Tre nuovi alberi nel Giardino dei Giusti alla Biblioteca di san Matteo degli Armeni di Perugia (Newstuscia.it 02.03.17)

NewTuscia – PERUGIA – Il 6 marzo, Giornata Europea dei Giusti, l’Amministrazione comunale pianterà tre alberi dedicati a persone che hanno dato la vita per il bene. I nomi, proposti da Amnesty International, Associazione Libera, Associazione Vivi il Borgo, Fondazione Centro Studi Aldo Capitini, Biblioteca San Matteo degli Armeni, sono:

Danilo Dolci (1924-1997), Poeta, educatore, testimone persuaso della nonviolenza e della legalità, amico di Aldo Capitini;

Irena Sendler (1910-2008), Infermiera e assistente sociale polacca, salvò migliaia di bambini del ghetto di Varsavia dai campi di sterminio nazisti;

Angelo Vassallo (1953-2010), Sindaco di Pollica (SA), assassinato il 5 settembre 2010 per il suo impegno verso la legalità e l’ambiente.

Alla cerimonia, che si terrà lunedì 6 alle 16 a San Matteo degli Armeni, parteciperanno il Vicesindaco Urbano Barelli e i rappresentanti delle associazioni.

L’iniziativa si collega alle tante attività previste in molte città per il 6 marzo, coordinate dall’associazione Gariwo http://it.gariwo.net/giusti/giornata-europea-dei-giusti/

Il “Giardino dei Giusti nel mondo”,è sorto a Perugia il 6 marzo 2016, presso l’area verde della biblioteca di San Matteo degli Armeni, luogo simbolo sui temi della pace, della non-violenza, dei diritti umani, del dialogo interculturale ed interreligioso, del commercio equo, aderendo al progetto “Ga.Ri.Wo. (Garden of The Righteous Worldwide) ad al comitato 6 marzo per le celebrazioni della giornata europea dei giusti, istituita dal Parlamento Europeo.

Nel 2001 è nata l’onlus Ga. Ri.Wo per la promozione dei giardini dei giusti, che ha proposto ed ottenuto nel 2012 dal Parlamento Europeo l’istituzione il 6 marzo della Giornata Europea dei Giusti. Il  6 marzo 2015 Assisi ha istituito il suo Giardino dei Giusti nel cortile del Vescovado per rendere omaggio a chi si è opposto ai crimini contro l’umanità perpetrati a partire dal XX secolo.

Nel Giardino dei Giusti di San Matteo degli Armeni sono stati piantumati nel 2016  sei cipressi colonnari dedicati a: Armin Theophil Wegner (1886-1978), militare e scrittore tedesco, testimone del genocidio armeno, oppositore del nazismo; Tahir Elci (1966-2015), avvocato curdo e attivista dei diritti umani, ucciso a Diyarbakir il 28 novembre 2015; Alex Langer (1946-1995) politico, scrittore, leader del movimento ambientalista e pacifista, impegnato per la difesa dei diritti umani; Anna Stepanovna Politkovskaja (1958-2006), giornalista russa, impegnata per denunciare le violazioni dei diritti umani in Cecenia, uccisa a Mosca il 7 ottobre 2006; Marisol Macias Castaneda (1972-2011), giornalista messicana uccisa per le sue denunce contro i narcotrafficanti il 24 settembre 2011; Wangari Muta Maathai, (1940-2011), prima donna africana ad aver ricevuto il premio nobel per la Pace; ambientalista, biologa, attivista, promotrice dello sviluppo sostenibile, ideatrice della Green Belt Movement per la riforestazione del Kenya.

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Raggiunto l’accordo sulle procedure per eleggere il nuovo Patriarca armeno di Costantinopoli (Agenzia Fides 02.0317)

Erevan (Agenzia Fides) – Il summit convocato a Erevan (Armenia) dal Patriarca Karekin II, Catholicos di tutti gli Armeni, per provare a sciogliere la disputa sempre più aggrovigliata in atto intorno alla prossima elezione del Patriarca armeno apostolico di Costantinopoli, ha ottenuto il risultato di sbloccare la situazione e mettere d’accordo le parti in causa sulla road map che dovrà condurre a eleggere il successore di Mesrob II Mutafyan, il giovane e intraprendente Patriarca reso inabile da una malattia incurabile che lo ha colpito dal 2008.
Il summit tra il Catholicos Karekin e i membri autorevoli del Patriarcato armeno apostolico di Costantinopoli – riferiscono fonti ufficiali del Catholicosato, consultate dall’Agenzia Fides – ha avuto luogo lo scorso 23 e 24 febbraio presso la Sede patriarcale di Echmiadzin.
Alle riunioni, per il Patriarcato armeno di Costantinopoli, hanno preso parte l’Arcivescovo Aram Ateshyan – che dal 2008 assolve alle funzioni di Vicario Patriarcale generale – e il Vescovo Sahak Mashalyan, Presidente del Consiglio religioso del Patriarcato di Costantinopoli. Proprio tra queste due figure si erano verificati dapprima dei dissidi e poi delle convergenze – contestate però da altri
alti rappresentanti del Patriarcato – sulle modalità per uscire dall’impasse legata alla malattia del Patriarca e arrivare all’elezione del successore (vedi Agenzia Fides 20/2/2017).
Adesso, la procedura concordata grazie alla mediazione del Catholicos Karekin prevede l’elezione entro il prossimo 15 marzo di un Locum Tenens – che prenderà le funzioni ora assolte dal Vicario patriarcale – e poi di un Comitato operativo. Le due istanze istituzionali – Locum Tenens e Comitato operativo – dovranno sovraintendere all’elezione, entro sei mesi, del nuovo Patriarca armeno di Costantinopoli, “secondo le procedure vigenti”. Se dopo il periodo stabilito di sei mesi l’ elezione patriarcale non avrà ancora avuto luogo, l’Assemblea patriarcale e le istituzioni comunitarie del Patriarcato armeno di Costantinopoli potranno revocare il mandato fiduciario concesso al Locum Tenens e al Comitato operativo. (GV) (Agenzia Fides 2/3/2017).

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NAGORNO KARABAKH: Referendum costituzionale, nascerà la “repubblica di Artsakh”? (Eastjournal 01.03.17)

In Nagorno Karabakh l’affluenza alle urne per il referendum costituzionale svoltosi il 20 febbraio è stata alta. L’87,6% dei votanti si è espresso a favore del cambio di sistema di governo da semi-presidenziale a presidenziale, e della modifica del nome della repubblica de facto in Artsakh.

Una riforma “dettata dalle circostanze”

La nuova costituzione sostituisce quella approvata nel 2006, quando a seguito di un altro referendum il Nagorno Karabakh si era dotato di una forma di governo semi-presidenziale. In realtà, la Commissione sulle riforme costituzionali istituita nel marzo 2016 avrebbe inizialmente dovuto elaborare un progetto costituzionale per trasformare il Nagorno Karabakh in una repubblica parlamentare. Si sarebbe così seguito l’esempio dell’Armenia che nel dicembre 2015 aveva organizzato un discusso referendum costituzionale avente lo stesso scopo.

Invece, dopo il riaccendersi degli scontri armati sulla linea di contatto che divide l’esercito armeno da quello azero ad est del Nagorno Karabakh nell’aprile 2016, il progetto venne stravolto in senso opposto: la nuova costituzione approvata lo scorso 20 febbraio rinforzerà i poteri del presidente Bako Sahayan, in particolare permettendogli di prendere decisioni più rapide in materia di sicurezza.

Inoltre, la riforma permetterà a Sahayan di restare al potere anche dopo la scadenza del suo mandato (a luglio di quest’anno) durante il periodo di transizione verso la nuova costituzione, ovvero fino al 2020. Per poi potenzialmente candidarsi per altre due volte alle elezioni presidenziali e quindi restare in carica fino al 2030.

“Cosa c’è in un nome?”

“Nelle sei sillabe che compongono ‘Na-gor-no Ka-ra-bakh’ si combinano tutti e tre gli imperi che si contesero l’influenza sul Caucaso: l’impero ottomano, quello persiano e quello russo. E’ forse la più condensata dimostrazione di potere e lingua esistente su questa riva del Volga: un grande impero (spesso in declino) per ogni due sillabe. Letteralmente, il nome significa altopiano, ‘nagornij’ in russo, e giardino nero, ‘karabagh’ in turco-persiano.” (Slavs & Tatars, Kidnapping Mountains, 2009)

La nuova denominazione, Artsakh, approvata in seguito al referendum, racconta un’altra storia. Artsakh è una parola armena che fa riferimento ad una delle dieci province storiche del Regno di Armenia, corrispondente oggi in buona parte al territorio del Nagorno Karabakh: l’Artsakh fu l’ultima delle province a mantenere la propria autonomia anche in seguito all’invasione ottomana tra il XI e il XIV secolo. Sebbene il termine sia già comunemente usato in Armenia per riferirsi al Nagorno Karabakh, un cambio ufficiale di denominazione è visto come un’ulteriore rivendicazione nei confronti di Baku in risposta alla cosiddetta “guerra dei quattro giorni” dell’aprile 2016.

La reazione di Baku

L’Azerbaigian non ha ovviamente riconosciuto il referendum svoltosi nel Nagorno Karabakh, né i suoi risultati. Secondo Elmar Mammadyarov, ministro degli esteri azero, il referendum non è altro che una provocazione, essendo contrario alla costituzione azera e ai principi del diritto internazionale. ll ministro ha inoltre dichiarato che “il tentativo da parte dell’Armenia di cambiare il nome della regione del Nagorno Karabakh, parte integrante dell’Azerbaigian, dimostra chiaramente che l’Armenia non è interessata in una risoluzione politica del conflitto armato”.

E intanto si allunga la lista di personae non gratae del presidente azero Aliyev: il procuratore generale dell’Azerbaigian ha infatti già avviato procedimenti penali contro i tre europarlamentari che si sono recati in Nagorno Karabakh per monitorare lo svolgimento del referendum.

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Azerbaigian reclama “diritto di usare tutto il proprio arsenale” nel Karabakh (Sputniknews.com 01.03.17)

Il Ministero della difesa azero ha commentato la dichiarazione armena riguardo lo schieramento da parte dell’Azerbaigian del sistema anticarro SPIKE sulla linea del fronte in Karabakh, reclamando il “diritto di usare tutto il proprio arsenale”.

In precedenza martedì il Ministero della difesa della repubblica non riconosciuta del Nagorno-Karabakh ha dichiarato che le forze armate dell’Azerbaigian hanno utilizzato martedì il sistema anticarro SPIKE.

Le divisioni dell’esercito azero hanno il diritto di schierare il proprio intero arsenale, composto da armi moderne, su tutta la lunghezza del fronte, impedendo così l’attività ostile” ha detto il servizio stampa del Ministero della difesa, rispondendo ad una richiesta di RIA Novosti.

Come precisa l’ufficio stampa, il 28 febbraio le forze armate dell’Armenia con l’obiettivo di rafforzare le proprie posizioni hanno presumibilmente tentato di schierare dei mezzi pesanti in prima linea.

“Le forze armate azere hanno prontamente identificato e distrutto tutti i mezzi militari delle forze armate armene” ha aggiunto il servizio stampa.

Armenia e Azerbaigian il 2 aprile 2016 hanno annunciato l’aggravarsi della situazione nella zona del Karabakh: il Ministero della difesa azero ha riferito, in particolare, che le forze armate dell’Armenia hanno esploso dei colpi di artiglieria, mentre il Ministero della difesa armeno ha parlato di “operazioni offensive” della parte azera. I due paesi in conflitto il 5 aprile hanno annunciato un cessate il fuoco, ma periodicamente si accusano a vicenda di continui attacchi. L’Azerbaijan ha reclamato “il diritto di utilizzare il suo intero arsenale” in Karabakh.

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Eventi Valentiniani: dialogo intereligioso (Video) (Newstuscia 27.02.17)

NewTuscia – TERNI – Il Comune di Terni Assessorato Immigrazione, guidato dalla Dr.ssa Filippi, ha promosso insieme al rappresentante dell’Associazione America Latina Sans Fronteras, Manuel Cocalon, all’interno degli eventi programmati per celebrare San Valentino a Terni, un incontro intereligioso per dialogare sulla pace tra le varie religioni presenti sul territorio ternano ed umbro.

Dopo una breve presentazione della Dr.ssa Fili  ppi e del rappresentante dell’Associazione di Latino Americani la rappresentante della comunita’ buddista della Soka Gakkai ha parlato le iniziative di pace che sono state presentate all’ONU.

Poi è intervenuto padre Ivan Stefurak,  rappresentante della comunita’ degli Ucraini cattolici  ortodossi di rito bizantino del XVI secolo, che ha raccontato una barzelletta. “Vado nel bosco e da lontano vedo un animale feroce ma la mia curiosita’ mi spinge a nascondermi ed osservarlo: poi piano piano mi avvicino e scopro che era mio fratello.”

“Il Consiglio Vaticano II diceva che ognuno di noi ha la sua strada per arrivare al suo creatore e amore. In Ucraina la guerra ha mietuto addirittura dai 10.000 ai 50.000 morti e ha creato due milioni di sfollati. Oggi le guerre partono con bugie, informazioni tendenziose eppoi le armi pesanti ed i bombardamenti e  la tregua di cui si e’ parlato non funziona. L’Ucraina e’ in Europa, a soli 2500 km dall’Italia, con ben  4 centrali nucleari. Nel 2014 e’ scoppiato in Ucraina un conflitto con i filo-russi. All’inizio c’è stata la contesa della Crimea in Ucraina, al confine con la Russia, in cui il 70% della popolazione e’ di lingua e cultura russa. L’esercito russo e’ entrato in Crimea ed in una settimana un apposito referendum ha trasferito questa regione alla Russia. In Ucraina ci sono tutte le religioni e ci si incontrava per pregar insieme ogni giorno. Poi un sacerdote e’ stato sequestrato: era proprio lui che organizzava questi incontri.
I separatisti filorussi lo hanno sequestrato. Allora siccome un himam avviso’ che aveva il diabete, raccomandando i sequestratori di curarlo, hanno iniziato a fargli mangiare il pane bianco per ucciderlo con il diabete. L’unico suo torto era quello di pregare.
Poi con skype ci si collega ad un cappellano militare in Ucraina”.
La Dr.ssa Filippi del servizio immigrazione del comune di Terni chiede se ci sono state tregue.
“Non posso dare informazioni precise ma solo opinioni private. Sono andato perche’ avevo un cugino e cognato combattenti in Ucraina. Io ho visto l’uomo nudo, senza internet, senza comodita’, con 20 sotto zero, dormivo in una tenda, ma la mattina mi sono svegliato  incredibilmente ancora vivo. Se hai la paura tu non puoi controllarla”.
La dr.ssa Filippi ricorda di avere notato, per il pellegrinaggio della comunita’ ucraina alla Cattedrale di San Valentino a Terni, una forte identita’ nazionale e patriottismo oltre che grande religiosita’.
Poi è intervenuta Francesca Marini, una predicatrice della Chiesa Valdese Metodista, religione che arrivo’ in Italia  al seguito della spedizione dei mille.
Questa riferisce dei suoi due viaggi in Armenia per adottare due bambini: questo Paese confina a nord con la Georgia, al sud con l’ Iran, ad  ovest con la Turchia e ad Est con l’Azerbajan con cui e’ in guerra per motivi economici poiche’ ci sono gasdotti in Armenia.
“Inoltre ci sono due vulcani spenti che sono rilevanti per le tre religioni abramitiche perche’ li’ si areno’ l’arca di Noe’, come riferito nella Genesi 8.
Negli orfanotrofi i bambini crescono come dei delinquenti, perche’ chi nei primi sei anni di vita subisce violenze poi anche a scuola diventa vittima, mentre i piu’ grandi poi  riproduco la violenza sui piu’ piccoli.
L’enclave Cristiana andava eliminata dai Turchi in Armenia, percio’  i Turchi commisero un genocidio di tre milioni di civili armeni sterminati. Nel 1915 ci furono marce forzate in Siria nel deserto e cosi’ morirono, i bambini venivano uccisi sbattendoli contro il muro.
Gli Armeni sono bravi commercianti e percio’ danno fastidio come gli ebrei che avevano le banche in Germania e vennero perseguitati per le loro ricchezze.
Il rappresentante delle Acli di Terni insiste sulla costruzione della consapevolezza della necessita’ della pace.
Le Acli hanno organizzato marce della pace, poi  costruito dei campi profughi per i kossovari in fuga al tempo dalla guerra in Kossovo.

Poi interviene il rappresentante della comunita’ Bahai Shahrokh Makhanian, che parla della loro resistenza non violenta in Iran dove alla fine del ‘ 700 un profeta nato li’ fondo’ la religione Bahai che intui’ che tutte le religioni sono dimostrazioni di amore per un unico Dio.

“Le guerre testimoniano l’adolescenza dell’umanita’ ma e’ tempo di arrivare alla sua maturita’ e consapevolezza e a questo dobbiamo tendere e sperare. L’universo fisico e metafisico e’ infinito infatti le nostre percezioni sono anche spirituali e cosi’ captiamo altre dimensioni e tutto cio’ ha un autore chiamato in vari nomi”.
Infine è intervenuto l’Imam Mimoun El Hachmi dell’Associazione Islamica di Terni, sulla mediazione dei conflitti in chiave culturale sottolineando che tutte le religioni vietano le uccisioni e l’odio e parlano di dialogo e amore.
La Dr.ssa Filippi ha chiuso l’incontro ricordando il sostegno del comune di Terni per sviluppare una reciproca conoscenza e dialogo interculturale e religioso contro ogni discriminazione e violenza.

Racconti di viaggio: dall’Armenia alla Turchia attraverso la Georgia Eventi a Verona (Veronasera.it 28.02.17

Racconti di viaggio: dall’Armenia alla Turchia attraverso la Georgia Eventi a Verona

L’Angolo dell’Avventura di Verona e la Prima Circoscrizione Centro Storico Verona presentano il sesto appuntamento dei: “Racconti di viaggio 2016/2017”. Una serie di serate dove si racconta di luoghi e civiltà diverse dalla nostra attraverso le parole, musiche e immagini. I protagonisti sono viaggiatori di diversa tipologia ed origini ma tutti accomunati dalla curiosità e dalla voglia di condividere le proprie esperienze.

Appuntamento mercoledì 1 marzo 2017 ore 21.00 “Dall’Armenia alla Turchia attraverso la Georgia” di Angelo De Poli presso il Centro Culturale Elisabetta Lodi in Via San Giovanni in Valle 13 a Verona.

Ingresso libero – consigliato parcheggio auto di Piazza Isolo

Per informazioni: Enrico Berardi Tel. 3472718401, angoloavventuraverona@gmail.com.

Angelo, nato a Rovigo classe 1977, conosce la fotografia grazie a suo padre e suo nonno che gli regala la prima reflex analogica. La passione cresce con l’avvento del digitale che permette di fare molti più esperimenti e di capire più rapidamente e più a fondo la tecnica fotografica. Le sue attività fotografiche sono abbastanza eclettiche spaziando dalla fotografia naturalistica dove collabora con esperti biologi per la realizzazione di libri e documentari, alla fotografia di moda per stilisti locali, dai ritratti di musicisti durante i concerti o in studio fino a servizi di matrimoni ed eventi.

La fotografia che preferisce comunque è il reportage di viaggio dove trova sfogo nell’aspetto artistico e giornalistico. Nel 2012 ha realizzato e curato una mostra fotografica aperta al pubblico di opere liriche presso il Conservatorio di Rovigo. In corso d’opera c’è la realizzazione di libri fotografici a tema sociale. Oltre alla fotografia l’altra sua passione è la musica e questo gli consente di entrare facilmente in sintonia con i musicisti durante i servizi fotografici. Ha studiato pianoforte per 10 anni e batteria da autodidatta, diventando insegnante di batteria presso una scuola primaria privata. Canta da più di 20 anni in varie formazioni corali, spaziando dalla polifonia moderna al canto antico gregoriano. Nel tempo che rimane libero è ingegnere elettronico.

A fine proiezione i coordinatori dell’Angolo di Verona saranno a disposizione per fornire informazioni e consigli su viaggi e destinazioni. Inoltre potete trovare le copie gratuite della rivista semestrale con i racconti di viaggio e “La grande guida dei viaggiatori nel mondo”: più di 1000 itinerari che hanno reso celebre Avventure nel Mondo nei suoi oltre 40 anni di attività.

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Nagorno Karabakh: la strage di Khojaly è ancora oggi al centro di una guerra di propaganda (Il Manifesto 28.02.17)

Venticinque anni fa la guerra del Nagorno-Karabakh conosce una delle sue pagine più drammatiche: il massacro di Khojaly. Siamo nel 1992 e il Caucaso del Sud – fino a poco prima una delle zone più economicamente sviluppate dell’Urss – è ormai allo sbando.

Mancano gas, acqua, cibo, manca tutto, mentre Azerbaigian e Armenia, da poco indipendenti, si fronteggiano per contendersi un fazzoletto di terra: il Nagorno-Karabakh. Gli armeni avanzano, conquistando un territorio a maggioranza armena che dai tempi di Stalin ad oggi è – almeno ufficialmente – parte dell’Azerbaigian. Stepanakert, città principale della regione, è sotto il costante scacco dell’aviazione e dell’artiglieria azera che colpiscono postazioni militari, abitazioni e persino ospedali.

Uno degli avamposti da cui partono i missili Grad è proprio Khojaly, ormai isolata. Gli armeni decidono di agire, e lo fanno abbandonandosi a loro volta alla violenza più cieca. La data non è casuale: il 26 febbraio di quattro anni prima aveva avuto luogo il pogrom della città di Sumgait, dove decine di armeni erano stati uccisi. Una strage annunciata, quella di Khojaly. Saranno gli stessi residenti azeri a raccontare come per giorni gli armeni avessero inviato messaggi via radio chiedendo di evacuare la città. Gli azeri si oppongono: troppo importante la posizione, anche a costo di mettere a rischio la vita di migliaia di civili.

Siamo ormai in una spirale di violenze da cui non si sottraggono neanche gli armeni. Come affermato con cinismo dal presidente armeno Sargsyan: «Prima di Khojaly, gli azeri non credevano che gli armeni fossero in grado di levare la loro mano sulla popolazione civile. Dovevamo mettere fine a tutto questo. Ed è ciò che avvenne».

Gli armeni chiudono su tre lati la città in piena notte. I civili, spaventati, si danno alla fuga. Alcuni muoiono di freddo, altri uccisi da un gruppo di guerriglieri che li sorprenderanno nei pressi del villaggio di Nakhichevanik. Secondo un’investigazione parlamentare azera saranno 485 i caduti, ma le stime variano di molto a seconda delle fonti.

Oltre un migliaio di persone saranno fatte prigioniere. Il ricordo dei morti di Khojaly è una delle più dolorose ferite in questa guerra dimenticata. Solo nel 2016 si sono avuti centinaia di morti da entrambe le parti, inclusi civili. Una guerra infinita che, per sopravvivere, si nutre di odio e proclami. La strage di Khojaly è oggi strumento propagandistico.

L’Azerbaigian, come l’alleato turco, nega la realtà storica del genocidio armeno e cerca il riconoscimento internazionale di quello che definisce il «genocidio» di Khojaly.
Diversa l’interpretazione degli armeni, fermi nel sostenere un’altra versione dei fatti.

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Armenia: Tusk concluso negoziato accordo rafforzo partnership (Ansa 20.03.17)

BRUXELLES – Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, al fianco del presidente armeno Serzh Sargsyan ha annunciato la conclusione del negoziato per l’accordo di partnership completa e rafforzata con l’Armenia. Nel successivo punto stampa Tusk ha sottolineato che la Ue sostiene “l’integrità territoriale” dell’Armenia, in particolare nella questione del Nagorno Karabak. Il presidente armeno ha annunciato che la maggiore cooperazione con l’Unione europea oltre a riguardare i settori dell’energia, dei trasporti e dell’ambiente, toccherà anche la ricerca con la partecipazione al programma europeo Horizon 2020 e ha auspicato il proseguimento del dialogo per la liberalizzazione dei visti, aperto nel 2015 al vertice di Riga.

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Ue-Armenia: Tusk annuncia nuovo accordo di partenariato rafforzato (Agenzia nova 27.02.17)

Bruxelles, 27 feb 15:40 – (Agenzia Nova) – Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha annunciato oggi a Bruxelles la conclusione dei negoziati per il nuovo accordo di partenariato rafforzato Ue-Armenia. “Il nuovo accordo – ha spiegato Tusk, in conferenza stampa con il presidente armeno Serzh Sargsyan – approfondirà la portata delle nostre relazioni, tenendo in considerazione i nuovi interessi globali, politici ed economici che condividiamo, oltre che le sfide cui ci troviamo insieme a far fronte. Non vediamo l’ora – ha aggiunto Tusk – di aumentare la cooperazione in settori come energia, trasporti e ambiente, in vista di nuove opportunità per il commercio e gli investimenti, e per l’aumento della mobilità a beneficio di tutti i nostri cittadini”. Tusk ha anche sottolineato che l’Ue sostiene “l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale” dell’Armenia. Tra i punti del bilaterale con il presidente armeno c’è stata anche la questione del Nagorno-Karabakh, la regione autoproclamatosi indipendente dall’Azerbaigian con il sostegno esterno dell’Armenia. “Lo status quo – ha osservato Tusk – è insostenibile”. Il conflitto necessita di “un accordo politico”, in linea con il diritto internazionale. Tusk ha anche escluso “una soluzione militare”. (Beb)

Speciale difesa: Armenia, presidente Sargsyan inizia visita a Bruxelles, previsti incontri con vertici Ue e Nato (Agenzia Nova 27.02.17)

Bruxelles, 27 feb 15:45 – (Agenzia Nova) – Il presidente della Repubblica di Armenia, Serzh Sargsyan, inizia oggi una visita di due giorni a Bruxelles dove sono previsti una serie di incontri di alto livello. Oggi Sargsyan incontrerà separatamente il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, e il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, mentre domani sarà ricevuto dal presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, e dall’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini. La visita di Sargsyan giunge a pochi giorni dal referendum costituzionale del 20 febbraio in Nagorno-Karabakh, la regione autoproclamatosi indipendente dall’Azerbaigian con il sostegno esterno dell’Armenia. Promosso dal presidente dell’autoproclamata repubblica, Bako Sahakyan, il referendum riguardava alcuni emendamenti che prevedono il passaggio dalla forma di governo semi-presidenziale, attualmente in vigore, a quella presidenziale.

La scelta di indire un referendum è stata giudicata in modo abbastanza negativo dalla comunità internazionale. L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) ha condannato la decisione di indire un referendum, definendola un passo indietro nei negoziati volti a risolvere il conflitto fra Erevan e Baku. Di particolare rilievo, lunedì 27 febbraio, sarà l’incontro al quartier generale della Nato con il segretario generale Jens Stoltenberg. L’Armenia fa parte dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto), insieme alla Federazione Russa e al Kazakistan, alla Bielorussia, al Kirghizistan e al Tagikistan. Al tempo stesso tuttavia, secondo quanto spiega il sito dell’Alleanza atlantica, Erevan collabora con la Nato e i suoi paesi partner in diversi settori, contribuendo tra l’altro alle operazioni in Kosovo e in Afghanistan. Le relazioni con la Nato sono state avviate con l’adesione del paese al Consiglio di cooperazione del Nord Atlantico (1992) e con il Partenariato per la pace (1994).

Il programma di cooperazione dell’Armenia con la Nato è delineato nel piano d’azione di partenariato individuale (Ipap). Quest’ultimo è orientato verso il rafforzamento del dialogo politico con la Nato, oltre che al sostegno alle riforme democratiche e nel settore della difesa del paese. L’Ipap non prevede soltanto una cooperazione nella sfera della difesa, spiega il sito dell’Alleanza, ma anche consultazioni regolari con gli alleati su temi politici e di sicurezza, tra cui le relazioni di vicinato, gli standard democratici, lo stato di diritto, il contrasto al terrorismo e alla corruzione. Nel contesto del programma, la Nato ha concordato di sostenere l’Armenia nei suoi obiettivi di riforma, anche con consulenza e assistenza. (Beb)

Nagorno-Karabakh, Armenia commenta con ironia bombardamento delle forze azerbaigiane (Sputniknews.com 25.02.17)

Le forze armate azerbaigiane hanno bombardato un pascolo nei pressi del villaggio armeno di Baghanis, situato nella provincia di Tavush vicino al confine armeno-azero, ha segnalato il portavoce del ministero della Difesa armeno Artsrun Ovannisyan.

“L’Azerbaigian cerca di compensare le proprie perdite nel Karabakh uccidendo alcune mucche a Baghanis,” — Ovannisyan ha scritto sulla sua pagina Facebook.

In precedenza il ministero della Difesa dell’autoproclamata Repubblica del Nagorno-Karabakh aveva riferito che le forze armate dell’Azerbaigian avevano lanciato un’offensiva lungo la linea di contatto del fronte, tuttavia l’attacco è stato respinto e l’esercito azero ha subito pesanti perdite, lasciando i corpi dei propri soldati in una zona neutra. A sua volta il ministero della Difesa azerbaigiano ha accusato la parte armena di intraprendere azioni militari aggressive, osservando che nel corso di “azioni difensive” le forze armate nazionali hanno riportato alcune perdite. Baku ritiene che tutte le unità militari del Nagorno-Karabakh facciano parte delle forze armate armene, dal momento che non riconosce la repubblica autonomista. A sua volta Yerevan distingue le forze armate armene dall’esercito di Difesa del Nagorno-Karabakh.

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