FORLI – 22 febbraio 2024 – Armenia, impronte di un’antica civiltà di Loredana Lega e Ivano Magnani

Giovedì 22 febbraio, alle ore 21,15, nella sede del Foto Cine Club Forlì, in via Firenze 207 (Centro Polifunzionale Parrocchia di San Marco in Varano) a Forlì, Loredana Lega e Ivano Magnani presenteranno una videoproiezione dal titolo “Armenia. Impronte di un’antica civiltà“. Ingresso libero.

Del viaggio in Armenia i due autori scrivono: “Raramente abbiamo avuto modo di conoscere un popolo così fiero ed orgoglioso, con un fortissimo senso di appartenenza. Una meta un po’ insolita che però ci ha regalato un emozionante ricordo da portare a casa. Appassionati da sempre di viaggi e fotografia e senza stancarci di imparare sempre qualcosa in più, siamo riusciti a realizzare molti dei nostri desideri. Abbiamo capito che cercare di catturare e preservare parte di quelle emozioni che si provano durante un viaggio, grazie alle foto e agli audiovisivi che realizziamo, contribuisce a mantenere vivi, anche a distanza di tempo, i ricordi meravigliosi dell’esperienza fatta. Fra le ultime mete del nostro girovagare c’è stata l’Armenia, che ci ha letteralmente conquistati. Pur essendo una delle più antiche nazioni del mondo, oggi ha un piccolo territorio situato nelle alte e possenti montagne del Caucaso meridionale. L’Armenia è una terra molto spirituale. Misteriosa e un po’ segreta, è il primo paese ad aver adottato il cristianesimo. Questa sua anima profondamente religiosa è ancora perfettamente visibile nelle sue terre ricche di antichi monasteri e piccole chiese. E dal punto di vista paesaggistico è un luogo incontaminato che presenta distese sterminate, montagne, rocce, cascate e natura selvaggia a perdita d’occhio“.

La serie di vicissitudine patite da questa terra nel corso della storia – sono sempre parole di Loredana Lega e Ivano Magnani – proprio a causa della sua posizione geografica è davvero inimmaginabile. Tuttavia, come risultato di ciò, il popolo Armeno ha imparato a lottare, resistere e proteggere la propria cultura, la propria religione, la propria lingua e identità nazionale. La sua storia millenaria testimonia come l’Armenia sia un ponte tra Oriente e Occidente. Questo viaggio ci ha dato l’opportunità di scoprire una terra tanto ricca di storia quanto poco conosciuta“.

Vai al sito

MILANO – 21 febbraio 2024 – Seminario:  ” L’esodo degli armeni dal Nagorno Karabakh: è la fine della Repubblica di Artsakh?

Milano, mercoledì 21, presso aula 25 dell’Università in via Conservatorio 7 alle h. 16.30,

seminario:
” L’esodo degli armeni dal Nagorno Karabakh: è la fine della Repubblica di Artsakh? “

Intervengono Ani Balian e Cristina Carpinelli.

BOLOGNA – 21 febbraio 2024 – Incontro dedicato alla storia e alla cultura armena

Nell’ambito della rassegna culturale

“Un the con la poesia”

sarà ospitata in data 21 febbraio 2024,

dal Grand Hotel Majestic di Bologna, un incontro dedicato alla storia e alla cultura armena.

Parteciperanno: Letizia Leonardi con il libro dedicato alla biografia del poeta J. Charents e Arthur Alexanian con il romanzo Il calice frantumato.

In allegato la brochure del ciclo di eventi con l’indicazione dell’incontro sopra menzionato.

MILANO – 12 febbraio 2024 – Incontro con Monika Sargsyan, direttrice della Fondazione umanitaria Kasa “Komitas Action Suisse–Arménie”

CASA ARMENA 

HAY DUN 

Lunedì 12 alle h. 19.00

Incontro con Monika Sargsyan,
direttrice della Fondazione umanitaria Kasa “Komitas Action Suisse–Arménie”

Ci illusterà sul loro operato ed il progetto
” Eclat of Hope: costruire la resilienza negli sfollati dell’Artsakh in Armenia”

 

Milano-Piazza Velasca 4 MM Missori – III piano tel.:  0039 340210117
e-mail: mekitar@libero.it

res.armeniaca@gmail.com
facebook: Casa Armena – Hay Dun 

Canale YouTube https://www.youtube.com/channel/UC8mCHn3iMBQhX1PTdq6ltpA 

 

MILANO – 10 febbraio 2024 – “L’avventura italiana nello spazio, il Progetto San Marco e il contributo di Michele Dicran Sirinian”

CASA ARMENA 

HAY DUN 

70°

Sabato 10 alle h. 18.00

” L’avventura italiana nello spazio, il Progetto San Marco e il contributo di Michele Dicran Sirinian”

Incontro con Giovanni Caprara, editorialista scientifico del Corriere della Sera e autore del libro “L’Aeronautica Militare e il Programma San Marco” e Anna Sirinian, professore associato presso l’Università di Bologna

 

Milano-Piazza Velasca 4 MM Missori – III piano tel.:  0039 340210117
e-mail: mekitar@libero.it

res.armeniaca@gmail.com
facebook: Casa Armena – Hay Dun 

Canale YouTube https://www.youtube.com/channel/UC8mCHn3iMBQhX1PTdq6ltpA 

 

ROMA – 03 Febbraio 2024 – Festa di San Biagio della Pagnotta, protettore della gola

In occasione della Festa di San Biagio della Pagnota

Sua Eccellenza Mons Boutros Marayati

Arcivescovo degli Armeni Cattolici di Aleppo

Presiderà la Santa Messa Solenne 

alle ore 18.00

Durante la cerimonia è previsto anche il rito della benedizione della gola


 

 

Un cartiglio in lingua armena, collocato sopra il portone, accoglie i visitatori della bella chiesetta affacciata su via Giulia, l’elegante rettifilo del Rione Ponte progettato nel 1508 da Bramante per papa Giulio II. La chiesa ha però origini ancora più antiche, che risalgono forse al X secolo, e un’iscrizione custodita al suo interno e datata 1072 ne ricorda la ricostruzione a opera dell’abate Domenico dell’allora attiguo piccolo monastero benedettino.

Proprio a partire dall’XI secolo si era nel frattempo cominciato a diffondere in città il culto del santo cui la chiesa è ancora oggi dedicata: vescovo di Sebaste, nell’allora Armenia minore, Biagio sarebbe stato martirizzato nei primi anni del IV secolo e i suoi carnefici ne avrebbero straziato le carni con affilati pettini da cardatore prima di decapitarlo. Patrono di materassai e cardatori in virtù degli inconsueti strumenti del suo martirio, San Biagio è però soprattutto invocato come protettore delle malattie della gola: prima di morire, avrebbe infatti operato un ultimo miracolo, salvando un fanciullo che stava soffocando per una lisca di pesce che gli si era conficcata in gola.

Il miracolo di San Biagio è raffigurato nell’affresco che orna la semplice facciata realizzata all’inizio del Settecento da Giovanni Antonio Prefetti, che ricostruì la chiesa dandole le forme attuali. Un affresco di Pietro da Cortona e un’immagine seicentesca della Madonna delle Grazie si conservano all’interno, completamente rifatto nel 1832 dall’architetto Antonio Navone.

Risale alla prima metà dell’Ottocento anche il nome ufficiale della chiesa, affidata da papa Gregorio XVI al clero armeno nel 1836. Fin dal XIV secolo è attestato però il soprannome con il quale la chiesa è più popolarmente nota a Roma: San Biagio della Pagnotta, dal pane che i monaci distribuivano ai poveri e che ancora oggi viene offerto ai fedeli in forma di piccole pagnotte benedette nel giorno della festa del santo, il 3 febbraio. Nella stessa occasione, è esposto alla devozione un frammento della gola del martire, collocato accanto alla porta per permettere ai fedeli di baciarlo.

 

 

 

MILANO – 03 Febbraio 2024 – Presentazione del libro “Il numero 31328” di Ilias Venezis

 

…La sua capitale era Smirne, il grande porto mediterraneo, una città profondamente greca, vivacissima, tradizionale e moderna insieme, dove convivevano greci, turchi e armeni, ebrei, levantini e gente di tante altre etnie. Una spina nel fianco del generale Kemal, il nuovo padrone della Turchia, che non a caso – dopo aver respinto a mare lo sconfitto esercito greco – la abbandonò al fuoco, che cancellasse anche il ricordo degli splendori del passato. Siamo nel settembre del 1922. Venezis è un ragazzo di campagna diciottenne, che si trova, come tanti altri, coinvolto nel disastro, in quella che viene chiamata la grande catastrofe dell’Asia Minore. Perché non ci fu solo l’incendio. Subito dopo, venne condotto contro i sudditi ottomani di etnia greca un gigantesco e capillare «rastrellamento», che portò alla deportazione verso l’interno dell’Anatolia di decine di migliaia di uomini fra i diciotto e i quarantacinque anni – avviati per la maggior parte alla morte – e nell’esodo forzato dalla patria ancestrale (abbandonando tutto, terra, case, beni, secondo lo schema collaudato contro gli armeni) di tutti gli altri, donne vecchi bambini: circa un milione e mezzo di persone….

dalla prefazione di Antonia Arslan