente – durante la Prima Guerra Mondiale. Lo stesso giorno nel 1915 diverse centinaia di intellettuali armeni furono arrestati e in seguito uccisi per conto del Governo dei Giovani Turchi che all’epoca governava l’Impero. Fu l’inizio di una strage in cui avrebbero perso la vita circa 1 milione e mezzo di armeni.

Alcuni fanno datare il genocidio dal 1915 al 1917, altri invece sostengono che durò fino al 1923. In quegli anni la popolazione armena, sospettata di essere una sorta di «quinta colonna», ovvero di agire contro gli interessi dello Stato ottomano, fu oggetto di esecuzioni di massa. Molti invece morirono mentre marciavano nel deserto della Siria verso i campi di concentramento.

La Turchia

Il Governo turco ha sempre sostenuto che non si è trattato di un vero e proprio genocidio, ovvero di un’operazione di sterminio sistematica e premeditata, quanto di una deriva violenta dovuta principalmente al contesto di Guerra. La parola genocidio non era ancora stata coniata all’epoca, ma il suo ideatore, l’avvocato polacco Raphael Lemkin, aveva ricostruito la storia dello sterminio degli armeni con grande interesse.

In passato la Turchia ha usato l’arma della diplomazia per far prevalere questa posizione all’estero. Memorabili per esempio le pressioni fatte sugli Stati Uniti durante l’epoca di George W. Bush affinché il Congresso non passasse una legge simile a quella approvata in giornata dalla Camera italiana. Negli ultimi giorni, in vista della votazione di oggi, l’Ambasciatore italiano era stato convocato dal ministero degli Esteri ad Ankara per esprimere il dispiacere del Governo turco.


 

Mozione sul genocidio degli armeni. Collegamento con Mariano Giustino da Ankara sulla convocazione dell’ambasciatore italiano da parte del ministero degli esteri turco (Radio Radicale 09.04.19)

Ruanda – Armenia, firmato un memorandum d’intesa per sviluppare cooperazione. (Agvilvelino 09.04.19)

Il Ruanda, attraverso lo Smart Africa Centre con sede a Kigali, e l’Enterprise Incubator Foundation (EIF), il più grande incubatore di imprese tecnologiche in Armenia, hanno firmato un memorandum d’intesa nella capitale ruandese per sviluppare la cooperazione, anche nel settore delle Tlc.

In base all’accordo, firmato domenica durante una visita ufficiale del ministro degli esteri armeno Zohrab Mnatsakanyan in Ruanda, i due nuovi partner si impegnano a cooperare nei settori delle Tlc, dell’ingegneria e dell’istruzione, ha riferito martedì la stampa locale.
”Questa cooperazione apre la strada all’attuazione di programmi congiunti di innovazione e ricerca tra Armenia e Ruanda, nonché nel campo dell’alta tecnologia e dell’ingegneria, che stimoleranno le relazioni tra università e contatti commerciali”, ha dichiarato Amaliya Yegoyan, responsabile del dipartimento di sviluppo commerciale del EIF, citato dai media locali.
Durante la sua visita, iniziata il 7 aprile, il ministro armeno ha incontrato Lacina Koné, Direttore Generale della Segreteria Smart Africa, con la quale ha discusso le possibilità di organizzare eventi in entrambi i paesi per lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione, delle telecomunicazioni, dell’alta tecnologia e dell’innovazione. Inoltre, domenica, il ministro armeno ha partecipato alla cerimonia di commemorazione del 25° anniversario del genocidio del 1994.

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Armenia: premier Pashinyan a Strasburgo il 10-11 aprile per seduta plenaria Pace (Agenzia nova 09.04.19)

Erevan, 09 apr 10:45 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, si recherà in visita ufficiale a Strasburgo nelle giornate del 10-11 aprile, per prendere parte alla seduta plenaria primaverile dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Pace) in programma per dopodomani. Lo riferisce l’agenzia di stampa “Armenpress”, aggiungendo che il premier terrà un discorso nel quadro della sessione. Stando alle informazioni diffuse, Pashinyan avrà incontri a margine con la presidente dell’Assemblea, Liliane Maury-Pasquier, il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland, e il presidente della commissione di Venezia, Gianni Buquicchio. I media armeni riferiscono anche che il capo del governo di Erevan, al termine di una conferenza stampa congiunta con il segretario generale, parteciperà ad una mostra fotografica sulla rivoluzione di velluto in Armenia e ad un incontro con la diaspora del paese caucasico a Strasburgo. (Res)

La Camera discute mozione riconoscimento genocidio armeno La Turchia scatena i canali diplomatici. (Rassegna Stampa 09.04.19)

 Mozione sul genocidio armeno, Turchia convoca ambasciatore italiano (Skytg24 09.04.19)
Ankara esprime disappunto per la mozione in discussione alla Camera, che chiede al governo di riconoscere il genocidio degli armeni. Il governo turco ribadisce che il massacro commesso durante la prima guerra mondiale non è configurabile come un genocidio

Irritazione della Turchia per la mozione in discussione alla Camera in cui si impegna il governo “a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”. Il ministero degli Esteri di Ankara ha immediatamente convocato l’ambasciatore italiano, Massimo Gaiani, per invocare chiarimenti, ribadendo la posizione della Turchia. Ovvero: il massacro che è stato compiuto durante la prima Guerra Mondiale non è configurabile come genocidio (100 ANNI DAL GENOCIDIO).

L’Italia intende “onorare le vittime di questa atrocità”

All’indomani del genocidio del Ruanda, l’Italia ha ritenuto che la questione dei massacri dovesse essere affrontata “secondo un dialogo scevro da giudizi”. Così ha affermato il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento, Vincenzo Santangelo, che sostiene l’obiettivo di “onorare le vittime di queste atrocità” per favorire un percorso di pace.

Oltre un milione di armeni uccisi

Gli armeni fanno risalire l’inizio del genocidio alla notte tra il 23 e il 24 aprile del 1915, quando il governo ottomano ordinò che 50 intellettuali e leader della comunità armena venissero arrestati e uccisi, con il pretesto che fossero “quinta colonna” russa. Tra il 1915 e il 1917 furono centinaia di migliaia gli armeni deportati dall’impero ottomano; oltre 1 milione, secondo l’Associazione internazionale degli studiosi di genocidi (lags).

Venti paesi hanno riconosciuto il genocidio

Il primo stato al mondo a riconoscere il massacro degli armeni, nel 1965, è stato l’Uruguay. Il riconoscimento a livello parlamentare dell’Italia, con una risoluzione alla Camera dei deputati, è avvenuto  nel novembre 2000. Anche Russia, Francia, Argentina, Olanda e Città del Vaticano hanno ufficialmente riconosciuto come genocidio il massacro degli armeni. Nel 2015, Papa Francesco definì il massacro come “il primo genocidio del XX secolo” scatenando l’ira della Turchia dove l’utilizzo del termine è punito con il carcere in base all’articolo 301 del codice penale che prevede il reato di “vilipendio dell’identità turca”. A giugno 2018 il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, accettò invece la raccomandazione del ministero degli Esteri di far slittare il dibattito alla Knesset sul riconoscimento del genocidio


La Turchia convoca l’ambasciatore italiano: «Irritazione per la mozione sul genocidio armeno» (Corriere della Sera 09.04.19)

Tra martedì e mercoledì la Camera vota il testo che impegna il governo «a riconoscere ufficialmente» i massacri del 1915-1916 e «a darne risonanza internazionale»

La Turchia ha espresso «irritazione» per la mozione — che tra martedì e mercoledì sarà votata alla Camera — in cui si impegna il governo «a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale». Il ministero degli Esteri di Ankara ha convocato l’ambasciatore italiano Massimo Gaiani per invocare chiarimenti, ribadendo la posizione della Turchia ed esprimendo «dispiacere» per il testo in discussione in Aula.

Lunedì a Montecitorio si è aperta la discussione sul riconoscimento del genocidio del popolo armeno, non riconosciuto dalla Turchia, avvenuto tra il 1915 ed il 1916.Nell’Aula è intervenuto il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento, Vincenzo Santangelo, auspicando che il voto sulle mozioni possa rappresentare «un passaggio per favorire un percorso di pace» tra il popolo armeno e quello turco: «L’Italia — ha sottolineato il sottosegretario — ritiene che la questione dei massacri debba essere affrontata secondo un dialogo scevro da pregiudizi». L’obiettivo è quello di «onorare le vittime di questa atrocità. Serve — ha aggiunto Santangelo ricordando le difficoltà sorte dopo gli accordi sottoscritti a Zurigo tra le parti — lavorare ad un dialogo tra il popolo armeno e quello turco per evitare che simili atrocità» possano ripetersi, affinché si arrivi «ad una verità storica condivisa. Turchia e Armenia vengano a patti con il passato» per percorrere «la strada della riconciliazione».

Sempre lunedì sono arrivate parole molto nette da parte del vicepremier Matteo Salvini sull’eventualità che la Turchia entri nella Ue: «La Turchia non è e non sarà mai Europa. Il processo di adesione va cancellato, va definitivamente interrotto — ha detto il leader leghista — . Per quanto mi riguarda, la Turchia non entrerà mai nella Ue. Mai».


Genocidio armeni, in Aula la mozione per spingere governo italiano a riconoscerlo. Turchia convoca il nostro ambasciatore (Ilfattoquotidiano.it 09.04.19)

Via alla Camera della discussione della mozione unitaria sul riconoscimento del genocidio del popolo armeno, avvenuto tra il 1915 e il 1916 ad opera dell’impero Ottomano, anche da parte del governo italiano. Il Parlamento infatti aveva già riconosciuto il genocidio nel novembre del 2000, ma da allora manca ancora quello dell’esecutivo. Per sollecitarlo è stata presentata una mozione a prima firma Paolo Formentini (Lega) ma con l’approvazione di tutti i partiti tranne, almeno nella presentazione del testo, Forza Italia. Infatti tra i firmatari vi sono i deputati Sabrina De Carlo(Movimento 5 stelle), Andrea Delmastro Delle Vedove (Fratelli d’Italia) e Lia Quartapelle Procopio (Partito Democratico). “Con questa mozione chiediamo al nostro governo di riconoscere il genocidio degli armeni come tale, e ci piacerebbe che altri governi, compreso quello turco, facessero lo stesso, per dare tutti insieme uno sguardo al futuro”, ha detto in aula il deputato leghista Giulio Centemero.

Il sottosegretario Vincenzo Santangelo (M5s) ha sostenuto la mozione: “L’Italia ritiene che la questione dei massacri perpetrati in Anatolia nel 1915 debba essere affrontata mediante un dialogo costruttivo fra le parti, scevro da pregiudizi e preconcetti”. Pertanto l’esecutivo incoraggia  la Turchia e l’Armenia a intensificare e portare avanti gli sforzi volti a venire a patti con il passato, aprendo così la strada a un’autentica riconciliazione tra i due popoli”.

La Turchia convoca l’ambasciatore italiano
La risposta della Turchia non si è fatta attendere. L’ambasciatore italiano ad AnkaraMassimo Gaiani, è stato convocato al ministero degli Esteri turco per esprimere disappunto. Ankara ha ribadito con forza che il massacro degli armeni commesso durante la prima guerra mondiale non è configurabile come un genocidio. Anche se nel 2014 l’allora premier – ora presidente – Recep Tayyip Erdogan aveva offerto le sue “condoglianze ai nipoti degli armeni uccisi nel 1915”, auspicando che “gli armeni che avevano perso la vita nelle circostanze dell’inizio del XX secolo riposassero in pace”. Ma a febbraio, quando Emmanuel Macron aveva dichiarato il 24 aprile giornata della commemorazione del genocidio armeno, il governo del rais lo aveva invitato a occuparsi dei “problemi politici” del suo Paese.

Il termine “genocidio” in Turchia è reato
Il primo stato al mondo a riconoscere il genocidio armeno, nel 1965, fu l’Uruguay. I sudamericani sono stati poi seguiti da una ventina di Oaesi tra cui Russia, Argentina, Città del Vaticano e anche l‘Unione europea. L’ultimo paese a farlo è stato l’Olanda nel febbraio scorso. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu invece, meno di un anno fa aveva fatto slittare il dibattito parlamentare sul riconoscimento. Il termine “genocidio” in Turchia è punito con il carcere in base all’articolo 301 del codice penale che prevede il reato di “vilipendio dell’identità turca“. Proprio per questo sono stati perseguiti il Nobel per la letteratura Orhan Pamuk e il giornalista di origine armena Hrant Dink.


Mozione genocidio armeno, Turchia convoca ambasciatore italiano (Repubblica 09.04.19)

Irritazione della Turchia per la mozione unitaria che oggi, al massimo mercoledì, verrà votata alla Camera in cui si impegna il governo “a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”. Il ministero degli Esteri di Ankara ha convocato l’ambasciatore italiano, Massimo Gaiani, per invocare chiarimenti, ribadendo la posizione della Turchia.

Ieri nell’Aula della Camera si è aperta la discussione sul riconoscimento del genocidio del popolo armeno, avvenuto tra il 1915 ed il 1916. Genocidio non riconosciuto dalla Turchia.

Nell’Aula di Montecitorio è intervenuto il sottosegretario ai rapporti con il Parlamento, Vincenzo Santangelo, auspicando che il voto sulle mozioni possa rappresentare “un passaggio per favorire un percorso di pace” tra il popolo armeno e quello turco. “L’Italia – ha sottolineato il sottosegretario – ritiene che la questione dei massacri debba essere affrontata secondo un dialogo scevro da pregiudizi”.L’obiettivo è comunque quello di “onorare le vittime di questa atrocità. “Serve – ha aggiunto Santangelo ricordando le difficoltà sorte dopo gli accordi sottoscritti a Zurigo tra le parti – lavorare ad un dialogo tra il popolo armeno e quello turco per evitare che simili atrocità” possano ripetersi, affinchè si arrivi “ad una verità storica condivisa. “Turchia e Armenia vengano a patti con il passato” per percorrere “la strada della riconciliazione”, l’invito del sottosegretario.

Ieri, tra l’altro, sono arrivate parole molto nette da parte del vicepremier Matteo Salvini sull’eventualità che la Turchia entri nella Ue: “La Turchia non è e non sarà mai Europa. Il processo di adesione va cancellato, va definitivamente interrotto”, ha spiegato. Ed ancora: “Per quanto mi riguarda, la Turchia non entrerà mai nella Ue. Mai”.
La protesta diplomatica è una prassi comune in casi analoghi da parte del governo di Ankara, che non riconosce il genocidio degli armeni durante la Prima Guerra mondiale. La Turchia sostiene che i massacri del 1915 sono avvenuti nell’ambito di un conflitto e non sono stati orchestrati su base etnica o religiosa e contesta anche le cifre delle vittime


Mozione sul genocidio armeno, la Turchia convoca lʼambasciatore Italiano (Tgcom24 09.04.19)

Ankara ha espresso “dispiacere” per lʼiniziativa parlamentare che punta al riconoscimento del genocidio da parte del governo

L’ambasciatore d’Italia ad Ankara Massimo Gaiani è stato convocato lunedì pomeriggio al ministero degli Esteri turco per esprimergli il “dispiacere” di Ankara rispetto a una mozione presentata nel Parlamento italiano per chiedere al governo il riconoscimento del genocidio armeno. Lo riferiscono fonti diplomatiche.

La protesta diplomatica è una prassi comune in casi analoghi da parte del governo di Ankara, che non riconosce il genocidio degli armeni avvenuto durante la prima guerra mondiale. La Turchia sostiene che i massacri del 1915 sono avvenuti nell’ambito di un conflitto e non sono stati orchestrati su base etnica o religiosa e contesta anche le cifre delle vittime.

Da Tintoretto a Canaletto: a Yerevan una mostra sulle scuole d’arte del Nord Italia e la presenza armena in Italia (Onuitalia 08.04.19)

YEREVAN, 8 APRILE – “La forma del colore, da Tintoretto a Canaletto”, una mostra a Yerevan, si snoda per tre secoli dal Rinascimento al Rococò, attraverso 55 opere che arrivano in Armenia alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Trieste. Il progetto e’ frutto della collaborazione tra l’Ambasciata d’Italia, la Galleria Nazionale di Armenia, che ospita la mostra fino al 16 giugno, il Polo Museale del Friuli-Venezia Giulia e la Galleria Nazionale di Arte Antica di Trieste.

Il patrocinio del Premier armeno Nikol Pashinyan, presente all’inaugurazione insieme al Presidente dell’Assemblea Nazionale, Ararat Mirzoyan, all’ambasciatore Vincenzo Del Monaco e ad una nutrita delegazione parlamentare italiana guidata dall’On. Maurizio Lupi, ha sottolineato l’importanza dell’evento..

La mostra offre una visione delle Scuole che fiorirono nel Nord Italia a partire dalla seconda metà del Rinascimento e che si consolidarono sulla scia della Controriforma. Il giro d’orizzonte sull’arte collega Trieste e Venezia, Milano e Genova, da Bologna si snoda sino alla Roma di Giovan Lorenzo Bernini, e poi alle Fiandre di Pieter Paul Rubens. L‘esposizione rende omaggio al tempo stesso agli Armeni, per il loro contributo alla fioritura sociale ed economica delle comunità in Italia dove essi si stabilirono, integrandosi perfettamente. La selezione delle opere segue infatti la presenza armena in ciascuna di quelle città.

E’ la seconda mostra ijn pochi mesi che porta alla Galleria Nazionale l’arte italiana. 55 capolavori del Barocco Romano e della Scuola del Bernini, provenienti dalla collezione di Palazzo Chigi in Ariccia, sono stati esposti dal 5 dicembre 2018 al 18 febbraio grazie a una collaborazione tra l’Ambasciata d’Italia in Jerevan, il Ministero della Cultura della Repubblica di Armenia e la Delegazione dell’Unione Europea in Armenia. (@OnuItalia)

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Pellegrinaggio in Armenia con la Fondazione Costruiamo il Futuro (Giornaledilecco 08.04.19)

Dal 4 al 9 di aprile una delegazione di parlamentari di diversi schieramenti ha organizzato il Pellegrinaggio in Armenia al quale hanno preso parte anche alcuni soci della Fondazione Costruiamo il Futuro. Tra i partecipanti anche l’onorevole Maurizo Lupi e il I vicesindaco di Merate, nonchè segretario della Fondazione Costruiamo il Futuro, Giuseppe Procopio.

Durante il viaggio i partecipanti hanno avuto occasione di visitare i luoghi culturali e religiosi più significativi di questo Paese, abitato da un popolo antico, provato dalle dominazioni e dalle guerre.
Inoltre la delegazione ha  incontrato l’ambasciatore d’Italia in Armenia Vincenzo Del Monaco ed ha portato i saluti dell’Italia all’inaugurazione della mostra “La forma del colore: da Tintoretto a Canaletto”, un importante evento culturale presso la Galleria Nazionale a Erevan, organizzato con il patrocinio del primo ministro armeno Nikol Pashinyan, presente all’inaugurazione insieme al direttore della Galleria nazionaleArman Tsaturyan e all’ambasciatore italiano.La delegazione si è poi spostata dalla capitale a Gyumri per visitare il centro Emili Aregak, costruito dalla Caritas Armena per aiutare i bambini disabili e le loro famiglie.

La Camera discute mozione riconoscimento genocidio armeno La Turchia scatena i canali diplomatici. (Rassegna Stampa 08.04.19)

Mozione genocidio armeni, Ankara convoca ambasciatore Italia (Adnkronos 08.04.19)

Il ministero degli Esteri turco ha convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, al quale ha espresso il “dispiacere” del governo di Ankara per la mozione presentata in Parlamento che chiede al governo il riconoscimento del genocidio degli armeni. E’ quanto apprende l’Adnkronos.
Un gesto che non è arrivato inaspettato, considerato quanto la Turchia sia sensibile all’argomento: Ankara ha ribadito all’ambasciatore la posizione sempre sostenuta, secondo cui il massacro degli armeni commesso durante la prima guerra mondiale non è configurabile come un genocidio. Sono una ventina i Paesi nel mondo, tra cui Italia, Russia, Argentina e Città del Vaticano, che hanno ufficialmente riconosciuto come genocidio il massacro degli armeni. Il primo Stato al mondo a riconoscere il genocidio armeno, nel 1965, fu l’Uruguay. L’Italia, sebbene solo a livello parlamentare, l’ha già riconosciuto nel novembre 2000 con una risoluzione della Camera dei Deputati. L’anno successivo lo stesso fece la Francia, mentre l’ultimo Paese europeo a riconoscere il massacro è stato a febbraio dell’anno scorso l’Olanda. A giugno 2018 il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, accettò invece la raccomandazione del ministero degli Esteri di far slittare il dibattito alla Knesset sul riconoscimento del genocidio.

LA MOZIONE – Il governo si impegni a “riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”. Così una mozione a prima firma Formentini (Lega) di cui oggi alla Camera sono state discusse le linee generali. “Con questa mozione chiediamo al nostro governo di riconoscere il genocidio degli armeni come tale, e ci piacerebbe che altri governi, compreso quello turco, facessero lo stesso, per dare tutti insieme uno sguardo al futuro”, ha detto in aula il deputato leghista Giulio Centemero, cofirmatario della mozione sottoscritta, tra gli altri, anche da De Carlo (M5S), Delmastro Delle Vedove (Fdi), Quartapelle Procopio (Pd). Per il governo è intervenuto il sottosegretario Vincenzo Santangelo. “L’Italia – ha detto – ritiene che la questione dei massacri perpetrati in Anatolia nel 1915 debba essere affrontata mediante un dialogo costruttivo fra le parti, scevro da pregiudizi e preconcetti”. Pertanto, ha proseguito Santangelo, “incoraggiamo la Turchia e l’Armenia a intensificare e portare avanti gli sforzi volti a venire a patti con il passato, aprendo così la strada a un’autentica riconciliazione tra i due popoli”.


Che cos’è il genocidio armeno e perché la Turchia è irritata con l’Italia
„La Turchia richiama l’ambasciatore italiano: “Italia non riconosca genocidio armeno”“

L’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, è stato convocato al ministero degli Esteri turco, che ha espresso il proprio disappunto per la mozione in discussione alla Camera che chiede al governo di riconoscere il genocidio degli armeni. Un gesto che non è arrivato inaspettato, considerato quanto la Turchia sia sensibile all’argomento: Ankara ha ribadito all’ambasciatore la posizione sempre sostenuta, secondo cui il massacro degli armeni commesso durante la prima guerra mondiale non è configurabile come un genocidio.

Casus belli la mozione a prima firma Formentini (Lega) che impegna il governo a “riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”. Oggi alla Camera sono state discusse le linee generali di un atto cofirmato dal deputato leghista Giulio Centemero, De Carlo (M5S), Delmastro Delle Vedove (Fdi), Quartapelle Procopio (Pd). Per il governo è intervenuto il sottosegretario Vincenzo Santangelo: “L’Italia – ha detto – ritiene che la questione dei massacri perpetrati in Anatolia nel 1915 debba essere affrontata mediante un dialogo costruttivo fra le parti, scevro da pregiudizi e preconcetti”.

Il genocidio armeno

Gli armeni fanno risalire l’inizio del genocidio alla notte tra il 23 e 24 aprile del 1915, quando il governo ottomano ordinò l’arresto e l’esecuzione di 50 tra intellettuali e leader della comunità armena, con il pretesto che fossero “una quinta colonna” dei russi.

Dopo quel primo episodio, centinaia di migliaia di armeni vennero deportati e uccisi alla fine dell’Impero ottomano tra il 1915 e il 1917. Secondo l’Armenia, le vittime di quei massacri furono almeno 1,5 milioni. Ankara riconosce che un gran numero di armeni furono uccisi dai turchi durante quel periodo, ma contesta l’idea che ci fosse un piano per sterminarli, rifiutando così il termine “genocidio”, mentre l’Associazione internazionale degli studiosi di genocidi (Iags) ritiene che gli armeni uccisi furono “oltre un milione”.

Sono una ventina i Paesi nel mondo, tra cui Italia, Russia, Argentina e Città del Vaticano, che hanno ufficialmente riconosciuto come genocidio il massacro degli armeni. Il primo Stato al mondo a riconoscere il genocidio armeno, nel 1965, fu l’Uruguay. L’Italia, sebbene solo a livello parlamentare, l’ha già riconosciuto nel novembre 2000 con una risoluzione della Camera dei Deputati.

Nel 2015 Papa Francesco definì l’uccisione degli armeni “il primo genocidio del XX secolo”, scatenando l’ira della Turchia, dove l’utilizzo del termine genocidio è punito con il carcere in base all’articolo 301 del codice penale, che prevede il reato di “vilipendio dell’identità turca”: per questo sono stati perseguiti lo scrittore Nobel per la letteratura, Orhan Pamuk, e il giornalista di origine armena Hrant Dink, che venne ucciso da un ultranazionalista nel gennaio del 2007.

Nel 2014 l’allora premier oggi presidente Recep Tayyip Erdogan, in un gesto senza precedenti, offrì le sue “condoglianze ai nipoti degli armeni uccisi nel 1915”, auspicando che “gli Armeni che hanno perso la vita nelle circostanze dell’inizio del XX secolo riposino in pace”. Malgrado il gesto distensivo del ‘Sultano’ la questione è sempre stata motivo di attrito tra Ankara e i governi che hanno riconosciuto il genocidio.

Fortissime tensioni fecero da corollario al voto con cui il 2 giugno 2016 il Bundestag approvò quasi all’unanimità la risoluzione che definiva come genocidio il massacro degli armeni da parte dell’Impero Ottomano.

Anche di recente, a febbraio, il governo turco ha “condannato con fermezza” la decisione del presidente francese, Emmanuel Macron, di dichiarare il 24 aprile giornata della commemorazione del genocidio armeno, invitandolo ad occuparsi dei “problemi politici” nel suo Paese con un chiaro riferimento ai gilet gialli.

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Turchia-Italia: mozione genocidio armeno, convocato ambasciatore italiano ad Ankara

Ankara, 08 apr 18:30 – (Agenzia Nova) – La Turchia ha convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, a poche ore dal voto con il quale la Camera dei deputati potrebbe impegnare il governo di Giuseppe Conte a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno. Secondo quanto appreso da “Agenzia Nova”, le autorità di Ankara hanno ribadito al diplomatico la posizione della Turchia, che non ha mai riconosciuto la natura genocidaria dei massacri e delle deportazioni di armeni sotto l’Impero ottomano all’epoca della Prima guerra mondiale. (Res)


Alla Camera la discussione sul riconoscimento del Genocidio Armeno (Il Messaggero 08.04.19)

Città del Vaticano  – La Camera apre la discussione di una mozione che impegna il Governo a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e «a darne risonanza internazionale». La mozione 1-00139 esorta l’esecutivo a dare ufficiale riconoscimento al piano di sterminio pianificato sotto l’Impero ottomano tra il 1915 e il 1916 e costato la vita a un milione e mezzo di armeni. Uno scenario che l’attuale Turchia ridimensiona in termini di vittime, negandone la natura genocidaria. Il testo discusso alla Camera inquadra gli elementi che secondo i promotori rendono necessario un riconoscimento ufficiale, partendo dal fatto che «il riconoscimento e la memoria delle persecuzioni e degli orrori occorsi nel XX secolo deve costituire un monito perenne, affinché il Parlamento sia per sempre baluardo della libertà umana e della dignità della persona secondo i principi e le disposizioni della Costituzione della Repubblica».

«La Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, ratificata dall’Italia con la legge 11 marzo 1952, n. 153, riconosce che il genocidio ha inflitto gravi perdite all’umanità in tutte le epoche storiche – prosegue il testo – la Sottocommissione per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 1973 riconobbe che lo sterminio di oltre un milione e mezzo di armeni nell’impero Ottomano avvenuto negli anni 1915-1917 era da considerarsi il primo genocidio del XX secolo, ai sensi della predetta Convenzione».

La mozione 1-00139 evidenzia che «più di venti Paesi del mondo hanno riconosciuto ufficialmente il genocidio armeno; il Parlamento europeo con la Risoluzione su una soluzione politica del problema armeno, adottata il 18 giugno 1987, riconobbe che i tragici eventi del 1915-1917 occorsi agli armeni nel territorio ottomano costituivano genocidio, e ritenne altresì che il rifiuto da parte del Governo turco di riconoscere il genocidio commesso dai «Giovani turchi» rappresentava un ostacolo all’adesione della Turchia alla Comunità europea; con la risoluzione del 12 marzo 2015 inerente alla Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013, in vista del 100° anniversario di detto genocidio, il Parlamento europeo chiese a tutti gli Stati membri di provvedere al suo riconoscimento (paragrafo 77)». Inoltre, «con la risoluzione del 15 aprile 2015 sul centenario del genocidio armeno, il Parlamento europeo, considerando l’importanza di mantenere vivo il ricordo del passato, ritenendo fondamentali verità e memoria per la riconciliazione tra i popoli, invitava nuovamente la Turchia a riconoscere il genocidio armeno, «aprendo così la strada a un’autentica riconciliazione tra il popolo turco e il popolo armeno». Il Parlamento europeo invitava altresì Armenia e Turchia a concentrarsi su un’agenda che metta in primo piano la cooperazione tra i popoli ed a procedere alla normalizzazione delle loro relazioni, ratificando e attuando senza condizioni preliminari i protocolli sull’istituzione di relazioni diplomatiche, aprendo la frontiera e migliorando attivamente le proprie relazioni, con particolare riferimento alla cooperazione transfrontaliera e all’integrazione economica».

Tra i Paesi membri dell’Unione europea hanno dato seguito alla richiesta del Parlamento europeo: Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Svezia e lo stesso ha fatto la Svizzera. In Italia, la Camera dei deputati, con la risoluzione n. 6-00148, approvata il 17 novembre 2000, pur richiamando la summenzionata risoluzione del Parlamento europeo sul riconoscimento del genocidio armeno, si limitava ad impegnare il Governo ad adoperarsi per il completo superamento di ogni contrapposizione tra popoli e minoranze diverse nell’area.

Papa Francesco, il 12 aprile 2015, in occasione di una solenne celebrazione in San Pietro, ricordava il massacro degli armeni  ritenuto «il primo genocidio del XX secolo». Il Pontefice richiamava quanto già espresso nel 2001 da Papa Giovanni Paolo II, che in una dichiarazione congiunta con il Patriarca Karekin II, aveva utilizzato il termine «genocidio» per definire il massacro della popolazione armena avvenuto da parte dell’impero ottomano a partire dal 1915». ) firmatari sono: Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Quartapelle Procopio, Colucci, Centemero, Carelli, Capitanio, Piccoli Nardelli, Molinari, D’Uva, Zóffili, Cecchetti, Coin, Bordonali, Ziello, Eva Lorenzoni, Bisa, Paolini, Colla».

L’iniziativa ha subito avuto contraccolpi turchi. L’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, è stato convocato al ministero degli Esteri turco, che ha espresso il proprio disappunto per la mozione in discussione alla Camera che chiede al governo di riconoscere il genocidio degli armeni. Un gesto che non è arrivato inaspettato, considerato quanto la Turchia sia sensibile all’argomento: Ankara ha ribadito all’ambasciatore la posizione sempre sostenuta, secondo cui il massacro degli armeni commesso durante la prima guerra mondiale non è configurabile come un genocidio.

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La Camera discute mozione per riconoscimento del genocidio armeno (Askanews.it 08.04.2019)

Roma, 8 apr. (askanews) – Discussione oggi in aula alla Camera dei deputati su una mozione che impegna il Governo a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e “a darne risonanza internazionale”. La mozione 1-00139 esorta l’esecutivo a dare ufficiale riconoscimento di genocidio ai massacri e le deportazioni di armeni sotto l’Impero ottomano tra il 1915 e il 1916, che l’attuale Turchia ridimensiona in termini di vittime, negandone la natura genocidaria.

Il testo oggi discusso alla Camera inquadra gli elementi che secondo i promotori rendono necessario un riconoscimento ufficiale, partendo dal fatto che “il riconoscimento e la memoria delle persecuzioni e degli orrori occorsi nel XX secolo deve costituire un monito perenne, affinché il Parlamento sia per sempre baluardo della libertà umana e della dignità della persona secondo i principi e le disposizioni della Costituzione della Repubblica”.

“La Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, ratificata dall’Italia con la legge 11 marzo 1952, n. 153, riconosce che il genocidio ha inflitto gravi perdite all’umanità in tutte le epoche storiche – prosegue il testo – la Sottocommissione per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 1973 riconobbe che lo sterminio di oltre un milione e mezzo di armeni nell’impero Ottomano avvenuto negli anni 1915-1917 era da considerarsi il primo genocidio del XX secolo, ai sensi della predetta Convenzione”.

La mozione 1-00139 evidenzia che “più di venti Paesi del mondo hanno riconosciuto ufficialmente il genocidio armeno; il Parlamento europeo con la «Risoluzione su una soluzione politica del problema armeno», adottata il 18 giugno 1987, riconobbe che i tragici eventi del 1915-1917 occorsi agli armeni nel territorio ottomano costituivano genocidio, e ritenne altresì che il rifiuto da parte del Governo turco di riconoscere il genocidio commesso dai «Giovani turchi» rappresentava un ostacolo all’adesione della Turchia alla Comunità europea; con la risoluzione del 12 marzo 2015 inerente alla «Relazione annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo nel 2013», in vista del 100° anniversario di detto genocidio, il Parlamento europeo chiese a tutti gli Stati membri di provvedere al suo riconoscimento (paragrafo 77)”. Inoltre, “con la risoluzione del 15 aprile 2015 sul centenario del genocidio armeno, il Parlamento europeo, considerando l’importanza di mantenere vivo il ricordo del passato, ritenendo fondamentali verità e memoria per la riconciliazione tra i popoli, invitava nuovamente la Turchia a riconoscere il genocidio armeno, «aprendo così la strada a un’autentica riconciliazione tra il popolo turco e il popolo armeno». Il Parlamento europeo invitava altresì Armenia e Turchia «a concentrarsi su un’agenda che metta in primo piano la cooperazione tra i popoli» ed «a procedere alla normalizzazione delle loro relazioni, ratificando e attuando senza condizioni preliminari i protocolli sull’istituzione di relazioni diplomatiche, aprendo la frontiera e migliorando attivamente le proprie relazioni, con particolare riferimento alla cooperazione transfrontaliera e all’integrazione economica”.

Tra i Paesi membri dell’Unione europea hanno dato seguito alla richiesta del Parlamento europeo: Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Svezia e lo stesso ha fatto la Svizzera. In Italia, la Camera dei deputati, con la risoluzione n. 6-00148, approvata il 17 novembre 2000, pur richiamando la summenzionata risoluzione del Parlamento europeo sul riconoscimento del genocidio armeno, si limitava ad impegnare il Governo ad adoperarsi per il completo superamento di ogni contrapposizione tra popoli e minoranze diverse nell’area.

“Sua Santità Papa Francesco, il 12 aprile 2015, in occasione di una solenne celebrazione in San Pietro, ricordava il massacro degli armeni perpetrato dall’impero Ottomano ritenuto «il primo genocidio del XX secolo». Il Pontefice richiamava quanto già espresso nel 2001 da Papa Giovanni Paolo II, che in una dichiarazione congiunta con il Patriarca Karekin II, aveva utilizzato il termine «genocidio» per definire il massacro della popolazione armena avvenuto da parte dell’impero ottomano a partire dal 1915”.

Quindi “il riconoscimento e la memoria delle persecuzioni e degli orrori occorsi nel XX secolo deve costituire un monito perenne, affinché il Parlamento sia per sempre baluardo della libertà umana e della dignità della persona secondo i principi e le disposizioni della Costituzione della Repubblica, impegna il Governo a riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale

I firmatari sono: Formentini, Sabrina De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Quartapelle Procopio, Colucci, Centemero, Carelli, Capitanio, Piccoli Nardelli, Molinari, D’Uva, Zóffili, Cecchetti, Coin, Bordonali, Ziello, Eva Lorenzoni, Bisa, Paolini, Colla».

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Genocidio degli armeni, mozione bipartisan. La Turchia si irrita e convoca l’ambasciatore italiano (Secoloditalia.it 08.03.19)

Il ministero degli Esteri turco ha convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara, Massimo Gaiani, al quale ha espresso il “dispiacere” del governo di Ankara per la mozione presentata in Parlamento che chiede al governo il riconoscimento del genocidio degli armeni.
Un gesto che non è arrivato inaspettato, considerato quanto la Turchia sia sensibile all’argomento: Ankara ha ribadito all’ambasciatore la posizione sempre sostenuta, secondo cui il massacro degli armeni commesso durante la prima guerra mondiale non è configurabile come un genocidio. Sono una ventina i Paesi nel mondo, tra cui Italia, Russia, Argentina e Città del Vaticano, che hanno ufficialmente riconosciuto come genocidio il massacro degli armeni. Il primo Stato al mondo a riconoscere il genocidio armeno, nel 1965, fu l’Uruguay. L’Italia, sebbene solo a livello parlamentare, l’ha già riconosciuto nel novembre 2000 con una risoluzione della Camera dei Deputati. L’anno successivo lo stesso fece la Francia, mentre l’ultimo Paese europeo a riconoscere il massacro è stato a febbraio dell’anno scorso l’Olanda. A giugno 2018 il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, accettò invece la raccomandazione del ministero degli Esteri di far slittare il dibattito alla Knesset sul riconoscimento del genocidio.

LA MOZIONE

Il governo si impegni a “riconoscere ufficialmente il genocidio armeno e a darne risonanza internazionale”. Così una mozione a prima firma Formentini (Lega) di cui oggi alla Camera sono state discusse le linee generali. “Con questa mozione chiediamo al nostro governo di riconoscere il genocidio degli armeni come tale, e ci piacerebbe che altri governi, compreso quello turco, facessero lo stesso, per dare tutti insieme uno sguardo al futuro”, ha detto in aula il deputato leghista Giulio Centemero, cofirmatario della mozione sottoscritta, tra gli altri, anche da De Carlo(M5S), Delmastro Delle Vedove (Fdi), Quartapelle Procopio (Pd). Per il governo è intervenuto il sottosegretario Vincenzo Santangelo. «L’Italia – ha detto – ritiene che la questione dei massacri perpetrati in Anatolia nel 1915 debba essere affrontata mediante un dialogo costruttivo fra le parti, scevro da pregiudizi e preconcetti». Pertanto, ha proseguito Santangelo, “incoraggiamo la Turchia e l’Armenia a intensificare e portare avanti gli sforzi volti a venire a patti con il passato, aprendo così la strada a un’autentica riconciliazione tra i due popoli”.

 

 


Il genocidio dimenticato: gli Armeni (Oltrelalinea 08.04.19)

Fra il 1915 ed il 1916 vennero brutalmente massacrati circa 1,5 milioni di Armeni. Il genocidio, perché di genocidio si parla, avvenne ad opera delle autorità dell’allora Impero Ottomano. Fu un massacro terribile, raggiunto attraverso la deportazione forzata, stupri e violenze, esecuzioni sommarie, impiccagioni e altre terribili forme di tortura.

L’origine di questo gesto è da ricercarsi in due diversi motivi: il primo era l’ideologia aggressiva dei giovani turchi, che volevano raggiungere l’omogeneità etnica e nazionale della Turchia. Il secondo fu dovuto all’entrate in guerra dell’Impero Ottomano a fianco degli Imperi Centrali contro l’Impero dei Romanov e l’Intesa. La secolare amicizia fra Armeni, (cristiani), e i Russi, fu il pretesto per epurare dal paese la presunta “minaccia” armena.

Alcuni storici parlano perfino di “genocidio cristiano”,(Michael Hesemann), essendo gli Armeni una popolazione cristiana da tempo immemore. Addirittura il primo sovrano a convertirsi ufficialmente alla fede cristiana fu proprio un Armeno, quando ancora nell’Impero Romano i cristiani venivano perseguitati.

Il genocidio armeno non è, purtroppo, riconosciuto in tutto il mondo. Una legge in Turchia prevede il carcere per chi si riferisce ai “fatti del 1915”, come ama dire Erdogan, con il termine di “genocidio”. Una vera e propria legge contro le idee, ma soprattutto contro la verità. Purtroppo molti storici come Bernard Lewis, Stanford Shaw e Guenter Lewy negano il genocidio armeno; per loro questo termine è da associare con il solo genocidio ebraico. Perché a quanto pare esistono genocidi di prima categoria e altri di seconda…

Storicamente parlando, gli Armeni erano una minoranza, molto attiva e intellettualmente colta, all’interno dell’Impero del Sultano. Allo scoppiare della guerra, molti Armeni che servivano per l’esercito turco, disertarono, imbracciando il fucile a fianco dei Russi. Questo scatenò le ire dei Giovani Turchi e dell’esercito turco in generale, si decise allora di rispondere in maniera più che violenta. Accusando poveri innocenti, intellettuali, studiosi, borghesi e semplici cittadini armeni di complotti contro il governo, tra il 23 e il 24 aprile 1915 vennero eseguiti i primi arresti a Costantinopoli, l’allora capitale.

Da quel momento in poi si diede inizio ad un vero e proprio rastrellamento per tutto il paese. Gli Armeni venivano raccolti e sfiancati in marce infinita, dove venivano seviziati e brutalmente uccisi. Le donne soprattutto erano a piena disposizione delle truppe, che facevano di loro ciò che volevano.

Ancora oggi il dibattito è aperto, scandaloso è il fatto che alcune grandi e rinomate Università italiane, come quella veneziana, abbiano per anni assunto professori e professoresse negazioniste di storia dell’impero Ottomano. Fortunatamente le vittime non sono totalmente dimenticate. Proprio in questi giorni, (08/04/2019), viene discussa alla Camera dei deputati una mozione che impegna il Governo a riconoscere il genocidio armeno e a “darne risonanza internazionale”.

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