Il cardinale Sandri ricorda Patriarca Ghabroyan, freccia puntata verso Cristo (Acistampa 07.06.21)

“La sofferenza del nostro fratello Patriarca si è così intrecciata con quella secolare del suo popolo, ed insieme con quella della nativa Siria e del Libano, tanto piagati da guerre, violenze, instabilità e ultimamente dalla pandemia”.

Lo ha detto il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, nella Divina Liturgia in rito Armeno in suffragio di S.B. Gregorio Pietro XX Ghabroyan, Patriarca di Cilicia degli Armeni celebrata nella Cappella delle Suore Armene dell’Immacolata Concezione a Roma, lo scorso 5 giugno.

Ad una settimana dalla celebrazione esequiale in Libano e “nella memoria liturgica, – ha detto il cardinale- nel calendario armeno, dell’uscita dal pozzo, della liberazione cioè di San Gregorio l’Illuminatore dopo i tredici anni di prigionia in cui lo aveva tenuto rinchiuso il re Tiridate: sappiamo bene come quell’evento fu preludio del battesimo del re e con lui di tutta l’Armenia, prima nazione cristiana”.

Per Sandri il Patriarca Ghabroyan “è stato capace di essere questa freccia puntata verso Cristo nella vita personale di ciascuno: attraverso un gesto, un esempio, una parola di incoraggiamento o di correzione, una domanda, o magari affidandoci un ministero o un servizio nella Chiesa”.

Ha poi offerto un ricordo personale: “la determinazione che mi comunicò nel voler far conoscere il pensiero e l’opera di San Gregorio di Narek: se il suo predecessore di venerata memoria S.B. Nerses Bedros XIX aveva partecipato alla proclamazione a Dottore della Chiesa, il Patriarca Ghabroyan non ha risparmiato nel distribuire, almeno nell’edizione francese, i testi del vostro e nostro grande santo. 

Un secondo motivo lo ha ricordato il Santo Padre Francesco nel messaggio inviato per la celebrazione del funerale: la promozione della causa di beatificazione e canonizzazione del Patriarca Cardinale Agagianian. Siamo consapevoli che quando si intraprende un tale strada, lo si fa non per cercare una gloria umana, ma perché si ha la certezza morale che nella vita e nelle opere di un uomo si sia riflettuta in modo puro la stessa potenza di Dio, al quale solo vanno la gloria e l’onore”.

In attesa della elezione del nuovo Patriarca, ha detto Sandri, “capace di custodire il suo gregge,  e di valorizzare in unità e comunione tutte le straordinarie risorse della Chiesa Armeno Cattolica”  preghiamo perché “una vera e propria fioritura dello Spirito conduca la Chiesa Armeno Cattolica verso quell’orizzonte di bene che certamente il Signore prepara se rimaniamo in ascolto di Lui e in cerca di Lui, superando ogni logica o schieramento umano”.

Ed ha concluso: “Allora anche noi come San Gregorio l’Illuminatore usciremo dal pozzo di una prigionia in cui non sono soltanto gli altri a porci, ma a volte ci cadiamo da soli. Potremo rivedere la luce, potremo contemplare il monte Ararat, come ha fatto Papa Francesco al termine della sua visita in Armenia del 2016, dal Monastero di Khor Virap, che sorge sulla prigione di San Gregorio l’Illuminatore. Che le colombe che il Papa lanciò nell’azzurro del cielo insieme a S.S. Karekin II siano segno dello Spirito che faccia tornare a volare la vostra amata Chiesa. E il nostro caro Patriarca Gregorio Pietro XX Ghabroyan di certo intercederà dal cielo per queste intenzioni”.

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Congregazione Chiese Orientali: Divina Liturgia in rito Armeno con S.E. Leonardo Sandri (Assadakah 07.06.21)

Armenia: premier Pashinyan cede l’incarico al vice per partecipare a campagna elettorale (07.06.21)

Erevan, 07 giu 15:08 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro ad interim dell’Armenia Nikol Pashinyan, lascerà temporaneamente l’incarico dal 7 al 18 giugno. Lo riferisce il portale web del governo. Il vice primo ministro ad interim Tigran Avinyan sostituirà Pashinyan mentre sarà in vacanza per la campagna elettorale in vista delle elezioni parlamentari anticipate che si terranno il 20 giugno prossimo. È ufficialmente iniziata oggi la campagna elettorale in Armenia per le consultazioni parlamentari che si terranno il 20 giugno prossimo. Alle elezioni partecipano 26 sigle politiche, di cui 22 partiti e quatto coalizioni. La campagna elettorale durerà sino alla mezzanotte di venerdì 18 giugno, quando scatterà il silenzio elettorale in vista del voto. Le urne apriranno ufficialmente il 20 giugno ma sarà possibile effettuare il proprio voto anche per via telematica dall’11 al 13 giugno (Rum)

FANTARACCONTI – Il Divin Armeno (Fantacalcio 07.06.21)

38° giornata di Serie A, ultima sofferta giornata di fantacalcio per i primi 3, in lotta per il primo posto. Per l’occasione ci siamo riuniti tutti davanti una TV con una pizza in mano per rendere onore ad una stagione ricca di colpi di scena, le ultime partite decisive erano: Tutt Fort-Loserpool e UNCICCIORISORTO-abbiamoGIAperso, con Tutt Fort momentaneamente terzo e gli altri 2 rispettivamente primo e secondo, io allenatore di Loserpool lottavo per salvare la faccia e non scendere in penultima posizione.

Come al solito mi sono affidato ai soliti Vlahovic, Berardi e Mkhitaryan. Siamo alla prima partita di giornata, Vlahovic contro il Crotone, come tutti i suoi fantallenatori speravo in un suo bonus che però non arriva, in compenso mi sono scansato un pericolosissimo Simy. Passiamo all’Inter: io con l’unico portiere rimasto, Musso, spero in un miracolo che anche questa volta non arriva, ha preso 1!

Ero in grande svantaggio e la situazione poteva solo peggiorare, il primo brivido viene da Young lasciato fortunatamente in panchina dal mio avversario. Arriviamo così a Domenica sera, siamo tutti riuniti in attesa di svelare chi sia il fantacampione. Iniziamo con il Torino e il suo Bremer che sforna un gol inaspettato, naturalmente contro di me; nella stessa partita abbiamo pure l’assist di Letizia, sempre contro di me.

La situazione era un po’ disastrosa, il mio avversario era a due passi dalla vittoria, ma la speranza è l’ultima a morire e dal nulla si risveglia Berardi con un assist e quando meno ce lo aspettavamo un rigore segnato contro una Lazio in vantaggio numerico!

La situazione era delicata, il mio avversario era ancora in vantaggio anche se bastava un minimo di bonus a centrocampo per poter ribaltare la partita e con essa l’intero fantacalcio. Nel frattempo nell’altra partita UNCICCIORISORTO, il favorito per il primo posto, pareggiava col doppio rigore di Kessie.

Siamo al’85’, la Roma attacca, era ancora sotto di un gol, ad un certo punto il telecronista di Spezia-Roma disse una frase che diede vita all’unico minuto interminabile di silenzio della serata: “PASSIAMO A LA SPEZIA!”

*silenzio di tomba*

HA SEGNATO MKHITARYAN!!!!!” 

Il delirio assoluto, eravamo tutti in estasi per un gol che avrebbe modificato le sorti del fantacalcio, eravamo in visibilio, come se l’Italia avesse vinto i mondiali, durante i festeggiamenti rivolgo il mio sguardo al mio avversario: era pallido, sconsolato e rassegnato…..

La sua faccia era la faccia di colui che si è visto portare via da sotto il naso non solo il primo posto ma anche il secondo visto che l’altra partita è finita con un pareggio, come d’altronde è finita anche la nostra…..

Per un gol del Divin Armeno il primo posto gli fu tolto, e arrivando terzo rimase sconsolato…..

E così si è chiusa un’altra stagione, così com’era iniziata, col Divin Armeno che da spettacolo e ribalta le sorti delle partite.

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Presentazione credenziali dell’Amb. Di Riso al Presidente della Repubblica di Armenia (Esteri.it 07.06.21)

L’Ambasciatore della Repubblica Italiana presso la Repubblica di Armenia, Alfonso Di Riso, ha presentato oggi le Lettere Credenziali al Presidente della Repubblica Armen Sarkissian.

Porgendo le proprie congratulazioni e gli auguri di successo al nuovo Ambasciatore, il Presidente ha affermato che si aspetta un lavoro congiunto attivo per espandere ed arricchire l’agenda della cooperazione bilaterale.

Il Presidente Sarkissian ha sottolineato che le relazioni tra Armenia e Italia sono costruite su solide basi secolari e che i due paesi e i due popoli si assomigliano con i propri valori.

L’Ambasciatore Alfonso Di Riso ha trasmesso al Presidente armeno i calorosi saluti e auguri del Presidente Mattarella. L’Ambasciatore ha affermato di essere pronto a compiere maggiori sforzi per promuovere le tradizionali relazioni amichevoli tra i due Paesi in vari settori.

Sottolineando l’importanza della prevista visita di Stato in Italia del Presidente Armen Sarkissian, che era stata rinviata a causa della pandemia Covid-19, l’Ambasciatore è fiducioso che essa darà un nuovo impulso per l’espansione della cooperazione bilaterale.

Il Presidente armeno e l’Ambasciatore d’Italia hanno discusso il livello attuale e il potenziale di sviluppo delle relazioni armeno-italiane. In particolare, sono state sottolineate le grandi opportunità di cooperazione in ambito economico-commerciale, tecnologico, scientifico-educativo e culturale.

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Armenia-Azerbaigian: Erevan denuncia nuovi lavori d’ingegneria di Baku al confine (Agenzia Nova 07.06.21)

Erevan, 07 giu 15:19 – (Agenzia Nova) – Questa mattina, le forze armate azerbaigiane hanno tentato nuovamente di effettuare dei lavori di ingegneria lungo il confine armeno-azerbaigiano nella zona di confine del villaggio di Verin Shorzha della provincia di Gegharkunik. Lo ha riferito il ministero della Difesa armeno in una nota. “Le unità armene si sono attivate, chiedendo di interrompere immediatamente questi lavori e rimuovere le attrezzature ingegneristiche, dopodiché tali attività sono state interrotte e l’attrezzatura è stata rimossa nella parte azerbaigiana del confine”, si legge nella nota del ministero armeno. Il 12 maggio, il ministero della Difesa armeno ha riferito che le Forze armate azerbaigiane hanno tentato di avviare delle attività per “delimitare i confini” in una delle aree di frontiera della provincia armena di Syunik. Da quel momento è in corso una nuova crisi fra i due Paesi: da un lato, l’Armenia chiede l’immediato ritiro dei militari azerbaigiani entro il loro lato del confine; dall’altro, le autorità di Baku che sostengono che la frontiera in quell’area non sia pienamente delimitata e ritengono di non aver commesso alcuna violazione. (segue) (Rum)

Vaccini in Armenia: la campagna claudicante (Osservatorio Balcani e Caucaso 07.06.21)

Fino ad un mese fa le persone vaccinate in Armenia erano poche migliaia. Dopo una presa di posizione del primo ministro Pashinyan le somministrazioni sono infine decollate anche se la questione vaccini rimane, nel paese, altamente divisiva

07/06/2021 –  Armine Avetysian Yerevan

La campagna di vaccinazione è partita in Armenia nel mese di aprile. I vaccini utilizzati sono AstraZeneca, il russo Sputnik V e il cinese CoronaVac. La vaccinazione è gratis e su base volontaria ed attualmente in Armenia sono in molti ad essere in dubbio se vaccinarsi o meno.

La terza ondata pandemica che ha subito l’Armenia sta pian piano scemando. Il numero di casi e di decessi sta diminuendo di giorno in giorno. Un mese fa vi erano 1000 nuovi casi al giorno, oggi siamo a 100. Anche il numero delle morti è conseguentemente in calo. Sino ad ora sono stati 223.000 in totale i casi di coronavirus registrati nel paese, con più di 4000 decessi.

Come conseguenza della decrescita dei contagi una serie di centri medici aperti per la cura dei pazienti covid stanno ora chiudendo. Ve ne erano 23 in totale, con 2600 posti letto, 13 nella capitale e 10 nelle varie regioni armene. Quattro di questi ultimi sono già stati chiusi.

Ciononostante gli specialisti continuano a sottolineare che l’unico modo per evitare una quarta ondata è una campagna di vaccinazione efficace.

“Non sono ancora vaccinato. Mi vaccinerò certamente in futuro ma ho ancora da decidere con quale vaccino. Non sarà possibile andare oltre questa pandemia senza la vaccinazione”, afferma Sanam Hovhannisyan, operatore sanitario. Che sottolinea come sia importante che i cittadini abbiano libertà di scelta.

AstraZeneca e CoronaVac sono a disposizione di tutti, a prescindere dall’età, mentre il vaccino russo è destinato ai gruppi più vulnerabili della popolazione, tra i cittadini di età compresa tra i 18 e i 54 anni.

“C’è paura nei confronti della vaccinazione in Armenia. È per questo che l’intero processo sta andando a rilento. Le ragioni stanno nella scarsa consapevolezza della gente e nella campagna anti-vaccini”, spiega lo specialista di salute pubblica Davit Melik-Nubaryan.

“Spero che la vaccinazione non divenga mai obbligatoria, altrimenti non so cosa farò”, afferma Anna, 30 anni, che non vuole vaccinarsi dicendo che il vaccino rischia di nuocere alla sua salute. Secondo Anna non è stato ancora studiato a sufficienza e non è sicuro non vada ad impattare negativamente in futuro sulla sua qualità della vita.

“Mi protegge dal Covid-19 adesso, ma poi?. Nessuno sa se causa effetti collaterali. Io sono incinta, ci sono molti testi in internet che dicono che i vaccini causino infertilità. Lo so che non sono provati dal punto di vista scientifico ma tutto questo mi rende insicura”, racconta la donna.

L’unica cosa che preoccupa Anna è che, nel caso non si vaccini, non potrà viaggiare in molti stati, ad esempio in Europa: “Ho capito che pian piano il green pass diverrà obbligatorio e capisco che, nel caso una persona non lo abbia, rimarrà rinchiusa in Armenia. Questo mi rende triste. Pianificavo un viaggio in Europa per la fine dell’anno, ma se non avrò fatto il vaccino, non potrò. Cerco di convincermi che cambierà, che queste richieste verranno rimosse”.

Diversamente da Anna, sua sorella si è vaccinata un mese fa. Dice di sentirsi molto bene e che a breve le verrà somministrata la seconda dose. “Chi mi sta attorno è diviso su due posizioni molto diverse tra loro: c’è chi dice che i vaccini fanno male e chi sostiene che senza vaccini non si uscirà da questa pandemia. Ma il problema è che il numero di miei amici che intendono vaccinarsi è molto basso”, racconta la ragazza.

In modo di intensificare la campagna vaccinale è sceso in campo anche il primo ministro Nikol Pashinyan. Durante un consiglio dei ministri, circa un mese fa, ha invitato tutti i membri del governo a vaccinarsi. “Dobbiamo iniziare noi. Dobbiamo vaccinarci tutti. Il numero di cittadini vaccinati è, in tutto il mondo, segnale della qualità di un paese, dal punto di vista economico, politico, di civiltà”, ha dichiarato. Una dichiarazione a cui sono seguite le vaccinazioni delle élite istituzionali del paese: ministri, parlamentari, alti funzionari si sono vaccinati postando foto della somministrazione.

In Armenia ci si può vaccinare sia presso i tradizionali centri sanitari sia in cliniche vaccinali mobili, create nei quartieri più popolosi della capitale e nelle altre principali città dell’Armenia. Qui, ogni cittadino, può ottenere dapprima le principali informazioni in merito, gli viene poi fatta una visita medica e infine l’eventuale somministrazione.

Attualmente sono circa 30.000 le persone vaccinate in Armenia, su 3 milioni di abitanti. Prima della presa di posizione, un mese fa, del primo ministro erano poco più di 2500.

Gli operatori sanitari sottolineano che il numero di persone che desiderano essere vaccinate cresce di giorno in giorno. C’è anche sempre più attività nei punti mobili di vaccinazione. In questi punti vengono spesso vaccinati anche i turisti. Anche per loro la somministrazione è gratuita.

Parallelamente alla campagna di vaccinazione vengono progressivamente attenuate le misure introdotte per limitare la pandemia: dal 1° giugno non è più obbligatorio indossare la mascherina all’aperto. E per i cittadini vaccinati, dal 1° luglio non sarà più obbligatorio indossare la mascherina negli ambienti chiusi.

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Sua Santità Karekin II in Visita Pastorale nella Repubblica di Artsakh (Korazym 07.06.21)

Il Patriarca Supremo e 132° Catholikos di Tutti gli Armeni, Sua Santità Karekin II, Capo della Chiesa Apostolica Armena è partito giovedì 3 giugno 2021 per la Provincia di Syunik, confinante con l’Armenia e nella città di Goris ha presieduta una cerimonia di auguri repubblicana presso la chiesa di San Gregorio l’Illuminatore. Poi, Karekin II ha tenuto nel pantheon militare una preghiera per la memoria degli eroi caduti nella guerra del 2020.

Successivamente, Sua Santità Karekin II ha reso visita alla comunità del villaggio di Shurnukh, dove è state celebrato il primo matrimonio dopo la guerra del 2020. Il Catholicos di tutti gli Armeni ha benedetto gli sposi novelli a Shurnukh, ha scritto il Vicesindaco di Goris, Irina Yolyan in un post su Facebook, condividendo una foto della cerimonia.

Il giorno successivo, venerdì 4 giugno Sua Santità Karekin II ha raggiunto Stepanakert per una Visita Pastorale di tre giorni nella Repubblica di Artsakh. Il Capo della Chiesa Apostolica Armena ha portato con sé le reliquie di San Gregorio l’Illuminatore, il fondatore della Chiesa Apostolica Armena, per la benedizione e la consolazione del popolo dell’Artsakh.

Nella mattinata del 4 giugno, il Presidente della Repubblica di Artsakh, Arayik Harutyunyan, insieme ad alti funzionari statali e militari ha incontrato la delegazione guidata da Sua Santità Karekin II presso il memoriale di Stepanakert dove hanno disposto fiori.

Insieme al Presidente dell’Armenian General Benevolent Union (AGBU), Perch Sedrakyan, arrivato in Artsakh con il Catholicos, hanno visitato il pantheon militare e deposto fiori sulle tombe degli eroi.

Successivamente, Karekin II ha presieduto un servizio da requiem in memoria di coloro che morirono per la Patria.

Sabato 5 giugno Karekin II ha raggiunto il monastero di Amaras, che si trova vicino alla nuova linea di contatto nel Nagorno-Karabakh (Artsakh), dove è stato accolto dai residenti delle comunità vicine e dal personale militare. Karekin II è stato informato sulla ricostruzione del monastero.

Accompagnato dalla delegazione patriarcale, dal Presidente della Repubblica di Artsakh, Arayik Harutyunyan e dall’ex Presidente della Repubblica, Bako Sahakyan, Karekin II ha reso visita all’unità militare N dell’Esercito di difesa dell’Artsakh. Il Catholicos ha portato le sue benedizioni e i suoi auguri paterni agli ufficiali in comando, agli ufficiali e ai soldati riuniti in questa occasione.

Poi ha reso omaggio all’indipendenza di Artsakh e ai coraggiosi soldati che hanno combattuto per la protezione dei diritti del popolo di Artsakh, agli eroi che hanno sacrificato la loro vita per il bene della Patria. Ha sottolineato che questo prezzo elevato non dovrebbe mai essere dimenticato, ma piuttosto dovrebbe diventare un nuovo patto per la protezione e il rafforzamento dello Stato di Artsakh.

“Tutti gli armeni stanno vivendo tempi difficili. La guerra di 44 giorni contro l’Artsakh scatenata dall’Azerbajgian, con il sostegno della Turchia e dei gruppi terroristici internazionali, con le sue conseguenze, i danni e le enormi perdite, ci manterrà nel dolore e nel dolore per molto tempo fino a quando non potremo superare l’attuale difficile situazione e dissipare la sensazione di incertezza sul futuro. I problemi e le sfide esistenti devono essere risolti nelle nostre vite quando tutti indiscriminatamente traiamo conclusioni sulle cause di questa tragica situazione”, ha affermato il Patriarca Supremo armeno. “L’esercito armeno e il soldato armeno oggi sono l’unico garante dello stato nativo, la vita libera e indipendente del nostro popolo, la sicurezza e la felicità delle vostre famiglie e dei vostri cari, la sopravvivenza di ogni cittadino”, ha detto il Catholicos di Tutti gli Armeni nel suo discorso. Al termine ha benedetto i comandanti dell’esercito di difesa e l’intero esercito con una preghiera per la protezione.

Nella chiesa di San Gregorio, il Catholicos ha celebrato una cerimonia in memoria dei soldati morti nella guerra di 44 giorni scatenata dall’Azerbajgian nell’autunno 2020. È stata levata una preghiera per la pace e la protezione dell’Artsakh, nonché per la misericordia e protezione dei figli dell’Armenia, dell’Artsakh e dell’intera nazione armena.

La delegazione patriarcale ha poi visitato la comunità di Machkalashen, dove Karekin II ha incontrato le famiglie degli Armeni uccisi nelle ostilità.

Nel pomeriggio del 5 giugno il Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, Sua Santità Karekin II ha incontrato a Stepanakert il Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh, David Babayan. Durante l’incontro sono state discusse questioni relative alle relazioni chiesa-società e patria-diaspora, al futuro di Artsakh, alle problematiche regionali e a possibili sviluppi. Le parti hanno sottolineato il ruolo cruciale di Artsakh nella vita di tutti gli Armeni. Il Ministro degli Esteri ha espresso la sua gratitudine al Catholicos per il suo zelante sostegno ad Artsakh e gli sforzi incessanti volti a presentare Artsakh come un valore pan-armeno.

Domenica 6 giugno il Presidente della Repubblica di Artsakh, Arayik Harutyunyan ha partecipato alla Divina Liturgia presieduta dal Catholicos di tutti gli Armeni, Sua Santità Karekin II, nella cattedrale madre della Beata Vergine Maria nella capitale Stepanakert. Anche il secondo e il terzo Presidente della Repubblica di Artsakh, Arkadi Ghukasyan e Bako Sahakyan, rappresentanti del potere esecutivo e legislativo, nonché membri del Consiglio di sicurezza, hanno partecipato alla solenne celebrazione liturgica.

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‘Find your own Voice’ con Karen Asatrian (Il Friuli.it 07.06.21)

Venerdì 11 e sabato 12 giugno il Teatro Luigi Bon aprirà le sue porte per accogliere la pianista e compositore jazz armeno di fama mondiale

Alla Città dell’Arte e della Musica, la didattica non si ferma mai, proprio per questo la Fondazione Luigi Bon presenta una nuova masterclass di livello internazionale: “Find your own Voice” con Karen AsatrianVenerdì 11 e sabato 12 giugno, infatti, il Teatro Luigi Bon aprirà le sue porte per accogliere Karen Asatrian, pianista e compositore jazz armeno di fama mondiale, che si è reso disponibile per realizzare un workshop proprio a Colugna di Tavagnacco. Un laboratorio adatto a tutti i musicisti che intendano approfondire la propria conoscenza dell’improvvisazione e dell’interplay, attraverso la scoperta della musica tradizionale e delle proprie radici.

Karen Asatrian è un musicista armeno con un incredibile storia personale che dall’Armenia l’ha portato in Austria, dove ora insegna pianoforte jazz all’Università di Vienna e di Klagenfurt. Un talento unico e un approccio che potrà sicuramente accrescere e appassionare musicisti di qualunque livello, un’occasione da non perdere. A conclusione del workshop, sabato 12 giugno alle ore 20:30, ci sarà l’eccezionale esibizione del maestro Asatrian insieme alla celebre violinista armena Anna Hakobyan per “An evening with Duo Masis”. Una serata ispirata alla musica folk armena, con brani tradizionali e composizioni originali.

Gli incontri con l’artista, tenuti in lingua inglese, si svolgeranno venerdì 11 giugno dalle 16.00 alle 20.00 e sabato 12 giugno dalle 9:30 alle 13:30, per partecipare è necessario iscriversi tramite l’apposito form nel sito www.fondazionebon/didattica/masterclass. Sempre sul sito sono disponibili tutti i dettagli relativi a costi e modalità di frequenza.

L’iniziativa è realizzata grazie alla collaborazione tra la Fondazione e il Circolo Arci Cocula, finanziato all’interno del progetto Casamia e con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Friuli Venezia Giulia.
Per maggiori informazioni la segreteria è aperta dal lunedì al venerdì dalle 15:00 alle 18:30 e sabato dalle 9:30 alle 12:00, oltre che contattabile allo 0432 543049 e all’indirizzo didattica@fondazionebon.com

La Comunità Armena di Roma risponde all’Ambasciatore azero: basta disinformazione (Assadakah 06.06.21)

ANN – Letizia Leonardi – La Comunità Armena è insorta per l’intervento dell’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaijan in Italia, Mammad Ahmadzada, pubblicato dal quotidiano “Il Giornale”. Il diplomatico del governo di Baku chiede alla Comunità internazionale di fermare l’Armenia che, a suo dire, continua a commettere crimini di guerra contro il suo Paese. A supportare questa tesi ci sono le vittime azere causate dalle mine anticarro, sparse in quello che è stato il territorio della recente guerra dei 44 giorni, e i sabotaggi delle forze armate dell’Armenia nel territorio a confine tra l’Azerbaijan e la Repubblica Caucasica. “Dopo la firma dell’accordo di pace del 9 novembre 2020 – dichiara Ahmadzada – il numero delle vittime degli ordigni continua a salire. Nonostante i ripetuti richiami a fornire le mappe delle aree minate, l’Armenia continua a rifiutarsi. Per questo l’Azerbaijan ha inviato una seconda denuncia interstatale alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), la prima è stata inviata il 16 gennaio di quest’anno”.

Secondo il rappresentante dell’Azerbaijan l’Armenia non sarebbe interessata alla pace.

La risposta del Consiglio per Comunità Armena di Roma non si è fatta attendere: “Non finiremo mai di stupirci dell’energico attivismo del rappresentante diplomatico del dittatore Aliyev in Italia. Un attivismo che durante i 44 giorni della guerra scatenata dall’Azerbaijan con l’aiuto della Turchia e dei mercenari jihadisti contro la piccola repubblica de-facto del Nagorno Karabakh (Artsakh) si è contraddistinto nel produrre una serie di fake-news che con il tempo sono state smentite e smascherate dai fatti e dagli stessi protagonisti del mondo azero. Attivismo che è proseguito anche dopo la fine della guerra, con una serie di notizie e comunicati che avevano lo scopo di presentare l’Azerbaijan come vittima e l’Armenia come aggressore, anche con l’aiuto di una manciata di rappresentanti del popolo italiano che hanno deciso di sposare la causa della dittatura azera, ricca e luccicante ma pur sempre dittatura”.

Vengono respinte dunque al mittente le accuse all’Armenia di aver provocato la morte di due giornalisti colpiti da una mina anticarro in una sperduta sterrata di montagna e dell’esistenza di gruppi di sabotatori che seminerebbero mine in territorio azero.

“Premesso che siamo dispiaciuti per la morte di tutte le persone innocenti alle quali va il nostro cordoglio – prosegue la Comunità Armena di Roma – non riusciamo a capire perché il governo azero non limiti la libera circolazione di veicoli e persone in zone che fino a poco tempo fa erano teatro di guerra. A noi sembra che questo attivismo mediatico sia solo l’ennesimo tentativo della diplomazia azera per deviare l’attenzione e per cercare di sottrarsi alle pressioni che arrivano dalle istituzioni europee e mondiali al dittatore Aliyev per rilasciare i circa 200 prigionieri di guerra armeni. Sono molteplici gli inviti all’Azerbaijan per permettere alla missione UNESCO di visitare i distretti occupati con l’intento di tutelare il millenario patrimonio artistico e culturale armeno che soldati e funzionari azeri stanno distruggendo e non mancano ovviamente i richiami all’Azerbaijan a non ricorrere ad ulteriori provocazioni e a rispettare l’integrità dei confini territoriali dell’Armenia”.

Questo tentativo dell’Ambasciatore azero di invertire le parti e far apparire l’Armenia come Paese aggressore e l’Azerbaijan Paese vittima appare poco credibile dopo l’attacco del 27 settembre scorso dell’Azerbaijan, alleata con la Turchia, nel Nagorno Karabakh che ha provocato il sanguinoso conflitto in piena pandemia, che ha lasciato sul campo più di 5000 vittime armene e altre migliaia in quelle azere.

“Il nostro appello alla Comunità internazionale, ai media e soprattutto a certi politici – conclude il Consiglio per Comunità Armena di Roma è quello di non cadere nel tranello azero della disinformazione e lavorare per una pace stabile e duratura, basata sulla verità e sul rispetto dei diritti dei popoli. Noi ripudiamo la guerra, l’Armenia vuole la pace”.

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“La comunità internazionale fermi l’Armenia”(Il Giornale 04.06.21)

> SOLDATI DELL’AZERBAIGIAN INVADONO L’ARMENIAE la dittatura azera ricorre al vittimismo (Politicamentecorretto.it  06.06.21)

>> Giornalisti tra le vittime delle mine armene nei territori liberati del Nagorno-Karabakh (Politicamentecorretto.it 05.06.21)

La caduta dell’impero ottomano: le radici della politica di Erdogan (Analisidifesa 06.06.21)

In molti suoi recenti discorsi, il presidente turco Recep Erdogan (che sembra avere momentaneamente accantonato l’idea di entrare nella UE, eventualità d’altra parte remota in quanto la Turchia non ha ancora risolto la questione di Cipro, la cui parte settentrionale è stata occupata nel 1973; quella armena, relativa al riconoscimento ufficiale della strage compiuta tra il 1915 e il 1918, e quella curda, relativa alla concessione di un’autonomia politica e non solo amministrativa) ha rispolverato l’idea di “ricostruire una nuova Turchia sulle basi ideologiche panturaniche”.

Ma di che cosa si tratta? E soprattutto, in che modo il ‘panturanismo’ (movimento culturale e politico asiatico dei primi decenni del XX secolo, che aspirava alla fusione di tutte le popolazioni turaniche, comprese quelle dell’Asia centrale), potrebbe incidere positivamente sul rilancio del Paese anatolico? Innanzitutto, facciamo luce sul termine, assai poco noto.

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All’inizio del XX secolo, il panturanismo, inteso come ideologia nazionalista, venne abbracciato dal Movimento dei Giovani Turchi impegnato nell’opera di modernizzazione e rafforzamento dell’ormai traballante impero ottomano. L’intento dei Giovani Turchi e di altre sette nazionaliste ottomane era quello di ‘occidentalizzare’ e ridare compattezza etnico-religiosa e politica all’impero e – contrariamente a quanto era stato tentato dai sultani tra il XIV e il XVII secolo – di estenderne nuovamente i confini in parte ad ovest, cioè verso i Balcani e l’Europa, ma anche in direzione delle regioni centro-asiatiche del mitico Turan.

A questo proposito, lo scienziato della politica Samuel Huntington, nel suo noto libro, Lo scontro delle civiltà, avvalora e giustifica di fatto questa ambizione, indicando proprio nella Turchia “il possibile stato-guida del mondo islamico, soprattutto centro-asiatico”. Eventualità, questa, che se dovesse verificarsi, potrebbe allontanare l’Anatolia dal Vecchio Continente. Pur continuando a rivolgersi principalmente all’Europa, il presidente turco Recep Erdogan sembrerebbe intenzionato a giocare una difficile partita su due tavoli, per preservare gli interessi filo-occidentali di parte dell’élite di governo, per non scontentare il “ventre” islamico del Paese e per proiettare le proprie ambizioni in direzione di un Califfato turco interessato ad inglobare vaste aree centro asiatiche turcofone.

In buona sostanza, da una parte egli desidera, infatti, continuare a puntare su Bruxelles, mentre dall’altra egli lavora per trasformare il suo paese in un nuovo “impero panturanico” moderno (si consideri il sostegno da lui dato nel maggio 2007 alla candidatura presidenziale di un elemento legato all’ala religiosa governativa, l’allora ministro degli Esteri Abdullah Gul, fortemente avversato dai militari), ma al contempo sensibile nei confronti delle revanches del variegato mosaico islamico mediorientale.

Come ha bene illustrato il professore Alessandro Grossato, docente di Storia ed istituzioni dell’Asia Meridionale presso l’Università di Trieste e Gorizia, oggi come oggi, soprattutto in vista dei nuovi accordi internazionali per la creazione di grandi oleodotti che dovrebbero dirottare l’oro nero dall’Asia Centrale all’Anatolia, la Turchia sta da tempo accelerando, attraverso intese economiche e culturali, un processo di penetrazione ( in realtà politica e ideologica) in quest’area strategica, giocando magari sui disaccordi esistenti tra le altre potenze (Cina, Russia, Stati Uniti): ipotesi che, tuttavia, Erdogan – attualmente impegnato nel consolidamento della sua leadership – sembra essere intenzionato a ‘mimetizzare’.

Pur vantando origini relativamente antiche, il panturanismo rappresenta ancora oggi un fondamentale aspetto dell’ideologia del Milliyetçi Hareket Partisi (o MHP, Movimento di Azione Nazionale), e specialmente della fazione ultranazionalista dei Bozkurtlar (i Lupi Grigi. Acceso sostenitore dell’ideale panturanico è anche un altro gruppo ultranazionalista e xenofobo, il Nizami Alem (l’Ordine dell’Universo), noto per avere fornito sostegno in funzione anti-russa agli indipendentisti ceceni e per essere legato alle organizzazioni fondamentaliste islamiche libanesi.

Effettivamente, negli anni Novanta, il panturanismo ha giuocato un ruolo piuttosto significativo nell’ispirare i primi capi della ribellione cecena contro il governo centrale di Mosca, anche se in seguito questo movimento separatista ha preferito spostarsi su posizioni jihadiste, legandosi ad organizzazioni fondamentaliste più vicine ai talebani afghani e ad Al-Qaida.

In precedenza, negli anni Settanta, a scoprire e ad utilizzare in funzione antisovietica lo “spirito panturanico” erano stati gli USA, e nella fattispecie l’entourage del presidente statunitense Jimmy Carter che si fece promotore di una crociata sotterranea a favore della rinascita panturanica: scelta dichiaratamente antirussa, poi perseguita da tutti gli altri leader della Casa Bianca, fino ad arrivare a George Bush senior.

È ormai noto come tra gli anni Settanta e gli anni Novanta del secolo scorso – in concomitanza con l’invasione sovietica dell’Afghanistan e, successivamente, nel contesto della rivolta antimoscovita cecena – la CIA abbia appoggiato in maniera decisa sia i movimenti musulmani panturanici sia quelli jihadisti. E come successivamente la politica filoturanica del presidente George Bush abbia contribuito a rafforzare i legami di amicizia tra Washington e le repubbliche centro-asiatiche, sia in funzione antirussa, sia, questa volta, in funzione antifondamentalista islamica.

A questo proposito, gli americani avrebbero a quel tempo scelto la carta panturanica (e quindi filoturca) come mezzo per tentare di immunizzare una parte del mondo islamico dal “contagio” di Al-Qaida e dell’Isis, impegnate nella lotta armata contro l’Occidente e i governi musulmani apparentemente o realmente filo occidentali (come quelli di Arabia Saudita, Pakistan, Egitto e Turchia). L’intento di Washington era quello di porre un argine (anche attraverso una politica filo panturanica e filo panturchista) ad un fenomeno politico-religioso che nella sua dimensione in quanto transnazionale sembra ormai avviato verso un’evoluzione globalizzatrice, coinvolgendo non tanto le istituzioni governative, ma soprattutto le masse diseredate del multiforme pianeta islam.

Come ha giustamente annotato la studiosa Valeria Fiorani Piacentini. “Se si esamina il mondo musulmano nel nuovo contesto neo-fondamentalista, si può evincere che negli anni immediatamente successivi alla fine del bipolarismo USA-URSS la vera minaccia alla sicurezza dell’islam nasceva non tanto dall’esterno – ossia da una possibile aggressione dell’Occidente – quanto dall’interno, ossia dall’islam stesso. (…) Il fenomeno del colonialismo tradizionale si era concluso nel 1991 con la disintegrazione dell’impero sovietico e la nascita delle nuove entità statuali caucasiche e centro-asiatiche. Uno scenario che lasciava intravedere uno scontro a livello di concezioni di statualità fra loro incompatibili all’interno dello stesso pensiero politico-strategico dell’islam. Da un lato si schierarono gli establishment sostenuti da una o altra potenza occidentale; dall’altro, si poneva una fascia d’opposizione non compartecipe al potere ma compartecipe del sapere tecnologico e delle tecnologie più avanzate di questo potere. Nel mezzo, stavano le ondeggianti masse dei diseredati, degli illusi, dei miserabili aggrappati alle certezze del sapere tradizionale”.

L’ingresso nel nuovo millennio ha messo quindi le leadership dei paesi musulmani di fronte alla necessità, non più procrastinabile, di adeguare i propri sistemi di potere a fronte dell’incalzare dei modelli occidentali: una situazione che di fatto li ha però posti fra l’incudine e il martello. “L’incudine rappresentata da un islam risorgente e insorgente che ha accesso alle tecnologie del nuovo millennio e che gode del sostegno delle masse, e il martello rappresentato da un processo di modernizzazione secolarizzante imposto dall’esterno, si veda il “modello turco”. In questo contesto, il rischio è rappresentato da una serie di rivoluzioni fondamentaliste a catena. E il tutto nonostante l’esistenza, vedi la Turchia, di modelli istituzionali di stampo “occidentale”.

Tratto dal libro di Alberto Rosselli: “La caduta dell’impero ottomano”

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