Armenia: centinaia per morte oppositore (Ansa 17.03.17)

Centinaia di manifestanti sono scesi in piazza oggi a Erevan, capitale dell’Armenia, per denunciare la morte in carcere di un attivista dell’opposizione.
Secondo testimoni circa mille persone hanno invaso le strade per il secondo giorno consecutivo criticando il governo e chiedendo l’apertura di un’inchiesta imparziale sulla morte del 49enne Artur Sarkisyan. L’uomo aveva cominciato il mese scorso lo sciopero della fame per protestare contro la sua carcerazione ed è morto d’infarto ieri.
Sarkysian era stato arrestato l’anno scorso con l’accusa di fiancheggiare il terrorismo: aveva infatti portato da mangiare a miliziani catturati dopo aver attaccato una stazione di polizia a Erevan.

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Turchia-Armenia: ministro Esteri russo Lavrov, pronti ad assistere eventuali negoziati fra Ankara ed Erevan (Agenzianova 16.03.17)

Mosca, 16 mar 11:46 – (Agenzia Nova) – La Russia è pronta ad assistere Armenia e Turchia nell’ambito di eventuali negoziati diplomatici bilaterali. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista alla rivista bimestrale “Regional Post”, dedicata all’area del Caucaso. “Quando Erevan e Ankara decideranno di sedersi al tavolo negoziale, Mosca sarà pronta ad assicurare la massima collaborazione”, ha spiegato Lavrov. Il ministro russo si è detto convinto della capacità dei paesi vicini di risolvere le questioni ancora aperte, sottolineando come Mosca accoglierebbe con favore l’apertura del confine fra la Turchia e l’Armenia, quale membro dell’Unione economica eurasiatica (Uee). “Saremmo estremamente felici se la parte turco-armena delle frontiere esterne dell’Uee fosse aperta al libero movimento di persone, beni e servizi”, ha spiegato Lavrov. (Rum)

ARMENIA: L’UE combatte la corruzione in vista delle elezioni di aprile (Eastjournal 15.03.17)

Lo scorso 5 febbraio la delegazione dell’UE in Armenia e il Consiglio d’Europa hanno dato vita a un progetto congiunto, volto a garantire assistenza elettorale al paese, in particolare in vista delle elezioni parlamentari del prossimo aprile. Con l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale, l’ambasciatore dell’UE a Yerevan, Piotr A. Świtalski, ha espresso l’intenzione di fare del 2017 l’anno del “passo avanti” nella lotta alla corruzione in Armenia. Già nel febbraio dello scorso anno, Świtalski aveva sottolineato l’importanza di restaurare la fiducia della popolazione armena nel sistema politico della nazione, anche facendo leva sul nuovo codice elettorale.

La supervisione del processo elettorale in Armenia ha come scopo quello di incrementare la credibilità della commissione centrale in vista delle elezioni, formando al tempo stesso le squadre di osservatori interni. A tal proposito, il 12 febbraio la delegazione ha partecipato alla verifica della nuova tecnologia per l’autenticazione dei votanti alle elezioni regionali di Semyonovka.

Fermare il flusso della corruzione

Intanto, la società civile armena pare reagire positivamente agli stimoli, e lo stesso governo ha promosso alcuni emendamenti anti-corruzione. Il 1 febbraio la delegazione dell’UE in Armenia ha dato il via alla campagna “Stop the Flow of Corruption”, rinnovando alcuni dei passati obiettivi e ponendone di nuovi. La lotta alla corruzione politica resta una delle priorità della delegazione, assieme alla frode elettorale e al clientelismo.

Secondo Świtalski, è importante che si diffonda un sentimento di intolleranza tra la popolazione. È certo fondamentale che il prossimo parlamento armeno dia la priorità alla lotta alla corruzione, ma non basta: il problema deve essere compreso estensivamente, attraverso l’uso di strumenti informativi accessibili a tutti.

Karen Zadoyan, presidente dell’Associazione degli avvocati armeni, ha elaborato un elenco di punti-chiave per combattere la corruzione. Tra di essi figura la criminalizzazione dell’arricchimento illecito, per la quale esiste già un progetto di legge, che diverrà effettivo il 1 luglio. Anche Zadoyan, del resto, sottolinea l’importanza della partecipazione diffusa alla lotta contro la corruzione, auspicando la nascita di una piattaforma digitale che permetta ai cittadini stessi di denunciare i singoli episodi.

Cultura e tecnologia contro la corruzione

Il 27 gennaio, l’Impact Hub di Yerevan ha ufficializzato il lancio della campagna “L’Arte della (anti) corruzione”. Il progetto nasce dalla partnership con l’UE, e pone come obiettivo quello di demolire il senso di inevitabilità che molti armeni associano al concetto di corruzione. L’ambasciatore Świtalski ha evidenziato infatti che il fenomeno, pur riguardando in primis la sfera politica, è in realtà radicato nella mentalità comune. La campagna pone pertanto il focus sull’aspetto culturale, stimolando la diffusione di messaggi anti-corruzione in diverse forme: video, scritti e rappresentazioni teatrali.

L’azione europea in Armenia prevede anche il finanziamento di una tecnologia innovativa, elaborata in collaborazione con il Tumo Center per le tecnologie creative di Yerevan. Il progetto prevede lo sviluppo di un gioco online ambientato in una città oppressa dalla corruzione. L’obiettivo del gamer sarà quello di trovare soluzione alle problematiche del mondo virtuale, simili a quelle reali: corruzione, abuso di potere e di risorse, e così via.

Inoltre, il 17 febbraio, Świtalski ha annunciato che l’UE sovvenzionerà una campagna da 1 milione di euro per la promozione di settori creativi nella regione di Shirak, nella convinzione che la cultura e le nuove tecnologie possano stimolare lo sviluppo economico e sociale del paese.

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Mosca: Colloqui russo armeni (Agenparl 15.03.17)

Presidente della Russia Vladimir Putin : Sig Sargsyan, Signore e Signori,

Come è tradizione, i miei colloqui con il presidente dell’Armenia sono state costruttive e business-like. Abbiamo discusso gli aspetti chiave della nostra cooperazione bilaterale e scambiato opinioni sulle agende internazionali e regionali.

Abbiamo tenuto colloqui con i capi dei ministeri e delle agenzie, e con i membri della comunità di business, durante i quali abbiamo discusso in dettaglio le statali e sviluppo in corso le prospettive della nostra cooperazione bilaterale multiforme.

Vorrei sottolineare che la visita del presidente Sargsyan a Mosca si svolge in un momento importante nella vita politica dell’Armenia. Il paese sta completando una riforma costituzionale che stabilirà una repubblica parlamentare, ed è presto per tenere elezioni parlamentari. So che le autorità armene e lei personalmente, il sig Sargsyan, stanno facendo grandi sforzi per garantire che la campagna elettorale, il voto, e il processo di conteggio dei voti sarà libero e democratico. Vi auguro ogni successo in questo. La Russia vuole veramente un Armenia stabile, indipendente e in via di sviluppo in modo dinamico.

I rapporti dei nostri paesi sono quelli degli alleati veri. Presto, il 3 aprile, segnerà una data importante – il 25 ° anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche. Russia e l’Armenia sinceramente cercano di rafforzare la loro cooperazione reciprocamente vantaggiosa e tutto tondo partenariato strategico.

Abbiamo un intenso dialogo politico. I nostri governi hanno contatti attivi e lavorare insieme, come fanno i nostri ministeri degli esteri e dei consigli di sicurezza. I nostri ministeri hanno anche stabilito stretti legami di lavoro, ed i nostri scambi parlamentari sono in espansione.

La Russia è il primo partner economico dell’Armenia. Il nostro commercio bilaterale è aumentato del 6 per cento l’anno scorso. Pensiamo che questo sia un vero successo, data la situazione economica globale instabile. Ora stiamo esaminando la possibilità di effettuare transazioni reciproche in moneta nazionale, al fine di continuare ad espandere e diversificare il nostro mestiere.

investimenti russi nell’economia Armenia arriva a più di $ 3 miliardi. Intorno al 2000 le società con capitale russa operano oggi in Armenia. La nostra cooperazione settore energetico si sta sviluppando rapidamente. La Russia è il più grande fornitore di gas naturale in Armenia, che fornisce il 100 per cento del gas dell’Armenia. Gazprom ha contribuito a ricostruire la quinta unità di potenza della centrale elettrica termica Razdan e ha portato la sua capacità fino a 480 megawatt. Rosatom sta modernizzando centrale nucleare armena.

La nostra cooperazione nel settore minerario sta sviluppando con successo. società russa Polimetall sta sviluppando campi d’oro in Armenia, e Rusal ha investito $ 120 milioni in una venture di produzione di alluminio in comune.

La Russia sta aiutando a sviluppare le infrastrutture di trasporto dell’Armenia. Russian Railways sta portando avanti un programma su vasta scala per modernizzare la rete ferroviaria, con un investimento di $ 500 milioni.

regioni Armenia hanno stabilito legami di partnership solide con più di 70 regioni russe. Il quinto russo-armeno interregionale Forum ha avuto luogo a Erevan lo scorso ottobre. Speriamo che i legami bilaterali ottenere una spinta dal programma di cooperazione interregionale che è stato firmato il 24 gennaio e viene eseguito a partire dal 2016 fino al 2021.

Contatti tra le persone e, scientifici e di educazione culturale sono particolarmente importanti per i nostri paesi. Circa 5.500 cittadini armeni stanno studiando nelle università russe, oltre 1.500 dei quali a spese del governo russo. L’anno scorso, come parte della nostra cooperazione culturale e umanitario, i due paesi svolta con successo giorni reciproca della cultura.

Premere dichiarazioni seguenti colloqui russo-armeno.  Presidente dell'Armenia Serzh Sargsyan.

Premere dichiarazioni seguenti colloqui russo-armeno. Presidente dell’Armenia Serzh Sargsyan.

Abbiamo notato le nostre posizioni comuni o simili nel nostro scambio di opinioni sulle attuali questioni internazionali e regionali. I nostri paesi cercano di coordinare la loro azione in sede ONU. Collaboriamo con successo nel portare avanti il processo di integrazione all’interno dell’Unione Economica Eurasiatica e la CSI, e stiamo sviluppando la nostra cooperazione costruttiva all’interno della CSTO. Siamo grati ai nostri amici armeni per la loro cooperazione in questo settore molto importante. Nel mese di ottobre 2016, e nel febbraio di quest’anno, russi aerei dell’aeronautica consegnati aiuti umanitari dall’Armenia alla Siria.

Abbiamo discusso la situazione con Nagorno-Karabakh. La Russia continua a fare tutto il possibile per facilitare soluzioni reciprocamente accettabili per il conflitto sia all’interno del Gruppo di Minsk in seno all’OSCE, e in contatti diretti con Erevan e Baku.

In conclusione, vorrei ringraziare i nostri colleghi e il signor Sargsyan personalmente per un dialogo sostanziale e proficuo di oggi. Sono sicuro che gli accordi raggiunti ci aiuteranno a continuare ad approfondire il partenariato strategico tra i nostri due Paesi.

Grazie per l’attenzione.

Presidente dell’Armenia Serzh Sargsyan : Putin, Signore e Signori,

Putin ha dato un resoconto dettagliato del nostro incontro e dei suoi risultati. Vorrei dire qualche parola sui seguenti argomenti. I colloqui erano in effetti costruttivi e molto sostanziale. Come sempre, hanno avuto luogo in un clima di completa comprensione reciproca che caratterizza lo spirito di partnership di alleanza.

Ognuno dei nostri incontri è una buona occasione per analizzare e discutere l’applicazione dei contratti e progetti comuni e per delineare nuovi piani di cooperazione tra i nostri paesi.

Quest’anno è un anno anniversario per le nostre relazioni; stiamo che segna il 25 °anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra i nostri paesi. Oggi, abbiamo fatto una recensione dettagliata della strada i nostri paesi hanno viaggiato negli ultimi 25 anni.

La cooperazione bilaterale tra l’Armenia e la Russia è diventata più dinamica e guadagnato più approfondita di sostanza in questi ultimi anni. Putin e ho notato che continui sforzi congiunti per approfondire la nostra cooperazione strategica sono nell’interesse dei nostri popoli fratelli.

A seguito delle discussioni su tutta la gamma di questioni bilaterali, abbiamo affermato la nostra disponibilità a continuare gli sforzi per approfondire la cooperazione in materia di sicurezza, la politica estera, questioni militari-tecnica, il commercio e l’economia, e la sfera umanitaria, in conformità con il nostro accordo sulla Amicizia, Cooperazione e reciproca assistenza, e la Dichiarazione sulla cooperazione Alleanza tra Armenia e Russia, che guarda al futuro.

In questo contesto, vorrei sottolineare l’importanza della firma dell’accordo intergovernativo sul gruppo delle forze armate combinate dei nostri paesi hanno stabilito, e l’entrata in vigore dell’accordo sul sistema di difesa aerea regionale unificata nella sicurezza collettiva Caucaso regione. Questi documenti saranno senza dubbio contribuire a rafforzare la sicurezza nel Caucaso meridionale.

Premere dichiarazioni seguenti colloqui russo-armeno.

dichiarazioni seguenti colloqui russo-armeno.

Abbiamo discusso l’intera gamma dei nostri rapporti commerciali ed economici, con particolare attenzione alle aree quali il commercio, gli investimenti, l’energia ei trasporti. La Russia è il più grande partner commerciale dell’Armenia. Nel 2016, il commercio tra i nostri paesi è aumentato del 15 per cento entro le nostre stime. Inoltre, nel gennaio di quest’anno, abbiamo registrato un incremento molto significativo rispetto ai dati dello stesso periodo dello scorso anno.

Questa è la prova del potenziale grave che potremmo utilizzare, anche attraverso l’Unione economica eurasiatica, nell’interesse della nostra imprenditori e cittadini. Armenia, come membro attivo dell’Unione economica eurasiatica si propone di approfondire la cooperazione all’interno di questa organizzazione e di facilitare il pieno funzionamento delle sue strutture e dei meccanismi senza barriere artificiali. Vogliamo anche aumentare autorità internazionale dell’organizzazione. Totale investimenti russi nel settore reale dell’economia armena ora arriva a più di $ 4,5 miliardi. business russo è presente in tutti i settori dell’economia armena, con più di 1.400 aziende, più di 2000 se prendiamo singoli imprenditori in considerazione. L’energia nucleare, la scienza e la tecnologia avanzata sono tutti i settori che arricchiscono la gamma delle nostre relazioni bilaterali tradizionali.

Siamo pronti a dare la dovuta attenzione allo sviluppo di diversi progetti nel settore dei trasporti e dei servizi logistici. Tenendo conto posizione geografica dell’Armenia e l’appartenenza al EAEU, vediamo un grande potenziale per lo sviluppo di transito attraverso l’Armenia in Iran e il Golfo Persico.

cooperazione interregionale è uno dei più importanti della nostra interazione. Siamo fermamente fissato a incoraggiare e sostenere le regioni dei nostri paesi nel loro desiderio di sviluppare il commercio diretto, legami economici e umanitari.

Abbiamo esaminato il nostro coordinamento della politica estera all’interno delle Nazioni Unite, OSCE, EAEU, CSTO e altre organizzazioni internazionali, e esaminato diversi aspetti del lavoro dell’Unione economica eurasiatica, tra cui prospettive di sviluppo reciprocamente vantaggiosi legami con altri paesi e organizzazioni internazionali. Abbiamo notato la necessità di lavoro coerente per rendere la CSTO più efficace e per garantire l’osservazione delle norme e dei principi di documenti di base dell’organizzazione e gli obblighi che abbiamo preso su. Abbiamo anche discusso importanti questioni regionali internazionali, come la lotta al terrorismo, la situazione in Medio Oriente, e la crisi siriana. Colgo l’occasione per ringraziare la Russia per il suo aiuto nel trasporto di aiuti umanitari armeno per il popolo siriano.

Abbiamo discusso in dettaglio nella sicurezza della regione, in particolare il processo di risoluzione del Nagorno-Karabakh e creare le condizioni necessarie per il processo di negoziazione per andare avanti. Apprezziamo il contributo di Russia e gli altri co-presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE per risolvere il problema attraverso mezzi esclusivamente pacifici. Ancora una volta richiamò l’importanza di rispettare gli accordi di cessate il fuoco permanente tripartiti del 1994-1995 e la necessità di attuare gli accordi raggiunti a Vienna e St Petersburg. Condividiamo l’idea che la minaccia della forza o il suo utilizzo sono completamente inaccettabile e sarebbe un colpo al processo di pace.

Signore e signori, faremo ogni sforzo per continuare a sviluppare la nostra alleanza e collaborazione nell’interesse del ‘progresso e dei nostri popoli dei nostri paesi amicizia. Sono certo che gli accordi raggiunti oggi contribuiranno a rafforzare la cooperazione dei nostri paesi in tutti i settori in uno spirito di amicizia e di sostegno reciproco.

In conclusione, vorrei ringraziare l’onorevole Putin una volta di più. Grazie, e grazie ai nostri amici russi per l’ospitalità e per i colloqui produttivi e costruttivi. In particolare vi ringrazio per il ritorno in Armenia il lavoro del grande artista Vrubel, Demone e Angelo con Anima di Tamara , che è stato rubato da Armenia nel 1995. Grazie agli sforzi delle autorità russe, questo dipinto è stato trovato e Putin ha parlato oggi della Russia intenzione di tornare questo dipinto in Armenia.

La ringrazio molto, signor Presidente.

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Armenia: viceministro Esteri Nazarian, presto negoziati per liberalizzazione visti con Ue (Agenzianova 14.03.17)

Atene, 14 mar 11:28 – (Agenzia Nova) – L’Armenia auspica di avviare molto presto i negoziati per la liberalizzazione dei visti con l’Unione europea: lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri di Erevan, Garen Nazarian, in un’intervista rilasciata all’agenzia “Independent Balkan News Agency”. Secondo il viceministro la base del dialogo tra Armenia e Ue per la liberalizzazione dei visti è da individuare nella dichiarazione congiunta del summit di Riga sulla Eastern Partnership nel 2015, “un importante impegno bilaterale” per muoversi in questa direzione. “L’Armenia sta attuando gli accordi sui visti e sulle riammissioni in buona fede, sulla base della valutazione positiva dell’attuazione degli accordi menzionati. Speriamo di essere in grado di avviare il dialogo sui visti molto presto e contiamo sul sostegno della Grecia e degli altri partner in Europa”, ha affermato Nazarian. (Gra)

Errori, provocazioni, eurodisunioni. Cose turche (Avvenire 14.03.17)

Vittorio E. Parsi

La disunione europea rischia di esaltare il “bullismo” del sultano di Ankara. È questo il dato più evidente che emerge dalla querelle sempre più furibonda che oppone, innanzitutto, l’Olanda alla Turchia.

Il punto del contendere è noto. Da un lato il presidente turco rivendica il diritto dei suoi ministri a far campagna elettorale presso le folte comunità di emigrati turchi in Europa. La speranza è quella di raccogliere all’estero quei voti che ancora gli mancano per vincere il prossimo referendum sulla riforma costituzionale, da lui fortissimamente voluto per completare il processo di involuzione autoritaria della Repubblica turca. Dall’altro le autorità olandesi temono che questo tipo di attività possa turbare la campagna elettorale olandese, già surriscaldata proprio dai temi della forte presenza dei musulmani nella società olandese e dalle polemiche sulle loro capacità di integrarsi effettivamente. Proprio il fatto che una parte rilevante dei turchi cui intendevano rivolgersi i ministri di Erdogan possiedano anche un passaporto olandese aggiunge un ulteriore elemento di complessità a tutta la vicenda.

Esiste il legittimo timore che, proprio in virtù dei suoi contenuti islamisti e autoritari, la riforma possa concorrere ad alimentare nei cittadini turco-olandesi una cultura politica sempre più aliena rispetto ai valori di libertà e tolleranza tipica dell’Olanda. In ogni caso è concreto il rischio che il dibattito politico e il clima dello scontro elettorale si surriscaldino proprio a ridosso del voto e che la campagna elettorale olandese possa essere influenzata da quella turca. In ultima analisi gli olandesi non intendono ammettere interferenze nella propria vita politica democratica.

Da qui è derivata l’irrituale decisione di vietare il diritto di atterraggio all’aereo che doveva condurre a Rotterdam il ministro degli Esteri turco, così come quella di riaccompagnare alla frontiera tedesca la ministra della Famiglia di Ankara. Decisioni irrituale abbiamo detto: che peraltro facevano seguito all’arroganza e all’ostinazione con la questione da parte turca si è perseguita la strada della provocazione e dell’incidente diplomatico. La controprova della personale volontà turca di cercare la gazzarra a tutti i costi è nelle inaccettabili parole proferite da Erdogan, che ha definito la coraggiosa Olanda un «residuo del nazismo», dimostrando lo stesso amore per la storia di Ahmadinejad (il presidente iraniano che represse nel sangue l’onda verde) quando negava l’Olocausto.

Come ha reagito l’Europa a un attacco a uno Stato che è tra i suoi “padri fondatori”? Con imbarazzo a dir poco. Invece di sostenere la richiesta di scuse per l’inqualificabile comportamento della Turchia, ha nicchiato. Ora sia chiara una cosa. Si possono avere opinioni diverse sulla opportunità politica della decisione delle autorità olandesi. Ma nessuna defezione è possibile rispetto al principio di solidarietà di fronte alle accuse infamanti che l’Olanda ha ricevuto. Ognuno invece ha pensato al suo “particulare”: a cominciare dalla Germania di Angela Merkel che, terrorizzata dall’eventualità che Ankara denunci l’accordo blocca migranti, ha steccato l’ennesimo esame di maturità da leader della nuova Europa. Non portando a casa nulla, tra l’altro, dato che già ieri pomeriggio il governo turco faceva sapere di voler rivedere (sospendere?) Il medesimo accordo che tanto sta a cuore a Berlino.

Va benissimo la ricerca del dialogo con un vicino di peso come la Turchia. Ma questo non può e non deve significare la timidezza rispetto alle pose da macho del suo presidente. Non pago degli insulti, Erdogan è passato a minacciare di far pagare al l’Olanda un caro prezzo per l’affondo subito. Qualcosa a metà tra il bar sport e il ben più preoccupante slogan degli anni di piombo: “Pagherete caro, pagherete tutto!”. Questo è intollerabile. E non deve essere tollerato neppure in ossequio a una Realpolitik che teme di “perdere la Turchia a favore della Russia”. Se non ve ne siete ancora accorti, è già successo.

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Deir ez Zor, Siria. Un nome che dovrebbe far vergognare tutto l’Occidente (sakeritalia.it 14.03.17)

Una catastrofe umanitaria nascosta, la complicità verso una tragedia ignobile

Padre Elias Janji, prete armeno cattolico siriano sui mezzi di informazione occidentali: “I media europei ci hanno tradito, non dicono la verità”.

Deir ez Zor o Deir Ezzor, una città nel governatorato omonimo della Siria orientale, era la settima più grande città del Paese; situata a circa 450 km da Damasco, situata sulle rive del fiume Eufrate, aveva circa 215.000 residenti. La maggioranza dei suoi abitanti è formata da arabi musulmani, oltre a una forte e radicata comunità armena siriana; a Deir ez Zor convivevano tutti insieme sunniti, assiri siriaci, arabi e kurdi e cristiani.

La città era famosa sopratutto per un bellissimo antico ponte sull’Eufrate ora distrutto, e per la “Chiesa Memoriale del Genocidio Armeno”, una chiesa che ricordava il massacro di decine di migliaia di armeni, avvenuto proprio sulle rive del fiume, i quali erano sopravvissuti al genocidio turco, che ogni anno il 24 aprile ospitava migliaia di pellegrini armeni per commemorare il genocidio.

Il memoriale è stato distrutto dai terroristi di ISIS e di Al Nusra il 21 settembre 2014.

Anche il Ministro degli Esteri armeno Nalbandian ha denunciato questa distruzione e ha invitato la comunità internazionale a intervenire al fianco della Siria contro il terrorismo.

Vi era anche l’importante Museo dove erano custoditi migliaia di pezzi archeologici risalenti al tempo dell’antica Mesopotamia, anch’esso attaccato e semi distrutto; nel 2015 il governo aveva portato via molti pezzi. Oltre a due Università e un Politecnico, tutto distrutto dai terroristi.

Una città dove oltre 100.000 persone sono intrappolate da tre anni da un assedio dei terroristi dell’ISIS; oltre centomila bambini, donne, anziani senza acqua, cibo, medicine, luce, riscaldamento se non quei pochi approvvigionamenti che l’Esercito Arabo Siriano e le Forze di Difesa Nazionale riescono, mediante via aerea, a far arrivare alla popolazione periodicamente.

Quanti, in questi anni nel nostro paese o in occidente, hanno sentito levarsi voci, articoli, denunce, indignazioni, presidi per questa città martoriata da 5 anni! Una catastrofe umanitaria occultata.

Forse per i cantori dei “diritti umani”, della democrazia, dei “diritti civili”, della “pace” nostrani, queste donne, questi bambini, questi civili di Deir ez Zor, non sono esseri umani?

Forse per i nostri giornalisti “democratici” narrare e documentare la tragedia, non fa indici di ascolto bene accolti? Forse perché in questi anni oltre alla popolazione civile che ha subito orridi massacri di massa, ha avuto a sua difesa e scudo, perdendo centinaia di eroici soldati, soltanto l’EAS, le Forze di Difesa Nazionale e le milizie popolari dei villaggi.

O forse perché dovrebbero raccontare che il 17 settembre 2016 gli USA hanno fatto dei raid aerei su obiettivi ISIS, ma in realtà hanno colpito unità dell’Esercito siriano, uccidendo 62 soldati, nonostante la Russia avesse avvisato i comandi USA, che quello era un sito controllato del governo di Damasco e ferendone altre decine. Subito dopo (che casualità), l’ISIS ha attaccato l’area conquistandola e tagliando in due la città.

 

Forse bisognerebbe dire che la resistenza di questi centomila civili e dei 4000 soldati dell’EAS che li difendono è in Siria considerata leggendaria.

Non si deve dire, non si deve sapere, potrebbe far pensare troppi onesti occidentali.

 

Il primo massacro di massa in questa città era avvenuto il 14 agosto 2014, dopo che le forze locali erano riuscite a respingere e a scacciare dalla città le forze ribelli e l’ISIS.

Questo dopo una lunga battaglia, e grazie soprattutto alla Milizia sunnita Shaitat, espressione delle comunità e tribù sunnite locali, la quale nonostante forti pressioni e allettamenti economici, si era schierata senza indugi per la difesa della Siria araba e sovrana, pagando fino ad oggi un altissimo tributo di sangue. Come reazione l’ISIS crocifisse e decapitò in tre giorni circa 700 prigionieri in gran parte di Shaitat.

Oppure come il 17 gennaio 2016 quando l’ISIS ha riportato di aver ucciso oltre 400 civili in un tentativo di spezzare la resistenza di un area orientale della città, difesa dalle milizie locali di autodifesa dei cittadini e da un contingente di soldati.

La tragedia di Deir ez Zor era cominciata fin dall’inizio dell’aggressione alla Siria, quando nella città si verificarono scontri armati tra l’Esercito Arabo Siriano, polizia e gruppi del cosiddetto Esercito Libero Siriano, dell’ISIL, di Al Nusra con la presenza di mercenari stranieri.

Nel Maggio 2015 dopo una pesante offensiva con oltre 14.000 combattenti, l’ISIS prese il controllo delle aree esterne della città, lasciando solamente a trasporti aerei e di elicotteri la possibilità di rifornimenti alimentari e aiuti, oltre al controllo dell’aeroporto militare a pochi chilometri dall’abitato e presidiato da un contingente della 104° Brigata Aviotrasportata, un corpo di elite della Guardia Repubblicana guidata dal Generale druso Issam Zahreddine, un comandante leggendario dell’EAS.

La Russia, il governo siriano e il WFP hanno fornito finora via aerea centinaia di tonnellate di aiuti umanitari; nel 2016 il governo siriano è riuscito a far arrivare cibo e medicine attraverso la Croce Rossa Siriana.

La città ha un ruolo strategico, sia perché è la più ricca provincia petrolifera della Siria orientale, e perché se cadesse in mano all’ISIS unificherebbe i suoi territori iracheni con quelli siriani, e da un punto di vista militare avrebbe notevoli benefici tattici.

Attualmente la situazione militare è in una fase di intensificazione degli scontri, sia sul terreno che dal cielo. Dopo la liberazione di Palmira nei primi di marzo 2017 da parte delle forze governative, ora l’EAS insieme con le milizie popolari e le forze alleate sta dirigendo massicce forze e armamenti verso Deir ez Zor, ponendo l’obiettivo della sua liberazione come prossima tappa per la cacciata dei criminali e terroristi dal paese. Già a metà gennaio altre unità delle forze di elite della Guardia Repubblicana dell’EAS erano state trasportate con elicotteri alla guarnigione dell’aereoporto militare vicino alla città, andando a rinforzare la presenza militare governativa.

Nel frattempo la popolazione siriana della provincia di Deir ez Zor si rivolta contro i mercenari e terroristi e chiede la liberazione al Governo siriano e a Assad.

 

Il 18 gennaio 2017 nelle cittadine di al-Mayadeen e al-Ashareh, nel sudest di Deir ez Zor, la popolazione stremata dalla situazione e dall’occupazione dei terroristi e mercenari dell’ISIS e Al Nusra è scesa in piazza attaccando le sedi dei terroristi.

Innalzando bandiere della Siria araba e sovrana, cartelli e foto di Assad hanno marciato per le strade prima di essere dispersi.

Ad al-Mayadeen la gente ha anche incendiato alcuni veicoli della cosiddetta polizia speciale dell’ISIS.

Il 19 gennaio anche ad Hatleh, un villaggio vicino alla città, un gruppo guerrigliero formato da cittadini del posto, ha attaccato e ucciso 9 terroristi dopo che questi avevano decapitato alcuni civili per una rappresaglia. Dato il terrore instaurato nelle aree occupate, questi sono segnali che la situazione in prospettiva sta cambiando.

Come per Aleppo, Palmira, Maaloula e le altre aree liberate, si avvicina anche per il popolo di Deir ez Ezor e della Siria la liberazione, nonostante il silenzio vergognoso della “stampa libera” occidentale.

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A cura di Enrico Vigna, 14 marzo 2017

Russia-Armenia: presidente Sargsyan da domani a Mosca, mercoledì incontro con Putin (Agenzianova 13.03.17)

Mosca, 13 mar 10:39 – (Agenzia Nova) – Il presidente armeno Serzh Sargsyan si recherà domani in visita in Russia su invito dell’omologo Vladimir Putin. È quanto riferito dall’ufficio stampa del Cremlino, secondo cui la visita durerà due giorni. L’incontro fra i due capi di stato si terrà mercoledì e prevede un focus sulla cooperazione bilaterale a livello politico, economico-commerciale e culturale-umanitario, così come delle prospettive dello sviluppo dell’integrazione a livello eurasiatico. I due presidenti, inoltre, avranno uno scambio di vedute su alcuni dei principali problemi regionali, in particolare la risoluzione del conflitto nel Nagorno-Karabakh”, l’area contesa fra Armenia e Azerbaigian.

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Gemellaggio in musica tra Sardegna e Armenia con launeddas e duduk (Unionesarda.it 13.03.17)

Gemellaggio musicale tra Sardegna e Armenia in occasione della visita a Cagliari di Aram Ipekdjian maestro di duduk lo strumento simbolo del suo paese che nel 2005 l’Unesco ha inserito nella lista dei Patrimoni orali e immateriali dell’umanità.

Si è esibito al teatro Massimo per un concerto con la pianista di origini armene Irma Toudjian per il nuovo appuntamento con Le Salon de Musique, la rassegna organizzata dall’associazione culturale Suoni & Pause.

Aram Ipekdjian ha quindi dato vita a un incontro con lo strumento tipico del nostra patrimonio etnomusicale, le launeddas.

Ha tenuto un seminario di studio con gli allievi della scuola civica di San Sperate e della scuola di Assemini (già scuola del maestro Dionigi Burranca) guidata da Sergio Lecis.

E ha anche duettato con quest’ultimo in un brano ispirato alla nostra tradizione.

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Scrivere «governo Erdogan fascista» per il pm non è reato (Il Secolo XIX 13.03.17)

Tommaso Fregatti

Genova – In una mail di fuoco inviata nei mesi scorsi all’ambasciata di Roma aveva definito il governo turco un «regime fascista» e lo aveva accusato di «negare il genocidio degli armeni».

Ma per la Procura di Genova dietro a quelle accuse non si configura il reato di diffamazione. «Fanno parte – scrive il pm – di un diritto di critica e di opinione che si può spingere fino a toccare anche questi aspetti». Alla luce di questo, dunque, il sostituto procuratore Alberto Landolfi ha chiesto l’archiviazione per il genovese che aveva materialmente spedito il messaggio di insulti alla Turchia. L’indagine era scattata dopo la denuncia che lo stesso rappresentante diplomatico aveva presentato per conto del presidente Erdogan alla Procura di Genova, città da dove era partita la mail. L’ambasciatore nella querela aveva definito quel messaggio «oltremodo oltraggioso» per il suo Stato.

| La Turchia accusa: «Olanda nazista». L’Aja vuole le scuse |

Dopo gli accertamenti del caso, però, la Procura ha cancellato quelle accuse facendole rientrare nel normale diritto di opinione. Il magistrato ha infatti evidenziato come quello che fu definito dalla storia l’olocausto degli armeni – tra il 1915 e i 1916 l’Impero Ottomano fece uccidere e torturare più di un milione e mezzo di persone la maggior parte di religione cattolica – sia di fatto riconosciuto dalla comunità internazionale e in almeno trentacinque nazioni fra le quali gli Stati Uniti e l’Italia.

Nella richiesta di archiviazione (ora sarà al vaglio del giudice) viene anche evidenziato come in Francia esista una legge che punisce con il carcere e con una multa da 45 mila euro il negazionismo del genocidio armeno.

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