Risposta del Consiglio per la comunità armena di Roma a articolo apparso su “L’Antidiplomatico”.

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-Perch%C3%A9_Larmenia_Ha_Attaccato_Lazerbaigian_Un_Messaggio_Alla_Turchia/82_36596/

 

Spett. redazione,

“L’antidiplomatico” ha già avuto modo di analizzare la recente crisi alla frontiera armeno-azera di metà luglio e i suoi lettori si saranno sicuramenti fatti un’idea di cosa sia accaduto in quei giorni nel Caucaso.

Ecco perché il titolo dell’articolo del 4 agosto (“Perché l’Armenia ha attaccato l’Azerbaigian?”) risulta fuorviante e assolutamente non corrispondente alla realtà dei fatti.

Il richiamo all’articolo del giornalista turco Bostan sul Daily Sabah riporta una versione dei fatti e della storia del Nagorno karabakh in alcun modo condivisibile.

Nei giorni scorsi ci siamo, provocatoriamente, rivolti all’ambasciatore azero in Italia chiedendo una risposta a due semplici domande: cosa ci faceva un veicolo militare azero nella buffer zone domenica 12 luglio e perché c’erano corpi di militari azeri nella predetta zona cuscinetto tra le due linee di contatto.

Tali dati sono noti e supportati da evidenze documentali che non lasciano dubbi sul fatto che le forze armate dell’Azerbaigian abbiano tentato una sortita nel territorio dell’Armenia, Paese membro delle Nazioni Unite e di numerose organizzazioni europee.

La favoletta della “aggressione armena” è stata rapidamente smontata proprio dai fatti. E non è un caso che gli azeri non abbiano attaccato lungo la linea di contatto tra Azerbaigian e Artsakh (Nagorno Karabakh) perché dopo la guerra dei quattro giorni del 2016 la stessa è stata, da parte armena, dotata di un sofisticato e capillare sistema di vigilanza visiva, anche a raggi infrarossi, che consente di smascherare eventuali sortite nemiche e sbugiardare la propaganda di Baku.

Errata è anche l’asserzione della “occupazione armena” del Nagorno Karabakh e le cifre fornite dal giornalista turco sul ripopolamento armeno della regione. La storiografia turco-azera cerca sempre di mescolare le carte e di trovare l’appiglio per giustificare l’insediamento armeno del territorio dove – detto per inciso – insistono chiese e monasteri armeni risalenti anche a dieci secoli or sono. E non è un caso se, laddove ne hanno avuto la possibilità materiale, turchi e azeri si sono periziati di distruggere qualsiasi testimonianza che poteva documentare la presenza armena (citiamo ad esempio la distruzione di diecimila katchkar medioevali armeni a Julfa nel Nakhchivan o la cartellonistica all’ingresso della città imperiale di Ani al confine con l’attuale Armenia dove sono elencati tutti i popoli che hanno abitato quelle terre ma la presenza armena stranamente scompare…).

Ma a furia di retrodatare queste presunte migrazioni, gli storici turchi devono fare attenzione perché l’invasione ottomana del Caucaso e dell’Anatolia è datata tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV…

Grazie per l’attenzione.

Cordiali saluti e buon lavoro

 

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA