Armenia: partito Arf sostiene nomina Serzh Sargsyan a primo ministro (Agenzianova 15.04.18)

Erevan, 15 apr 11:16 – (Agenzia Nova) – Il partito Federazione rivoluzionaria armena (Arf) sostiene la nomina di Serzh Sargsyan a primo ministro del paese. Come riferisce l’agenzia di stampa “Armenpress”, il consiglio della formazione politica armena apprezza gli effetti operati dai cambiamenti della Costituzione nazionale al sistema politico. “Sebbene nel nostro paese siano ancora presenti sfide e problemi rilevanti, che richiedono un intervento, determinati elementi positivi emersi negli ultimi due anni ci ispirano fiducia sula correttezza del cammino intrapreso”, si legge in una nota dell’Arf. In questo contesto, il movimento armeno sostiene la candidatura dell’ex presidente Serzh Sargsyan alla carica di premier di Erevan. (segue) (Res)

Cerimonia commemorativa del 103esimo anniversario del Genocidio Armeno a palazzo Moroni il 24 aprile 2018 (Padovaoggi 13.04.18)

Cerimonia commemorativa del 103esimo anniversario del Genocidio Armeno a palazzo Moroni il 24 aprile 2018 Eventi a Padova

Nel quadro storico del primo conflitto mondiale (1914-1918) si compie, nell’area dell’ex Impero Ottomano in Turchia, il genocidio del popolo armeno (1915-1923), il primo del XX secolo. Con esso il governo dei Giovani Turchi, che ha preso il potere nel 1908, attua l’eliminazione dell’etnia armena presente nell’area anatolica fin dal VII secolo a.C.
Gli storici stimano che persero la vita circa i 2/3 degli armeni dell’Impero Ottomano, quindi circa un milione cinquecentomila persone.

SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO CON TUTTE LE INIZIATIVE

Medz Yegern – il Grande Male – è l’espressione con la quale gli Armeni nel mondo designano il massacro subito in Anatolia dal loro popolo, tra il 1915 e il 1916.

Scopri tutte le iniziative commemorative a Padova

In occasione del 103° anniversario del genocidio, l’associazione Italiarmenia e il Comune di Padova organizzano alcune iniziative e una cerimonia commemorativa.

Cerimonia commemorativa

Martedì 24 aprile, ore 11
Palazzo Moroni, via VIII febbraio

Deposizione di una corona di alloro, presso il bassorilievo in bronzo, a ricordo dei martiri del genocidio armeno.
Interventi:

  • Sergio Giordani, sindaco di Padova
  • Vahé Moumdjian, rappresentante della Comunità Armena e dell’associazione Italiarmenia
  • padre Grigorian Zakevos, Congregazione Mechitarista dell’isola di San Lazzaro degli Armeni (Venezia)

a seguire, musiche armene eseguite dal Maestro Aram Ipekdjian

Con la partecipazione degli studenti della scuola secondaria di I grado “G. Mameli” di Padova

Iniziative collegate

  • Venerdì 20 aprile, ore 17 – Casa di Cristallo, via Altinate, 114/116 – Padova
    “La grande arte”, del manoscritto nell’Armenia medievale. Profilo storico e peculiarità della produzione libraria armena.
    Conferenza della dott.ssa Marta Silvia Filippini, dell’Istituto centrale per la conservazione e il restauro del patrimonio archivistico e librario – ICRCPAL di Roma, e del prof. Paolo Lucca, Università Ca’ Foscari di Venezia, a cura dell’Associazione Italiarmenia
  • Martedì 24 aprile
    ore 9.30 Chiesa di Sant’Andrea, vicolo Sant’Andrea
    Liturgia in rito armeno in memoria dei martiri del Genocidio degli Armeni, officiata dai Padri della Congregazione Mechitarista di San Lazzaro degli Armeni – Venezia
    ore 12.45, via G. Boccaccio – Terranegra (Padova)
    Visita al Giardino dei Giusti del Mondo, per ricordare in particolare i Giusti per gli Armeni
  • Giovedì 7 giugno, ore 17.15 – Sala Livio Paladin, Palazzo Moroni, via VIII febbraio, 6
    “Progetto Memoria” – testimonianze e immagini su storie di resilienza e integrazione di Armeni in Italia dopo il Genocidio, a cura dell’Associazione Italiarmenia
    Con la partecipazione della famiglia Giacomelli e di Tatiana Sogoian

Per informazioni

Potrebbe interessarti: http://www.padovaoggi.it/eventi/cerimonia-anniversario-genocidio-armeno-moroni-24-aprile-2018.html
Seguici su Facebook: http://www.facebook.com/pages/PadovaOggi/199447200092925

Terra Santa, le Chiese di Gerusalemme si incontrano per gli auguri di Pasqua (Vaticaninsider 13.04.18)

La Pasqua riunisce tutte le Chiese di Gerusalemme. I leader delle diverse confessioni cristiane, come tradizione, si sono incontrati nei giorni scorsi per scambiarsi reciprocamente gli auguri e condividere un momento di fraternità. Le visite – riferisce il sito della Custodia di Terra Santa – si sono svolte in due appuntamenti diversi: nella settimana che ha seguito la Pasqua cattolica e in quella che ha seguito la Pasqua ortodossa.

ll 10 aprile, nella sede del Patriarcato greco-ortodosso, si sono ritrovati i capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme: oltre all’amministratore apostolico del Patriarcato Latino, Pierbattista Pizzaballa, anche i membri delle comunità copta, siriaca, etiope, protestante, evangelica.

I frati francescani della Custodia di Terra Santa, per ragioni di Status quo, hanno la possibilità, insieme a greco-ortodossi e armeni, di recarsi a far visita singolarmente ad ogni patriarcato. Dopo aver ricevuto il 3 marzo alcuni rappresentanti delle Chiese di Gerusalemme, sono stati loro stessi a muoversi in processione dal convento di San Salvatore per porgere gli auguri di Pasqua. Sempre il 10 aprile i francescani si sono recati dai greco-ortodossi al mattino e dai copti e siriaci nel pomeriggio. L’11 aprile, invece, è stata la volta degli armeni e degli etiopi. Gli incontri, dopo i discorsi pubblici, sono stati caratterizzati da momenti di scambio e di dialogo spontaneo per aggiornarsi delle ultime novità, accompagnati da caffè e cioccolatini.

In assenza di padre Francesco Patton, in visita canonica a Cipro, ha pronunciato i diversi discorsi il vicario della Custodia, fr. Dobromir Jasztal, il quale ha parlato del messaggio della Pasqua e ha messo in luce alcune delle collaborazioni comuni avviate nell’ultimo anno. Ad esempio quella con i greco-ortodossi per i lavori di restauro al Santo Sepolcro: «Nonostante le difficili circostanze della presenza cristiana in questa Terra, il potere della Resurrezione ci riunisce», ha detto Jasztal.

Che, visitando successivamente il Patriarcato Siriaco, ha rivolto un pensiero ai «nostri fratelli e sorelle che soffrono in Siria e in altri Paesi». Mentre al Patriarcato armeno, dove l’accoglienza ai francescani è stata calorosa, ha espresso la gratitudine per le relazioni di vera fraternità che si vivono nei Luoghi Santi. Da parte sua, il patriarca armeno Nourhan Manougian, ricordando l’800esimo anniversario della presenza dei francescani in Terra Santa, recentemente celebrato, ha sottolineato quanto importante sia stato il contributo dato in questi secoli per la comunità locale. Grande cordialità e fratellanza, infine, anche nell’incontro tra i francescani e il patriarca etiope Aba Embakob, l’ultimo nell’agenda del dopo Pasqua.

Vai al sito

Il presidente della Repubblica d’Armenia al Quirinale (Blastingnews.com 13.04.18)

Nei giorni scorsi il presidente della Repubblica d’#Armenia, Serzh Sargsyan, ha incontrato il Capo dello Stato, Sergio #Mattarella, al Quirinale. La visita di Sargsyan è avvenuta alla presenza di Angelino Alfano, ministro degli Affari esteri. Nel corso dell’incontro si è fatto riferimento ai rapporti tra i due Paesi [VIDEO], anche se non sono stati ufficializzati dettagli particolari sui temi affrontati.

La realtà armena

L’Armenia, confinante a Ovest con la Turchia, a Nord con la Georgia, a Est con l’Azerbaigian e il Nagorno Karabakh, a Sud con l’Iran, è un Stato privo di sbocchi verso il mare. Ha una superficie di quasi 30 mila quadrati, con circa 3 milioni di abitanti.

La capitale è Erevan, con oltre un milione di residenti. Fra le altre città spiccano anche Gyumri, Vanadzor, Vagharshapat, Hrazdan, Abovyan, Kapan, Armavir e Gavan. Sul piano geografico l’Armenia è situata in Asia, ma spesso viene compresa nel contesto europeo [VIDEO] per motivazioni di tipo culturale e storico. Sul fronte economico, emergono le coltivazioni di frumento, orzo, mais e ortaggi. Il settore industriale occupa un massiccio numero di addetti, principalmente nell’ambito del genere alimentare. Rende bene anche il turismo montano.

Vai al sito

Armenia, l’appello del Catholicos Karekin II: l’Europa difenda le sue radici cristiane (Acistampa 12.04.18)

Una amicizia di lunga data, quella del Catholicos di tutti gli armeni Karekin II e Papa
Francesco, certificata dal lungo abbraccio che c’è stato quando si sono incontrati lo scorso 5 aprile, prima dell’inaugurazione di una statua di San Gregorio di Narek nei Giardini Vaticani. Di questa amicizia, ma anche delle radici cristiane armene e del genocidio, Karekin II ha parlato in una intervista esclusiva con ACI Stampa, per una sorta di bilancio e sguardo sul futuro della “Giornata armena” di Papa Francesco.

Cosa stava a significare il lungo abbraccio tra lei e Papa Francesco quando il Papa le è venuto incontro nella Sala del Tronetto, prima dell’incontro privato nella Biblioteca?
Conosciamo bene Papa Francesco da tempo. Quando era Cardinale arcivescovo di Buenos Aires, abbiamo avuto due volte l’occasione di incontrarlo. Per questo, abbiamo fraterne e calorose relazione dai tempi in cui lui era arcivescovo in Argentina, e, dopo la sua elezione, abbiamo avuto diverse opportunità di venire in Vaticano a visitarlo.

Quale è stata la visita più importante?
È stato molto importante quando Papa Francesco ha partecipato alla liturgia in memoria del genocidio armeno nella Basilica Vaticana, il 12 aprile 2015. In quell’occasione, Papa Francesco ha proclamato San Gregorio di Narek “dottore della Chiesa” oppure Dottore della Chiesa Cattolica. Da quel momento in poi, il fatto che San Gregorio di Narek fosse dottore della Chiesa cattolica è rimasto dentro di noi, lo abbiamo coltivato. Il presidente Sargsyan ha donato al Papa una piccola statua di San Gregorio quando il Papa ha visitato l’Armenia. Ora la sua copia più grande ha finalmente trovato riposo in Vaticano: è stata una gioia pregare davanti la sua statua tutti insieme con il Papa.

Al termine dell’incontro con Papa Francesco a Etchmiadzin avete pubblicato una dichiarazione comune. Un passaggio di questa dichiarazione sottolineava: “Sono più le cose che uniscono di quelle che dividono”. Oggi, a che punto è il dialogo ecumenico?
Il dialogo tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Apostolica è andato avanti per diverso tempo, e oggi continua. È questo il motivo per cui le cose che uniscono sono più di quelle che dividono. C’è un messaggio che è alla base della creazione delle nostre relazioni ecumeniche, e le sue linee guida sono la nostra ispirazione. Si chiede unità nelle cose primarie, libertà nelle cose secondarie e amore in tutte le cose. Sono concetti che devono guidare le cose della nostra Chiesa e oggi stanno costantemente guidando i nostri passi.

In che modo si definisce la relazione?
C’è una cooperazione pratica tra le nostre due Chiese. Per esempio, i nostri giovani studiano in istituzioni e università della Chiesa Cattolica, e abbiamo molti amici della Chiesa cattolica con i quali facciamo insieme un servizio.

Dopo l’incontro con Papa Francesco, ha avuto molti incontri in Vaticano. Quali sono stati i temi dell’incontro?
Abbiamo voluto sottolineare l’importanza della cooperazione. Abbiamo proposto al Papa di unire i nostri sforzi nella sfera sociale per le comunità cristiane del Medio Oriente, ma abbiamo anche parlato di educazione cristiana. Tra le idee, quella – stabilita insieme ai michitaristi – di cooperare e fare qualche passo per stabilire una via monastica comune.

Quando Papa Francesco andò in Armenia, nel 2016, il motto del viaggio ricordava che l’Armenia era la prima nazione che si era proclamata cristiana. Cosa può dare l’Armenia oggi all’Europa?
L’Armenia e l’Europa condividono i valori cristiani. Sono valori comuni, e crediamo che l’Europa debba prendere misure e fare passi per recuperare quei valori e mantenerli vivi. I leader cristiani e della Chiesa hanno realizzato la necessità di unire gli sforzi in questo senso, e sono certo che ci saranno buoni risultati da questa cooperazione.

Quanto è stato importante, nelle cooperazione con la Santa Sede, che i Papi abbiano riconosciuto il genocidio armeno?
Il riconoscimento del genocidio armeno da parte dei pontefici di Roma è stato un grande contributo, perché per 100 anni il genocidio armeno non è stato riconosciuto dal governo che è succeduto ai perpetratori. È importante comprendere e condannare questo grave crimine. Mettendole in luce, queste tragedie non saranno mai dimenticate, e la loro condanna contribuisce a prevenire altre tragiche situazioni analoghe. Per questo, la nostra nazione ha accettato con gratitudine quanto fatto e detto dai pontefici di Roma sul genocidio.

Vai al sito

Hotel Gagarin: il film di Simone Spada al cinema dal 24 maggio (cinematographe.it 11.04.18)

Simone Spada dirige un gruppo di cinque spiantati in Hotel Gagarin, il suo primo film in arrivo nelle sale a maggio

Dopo una carriera da aiuto regista e diversi documentari di successo, Simone Spada arriva al cinema con il suo primo lungometraggio, Hotel Gagarin. La commedia seguirà le disavventure di un gruppo di cinque italiani diretti in Armenia per girare un film.

Appena sbarcati nel paese infatti, i protagonisti dovranno fare i conti con una serie di imprevisti che li costringerà a rimanere bloccati in un piccolo hotel del luogo.

Cinque italiani, spiantati e in cerca di un’occasione, vengono mandati a girare un film in Armenia. Appena arrivati scoppia una guerra e il sedicente produttore sparisce con i soldi. Abbandonati all’Hotel Gagarin, isolato nei boschi e circondato dalla neve, trovano il modo di inventarsi un’originale e inaspettata occasione di felicità che non potranno mai dimenticare.
Una commedia divertente, poetica e sgangherata come i suoi protagonisti, che parla di sogni, di cinema e di incontri.

Per il suo primo film, Spada ha deciso di affidarsi ad un cast d’eccezione, riunendo attori molto conosciuti e apprezzati del panorama italiano. Ad interpretare i cinque malcapitati infatti saranno Claudio Amendola, Luca Argentero, Giuseppe Battiston e Barbora Bobulova, entrambi presto nelle sale con Dopo la guerra di Annarita Zambrano, Silvia D’Amico e Caterina Shulha. Accanto a loro poi troveremo infine l’attore francese Philippe Leroy.

Hotel Gagarin, prodotto da Lotus Production con la partecipazione di Rai Cinema, uscirà nelle sale il prossimo 24 maggio, distribuito da Altre Storie.

Vai al sito

Armenia-Ue: viceministro Esteri, Erevan aspetta programma per liberalizzazione visti da Bruxelles (Agenzianova 10.04.18)

Erevan, 10 apr 17:10 – (Agenzia Nova) – L’Armenia spera di poter ricevere al più presto dall’Ue il programma per la liberalizzazione dei visti. Lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri Karen Nazaryan, durante il dibattito parlamentare sulla ratifica dell’accordo di partenariato globale e rafforzato (Cepa), come riferisce l’agenzia “Armenpress”. “Questo programma rappresenta una parte del processo di riforme. La parte armena non ha aspettato per la discussione degli elementi di questo programma d’azione e ha già dato avvio ad alcuni cambiamenti normativi che rientreranno nel piano in questione”, ha affermato Nazaryan. (Res)

Armenia, il nuovo presidente Sarkisian ha prestato giuramento (Askanews – Euronews 09.04.18)

Armenia: c’è il nuovo presidente, e rimane anche l’ex (Osservatorio Balcani e Caucaso 09.04.18)

Era il dicembre del 2015 quando un referendum costituzionale decretava la trasformazione dell’Armenia da repubblica semi-presidenziale a parlamentare. Due anni dopo le elezioni portavano alla formazione di una nuova maggioranza, sempre dominata dal Partito Repubblicano. Ad inizi del marzo 2018 si è poi svolto il voto per il nuovo presidente. Un’elezione sui generis per almeno due motivi: perché per la prima volta il presidente è stato votato dall’Assemblea nazionale (e non dall’elettorato) e perché Armen Sargsyan, il candidato espresso dal Partito repubblicano, ha corso da solo. Questo perché, per nominare un candidato, si devono avere almeno ¼ dei seggi in parlamento e di quei numeri poteva disporre solo la maggioranza. Il 2 marzo l’Assemblea ha votato Sargsyan con un solido 85% di preferenze, non senza l’appoggio di una parte dell’opposizione.

La fine dell’era Sargsyan I?

Nel corso del mese di aprile il nuovo presidente entrerà in carica e si formerà un nuovo governo. Finisce così il decennio della presidenza Serzh Sargsyan (che non ha relazioni di parentela con il nuovo presidente, ndr), inaugurato nel 2008 con il sangue, fra le proteste che avevano caratterizzato il dopo-voto, e certo non privo di colpi di scena.

Due i grandi eventi di politica estera: l’ingresso a sorpresa nell’Unione Eurasiatica, annunciato da Sargsyan a Mosca, che ha implicato il ritiro del paese dagli accordi di associazione con l’Unione Europea, strappo solo recentemente sanato. Poi nel 2016 la così detta guerra dei 4 giorni con scontri lungo il confine del Karabakh di intensità ben superiore a quelle che sono ormai le continue violazioni del cessate il fuoco.

In politica interna due gli elementi principali: continuità di potere da un lato e stagnazione economica dall’altro. Un quadro in cui si sono insinuate crepe culminate in due crisi: la BaRevolution, crisi post-elettorale al rinnovo del mandato presidenziale e la crescente mobilitazione civile su questioni economico-sociali, il cui apice è stata ElecricYerevan.

Un decennio intenso, ma è davvero finito? Al tempo della riforma costituzionale molti avevano ipotizzato che Sargsyan avrebbe cercato un nuovo mandato di peso candidandosi a primo ministro, una volta terminati i due incarichi presidenziali. Insomma, sul modello russo del tandem Putin-Medvedev. Nel caso andrebbe a sostituire l’attuale primo ministro, Karen Karapetyan, scelto come “volto nuovo”. Un giovane che ha alle spalle due anni di cooperazione con Sargsyan ed è una sua figura di fiducia.

Un subentro come primo-ministro non è da escludere anche perché l’Armenia ha una peculiarità tutta sua nello spazio post-sovietico: è il paese dove gli ex presidenti riescono a rimanere nel paese dopo aver terminato l’incarico, e non solo rimangono ma continuano a svolgere attività politica. L’elezione a primo ministro però rischierebbe di esporre Serzh Sargsyan alle critiche di chi affermava che la riforma costituzionale era fatta su misura per lui. Il presidente uscente potrebbe accontentarsi di controllare il paese attraverso il controllo del partito di maggioranza, il Partito Repubblicano.

Il paese dove l’ex presidente rimane, anche vivo

Esclusi i paesi baltici, nell’ex URSS di norma non si rimane da ex presidenti. Una serie di presidenti in fuga (dall’Ucraina al Kyrgyzstan e alla Georgia), si alternano ad altri il cui incarico è terminato con il loro decesso. Questo fenomeno è legato alla lunghezza dei mandati ottenuti a causa di varie manipolazioni costituzionali, all’assenza di alternanza, al fatto che la fine effettiva dei mandati sia spesso caratterizzata da gravi crisi politiche o da vicende giudiziarie.

L’Armenia fa però eccezione, con ben due ex presidenti, Levon Ter-Petrosyan e Robert Kocharyan, che sono rimasti nel paese a scadenza di mandato e hanno continuato in modo più o meno istituzionalizzato la propria attività politica. A questi si aggiunge ora Serzh Sargsyan.

Come i suoi predecessori ha costruito il suo potere nel proprio partito e nello stato, e una evidente forma di consolidata negoziazione all’interno dell’élite dominante gli permette ora di rimanere nel paese a coltivare quanto costruito in questi anni al timone dell’Armenia. Sinergie fra i massimi poteri dello stato – non necessariamente virtuose – e la continuità di potere garantita da un passaggio di consegne e incarichi che dura ormai da due anni, fa sì che non siano all’orizzonte scenari che mettano a rischio Sargsyan, il suo prestigio nel paese e soprattutto il suo controllo del Partito Repubblicano.

Nel frattempo, lontano dal timore di drammi improvvisi, Serzh Sargsyan ha chiuso la serie dei propri incontri diplomatici a Roma, dove il 5 aprile scorso ha incontrato il Papa. Un’agenda dedicata alle crisi regionali, ai rapporti fra l’Armenia Apostolica e il Vaticano e alla condizione dei cristiani nelle zone di guerra. E poi l’inaugurazione nei giardini vaticani di una statua dedicata a San Gregorio di Narek , mistico armeno dal 2015 dichiarato dottore della Chiesa Cattolica, proprio per volere di Papa Francesco. Papa che ha conquistato popolarità in Armenia parlando apertamente di genocidio armeno.

Intanto, Sargsyan II

Il quarto presidente armeno, Armen Sargsyan, non è parente del presidente uscente Serzh Sargsyan. Il neopresidente non appartiene a nessun partito, come da nuova disposizione costituzionale ed ha sviluppato la propria carriera politica prevalentemente all’estero. Primo ministro nel biennio 1996-97, è stato poi ambasciatore per ben tre volte nel Regno Unito (dal 2013), dove si trovava quando ha preso forma la sua candidatura nelle fila del Partito Repubblicano, con il sostegno dell’alleato di coalizione, la Federazione Rivoluzionaria Armena.

Proponendo una figura ben nota a Londra, il presidente uscente ha dato segno di voler continuare a coltivare i rapporti con l’Occidente. D’altra parte, Armen Sargsyan, ha anche buone relazioni in Russia e in Kazakistan.

Il Kazakistan rappresenta un nodo non facile per l’integrazione dell’Armenia nell’Unione Eurasiatica. L’interscambio fra i due paesi è praticamente nullo e Astana si è resa protagonista di uno sgambetto nel 2016: nel pieno della crisi bellica con l’Azerbaijan nel 2016 ha rifiutato un incontro organizzato a Yerevan adducendo questioni di sicurezza e non assicurando così il proprio pieno sostegno al partner nell’Unione, palesando posizioni filo-azere.

Sargsyan II non avrà comunque il peso politico del suo omonimo: eletto indirettamente, ha una funzione più cerimoniale che politica. Anche rispetto ad altre repubbliche parlamentari è una figura istituzionalmente debole. Nella veste di presidente, Sargsyan potrà ad esempio solo sollevare questioni di costituzionalità di una legge, ma non rinviarla all’Assemblea. E non sarà comandante supremo delle Forze armate, che fanno capo al governo. Infine ha diritto a un solo mandato di 7 anni, non rinnovabile. Il vero timone sarà altrove, e Sargsyan I rimane in loco per raccogliere la propria eredità, come eminenza grigia o attraverso nuovi incarichi istituzionali.

 


Armenia: giura il nuovo Presidente “sui generis” (Euronews 09.04.18)

Ha prestato giuramento il nuovo presidente armeno Armen Sarkisian, le cui funzioni sono diventate ampiamente protocollari, dopo una revisione costituzionale che non è piaciuta all’opposizione.

Un’elezione sui generis: primo perché per la prima volta il presidente è stato votato dall’Assemblea nazionale (e non dall’elettorato) e secondo perché il candidato espresso dal Partito repubblicano ha corso da solo.

Il nuovo presidente entrerà in carica nel corso del mese di aprile e si formerà un nuovo governo. Finisce così il decennio della presidenza Serzh Sargsyan inaugurato nel 2008 con il sangue, fra le proteste che avevano caratterizzato il dopo-voto.

Vai al sito (Video)


Armenia, il nuovo presidente Sarkisian ha prestato giuramento (Askanews 09.04.18)

E’ il primo eletto dopo la fine del suffragio universale

Erevan (Armenia), 9 apr. (askanews) – Il nuovo presidente armeno Armen Sarkisian, le cui funzioni sono diventate ampiamente protocollari, dopo una revisione costituzionale che non è piaciuta all’opposizione, ha prestato giuramento davanti al parlamento di questo piccolo Paese caucasico, ex membro dell’Urss.

In precedenza ambasciatore armeno in Gran Bretagna, Sarkisian, 64 anni, è stato eletto presidente dai deputati all’inizio di marzo. Ha prestato giuramento durante una sessione straordinaria e ha ricevuto la benedizione del patriarca della chiesa armena Karekin II.

Sarkisian è il primo presidente eletto dopo l’abbandono del suffragio universale nel 2015, deciso assieme alla trasformazione dell’Armenia in Repubblica parlamentare, dove il potere reale è ormai nelle mani del primo ministro. (fonte afp)

Vai al sito


 

Turchi, sterminio degli armeni e guerra ai curdi (Giornaledibrescia 09.04.18)

L’ottimo articolo di Claudio Gandolfo, pubblicato sul GdB del 27 marzo, titolato «Il Sultano Erdogan e lo sterminio dei Curdi» improvvisamente mi fa ritornare in mente ed alla ribalta il popolo armeno ed il suo genocidio, elementi principali di una disputa piuttosto aspra tra il papa Francesco di Roma e le più alte autorità turche. Ed il motivo del contendere, quel genocidio di armeni del 1915 denunciato da Papa Bergoglio, negato come una bestemmia dal governo turco e dal suo dittatore, tra il silenzio connivente dell’Italia e dell’Europa. Parlando di Armeni va chiarita la fisionomia di un popolo cristiano nei secoli, inserito in un mare musulmano, caratterizzato da uno spirito indipendente e da una propria specifica cultura. S

ono queste sue particolari caratteristiche religiose e culturali che provocano nel tempo le feroci persecuzioni da parte dell’Impero Ottomano. Le prime dure discriminazioni portano il nome del Sultano Abdul Hamid II, che nella parte di Armenia ancora sotto Costantinopoli (l’altra era russa in Azerbaigian) promuove tra il 1895 ed il 1897 una feroce repressione che porta alla eliminazione di 200mila armeni, costringendone altri 400mila ad emigrare in Russia, primo esempio di pulizia etnica cui l’Europa assiste con sovrana indifferenza.

Nel 1908 sale al potere in Turchia un governo formato da giovani ufficiali, chiamati i Giovani Turchi, per cercare di trasformare il Paese in una nazione moderna. Costoro danno vita al partito Unione e Progresso, che contempla di trasformare l’ex impero in una federazione di popoli. Al contrario invece, nel 1909 la violenza contro gli Armeni riesplode con lo sterminio organizzato a tavolino da Unione e Progresso, di circa 30mila armeni di Cilicia.

Ma anche per questo governo il problema armeno è tutt’altro che risolto, perché lo spirito d’indipendenza, malgrado i massacri e le stragi è rimasto intatto nei superstiti. In quegli anni la situazione della Turchia si fa avvilente: sono ferite dolorose e mai rimarginate la perdita della Libia e le isole dell’Egeo a causa della guerra persa con l’Italia nel 1912, e l’Albania e Macedonia in conseguenza della Prima Guerra balcanica. Di conseguenza aumenta ancor più l’odio verso la minoranza armena ritenuta a torto responsabile di complicità coi compatrioti emigrati in Russia ritenuti nemici della Turchia.

In quest’ottica va citato il massacro del dicembre del 1914 quando decine di migliaia di armeni, uomini, donne, bambini vengono massacrati a Van nel corso di una ritirata dal fronte russo. Ed è soltanto l’anticipo del progetto di totale annientamento del popolo armeno programmato da Unione e Progresso. Ne dà un ampio resoconto Corrado Patera nel suo studio sul popolo armeno in Quaderni di storia del 2005.

«Il 28 aprile del 1915 iniziò il progetto di annientamento deciso da anni da Unione e Progresso, si organizzò una struttura paramilitare denominata Organizzazione Speciale, e squadre irregolari, i techete, ovvero detenuti per omicidio scarcerati per essere addestrati a compiere le azioni più infami. L’Aghet, in lingua armena «catastrofe», comportò innanzi tutto il disarmo dei valorosi soldati armeni inquadrati nell’esercito turco e poi sistematicamente eliminati: poi la deportazione dell’élite armena da Costantinopoli verso l’Anatolia e massacrata lungo il suo calvario.

Tra maggio e lugio del 1915 gli armeni di 7 province ad Est vengono eliminati: gli uomini torturati ed eliminati sul posto, donne e bambini deportati verso il deserto e fatti morire di fame, o uccisi proprio dai curdi. Scompaiono tutti gli armeni dell’Anatolia, della Cilicia, vengono uccisi quasi 2,5 milioni di armeni, e peggio della morte, ragazzini vengono venduti come schiavi ed una parte rieducati come veri musulmani ed altri ceduti ad omosessuali a loro piacimento; le ragazzine marchiate a fuoco (ma anche i bimbi) e destinate a bordelli arabi. Resoconti di molti eccidi vengono registrati dalle diplomazie tedesche, americane, svedesi ed italiane. Viene svuotato un intero territorio, duemila chiese, cappelle e scuole armene in Anatolia non ne resta più traccia».

Direttore, questi i principali fatti conosciuti, pur in una obbligata sintesi e come previsto la querelle tra Vaticano e governo turco ha fatto riesplodere con forza avvelenandolo il principale problema, cioè l’entrata turca nell’Unione Europea, prendendo in contropiede il lavoro diplomatico. Ed un fatto, caro direttore, non olet pecunia, e noi Europa pagando il governo di Erdogan oggi, in ciò che sembra una nemesi, perché tenga lontano dall’Europa continentale profughi e migranti, ci sentiamo a posto.

Ma il Vecchio continente non tiene conto che con la Turchia e con quel sultano, potrebbero entrare in Europa 80 milioni di musulmani. Con tutto ciò che potrebbe comportare a medio o lungo termine una guerra di religione, che già sta invadendo interi continenti, a piccoli o grandi colpi. Anche se sono in pochi, tra i responsabili dei governi occidentali a rendersene conto, od in alternativa, rimandando ad un indefinito domani l’acquisizione della realtà.

Ed intanto a prezzo di 500mila nuovi morti, i curdi dopo essere stati la punta di diamante della lotta all’Isis, come accadde per gli armeni, vengono massacrati da un paese della Nato, nel silenzio più totale.

// Gianluigi Pezzali
Salò

Vai al sito

Italia-Armenia: Mattarella invia messaggio a nuovo presidente armeno Sarkissian (Agenzianova 09.04.18)

Roma, 09 apr 12:15 – (Agenzia Nova) – Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al nuovo capo dello Stato armeno, Armen Sarkissian, un messaggio di congratulazioni. “In occasione del suo insediamento alla presidenza della Repubblica di Armenia desidero porgerle, a nome del popolo italiano e mio personale, cordiali felicitazioni e sentiti auguri di successo nello svolgimento del suo alto mandato”, si legge in un comunicato stampa diramato dal Quirinale. “I nostri paesi hanno saputo promuovere – nel solco degli antichissimi legami tra i nostri popoli – relazioni sempre più intense, in ambito culturale, sociale, politico ed economico. La feconda interazione tra le nostre società civili, sostenuta da una presenza armena in Italia particolarmente qualificata e operosa, ha contribuito a questo processo. Sono certo che sotto la sua guida l’Armenia continuerà nel suo percorso di crescita, avvalendosi pienamente anche delle opportunità offerte dal quadro di collaborazione con l’Unione europea, che l’Italia sostiene con convinzione. Con questo spirito – e con la speranza di incontrarla prossimamente a Erevan – rinnovo i più sinceri auguri di benessere per la sua persona e di prosperità per l’amico popolo armeno”, si conclude il messaggio di Mattarella.
(Com)