La Turchia cerca di vietare all’Iran di fornire droni kamikaze SHAHED-136 all’Armenia (Avia 03.10.22)

La Turchia ha vietato all’Iran di fornire droni kamikaze SHAHED-136 all’Armenia.

Dopo il successo dell’uso dei droni d’attacco SHAHED-136 contro l’esercito ucraino, i politici turchi hanno rilasciato una dichiarazione che vietava la fornitura di questo tipo di droni kamikaze a Yerevan. Con ogni probabilità, questo fatto indica che Armenia e Iran stanno negoziando un contratto per la fornitura di tali aeromobili.

Secondo il giornalista iraniano Khayal Muazzin, l’avvertimento lanciato dai politici turchi desta una seria preoccupazione, poiché i tentativi della Turchia di impedire il flusso di armi ad alta tecnologia in Armenia potrebbero indicare il fatto che Ankara e Baku si stanno preparando per un nuovo conflitto armato, e i droni kamikaze hanno dimostrato un’elevata efficienza. .

Teheran non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito, tuttavia, la Repubblica islamica potrebbe essere estremamente interessata a organizzare la fornitura di armi all’Armenia, poiché si oppone categoricamente a qualsiasi cambiamento geopolitico nella regione.

Finora, non ci sono dichiarazioni ufficiali di Yerevan sulle sue intenzioni di acquisire un lotto di armi iraniane.
Подробнее на: https://avia-pro.it/news/turciya-pytaetsya-zapretit-iranu-postavlyat-v-armeniyu-drony-kamikadze-shahed-136

Guerra Armenia – Azerbaijan, VIDEO choc mostra l’esecuzione di massa dei prigionieri ad opera di militari azeri: la NATO e l’Onu dove sono? (Ilgiornaliditalia.it 03.10.22)

Il primo ministro dell’Armenia, Nikol Pashinián, ha denunciato questa domenica l’esecuzione di quattro prigionieri di guerra per mano di soldati azeri

03 Ottobre 2022

Armenia-Azerbaijan, un VIDEO choc mostra l’esecuzione di massa dei prigionieri ad opera di militari azeri: la NATO dov’è?

Sembra non esser servito a nulla il cessate il fuoco tra Armenia e Azerbaijan di metà settembre grazie all’intervento diplomatico russo. Un VIDEO diffuso sui social network mostra dei militari azeri che giustiziano senza pietà prigionieri armeni. Il rappresentante dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale, Toivo Klaar ha chiesto un’indagine. È probabile che le immagini risalgano al mese scorso. In quel periodo per la precisione ci fu il culmine degli scontri tra le due parti, nella regione contesa del Nagorno Karabakh.

La tensione si potrebbe acuire. Lo stesso Klaar dichiara: “C’è un video orribile di prigionieri di guerra armeni apparentemente giustiziati. Se il video si dimostra autentico, è un crimine di guerra che deve essere indagato e gli autori devono essere puniti”. L’Armenia da questo punto di vista può contare sul supporto della Russia, mentre viene da chiedersi dove sia la NATO che ha gli occhi puntati solamente su quanto accade in Ucraina, tralasciando il resto del mondo. Idem l’Onu, che sul conflitto non ha aperto bocca.

L’articolo 4 del trattato OTSC stipulato dagli armeni, stabilisce che un attacco a un membro sarà considerato un attacco a tutti, ragion per cui gli alleati devono offrire supporto militare. La Russia ha già accusato la controparte azera di aver violato le condizioni di tregua dopo la guerra del 2020.

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Comunità armena di Roma: “Stop alla cooperazione italiana con l’Azerbaigian” (Sardegnagol 03.10.22)

Il Consiglio della Comunità armena in Italia ha lanciato un nuovo appello al Governo Italiano, affinché sia messa la parola fine alla cooperazione internazionale con l’Azerbaigian del Presidente İlham Əliyev. Una richiesta motivata, ricordano dal consiglio armeno, dalla diffusione di nuovi video sui social che mostrerebbero tutta la brutalità “degli invasori dell’Azerbaigian”. In un video, condiviso dal comitato, infatti, un gruppo di soldati armeni viene ucciso a sangue freddo dopo la cattura “da parte dei soldati di Baku“, dichiarano i rappresentanti della Comunità armena.

Una drammatica clip alla quale si aggiunge quella di una soldatessa – che non condividiamo per la gravità del contenuto – “il cui corpo è stato orrendamente mutilato e profanato fra le risate degli orchi assassini”, si legge nella nota del comitato.

Da qui la richiesta al Governo Draghi e al futuro governo di centrodestra, affinché si ponga fine al mercimonio istituzionale “con dittatori e criminali” e si applichino sanzioni “verso chi non conosce altro strumento se non la forza e la minaccia della forza”. In particolare, prosegue il comitato, “le Istituzioni italiane ed europee dovrebbero condannare senza alcun indugio l’Azerbaigian che ha dichiarato guerra all’Armenia, rendendosi protagonista di atti atroci e disumani contrari al diritto umanitario e internazionale. I rapporti commerciali – concludono – non possono essere un alibi per tollerare simili atrocità di Stato da parte del regime di Aliyev”.

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L’Ue trascura il rischio di dipendenza energetica dall’Azerbaigian (Euractiv 03.10.22)

Mentre l’Ue parla di “libertà” dal gas russo per l’Europa centrale e orientale e per i Balcani, grazie all’aumento delle importazioni dall’Azerbaigian, gli scettici avvertono che ciò ha un costo: una maggiore dipendenza da un Paese impegnato in un conflitto e con una recente storia di tangenti e corruzione in Europa.

In occasione dell’inaugurazione dell’interconnettore del gas Grecia-Bulgaria, sabato scorso, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che il collegamento, che vedrà un aumento delle forniture di gas azero a Sofia e alla regione, permetterà di essere liberi dalla Russia.

Venerdì scorso, in seguito alla proposta di Bulgaria, Romania, Ungheria e Slovacchia di trasportare più gas azero nell’Ue con i fondi dell’Unione, il Presidente dell’Azerbaigian e ‘Persona dell’anno 2012’ dell’Organised Crime and Corruption Reporting Project (Occrp) ha dichiarato: “Sono certo che ciò consentirebbe non solo di far arrivare il gas azero in Bulgaria, ma anche in Europa in volumi maggiori e sosterrà la sicurezza energetica dell’intero continente europeo”.

Tuttavia, gli scettici avvertono dei rischi associati a una maggiore dipendenza da un Paese impegnato in un conflitto e a una recente storia di tangenti e corruzione in Europa.

Accordo poco chiaro, maggiore presenza dell’Azerbaigian

Attualmente, l’Azerbaigian fa transitare, attraverso il gasdotto Tanap, 16 miliardi di metri cubi all’anno per Turchia, Grecia, Bulgaria e Italia. Tuttavia, si sta progettando di auementare questa capacità a 20 miliardi di metri cubi. Allo stesso tempo, anche l’Ungheria, la Romania e la Slovacchia vogliono adattare le loro reti per far entrare il gas azero, con l’Ue che pagherà il conto. Ma non c’è dubbio che questo aumenterebbe significativamente l’influenza e il potere di Baku nella regione.

L’eurodeputata del Partito Pirata della Repubblica Ceca, Markéta Gregorová, è dubbiosa sul memorandum sulle importazioni di gas firmato tra l’Ue e l’Azerbaigian per aumentare le importazioni. Secondo Gregorová, l’Unione dovrebbe imparare dalla precedente esperienza con la Russia e non aumentare la propria dipendenza dalle dittature.

L’accordo prevede una cooperazione a lungo termine senza limiti di tempo e senza meccanismi di controllo, il che lo definisce “un pericoloso precedente”.

Inoltre, la politica che siede con i Verdi al Parlamento europeo ha affermato che la presenza di politici e ambasciatori azeri a Bruxelles e Strasburgo si è “certamente intensificata nelle ultime settimane”.

In un incontro con loro, ha detto di discutere della recente escalation con l’Armenia: “Con mio grande stupore, hanno voluto iniziare a parlare di gas e di rafforzare la cooperazione”.

“Ho detto loro chiaramente che finché versano sangue, non mi interessa quali memorandum di cooperazione firmino con la Commissione. Non saranno accettati automaticamente dal Parlamento”, ha dichiarato a Euractiv a proposito del conflitto in corso con l’Armenia.

Al momento della pubblicazione, la Commissione europea non ha risposto alla richiesta di EURACTIV.cz di commenti sulla mancanza di meccanismi di controllo nell’accordo con il Paese caucasico meridionale.

All’inizio dell’estate, quando è stato chiesto se l’Ue avesse un meccanismo specifico per garantire che l’aumento del flusso di denaro verso l’Azerbaigian non venisse utilizzato per conflitti o violazioni dei diritti umani, un funzionario dell’Unione ha risposto che “l’Europa non esercita alcun controllo sulla spesa delle entrate commerciali del Paese terzo derivanti da legittime operazioni commerciali di petrolio e gas con gli Stati membri”.

Fidanka McGrath, responsabile dell’area strategica di Bankwatch, ha dichiarato a Euractiv: “Ci si deve interrogare sulla saggezza della Commissione europea e dei governi dell’Ue quando sostituiscono la loro dipendenza dal regime oppressivo e bellicoso di Vladimir Putin con una crescente dipendenza dall’autoritario e bellicoso Azerbaigian”.

L’organizzazione ha anche osservato che il gas azero non è una vera alternativa al gas russo a causa dei legami con la Lukoil, che estrae gas nel Paese e ha diversi interessi nel settore.

Storia della corruzione

Si è parlato molto delle questioni relative ai diritti umani presenti in Azerbaigian, ma si è parlato poco del rischio di corruzione, non solo nel Paese ma anche nell’Ue.

Nel 2017, la Commissione europea ha approvato un accordo tra Malta e l’Azerbaigian che avrebbe visto i contribuenti maltesi perdere decine di milioni di euro ogni anno, secondo una tranche di documenti trapelati e forniti alla giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia, poi assassinata prima che potesse pubblicarli.

L’accordo, del valore di oltre 1 miliardo di euro, prevede che Malta importi gas dalla compagnia statale azera Socar per i prossimi dieci anni, a un costo doppio rispetto a quello di mercato. La compagnia in questione acquisterebbe il gas da Shell per 113 milioni di dollari prima di venderlo al consorzio Electrogas (che comprende anche Socar) per 153 milioni di dollari, con un profitto di 40 milioni di dollari. Il consorzio Electrogas lo venderebbe poi a Enemalta, che rifornisce le famiglie e le imprese del piccolo Stato membro dell’Ue.

Il consorzio Electrogas comprende una società di proprietà di Yorgen Fenech, attualmente sotto processo per aver ordinato l’assassinio di Caruana Galizia nel 2017. Inoltre, la polizia maltese e il figlio della giornalista, Matthew, ritengono che il movente del suo assassinio sia legato alle sue indagini sulla centrale elettrica e sull’accordo.

Quest’ultimo è stato concluso nel 2014, quando Socar non aveva alcuna esperienza nella produzione o nel commercio di Gnl (gas naturale liquefatto), ed è stato successivamente criticato dal National Audit Office maltese per irregolarità, rischi significativi e mancanza di controlli su frode, corruzione e concussione.

Il ‘sinistro’ accordo sul gas azero è stato condannato anche da una valutazione del Consiglio d’Europa (CoE) redatta dal relatore speciale Pieter Omtzigt, che ha indagato sull’omicidio di Caruana Galizia. Il suo rapporto ha osservato che “i fatti hanno dato origine a diffusi sospetti di corruzione e riciclaggio di denaro” e che i funzionari governativi sono stati “strumentali” nell’organizzare il profitto illegale di alcune parti dall’accordo.

Alla notizia dell’accordo Ue-Azeri, la Fondazione Daphne Caruana Galizia ha dichiarato alla piattaforma di notizie online ‘The Shift News’: “La decisione dell’Ue di sanzionare la Russia e poi firmare un accordo con un altro Stato gestito da un cleptocrate è discutibile, poiché sostituisce in parte la dipendenza energetica da uno Stato cleptocratico con una dipendenza a lungo termine da un altro”.

Anche la Presidente maltese del Parlamento europeo, Roberta Metsola, aveva dichiarato in precedenza al sito web di notizie ‘Lovin Malta’, che l’Ue dovrebbe stare alla larga dai regimi autocratici quando cerca partner per il gas.

Corruzione azera di politici dell’Ue

Ma la storia della corruzione dell’Azerbaigian negli accordi sul gas dell’Ue deve essere analizzata anche attraverso il contesto dell’indagine del 2017, “Azerbaijani Laundromat”. L’Occrp, in collaborazione con molti media europei, ha rivelato che tra il 2012 e il 2014 il governo di Baku ha utilizzato quasi 3 miliardi di dollari per ripulire la propria reputazione e ottenere sostegno in Europa.

I politici che risultano essere stati corrotti dallo schema coinvolgono quelli di Germania, Slovenia, Bulgaria, Belgio, Italia, Danimarca, Estonia, Ungheria, Regno Unito, figure dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e, presumibilmente, dell’Unesco. Il denaro è stato destinato anche a star dello sport, giornalisti, musicisti e magnati dei media.

Nel 2017, l’Onu Bankwatch ha condannato l’Ue per i suoi crescenti legami commerciali con Baku in relazione allo scandalo. In particolare, ha sottolineato il ‘Corridoio meridionale del gas’, un progetto congiunto che ha visto una somma record di denaro dell’Ue prestato, con Socar come azionista chiave.

Il Corridoio meridionale del gas, che consiste nel giacimento di gas del Caspio Shah Deniz 2 dell’Azerbaigian, ha trasportato il gas in Europa prima attraverso il gasdotto del Caucaso Meridionale, poi attraverso il Trans-Anatolico (Tanap) e in Grecia attraverso il Trans-Adriatico (Tap). Il sistema di gasdotti è diventato pienamente operativo il 31 dicembre 2020.

Il progetto è considerato un elemento chiave per ridurre le forniture russe alla regione, che saranno sostituite da gasdotti azeri e da gas naturale liquefatto attraverso terminali in Turchia e Grecia.

Dal 1° ottobre, Bulgaria e Grecia hanno avviato le operazioni di un nuovo collegamento di gas tra i due Paesi con una capacità di 3 miliardi di metri cubi, un terzo dei quali è costituito da gas azero. Attraverso i connettori della regione, anche la Romania e la Grecia stanno cercando di aumentare le importazioni. Allo stesso tempo, anche l’Albania e la Macedonia settentrionale sono interessate, il che significa che potrebbero presto diventare clienti di Baku.

Sebbene molti Paesi fornitori di gas abbiano una storia preoccupante in termini di diritti umani, pochi hanno una fedina penale così lunga, tra cui i recenti casi di corruzione miliardaria e lobbismo illegale di politici dell’Ue e lo scandalo di corruzione in uno Stato membro legato all’omicidio di un giornalista.

“La necessità di tenere l’Europa al caldo quest’inverno è grande, ma il costo di questa operazione in relazione al rischio di corruzione e ai valori fondamentali dell’Unione Europea – avvertono gli osservatori – continua a crescere”.

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Caucaso: Ue chiede indagine su video presunta esecuzione prigionieri di guerra armeni (Agenzia Nova 02.10.22)

Bruxelles, 02 ott 11:37 – (Agenzia Nova) – Il rappresentante speciale dell’Ue per il Caucaso meridionale, Toivo Klaar, ha chiesto un’indagine su un video apparso sul social network che mostra la presunta esecuzione di prigionieri di guerra armeni da parte di alcuni militari azerbaigiani. “È emerso un altro video orribile che sembra mostrare l’esecuzione di prigionieri di guerra armeni. Se l’autenticità del video dovesse essere provata, allora questo è un crimine di guerra che deve essere indagato e i responsabili puniti”, ha scritto Klaar su Twitter. In precedenza, il ministero della Difesa armeno ha detto all’edizione di Erevan dell’agenzia di stampa “Sputnik” di non avere dubbi sull’autenticità del filmato, ma di non poter ancora riferire dettagli sul luogo dell’incidente e sulla cronologia degli eventi. (Rum)

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In un video l’esecuzione di massa di soldati armeni catturati da militari azeri (Corriere della Sera 02.10.22)

di Marta Serafini

Un filmato diffuso sui social armeni mostra l’esecuzione di massa di militari disarmati nel Nagorno Karabak

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DALLA NOSTRA INVIATA
KIEV — Un’esecuzione di massa di soldati armeni catturati da militari azeri nella regione contesa del Nagorno Karabak.

Il filmato diffuso sui social armeni è da leggere in un contesto di crescente tensione tra Baku, alleata di Erdogan, e Erevan che invoca l’intervento di Putin.

A metà settembre si sono registrati sanguinosi combattimenti alla frontiera tra Armenia e Azerbaigian, nei quali si stima che siano morte oltre 200 persone e che i due Stati si accusano a vicenda di aver provocato. Dopo gli attacchi azeri all’Armenia del 13 settembre, il presidente russo, Vladimir Putin, si è limitato a dichiarare che «qualsiasi conflitto tra stati a noi vicini ci preoccupa seriamente». Sebbene ciò sia in linea con le espressioni di «profonda preoccupazione» proferite dagli organismi internazionali, per gli armeni le sue parole e le sue azioni sono state decisamente insufficienti.

L’Armenia ha sottoscritto un patto difensivo bilaterale con la Russia ed è anche membro dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (OTSC), un’alleanza militare simile alla NATO tra sei stati post-sovietici, tra cui la Russia. L’articolo 4 del trattato OTSC stabilisce che un attacco a un membro sarà considerato un attacco a tutti e obbliga gli altri membri a fornire supporto militare. Per questa ragione, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha dichiarato che il suo Paese si sarebbe ritirato dalla OTSC se la Russia non avesse adempiuto ai suoi obblighi come alleato accusando la controparte azera di aver violato le condizioni di tregua dopo la guerra del 2020.

A fronte del silenzio russo, gli Stati Uniti hanno mostrato un impegno senza precedenti nel conflitto tentando di mediare il cessate il fuoco.

In queste settimane il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha mantenuto i contatti con i leader dell’Azerbaigian e dell’Armenia nei giorni di tensione successivi all’armistizio e sempre Blinken ha organizzato il primo incontro tra i ministri degli Esteri dei due Paesi, meno di una settimana dopo lo scoppio dei combattimenti.

Altrettanto degna di nota è stata la visita a Erevan della presidente della Camera degli Stati Uniti Nancy Pelosi – il terzo funzionario più alto in grado degli Stati Uniti – pochi giorni dopo gli scontri. Un coinvolgimento che ha indotto molti armeni e commentatori stranieri a sperare in un cambiamento storico nella politica estera dell’Armenia.

Alcuni si sono spinti a suggerire che l’Armenia dovrebbe aderire alla NATO e all’UE, rifiutando una volta per tutte l’alleanza con la Russia.

2 ottobre 2022 (modifica il 2 ottobre 2022 | 19:50)

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Crimini di guerra. Il video con le macabre esecuzioni extragiudiziali di prigionieri di guerra armeni da parte dell’esercito azero (Korazym 02.10.22)

Korazym.org/Blog dell’Editore, 02.10.2022 – Vik van Brantegem] – Oggi, 2 ottobre 2022, è stato pubblicato online sui social media azeri un raccapricciante video che mostra l’esecuzione extragiudiziale di prigionieri di guerra armeni da parte delle truppe azere. L’autenticità del video è stata convalidata dal Ministero della Difesa e dal Difensore dei Diritti Umani dell’Armenia. In questo stesso giorno, il calendario delle Nazioni Unite celebra la Giornata Internazionale della Non Violenza. Tuttavia, la risposta inadeguata delle strutture con mandato internazionale sui diritti umani a questi crimini di guerra, purtroppo, rischia di rendere risibile questo giorno nel calendario delle Nazioni Unite.

Il video della raccapricciante esecuzione extragiudiziale di prigionieri di guerra armeni da parte di soldati azerbajgiani.

L’Ambasciatore straordinario armeno Edmon Marukyan ha dichiarato in un post su Twitter: «Questa non è la prima volta che le autorità azere commettono crimini di guerra. Le autorità politiche e militari dell’Azerbajgian devono essere ritenute responsabili di questa e di altre atrocità. L’Azerbajgian è uno stato aggressore e l’Azerbajgian deve essere riconosciuto come stato terrorista. Senza dubbio si tratta di un crimine di guerra”.

Il maltrattamento e l’esecuzione di prigionieri di guerra è vietato dalla Terza Convenzione di Ginevra ed è considerato un crimine di guerra.

«Cosí muoiono gli Armeni. Passati alle armi dall’esercito azero il cui dittatore li chiama “cani” (Erdoğan tira le fila per finire il genocidio). Sacrificati dall’Europa sul nuovo altare energetico» (Giulio Meotti).

«L’Azerbajgian è una dittatura e un Paese di criminali di guerra. Il video diffuso dai social azeri che mostra soldati armeni catturati (nel territorio dell’Armenia!) falciati dalle raffiche di mitra è l’ennesima violazione del diritto internazionale. Altro che pace…» (Iniziativa italiana per l’Artsakh).

Questo pomeriggio l’Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia ha diffuso la seguente email:

«Crimini di guerra
Sui canali Telegram si sta diffondendo un orrendo video di un crimine di guerra in cui i militari azeri sparano a soldati armeni disarmati, giovani ragazzi tra i 18 e 20 anni.
Toivo Klaar, Rappresentante Rpeciale dell’UE per il Caucaso meridionale, ha commentato il video su Twitter: “Se si dimostra che questo video è autentico, allora questo è un crimine di guerra che deve essere indagato e il puniti i colpevoli».
È stata già confermata l’autenticità del video.
I giornali e tutti i mezzi di comunicazione devono svolgere la loro funzione di diffusione di informazioni, affinché si conosca la verità e vengano condannati e puniti i colpevoli.
Nei casi come questo il silenzio non è altro che complicità con gli assassini.
Tsovinar Hambardzumyan
L’Ambasciatore
».

Il Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia, Toivo Klaar, ha commentato in un post su Twitter il video diffuso online sui social azerbajgiani che mostra l’esecuzione extragiudiziale di prigionieri di guerra armeni da parte delle truppe azere: «Prigionieri di guerra armeni apparentemente giustiziati. Se questo video si dimostra autentico, allora si tratta di un crimine di guerra che deve essere indagato e punito i colpevoli».

Nel frattempo, il Ministero della Difesa armeno ha affermato che il filmato pubblicato online che mostra l’esecuzione extragiudiziale di soldati armeni da parte delle forze azere è autentico. «Non possiamo dire niente di concreto sul luogo e l’ora in questo fatto. Le autorità competenti stanno ora analizzando il filmato. In termini di autenticità, crediamo non ci siano dubbi, questa è la firma tipica delle forze armate azere. Questa firma è nota a noi e alla comunità internazionale per le prove innegabili di casi simili accaduti anche in passato» [*], ha dichiarato il Portavoce del Ministero della Difesa armeno, Aram Torosyan.

Il video dell’esecuzione extragiudiziale dei prigionieri di guerra armeni da parte delle forze armate azere è autentico ed è stato girato il 13 settembre 2022, durante l’attacco azero su larga scala all’Armenia, ha affermato in una nota il Difensore dei Diritti Umani dell’Armenia, Kristinne Grigoryan: «Questa mattina è stato diffuso un video sulle piattaforme dei social media azeri, che ritrae l’esecuzione di prigionieri di guerra armeni da parte di militari azeri. Al momento, abbiamo individuato l’autenticità del video: è nuovo, l’incidente è avvenuto durante un attacco su larga scala delle forze armate azere al territorio sovrano della Repubblica di Armenia il 13 settembre di quest’anno. Questo fatto è confermato da una combinazione di esame del terreno, materiali video simili nel nostro e in altri database, nonché da una complessa combinazione di condizioni meteorologiche, uniformi del personale militare, conversazione dei militari azeri e altri parametri. Si tratta dell’ennesimo crimine di guerra commesso dalle forze armate azere, la cui fonte è una coerente politica di armenofobia da parte dell’Azerbajgian, che si manifesta a partire dal contenuto educativo in tutte le sfere della vita pubblica e nelle dichiarazioni dello stesso Presidente di questo Paese. A proposito, questo è registrato anche nel recente rapporto del Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale riguardante l’Azerbajgian. Questo video, tra altri, sarà incluso nel Rapporto ad hoc del Difensore dei Diritti Umani e inviato a organizzazioni e attori internazionali».

Il Ministro degli Esteri armeno, Ararat Mirzoyan, in visita di lavoro a Ginevra, ha incontrato Toivo Klaar, il Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia. Mirzoyan ha sottolineato l’imperativo di eliminare le conseguenze della recente aggressione dell’Azerbajgian contro la Repubblica di Armenia, il ritiro delle forze armate azere dai territori sovrani della Repubblica di Armenia, il rimpatrio immediato dei prigionieri di guerra armeni detenuti illegalmente in Azerbajgian e il mantenimento incondizionato del regime di cessate il fuoco. Mirzoyan ha condannato fermamente le gravi violazioni del diritto internazionale e i crimini di guerra commessi dalle forze armate dell’Azerbajgian, in particolare il deliberato attacco alla popolazione pacifica e alle infrastrutture civili, la tortura disumana e le uccisioni extragiudiziali di prigionieri di guerra armeni. Ha sottolineato che gli autori devono essere ritenuti adeguatamente responsabili, anche attraverso l’applicazione di sanzioni. Durante l’incontro sono state discusse le questioni relative alla normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbajgian e alla risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh.

Dopo la pubblicazione online di filmati di esecuzioni extragiudiziali di prigionieri di guerra armeni da parte delle forze armate azere, il Ministero degli Esteri armeno ha dichiarato: “Numerosi video regolarmente pubblicizzati dagli utenti azeri sui social media mostrano crimini di guerra commessi dalle forze armate azere: uccisioni extragiudiziali di prigionieri di guerra armeni, torture di militari armeni, comprese delle donne, e profanazione di cadaveri. La Repubblica di Armenia richiede una chiara valutazione degli spaventosi crimini di guerra commessi dalle forze armate azere in questo periodo e in quelli precedenti. Cercheremo costantemente di dare voce alla questione nelle piattaforme e nei tribunali internazionali pertinenti e di assicurare alla giustizia gli autori e gli organizzatori dei crimini di cui sopra, anche mediante l’applicazione di sanzioni internazionali. In questo contesto, una debita indagine internazionale è d’obbligo. Allo stesso tempo, la comunità internazionale è obbligata ad aumentare la pressione sull’Azerbajgian per il rimpatrio immediato di tutti i prigionieri di guerra armeni e dei civili detenuti illegalmente in Azerbajgian, chiarimenti sui casi di sparizioni forzate e sul destino delle persone scomparse”, ha detto il Ministero degli Esteri armeno.

Il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, in un post su Twitter ha affermato: «Ancora un altro video orribile è circolato sui social media: soldati azeri stanno giustiziando arbitrariamente un gruppo di prigionieri di guerra armeni sul territorio sovrano armeno. La comunità internazionale dovrebbe condannare fermamente questo crimine di guerra e adottare misure appropriate per fermare l’aggressione dell’Azerbajgian. L’Armenia utilizzerà tutti i meccanismi internazionali disponibili per garantire indagini e responsabilità. Tali atti di violenza dovrebbero essere affrontati adeguatamente, con conseguenze per l’aggressore».

Il deputato spagnolo Jon Inarritu in un post su Twitter ha descritto le esecuzioni extragiudiziali di prigionieri di guerra armeni da parte delle forze armate azere come “barbarie del regime azerbajgiano” e si è rivolto al Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che a luglio ha definito l’Azerbajgian un “affidabile, partner degno di fiducia”, dopo aver firmato un accordo energetico.

[*] Ad esempio, la mattina del 15 ottobre 2020, sono emerse riprese video dal villaggio di Hadrut nella Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, di soldati azeri che catturavano e successivamente giustiziavano due soldati armeni. Le prove sono arrivate sotto forma di due video, uno raffigurante la cattura di due uomini in uniforme armena – uno anziano e uno in età da combattimento più comune – nella periferia settentrionale di Hadrut. L’altro video mostrava soldati azeri che giustiziavano gli stessi due uomini, legati e avvolsi delle bandiere della Repubblica di Armenia e della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabkh, in una piazza nel sud di Hadrut. Entrambi i video si sono diventati virali attraverso i social media e i canali Telegram relativi alla guerra in corso nel Nagorno-Karabakh. Gli utenti online si sono affrettati a geolocalizzare i video, anche se non era chiaro quando esattamente fossero stati girati. Il primo video mostra soldati azeri che si avvicinano a due uomini in abiti mimetici che sembrano coerenti con i modelli mimetici indossati dai soldati armeni. I soldati azeri urlano contro i due uomini in russo, una lingua ampiamente compresa nella regione del Caucaso meridionale post-sovietico. Non essendosi messo a terra come ordinato, il soldato anziano viene gettato a terra e minacciato da un uomo con un fucile da cecchino. La telecamera fa una panoramica dell’altro uomo che indossa una maglietta blu, sdraiato a terra mentre è circondato da soldati azeri. L’altro video mostra i due uomini a Hadrut Park, una piazza nella parte meridionale di Hadrut, con le braccia legate dietro la schiena e avvolti dalle bandiere della Repubblica di Armenia e della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh. L’anziano aveva il volto insanguinato e riusciva a malapena a sedersi sulla scalinata, accanto all’uomo con la maglietta blu. A circa cinque secondi dall’inizio del video, uomini armati fuori dalla telecamera uccidono i due uomini, che cadono a terra. I video erano di qualità troppo bassa per poter identificare le persone nei video, ma l’equipaggiamento indossato dagli uomini nel video era coerente con ciò che ci si aspetterebbe dai soldati di ciascuna parte. Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha dichiarato che i video del “presunto trattamento crudele dei prigionieri di guerra armeni da parte di membri del servizio militare dell’esercito azerbajgiano sono stati” fabbricati dagli stessi Armeni per attirare l’attenzione della comunità internazionale” ed erano “di natura provocatoria”. La dichiarazione è stata ampiamente riportata da diversi media azeri. Invece, uno dei soldati nel primo video esaminato dal DFRLab, ha un equipaggiamento caratteristico dell’esercito regolare azero.

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Eurovision 2022, online la versione bilingue di “Snap” con Alfa insieme a Rosa Linn (Eurofestivalnews

Dopo il disco d’oro ottenuto in Italia, la rappresentante armena all’Eurovision 2022 Rosa Linn ha pubblicato sulle piattaforme di streaming una nuova versione del suo brano “Snap”, in collaborazione con l’italiano Alfa, nome d’arte del genovese (classe 2000) Andrea de Filippi.

Questa nuova versione del brano eurovisivo era già stata lanciata come New Hit su RTL 102.5 lo scorso sabato (conquistando la Top 35 dell’Airplay radiofonico italiano), ma alla voce del brano nel sito era riportata solo la “Snap” classica, mentre da oggi è disponibile ovunque, da YouTube a Spotify.

Rosa Linn e Alfa: la nascita del progetto

Il progetto nasce quasi per caso, con Alfa che ha contattato Rosa Linn tramite il proprio account social per esprimere apprezzamenti verso “Snap” (che in Italia è in rotazione radiofonica dal 3 giugno). E tra un messaggio e l’altro è nata l’intenzione di realizzare una versione bilingue di “Snap”, molto prima che quest’ultima diventasse virale sui social.

Così il cantautore genovese ha iniziato a lavorare su alcune strofe in italiano, sulle quali Rosa Linn è stata costantemente aggiornata grazie alla fitta corrispondenza dei due giovani artisti. Dopo aver steso e realizzato la propria parte nel suo studio in Italia, Alfa è volato in Armenia per conoscere Rosa Linn e cantare insieme la nuova versione di “Snap”.

 

Queste le parole del rapper durante l’esperienza in Armenia:

Sono arrivato in Armenia, in Asia, solo grazie alla musica perché farò la mia versione di Snap. Ci siamo beccati con la cantante Rosa Linn. Persona fantastica. Io raga vi auguro di trovare qualcosa che vi rende felice come rende felice me fare musica perché è una vita incredibile. Insistete sui sogni. Insistete su questa cosa qua. Difendeteli fino all’evidenza perché veramente ti fanno vivere una vita diversa. Fanno svegliare in un modo diverso. Sono felicissimo.

Dopo il fortunato incontro, Alfa ha rilasciato circa un mese dopo uno spoiler sul suo profilo TikTok, rivelando come avrebbe “suonato” la parte in italiano.

La speranza è che – anche  grazie al management di RTL 102.5, che crede molto in Alfa – il brano dell’Eurovision 2022 possa finalmente giungere in pianta solida all’interno delle radio italiane, dove a causa di un’etichetta indipendente ed una nota reticenza da parte delle case discografiche verso l’Eurovision Song Contest, ad oggi non ha avuto lo stesso successo raggiunto in più di 30 Paesi.

Rosa Linn: dall’Eurovision 2022 al successo internazionale

Ad un passo dai 200 milioni di streams, “Snap” di Rosa Linn si può confermare come uno dei brani più di successo dell’Eurovision 2022, tenutosi a Torino dal 10 al 14 maggio.

Nonostante un deludente ventesimo posto alla kermesse eurovisiva, il brano della giovane cantante armena è stato in seguito metabolizzato dai creator della piattaforma asiatica TikTok, che hanno fatto sì che divenisse virale verso fine giugno, e che giungesse anche nelle classifiche di tutto il mondo. Traguardi che nessun artista armeno, eurovisivo e non, aveva mai raggiunto prima d’ora (tranne Cher, che però di armeno ha solo le origini da parte di padre).

A questo sono seguiti tanti altri risultati, come l’aver fatto un ingresso, nella Hot 100 di Billboard e (tuttora) nella top 10 assoluta dell’Airplay europeo (primo brano armeno in assoluto ad esserci riuscito), e ultime ma non d’importanza due certificazioni ottenute in Svezia e in Italia (in entrambi i casi Rosa Linn è stata certificata disco d’oro, in Svezia con  4 milioni di streaming  e in Italia con 50 mila copie vendute).

Per l’Italia questa certificazione è un evento unico quanto raro, dal momento che, se si escludono i brani italiani, solo altri due brani eurovisivi sono stati certificati nel Belpaese: parliamo di “Euphoria” che portò grazie a Loreen il quinto successo svedese e di “Arcade” di Duncan Laurence, che nel 2019 garantì la quinta vittoria ai Paesi Bassi (e la prima a distanza di 44 anni)

E chissà quali altri successi riserverà questo 2022 per Rosa Linn, un’ospitata al prossimo Junior Eurovision Song Contest (che si terrà a Yerevan il prossimo 13 dicembre) sembra d’obbligo.

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ROSA LINN E ALFA INSIEME NELLA NUOVA E IRRESISTIBILE VERSIONE DI “SNAP”, FUORI OGGI IN DIGITALE.

Occidente sordo al grido di aiuto che sale dall’Armenia cristiana (InTerris 01.10.22)

C’è un aggredito è un aggressore, con questa motivazione l’Occidente si è mobilitato in difesa dell’Ucraina fin dal primo giorno dell’invasione Russa. Lo stesso principio non sembra però valere per la martoriata popolazione dell’Armenia che da metà settembre subisce un durissimo attacco dalle forze armate dell’Azerbaigian. Gran parte della Comunità internazionale tace poiché in molti casi ignora completamente il dramma vissuto dal popolo armeno.

Un nuovo scontro nei pressi del confine tra i due Paesi mercoledì ha provocato tre morti tra i militari armeni, mentre sono 135 le vittime armene dell’offensiva di due settimane fa, portata dalle forze azere dentro IL territorio dell’Armenia. Una delle questioni al centro di questa guerra dimenticata è il territorio conteso del Nagorno-Karbakh, popolato da armeni, sul quale insistono le mire espansionistiche dell’Azerbaigian che può contare sul sostegno della Turchia.

Per comprendere il contesto di questo conflitto e la fragile posizione dell’Armenia bisogna fare qualche passo indietro, alfine di ricostruire la storia recente di questo paese del sud del Caucaso, con una profonda e ricchissima tradizione cristiana, flagellato da uno dei genocidi più sanguinosi di sempre e crocevia tra Occidente e Oriente. Per fare questo abbiamo intervistato Emanuele Aliprandi, membro del consiglio direttivo della comunità armena di Roma e autore di diversi libri sul conflitto nella regione del Nagorno, ultimo dei quali “Pallottole e petrolio”, pubblicato nel 2021.

L’intervista
Come nasce il conflitto in Nagorno-Karabakh e perché assistiamo a questa nuova fiammata di violenze?

“Tutto inizia con il crollo dell’Unione sovietica ma va detto prima di tutto che il Nagorno-Karabakh è una regione di 120mila abitanti, al confine tra Armenia e Azerbaigian, popolata al 95% da armeni, che ha ripetutamente chiesto di essere annessa all’Armenia. Purtroppo Stalin nel 1923 per una questione di equilibri geopolitici con la Turchia decise di dare questa regione, armena e cristiana, all’Azerbaigian che invece è turcofono e islamico”.

Ma all’epoca sia l’Armenia sia l’Azerbaigian facevano parte dell’Urss…

“Esattamente, ma con la fine dell’Unione Sovietica sono rinate le rivendicazioni di autodeterminazione. Nell’agosto 1991 la repubblica azera lascia Unione sovietica, ma una legge dell’Urss prevedeva che se all’interno di una repubblica sovietica c’era una regione a statuto speciale questa poteva fare un percorso autonomo, quindi il Nagorno Karabakh il 2 settembre del ‘91 dichiara di non seguire la repubblica dell’Azerbaigian. Il 6 gennaio del 1992 nasce la repubblica del Nagorno e poche settimane dopo Azerbaigian l’attacca e l’Armenia corre in soccorso della regione a maggioranza armena. Nonostante la sperequazione di forze gli armeni non solo difendono il Nagorno ma conquistano dei distretti esterni che permettono alla regione di avere una continuità territoriale con l’Armenia e di avere delle zone cuscinetto di protezione. Questo status quo dura trent’anni con una pace mediata dalla Russia”.

Poi cosa succede?

“Succede che nel settembre del 2020 l’Azerbaigian attacca in forze il Nagorno Karabakh, provocando centinaia di morti. Questa volta le forze di Baku (capitale dell’Azerbaigian ndr) hanno dalla loro i droni di costruzione turca e infatti guadagnano molte posizioni, conquistano circa un quinto del Nagorno-Karabakh mentre avvengono episodi di vandalismo contro le chiese e i simboli della religione cristiana, la cattedrale del Santissimo Salvatore viene bombardata due volte. I territori conquistati rimangono in mano agli azeri e le forze armene si ritirano”.

Poche settimane fa un nuovo attacco, perché?

“Probabilmente l’Azerbaigian approfitta della debolezza della Russia che è garante della pace tra Yerevan e Baku. Gli azeri vogliono la continuità territoriale con la Turchia per creare un unico grande spazio per tutte le popolazioni turcofone, gli armeni sono sempre stati un problema perché con la loro presenza sono un ostacolo a questo processo. Stavolta infatti hanno attaccato direttamente il territorio della Repubblica Armena”.

Quindi c’è stata un ulteriore escalation dell’offensiva azera?

“Ormai il Karabakh non c’entra più nulla, vogliono un pezzo di Armenia, ne hanno occupato un piccolo pezzo di cinquanta chilometri quadrati con la scusa che i confini non sono tracciati. E’ un fatto gravissimo, il governo di Baku si è sentito in diritto di occupare parte dell’Armenia nel silenzio generale, 36 insediamenti di civili, di un Paese che fa parte del Consiglio d’Europa, sono stati brutalmente bombardati. Ripeto stanno approfittando della guerra in Ucraina per violare la pax caucasica mediata da Mosca”.

Davvero nessuno ascolta il grido di sofferenza dell’Armenia?

“Nessuno vuole uno scontro diplomatico con l’Azerbaigian perché fornisce gas all’Europa in un momento un cui l’importazione dalla Russia è stata interrotta. Si parla tanto di democrazia e diritti umani ma si fa finta di non vedere che l’Azerbaigian è un’autocrazia controllata da trent’anni dalla stessa famiglia. Eppure l’Armenia ha un grande legame culturale e religioso con l’Europa, non dimentichiamo cosa rappresenta per la cristianità e che nei territori occupati dagli azeri è in corso una sistematica distruzione di Chiese e Castelli. Le croci sono rimosse ovunque per rivendicare una radice azera che non esiste”.

Solo un secolo fa è avvenuto l’olocausto armeno da parte dei turchi, le ferite di questa drammatica pagina storica sono ancora evidenti….

“L’odio nei nostri confronti ha radici profonde, l’Armenia è crocevia tra nord e sud, est ed ovest e poi indicare un nemico è il modo migliore per rilanciare un nazionalismo esasperato”.

Quindi gli armeni cosa chiedono concretamente?

“La comunità armena chiede solidarietà, pari trattamento, se nel caso dell’Ucraina si è mostrata grande vicinanza politica all’aggredito la stessa cosa va fatta nel Caucaso meridionale. Anche nel caso dell’Armenia ci sono un aggredito e un aggressore. Il minimo che si può chiedere è solidarietà, mettere la bandiera armena sui profili social, far sentire la voce dell’Europa. E’ vero che dall’Azerbaigian importiamo gas ma non possiamo svendere tutti i nostri valori. Invece abbiamo assistito alla Von Der Leyen che ha detto che l’Azerbaigian è un partner affidabile. Lo stillicidio del nostro popolo va fermato con una presa di posizione netta e smettendo di vendere armi a Baku. In Nagorno-Karabakh sono preoccupati che prevalga il pensiero dell’agnello sacrificale ma è impensabile che 120mila armeni possano vivere sotto il controllo azero”.

La chiesa armena in questo contesto ruolo ha?

“La Chiesa armena è stata fondamentale per la nostra sopravvivenza. In Caucaso c’erano tanti popoli è molti di questi non esistono più, invece gli armeni nonostante le numerose dominazioni straniere e i genocidi sono sempre riusciti a mantenere una loro identità, grazie a due fattori identificativi, l’alfabeto armeno e la religione cristiana”.

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Nuova partnership tra l’ANSA e l’agenzia armena ARMENPRESS (Ansa 01.10.22)

Armenpress e ANSA hanno firmato  un accordo di collaborazione che prevede la possibilità per i partner di utilizzare i rispettivi servizi informativi per uso editoriale e di sviluppare offerte commerciali congiunte a supporto della comunicazione di istituzioni e aziende dei rispettivi Paesi.

La Direttrice di Armenpress, Narine Nazaryan, si è dichiarata soddisfatta dell’intesa siglata con ANSA: “Le relazioni tra Armenia e Italia hanno una storia di secoli e i due Paesi stanno cooperando in molti settori.

Questo accordo consentirà ai nostri Paesi di essere più vicini tra loro e di costruire una nuova storia di amicizia con l’obiettivo principale di rafforzare la fiducia e la consapevolezza reciproca.

Attribuendo grande importanza alla partnership internazionale, l’agenzia di stampa Armenpress ha firmato accordi di cooperazione con più di 25 agenzie di stampa in tutto il mondo per essere più vicini ai vari Paesi: lo scambio di notizie è uno strumento di riconoscimento reciproco.

L’ANSA è la principale agenzia di stampa italiana e una delle migliori agenzie al mondo, con una grande quantità di notizie raccolte e diffuse. Condividiamo gli stessi valori del lavoro professionale e dello sviluppo continuo e siamo fiduciosi che questa cooperazione darà il suo contributo per rendere le notizie veritiere disponibili a un pubblico più ampio”.

L’Amministratore Delegato dell’ANSA Stefano De Alessandri ha sottolineato che “questa partnership costituisce un ulteriore tassello nella nostra strategia di networking internazionale con le principali agenzie di tutto il mondo e contribuirà ad incrementare la conoscenza reciproca dei due Paesi; inoltre l’intesa raggiunta consentirà un’interessante opportunità di sviluppo di accordi commerciali nei rispettivi Paesi, mentre i nostri abbonati potranno contare su un’offerta informativa ancora più completa e capillare”