Armenia. Nel 2018 cominceranno lavori a centrale nucleare Metsamor (Notiziegeopolitiche.net 16.06.17)

Si svolgeranno nel biennio 2018-2019 i lavori per la modernizzazione della centrale nucleare armena di Metsamor, i quali estenderanno la vita utile dell’impianto fino al 2026.
A svolgere l’opera sarà il colosso russo Rosatom, che già nel 2014 aveva firmato un contratto con il governo armeno per la risistemazione del reattore VVER-440, delle torri di raffreddamento, delle turbine oltre che del sistema di controllo e di sicurezza.
Ad essere interessata dalle operazioni sarà l’unità 2, l’unica attiva, mentre il progetto sarà finanziato da un prestito concesso proprio dal governo di Mosca.
La centrale nucleare di Metsamor venne realizzata nel 1970 a pochi chilometri dalla capitale Erevan e attualmente supplisce per oltre il 33% del fabbisogno nazionale di energia elettrica; dei due reattori VVER440 modello V-230 soltanto uno è in funzione e genera una potenza di 408 MW. Lo smantellamento dell’unità era previsto per il 2016 ma, grazie a queste operazioni, potrà rimanere in funzione fino al 2026.
Nel 1988, in seguito al devastante terremoto di Spitak, il governo armeno decise di interrompere le attività della centrale, che però ripresero nel 1993, tra le forti proteste di Turchia ed Azerbaigian, da sempre in pessimi rapporti diplomatici con Erevan, i quali sostengono ancora oggi che Metsamor sia un pericolo per la sicurezza dell’intera regione; i tecnici dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), in seguito alla loro ispezione, hanno però dato il loro parere positivo per il proseguo della produzione di energia elettrica.

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Il flautista Ipekdjian racconta l’anima dell’antica Armenia (15.06.17)

Per la prima volta a Verona si è parlato di poesia e musica armena ascoltandole dal vivo attraverso i racconti mistici di due persone speciali originarie dell’antica Anatolia: il musicista Aram Ipekdjian e il religioso arcieparca di Costantinopoli mons. Boghos Levon Zekiyan, docente di Lingue e Letteratura armena all’università Ca’ Foscari di Venezia.

Alla Societa Letteraria l’associazione Inner Wheele ha proposto ad un folto pubblico l’esperienza della gente armena tradotta nel linguaggio dell’ineffabile e del pentagramma grazie alla levatura spirituale di due indigeni di quel popolo di religione non solo cristiana che è stato perseguitato, vittima di un genocidio di cui si è sempre parlato troppo poco e invece racchiude più di una chiave di volta nell’aprire certe porte blindate della Storia.

Ecco allora che il flautista Aram ha fatto da contro canto alla meditazione del sacerdote Boghos Levon Il quale ha commosso la platea,attonita per l’atmosfera creatasi, con i versi di svariati poeti armeni tra cui liriche di tratte da Il canto del pane” di Daniel Varujian, libro che si rivela indispensabile per tutti al fine di evolvere interiormente ed anche esteriormente poiché la poesia, come è stato ispirato alla conferenza, rende bella l’anima e di riflesso il corpo.

Basandosi sulla reciprocità tra Madre Terra e Persona, Varujian invita a ripristinare questo rapporto creduto erroneamente impossibile al giorno d’oggi e che invece anche il flauto di Aram ribadisce.

Michela Pezzani

Armenia, storia e leggenda all’ombra del monte Ararat (Lagenziadiviaggi.it 14.06.17)

C’era una volta Haik, discendente di Noè e padre di tutti gli armeni. La leggenda narra che si stabilì ai piedi del monte Ararat, partì per assistere alla costruzione della Torre di Babele e, ritornato, sconfisse il re assiro Nimrod sul lago di Van, nell’attuale Turchia. È per questo che l’Armenia, prima di assumere il nome attuale, si chiamava Hayastan, traducibile come “la terra di Haik”.

Siamo nel Caucaso meridionale, nel territorio dell’ex Urss. E nonostante questo Paese non abbia alcuno sbocco sul mare, il fascino è quello del porto, dell’approdo, della terra di frontiera. Yerevan, la sua capitale, è una delle città più antiche del mondo, essendo stata fondata dal re urartelo Argishti I nel 782 a.C, mentre l’Armenia è stata la prima nazione al mondo ad adottare il cristianesimo come religione di Stato (nel 301 d.C.). Qui giardini e fontane – se ne contano decine – tutte le sere offrono spettacoli son et lumière, (acqua e luci danzanti al suono della musica); tra cui, quasi immancabilmente, il “Va pensiero” di Giuseppe Verdi.

Una passeggiata attraverso la zona pedonale porta, superato il teatro dell’Opera e del Balletto, alla fine di un giardino in cui si trovano numerose opere d’arte, tra cui tre sculture di Botero, alla Cascade, una lunga scalinata la cui salita è facilitata da una scala mobile affiancata da opere d’arte moderna e contemporanea. Dalla spianata in alto si può ammirare il panorama sulla città e, se si è fortunati, si riesce a vedere il monte Ararat, simbolo del Paese, oggi in territorio turco. Altri punti panoramici, quelli che si godono dal piazzale dedicato alla Madre Armenia e dal Monumento del genocidio armeno.

Nei dintorni di Yerevan, con lo sfondo suggestivo del monte Ararat, si può visitare quel che resta del Tempio Zvartnots, risalente al VII secolo (ma le rovine sono rimaste sepolte fino al ‘900) e la Cattedrale di Echmaidzin, cioè il corrispettivo del Vaticano per la Chiesa apostolica armena, entrambi monumenti Patrimonio dell’Umanità Unesco.

A un paio d’ore di macchina dalla capitale, vicino al confine turco, si trova il monastero di Khor Virap, che nel 2016 è stato visitato da Papa Francesco, e dove – così narra la leggenda – San Gregorio è stato tenuto prigioniero per 12 anni in un pozzo profondo (khor virap): oggi la prigione del santo si può visitare solo scendendo un’impervia scala di metallo. Nelle vicinanze, il complesso monastico di Noravank, grande centro religioso e culturale del XII secolo, è stato restaurato negli anni ‘90 e vanta una particolarità: l’edificio principale, dedicato alla madre di Dio, ha il vestibolo (gavit) al piano terra, mentre la chiesa vera e propria si trova al primo piano, e si raggiunge solo salendo una strettissima scaletta in pietra.

Sempre nei dintorni di Yerevan, è possibile visitare anche il tempio di Garni, risalente al I secolo d.C. e dedicato al dio sole Mitra. Nelle vicinanze, visitabili solo su richiesta, le terme romane. C’è anche il monastero di Geghard (monumento Unesco), situato in un canyon profondo e quasi interamente scavato nella roccia. Al suo interno sgorga una sorgente considerata sacra dagli armeni, che vi si recano in pellegrinaggio per raccoglierne l’acqua.

Più a nord, il lago Sevan e il monastero di Sevanavank, che sorge su quella che in origine era un’isola nel lago, ma lo sfruttamento delle acque ne ha abbassato il livello, trasformandola in penisola. Il lago si trova a 1.900 metri di altezza e il monastero è in cima a una scalinata di circa 230 gradini che vanno affrontati con la cautela, se non altro per il brusco aumento di quota; ma il panorama è imperdibile.

Al Royal Tulip con UIA e Armenia Holidays
Il Royal Tulip Grand Hotel Yerevan, nella capitale armena, è la struttura che ha ospitato i partecipanti al fam trip organizzato da Ukraine International Airlines (UIA), in collaborazione con Armenia Holidays. Un viaggio per scoprire le bellezze di Yerevan, raggiungibile via Kiev in coincidenza da Roma, Milano, Venezia, e dei principali monasteri del territorio. Ad accompagnare il gruppo, per conto della compagnia aerea rappresentata da Distal & Itr Group, il sales manager per l’Italia Fabrizio Forno.

Ukraine International Airlines per arrivare a Yerevan
Fondata venticinque anni fa, nel 1992, la compagnia aerea Ukraine International Airlines (UIA) – rappresentata in Italia da Distal & Itr Group – opera attualmente con una moderna flotta di 39 aerei di linea, tra cui Boeing 737, Boeing 767 e Embraer 190. E dal Kiev Boryspil International Airport, base principale del vettore, collega con un fitto network di voli la capitale dell’Ucraina alle principali città in Europa e nel continente asiatico, inclusa l’Italia, con voli diretti da Roma, Milano e Venezia. Inoltre, grazie agli accordi siglati con le più importanti compagnie internazionali, amplia costantemente la propria rete di collegamenti.

Dal suo hub di Kiev vola, tra l’altro, nella capitale armena Yerevan, che grazie ai suoi collegamenti è facilmente raggiungibile dal nostro Paese. Nel complesso oggi Ukraine International Airlines effettua oltre un migliaio di voli nazionali e internazionali a settimana verso più di 3 mila destinazioni, e offre comodi collegamenti in tutto il mondo a tariffe competitive.

Per i passeggeri più fedeli c’è il Frequent Flyer Programme “Panorama Club” che offre numerosi vantaggi, tra cui il limite di peso per il bagaglio a mano di 12 chilogrammi invece dei classici sette.

Ukraine International Airlines è stata la prima compagnia dei Paesi Csi a ottenere il riconoscimento della certificazione Iata, e partecipa regolarmente con successo all’Operational Safety Audit dell’associazione internazionale delle compagnie aeree.

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Auctoria presenta la nuova guida sull’Armenia (Travelquotidiano.com 14.06.17)

Auctoria, tour operator specializzato in viaggi in Armenia e Ukraine Airlines presentano la nuova guida “Armenia e Nagorno Karabakh”. Una pubblicazione che fa parte della collana Insider, edita da Morellini e che approfondisce un territorio affascinante e tutto da scoprire, dai paesaggi montani agli antichi monasteri, dalla “Stonehenge” del Caucaso alla prelibata gastronomia. La guida verrà presentata ufficialmente a Roma giovedì 15 giugno alle 18,30, presso la Sala San Francesco Casa “I Cappuccini” e sarà presente in tutte le librerie dal 29 giugno. E’ solo negli ultimi anni che gli italiani hanno iniziato a scoprire l’Armenia, affascinante e antichissimo Paese a cavallo tra Europa ed Asia, che grazie a un rinnovato impegno di promozione turistica, sta diventando una delle “nuove mete” che attirano l’attenzione dei viaggiatori italiani più attenti. La sua capitale Yerevan è una metropoli cosmopolita, dall’intensa vita notturna ma anche dai tanti eventi all’aria aperta. Culla del cristianesimo, il territorio armeno si sviluppa quasi sempre sopra i 1000 metri e ospita monasteri medievali abbarbicati sulla cima delle montagne: Sevanavank, Sanahin e, fra tutti, i complesso di Tatev, raggiunto in cima ai monti dalla più lunga teleferica del mondo. La guida di Mauro Morellini conduce inoltre alla scoperta del Nagorno Karabakh (chiamato oggi dai locali e dagli armeni Artsakh), una regione tuttora contesa tra Armenia e Azerbaijan, ma che è di fatto un’estensione dell’Armenia e custodisce tesori come il monastero di Dadivank e il sito archeologico di Tigranakert, fino alla stessa capitale Step’anakert.

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Alla SIOI, a Piazza Venezia, “Lectio magistralis” del ministro degli esteri armeno, Nalbandian (Paeseroma.it 13.06.17)

Presso la sede della SIOI, in Piazza Venezia, introdotta dal Presidente, Franco Frattini, s ‘è  tenuta la “Lectio magistralis” del ministro degli Esteri della Repubblica armena, Edward Nalbandian, sul tema “La politica estera dell’ Armenia” . “L’ Armenia”, ha ricordato il presidente Frattini, “ che esattamente 25 anni fa, nel 1992, allacciava relazioni diplomatiche con l’Italia, un anno dopo la sua indipendenza dall’ “Impero” sovietico,  è l’unico Paese membro della Comunità Euroasiatica (l’ organizzazione fondata nel 2000 da  Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia e Tagikistan, N.d.R.)  che, al tempo stesso, ha precisi rapporti con l’ Unione Europea.”. “Le relazioni tra il nostro Paese e l’ Italia – ha ricordato Nalbandian – hanno lontane radici storiche, risalenti addirittura ai tempi delle Repubbliche marinare di Venezia e Genova: e investono oggi i campi piu’ vari, economico, accademico, culturale e anche militare ( i due Paesi, infatti, hanno  da tempo in corso varie joint-ventures, e partecipano a varie missioni internazionali di pace, come anzitutto in Libano e in Afghanistan). Specialmente il partenariato economico in programma per novembre prossimo sarà un’occasione importante per approfondire le possibilità di cooperazione tra Armenia, Italia e d Europa tutta”.

“ Abbiano buoni rapporti , poi, con vari Paesi limitrofi”, ha proseguito il ministro, “come Russia, Georgia, Iran; ma, com’è noto, nessun rapporto con la Turchia, a causa della grave, pesante eredità del “Medz Yeghern” ( il massacro degli armeni del “1915 e dintorni”, per il quale, tuttora, la Turchia di Erdogan non vuol sentir parlare di genocidio programmato, N.d.R.)”. Mentre col vicino Azerbaigian, permane la tensione legata alla questione irrisolta del Nagorno-Karabak, l’ “enclave armena” in territorio azero che, ha ricordato il ministro, “non è mai stata veramente parte dell’ Azerbaigian”, ed anzi, negli utimi anni,  ha proclamato unilateralmente la sua indipendenza. ”Da anni – ha ricordato Nalbandian – proseguono negoziati , purtropo senza frutto a causa dell’intransigenza azera; è tempo che la comunità internazionale si pronunci chiaramente contro quest’ intransigenza a priori, che paralizza tutta la situazione. Basti pensare che un accordo tra Armenia e Azebaigian per il Nagorno fu effettivamente raggiunto, nel 1994: ma dal ’97, la sua attuazione pratica, monitorata dall’apposito gruppo di Minsk dell’ OSCE ( di cui fan parte anche Russia e USA) s’è inesorabilmente incagliata”.

Fabrizio Federici

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L’Armenia alla Festa dei Popoli di Chieti (Chieti.chiesacattolica.it 11.06.17)

Domenica 11 giugno si terrà a Chieti, presso la Villa comunale, la Festa dei Popoli. Iniziativa promossa e organizzata dalla Caritas diocesana dell’Arcidiocesi Chieti- Vasto, con il patrocinio del comune di Chieti, la prefettura di Chieti e in collaborazione con diverse associazioni.
In un clima di armonia ed accoglienza, quest’anno la Caritas Diocesana propone come tema di riflessione il mondo inteso come un’unica famiglia umana: “Nel volto del mondo un’unica famiglia…. insieme, prigionieri solo della speranza” in compagnia del presentatore Emanuele La Plebe Cellini.
Tante le attività organizzate: alle ore 10 il sindaco Umberto Di Primio darà inizio alla manifestazione, insieme all’assessore alle Politiche sociali Emilia De Matteo e al direttore Caritas don Luca Corazzari e i suoi collaboratori don Guido Carafa e don Pietro Di Crescenzo.
A seguire l’apertura degli stand ed accoglienza dei visitatori e tra sfilata del mondo, poesie, canti e balli ci saranno due importanti momenti di riflessione, uno iniziale, sulla famiglia, a cura della Comunità papa Giovanni XXIII, e uno conclusivo, a cura di Lilit Khlopuzyan e del CSV di Chieti “Armenia: La storia di un tesoro senza tempo. Mai più in silenzio”.
I visitatori sono invitati a degustare i piatti tipici delle varie culture attraverso gli “assaggi del mondo”.
Nel pomeriggio molte le attività dedicate ai bambini, tra le quali laboratori interculturali di percussioni africane (a cura dell’associazione Boabab), le treccine senegalesi (a cura della comunità senegalese), la Danza orientale (a cura dell’insegnante Mariana Dan), laboratori con la lana (a cura dell’associazione Camminando Insieme), calcio (a cura della squadra Polisportiva Stadium solidarietà e accoglienza), laboratorio creativo di arte manuale (a cura dell’associazione Tutti insieme si può), laboratorio Immagine-arte (a cura della comunità colombiana), giocoleria e clownterapia (a cura dell’associazione La compagnia del sorriso), il laboratorio di riciclo creativo ( a cura dell’associazione Riciclando insieme), pittura (a cura dell’associazione musicale culturale Coro polifonico Santa Maria d’Arabona).
Alle ore 16.30 ci sarà la grande preghiera interreligiosa presieduta da mons. Bruno Forte e con la partecipazione dei rappresentanti delle varie religioni presenti all’evento.

ARMENIA: Pronto un nuovo accordo di associazione con l’Unione Europea (Eastjournal.it 08.06.17)

Sono passati quasi quattro anni da quando, nel settembre 2013, il presidente armeno Serzh Sargsyan annunciò, durante un colloquio con Vladimir Putin, di essere pronto a fare entrare il suo paese nell’Unione doganale eurasiatica, nonché a contribuire alla formazione di uno spazio economico comune nella stessa regione eurasiatica (l’UEE, fondata poi nel 2015).

Dichiarando di volere aderire all’Unione doganale, di cui facevano già parte Russia, Bielorussia e Kazakistan, Sargsyan fece saltare la firma dell’Accordo di associazione con l’Unione Europea, prevista nel corso del summit del Partenariato Orientale organizzato due mesi più tardi a Vilnius. Questo episodio sancì di fatto la momentanea interruzione del processo d’integrazione europea del paese caucasico, poiché, come ricordò all’epoca il ministro degli Esteri lituano Linas Linkevičius, l’imminente adesione dell’Armenia all’Unione doganale eurasiatica rese di fatto impossibile la creazione di una zona di libero scambio con Bruxelles, prevista invece dall’Accordo di associazione.

Sargsyan, nonostante tutto, dichiarò che tale scelta, definita razionale e basata sugli interessi nazionali, non rappresentava un rifiuto al dialogo con le istituzioni europee, e che l’Armenia aveva comunque intenzione di proseguire, per quanto possibile, il processo di avvicinamento all’Unione Europea.

Così, dopo diversi sforzi, nel dicembre 2015 le due parti riuscirono a riaprire i negoziati per un nuovo accordo. Nel corso di un incontro tra il ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian e l’Alto rappresentante dell’Unione Federica Mogherini, vennero individuati quattro punti principali su cui lavorare: cooperazione politica ed economica, rafforzamento del settore energetico, ambientale e dei trasporti, sviluppo di nuove opportunità per il commercio e gli investimenti e aumento della mobilità a beneficio dei cittadini.

Dopo poco più di un anno di trattative, il 24 febbraio 2017 Tigran Sargsyan, presidente della Commissione Economica Eurasiatica, affermò che un nuovo accordo di associazione con l’UE sarebbe stato definito a breve. Tre giorni dopo infatti, durante una sua visita a Bruxelles, il presidente armeno Serzh Sargsyan annunciò la conclusione dei negoziati con l’UE riguardo al nuovo accordo, finalizzato a stringere i legami politici ed economici tra le due parti.

L’accordo, meno ambizioso di quello che Yerevan avrebbe dovuto firmare nel 2013, contiene comunque diverse disposizioni riprese dal vecchio testo, anche se, per forza di cose, non prevede l’istituzione di una zona di libero scambio con l’Unione Europea, data appunto l’adesione dell’Armenia, nel 2015, all’Unione Economica Eurasiatica.

In attesa della firma definitiva dell’accordo, una delegazione del Comitato per gli Affari Esteri dell’UE, guidata da David McAllister, si è recentemente recata a Yerevan per fare il punto della situazione. Al termine della visita istituzionale, la delegazione si è detta entusiasta per la finalizzazione del nuovo accordo, augurandosi che esso servirà a porre le basi per il rafforzamento delle relazioni tra le due parti e ad aprire nuove prospettive di cooperazione e sviluppo.

McAllister ha poi aggiunto che il Parlamento europeo è pronto a sostenere Yerevan in questo percorso, ammirando la volontà del paese caucasico di riprendere il processo di integrazione europea nonostante il precendete ingresso nell’Unione eurasiatica.

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ISS: al via collaborazione Italia-Armenia con donazione farmaci plasmaderivati (Mainfatti.it 08.06.17)

Inizierà con una donazione di farmaci plasmaderivati ai pazienti armeni la collaborazione tra il Centro Nazionale Sangue e il Centro Ematologico prof. R. H. Yeolyan del Ministero della Salute della Repubblica di Armenia. I due centri hanno siglato un memorandum di intesa durante il primo meeting della Commissione Intergovernativa per la Cooperazione economica tra i due paesi nella sede del Ministero degli Esteri (il 7 giugno, ndr)”, annuncia in una nota l’Istituto Superiore di Sanità. “Il memorandum, della durata di cinque anni, è stato siglato da Giancarlo Maria Liumbruno, Direttore del Centro Nazionale Sangue, e da Smbat Daghbashyan del centro ematologico armeno, e prevede la collaborazione per il raggiungimento di una serie di obiettivi, dallo sviluppo di standard per un uso ottimale dei componenti del sangue (Patient Blood Management) in Armenia all’introduzione nel paese di un sistema per la raccolta di sangue e componenti da donatori volontari sul modello italiano” prosegue l’ente del Servizio Sanitario Nazionale. Dall’ISS si illustra in conclusione: “Sono previsti anche progetti di ricerca comuni e lo scambio di informazioni attraverso seminari e visite reciproche degli specialisti coinvolti sul campo, grazie al supporto delle società scientifiche interessate e delle associazioni e federazioni di donatori. L’accordo si inserisce nelle attività del Memorandum di Cooperazione per la collaborazione nel campo della salute e delle scienze mediche siglato tra il ministero della Salute della Repubblica di Armenia e il ministero della Salute della Repubblica Italiana il 2 aprile 1997. Questa collaborazione tra i due paesi è molto importante – ha sottolineato Daghbashyan – e siamo molto grati al Cns per l’opportunità di condividere le esperienze, che ci permetterà di aumentare il numero di donatori nel nostro paese. Con la sigla dell’accordo verranno donate 790mila unità di fattori di coagulazione che saranno utilizzate per i pazienti armeni con emofilia. I farmaci plasmaderivati, in eccedenza rispetto al fabbisogno regionale e nazionale, sono stati messi a disposizione dal sistema sangue della Regione Lombardia. La donazione, resa possibile dalla collaborazione tecnica dell’azienda Kedrion, si inserisce nel contesto dell’Accordo Stato Regioni del 7 febbraio 2013 per la promozione ed attuazione di accordi di collaborazione per l’esportazione di prodotti plasmaderivati ai fini umanitari. Iniziative come quelle previste dal memorandum – ha sottolineato Liumbruno – possono servire ad assicurare una risposta efficace alle necessità terapeutiche di quei pazienti che altrimenti, in caso di bisogno, non avrebbero adeguato accesso alle cure.”

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Cooperazione Italia-Armenia: Alfano incontra Nalbandian (Notiziegeopolitiche.net 07.06.17)

ROMA. Si è svolto oggi l’incontro tra il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano e la controparte armena Edward Nalbandian, incentrato sulla cooperazione culturale ed economica e sul rafforzamento delle relazioni bilaterali tra le due parti.
Durante la conferenza stampa a seguito dell’incontro Alfano ha ribadito gli stretti legami esistenti tra Italia ed Armenia nel campo culturale e diplomatico ricordando sia l’ultima visita italiana effettuata a Erevan lo scorso anno dell’allora ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nella quale era statofirmato un accordo per la creazione di un centro regionale per la conservazione del patrimonio storico, artistico e architettonico armeno, sia l’anniversario della celebrazione dei 25 anni di relazioni italo-armene avvenuta proprio questo anno.
Oltre al campo culturale e diplomatico, Alfano ha voluto sottolineare la necessità ed importanza di migliorare le relazioni sul piano economico e commerciale essendo lo Stato armeno un target dell’Italia perché collegato ad un mercato maggiore come quello dell’Unione Economica Euroasiatica e con prospettive future interessanti verso altri mercati come quello iraniano o quello dei paesi mediorientali.
Il ministro italiano ha auspicato che “da questa occasione nascano nuove opportunità di cooperazione economica, perché al momento ci sono tutte le condizioni per un salto di qualità”. Salto di qualità che vede l’attenzione italiana sui settori infrastrutture, servizi, turismo, energia e cultura definiti come quelli con le maggiori potenzialità.
Nalbandian, oltre ad evidenziare l’importanza della cooperazione italo-armena nel campo culturale e le radici storiche che legano i due paesi, ha voluto porre l’attenzione sulla cooperazione tra Erevan e l’Unione Europea definendola fondamentale e dichiarando di essere “ansioso di firmare questo autunno un accordo di partenariato per un dialogo politico ed una cooperazione attiva”.
Il ministro armeno ha espresso apprezzamento in merito alla posizione dell’Italia di supporto degli sforzi del Gruppo di Minsk per la risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh, per il rispetto dei tre principi del diritto internazionale, ossia quello del non utilizzo della forza o della minaccia di uso della forza, dell’integrità territoriale e degli eguali diritti, e di autodeterminazione delle persone, nonché la creazione del meccanismo di indagine sulle violazioni del cessate il fuoco e sull’espansione della squadra del rappresentante personale del presidente in carica.
Entrambi i ministri hanno definito come un successo essenziale la prima sessione della Commissione Intergovernativa Armenia-Italia che si è tenuta sempre oggi e che potrebbe dare un nuovo input alla cooperazione tra i due paesi. Nel panorama della sicurezza internazionale, sia Alfano che Nalbandian hanno ricordato la partecipazione dell’Armenia insieme al contingente italiano nella operazione di peacekeeping in Libano sotto la guida delle Nazioni Unite (UNIFIL).
Il meeting tra i due ministri è stato il preambolo di una giornata all’insegna della cooperazione italo-armena che ha visto l’organizzazione presso la Farnesina della Country Presentation “New opportunities, ancient routes: Armenia as a gateway to Eurasian and Iranian markeg” alla quale hanno partecipato, come ricordato dallo stesso Alfano durante la conferenza stampa, circa 250 operatori economici e che ha visto la firma del Memorandum of Understanding (MoU) tra l’Agenzia ICE per la promozione all’estero e la Development Foundation of Armenia (DFA) alla presenza del sottosegretario al ministero degli affari esteri Benedetto Della Vedova e del ministro degli esteri armeno Nalbandian.
La visita di Nalbandian si è poi conclusa presso la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale (SIOI) dove ha tenuto una lectio magistralis dal titolo “La politica estera dell’Armenia” alla presenza degli studenti e della stampa seguita poi da un dibattito incentrato principalmente sul conflitto del Nagorno-Karabakh e sulle possibili dinamiche future per favorire il processo di pace.

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Alfano: mercato armeno è di interesse strategico (Askanews)

Roma, 7 giu. (askanews) – “Per l’Italia il mercato armeno riveste un interesse strategico, specialmente alla luce della rapida crescita del ceto medio, dei consumi e della sua appartenenza all’Unione euroasiatica che apre la porta ad oltre 170 milioni di potenziali consumatori”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, alla conferenza congiunta con il collega armeno Edward Nalbandian in occasione della prima riunione della commissione italo-armena sulla cooperazione economica, tuttora in corso alla Farnesina.

“La nostra aspettativa è che da questa occasione nascano nuove opportunità e collaborazioni economiche perché ci sono le condizioni di fare un salto di qualità con una delegazione così importante”, ha spiegato il ministro. Alfano ha voluto ribadire l’intenzione di dare una risposta “tangibile al fortissimo interesse che si è generato da parte delle nostre imprese verso il mercato armeno. A tal punto – ha sottolineato il ministro – che 250 operatori economici italiani prendono oggi parte alla “Country Presentation” sull’Armenia organizzata oggi al ministero degli Esteri


Roma, 07 giu 16:00 – (Agenzia Nova) – L’Armenia è un paese che offre enormi potenzialità in termini economici e commerciali, soprattutto in ragione della sua vicinanza a grandi mercati come quello russo o iraniano. Lo ha detto il ministro degli affari esteri dell’Armenia, Edward Nalbandian, parlando in occasione della country presentation dedicata all’Armenia, tenuta oggi alla Farnesina. L’Italia e l’Armenia, ha detto il ministro, “hanno antiche tradizioni commerciali”. Negli ultimi 25 anni “c’è stata un’intensificazione degli scambi, che ha riguardato diversi settori”, ma c’è ancora un grande potenziale da sviluppare. “L’Armenia è pronta”, ha detto il ministro, sottolineando l’importante ruolo giocato dalla comunità all’estero che “ha avvicinato il paese ai mercati europei e i mercati europei alla realtà armena”. Molte, ha proseguito il ministro, sono state le riforme adottate dal governo di Erevan “per rendere l’Armenia un paese ideale per gli investimenti”, in particolare nel settore fiscale. Queste riforme hanno consentito al paese di avanzare di cinque posizioni della classifica della Banca mondiale Doing business 2017, posizionandosi al 38mo posto e di rientrare nei primi 20 paesi nell’ultimo Indice sulla libertà economica. Tra i diversi settori di investimento il ministro ha citato quelli energetico e agricolo e, non ultimo, il turismo, “considerata l’importante eredità culturale dell’Armenia”. (Cas)


Italia-Armenia, Alfano: “Mercato armeno è di interesse strategico” (Infooggi)

ROMA, 7 GIUGNO“Di interesse strategico”, così il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha definito il mercato armeno per l’Italia, al termine di un incontro con il proprio omologo di Yerevan, Edward Nalbandian.

“Italia e Armenia intendono sviluppare ulteriormente i rapporti economici, anche alla luce del dinamismo dell’economia armena” ha dichiarato il capo della Farnesina, che ha poi sottolineato come si tratti di un’opportunità per “dare una risposta tangibile all’interesse delle nostre imprese verso il mercato armeno”.

Alfano ha inoltre ricordato che il 2017 è l’anno del venticinquesimo anniversario dello stabilimento dei rapporti diplomatici tra i due Paesi. Rapporti, ha rimarcato il ministro degli Esteri, che “poggiano su secoli di affinità”.

“La mia aspettativa” ha proseguito Alfano, “è che da questa occasione nascano nuove opportunità di cooperazione economica, perché al momento ci sono tutte le condizioni per un salto di qualità”. Infrastrutture, servizi, turismo, energia e cultura, questi i settori con le maggiori potenzialità.

Il ministro degli Esteri Armeno ha infine ricordato come la cooperazione tra Yerevan e l’Unione Europea sia fondamentale, definendosi “ansioso di firmare questo autunno un accordo di partenariato, per un dialogo politico ed una cooperazione attiva”.

Paolo Fernandes

Foto: ilfattoquotidiano.it


Oggi 07 giugno 2017 si è tenuto a Roma al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale presso la Farnesia un importante incontro Country Presentation Armenia: Gateway to Eurasian and Iranian Markets alla presenza del Sottosegretario agli Affari Esteri, Benedetto Della Vedova e del Ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Armenia, Edward Nalbandian.

L’iniziativa è stata organizzata dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica d’Armenia, la Development Foundation of Armenia e l’Ambasciata armena a Roma. La giornata è stata una importante occasione per illustrare alle aziende del territorio italiano le prospettive di collaborazione e di investimento in vari settori ed in particolare: agroindustria – infrastrutture (energia, IT, trasporti) – macchinari (per il tessile e l’agroindustria).

Grazie al complesso delle politiche macroeconomiche, legali e fiscali cui il Governo ha dato corso negli ultimi anni, l’Armenia offre alle aziende straniere un ambiente di business estremamente favorevole.  Grazie dunque alle sue caratteristiche geopolitiche ed economiche, il Paese rappresenta la porta ideale per l’accesso al mercato euroasiatico e iraniano e vanta uno dei regimi di investimento più aperti della regione.

L’Armenia è stata rappresentata da una delegazione istituzionale guidata dal Ministro degli Affari Esteri, composta dal Vice Ministro dello Sviluppo Economico e degli Investimenti, dal Vice Ministro dell’Agricoltura, dal Vice Ministro delle Infrastrutture energetiche e Risorse Naturali e dal Vice Ministro dei Trasporti, delle Telecomunicazioni e IT.

All’evento era presente una importante delegazione dell’UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti) diocesana guidata dal neo presidente Moreno Di Legge e dal Segretario Gianluca Grossi.

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Anche in Italia avanza il riconoscimento del genocidio dei Greci del Ponto (Il Messaggero 07.06.17)

Città del Vaticano «Anche l’Italia deve riconoscere il genocidio dei greci del Ponto». Una giornalista, nipote di una sopravvissuta, autrice di un romanzo storico, «La ragazza del Mar Nero» – che racconta la storia della nonna, Eratò, sopravvissuta al genocidio dei greci del Ponto, sterminati dai turchi tra il 1915 e il 1923, per un totale di 353 mila morti su 700 mila – si fa portavoce di una battaglia di giustizia. Maria Tatsos ripercorre le vicende familiari per dare voce a un capitolo storico rimasto silente ai più, imprigionato dalla realpolitik europea e turca. Si tratta di uno sterminio finito nel dimenticatoio per motivi diplomatici, per non compromettere equilibri politici. Il tema riaffiora dopo un secolo in un momento in cui Papa Francesco e il Patriarca ecumenico ortodosso Bartolomeo sono particolarmente vicini, portano avanti cause comuni, si battono per i profughi, per la cura dell’ambiente, affrontano viaggi assieme sono appena stati in Egitto insieme a sostegno della comunità copta perseguitata. Maria Tatsos fa notare che il genocidio si collega al tema della convivenza con chi è diverso, una questione di enorme attualità anche oggi in Europa: «allora i greci del Ponto furono colpiti perché cristiani, oggi c’è chi vorrebbe cacciare i musulmani dall’Europa».

In questi ultimi anni il numero dei riconoscimenti internazionali del genocidio dei greci del Ponto è in crescita.

In Italia non ci sono associazioni di greci del Ponto, ma singole persone sparse, nipoti di sopravvissuti, impossibili da quantificare. Le associazioni esistono dove la diaspora del Ponto ha avuto maggiore concentrazione, per esempio la Germania (zona di Stoccarda e Baden Wuerttemberg), Canada, Usa, Australia. Oltre che in Grecia, dove sono numerosissime e molto attive le associazioni nel preservare la memoria della lingua (il dialetto del Ponto di certe zone è vicinissimo al greco antico), delle tradizioni (musica, ballo, teatro) e della storia.

Del genocidio dei greci del Ponto in Grecia si è iniziato a parlare apertamente solo dagli anni Ottanta, dopo sessant’anni di silenzio. Perché? Dopo il 1923, il primo ministro greco Eleftherios Venizelos, amico di Mustafà Kemal, decise di fare prevalere la realpolitk, mettendo una pietra sopra a quanto era avvenuto. Poi arrivò la Seconda Guerra Mondiale seguita dalla guerra civile, con la Turchia che si trovò alleata della Grecia in funzione antisovietica. Solo con il ritorno della democrazia, i greci del Ponto poterono raccontare liberamente la loro tragedia agli altri connazionali, parlando finalmente anche dei loro luoghi d’origine, di un capitolo di storia brutalmente stroncato dai Giovani Turchi e poi da Kemal.

Il genocidio in questione è stato riconosciuto dalla IAGS – International Association of Genocide Scholars nel 2007. La Turchia però rifiuta di riconoscerlo, esattamente come non riconosce nemmeno il genocidio degli armeni. Per la storiografia turca, si tratta di vittime legate alla guerra. Peccato che dal 1915 fino al 1923 i greci del Ponto siano stati sradicati su base etnica e religiosa. Assassinati e deportati. Erano cristiani, considerati potenziali nemici e traditori, malgrado da secoli avessero dimostrato di essere ubbidienti sudditi ottomani. Qualche velleità indipendentista c’era stata, ma solo da parte di alcuni politici. La gente comune non stava organizzando la secessione del Ponto dall’Impero ottomano, tanto da giustificare il genocidio come vendetta. Tra le motivazioni dell’azione turca di sterminio, ci furono anche cause economiche: i greci del Ponto godevano di un discreto benessere; avevano scuole, associazioni, giornali, banche, attività economiche. A qualcuno faceva gola mettere le mani sui loro beni (esattamente come accadde per gli armeni).

Finora il genocidio dei greci del Ponto è stato riconosciuto da Cipro (dal 19 maggio 1994); dal Parlamento della Grecia (che ha istituito la giornata della memoria il 24 febbraio 1994); dalla Svezia (2010); dalla Armenia (2015); dalla Olanda (2015), Australia, Canada. E poi le città di New York, e gli stati americani del New Jersey, Columbia, South Carolina, Pennsylvania, Florida, Cleveland, Georgia, Rhode Island, Indiana, South Dakota, West Virginia.

Lo scorso anno, quando il Parlamento tedesco ha riconosciuto il genocidio degli armeni, fuori dal Bundestag c’erano bandiere armene e greche insieme. Il riconoscimento riguardava armeni e altre minoranze cristiane (greci del Ponto, assiri).

Il genocidio non fu solo umano, ma anche culturale. La Turchia distrusse chiese (spesso utilizzate successivamente come moschee), monumenti, cimiteri. Il nuovo stato, benché laico, doveva essere unito nella fede islamica. Per le minoranze, non c’era più spazio.

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