Ue-Armenia: telefonata tra Michel e premier Pashinyan, focus su cooperazione (Agenzia Nova 03.02.20)

Bruxelles, 03 feb 13:02 – (Agenzia Nova) – Il processo di riforma in corso in Armenia e il futuro della cooperazione bilaterale tra Erevan e Bruxelles. Questi gli argomenti che sono stati discussi durante una telefonata organizzata oggi tra il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e il premier del paese caucasico, Nikol Pashinyan. Stando alle informazioni diffuse, le parti hanno discusso lo stato attuale e il futuro dei rapporti e della cooperazione bilaterale soprattutto in ambito commerciale. In aggiunta, Michel ha ribadito quanto sia importante per l’Unione europea che le autorità di Erevan continuino il processo di riforma in corso nel paese in vista del vertice del partenariato orientale che si terrà a giugno a Bruxelles. (Beb)

San Biagio, tradizioni e curiosità: ecco cosa sapere sulla festa del 3 febbraio (Il Giorno 02.02.20)

Milano, 2 febbraio 2020 – Il 3 febbraio ricorre la festività di San Biagio. Diverse le tradizioni in alcune città della Lombardia.

San Biagio

Biagio di Sebaste, noto come san Biagio (III secolo – Sebaste, 316), è stato un vescovo cattolico e santo armeno, venerato come santo dalla Chiesa cattolica (vescovo e martire) e dalla Chiesa ortodossa. Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della “pax” costantiniana; il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l’occidentale Costantino e l’orientale Licinio. Nell’VIII secolo alcuni armeni portarono le reliquie in Italia.

4 - Benedizione della gola

Protettore della gola e delle attività agricole

I fedeli si rivolgono a san Biagio nella sua qualità di medico, anche per la cura dei mali fisici e in particolare per la guarigione dalle malattie della gola. È anche protettore dei  cardatori di lana, degli animali e delle attività agricole. In mancanza di un santo patrono a loro dedicato, a cavallo tra il 2013 e il 2014 alcune équipe d’animazione l’hanno eletto a protettore, indicandolo come patrono degli animatori.

La leggenda

Quanto al suo potere taumaturgico sulla gola lo si deve a un episodio leggendario. Si racconta infatti che durante una persecuzione contro i cristiani, Biagio venne processato e poi condannato a morte: e mentre veniva condotto al martirio una donna gli portò il figlioletto che stava soffocando per una lisca di pesce che gli si era conficcata in gola.  San Biagio lo benedisse e la sua benedizione fu miracolosa per il bambino. Per questo motivo nel giorno della sua festa, cioè oggi, il sacerdote tocca la gola dei fedeli con l’imposizione di due candele incrociate.

L’antico detto

Dedicato al santo anche un antico detto meneghino: “San Biàs a l’ te presèrve la góla da i rèsche de pèss e da töt ol rèst” ( ovvero “San Biagio ti preservi la gola dalle lische di pesce e da tutti i malanni”)

5 - Il panettone di 'San Biagio'

Il panettone di San Biagio

Il 3 febbraio, a Milano, oltre alla benedizione della gola, si mangi il “panettone di san Biagio, in genere avanzato durante le feste di Natale. Questa usanza ha preso il via da un’antica leggenda popolare, secondo cui una donna, appena prima di Natale, si recò da un tal Frate Desiderio per fare benedire il panettone che aveva preparato per la sua famiglia. Il frate, in quel momento alquanto impegnato, le chiese di lasciargli il dolce e di passare a prenderlo dopo qualche giorno, perché lo avrebbe benedetto appena ne avrebbe avuto il tempo. Solo dopo Natale, però, il prelato si accorse di avere ancora in canonica il panettone, del quale si era completamente dimenticato. Essendo ormai secco, il frate pensò che anche la donna se ne fosse dimenticata e quindi lo mangiò nei giorni successivi, per non buttarlo. Solo il 3 febbraio la donna si presentò dal frate per avere indietro il suo panettone benedetto. Frate Desiderio, dispiaciuto per averlo già mangiato, si recò comunque in canonica a prendere il recipiente vuoto da restituire alla donna. Qui la sorprendente scoperta: c’era un panettone grande ben due volte quello che gli era stato lasciato a dicembre. Un miracolo, dunque, avvenuto proprio nel giorno di San Biagio, protettore della gola. Da allora l’usanza è quella di consumare un panettone, definito appunto di San Biagio, proprio in questo giorno.

Pane benedetto

Al termine della santa messa di San Biagio, l’usanza di distribuire pani benedetti si ritrova in molte cittadine italiane.

8 - Torta di San Biagio

La torta di San Biagio

La Torta di San Biagio è il dolce tipico di questa festività a Cavriana, nel Mantovano, e cardine di una manifestazione che si tramanda da più di 450anni. La leggenda vuole dunque che la ricetta sia molto antica e che originariamente la torta a base di mandorle avesse un diametro di oltre tre metri. Questa veniva poi tagliata ed offerta al pubblico convenuto in Piazza Castello. Già nel 1600, infatti, dai mandorli di Cavriana si raccoglievano mandorle dal gusto particolare e intenso; questo frutto veniva addirittura da tutti considerato afrodisiaco e, nei mesi invernali gli stessi Gonzaga ne acquistavano grandi quantità per deliziare il palato dei nobili di corte.

9 - Una guglia sul Duomo

Una guglia sul Duomo di Milano

Il nome di San Biagio è legato in particolar modo alla città di Milano. In onore del santo vi è anche una sua statua posizionata su una guglia del Duomo di Milano: si trova al primo ordine del camminamento Nord della Cattedrale (verso Corso Vittorio Emanuele)

Il reliquiario a Brescia

Moltissime chiese custodiscono almeno un frammento del corpo di San Biagio. A Brescia, nel tesoro della chiesa di San Lorenzo, si conserva il reliquiario di San Biagio contenente alcuni denti e un osso del santo.

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Lo scultore armeno Vighen Avetis incontra gli studenti del Liceo Artistico “Varchi”. E nasce un gemellaggio (Valdarno24.it 01.02.20)

Dopo il simposio di scultura “Pietra Sublime” che si è tenuto a Cavriglia la scorsa primavera, lo scultore armeno Vighen Avetis, autore anche dell’opera “Toscana”, ora collocata in piazza Berlinguer, è tornato nel Valdarno e giovedì scorso ha incontrato gli studenti del Liceo Artistico – ISIS “Varchi” di Montevarchi. Nell’occasione, l’artista ha  visitato aule e laboratori artistici dell’Istituto montevarchino, intrattenendosi con i docenti e la Dirigente Chiara Casucci. Non è stato solo un momento culturale di livello, ma anche l’inizio di un vero e proprio gemellaggio che vedrà i ragazzi della classe 5LAM partire, con le insegnanti, nel mese di marzo alla volta dell’Armenia per visitare il complesso educativo Mkhitar Sebastatsi, una delle scuole più prestigiose della capitale Yerevan cui fa capo la scuola di scultura di cui Vighen è titolare. Il prossimo anno gli studenti armeni ricambieranno la visita, venendo in Valdarno. “Per i nostri ragazzi è un’occasione unica per approfondire lo studio dell’arte ma soprattutto per ampliare i propri orizzonti entrando in contatto con una cultura così ricca e diversa”, hanno detto all’Isis Varchi.

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Kickboxing, Giorgio Petrosyan torna a Milano: stasera sfida a Dambo per il Mondiale! Programma, orari e tv (Oasport 01.02.20)

Giorgio Petrosyan sarà il protagonista indiscusso della grande serata di kickboxing che andrà in scena questa sera all’Allianz Cloud di Milano (ex PalaLido): la città adottiva di questa grande icona dell’universo del fighting ospiterà un evento davvero da leccarsi i baffi per tutti gli appassionati. Stiamo parlando di una vera e propria leggenda degli sport da combattimento, il 34enne scappò dall’Armenia quando era un bambino e poi visse in un camion nel capoluogo lombardo per sfuggire dalla guerra e dalla fame che affliggevano il suo Paese natale.

Questa sera (la main card inizierà alle ore 21.00), il ribattezzato Chirurgo affronterà il francese Gaetan Dambo che vanta un record di tutto rispetto (49-13-1) e che potrebbe impensierire l’italiano con i suoi pugni potenti. Il rinominato Kirikou cercherà di mettere in difficoltà il nostro portacolori che parte con i favori del pronostico ed è pronto a conservare il titolo mondiale Iska dei 70 chili. Giorgio Petrosyan torna sul ring dopo aver sconfitto il transalpino Samy Sana a Tokyo, vincendo così lo One Championship da un milione di dollari. L’evento, rinominato Petrosyanmania, rappresenta un’occasione più unica che rara di vedere combattere Giorgio nel nostro Paese perché spesso è protagonista in Asia (record strepitoso in carriera, solo 2 sconfitte in 108 incontri disputati).

Sarà una serata davvero molto ricca perché ci saranno altri incontri di grande rilievo: Alex Negrea difenderà il mondiale Iska 85 kg contro Reda Ougdou, poi spazio anche a Faraoni-Latifaj 895 kg) e Flumeri-Wilson Costa (60 kg) senza dimenticarsi di Martine Michieletto che incrocerà la spagnola Laura De Blas. Di seguito il calendario completo, il programma e l’orario d’inizio di Petrosyan-Dambo, match valido per il mondiale Iska 70 kg di kickboxing. Prevista la diretta streaming su Eleven Sports.

Ara Güler, l’occhio di Istanbul al Museo di Roma in Trastevere (Cds 30.01.20)

Una retrospettiva sul grande fotografo turco con immagini in bianco e nero della città sul Bosforo e i ritratti di celebrità, da Winston Churchill a Sophia Loren

Ara Güler, «Beyoglu», 1958
Ara Güler, «Beyoglu», 1958
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Il prediletto bianco e nero, l’immenso amore per una citta — Istanbul, dove era nato nel 1928 — carica di millenni di storia, suoni, voci, odori, tradizioni… Questi i due elementi-archetipo nelle fotografie di Ara Güler, al quale il Museo di Roma in Trastevere dedica, dal 30 gennaio, una mostra retrospettiva con 45 vedute e 37 ritratti di personaggi celebri nel mondo. Scomparso novantenne nel 2018, origine armene, «l’occhio di Istanbul» come è stato definito, Güler, oltre che un fotoreporter di fama mondiale, fu un artista, uno di quei fotografi il cui sguardo è permeato di pensiero, letteratura, poesia e malinconia per un mondo in via di trasformazione.

«Questo è il suono di Istanbul, è il suono di una magia misteriosa»

La sua Istanbul — ritratta a partire dagli anni Cinquanta — ha infatti, tanto più oggi, il fascino di un monde perdu. Ma lo sguardo di Güler, pur sedotto dalle tradizioni e dal sapore locale, non indulge mai al vernacolare proprio per questa sua capacità di saper cogliere, sia pure nella fissità del bidimensionale, poesia e tempo: «Da lontano — si legge in uno dei tanti pensieri dell’autore che scandiscono l’allestimento — si sentono il brusio della città, qualche fischio di vaporetto e suoni di clacson attutiti. Questo è il suono di Istanbul, è il suono di una magia misteriosa, che vi attira a sé e vi avvolge. Se vivete in questa città sentirete sempre questi suoni, perché insieme sono la voce della nostra città». Belle e letterarie, è quasi banale dirlo, le immagini di questa mostra che è alla sua quinta tappa mondiale (dopo Londra, Parigi, Kyoto e New York), promossa da Roma Capitale e presentata dalla Presidenza della Repubblica di Turchia in collaborazione con il Museo Ara Güler e l’Archivio e Centro di Ricerca dedicato all’artista.

I volti di Picasso, Fellini, Nazim Hikmet

Una bellezza che non sorprende se si ripercorre la carriera di Ara, amico fraterno del Premio Nobel Orhan Pamuk, nominato uno dei sette fotografi migliori al mondo dal British Journal of Photography Yearbook, insignito del prestigioso titolo di «Master of Leica», reclutato ai suoi esordi da Henri Cartier-Bresson per l’Agenzia Magnum e in seguito corrispondente per il Vicino Oriente prima per Time Life (1956) e poi per Paris Match e Stern (1958). Un curriculum internazionale che oltre all’immenso amore per Istanbul include anche un fitto pantheon di giganti del XX secolo, da lui ritratti con intensità affatto scontata: Churchill, Picasso, Hitchcock, Fellini, Orson Welles, i pittori Salvador Dalí e Marc Chagall (uniche due foto a colori in mostra), Nazim Hikmet, Sophia Loren, Brigitte Bardot, Paolo VI…

Info

Ara Güler, Museo di Roma in Trastevere, piazza S. Egidio 1b, fino al 3 maggio. Orari di visita: da martedì a domenica dalle 10 alle 20. Biglietto unico comprensivo di ingresso al museo e alla mostra: 7,50 euro (intero). Gratuito per i possessori della Mic Card. Info: 060608 e www.museodiromaintrastevere.it

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Correva l’anno 1516: il culto di San Biagio (ruvochannel 30.01.20)

ra qualche giorno si celebrerà la Festa di San Biagio, Protettore e Patrono di Ruvo di Puglia e della Diocesi. Ma chi era il Santo Vescovo di Sebaste? Per quale ragione e da quando è nato il suo culto nel nostro paese? Conoscere l’origine e il significato di tale ricorrenza ci permetterà di avere più consapevolezza delle nostre origini e della nostra tradizione.

San Biagio nacque in Armenia (Asia Minore) tra il III e il IV Secolo d.C. Di professione medico, venne nominato Vescovo della sua città e, scoppiata la persecuzione contro i cristiani, si allontanò dal suo paese per trovare rifugio nei boschi dove, con il solo potere della preghiera, curava gli animali ammalati. Il suo nascondiglio, però, ben presto fu scoperto e il Santo fu imprigionato.

Nel processo che ne seguì, il Vescovo di Sebaste non rinnegò mai la sua fede cristiana e, per tale ragione, fu brutalmente torturato con dei pettini di ferro, prima di morire decapitato presumibilmente nel 316.

Diversi i miracoli a quest’ultimo attribuiti, tra cui, per citarne solo alcuni, il salvataggio da morte certa di un bambino nella cui gola si era conficcata una lisca di pesce, o l’intercessione dello stesso che permise ad una donna, che a lui si era rivolta, di riavere il suo maialino portatole precedentemente via da un lupo.

Il culto del Santo armeno pare essersi diffuso nella nostra città almeno dal XVI secolo. Ed infatti, nel 1516, a seguito dell’assalto di Consalvo di Cordova, che saccheggiò e rase al suolo l’intero paese, Fabrizio Carafa ordinò di costruire ex novo le mura della città. Sulla porta Noja o Noè, ovvero la porta principale della città, oltre allo stemma comunale, fu inserita una nicchia all’interno della quale vi furono apposte le statue in pietra di San Cleto, San Biagio e San Rocco, i tre Patroni e Protettori degli abitanti di Ruvo di Puglia, invocati dagli stessi a protezione dell’incolumità fisica e spirituale. In molte chiese del paese, nel corso dei secoli, sono proliferati dipinti e simulacri del Santo armeno.

Uno degli eventi simbolo legati a quest’ultimo risale al 1857, allorché Ruvo di Puglia fu colpita da una grave epidemia che colpì la gola di molti bambini. In tale occasione si decise di esporre la reliquia del Santo Protettore che compì il miracolo di far scomparire del tutto il morbo che tanta sofferenza aveva causato ai cittadini ruvesi.

Numerose sono le tradizioni legate alla ricorrenza della festa di San Biagio, celebrata ogni 3 febbraio. La giornata si apre con le Sante Messe celebrate sin dall’alba, poi, nel corso delle stesse, vi è l’usanza di benedire “Re Mesiure” ovvero i nastrini colorati, posti al collo dei più piccoli a protezione della gola.

Impossibile non pensare a tale ricorrenza senza ricollegarla ai “frecedduzze”, tarallini di varie forme, raffiguranti la mano benedicente, il bastone, la mitra del Santo armeno e altri piccoli segni.

Alla sera, poi, dopo il Pontificale Celebrato dal Vescovo, il simulacro ligneo del Santo viene portato in processione lungo le vie principali della Città, accompagnato dalle autorità civili e militari. Al rientro, i fedeli si dispongo in fila all’interno della Cattedrale per il tradizionale bacio della reliquia di San Biagio, custodita in una teca di Argento a forma di braccio con mano benedicente.

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Festa in onore di San Gregorio Armeno a Nardò Eventi a Lecce „Festa in onore di San Gregorio Armeno a Nardò“ (Lecceprima 30.01.20)

Festa in onore di San Gregorio Armeno a Nardò Eventi a Lecce

Il corposo programma di appuntamenti, tra riti religiosi e civili, si svolgerà dal 19 al 20 febbraio prossimi ed è stato messo in piedi dal comitato festa patronale, presieduto da Cosimo Caputo, con il sostegno dell’Amministrazione comunale e di tanti privati.

San Gregorio, apostolo degli Armeni popolazione che vanta i suo insediamenti antichi nell’Anatolia orientale (oggi Turchia), visse tra il III ed il IV secolo d.C.. Era predicatore del Cristianesimo e per questo fu imprigionato dal re dell’Armenia Tiridate III. Fu liberato guarendo miracolosamente lo stesso re da una terribile malattia. Il miracolo non solo favorì l’immediata liberazione del Santo ma spinse il re alla conversione.

San Gregorio fu anche vescovo cristiano orientale, Santo armeno, nonché apostolo degli armeni e soprattutto fondatore e Santo patrono della Chiesa apostolica armena. E’ venerato come Santo alla Chiesa cattolica, da quella copta e da quella ortodossa. Le sue reliquie sono sparse in varie città fra cui quella che porta il suo nome in provincia di Napoli.

E’ venerato come patrono nella città di Nardò dal 1743 in seguito al miracolo del 20 febbraio di quell’anno quando la statua già presente, a seguito di un devastante terremoto, si voltò in direzione dell’epicentro, ossia a ponente.
I festeggiamenti quest’anno iniziano il 19 febbraio ore 18, in Cattedrale ci sarà la messa pontificale celebrata da Mons. Michele Seccia Arcivescovo della Diocesi di Lecce prima della solenne processione per le vie della città. La processione con il simulacro di San Gregorio Armeno sarà accompagnata dal Nuovo Concerto Bandistico Terra d’Arneo della Città di Nardò.

Nella mattinata del 19 febbraio, alle 09.00 nella Basilica Cattedrale, in collaborazione con gli Istituti di Istruzione Secondaria di Nardò, si terrà il convegno sul tema: ” La pace è un cammino di speranza ”.

Il 20 febbraio si celebreranno nella Cattedrale le Sante messe (alle ore 7.30, 9.00, 10.30 e 18.30) ed in mattinata ” la Cittadella dei ragazzi ” si esibirà per le vie del centro storico.

Nel pomeriggio, alle 17 circa, è in programma il momento commemorativo delle vittime del terremoto del 1743, con i cento rintocchi delle campane della torre dell’orologio di piazza Salandra e l’accensione della lampada.

Mentre in serata, alle ore 20, in piazza Salandra è in programma l’atteso concerto Hit Parade con Demo Morselli e Marcello Cirillo.

Potrebbe interessarti: http://www.lecceprima.it/eventi/tutto-pronto-a-nardo-per-la-festa.html
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Nella Basilica di S. Giuseppe artigiano, anticamente dedicata a S. Biagio d’Amiterno, la solenne Festa di S. Biagio (laquilablog 30.01.20)

Il 3 febbraio 2020, si celebra la festa di S. Biagio, vescovo e martire. In Città all’Aquila, nella basilica di S. Giuseppe Artigiano, anticamente denominata S. Biagio d’Amiterno, dalla sua riapertura al culto, ogni anno si celebrano solennemente i festeggiamenti di S. Biagio con il solenne rito della benedizione della gola e del pane di S. Biagio e in particolare. Quest’anno la S. Messa solenne in onore del Santo vescovo martire, sarà celebrata alle ore 18:30 da don Federico Palmerini, amministratore parrocchiale della Parrocchia Personale Universitaria e sarà animata dai giovani della Pastorale Universitaria della nostra Arcidiocesi, essendo la Basilica di S. Giuseppe Artigiano, la sede principale della Parrocchia Universitaria. Al termine della Solenne celebrazione eucaristica, saranno benedetti e distribuiti ai presenti, i pani di S. Biagio.

Nelle parrocchie della diocesi, i festeggiamenti di S. Biagio si caratterizzano oltre che nella benedizione della gola con le candele incrociate, benedette il giorno precedente, cioè nella festa della Presentazione di Gesù al tempio, detta anche Candelora, anche con la benedizione, in alcuni luoghi delle ciambelle di San Biagio e in altri con la benedizione dei pani di S. Biagio.

Le Ciambelle di San Biagio, un dolce preparato in occasione di questa festa, sono delle ciambelle dolci preparate con l’aggiunta di semi di anice o di finocchio e alcuni altri ingredienti come la farina, lo zucchero, il latte, l’olio di semi e sono decorate con dei canditi rossi. Simboleggiano la gola del bambino, liberata dalla lisca di pesce con il miracolo di S. Biagio e sono decorate con canditi rossi per ricordare il colore del sangue del martirio del Santo Vescovo. Mentre, i Pani di S. Biagio, simboleggiano la gola di cui San Biagio è protettore e vengono mangiati per devozione, infatti il Santo salvò la vita di un ragazzo che stava morendo soffocato da una lisca di pesce. I pani della festa di San Biagio sembrano un preludio anticipatorio della “Cena di San Giuseppe”, che si celebra solennemente nella Basilica di S. Giuseppe Artigiano all’Aquila, il 19 marzo di ogni anno.

San Biagio, venerato tanto in Oriente quanto in Occidente, era un medico armeno, vissuto nel III secolo d.C. Si narra che compì un miracolo quando una madre disperata gli portò il figlio morente per una lisca conficcata in gola. Negli atti del martirio, si testimonia che il vescovo Biagio avrebbe prodigiosamente liberato il bambino dalla lisca conficcata nella sua gola, prima di morire martire. Questo Santo, era Vescovo di Sebaste d’Armenia quando nell’Impero romano si concede la libertà di culto ai cristiani, nel 313, sotto Costantino e Licinio, cioè imperatori. Licinio che governava l’Oriente, fece scoppiare una persecuzione contro i cristiani, sembrerebbe per dare risposta alle ingerenze dell’imperatore d’occidente Costantino e S. Biagio muore martire intorno all’ anno 316 d.C. Il corpo di Biagio è stato deposto nella sua cattedrale di Sebaste; ma nel 732 d.C. una parte dei resti mortali viene imbarcata da alcuni cristiani armeni alla volta di Roma, ma una improvvisa tempesta tronca il loro viaggio a Maratea (Potenza) e qui i fedeli della Città, accolgono le reliquie di San Biagio in una chiesetta, che poi diventerà l’attuale basilica a lui dedicata.

don Daniele Pinton

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“Bene il ricordo di Norma Cossetto, ora ricordiamo anche il genocidio armeno” (Varesenews 30.01.20)

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Alessandro Franzetti sul tema delle dedicazioni di alcuni spazi ed edifici comunali

Ho letto sulla stampa con vivo interesse che, su proposta delle donne presenti in amministrazione a Luino, la giunta comunale ha deliberato di intitolare il “Parco a Lago” a Norma Cossetto, giovane martire vittima dei comunisti di Tito, che subì violenze indicibili e fu infoibata solo per il suo essere italiana.

Approvo quest’attribuzione, anche perché nel 2014 fui promotore insieme al sindaco Pellicini di un convegno e di una mostra a Palazzo Verbania dedicati alle foibe, dove furono coinvolte diverse classi del Liceo “Sereni” e che ebbe come ospite il giovane Giacomo Fortuna, dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, e sono contento che a Luino, dopo il cippo a ricordo delle vittime delle Foibe posto in Piazza Crivelli Serbelloni dinanzi al Municipio, il nostro bellissimo “Parco a Lago” sia dedicato a una donna (già questa cosa è per me molto significativa) che per molti anni fu dimenticata, ingiustamente e vergognosamente.

Sarebbe stato ancora più bello se, insieme alle donne presenti nella maggioranza che governa la nostra Città, fosse coinvolta nella proposta di intitolazione anche la consigliera Enrica Nogara, che si è sempre distinta per un’azione politica volta alla tutela dei deboli e delle minoranze.

Quando sono stato consigliere nel primo mandato Pellicini, ho promosso tre intitolazioni (all’eroe della Resistenza Edgardo Sogno, partigiano monarchico e liberale, al prof. Luigi Alfré preside del Liceo di Luino per molti anni e al fabbricatore di organi delle nostre Chiese Francesco Carnisi), e questo perché ritengo che una buona memoria storica e civile condivisa, si debba poggiare su sicuri riferimenti a grandi del passato, e questo come esempio per tutti, in particolare per le nuove generazione.

A mio parere ora è il momento di ricordare anche un’altra figura femminile che è stata molto importante anche per Luino: Laura Solera Mantegazza.

Nel 2016 vi fu un’iniziativa pubblica in cui fu presentato un volume dedicato a Laura Solera Mantegazza e Anna Bono Cairoli e il sindaco Andrea Pellicini dichiarò di aver “ letto con piacere questo libro, da considerarsi un tributo a due donne incredibili che hanno fatto il Risorgimento. Il grande valore della Solera sta proprio nel fatto che soccorre sia garibaldini che austriaci: questo è un gesto meraviglioso”.

L’ing. Carlo Alessandro Pisoni, che era uno dei promotori dell’incontro, fece sapere agli astanti che “il socio del Magazzeno Storico Verbanese, l’ingegner Roberto Troubetzkoy, gli aveva comunicato la mattina stessa una buona notizia: su richiesta del Magazzeno Storico Verbanese e del socio Troubetzkoy, infatti, il dottor Andrea Corneo, presidente della Società Italiana della Camelia (che sul lago Maggiore, a Oggebbio ha una delle più importanti sue sedi), si è attivato per individuare una camelia a cui possa essere attribuito il nome di “Laura Solera Mantegazza”: il colore del fiore sarà un bianco screziato di rosso”.

A questo punto, oltre a una camelia ritengo sia il caso di dedicare alla Solera Mantegazza un luogo pubblico, per esempio il tratto di lungolago situato tra Palazzo Verbania e piazza Libertà, un vero polmone verde che sarebbe stupendo fosse dedicato a una figura così importante per il Risorgimento.

Inoltre, in aggiunta a ciò, ritengo doveroso intitolare un luogo pubblico significativo ai martiri del primo genocidio del ‘900, e cioè il popolo armeno.

Tra il 1915 e il 1916  l’Impero Ottomano deportò ed eliminò 1,5 milioni di armeni.

L’Italia riconobbe il genocidio armeno e invitò la Turchia a fare i conti con la propria storia nel 2000, con una mozione proposta dall’on. Giancarlo Pagliarini firmata da 165 parlamentari.

Solo 29 paesi hanno riconosciuto ufficialmente il genocidio armeno, da sempre negato dalla Turchia.

Quindi propongo al sindaco e alla giunta comunale di ricordare sia la splendida figura di Laura Solera Mantegazza, sia i martiri del genocidio armeno, per troppi decenni caduti nel dimenticatoio.

Alessandro Franzetti

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Nagorno-Karabakh: concluso incontro tra ministri Esteri di Armenia e Azerbaigian a Ginevra (Agenzianova 30.01.20)

Erevan, 30 gen 14:54 – (Agenzia Nova) – l conflitto tra Armenia e Azerbaigian per l’area del Nagorno-Karabakh – territorio occupato dai militari di Erevan ma riconosciuto internazionalmente sotto la sovranità di Baku – è iniziato nel 1988, quando la regione autonoma del Nagorno-Karabakh ha chiesto il trasferimento dalla Repubblica sovietica dell’Azerbaigian a quella armena. Nel 1991 a Stepanakert – autoproclamatasi capitale – è stata annunciata la costituzione della Repubblica del Nagorno-Karabakh. Nel corso del conflitto, sorto in seguito alla dichiarazione di indipendenza, l’Azerbaigian ha perso de facto il controllo della regione. Dal 1992 proseguono i negoziati per la soluzione pacifica del conflitto all’interno del Gruppo di Minsk dell’Osce. L’Azerbaigian insiste sul mantenimento della sua integrità territoriale, mentre l’Armenia protegge gli interessi della repubblica separatista. La Repubblica del Nagorno-Karabakh, in quanto non riconosciuta internazionalmente come entità statale, non fa parte dei negoziati. (Res)