Gli Armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh hanno il diritto di vivere liberi e in democrazia nella loro Patria (Korazym 11.03.23)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 11.03.2023 – Vik van Brantegem] – Segue una sommaria sintesi di alcuni recenti sviluppi nel Caucaso meridionale relativi a Iran, Azerbajgian, Israele, Armenia e Artsakh, di cui abbiamo riferito nei giorni scorsi, per introdurre un contributo dell’Iniziativa italiana per l’Artsakh, che sottolinea il davvero straordinario fatto che la Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh sia molte volte più democratico e libero dell’Azerbajgian. A questo va aggiunto, che l’Azerbajgian è classificato 127 su 180 Paesi nell’indice di protezione ambientale 2020, eppure Aliyev ha il coraggio di inviare “eco-attivisti” assoldati per bloccare, con false motivazioni “ambientaliste”, l’unica strada tra l’Artsakh e il resto del mondo.

L’Azerbajgian è una società così malata, c’è così tanto odio nella società azera, che non potrà scomparire nemmeno dopo poche generazioni. L’odio anti-armeno orchestrato dallo Stato azero non riconosce donne, bambini, anziani. Serve come promemoria, in riferimento soltanto ad una delle centinaia di ragioni per cui l’auto-determinazione del popolo dell’Artsakh non ha alternative.

Le dichiarazioni a sostegno delle rivendicazioni illegali dell’Azerbajgian sull’Artsakh equivalgono a indulgenza nei confronti della politica criminale di pulizia etnica azera, basata sulla negazione dei diritti inalienabili del popolo armeno dell’Artsakh alla vita, alla auto-determinazione, alla libertà, alla democrazia.

Ani è una città armena medievale in rovina e disabitata situata nella provincia di Kars in Turchia, vicino al confine con l’Armenia. Un tempo era la capitale di un regno armeno medievale che copriva gran parte dell’attuale Armenia e dell’Armenia orientale invasa. Chiamata la Città delle 1001 chiese, Ani si trovava su varie rotte commerciali e i suoi numerosi edifici religiosi, palazzi e fortificazioni erano tra i più strutture tecnicamente e artisticamente avanzate nel mondo. Famosa per il suo splendore e la sua magnificenza, Ani è stata abbandonata e in gran parte dimenticata per secoli. Non importa come, l’Armenia sopravviverà sempre.
  • Una delegazione della NATO, guidata dal Capo di Stato Maggiore delle Forze di Terra della NATO, il Tenente Generale turco Mustafa Oğuz, in visita nell’Azerbajgian.
  • Il Ministro dell’Intelligence dello Stato di Israele, Gila Gamliel, incontra il Presidente dell’Azerbajgian.
  • Il quotidiano israeliano Haaretz afferma che l’Azerbajgian ha permesso al Mossad di istituire un ramo avanzato per monitorare ciò che sta accadendo in Iran, vicino dell’Azerbajgian e ha persino preparato un aeroporto destinato ad aiutare Israele nel caso decidesse di attaccare i siti nucleari iraniani; il nuovo Ambasciatore dell’Azerbaigian in Israele, Mukhtar Mammadov, nega che l’Azerbajgian abbia preparato un aeroporto per assistere Israele e che Israele non possa utilizzare i suoi aeroporti per attaccare l’Iran.
  • Il Ministro della Difesa degli Stati Uniti in visita in Israele.
  • L’intelligence statunitense ha riferito della crescente minaccia che l’Iran nei confronti sia di Israele che degli Stati Uniti.
  • Oggi il Ministero della Difesa e il Ministero degli Esteri dell’Azerbajgian accusano l’Iran di far volare intenzionalmente aerei militari lungo il suo confine vicino ai “territori liberati” (cioè, occupati) dell’Artsakh-Nagorno-Karabakh.
  • L’Azerbajgian intensifica la retorica militare durante l’incontro del Ministro della Difesa con funzionari e ufficiali militari di alto livello, durante il quale ha affermato la necessità di adottare “misure preventive contro l’Armenia per evitare qualsiasi provocazione”; l’Azerbajgian continua a minacciare gli Armeni, diffondendo in modo aggressivo disinformazione su Artsakh e Armenia, cercando pretesti per nuove aggressioni e una nuova guerra, mentre continua a intrappolare 120.000 Armeni nel genocida #ArtsakhBlockade da 90 giorni.
  • Avendo perso nei civili campi diplomatici e legali, il regime genocida di Aliyev prepara una nuova aggressione contro l’Artsakh e l’Armenia, mentre ignora palesemente l’ordine vincolante della Corte Internazionale di Giustizia di revocare il #ArtsakhBlockade.
  • L’Azerbajgian diffonde nuovamente disinformazione secondo cui una colonna militare delle Forze Armate dell’Armenia, scortata dalle forze di mantenimento della pace russe, sarebbe transitata lungo la strada sterrata Stepanakert-Ghaybalishen-Lisagor; l’Armenia non mantiene alcuna presenza militare nel Nagorno-Karabakh dichiara il Ministero della Difesa dell’Armenia.
  • La disinformazione azera procede in marcia alta in preparazione di un’imminente aggressione.
Gli Armeni sono Cristiani.
Il Cristianesimo fu introdotto per la prima volta dagli apostoli Bartolomeo e Taddeo nel I secolo d.C. L’Armenia divenne il primo Paese a stabilire il Cristianesimo come religione di Stato quando, in un evento tradizionalmente datato al 301 d.C., San Gregorio l’Illuminatore convinse Tiridate III, Re di Armenia, a convertirsi al Cristianesimo.

Come sarebbe possibile?
Iniziativa italiana per l’Artsakh, 11 marzo 2023

Chissà se il Presidente Sergio Mattarella, prima di inviare un messaggio di congratulazioni al Nizami Ganjavi International Center per l’apertura del Global Baku Forum (“Posso confermare con grande piacere che ogni anno il lavoro svolto dal vostro Centro è volto a promuovere la cooperazione e il dialogo per una reciproca comprensione e la pace”), avrà dato un’occhiata al Report 2023 di “Freedom House” appena uscito, che compara le libertà civili e politiche nel mondo.

Fonte: Freedom in the world 2023 – Freedom House [QUI].

Lui – e tutti i politici e giornalisti che trattano l’Azerbajgian come un Paese “normale” o un “partner affidabile” (cit. Ursula von der Leyen) – si sarebbero accorti della situazione del Paese che l’Istituto colloca tra gli ultimi quindici in una classifica di 190 Stati (compresi quelli non riconosciuti): 2 punti 40 in termini di diritti politici, 7 su 60 per quelli civili per un aggregato di soli 9 punti in una scala di valori che va da 0 a 100 dove 100 rappresenta la massima espressione di libertà.

Nello stesso report, all’Artsakh/Nagorno-Karabakh viene dato un punteggio di 37, che non è poco considerato che parliamo di una entità in quasi permanente stato di conflitto. Meglio di Turchia (32), Russia (16), Iran (12). L’Armenia registra 54 e la Georgia 58.

Ora, come potrebbe mai essere tollerabile che una popolazione di 120.000 abitanti, oltretutto odiata e combattuta dalla leadership azera, che vive oggi in condizioni di quasi libertà, possa essere costretta a essere suddita in un regime tra i peggiori al mondo?

Cosa ne pensano certi “difensori dei diritti umani” che anche in Italia non disdegnano mai di partecipare a eventi organizzati dall’Ambasciata azera in Italia, per nulla scandalizzati di comparire a fianco dei rappresentanti di un regime tra i peggiori al mondo?

Cosa ne pensano quei giornalisti e politici nostrani che vanno parlando di “integrazione”, di “modello Alto Adige”, di “pace e convivenza” ignorando i diritti di un popolo?

Noi Italiani da quale parte vogliamo stare? Tra quelli che difendono i diritti e le libertà a prescindere o tra coloro che ritengono che gli affari energetici siano più importanti di ogni valore?

Chiediamo solidarietà!

Gli Armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh hanno il diritto di vivere liberi e in democrazia nella loro Patria.

Postscriptum
Da Armeno ad Armeno

«E la gestualità armena, che significa così tanto. Lo schiaffo al ginocchio, ruggendo dalle risate. La maledizione. La sottile presa in giro del mondo con le sue grandi idee. La parola in armeno, lo sguardo, il gesto, il sorriso e attraverso queste cose la rapida rinascita della razza, senza tempo e ancora forte, sebbene siano passati anni, sebbene le città siano state distrutte, i padri, i fratelli e i figli uccisi, i luoghi dimenticati, i sogni violati, i cuori palpitanti fatti neri dall’odio.
Mi piacerebbe vedere un qualsiasi potere del mondo distruggere questa razza, questa piccola tribù di gente insignificante, la cui storia è finita, le cui guerre sono state tutte combattute e perse, le cui strutture si sono sgretolate, la cui letteratura è non letta, la cui musica è sconosciuta, le cui preghiere non sono più recitate.
Vai avanti, distruggi questa razza. Diciamo che è di nuovo il 1915. C’è una guerra nel mondo. Distruggi l’Armenia. Vedi se riesci a farlo. Mandali dalle loro case nel deserto. Lascia che non abbiano né pane né acqua. Brucia le loro case e le loro chiese. Vedi se non vivranno di nuovo. Vedi se non ridono di nuovo. Vedi se questa razza non vivrà ancora quando due di loro si incontrano in una birreria, vent’anni dopo, e ridono, e parlano nella loro lingua. Vai avanti, vedi se puoi fare qualcosa al riguardo. Vedi se riesci a impedire loro di prendere in giro le grandi idee del mondo, figli di puttana, un paio di armeni che parlano nel mondo, vai avanti e cerca di distruggerli» (William Saroyan, “The Armenian and the Armenian”, scritto nell’agosto del 1935 a New York, da “Inhale & Exhale”, Random House 1936).

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]