Cari amici e nemici di Stilum Curiae, riceviamo e ben volentieri pubblichiamo questo appello del card. Burke per gli armeni dell’Artaskh, minacciati di genocidio dagli azeri. Nel collegamento l’appello è in diverse lingue. Buona lettura e condivisione.
Appello di preghiera per il popolo armeno
Nella festa della decapitazione di San Giovanni Battista, dopo aver celebrato pochi giorni fa la festa dell’apostolo San Bartolomeo (24 agosto) che, insieme a San Giuda Taddeo, portò Cristo in Armenia nel primo secolo cristiano, il mio pensiero va a Sua Santità Papa Benedetto XV e ai suoi instancabili sforzi per venire in aiuto del popolo armeno mentre su di esso si scatenava l’orrore del genocidio all’inizio della Prima Guerra Mondiale.
Nel suo discorso in occasione del Concistoro per la creazione dei cardinali di Santa Romana Chiesa, il 6 dicembre 1915, egli rifletté sullo stato oltremodo turbolento del mondo in quel momento. Facendo particolare riferimento al popolo armeno, dichiarò: “Il pietosissimo popolo armeno è portato vicino all’annientamento” [“miserrima Armeniorum gens prope ad interitum adducitur”] (Acta Apostolicae Sedis VII, p. 510).
I nostri fratelli e sorelle armeni sanno bene cosa significa essere massacrati per la loro fede, la loro storia, il loro stile di vita intriso di gioia cristiana. Sanno cosa significa portare la croce con Nostro Signore, essere braccati e arrestati con false accuse, marciare nel deserto senza cibo e acqua, essere massacrati.
Loro hanno l’onore di essere cristiani fin dai tempi degli apostoli Bartolomeo e Giuda Taddeo. Nel loro incessante amore per Cristo, hanno versato il loro sangue per testimoniare la verità della fede apostolica. Ora, vengono nuovamente aggrediti.
Dal dicembre 2022, i 120.000 armeni del Nagorno Karabakh (o Artsakh, come chiamano la loro antica patria) sono sotto assedio. Non hanno più gas per l’energia. Non hanno mezzi di trasporto pubblici o privati. I loro agricoltori vengono assaliti sotto la minaccia delle armi e non possono raccogliere i loro raccolti. Le scorte di cibo sono pericolosamente basse. I tribunali hanno denunciato l’assedio. I governi hanno denunciato l’assedio.
Ma, per ora, nessuno è venuto al fianco delle vittime di questa gravissima ingiustizia per alleviare la loro fame e la loro sete.
La voce di Nostro Signore risuona chiaramente nelle nostre orecchie: “ciò che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40). Le sue parole devono rimanere sempre nel nostro cuore che, come ci ricorda Sant’Agostino, è inquieto finché non riposa nel suo Sacratissimo Cuore.
Non c’è posto per il silenzio e l’inazione davanti alla crudele persecuzione, anzi all’annientamento dei nostri fratelli e sorelle armeni. 2 Diamo voce pubblica a ciò che Nostro Signore ispira nei nostri cuori a favore dei nostri fratelli e sorelle armeni, affinché tutti la possano sentire. Eleviamo a Nostro Signore preghiere ferventi e incessanti per il popolo armeno. Accorriamo anche noi al loro fianco. Portiamo loro cibo e bevande. Spero un giorno di andare in pellegrinaggio al Corridoio di Lachin. È un luogo armeno molto antico in cui si venerano le ossa dell’apostolo Giuda Taddeo che, con San Bartolomeo, predicò per primo il Vangelo in Armenia.
Facciamoci tutti pellegrini, almeno con la nostra preghiera quotidiana, per celebrare con gioia la presenza viva di Nostro Signore tra i suoi fratelli e sorelle dell’Armenia. Il Vangelo ci dice: “La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta” (Gv 1, 5). Con i santi Bartolomeo e Giuda Taddeo, stiamo dalla parte della Luce che è Cristo, il Re del Cielo e della Terra, il Re della Pace, a nome dei suoi fedeli in Armenia, i nostri fratelli e le nostre sorelle sottoposti a una sofferenza così terribile. Vi prego di unirvi a me nella preghiera e nell’azione al fianco del popolo armeno.
Raymond Leo Cardinale Burke
29 agosto 2023 Festa della decapitazione di San Giovanni Battista
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-07 18:44:592023-09-09 18:46:43Card. Burke: Appello alla preghiera per gli armeni del Nagorno/Artsakh. (Stilum Curiae 07.09.23)
Dall’11 settembre via alle manovre di Erevan con gli Stati Uniti per «favorire la cooperazione». Resta aperta la questione del Nagorno Karabakh e della popolazione armena che vive qui
Un’esercitazione congiunta con gli Stati Uniti a partire dalla prossima settimana. Lo ha annunciato l’Armenia, in un momento di crescente tensione militare con i vicini dell’Azerbaigian e mentre a proteggere la minoranza armena in territorio dovrebbero essere i militari russi, che non sono però riusciti a sbloccare il corridoio di Lachin, unica via d‘accesso per viveri e farmaci ai 120 mila armeni del Nagorno-Karabakh. Anche per questa ragione Yerevan si appresta a lasciare la Csto, l’organizzazione di assistenza militare reciproca dei Paesi ex Urss.
Il Ministero della Difesa armeno ha dichiarato che lo scopo dell’esercitazione “Eagle Partner 2023”, che si terrà dall’11 al 20 settembre, è quello di favorire la collaborazione con gli Usa e preparare le forze armate a partecipare a missioni internazionali. Un portavoce dell’esercito americano ha dichiarato che parteciperanno 85 soldati statunitensi e 175 armeni. Ci saranno anche membri della della Guardia Nazionale del Kansas, che da vent’anni collaborano con Yerevan.
La mossa arriva in un momento di forte frustrazione armena nei confronti dell’alleato Mosca. Il primo ministro Nikol Pashinyan ha accusato la Russia, impegnata nella guerra con l’Ucraina, di non essere riuscita a proteggere l’Armenia da ciò che ha definito «continua aggressione da parte dell’Azerbaigian». Nonostante le dimensioni ridotte dell’esercitazione, la Russia ha detto che avrebbe osservato da vicino le operazioni.
Del resto Mosca dispone di una base militare in Armenia e di alcuni presidi militari territoriali che fanno della Russia la potenza preminente nella regione del Caucaso meridionale, che fino al 1991 faceva parte dell’Unione Sovietica. «Naturalmente, una notizia del genere è fonte di preoccupazione, soprattutto nella situazione attuale. Pertanto, analizzeremo a fondo questa notizia e monitoreremo la situazione», ha reagito il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov.
Olesya Vartanyan, analista senior per il Caucaso meridionale presso l’organizzazione no-profit per la prevenzione dei conflitti “Crisis Group”, spiega che quello inviato a Mosca è un segnale molto forte, come se il governo armeno dicesse a Putin che «la vostra distrazione e il fatto di essere così inattivi gioca a favore del nostro nemico».
La Russia mantiene una forza di “mantenimento della pace” per sostenere l’accordo che ha posto fine alla guerra tra Armenia e Azerbaigian nel 2020, la seconda che hanno combattuto dal crollo dell’Unione Sovietica. Mosca questa settimana ha accusato il presidente armeno Pashinyan di «retorica pubblica al limite della maleducazione» anche se secondo l’analista Vartanyan l’Armenia e l’Azerbaigian sono più vicini a un possibile accordo di pace «di quanto non lo siano stati in passato». Tuttavia proprio le tensioni con Mosca e la situazione nel Nagorno potrebbero innescare una nuova escalation alimentata anche dall’atteggiamento della Turchia, che storicamente sostiene l’Azerbaigian. Molto dipenderà dalle scelte del Dipartimento di Stato Usa e dell’influenza che potrà esercitare sul governo azero.
Lunedì il presidente del Comitato europeo per lo sviluppo della Nato, Günther Fehlinger, ha dichiarato che l’Armenia dovrebbe aderire all’Alleanza. Sempre lunedì, il vice ministro degli Esteri armeno Vahan Kostanyan ha detto che il Paese sta collaborando con la Nato ed è pronto a continuare la sua cooperazione. A segnare ulteriormente la distanza da Mosca il primo invio di aiuti umanitari armeni a beneficio della popolazione ucraina.
Nagorno Karabakh, terra contesa dal ‘91
Nel settembre 2020 si è aperto un nuovo capitolo del conflitto tra Armenia ed Azerbaijan sul Nagorno Karabakh con tensioni che periodicamente riesplodono. La guerra ebbe inizio nel 1988, con rivendicazioni irredentiste nella regione azera del Nagorno Karabakh, la cui popolazione era costituita per il 75% da armeni. Nel 1991 scoppiò una guerra tra Azerbaijan storico alleato della Turchia e l’Armenia, tradizionalemte sostenuta dalla Russia, che terminò con un cessate il fuoco nel ‘94, lasciando il Nagorno Karabakh sotto l’occupazione dell’Armenia. La “Guerra dei quattro giorni” nell’aprile del 2016 portò a un armistizio che non ha però mai fermato gli scontri.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-07 18:39:132023-09-09 18:44:50L’Armenia si allontana da Mosca, esercitazioni al fianco degli Usa (Avvenire e altri 07.09.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 06.09.2023 – Vik van Brantegem] – Il Parlamento della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh ha nominato il Ministro di Stato, Samvel Shahramanyan, per la carica di Presidente dell’Artsakh. Tre partiti di opposizione nel parlamento dell’Artsakh – ARF, Giustizia e il Partito Democratico dell’Artsakh – hanno presentato ufficialmente la candidatura di Shahramanyan. Lo ha annunciato Metakse Akopyan, deputato del partito Giustizia.
Ripetiamo la domanda: perché l’Azerbajgian pretende di inviare 2 camion di farina come “aiuto umanitario” attraverso la strada di Akna (Aghdam), se secondo la narrazione di Baku non c’è l’assedio, il Corridoio di Lachin non è chiuso, non vengono bloccati 32 camion con aiuti umanitari dall’Armenia e dalla Francia davanti al ponte Hakari e non c’è la fame in Artsakh?
L’Unione Europea ha acquistato più energia russa che Cina dal febbraio 2022.
Dichiarazione dell’Alto Rappresentante/Vice Presidente Borrell i Fontelles a nome della Commissione Europea
6 settembre 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
«Armenia e Azerbajgian sono stati discussi come punto separato all’ordine del giorno nel Consiglio Affari Esteri del 26 giugno 2023, durante il quale l’Alto Rappresentante/Vicepresidente ha fornito una panoramica del deterioramento della situazione derivante dal blocco quasi totale del Corridoio di Lachin. Ha avvertito i Ministri degli Esteri del rischio di una crisi umanitaria e ha trasmesso l’appello del Parlamento Europeo a imporre sanzioni all’Azerbajgian. Diversi Stati membri hanno espresso sostegno agli sforzi del Presidente del Consiglio Europeo e dell’Alto Rappresentante e hanno espresso preoccupazione per il continuo blocco del corridoio.
L’Unione Europea segue da vicino gli sviluppi all’interno e attorno al Corridoio di Lachin e le relative implicazioni umanitarie dall’inizio di dicembre 2022. L’Unione Europea ha ripetutamente chiesto la completa apertura del corridoio e resta fortemente impegnata ai massimi livelli per aiutare Armenia e Azerbajgian a lavorare verso una normalizzazione reciprocamente accettabile delle relazioni.
A questo proposito, non è attualmente presa in considerazione la sospensione del Memorandum d’intesa sull’energia firmato il 18 luglio 2022 con l’Azerbajgian, nell’ambito degli sforzi dell’Unione Europea per diversificare le proprie fonti energetiche. Tuttavia, l’Unione Europea continuerà a far capire a Baku la necessità di affrontare urgentemente il deterioramento della situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh, e che un’incapacità di farlo in modo adeguato potrebbe avere un impatto pratico sulle sue relazioni con l’Unione Europea».
Quindi, Josep Borrell, Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza dell’Unione Europea, nonché Vice Presidente della Commissione Europea, in riferimento al blocco del Corridoio di Lachin, dichiara che l’Unione Europea non prevede sanzioni contro l’Azerbajgian.
Traduzione: mentre rimane attaccato alla canna del gas, Borrell ha dato il via libera all’Azerbajgian per commettere il genocidio in Artsakh e con questo si è autodenunciato come complice nel crimine. Quando Armenia citerà Ilham Aliyev davanti alla Corte Penale Internazionale, non dovrà dimenticare tra altri anche Borrell.
Mosca ha chiesto spiegazioni a Yerevan riguardo alla decisione del governo armeno di inviare lo Statuto di Roma al Parlamento per la ratifica
Lo ha annunciato in un briefing Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri della Federazione Russa: «Abbiamo già chiesto chiarimenti alla parte armena su questo tema e decideremo i nostri prossimi passi in base al contenuto della risposta di Yerevan». Il governo armeno ha inviato lo Statuto di Roma al parlamento per la ratifica il 1° settembre. Ratificando lo Statuto di Roma, il governo armeno vede l’opportunità di ritenere responsabile il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, per i crimini commessi. Ovviamente, Mosca pensa al fatto che la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato di arresto per il Presidente russo, Vladimir Putin, il che significa che può essere arrestato nei Paesi che hanno ratificato lo Statuto di Roma.
Poi, rispondendo alla domanda su cosa sta facendo la parte russa per allentare la tensione attorno al Nagorno-Karabakh e porre fine alla crisi umanitaria, Zacharova ha dichiarato che la Russia, attraverso il Ministero degli Esteri, il Ministero della Difesa e altri dipartimenti competenti, è in costante contatto con tutti i partner interessati e sta adottando misure per risolvere la crisi umanitaria. Zakharova ha ricordato che Igor Khovayev, Rappresentante speciale del Ministro degli Esteri russo per la regolamentazione delle relazioni armeno-azerbajgiane, ha discusso in dettaglio questo argomento durante la sua visita a Yerevan la settimana scorsa, e in questi giorni si trova a Baku, dove terrà consultazioni con i suoi colleghi azeri. «Agiamo in conformità con gli accordi tripartiti globali firmati tra i leader della Federazione Russa, dell’Azerbajgian e dell’Armenia nel 2020-2022. Siamo a favore dell’accesso senza ostacoli agli aiuti umanitari attraverso le rotte di Lachin e Aghdam, e allo stesso tempo chiediamo di evitare un’inutile politicizzazione di questo problema», ha affermato Zacharova e osservato che l’Unione Europea «come prima, anche in questo caso prende spudoratamente in prestito le iniziative della parte russa, mentre, in generale, i risultati delle azioni dell’Unione Europea non portano alla soluzione della situazione». Zakharova ha anche definito «inaccettabili» i «tentativi di Yerevan di incolpare la Russia».
In sostanza, tradotto dal diplomatichese, la Russia non sta facendo nulla per risolvere la questione del Nagorno-Karabakh, non si tratta di soltanto una “crisi umanitaria”, ma ha significati profondi. Inoltre, non condannando l’Azerbajgian per le sue azioni e collegare l’apertura del Corridoio di Lachin all’apertura della “strada di Aghdam”, Zacharova comunica che la Russia segue la linea dell’Azerbajgian. Va ricordato che il Corridoio di Lachin fa parte degli accordi trilaterali, mentre la “strada di Aghdam” è una pretesa di Baku per chiudere il collegamento dell’Artsakh con l’Armenia attraverso il Corridoio di Lachin e iniziare l’integrazione dell’Artsakh in Azerbajgian attraverso l’apertura della “strada di Aghdam”.
A partire da ieri, la gente dell’Artsakh può comprare con i tagliandi mezza pagnotta di pane a testa (circa 200 gr) al giorno. Si è chiesta di che farina è fatta. Il grano in Artsakh è finito e le forze armate dell’Azerbajgian sparano ai mietitori di grano. Il pane è fatto con il granoturco.
Oggi, si è tenuto presso il Ministero della Difesa dell’Armenia un briefing con gli addetti alla difesa delle rappresentanze diplomatiche accreditati in Armenia
Gli addetti alla difesa sono stati informati sulla situazione operativa in atto al confine Armenia-Azerbajgian dal Capo del Dipartimento della Politica di Difesa e della Cooperazione Internazionale del Ministero della Difesa dell’Armenia, Levon Ayvazyan. È stato osservato che le Forze Armate armene stanno adottando tutte le misure necessarie nell’ambito dei loro compiti per prevenire un’ulteriore escalation della situazione.
«Nei nostri oltre 7 anni di monitoraggio del conflitto del Nagorno-Karabakh, non abbiamo mai visto così tanti video di personale militare, colonne e movimenti di truppe pubblicati da utenti privati dell’Azerbajgian, oltre che durante la guerra del 2020. Difficile credere che sia solo per esercitazioni militari» (Nagorno Karabakh Observer). Della questione abbiamo riferito ieri [QUI]. Oggi, il Servizio di Sicurezza di Stato dell’Azerbajgian ha emesso un avviso al riguardo.
Il Servizio di Sicurezza di Stato dell’Azerbajgian ha avvertito che la condivisione di video relativi alle forze armate azere sui social media comporta significative conseguenze legali.
L’Istituto Lemkin per la prevenzione del genocidio ha pubblicato il nuovo rapporto sul rischio di genocidio da parte dell’Azerbajgian nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh) a causa delle terribili circostanze del blocco e del rafforzamento militare dell’AzerbaJgian lungo i confini dell’Artsakh e dell’Armenia. Il rapporto di 126 pagine utilizza il file delle Nazioni Unite Quadro di analisi per i crimini di atrocità.
L’Istituto Lemkin è profondamente preoccupati per ciò che sta accadendo attualmente ed è convinto che si tratti di un genocidio. C’è molto che il mondo internazionale può fare per fermare il secondo genocidio armeno, ma deve agire con coraggio e rapidità.
Il riepilogo esecutivodi 3 pagine (con una panoramica dei risultati e dei consigli) e il rapporto completo [QUI].
«L’Armenia sta adottando misure per ritirarsi dalla CSTO. Russia e Azerbajgian si stanno preparando per una nuova guerra contro l’Armenia È molto probabile che Viktor Biyagov, ritirato ieri, sarà l’ultimo rappresentante dell’Armenia nell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) guidata dalla Russia. Sono sicuro che l’Armenia non nominerà più un rappresentante nella CSTO. Nella fase successiva, l’Armenia lascerà l’alleanza politico-militare guidata dalla Russia.
È giunto da tempo il momento di lasciare la CSTO. Da mesi Yerevan sta adottando misure per indebolire gradualmente la sua partecipazione alla CSTO. L’Armenia ha prima rifiutato la posizione di Vice Segretario della CSTO, ha rifiutato di svolgere esercitazioni militari della CSTO in Armenia e ha rifiutato di partecipare alle esercitazioni militari della CSTO in Bielorussia. Tuttavia, Yerevan ha deciso di partecipare a due esercitazioni militari NATO.
Al vertice della CSTO tenutosi a Yerevan nel novembre 2022, l’Armenia ha rifiutato di firmare importanti documenti dell’organizzazione. Non sono stati accettati perché l’Armenia non ha firmato. È diventato evidente che la CSTO non esiste come un’alleanza militare unitaria. È una bugia costruita dalla Russia.
Nella società armena è stata creata molta pressione sul governo di Nikol Pashinyan affinché si ritiri immediatamente dalla CSTO. Ma ovviamente penso che la ragione per lasciare la CSTO non sia la rabbia della società armena nei confronti della Russia e della CSTO. Persino le forze politiche al servizio della Russia in Armenia non osano giustificare l’inazione della CSTO durante gli attacchi dell’Azerbajgian contro l’Armenia.
L’anno dell’attacco su larga scala dell’Azerbajgian contro l’Armenia, avvenuto il 13 settembre 2022, passerà presto. La CSTO è in realtà una struttura non funzionante, falsa, crollata. Ciò è stato dimostrato dai passi coerenti dell’Armenia.
La proposta della Russia di un anno fa di schierare osservatori disarmati della CSTO in Armenia sembrava una presa in giro, quando l’Azerbajgian occupava 150 chilometri quadrati di Armenia. La CSTO non avrebbe dovuto inviare osservatori in Armenia, ma truppe militari e armi. La CSTO e la Russia hanno l’obbligo documentale di liberare i territori armeni occupati dall’Azerbajgian insieme all’esercito armeno.
Tuttavia, la Russia e la CSTO da essa guidata si sono rifiutate di considerare l’attacco dell’Azerbajgian contro l’Armenia. Non hanno riconosciuto il fatto dell’aggressione dell’Azerbajgian, quando, oltre ad occupare i territori, l’Armenia ha subito anche più di 200 vittime.
La Russia effettuerà presto attacchi militari contro l’Armenia tramite l’Azerbajgian.
Il Cremlino cercherà di impedire il processo avviato dall’Armenia per ritirarsi dalla CSTO. Mosca e Baku si stanno preparando a condurre un’operazione militare speciale contro l’Armenia. Ieri si è saputo che l’Armenia sta inviando aiuti umanitari all’Ucraina, il che potrebbe essere un segno di liberazione dal Cremlino. Sta diventando sempre più evidente che Yerevan sta prendendo provvedimenti contro le aspirazioni imperialiste della Russia.
Non è un caso che in un momento di tensione nei rapporti tra Russia e Armenia, l’Azerbajgian abbia accumulato forze militari al confine con Armenia e con il Nagorno-Karabakh, come è documentato dai video diffusi.
Ieri, la Missione di osservazione dell’Unione Europea in Armenia ha documentato anche l’aumento della tensione al confine armeno-azerbajgiano. Gli Osservatori europei si dicono preoccupati per l’aumento della tensione e degli scontri nelle regioni di confine.
Dopo gli scontri militari al confine armeno-azerbajgiano del 1° settembre 2023, che hanno provocato vittime e feriti, questa è la prima dichiarazione pubblica della Missione di osservazione dell’Unione Eropea di stanza in Armenia sui sanguinosi eventi. La Missione ha inoltre informato di aver riferito della situazione a Brussel.
Ieri l’Esercito di Difesa del Nagorno-Karabakh ha pubblicato filmati che dimostrano l’accumulo di forze armate azerbajgiane sul confine tra Nagorno-Karabakh e Azerbajgiian.
La Russia sta preparando una nuova operazione militare contro l’Armenia dopo che Yerevan si è rifiutata di soddisfare la richiesta del Cremlino di abbandonare la Missione di osservazione dell’Unione Europea.
Non è un caso che ieri Maria Zakharova abbia annunciato che gli scontri militari al confine armeno-azerbajgiano del 1° settembre 2023 dimostrano ancora una volta l’inefficacia della Missione di osservazione dell’Unione Europea. Il Cremlino chiede infatti all’Armenia di dispiegare una Missione CSTO invece di una Missione di osservatori dell’Unione Europea.
Tuttavia, Yerevan non solo non ha soddisfatto la richiesta di Mosca, ma con la decisione del governo intende concedere lo status alla Missione di osservazione dell’Unione Europea in Armenia.
Ciò significherà il rafforzamento dell’immagine di sicurezza dell’Occidente in Armenia. Naturalmente, la Russia non è stata soddisfatta delle denunce isteriche di Maria Zakharova contro Yerevan, e Mosca ha iniziato a usare il suo strumento di ricatto militare contro l’Armenia, che è l’Azerbajgian.
Non è un caso che nell’ultimo mese l’Azerbajgian abbia intensificato l’importazione di armi da Israele. Secondo fonti israeliane, dal 15 agosto al 5 settembre, la compagnia aerea azera Silk Way ha già effettuato 5 voli per l’Azerbajgian con aerei cargo dall’aeroporto israeliano di Ovda, che è l’unico aeroporto in Israele ad avere un permesso per l’esportazione e l’importazione di esplosivi. Ciò significa che l’Azerbajgian si sta preparando ancora una volta alla guerra contro l’Armenia e il Nagorno-Karabakh su istigazione della Russia. La Russia utilizzerà il suo procuratore, l’Azerbajgian, cercando di provocare una guerra contro la sovranità e la sicurezza dell’Armenia. Il Cremlino mira a impedire che Yerevan lasci la CSTO e ad approfondire la cooperazione in materia di sicurezza con l’Occidente.
L’altro giorno, il Primo Ministro armeno ha annunciato che la Russia lascerà la regione, cosa che è stata accolta istericamente in Russia. Non voglio ripetere le minacce del Ministero degli Esteri russo.
La guerra contro l’Armenia e il Nagorno Karabakh è vantaggiosa sia per la Russia che per l’Azerbajgian. La Russia mira anche a privare l’Armenia della sua sovranità e ad unirla allo Stato dell’Unione Russia-Bielorussia.
E l’Azerbajgian, come ho più volte accennato, intende occupare completamente l’Artsakh/Nagorno-Karabakh e di impossessarsi di nuovi territori dall’Armenia. Con la guerra pianificata, Russia e Azerbajgian cercheranno anche di ottenere il “Corridoio di Zangezur” dall’Armenia.
Gli USA, l’Unione Europea e la NATO sono obbligati a compiere passi concreti per prevenire una guerra congiunta russo-azerbajgiana contro l’Armenia. L’Occidente è obbligato a esercitare un’enorme pressione sull’Azerbajgian affinché Aliyev rifiuti di essere uno strumento di ricatto della Russia contro l’Armenia.
Proprio come il crollo dell’URSS è iniziato con i movimenti ambientalisti iniziati a Yerevan negli anni ’80, che in seguito si sono trasformati in manifestazioni per l’indipendenza dell’Armenia, sono sicuro che la CSTO guidata dalla Russia crollerà grazie all’Armenia» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
«L’Armenia prevede di svolgere esercitazioni militari con gli USA sul suo territorio
Dall’11 al 20 settembre si svolgerà l’esercitazione congiunta armeno-americana “Eagle Partner – 2023”, nell’ambito della preparazione alla partecipazione alle missioni internazionali di mantenimento della pace. L’esercitazione si svolgerà presso il centro di addestramento Zar della brigata di mantenimento della pace del Ministero della Difesa e presso il centro di addestramento N del Ministero della Difesa.
Questa informazione è notevole nella misura in cui ieri l’Armenia ha richiamato Viktor Biyagov, il suo rappresentante presso la CSTO. È stato nominato Ambasciatore dell’Armenia nei Paesi Bassi. Per gli amanti del simbolismo, devo ricordare che la Corte Penale Internazionale si trova nei Paesi Bassi, che ha emesso un mandato di arresto per il Presidente russo, Vladimir Putin.
L’altro giorno si è saputo che lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale è stato inviato al Parlamento armeno, che penso sarà adottato dal Parlamento. Ciò significherebbe che il Presidente russo Putin, ricercato dal tribunale dell’Aia, non potrebbe entrare in Armenia o, al suo arrivo, dovrebbe essere imprigionato dalle forze dell’ordine armene e consegnato al Tribunale internazionale.
Tuttavia, penso che l’obiettivo principale dell’Armenia nella ratifica dello Statuto di Roma sia quello di creare basi legali per combattere i crimini di guerra dell’Azerbajgian, non tanto quello di vietare l’ingresso di Putin. Un altro problema è che Mosca ha deciso di descrivere ciò come un’azione contro di essa.
Sono sicuro che l’Armenia non nominerà più un nuovo Ambasciatore presso la CSTO. Si tratta di una riduzione della partecipazione dell’Armenia alla CSTO. Inoltre, mesi fa, l’Armenia ha rifiutato di partecipare alle esercitazioni militari della CSTO pianificate in Bielorussia, e la parte armena ha rifiutato anche di ospitare esercitazioni militari della CSTO in Armenia.
Penso che l’Armenia dovrebbe prendere in considerazione la partecipazione all’esercitazione militare Defender23 organizzata dagli Stati Uniti nel 2024, che nel 2023 si è svolta sul territorio di 10 Paesi europei. Ad aprile, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha incluso per la prima volta il nome dell’Armenia nell’elenco dei partecipanti all’esercitazione militare Defender 23, ma in seguito il nome è stato rimosso. Penso che a quel tempo ci fossero discussioni preliminari sulla partecipazione anche dell’Armenia alle esercitazioni Defender 23. Tuttavia, poiché la Russia ha fatto dell’Azerbajgian uno strumento di attacchi militari contro l’Armenia, è possibile che le autorità armene abbiano cercato di difendersi da nuovi attacchi azeri contro l’Armenia.
Naturalmente, oltre ad organizzare l’esercitazione militare armeno-americana “Eagle Partner – 2023”, la parte armena partecipa anche ad altre due esercitazioni militari NATO: KFOR e Saber Junction. Si può vedere che l’Armenia non vuole essere associata alla Russia e alla Bielorussia, che hanno iniziato una guerra criminale contro l’Ucraina։ L’Armenia annulla la sua partecipazione alle esercitazioni militari organizzate dalla CSTO, boicotta la sua partecipazione alla CSTO e crea forme di cooperazione con l’Occidente.
Naturalmente, va sottolineato che l’Unione Europea è già rappresentata in Armenia con una componente di sicurezza, che è la Missione di Osservazione Europea. In qualsiasi momento può essere riprofilato, cambiare significato o acquisire una componente militare, cosa che penso non vedremo in questa fase.
L’esercitazione militare armeno-americana “Eagle Partner – 2023” prevede azioni di stabilizzazione tra le parti in conflitto durante compiti di mantenimento della pace.
Lo scopo dell’esercitazione è quello di aumentare il livello di interoperabilità delle unità che partecipano a missioni internazionali di mantenimento della pace nel quadro delle operazioni di mantenimento della pace, di scambiare le migliori pratiche nella gestione e nella comunicazione tattica, nonché di aumentare la prontezza dell’unità armena per il previsto valutazione del “Concetto di Capacità Operativa” della NATO» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
«Perché è importante che l’Armenia abbia fornito aiuti umanitari all’Ucraina 560 giorni dopo l’inizio della guerra russo-ucraina?
Posso affermare con sicurezza che Erevan sta mettendo in pericolo la sua statualità con la sua decisione di sostenere l’Ucraina. Esiste una minaccia reale di attacchi russi contro la sovranità dell’Armenia.
Se fornire sostegno militare o umanitario all’Ucraina è una situazione sicura per gli stati membri della NATO e dell’Unione Europea, allora posso affermare con sicurezza che l’Armenia ha deciso di sostenere l’Ucraina, non cedendo alle minacce e ai ricatti del Cremlino.
Nonostante ciò, penso che il sostegno dell’Armenia all’Ucraina sia pienamente giustificato. Oggi Yerevan lancia un appello al mondo intero affinché fornisca sostegno umanitario agli Armeni del Nagorno-Karabakh, condannati a morte per fame dall’Azerbajgian e dalla Russia. Hanno chiuso il Corridoio di Lachin e vietato ai 32 camion inviati da Armenia e Francia di consegnare gli aiuti umanitari nel Nagorno-Karabakh.
L’Armenia non può rimanere indifferente alla catastrofe umanitaria in cui si è trovato il popolo pacifico dell’Ucraina a causa della guerra criminale della Russia. Posso dire che oggi Armeni e Ucraini sono i popoli che si trovano nella situazione più difficile nella regione, poiché entrambi si trovano ad affrontare la reale minaccia di un genocidio.
Spero che Stati Uniti e Germania annuncino presto una decisione congiunta per fornire assistenza umanitaria al Nagorno-Karabakh.
Le nostre fonti diplomatiche riferiscono che oggi il governo armeno presenterà i dettagli sulla decisione di fornire assistenza umanitaria all’Ucraina e sul tipo e sulla quantità di aiuti inviati all’Ucraina da Yerevan.
La moglie del Primo Ministro armeno parteciperà al “Terzo vertice delle First Lady e dei Gentlemen” che avrà inizio oggi a Kiev. Anna Hakobyan fornirà personalmente gli aiuti all’Ucraina.
Il vertice è organizzato dalla First Lady dell’Ucraina Olena Zelenska. Quest’anno, il terzo vertice delle First Ladies and Gentlemen a Kiev si concentrerà sul tema della salute mentale. Al vertice parteciperanno rappresentanti di decine di Paesi in tutto il mondo, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Polonia, Romania, Turchia, Israele e Giappone.
Oggi la Russia partecipa al piano di condanna a morte per fame degli Armeni dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh, attuato dall’Azerbajgian. Attualmente si sta preparando un attacco militare russo-azerbajgiano contro l’Armenia e il Nagorno-Karabakh.
L’Esercito di Difesa del Nagorno Karabakh e il Ministero della Difesa dell’Armenia hanno distribuito video che mostrano come l’Azerbajgian sta accumulando truppe nelle zone di confine armeno-azerbajgiano e Karabakh-Azerbajgian. L’Azerbajgian utilizza anche le false informazioni prima dell’attacco militare, accusando i partiti armeni di violazioni del regime di cessate il fuoco.
I rapporti tra Mosca e Yerevan sono diventati estremamente tesi negli ultimi giorni. Mosca ha reagito in modo duro e minaccioso alle dichiarazione di Nikol Pashinyan sul ritiro della Russia dal Caucaso meridionale. Mosca ha definito inaccettabili le dichiarazioni di Pashinyan.
Secondo le mie informazioni, Mosca chiede che l’Armenia rinunci agli Osservatori dell’Unione Europea e dispieghi invece Osservatori della CSTO.
Tuttavia, Yerevan ha respinto questa richiesta, decidendo di concedere agli Osservatori dell’Unione Europea uno status in Armenia. Inoltre, la Russia chiede all’Armenia di abbandonare l’accordo raggiunto a Praga nell’ottobre 2022 con la mediazione dell’Unione Europea sul riconoscimento dell’integrità territoriale dell’Azerbajgian.
Se l’Armenia annullasse la sua decisione, ciò darebbe alla Russia l’opportunità di mantenere acceso il conflitto al confine armeno-azerbajgiano e di mantenere Yerevan e Baku in una situazione gestibile. Ma penso che l’Armenia rimarrà fedele alla sua decisione di riconoscere l’integrità territoriale dell’Azerbajgian a Praga.
Quali misure può intraprendere Mosca contro l’Armenia, che secondo il Cremlino è disobbediente? Naturalmente, lo strumento principale del Cremlino è provocare l’Azerbajgian a iniziare una guerra contro Armenia e Nagorno-Karabakh. Il regime dittatoriale di Aliyev è uno strumento nelle mani della Russia per sottoporre l’Armenia a pressioni militari, minacce e ricatti al fine di ottenere concessioni.
Presto sentiremo voci isteriche dalla Russia sul perché l’Armenia ha osato inviare aiuti umanitari all’Ucraina. Tuttavia, come dimostra la decisione di Yerevan di inviare aiuti umanitari all’Ucraina, l’Armenia non cederà alle minacce del Cremlino.
Se l’assistenza umanitaria o militare all’Ucraina non avrà conseguenze negative per i Paesi occidentali, nel caso dell’Armenia la Russia sta diventando più aggressiva e ci saranno sicuramente nuovi attacchi da parte di Mosca contro la sovranità, l’indipendenza e la democrazia dell’Armenia.
Ciò significa che l’Occidente è obbligato ad aumentare il proprio sostegno all’Armenia. Il compito urgente degli Stati Uniti e dell’Unione Europea in questo momento è quello di frenare l’Azerbajgian, uno strumento ibrido della Russia, per evitare la guerra.
Penso che non dovremmo avere paura del Cremlino, dovremmo ratificare lo Statuto di Roma e pensare all’attuazione di nuovi programmi di assistenza umanitaria all’Ucraina (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
Le donne di un coro tradizionale della chiesa cantano durante una funzione tenuta al Monastero di Tatev (Foto di Mitchell Kanashkevich).
La popolazione indigena armena cristiana ama la piccola enclave del Nagorno-Karabakh nel Caucaso meridionale, che conoscono come Artsakh. Poiché gli Armeni furono la prima nazione ad accettare il cristianesimo come religione di Stato nel 301 d.C., il pittoresco e aspro terreno montuoso dell’Artsakh, la ricca bellezza naturale e le valli mozzafiato sono costellati di secolari cattedrali e monasteri armeni cristiani.
Dallo scorso dicembre, la Repubblica di Azerbajgian ha bloccato il Corridoio di Lachin, larga 5 km, scatenando una campagna di fame e pulizia etnica contro i 120.000 Armeni Cristiani indigeni rimasti nell’Artsakh. Questo corridoio fornisce l’unico collegamento tra l’Artsakh e l’Armenia e il mondo. Il 15 giugno, l’Azerbajgian ha bloccato l’ingresso di tutti i prodotti alimentari e delle risorse mediche essenziali nell’Artsakh. Dal 26 luglio, l’Azerbajgian ha bloccato la consegna di quasi 400 tonnellate di cibo e forniture mediche essenziali inviate dall’Armenia. Paradossalmente, mentre affamavano 120.000 persone, il 3 agosto l’Azerbajgian ha firmato l’impegno delle Nazioni Unite, guidato dagli Stati Uniti, contro l’uso del cibo come arma in guerra.
Gli ultimi rapporti confermano che alla popolazione dell’Artsakh restano solo altre due settimane di scorte di cibo, dopodiché si profila la fame di massa.
Storia dell’Artsakh in prospettiva
La campagna di Christian Solidarity International per Artsakh, The Cost of Silence: Preventing Another Armenian Genocide, fornisce informazioni chiave sull’attuale conflitto. L’Impero Ottomano e il suo stato successore, la Repubblica di Turchia, tra il 1915 e il 1923 massacrarono 1,5 milioni di armeni che vivevano nelle loro terre ancestrali occupate. La Turchia deve ancora riconoscere il genocidio armeno.
La Repubblica di Armenia, che comprende meno dell’1% del territorio storico armeno, nel 1918 dichiarò l’indipendenza, così come il Nagorno-Karabakh (NK). Sempre nel 1918, l’invasione della regione del Caucaso da parte dell’Impero Ottomano portò alla formazione della Repubblica di Azerbajgian. Nel 1920, le forze azere massacrarono migliaia di Armeni in Nagorno-Karabakh e nel 1921 l’Unione Sovietica conquistò l’Armenia, l’Azerbajgian e i territori del Nagorno-Karabakh. Allora il commissario sovietico per le nazionalità, Joseph Stalin, ridisegnò i confini e, contro la volontà della popolazione, incluse l’Oblast autonomo di Nagorno-Karabakh (una divisione amministrativa dell’ex Unione Sovietica) all’interno dell’Azerbajgian sovietico.
Quando gli Armeni del Nagorno-Karabakh fecero una campagna per la loro libertà nel 1988, l’Azerbajgian bloccò la regione ed effettuò la pulizia etnica dei villaggi armeni. Con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, le Repubbliche di Azerbajgian, di Armenia e di Nagorno Karabakh dichiararono ciascuna la propria indipendenza attraverso un referendum condotto legalmente. L’Azerbajgian rispose bombardando la città armena di Stepanakert, provocando la prima guerra del Karabakh (1992-1994) tra Armenia e Azerbajgian. Questa guerra si concluse con un cessate il fuoco, con il Nagorno-Karabakh settentrionale che divenne una repubblica libera (non riconosciuta come indipendente da nessun altro Paese). Nel settembre 2020, nel mezzo di un blocco pandemico globale, l’Azerbajgian si è unito alla Turchia, membro della NATO, e, schierando armi di fabbricazione israeliana, ha bombardato a tappeto e occupato parti dell’Artsakh. La guerra finì il 9 novembre con un accordo tra Armenia, Azerbajgian e Russia attraverso il quale NK ha perso molto territorio.
Le donne dell’Artsakh sono vittime e leader
Da oltre 30 anni le donne dell’Artsakh sono sopravvissute a feroci guerre territoriali per il diritto all’autodeterminazione. Con mariti e figli che difendevano il loro territorio durante la prima guerra dell’Artsakh, un cambiamento nella tradizionale identità di genere ha reso le donne capofamiglia, capofamiglia, custodi di famiglie immediate ed estese e difensori della proprietà. Le donne sono diventate ciò che alcuni chiamano capi di famiglie “senza testa”.
Le donne dell’Artsakh continuarono a seppellire padri, fratelli, mariti e figli nelle guerre successive per il diritto all’autodeterminazione dell’enclave. Con il sostegno dell’Armenia, sono diventati costruttori di pace, mediando i conflitti all’interno dei loro villaggi e città, formando ONG e sviluppando programmi di costruzione della pace e di stato di diritto democratico in tutto l’Artsakh.
Il Centro risorse per le donne a Yerevan, Armenia, la ONG Democracy Today, la ONG Women for Development e i capitoli della Fondazione Kvinna fino a Kvinna (un’organizzazione svedese che sostiene le donne nelle zone di guerra/conflitto) promuovono gli elementi costitutivi della democrazia dell’Artsakh. Nel luglio 2002, Democracy Today, insieme alle donne dell’Artsakh e all’International Fellowship for Reconciliation (IFOR ), ha organizzato la conferenza “Donne del Nagorno-Karabakh per la pace e la coesistenza pacifica” nella capitale dell’Artsakh, Stepanakert.
A causa del blocco di carburante, gas, elettricità e connessione Internet limitata da parte dell’Azerbajgian, dal 12 dicembre 2022 2.000 donne incinte, 30.000 bambini, 20.000 anziani e 9.000 disabili sono stati privati di cibo e forniture mediche essenziali. Le autorità azerbajgiane hanno convertito in moschee antiche cattedrali cristiane e cancellato siti del patrimonio religioso e culturale.
Le donne affrontano il peso dell’insicurezza alimentare, trascorrendo le loro giornate alla ricerca di cibo per nutrire le proprie famiglie e salvaguardare la propria sicurezza e salute. A luglio, Vera Narimanyan , madre single di un bambino di tre anni e di una bambina di sei, ha lasciato i suoi figli addormentati a casa per camminare per cinque chilometri fino a una città vicina in cerca di cibo. Quando i bambini si sono svegliati, hanno vagato per le strade e, non trovando la madre, sono saliti su un’auto abbandonata e si sono addormentati sotto il caldo torrido. I loro corpi furono ritrovati il giorno successivo dopo una ricerca durata quasi 24 ore.
Il giornalista freelance Siranush Sargsyan offre scorci delle dure prove quotidiane delle file per il pane (l’unico cibo disponibile) che iniziano a formarsi alle 4 del mattino. Dopo ore in fila, molti tornano a casa a mani vuote svuotando frigoriferi e dispense. Mentre gli aborti triplicano, i video di donne incinte che svengono per le strade di Artsakh vengono pubblicati regolarmente sui social media. I bambini malnutriti che aspettano per ore in fila per il pane stanno svenendo mentre gli adulti vengono in loro soccorso.
Dopo che i soldati azeri hanno rapito il 68enne Vagif Khachatryan da un’evacuazione medica in Armenia facilitata dal Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC), lo hanno portato a Baku e accusato di crimini di guerra, gli anziani di Artsakh evitano i trasporti sanitari. La 66enne Svetlana è diabetica e cade in coma regolare, ma rifiuta di essere trasportata in Armenia dal CICR temendo la sorte di Khachatryan.
Il 18 agosto, Mary Asatryan, Assistente del Difensore dei diritti umani dell’Artsakh, ha riferito che “tutte le istituzioni mediche stanno sperimentando un’insufficienza di farmaci, stimata inferiore al 50%”. Non sono presenti antipiretici, antibiotici, farmaci per la pressione sanguigna, farmaci per persone con malattie croniche (diabete, malattie cardiovascolari e respiratorie, ecc.), vitamine e integratori alimentari, alimenti per neonati e farmaci per bambini. “Se questa situazione continua, la salute pubblica dell’Artsakh subirà un grave collasso. Ci aspettiamo che venga intrapresa un’azione internazionale il prima possibile”, afferma Asatryan.
Asatryan è tra le tante ragazze nate durante la prima guerra dell’Artsakh che sono rimaste traumatizzate dalle atrocità della guerra dei 44 giorni nel 2020 e ricoprono posizioni di alto livello negli uffici religiosi, di giustizia sociale, medici, giudiziari, educativi e governativi dell’Artsakh. Prima della guerra del 2020, i sei giudici della Corte suprema di giustizia dell’Artsakh erano tutte donne. Oggi, otto dei 15 funzionari del difensore civico per i diritti umani sono avvocatesse che documentano le violazioni dei diritti umani in Azerbajgian, assistendo alle decapitazioni dei loro connazionali da parte dei mercenari siriani trasportati dalla Turchia nell’Artsakh, alla tortura dei loro anziani e al bombardamento delle loro scuole, ospedali e chiese.
Nell’aprile di quest’anno, mentre il mondo restava in silenzio mentre il blocco continuava, le donne dell’Artsakh hanno organizzato una protesta chiedendo diritti umani, libertà di movimento e un futuro migliore. Anche sotto costrizione, le neomamme di tutto l’Artsakh hanno osservato la benedizione cristiana di 40 giorni dei loro neonati presso la chiesa apostolica armena di Stepanakert.
I desideri, le speranze e i bisogni delle donne dell’Artsakh
Le madri dell’Artsakh sono stanche di seppellire i loro figli e di piangere i loro bambini non ancora nati, mentre continuano a pregare per la sicurezza. Vivendo con cibo e forniture mediche razionate, loro e le loro famiglie si troveranno presto ad affrontare l’imminente stagione invernale gelida e montuosa. Perseverano nel mantenere la sanità mentale, nel trovare razioni di cibo per i loro figli e per i genitori anziani, e guardano il loro futuro messo in discussione nei “negoziati di pace” a Washington, Brussel e L’Aia, e nelle riunioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, mentre sopportano le minacce quotidiane di un’epidemia. campagna di pulizia etnica fin troppo familiare.
Le donne dell’Artsakh, discendenti del genocidio armeno del 1915, sono coinvolte nella rimappatura geopolitica. Con l’abbandono della Russia (a causa della guerra in Ucraina) e il fatto che l’Azerbajgian ignora le richieste delle potenze e delle organizzazioni occidentali (tra cui la Corte internazionale di giustizia, insieme al Lemkin Institute, Genocide Watch e Amnesty International), la pulizia etnica e religiosa in corso nell’Artsakh è in corso. segnali premonitori del genocidio.
Raccomandazioni
Essendo una popolazione cristiana indigena che ha vissuto per secoli nell’Artsakh, proteggendo e mantenendo la propria identità attraverso le guerre e le minacce di pulizia etnica, le donne dell’Artsakh credono fermamente che le loro famiglie e comunità meritino un futuro libero e sicuro e che i governanti autoritari non debbano determinare il loro destino. A tal fine, la comunità internazionale deve:
Riconoscere l’indipendenza della Repubblica di Artsakh, in linea con il diritto all’autodeterminazione sancito in vari strumenti delle Nazioni Unite e con il voto e la decisione del popolo dell’Artsakh del 1991 di dichiarare la propria indipendenza dall’Azerbajgian.
Condannare il blocco in corso del Corridoio di Lachin e gli attacchi non provocati delle forze azere al Nagorno-Karabakh e chiedere che l’Azerbajgian cessi immediatamente e incondizionatamente il blocco e le aggressioni contro l’Artsakh.
Schierare immediatamente osservatori internazionali nel Corridoio di Lachin e nell’Artsakh per esplorare le opportunità per garanzie più efficaci e sostenibili di sicurezza e di sviluppo pacifico.
Soddisfare i bisogni urgenti delle vittime dell’aggressione azera sia in Armenia che in Artsakh.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa e altri organismi internazionali competenti dovrebbero indagare su tutti i crimini di guerra commessi dalle forze azere.
[*] Gulnara Shahinian è la fondatrice della ONG Democracy Today, Armenia, un’esperta internazionale indipendente sui diritti umani, la schiavitù e il traffico di esseri umani ed ex relatrice speciale delle Nazioni Unite sulle forme contemporanee di schiavitù.
Segnaliamo
– “Stiamo morendo di fame”: i residenti del Nagorno-Karabakh temono per il futuro sotto blocco di Caolán Magee – CNN, 6 settembre 2023 [QUI]: «“Se il blocco non finisca presto, sempre più persone moriranno di fame. Non riesco a dormire pensando a come darò da mangiare ai miei tre figli”, ha detto Gharaghazaryan. “Stiamo tutti perdendo la speranza. Quante altre persone dovranno morire prima che il mondo se ne accorga?”».
Finalmente, la CNN si è svegliata.
NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-06 19:02:422023-09-07 19:04:08269° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Quanti altri Armeni dovranno ancora morire prima che il mondo se ne accorga? (Korazym 06.09.23)
Nell’Armenia del premier Nikol Pašinjan, i prossimi 11-20 settembre, si svolgeranno le manovre militari USA-Armenia “Eagle Partner 2023”. Ufficialmente, il Ministero della difesa di Erevan, parla di “preparazione congiunta a missioni internazionali di pace” che, con la presenza di forze yankee, appare come un ossimoro.
Tant’è che, parallelamente ai tentennamenti armeni nel ODKB (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva: Russia, Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Kirgizija, Tadžikistan), il presidente del comitato europeo per l’allargamento della NATO, Günther Fehlinger, dichiara che sia tempo per il paese caucasico di entrare nell’Alleanza atlantica. Il politologo Aleksej Martynov non attribuisce però particolare valore alle parole di un semi-privato cittadino, a capo di un ente “semi-commerciale” e sostiene che nessuno pensa seriamente all’ingresso dell’Armenia nella NATO, non foss’altro che in base allo statuto del blocco atlantico, che vieta l’ingresso a paesi che abbiano conflitti territoriali in corso.
Ma, tutto questo avviene sullo sfondo di altri fatti: quello, ad esempio, di addossare alla Russia la responsabilità degli ultimi insuccessi militari e politici armeni: in un’intervista a La Repubblica, Pašinjan ha detto di ritenere un errore la dipendenza di Erevan da Mosca nelle sfere energetiche e della sicurezza e, per questo, sta cercando di diversificare la propria sicurezza, come a volerla affidare al “miglior offerente” che, puntualmente, si fa avanti nella persona, appunto, del signor Fehlinger.
Ora, nota il portale Anna-news: si esorta Erevan a entrare nella NATO, uno dei cui membri, la Turchia, da sempre stretto alleato dell’Azerbajdžan, persegue come proprio obiettivo lo smembramento dell’Armenia. In effetti, se il contingente di pace russo protegge la popolazione armena del Nagorno-Karabakh dagli attacchi azeri, la base operativa dello stesso contingente protegge gli armeni d’Armenia da qualsiasi piano aggressivo turco. E la NATO, quand’anche avvenisse l’adesione di Erevan, non si preoccuperà certo di difendere l’Armenia, dal momento che suo unico obiettivo nella regione è quello di eliminare dall’area Russia e Iran.
Inoltre, si fa notare che Erevan non si è fatta scrupolo di riconoscere le decisioni del cosiddetto Tribunale penale internazionale a carico di Vladimir Putin e le sue ultime azioni mostrano la volontà di rompere i rapporti con Mosca, volgersi a ovest, scegliendo Washington quale intermediario per l’accordo di pace con Baku, che non può non contemplare la cessione del territorio del Karabakh. La scelta riguardo alla regione contesa, potrebbe però costare politicamente cara a Pašinjan, così che egli non trova di meglio che incolpare il contingente di pace russo di non fare abbastanza per difendere la popolazione armena della regione.
Da tutto ciò, l’osservatore dell’agenzia REX, Stanislav Tarasov, deduce che, primo: Pašinjan si rende conto di non poter coinvolgere Mosca in una guerra con Baku; secondo: le dichiarazioni pro occidentali non significano una prospettiva di ulteriori “bonus” concessi all’Armenia, a parte forse qualche generica critica francese e del Dipartimento di stato rivolta a Baku. Così che Pašinjan deve attendersi pochi cambiamenti, nonostante le sue assicurazioni secondo cui l’Armenia non è alleata della Russia nel conflitto in Ucraina e che, dice lui, Mosca e il suo contingente di pace non starebbero svolgendo le proprie funzioni di pacificazione e sicurezza e si starebbero «allontanando dalla regione»: affermazione subito smentita dal portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov. Intanto, l’Iran tace, mentre la Turchia guarda con sospetto alle manovre del premier armeno e alla sua “alleanza” con la Francia, considerato che Parigi verrebbe coinvolta in una contrapposizione con Ankara nel Mediterraneo.
In concreto, nei giorni scorsi si sono notati strani movimenti di mezzi militari azeri in prossimità delle frontiere armene, in particolare nelle regioni di Sjunik, Gegarkunik e Vajots Dzor, ed è ovviamente difficile non collegarli alle dichiarazioni americane di presentarsi quali intermediari nel conflitto per il Nagorno-Karabakh.
In realtà, osserva ancora Aleksej Martynov, solo una limitata parte dell’élite armena guarda da tempo a USA e UE, con l’intera vicenda del Nagorno-Karabakh messa in moto nel tentativo di sloggiare la Russia dal Caucaso; lo testimonierebbe anche il dettaglio curioso di come, dopo la nomina di Richard Moor a capo del Mi-6, nell’agosto 2020, già a settembre fossero ripresi gli scontri nella regione.
Riferendosi alle parole di Pašinjan a La Repubblica, l’osservatore Gevorg Mirzajan ricorda come l’intro percorso del premier (prima come giornalista, poi oppositore e dal 2018 primo ministro) indichi una propensione al deterioramento delle relazioni russo-armene e all’indebolimento dell’influenza russa nel Caucaso meridionale. E si può dire con relativa sicurezza che tale obiettivo fosse stato fissato dai suoi sponsor stranieri. Dunque, nota Mirzajan, l’assunto di Pašinjan di non affidare la propria sicurezza a una sola fonte, è giusto in teoria; in pratica, c’è un unico interrogativo: dispone l’Armenia di “fornitori” di elementi vitali, di sopravvivenza, alternativi, con capacità e disponibilità equivalenti a quelle russe?
L’élite pro-occidentale, con la sua diaspora attiva in USA, dichiara ovviamente che tale alternativa è costituita dagli Stati Uniti, cui, altrettanto ovviamente, non dispiacerebbe poter disporre di una base in Armenia, al centro del Caucaso meridionale, vicino ai confini di Russia, Turchia e Iran, vicino alle rotte di transito degli idrocarburi del Caspio diretti in Europa e in uno dei rami della “Via della seta”. Ma una tale base yankee trasformerebbe automaticamente Erevan in un nemico per tutti i paesi regionali, così che, perdendo gli amici, non troverebbe un difensore; soprattutto, l’affidabilità delle «garanzie americane di difesa» solleva forti dubbi; possono confermarlo curdi, georgiani e vari altri paesi, spinti dagli americani contro “giocatori” molto più forti di loro e poi lasciati a sbrigarsela da soli.
Ci sarebbe la variante francese: quantunque meno influente degli USA, Parigi non si è distinta per aver lasciato soli i propri alleati; in più, tutta una serie di politici francesi sono oggi tra i più seri difensori dei diritti degli armeni del Karabakh e chiedono a Macron di prendere il controllo del corridoio di Lacin (che collega Erevan a Stepanakert) fermando così il blocco azero della regione. Tuttavia la Francia non dispone di sufficienti forze e mezzi per intervenire in caso di conflitto a protezione dell’Armenia. In secondo luogo, Parigi non è in grado di entrare in conflitto con la Turchia, principale minaccia alla sicurezza dell’Armenia. In terzo luogo, la Francia farà tutto ciò che gli americani diranno: se Washington chiederà a Parigi di usare la presenza in Armenia per destabilizzare i vicini e l’intera regione, allora la risposta sarà un sì.
Terza opzione: Iran. Teheran avrebbe la possibilità e la forza militare di intervenire in caso di bisogno: un confine comune con l’Armenia e un esercito tra i più forti della regione. Avrebbe anche interesse a difendere un’Armenia amichevole e stabile, avendo già abbastanza nemici ai confini. Tuttavia l’Iran è anche meno adatto di altri per il ruolo di difensore dell’Armenia: non può permettersi conflitti con la Turchia, né tantomeno con l’Azerbajdžan, dal momento che in Iran vivono più azeri che nello stesso Azerbajdžan, e ogni tentativo di prendere le parti di Erevan provocherebbe sommosse nelle province settentrionali.
Dunque, nessuna delle varianti potrebbe assicurare all’Armenia una completa sicurezza, politica, militare, economica, quanto la Russia. La scelta pare quindi obbligata.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-06 18:53:062023-09-07 18:59:39Le manovre militari USA-Armenia e il "cambio di tono" di Repubblica (Antidiplomatico e altri 06.09.23)
Il 6 settembre 1955, fomentati dal Partito Democratico del primo ministro Adnan Menderes e dagli imam delle moschee sunnite, decine di migliaia di musulmani turchi assaltano la minoranza cristiana greco-ortodossa di Istanbul, allora composta da oltre 200.000 persone, uccidendo una ventina dicristiani, ferendone decinedidonne, saccheggiandoeincendiandooltre 4000 abitazioni, 110 alberghi, 27 farmacie, 23 scuole, 21 farmacie e 73 chiese.
La violenza oltre che sulla minoranza romea (romani di lingua greca e religione ortodossa) si estese anche contro gli altri cristiani: armeni e assiri e contro la comunità ebraica.
Conseguenza del pogrom fu la diaspora cristiana da Istanbul, riducendo dal 55 ad oggi la presenza greco-ortodossa di quella che per per oltre 1600 anni si è chiamata Costantinopoli – Nuova Roma ad appena 2.500 persone. La decantata clemenza e misericordia, di quella che Papa Francesco ha definito “una religione di Pace” si era già palesata nel secolo scorso, quando dal 1915 al 1919, i musulmani turchi si erano resi responsabili del genocidio (Medz Yeghern) e della pulizia etnica degli armeni dell’Anatolia, che ebbero 1.500.000 (un milione e mezzo) di morti e centinaia di migliaia di sfollati, e del meno noto genocidio assiro (Seyfo) che riguardò 750.000 persone, due etnie massacrate unicamente perché di religione cristiana e, di conseguenza, “infedeli”.
Va ricordato che l’Islam ha un concetto di morale e bene diverso da quello cristiano e il Corano (2:191) espressamente ordina ai musulmani: “uccideteli ovunque li incontrate e scacciateli…”
Perché ricordiamo i fatti del ‘55? Non soltanto per non dimenticare il pericolo che rappresentato per le minoranze cristiane in terra islamica ma anche per quello potenziale rappresentato dall’invasione islamica in atto nei paesi a maggioranza cristiana ed anche perché, in questi giorni, si rischia un nuovo genocidio e pulizia etnica, ad opera degli azeri supportati da milizie jhaidiste turche, contro le popolazioni di etnia armene e fede cristiana ortodossa del Nagorno-Karabakh.
Sembra che della sorte degli armeni del Karabakh non interessi a nessuno, non interessa il Vaticano (il Papa si fa paladino soltanto dei musulmani
rohingya del Myanmar o uiguri della Cina, dimenticando che queste popolazioni quando hanno avuto governi islamici propri, la prima cosa che hanno fatto fu di sterminare missionari e convertiti locali al cristianesimo) e neppure i paesi europei che non riconoscono il governo armeno karabakho della Repubblica di Artsakh.
Purtroppo la NATO è interessata a mantenere i buoni rapporti con gli Stati e le teocrazie islamiche e degli armeni, senza petrolio ed invisi all’atlantica Turchia, non interessa nulla.
Inoltre la Russia, che fino a ieri si era posta a garante dell’incolumità fisica delle minoranze cristiane nel mondo islamico e della difesa degli armeni del Karabakh è impegnata in una guerra fratricida in Ucraina e non può più garantire quella difesa che fino a ieri ne aveva permesso la sopravvivenza. L’Italia, non soltanto si è dimenticata di essere l’erede spirituale di Roma, ma ha rinunciato, in nome della sudditanza atlantica, non soltanto ad avere una linea diplomatica di pacificatrice tra le parti ma anche a difendere le minoranze cristiane perseguitate e discriminate del mondo.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-06 18:51:372023-09-07 18:52:466 SETTEMBRE 1955: POGROM CONTRO I CRISTIANI DI ISTANBUL (Notiziegeopolitiche 06.09.23)
Camera e Senato hanno chiesto che sia riconosciuto il genocidio dei kulaki imposto da Stalin contro i kulaki, ma continua l’inerzia oscena sull’assedio degli armeni in Nagorno-Karabakh
Protesta a Sydney, Australia, contro l’operazione di isolamento della Repubblica dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) a opera dell’Azerbaigian, 1 settembre 2023 (foto Ansa)
Ho fatto un sogno tremendo. Mi sono ritrovato in un’isba ucraina in pieno Holodomor. Non fingete di non sapere che cosa sia. Nel biennio 1932-1933 tre quattro cinque milioni di famiglie contadine morirono per fame (questo etimologicamente significa la parola). Fu una carestia terroristica. Stalin impose la collettivizzazione, non fu una decisione economica: collettivizzò per volontà politica la fame e la morte dei kulaki. Prima la Camera e poi il Senato il 26 luglio hanno approvato la mozione “90 anni dopo l’Holodomor: riconoscere l’uccisione di massa per fame come genocidio”. Giustissimo. Ma come fanno i senatori italiani a non riconoscere invece il genocidio armeno ad opera dei giovani turchi nel 1915? Sarebbe drammaticamente essenziale per impedire che il genocidio si ripeta contro i miei fratelli armeni che in 120 mila sono stritolati dall’assedio nell’Artsakh (Nagorno-Karabakh), circondati da ogni parte da soldati e “attivisti” azerbaig…
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-06 18:50:052023-09-07 19:06:55Cari parlamentari, anche in Artsakh la fame uccide. Proprio come in Ucraina 90 anni fa (Tempi.it 06.09.23)
Trovata in una grotta armena, la calzatura è costituita da un pezzo di pelle bovina legata con un filo di cuoio e imbottita di erba
La scarpa di pelle più antica al mondo ha 5500 anni
È stata trovata nel 2010 durante uno scavo archeologico in una grotta armena ed era eccezionalmente ben conservata
La calzatura risale al 3500 a.C. durante l’Età del Rame in Armenia
Il manufatto preistorico è compresso nella zona del tallone e della punta, probabilmente a causa dei molti chilometri di cammino
Le scarpe di questa età sono incredibilmente rare, perché la pelle e i materiali vegetali normalmente si degradano molto rapidamente
La scarpa di pelle più antica al mondo ha 5500 anni ed è fatta in pelle bovina imbottita di erba. La calzatura preistorica è stata trovata nel 2010 durante uno scavo archeologico in una grotta armena ed era eccezionalmente ben conservata.
Una scarpa usurata dai tanti chilometri di cammino
Le dimensioni corrispondono ad un 38 europeo e ha la forma di un piede sinistro, non si sa se di uomo o di donna. Realizzata con un unico pezzo di pelle bovina, è allacciata lungo le cuciture sul davanti e sul retro con un cordoncino di cuoio. Internamente è imbottita di erba come isolante e per attutire il contatto del piede con il terreno.
Secondo gli studiosi, la pelle era stata tagliata in due strati e conciata, seguendo una tecnologia abbastanza nuova per l’epoca. È probabile che la pelle fosse stata prima bagnata, poi tagliata, adattata e cucita attorno al piede per realizzare una calzatura su misura.
Datata al radiocarbonio intorno al 3500 a.C., durante l’Età del Rame in Armenia, la scarpa preistorica è compressa nella zona del tallone e della punta, probabilmente a causa di chilometri e chilometri di cammino. Le calzature di questa età sono incredibilmente rare, perché la pelle e i materiali vegetali normalmente si degradano molto rapidamente. In questo caso il manufatto si è ben conservato poiché rimasto in una fossa sigillata con diversi strati di sterco di pecora, accumulato nella grotta dopo che gli abitanti se ne erano andati.
La protezione del piede è stata probabilmente una delle ragioni principali per cui le persone hanno iniziato a indossare le scarpe e, certamente, questo sembra essere il caso della calzatura in cuoio più antica del mondo. Oltre ad evitare di rimanere feriti camminando su terreni con pietre taglienti, avere il piede coperto aiutava anche ad affrontare meglio le temperature estreme della regione (fino a 45 °C d’estate e sotto lo zero d’inverno) e a viaggiare più lontano.
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http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-06 18:40:572023-09-07 18:42:30La scarpa più antica al mondo ha 5500 anni (Commentimemorabili 06.09.23)
In Nagorno-Karabakh, l’Azerbaigian si sta preparando a un nuovo conflitto con l’Armenia. Dei video testimoniano un’insolita attività dell’esercito azero. L’Armenia ha risposto in modo inaspettato.
La situazione in Nagorno-Karabakh continua a essere sempre più tesa. La regione in cui abitano per la maggioranza armeni etnici non riesce a trovare pace. Dopo la guerra del settembre-novembre 2020, grazie alla quale l’Azerbaigian ha riconquistato parte dei territori autoproclamatisi indipendenti dopo la caduta dell’Unione Sovietica, ora si teme per un ulteriore escalation militare.
Il Nagorno-Karabakh è una regione montuosa ufficialmente parte dell’Azerbaigian in cui vivono circa 120 armeni etnici
I colloqui di pace tra il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente azero Ilham Aliyev non hanno finora portato a concreti passi in avanti. Al contrario, come abbiamo raccontato in questo articolo, il blocco azero del corridoio di Lachin, l’unica via che collega il Nagorno-Karabakh con l’Armenia, ha dato vita a una crisi umanitaria senza precedenti. Dopo 8 mesi, in cui camion con i carichi umanitari e il cibo non possono più entrare in Nagorno-Karabakh, è arrivata anche la prima vittima. Una signora di 40 anni, come riporta Open Caucasus Media, sarebbe morta di malnutrizione a metà agosto. Per ovviare al problema della mancanza dei beni alimentari di prima necessità, farina in primis, nella regione è stato istituito un sistema di razionamento del cibo tramite tagliandi.
Sul Nagorno-Karabakh spirano venti di guerra
A peggiorare ulteriormente una situazione già di per sé al limite, si aggiunge la possibilità di un nuovo conflitto armato tra Armenia e Azerbaigian. Questi timori sono supportati da filmati che riprendono un insolito movimento delle truppe azere. In un video pubblicato da Nagorno Karabakh Observer si vedono chiaramente carri armati e veicoli corazzati azeri in movimento lungo le strade montuose della regione. Tra i mezzi individuati ci sarebbe anche l’artiglieria pesante.
Il Nagorno Karabakh Observer, inoltre, ha denunciato il volo di aerei cargo dall’aeroporto di Ovda, in Israele, in Azerbaigian. Gli aerei, probabilmente, hanno trasportato munizioni per le forze armate dell’Azerbaigian. Tutti questi elementi non fanno presagire nulla di buono per la popolazione del Nagorno-Karabakh.
Il ministero della difesa armena, però, non ha intenzione di restare a guardare e questa mattina ha annunciato delle esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti d’America. Le manovra militari avranno luogo dall’11 al 20 settembre in territorio armeno. Il Ministero della difesa armeno ha comunicato ufficialmente che l’obiettivo delle esercitazioni congiunte è “aumentare il livello di interoperabilità delle unità che partecipano a missioni di peacekeeping“. Tuttavia, è chiaro che gli Stati Uniti d’America, visto che la mediazione della Russia non è riuscita, al momento, a portare a una pace giusta e duratura, abbiano ora l’intenzione di far sentire la propria presenza in Nagorno-Karabakh.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-06 12:04:192023-09-07 19:05:53Nagorno-Karabakh, Azerbaigian pronto a una nuova guerra: la risposta dell'Armenia (Tuttonotizie 06.09.23)
L’intervista è incentrata sull’annoso conflitto tra Armenia e Azerbaigian per il controllo del Nagorno-Karabakh, una regione a maggioranza armena situata in territorio azero.
Sul blocco del corridoio di Lachin, la strada strategica che collega il Nagorno-Karabakh all’Armenia, chiusa dal dicembre 2022, blocco che sta causando alla comunità armena che vive nell’enclave contesa una emergenza umanitaria.
Centoventimila armeni della regione del Karabakh stanno vivendo l’inferno.
“La guerra tra Armenia ed Azerbaigian: intervista a Richard Giragosian, direttore del Centro Studi Regionali (RSC)” realizzata da Mariano Giustino con Richard Giragosian (direttore del Regional Studies Center RSC).
L’intervista è stata registrata martedì 5 settembre 2023 alle 16:47.
Nel corso dell’intervista sono stati discussi i seguenti temi: Accordi Internazionali, Alimentazione, Alimenti, Anziani, Armenia, Asia, Auto, Azerbaigian, Benzina, Commercio, Crisi, Decessi, Democrazia, Diritti Umani, Economia, Elettricita’, Energia, Esteri, Europa, Genocidio, Geopolitica, Guerra, Istituzioni, Malattia, Medio Oriente, Minoranze, Nagorno Karabak, Nato, Ovest, Pace, Politica, Rifiuti, Russia, Salute, Sanita’, Societa’, Storia, Territorio, Totalitarismo, Turchia, Unione Europea, Violenza.
La registrazione audio ha una durata di 15 minuti.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-05 18:44:032023-09-07 18:45:14SET 2023 intervista La guerra tra Armenia ed Azerbaigian: intervista a Richard Giragosian, direttore del Centro Studi Regionali (RSC) (RadioRadicale 05.09.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 05.09.2023 – Vik van Brantegem] – «Hanno provato a seppellirci… Non sapevano che eravamo semi… Ci hanno dato un destino…» (Nanou Likjan).
++++ L’Armenia richiama il suo rappresentante nell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva
Viktor Biyagov è stato richiamato dalla carica di Rappresentante permanente e plenipotenziario dell’Armenia presso la Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva. Il Presidente armeno Vahagn Khachaturyan ha firmato il decreto per richiamare Victor Biyagov. Il decreto afferma che Biyagov è stato richiamato “sulla base della raccomandazione del Primo Ministro, in conformità con l’articolo 132, parte 1, comma 2 della Costituzione e l’articolo 14 della legge sul servizio diplomatico”.
Con altri due decreti, il Presidente ha nominato Biyagov Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica di Armenia nel Regno dei Paesi Bassi e Rappresentante permanente della Repubblica di Armenia presso l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. ++++
++++ L’Armenia invia aiuti umanitari all’Ucraina per la prima volta dall’inizio della guerra russo-ucraina
L’entità e il tipo degli aiuti, così come l’organizzazione che li ha inviati in Ucraina, non sono stati ancora annunciati ufficialmente. Domani a Kiev inizierà il “Terzo Summit delle First Ladies and Gentlemen”, al quale parteciperà anche la moglie del Primo Ministro armeno, che consegnerà personalmente gli aiuti. I nomi di alcune first lady e signori partecipanti sono già stati pubblicati sulle pagine social ufficiali del vertice, ma il nome della moglie del Primo Ministro armeno non è ancora nell’elenco. Il Ministero degli Affari Esteri e il Governo dell’Armenia non si sono ancora espressi ufficialmente su queste informazioni. ++++
«La gente dell’Artsakh può servire da esempio con la loro umanità e i loro valori eccezionali al mondo “civilizzato”. Qualcuno ha perso il tagliando del pane a Stepanakert. Una donna che l’ha trovato, ha scritto un post sui social cercando di rintracciare il proprietario. Tagliando pane, 0,5 pagnotta di pane… #ArtsakhBlockade» (Irina Safaryan).
«Anno 1941: la norma del consumo quotidiano di pane nei campi di concentramento era di 300 g a persona. Anno 2023: la vendita del pane in Artsakh da oggi avviene tramite tagliandi per 200 g di pane al giorno per persona» (Yeraz Yera).
«Ho visto una donna in lacrime oggi. Quando le ho chiesto cosa c’era che non andava, lei ha risposto: “Ho aspettato in fila per un pezzo di pane per 4 ore. Quando è arrivato il mio turno, era finito”. Questa è la vita sotto il blocco per 120.000 persone nell’Artsakh» (Gev Iskajyan).
Nessuno dovrebbe essere costretto a stare in fila 4 ore per un tozzo di pane solo per tornare a casa a mani vuote. Due volte: una volta per il tagliando, un’altra volta per il pane, se c’è…
«Poiché è difficile trovare del pane in Artsakh, tutti i nostri vicini hanno raccolto tutto ciò che avevano in casa (un po’ di farina, un po’ di sale, un po’ di lievito) e hanno cotto dei pezzi di pane. Ognuno di loro ha ricevuto 1 e un quarto pagnotta di pane. Questo mia madre l’ha portato a casa per la nostra famiglia» (Lika Zakaryan, giornalista freelance di Artsakh, autore del libro 44 giorni: diario di una guerra invisibile, co-autore del documentario sulla guerra dell’Artsakh Repubblica invisibile).
Il pattugliamento sulla strada Akna (Aghdam)-Askeran prosegue con un programma che coinvolge i residenti di Askeran, Stepanakert e altri distretti dell’Artsakh.
Per l’Artsakh è accettabile sola la comunicazione senza ostacoli attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin), che è stato concordato con la Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 come unico collegamento tra Armenia e Artsakh e non ha alternative, ha affermato il Ministero degli Esteri dell’Artsakh.
Gli sedicenti “eco-attivisti”, che 9 mesi fa hanno bloccato la strada della vita dell’Artsakh – il Corridoio di Berdzor (Lachin) – si sono riciclato come sedicenti “volontari umanitari” della Mezzaluna Rossa azera e ora stanno partecipando ad uno spettacolo con i cosiddetti “camion con farina umanitaria” sulla linea di contatto ad Askeran.
La realtà è, che il #ArtsakhBlockade con la chiusura del Corridoi di Berdzor (Lachin) fa parte della continuazione da parte dell’Azerbajgian del genocidio armeno. I Turchi fanno quello che hanno fatto per millenni: guerra, omicidio e genocidio. Il modo in cui reagiamo, sapendolo, è ciò che farà la differenza.
Renata Alt, Presidente della Commissione per i diritti umani e l’aiuto umanitario del Bundestag tedesco, ha dichiarato: «La situazione nel Nagorno-Karabakh è motivo di grande preoccupazione e sto monitorando da vicino gli sviluppi nella regione», ha dichiarato Alt in risposta ad una domanda dell’agenzia Haypress. Ha affermato che è impegnata in discussioni con i decisori politici e le organizzazioni non governative per affrontare e migliorare la situazione. Assicura che continuerà a impegnarsi per salvaguardare i diritti umani della popolazione del Nagorno-Karabakh. Ha aggiunto che l’Unione Europea può esercitare una pressione efficace sull’Azerbajgian solo attraverso sforzi uniti e concentrati.
Alt ritiene necessario che il Consiglio Europeo e la Commissione Europea prendono l’iniziativa per imporre sanzioni personali contro i responsabili del blocco azero dell’Artsakh.
Mentre aumentano sempre di più gli appelli al regime “umanitario-filantropico con la farina da Aghdam” azero di porre fine al blocco genocida dell’Artsakh, il glorioso comandante in capo delle forze armate azere e autocrate di Baku sta intensificando i crimini di guerra e le minacce di aggressione dell’Azerbajgian, non solo contro l’Artsakh ma anche contro l’Armenia. Inoltre, le sue ambizioni pan-turche ampliano costantemente l’elenco delle aree che presumibilmente stanno diventando spontaneamente e intrinsecamente “azerbajgiane”.
Mentre la notizia del #ArtsakhBlockade si è diffusa a macchia d’olio, soprattutto grazie ai social network, e ha ottenuto il riconoscimento internazionale, l’Azerbajgian non solo ha tenuto gli Armeni dell’Artaakh sotto un blocco genocida, ma ha intensificato le sue minacce di attacco, con rivendicazioni ingiuste di invasione contro l’Armenia, mentre concentra truppe e armi sulla linea di contatto, come riferiscono le fonti giornalistiche che si moltiplicano, secondo le quali l’Azerbajgian sta concentrando su larga scala truppe, munizioni e attrezzi militari sulla linea di contatto con l’Armenia e con l’Artsakh.
++++ L’Esercito di Difesa della Repubblica di Artsakh ha diffuso filmati che documentano il movimento e la concentrazione dell’equipaggiamento militare delle forze armate dell’Azerbajgian lungo l’intera linea di contatto tra l’Artsakh e l’Azerbajgian. L’Esercito di Difesa dell’Artsakh riferisce che l’ondata di disinformazione diffusa dall’Azerbajgian negli ultimi giorni sta preparando il terreno per un’altra provocazione. Nelle ultime 24 ore, sono stati rilasciati filmati dei movimento delle forze armate dell’Azerbajgian che spostavano attrezzature militari chiave con il pretesto di addestramenti ed esercitazioni militari.
Le riprese video mostrano chiaramente il SandCat, un veicolo corazzato composito, l’obice da 122 mm 2A18 (D-30) e il lanciarazzi multiplo TOS-1A Solntsepyok, in grado di utilizzare testate termobariche. [QUI] ++++
Sono stati avvistati in Azerbajgian convogli militari azeri con nuovi segni di identificazione (una ∀) sulle strade verso le regioni di confine con l’Armenia, trasportando anche radar e sistemi di guerra elettronica.
Sono sempre più numerosi i video e le foto amatoriali sui social azeri, che mostrano colonne di attrezzature militari e truppe trasportate. Potrebbe essere un’altra minaccia provocatoria da parte di Baku per ottenere ulteriori concessioni dall’Armenia.
Però, le notizie del rafforzamento militare dell’Azerbajgian in questi giorni, non fanno altro che aumentare il timore di una nuova escalation e di essere sull’orlo di un pericolo imminente.
Anche se non abbiamo trovato una spiegazione da parte azera del motivo per l’uso di questo simbolo ∀, teniamo presente che in matematica ∀ significa “per ogni”, “ogni”, “per tutti”. Infatti, il simbolo è una A rovesciata, che deriva dall’inglese “all” (tutto). Poi, che anche Armenia, Artsakh e Azerbajgian iniziano con una A, non potrà essere una coincidenza.
Possiamo pensare ad una analogia con le lettere Z, V e O sui veicoli militari delle forze armate russe coinvolte nell’invasione russa dell’Ucraina del 2022. Tali simboli sarebbero stati ideati con l’intento di distinguere i mezzi della Federazione Russa da quelli dell’Ucraina, dato che entrambe le nazioni utilizzano numerosi veicoli e armamenti simili, molto spesso nati da progetti risalenti al periodo dell’Unione Sovietica, o direttamente dell’epoca. La stessa cosa vale per le forze armate azere e armene.
Durante l’invasione russa dell’Ucraina del 2022 le lettere V e O sono stati utilizzati dalle forze armate russe sui mezzi impiegati nel fronte settentrionale e nelle aree prossime alla capitale ucraina, mentre le forze dispiegate nel Donbass e dalla Crimea presentano principalmente la lettera Z. Quindi, i simboli sembrano corrispondere all’area in cui operavano i veicoli.
Le lettere sono stati poi rilanciati dalla propaganda come simboli militaristi del supporto alle forze russe. Il 3 marzo 2022 il Ministero della Difesa russo ha dichiarato che Z è un’abbreviazione della frase “per la vittoria” (in russo “za pobedu”), mentre V sta per “la nostra forza è nella verità” (in russo “sila v pravde”) e “il compito sarà completato” (in russo “zadača budet vypolnena”). Il Ministero della Difesa in seguito suggerì significati alternativi per Z, incluso “per la pace” (in russo “za mir”), “per la verità” (in russo “za pravdu”) e la lettera Z all’interno delle parole inglesi demilitarizzazione e denazificazione, che il presidente russo Vladimir Putin ha affermato essere lo scopo dell’invasione. Un’altra interpretazione di Z è la parola russa per occidente (in russo “zapad”), per designare il distretto militare occidentale o la fanteria diretta a ovest, e di V che sta allo stesso modo per la parola “est (in russo “vostok”).
Gli aerei cargo azeri continuano a volare da e verso la base aerea di Ovda in Israele. Un altro aereo da trasporto militare, un Il-76 della Silk Way Airlines, è decollato da Baku verso la base aerea di Ovda. Nelle ultime settimane sono stati osservati quattro voli che trasportavano armi israeliane all’Azerbajgian.
Ricordiamo come Hikmet Hajiyev, il capo bugiardo della macchina di propaganda di Ilham Aliyev, disse durante la guerra dei 44 giorni del 2020 che quegli aerei allora trasportavano “frutta e verdura”.
Considerati i recenti sviluppi con l’Armenia e l’Artsakh, la guerra non può essere esclusa, tenendo presente anche gli aerei cargo della NATO proveniente dalla Turchia e gli aeri con le armi israeliane dirette a Baku, nel mezzo della mobilitazione dell’Azerbajgian in corso.
Va tenuto conto anche della realtà, che tre giorni fa gli Stati Uniti/NATO hanno concluso la loro esercitazione di addestramento con l’Azerbajgian. Anche la Turchia/NATO sta addestrando le forze armate azere. Ora le truppe azere si stanno schierando lungo la linea di contatto con l’Armenia e l’Artsakh, rafforzando le opere militari nelle porzioni dell’Armenia occupate, principalmente vicine al collegamento più breve tra Nakhichevan e i territori occupati dell’Artsakh.
Inoltre, va tenuto presente che il governo armeno ha consentito all’Azerbajgian di utilizzare lo spazio aereo dell’Armenia per la consegna quotidiana di armi, che verranno usati contro gli Armeni dell’Artsakh e dell’Armenia.
L’Azerbajgian sta concentrando le sue forze armate vicino alla regione di Syunik dell’Armenia. L’Azerbajgian non è un membro della NATO, ma ha appena finito di prepararsi, con l’aiuto degli Stati Uniti/NATO e la Turchia/NATO per invadere l’Armenia e pulire etnicamente l’Artsakh. Gli USA e l’Unione Europea hanno reso incredibilmente chiaro che i loro interessi sono esplicitamente allineati con l’Azerbajgian e la Turchia. Idem la Federazione Russa. Persino l’Iran non è più così esplicito nel difendere i confini dell’Armenia.
L’attività aggressiva dell’Azerbajgian è evidente in più direzioni contemporaneamente, ha affermato il deputato armeno Tigran Abrahamyan sulle sue piattaforme di social media. In concreto ha sottolineato che, nonostante la principale aggressione azera si sia concentrata nella direzione di Sotk all’inizio di settembre, l’Azerbajgian continua a mostrare contemporaneamente attività anche dal Nakhchevan. Il comportamento aggressivo dell’Azerbajgian può essere attribuito a diversi fattori, che vanno dalle provocazioni della Turchia alle dinamiche interne al processo negoziale. Ciò suggerisce che i cambiamenti nella situazione potrebbero portare a conseguenze imprevedibili nella regione, ha concluso Tigran Abrahamyan.
«Appello al personale militare! Fratelli, noi crediamo in voi e siamo sempre con voi. Abbiamo una richiesta per voi: non scattare video o foto nei luoghi in cui vi trovate dislocato. Anche se avete scattato le foto, non condividerle sui social network. Prima di tutto, mettete in pericolo la vita vostra e dei vostri compagni. Può interrompere i piani di battaglia generali e causare pesanti perdite. La parte nemica monitora attivamente i profili dei social network appartenenti ai soldati azeri, analizza i video che condividono e scopre le loro posizioni».
Questo post sui social azeri dimostra la preparazione dell’Azerbajgian all’aggressione militare contro l’Artsakh e l’Armenia. L’Azerbajgian vuole attaccare e rivendicare l’Armenia. Il regime genocida azero ha tenuto gli Armeni dell’Artsakh sotto blocco da quasi 9 mesi, usando la fame come strumento per pulire etnicamente la regione e prenderne il controllo. Mentre gli Armeni e quasi tutti gli Stati del mondo chiedono l’apertura del Corridoio di Lachin e attirano l’attenzione sul #ArtsakhBlockade, l’Azerbajgian sta radunando truppe, armi e attrezzature militari per attaccare l’Armenia e l’Artsakh. Ad Aliyev e Erdoğan non piace l’attenzione negativa che la militarizzazione dalla la fame e il genocidio in Artsakh sta guadagnando sulle piattaforme internazionali. Vogliono controllare la narrazione.
«La dittatura dell’Azerbajgian pretende da BBC World di scusarsi per aver (finalmente) denunciato il loro genocida #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian è arrabbiato perché tutto il denaro investito nella pubblicità non è riuscito a comprare il silenzio. Ma “funziona” bene nel caso della CNN: 0 reportage televisivi in 9 mesi» (Nara Matinian).
Contrariamente a quanto circolava nei giorni scorsi, non è stata ancora fissata la data per la sessione dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh riguardante le elezioni presidenziali, ha riferito il servizio stampa dell’Assemblea Nazionale. Secondo la Costituzione della Repubblica di Artsakh, in caso la carica di Presidente diventa vacante durante uno stato di guerra, l’Assemblea Nazionale deve eleggere un nuovo Presidente non prima di 7 giorni e non oltre 10 giorni dopo la vacanza si verifica.
Il Comando del Contingente di mantenimento della pace russo nel Nagorno-Karabakh ha annunciato ufficialmente che il nuovo Comandante del Contingente, il Maggiore Generale Kirill Denisovich Kulalov, è entrato in carica dal 3 settembre 2023.
Dmitry Peskov, il Portavoce del Presidente russo, Vladimir Putin, ha dichiarato che la Russia apprezza il suo rapporto costruttivo con l’Armenia. Tuttavia, ha espresso disaccordo con le affermazioni del Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, riguardo all’efficacia della missione di mantenimento della pace russa in Nagorno-Karabakh, durante l’intervista con la Repubblica, di cui abbiamo riferito ieri [QUI]. «Noi teniamo in grande considerazione il Primo Ministro Pashinyan e apprezziamo il rapporto positivo tra lui e il Presidente Putin. Tuttavia, ci troviamo in disaccordo con il punto di vista del Primo Ministro Pashinyan su questo argomento. La Russia è parte integrante e inseparabile di questa regione, il che rende impossibile per noi di disimpegnarci dall’Armenia», ha dichiarato Peskov ai media. Peskov ha inoltre esortato a «non dimenticare che ci sono più Armeni che vivono in Russia che in Armenia», sottolineando che molti di queste persone sono devoti cittadini della Federazione Russa.
Intanto, mentre Pashinyan mette in guardia contro la Russia, l’Azerbajgian sta gettando le basi per un attacco su larga scala contro l’Artsakh e l’Armenia, dove sono presenti le forze armate russe.
«Il Cremlino prosegue con la sua falsificazione e distorsione dei fatti rispondendo alle ultime accuse del Primo Ministro armeno. L’agenzia TASS ha parlato con una presunta fonte diplomatica (probabilmente Putin, Lavrov o Zakharova), che ha detto che il modo in cui Nikol Pashinyan ha parlato di Mosca nell’intervista a la Repubblica non era accettabile e che Mosca era estremamente infelice. Ecco, come Mosca ha risposto al Primo ministro Pashinyan: “In effetti, stanno cercando di spingere artificialmente la Russia fuori dal Caucaso meridionale, usando Yerevan come mezzo per raggiungere questo obiettivo. La Russia, in quanto vicino e amico più prossimo dell’Armenia, non ha intenzione di farlo. abbandonare la regione. Tuttavia, dovrebbe essere come una strada a doppio senso. Inoltre, l’Armenia non dovrebbe diventare uno strumento dell’Occidente per rimuovere la Russia dalla regione”, ha affermato la fonte diplomatica della TASS.
La dichiarazione della Russia secondo cui non intende lasciare il Caucaso meridionale suona come una minaccia. L’ufficio di Lavrov ha dichiarato che la Russia considera le relazioni con l’Armenia nei settori della sicurezza e dell’economia non come dipendenza di un Paese da un altro, ma come una partnership comprovata, paritaria e reciprocamente vantaggiosa.
Nikol Pashinyan ha affermato che l’architettura di sicurezza dell’Armenia è collegata al 99,999% alla Russia, anche nella logica dell’acquisizione di armi e munizioni. Ma oggi, ha osservato Pashinyan, quando la Russia ha bisogno di armi e munizioni, anche se lo volesse, non potrebbe provvedere alle esigenze di sicurezza dell’Armenia. Questo esempio dovrebbe mostrarci che è un errore strategico dipendere da una sola fonte nel settore della sicurezza. E a posteriori, dopo aver assaporato i frutti amari di quell’errore, stiamo cercando di diversificare la nostra politica di sicurezza. Quando arriva il momento in cui qualcuno deve effettivamente garantire la nostra sicurezza, si scopre che non vuole o non è in grado di garantire la nostra sicurezza, ha affermato Pashinyan.
La Russia ha criticato l’Armenia per aver riconosciuto l’integrità territoriale dell’Azerbajgian, sostenendo che dopo aver riconosciuto il Nagorno-Karabakh come parte dell’Azerbajgian, il lavoro del Contingente russo di mantenimento della pace nel Nagorno-Karabakh è diventato difficile.
I prossimi eventi diranno se la Russia lascerà o meno il Caucaso meridionale. Per me è ovvio che la Russia ha abbandonato i suoi obblighi di sicurezza nei confronti dell’Armenia e del Nagorno-Karabakh e sta cercando di attribuire all’Armenia la responsabilità delle pesanti conseguenze causate dalla sua inazione.
È ovvio che la Russia ha stretto ancora una volta un accordo con l’Azerbajgian e intende sostenere Aliyev nello spopolamento del Nagorno-Karabakh e nella sua integrazione nell’Azerbajgian. E da oggi critica l’Armenia per aver riconosciuto l’integrità territoriale dell’Azerbajgian, per incolpare la Yerevan l’integrazione del Nagorn- Karabakh e dello spopolamento.
Parliamo dei fatti. Dopo il 9 novembre 2020, l’Azerbajgian ha effettuato dozzine di attacchi militari sui territori sovrani dell’Armenia, ma la Russia non ha adempiuto ai suoi obblighi di sicurezza nei confronti dell’Armenia, non ha protetto il confine dell’Armenia.
Dopo l’attacco su larga scala dell’Azerbajgian il 13 settembre 2022, durante la sessione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la Russia ha indirettamente giustificato l’attacco dell’Azerbajgian all’Armenia dichiarando che il confine armeno-azerbajgiano non è delimitato e che il confine viene delimitato con il movimento delle forze armate azere.
Persino gli Azeri non avevano pensato a una narrazione anti-armena così terribile. Ricordo che dopo qualche tempo Lavrov accusò l’Armenia di occupare i territori dell’Azerbajgian. Non esiste alcun documento di alcuna organizzazione internazionale che riconosca l’Armenia come occupante.
Questa tesi è una menzogna e una frode russa, perché esiste un confine tra Armenia e Azerbajgian, stabilito dalla Dichiarazione di Alma Ata del 1991 come risultato del riconoscimento della reciproca integrità territoriale.
Nel 1991, l’Armenia e l’Azerbajgian da poco indipendenti firmarono la Dichiarazione di Alma Ata sulla creazione della Comunità degli Stati Indipendenti e accettarono di riconoscere gli ex confini amministrativi dell’URSS come confini statali. In altre parole, la dichiarazione della Russia con la quale giustificava la guerra dell’Azerbajgian contro l’Armenia all’ONU, era una bugia.
La menzogna successiva è l’affermazione della Russia secondo cui l’Armenia non era sola durante gli attacchi dell’Azerbajgian ai suoi territori sovrani. La Russia ha definito infondate le affermazioni secondo cui la Russia sarebbe completamente indifferente all’aggressione dell’Azerbajgian contro il territorio sovrano dell’Armenia. Mosca ha affermato che si sono svolte consultazioni tra i Ministri degli Esteri e della Difesa di Armenia e Russia e che i rappresentanti dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) hanno visitato la regione. “Erevan non sfrutta appieno il potenziale della CSTO e non ha accettato il dispiegamento della missione CSTO e ha fatto una scelta a favore di una missione dell’Unione Europea inefficace”.
Potete dirmi qual è stato il risultato delle consultazioni dei ministri durante gli attacchi all’Azerbajgian? L’Azerbajgian ha lasciato i territori occupati dell’Armenia? La Russia non ha nemmeno lanciato un appello politico all’Azerbajgian affinché si ritiri dal territorio dell’Armenia, come hanno fatto invece gli USA, la Francia e l’Unione Europea.
L’aggressione dell’Azerbajgian è stata fermata il 13 settembre 2022 dall’esercito armeno e dagli Stati Uniti. Il Segretario di Stato Blinken ha chiamato Aliyev, dopodiché Baku ha fermato l’aggressione. Dov’era la Russia in tutto questo?
Inoltre, le guardie di frontiera russe durante l’aggressione dell’Azerbajgian hanno lasciato le loro basi militari nella parte armena, consegnandole all’Azerbajgian. In altre parole, la Russia ha ceduto i territori dell’Armenia all’Azerbajgian. Nel frattempo, secondo l’accordo di “amicizia” firmato tra Armenia e Russia nel 1997, Mosca ha assunto compiti di sicurezza nei confronti dell’Armenia.
In Armenia si trova la 102ª base militare russa, qui si trovano anche il gruppo militare armeno-russo e il sistema di difesa aerea armeno-russo, che si sono mostrati inattivi durante l’attacco dell’Azebajgian e non hanno protetto l’Armenia. In questo momento la Russia è obbligata a liberare i 150 chilometri quadrati occupati dall’Azerbajgian in Armenia. Naturalmente ciò non accadrà.
Inoltre, prima del 13 settembre 2022, durante gli attacchi su larga scala dell’Azerbajgian del 12 maggio 2021, l’Armenia ha fatto appello alla CSTO chiedendo di fornire sostegno militare. Tuttavia, al vertice della CSTO tenutosi a Yerevan il 23 novembre 2022, hanno respinto la richiesta dell’Armenia di valutare l’aggressione militare dell’Azerbajgian e di fornire sostegno militare.
Il Cremlino rileva che l’Armenia non ha sfruttato il potenziale della CSTO non accettando il dispiegamento della missione di osservazione della CSTO, accettando invece la “missione inefficace” dell’Unione Europea. Forse Lavrov ha dimenticato che la CSTO è un’organizzazione che presuppone l’assistenza militare reciproca, non una missione di osservazione.
In altre parole, la CSTO è obbligata a inviare truppe in Armenia su richiesta di Yerevan e, insieme all’esercito armeno, a cacciare gli invasori Azeri dai territori armeni occupati.
Al contrario, sono convinto che la missione di osservazione della CSTO avrebbe comportato ulteriori pericoli per l’Armenia. Il dispiegamento di osservatori della CSTO in Armenia sarebbe diventato un nuovo motivo per l’Azerbajgian per attaccare l’Armenia impunemente. Non ho dubbi che gli osservatori della CSTO non avrebbero registrato nuovamente che l’Azerbajgian è la parte attaccante o avrebbero incolpato l’Armenia. Ciò avrebbe dato all’Azerbajgian motivi per un comportamento sconsiderato.
La CSTO non ha valutato gli attacchi militari effettuati dall’Azerbajgian il 12 maggio 2021 e il 13 settembre 2022, non ha criticato Baku, quindi come avrebbe dovuto la missione di osservazione della CSTO registrare la parte azera come occupante? Naturalmente la CSTO non l’avrebbe fatto.
E dopo lo spiegamento della missione di osservatori dell’Unione Europea, il confine armeno-azerbajgiano si è un po’ stabilizzato, e non ci sono guerre con centinaia di vittime, gli scontri sono su piccola scala.
Inoltre, la missione dell’Unione Europea ha recentemente impedito un attacco su larga scala da parte dell’Azerbajgian all’Armenia. L’Azerbajgian ha diffuso false informazioni secondo cui l’Armenia sta accumulando truppe al confine armeno-azerbjigiano. Tuttavia, gli osservatori dell’Unione Europea hanno smentito le false informazioni fornite dall’Azerbajgian, privando Baku della falsa giustificazione per l’attacco militare.
A proposito, l’Azerbajgian e la Russia stanno cercando di screditare la missione dell’Unione Europea attraverso le loro forze per procura in Armenia, ma la società armena ha fiducia negli Europei. Nel frattempo, gli abitanti dei villaggi di confine di Tavush, Syunik e Gegharkunik hanno visto con i propri occhi come la Russia ha ceduto i territori armeni all’Azerbajgian durante gli attacchi azeri.
Critico le autorità armene per aver acconsentito allo schieramento di guardie di frontiera russe lungo il confine armeno-azerbajgiano dopo il 2020 e alla creazione di basi russe a Syunik. È l’errore del governo di Nikol Pashinyan, che dovrebbe essere corretto, cioè i Russi dovrebbero essere allontanati da Syunik, Tavush e Gegharkunik, e la base militare di Syunik dovrebbe essere spostata nella base militare di Gyumri.
Se davvero la Russia non avesse voluto che l’Armenia riconoscesse l’integrità territoriale dell’Azerbaijan, non lo avrebbe fatto» (Robert Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
Nella Galleria Khanjyan a Yerevan si trova il monumentale murale eseguito dal noto pittore armeno Grigor Khanjyan (1926–2000). Fu commissionato per il monumento sovietico originale, ma lasciato incompiuto al momento della morte di Khanjyan, le tre scene principali del murale illustrano eventi importanti nella storia dell’Armenia: la creazione dell’alfabeto armeno (1992-1994), la battaglia di Avarayr nel 451 d.C. (1995-1998) e la rinascita dell’Armenia (1998-2000).
La battaglia di Avarayr fu combattuta tra l’esercito persiano sassanide e l’esercito armeno cristiano. La guerra ha avuto luogo nella pianura di Avarayr nella regione di Vaspurakan nella Grande Armenia, che attualmente si trova nel nord dell’Iran. Sebbene gli Armeni persero la guerra, essa aprì la strada a un trattato nel 484 d.C. chiamato Trattato di Nvarsak. Questo trattato è stato fondamentale per proteggere il diritto degli Armeni a praticare la propria religione.
NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-05 18:42:492023-09-07 18:43:50268° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. «Non sono nato in Armenia, ma l’Armenia è nata in me» (Korazym 06.09.23)
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