Azerbaigian-Armenia: volo con esperti armeni atterra a Baku, prima visita in oltre 30 anni (AgenziaNova 21.11.25)

Baku, 21 nov 10:11 – (Agenzia Nova) – Un volo charter partito da Erevan con a bordo un gruppo di esperti armeni è atterrato questa mattina all’aeroporto internazionale Heydar Aliyev di Baku. Si tratta del primo volo da Erevan a Baku da oltre trent’anni, e della prima volta che un aereo della compagnia Armenian Airlines atterra nella capitale azerbaigiana dall’epoca sovietica. Secondo fonti locali, la missione rappresenta una visita di ritorno dopo quella effettuata da una delegazione azerbaigiana a Erevan avvenuta il 21 e 22 ottobre. Il governo armeno ha confermato che gli esperti prenderanno parte a una tavola rotonda a Baku con rappresentanti della società civile. A fine ottobre, una tavola rotonda analoga si era svolta nella capitale armena, con la partecipazione di esponenti di Ong e del segretario del Consiglio di sicurezza armeno, Armen Grigoryan. La visita avviene nel contesto di un graduale riavvicinamento bilaterale seguito all’incontro dell’8 agosto a Washington tra il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente statunitense Donald Trump. In quell’occasione è stata adottata una dichiarazione congiunta per la parafatura di un accordo di pace, e Yerevan accettò di partecipare alla “Trump Roadmap per la pace e la prosperità internazionale”.
(Rum)

Armenia, la patria del turismo «slow» tra canyon, monasteri e vini antichi (Il Sole 24 ore 19.11.25)

Niente code e ritmi umani. Nell’era dell’overtourism l’Armenia è una destinazione ideale per chi ama viaggiare senza l’ansia di dover prenotare online la prossima visita. Un turismo lento, sostenibile e per niente stressante.

L’Armenia è un fazzoletto di terra senza sbocchi sul mare con solo due confini aperti, a nord con la Georgia e a sud con l’Iran. La non facile accessibilità è il suo punto di forza: c’è tutto il tempo di godersi le ricchezze di questa comunità antica e solida nonostante le profonde ferite che ha dovuto subire nei secoli della sua tormentata storia.

Giovani talenti della musica classica in arrivo dall’Armenia al Salieri (Larena 19.11.25)

Mercoledì nella sala Riello del Salieri fa tappa il progetto promosso sul territorio da Cultura senza Frontiere
Giovani talenti. La violinista Shushanna Puchinyan
Giovani talenti. La violinista Shushanna Puchinyan

Dopo alcuni anni di assenza dal «parterre» legnaghese, torna al teatro Salieri la «Tournée internazionale Giovani Talenti di musica classica» arrivata quest’anno alla 18a edizione.

A promuoverla nel territorio è l’Associazione Cultura senza Frontiere, presieduta da Maurizio Marcassa. La tournée, che per il Veneto prevede otto concerti, si avvale della collaborazione del teatro Salieri, dell’Associazione Italia Armenia, del Consolato Onorario Armeno di Venezia, della Congregazione Mechitarista dell’Isola di San Lazzaro a Venezia, della Regione, della Banca Veneto Centrale, dell’Aics del Veneto.

Protagonisti del concerto che a Legnago avrà luogo mercoledì 19 novembre, alle 20.45, nella sala Riello, saranno quattro musicisti poco più che ventenni in arrivo dall’Armenia: i pianisti Meri Sharbatyan e Arthur Grigoryan, il clarinettista Eduard Khorozyan e la violinista Shushanna Puchinyan. Nonostante la giovane età non solo hanno tutti già ottenuto numerosi riconoscimenti in concorsi internazionali, ma si sono esibiti con successo sui palcoscenici di teatri europei ed extraeuropei. Meri Sharbatyan , 21 anni, vincitrice, tra gli altri, del primo premio Elevato International Piano Competition, in Svizzera, è la principale pianista al’Hover State Chamber Choir.

Il 23enne Arthur Grigoryan, dal 2018 al 2024, ha vinto 11 concorsi internazionali. Suona regolarmente in festival e concerti sia come solista che con orchestre sinfoniche in Armenia e all’estero. Eduard Khorozyan, 21 anni, di premi a livello nazionale e mondiale ne ha vinti più di 20, ed è stato già interprete di diversi concerti in Austria, Repubblica Ceca, Libano, Francia, Russia, Messico, Guatemala, Kirghizistan, Georgia, Italia e Stati Uniti. La più giovane, Shushanna Puchinyan, 20 anni, oltre ad aver ricevuto numerose borse di studio e riconoscimenti internazionali, dal 2023 è primo violino della Yerevan Youth Symphony Orchestra. Il concerto è a ingresso gratuito, con offerta libera.

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Il campione di kickboxing Giorgio Petrosyan: «Quando sono arrivato in Italia avevo 13 anni e tredicimila risse in Armenia» (IlNapolista 19.11.25)

La Gazzetta dello Sport intervista Giorgio Petrosyan, campione di kickboxing, che ha deciso di ritirarsi, per lui è in programma un ultimo combattimento sabato sera all’Allianz di Milano contro il portoghese José Sousa.

Petrosyan, perché smette?

«La voglia c’è, ma preparare un match è diventato un inferno. Sa quanti infortuni ho avuto?».

No, elenchi.

«Mi sono rotto 11 volte la mano sinistra, la destra non so nemmeno quante, poi tre fratture della mandibola, le ginocchia, i piedi, l’ernia cervicale, il naso spaccato che per me è normale. Mi sono sempre operato in tempo e ho risolto i problemi, ma quando la testa vuole spingere il corpo le dice: “Oh, fermati, mi c’hai 20 anni”».

La guerra, dicevamo. Pochi anni dopo lei, suo padre e suo fratello Armen vi nascondete su un camion e arrivate in Italia.

«Ricordo qualche mese prima un Italia-Brasile in tv. Io tifavo Brasile e pensavo che sarebbe stato bellissimo andare lì, mio fratello Armen tifava Del Piero e diceva che era meglio l’Italia. Alla fine si avvera il suo, di sogno.Ma i primi ricordi dell’Italia sono tremendi: la stazione centrale di Milano, un freddo cane, non sappiamo dove dormire, io ho la febbre a 40 e la gola in fiamme, mio padre che cerca aiuto».

Poi finite alla Caritas di Gorizia.

«E anche lì mi alleno, da solo. Lego dei materassi a un palo, provo calci e pugni. Un amico armeno mi porta alla palestra di Paolo Vidoz, ma lui è a Sydney per leOlimpiadi e devo aspettare che torni per iscrivermi. Migliorare per me è un’ossessione, mi alzo all’alba, chilometri di corsa, poi vado a lavorare in cantiere e mi faccio assegnare apposta i lavori più pesanti per acquisire forza. A vent’anni smetto di fare il muratore perché andare in palestra una volta al giorno non mi basta più».

Com’è l’Italia per chi arriva da fuori?

«Qualcosa non funziona. Chi sbaglia non paga. Quelli che arrivano non sono tutti uguali, per chi spaccia, ruba e fa casino servono regole più severe, non è possibile che escano dopo due giorni e riprendano a fare il c… che vogliono».

Lei allena tanti ragazzi, vede il fuoco che aveva lei?

«No. So che è un errore fare paragoni, ma se proponessi in palestra gli allenamenti che facevo a 16 anni una persona normale non resisterebbe tre giorni».

Come mai?

«Quando sono arrivato avevo 13 anni e tredicimila risse in Armenia, un’altra mentalità. Tanti li vedi che si allenano solo per farsi una foto, metterla sui social e far vedere agli amici che combattono. È che in Italia si sta bene. Se stai bene dove la prendi la cattiveria?».

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The Last Fight all’Allianz Cloud. Petrosyan, cala il sipario sul ring

Fra pochi giorni festeggerà 40 anni, stasera l’atleta armeno (milanese d’adozione) sfiderà il portoghese Sousa

“Lecco racconta l’Armenia” per lo spazio di socialità anziani (Leccocentro 18.11.25)

Mercoledì 26 novembre, dalle ore 14:30 alle ore 17:00, lo spazio di socialità anziani presso la Casa della Carità ospita “Lecco racconta l’Armenia, un’amicizia che continua”, il racconto di due pellegrinaggi lecchesi in Armenia con immagini e testimonianza, a cura di Lucia Panzeri e Francesco Riva.

Ingresso da via san Nicolò 9, suonare ACCOGLIENZA. Possibilità di parcheggio interno.

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Sicilia e Armenia: due esperienze di archeologia subacquea a confronto (Tele8 18.11.25)

Venerdì 21 novembre, alle ore 16.00, nella sala conferenze Maria Luisa Famà del Museo Lilibeo, si terrà il convegno sul tema “Sicilia e Armenia: due esperienze di archeologia subacquea a confronto”.

L’incontro di studi costituisce un’importante occasione di dialogo e condivisione di esperienze diverse e di culture solo apparentemente distanti l’una dall’altra, ma accomunate da facies culturali, quali quella ellenistico romana e da progetti di ricerca archeologica.

Nel mese di agosto 2025 ha preso, infatti, il via una missione archeologica armeno-italiana, sostenuta, per parte italiana, dall’ISMEO (Associazione Internazionale di studi sul Mediterraneo e l’Oriente), dall’Università di Bologna e finanziata anche dal Ministero degli Affari Esteri, e per parte armena dall’Istituto di Archeologia ed Etnografia della Accademia delle Scienze della Repubblica d’Armenia.

La missione si concentra sullo studio dell’area del Lago Sevan, grande bacino interno dell’Armenia a 1.800 metri s.l.m., con particolare attenzione alle testimonianze ellenistico romane. Tra gli obiettivi principali c’è anche l’introduzione nel Paese dell’archeologia subacquea come disciplina scientifica, attraverso un approccio metodologico aggiornato.

Elemento che costituisce il ‘trait d’union’ dell’iniziativa al contesto locale è la presenza nel team italiano di Diego Maria Mezzapelle, archeologo subacqueo marsalese (laureato al corso di Trapani dell’Università di Bologna sotto la guida del prof. Sebastiano Tusa), che in Armenia ha coordinato le operazioni subacquee, portando così un’esperienza, formatasi in Sicilia, all’interno di un progetto internazionale.

Gli archeologi armeni, prof. Mkrtich Zardaryan e dott. Hayk Gyulamiryan, e il geomorfologo Ara Avagyan, in Italia per il convegno “L’Armenia in età ellenistico-romana”, che si terrà a Ravenna il 18 e 19 novembre, sono stati invitati a Marsala dal Parco di Lilibeo per una giornata di confronto con gli archeologi siciliani e il pubblico locale, che si svolgerà grazie anche al sostegno dell’Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente-ISMEO e il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna; l’Associazione degli Amici del Parco Archeologico di Marsala, assieme alla direzione del Parco offrirà il consueto supporto.

Il convegno del 21 novembre si distinguerà per un taglio specifico, focalizzato sulla presentazione delle attività della missione in Armenia, che amplia il suo campo di interesse all’archeologia subacquea (a cura del prof. Pierfrancesco Callieri e del dott. Diego Maria Mezzapelle) e sul patrimonio archeologico sommerso siciliano, con particolare attenzione alle esperienze di conservazione (a cura del Soprintendente del Mare Ferdinando Maurici e dell’archeologo Roberto La Rocca).

L’evento offrirà un’occasione concreta di confronto tecnico tra le due realtà, molto utile per i conservatori armeni, che, in occasione del programmato recupero di un’imbarcazione lignea del XVI secolo dal fondo del Lago Sevan, si troveranno ad affrontare nei prossimi anni problematiche simili a quelle sperimentate dall’archeologia subacquea nella Sicilia occidentale, a partire dalla pioneristica impresa di Honor Frost nel mare di Marsala negli anni Settanta del Novecento (illustrata dalla archeologa del Parco Maria Grazia Griffo) fino alle più recenti esperienze di recupero e conservazione condotte a largo del lido di Marausa, benché gli ambienti di indagine siano profondamente diversi.

“Lo scambio di esperienze sarà certamente utile – afferma la direttrice del Parco, Anna Occhipinti – anche per la gestione del patrimonio subacqueo custodito nel Museo di Marsala, in un’ottica di circolazione di buone pratiche e di aggiornamento professionale e in linea con l’indirizzo culturale promosso dall’Assessore Francesco Paolo Scarpinato, finalizzato a rafforzare il legame tra la comunità scientifica internazionale e il patrimonio archeologico della Sicilia”.

Filippo Biagioli dà voce a Hovhannes Toumanyan: la cultura armena sbarca in Italia con l’App “Voske Daran” (Liquidarte 17.11.25)

EREVAN, ARMENIA – 17 Novembre 2025 – È stata aggiornata ufficialmente “Voske Daran”, una nuova applicazione mobile dedicata a far conoscere le opere letterarie del celebre scrittore nazionale armeno Hovhannes Toumanyan a un pubblico globale.
Filippo Biagioli e la sua assistente Elisa Vitelli

EREVAN, ARMENIA – 17 Novembre 2025 – È stata aggiornata ufficialmente “Voske Daran”, una nuova applicazione mobile dedicata a far conoscere le opere letterarie del celebre scrittore nazionale armeno Hovhannes Toumanyan a un pubblico globale. L’iniziativa, resa possibile grazie al supporto della Armenia Educational Foundation, mira a preservare e diffondere il ricco patrimonio culturale armeno in varie lingue del mondo.

L’app “Voske Daran” è scaricabile da tutti gli store online e organizza le opere dell’autore in quattro sezioni distinte per una navigazione intuitiva: Leggende e ballateFiabePoemi e Quartine. Un focus speciale è stato posto sulla sezione “Fiabe“, che attualmente comprende le lingue armeno, inglese, russo, francese, italiano, giapponese e arabo. Questa sezione è in continua evoluzione, con l’obiettivo di aggiungere ulteriori contenuti e lingue nel tempo.

Per la versione italiana, le fiabe sono state interpretate da Filippo Biagioli, con la preziosa collaborazione della sua assistente Elisa Vitelli (giovane e talentuosa attrice teatrale) per le parti femminili. Le fiabe recitate dal duo includono titoli noti come: Il babbeoIl pesce parlanteLo stolto e lo scaltroL’orcio dell’oroIl servo e il padroneIl cacciatore bugiardoIl carnevaleHurì la fannullonaIl bugiardoPanos lo sciaguratoNazar il baldo Cuor contento il ciel l’aiuta.

Filippo Biagioli ha espresso grande entusiasmo per il progetto:

Ho conosciuto il Museo Toumanyan di Erevan, un giorno, per caso su internet e ho fatto per loro un libro fatto a mano con le fiabe di Toumanyan. Sono stato subito colpito dalle persone armene con cui avevo contatto, gentili, calorose e amanti custodi delle loro tradizione. Toumanyan è questo, mi sento molto simile a lui nel tentare di far sopravvivere le tradizioni della nostra cultura. L’amicizia con l’Armenia è divenuta sempre più stretta tanto da realizzare per il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea della città di Kapan (Armenia) l’Opera “Spada e la Corona di Maria” e infine ho partecipato con grande passione a questo progetto di recitare le fiabe del grande scrittore armeno“.

Anche Elisa Vitelli ha condiviso le sue impressioni:

“Mi ha fatto molto piacere prendere parte al progetto di doppiaggio per l’app Voske Daran. È stato un percorso molto interessante, pieno di sorprese e istruttivo: Toumanyan tratta di temi universali, che sono stati illustrati in modo simpatico e semplice nei suoi racconti. Inoltre, le sue fiabe rappresentano un patrimonio culturale della nazione dell’Armenia; per questa ragione e per l’opportunità che mi è stata offerta e che mi ha portato a cimentarmi nell’ambito a me sconosciuto del doppiaggio, sono molto onorata. È stato bellissimo dare voce a dei personaggi che, con le loro frasi brevi ma cariche di significato, nel complesso della storia hanno espresso i valori che costituiscono la cultura armena“.

L’app “Voske Daran” è disponibile per il download immediato sui principali web store.

La Armenia Educational Foundation è un’organizzazione dedicata a sostenere iniziative educative e culturali volte a preservare e promuovere il patrimonio armeno in tutto il mondo.

 

Contatti Stampa:

Archivio Filippo Biagioli
info@filippo-biagioli.com
www.filippo-biagioli.com

Eurovision 2025, l’Armenia è in finale con Parg: chi è l’artista, la passione per Celentano e Sanremo, il bullismo durante l’adolescenza, le curiosità (Il Messaggero 17.11.25)

La passione per Pavarotti e Celentano

Tra gli artisti preferiti del cantante ci sono Michael Jackson, i Beatles, Adriano Celentano e Pavarotti, con cui l’artista è cresciuto, come racconta in un’intervista a Vanity Fair.
Celentano, «è un culto da noi. Nella mia famiglia abbiamo sempre seguito Celentano. Mia madre cantava le sue canzoni. Mi ha ispirato tanto, sia come cantante in sé – ne amo i brani – e sia, soprattutto, come performer. Ha uno stile di ballo unico, riconoscibile, che per me, per chi fa questo mestiere, è fondamentale. Lo si vede e si dice: ok, è Celentano. Da noi chiunque lo conosce». Non solo, Parg ama anche la lirica italiana: «Sono cresciuto anche con Pavarotti», continua.

L’artista apprezza anche i cantanti più giovani e il festival della musica italiana: «Adesso sono più concentrato sulle novità. Mahmood e Blanco, tra i tanti, sono fortissimi. E sono un fan dello stesso Lucio Corsi. In generale, seguo spesso Sanremo, se non proprio la diretta almeno le playlist e le canzoni».

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Un indecente doppio standard. Per gli ostaggi Armeni dell’Artsakh nelle carceri dell’Azerbajgian neanche un po’ della giustizia di Sharm (Korazym 14.11.25)

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.11.2025 – Renato Farina] – A Sharm el Sheik, in Egitto, davanti a un mare favoloso, i leader massimi di 22 Stati hanno firmato, o meglio controfirmato, apporto il loro sigillo di benedizione, all’accordo di pace per Gaza tra Israele e Hamas di fatto imposto da Donald Trump alle parti atrocemente confliggenti dal 7 ottobre 2023. Intanto, quel lunedì 13 ottobre 2025 (data completa come si conviene quando si avverte lo scalpiccio di cavalli della storia che passa) si è realizzata una “tregua”. Fine bombardamenti, ostaggi liberati, inizio della restituzione dei corpi morti alle famiglie.

Che c’entra il Molokano, che se ne sta con i suoi guai e le sue ferite che non cicatrizzano, sul lago di Sevan? L’Armenia mi ha insegnato che esiste la comunione dei morti, le schiere delle vittime, le lacrime passate e presenti dei miti, mescolate ai denti degli assassini, giacciono nel lago della nostra umanità intera. Una “scintilla di speranza” in Terra Santa (definizione di Leone XIV) buca il buio del mondo intero, mobilita ogni popolo a ricordare cos’è la luce, per cercare di farsi incendiare da quel brivido fiammeggiante. Sperare per tutti!

Dunque posso sperare, possiamo sperare anche per gli Armeni che non hanno dove posare il capo e sono stati strappati, lasciando lacerti di carne viva in Nagorno-Karabakh, sbattuti fuori dalla terra-case-chiese-monasteri, ormai due anni fa, il 25 settembre 2023, 120mila. Quindi questo apre squarci per gli ostaggi Armeni arrestati e tenuti in condizioni infami (torture?) nelle carceri dell’Azerbajgian, trascinati via dalle loro case perché leader o supposti tali degli Armeni dell’Artsakh-Nagorno. Sperare per tutti! Ripeto.

Invece no. Sono costretto a dire che (per ora! o forse fino all’ultimo giorno del tempo?) quella scintilla non è stata considerata idonea ad accendere la penna di alcun trattato almeno simile a quello che, secondo il piano di Trump, beneficerà i Gazawi e le famiglie ebraiche degli ostaggi liberati…

Tra i capi presenti in Egitto nella festosa e trepidante giornata della gloria trumpiana c’erano il Presidente della Repubblica dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, e il Premier della Repubblica d’Armenia, Nikol Pashinyan. Erano lì perché firmatari dell’intesa preliminare di pace concordata davanti al medesimo Trump, in Washington, l’8 agosto 2025.

Mi domando: ha letto Pashinyan i 20 punti esecutivi del trattato israelo-palestinese? Io sì. E mi esplode il cuore di santa invidia. Trascrivo e metto a confronto i due protocolli. Dapprima cito quello di Sharm, poi, tra parentesi (in corsivo), il corrispettivo punto dell’accordo di Washington.

2. “Gaza sarà ricostruita e riqualificata a beneficio del popolo di Gaza, che ha già sofferto più che a sufficienza” (Non sono citati né il Nagorno Karabakh, né i suoi abitanti cacciati via. Nessun diritto al ritorno, e – figuriamoci – nessun accenno alle sofferenze di chi è stato sbattuto via, dopo un assedio con l’uso della fame per 9 mesi!).

4. Entro 72 ore dall’accettazione pubblica dell’accordo da parte di Israele, tutti gli ostaggi, vivi o deceduti, saranno restituiti” (Nessun accenno è presente nell’accordo di Washington a prigionieri Armeni in mano ad Aliyev. Il Lemkin Institute, che prende il nome dal giurista polacco che inventò la parola genocidio studiando il “Grande Male” provocato dai turchi agli Armeni nel 1915, afferma che nel trattato che il trattato “nella sua forma attuale … non affronta … il destino dei prigionieri di guerra Armeni e dell’ex leadership politica dell’Artsakh nelle carceri azere”. Quanti? Quattordici sono i politici, imprecisabile quello dei militari).

13. Israele si impegna a non annettere né occupare Gaza15. “Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza; chi desidera partire potrà farlo liberamente e potrà ritornare quando lo vorrà” (Invece il Nagorno-Karabakh? Non esiste, si dà per ovvio e scontato che sia da sempre e per sempre a sovranità azera e abitato da Turcomanni. Gli Armeni di Stepanakert sono stati costretti a lasciare l’Artsakh, siccome non esistono, non possono avere diritti, chi non esiste è impossibile pretenda di avere dei diritti).

Mi chiedo? Possibile che nessuno abbia informato Trump? O Giorgia Meloni? Questo è un indecente doppio standard…

Possibile che nessuno abbia informato Papa Leone XIV che il 17 ottobre ha ricevuto la moglie del dittatore Aliyev nominata Primo Vicepresidente dell’Azerbajgian? (foto di copertina) [*].

Se fosse vivo Charlie Kirk si precipiterebbe nella camera ovale a pretendere da Trump un po’ di amore per noi Armeni, una briciola di giustizia. Ce ne sarebbero le premesse. Finalmente il Premier Bibi Netanyahu ha riconosciuto e usato la parola genocidio davanti allo scempio degli Armeni del 1915. Persino Simon Perez aveva negato l’uso di questa parola per altri che non fossero gli Ebrei.

Quella scintilla di Gaza per favore, lo chiedo in ginocchio, illumini un poco le terre intorno al lago di Sevan, nero di dolore.

Il Molokano

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di novembre 2025 di Tempi in formato cartaceo.

[*] «Nella mattinata di venerdì 17 ottobre 2025, il Santo Padre Leone XIV ha ricevuto in Udienza, nel Palazzo Apostolico Vaticano, S.E. la Sig.ra Mehriban Aliyeva, Primo Vicepresidente della Repubblica dell’Azerbajgian, che si è successivamente incontrata con Sua Eminenza il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, accompagnato dal Rev.mo Mons. Daniel Pacho, Sotto-Segretario per il Settore Multilaterale della Sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali. Durante i cordiali colloqui in Segreteria di Stato, è stata espressa da ambo le Parti soddisfazione per lo sviluppo e il rafforzamento delle buone relazioni bilaterali esistenti, con particolare riferimento alla collaborazione in ambito culturale, e con apprezzamento per le attività della Chiesa Cattolica nel Paese. Nel contempo non si è mancato di prestare attenzione ad altri temi di comune interesse, in modo particolare della necessità di una pace giusta e duratura nel Caucaso meridionale».

Fonte: Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede sull’Udienza di Papa Leone XIV al Primo Vicepresidente della Repubblica dell’Azerbajgian, Mehriban Aliyeva.

Visita del Primo Vicepresidente della Repubblica dell’Azerbaigian Mehriban Aliyeva alla Santa Sede, 16-17 ottobre 2025

Fonte: Gazzetta Diplomatica, 19 ottobre 2025.

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Armenia e Azerbaijan sempre più vicini alla pace (Osservatorio Balcani e Caucaso 14.11.25)

Per la prima volta in trent’anni un carico di grano proveniente dal Kazakistan ha attraversato il territorio dell’Azerbaijan per arrivare in Armenia. Finalmente sbloccati i collegamenti ferroviari tra i due paesi

 

Treno merci, Kazakistan © alleks19760526/Shutterstock

Treno merci, Kazakistan © alleks19760526/Shutterstock

Per la prima volta da oltre trent’anni, il grano è stato trasportato su rotaia attraverso il territorio azero, cosa precedentemente proibita a causa della guerra dei primi anni ’90. Per via dell’assenza di sbocchi sul mare e della chiusura dei confini con Azerbaijan e Turchia, le uniche rotte commerciali dell’Armenia erano passate finora da Iran e Georgia. La ferrovia di epoca sovietica, che un tempo trasportava merci tra Armenia e Russia, rimane chiusa poiché attraversa la regione separatista georgiana dell’Abkhazia.

L’annuncio a sorpresa è arrivato il 22 ottobre dal presidente azero Aliyev, in Kazakistan. “La pace tra Azerbaijan e Armenia non è più solo sulla carta, ma anche nella pratica”, ha dichiarato. Molti analisti attribuiscono questo sviluppo all’incontro dell’8 agosto tra Aliyev e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, in compagnia del presidente degli Stati uniti Donald Trump.

Lo sblocco del commercio e dei trasporti nel Caucaso meridionale ha avuto un ruolo di primo piano nell’agenda. In quell’occasione, i ministri degli Esteri armeno e azero hanno anche siglato un accordo in 17 punti per normalizzare le relazioni. Sebbene alcuni analisti non escludano che si sia trattato di uno sviluppo concordato da Armenia, Azerbaijan e Russia, ci si aspettava che la prima merce ad essere trasportata sarebbe stato il grano dal Kazakistan.

Non è la prima volta che il grano assume un ruolo simbolico in termini di cooperazione tra l’Armenia e i vicini in conflitto. Durante un inverno particolarmente rigido nel 1992, la Turchia accettò di consentire il transito temporaneo del grano.

Il grano kazako, che passa dall’Azerbaijan per raggiungere l’Armenia, ha anche aperto la prospettiva che Yerevan possa ridurre la sua dipendenza da Mosca. L’anno scorso, l’Armenia ha importato 316.000 tonnellate di grano dalla Russia e Mosca ha già utilizzato questa informazione per smorzare qualsiasi entusiasmo verso un avvicinamento all’Occidente. Il capo del Consiglio di sicurezza armeno, Armen Grigoryan, ha persino pubblicamente valutato se fosse giunto il momento di passare al riso importato.

Il 6 novembre, tuttavia, il primo carico di grano non è arrivato dal Kazakistan, ma dalla Russia. Il grano kazako è arrivato comunque via Mosca, Baku e Tbilisi, evidenziando come l’Armenia rimanga dipendente dalla Russia, che controlla ancora la rete ferroviaria attraverso le Ferrovie del Caucaso meridionale.

Non tutti, tuttavia, erano soddisfatti. Secondo i media, l’opposizione sostiene che il grano kazako fosse di qualità inferiore a quello russo. Nel frattempo, una minoranza di armeni ha creduto alle teorie del complotto e ha espresso preoccupazione sul potenziale avvelenamento del carico da parte dell’Azerbaijan durante il passaggio sul suo territorio. In risposta il ministro dell’Economia armeno, Gevorg Papoyan, ha ironicamente affermato che, se necessario, avrebbe assaggiato il grano per primo.

Nonostante i detrattori, lo sblocco dei collegamenti ferroviari attraverso l’Azerbaijan è uno sviluppo di portata storica. Pashinyan ha ringraziato sia l’Azerbaijan che la Russia. Si è offerto di consentire il commercio turco attraverso l’Armenia verso l’Azerbaijan, sebbene ciò sia improbabile fino alla conclusione formale del conflitto tra Baku e Yerevan. Ciò dipenderà dalla modifica della costituzione armena, che dovrebbe avvenire solo dopo le elezioni parlamentari previste per il 7 giugno del prossimo anno.

Per ora, il confine terrestre tra Armenia e Turchia rimane completamente chiuso fino alla firma dell’accordo in 17 punti, finalizzato a marzo e siglato ad agosto. In generale, tuttavia, Armenia e Azerbaijan sono considerati più vicini alla pace che in qualsiasi altro momento degli ultimi trent’anni.

Ci sono stati altri sviluppi positivi. A settembre, il co-direttore del think tank Topchubashov di Baku ha visitato Yerevan per partecipare al seminario Rose Roth dell’Assemblea parlamentare della NATO. Alla fine di ottobre, altri cinque azeri sono volati direttamente a Yerevan da Baku con un volo charter Azerbaijan Airlines, il primo dal 2011. Hanno incontrato i loro omologhi della società civile armena per lanciare un formato Track II ufficialmente approvato al fine di preparare le popolazioni alla pace.

Si prevede che i partecipanti armeni voleranno a Baku per proseguire la discussione nel prossimo futuro. Fra i temi, la ripresa degli scambi tra i media, cosa che non accadeva dal 2019, e la facilitazione dei contatti interpersonali tra le comunità su entrambi i lati del confine tra Armenia e Azerbaijan.

All’inizio di questo mese, due analisti azeri sono volati a Yerevan per partecipare ad un forum organizzato dal Centro Orbeli del governo armeno. A fine ottobre, decine di armeni e azeri, principalmente studenti e giovani professionisti, si erano incontrati in gruppi tematici a Tbilisi per discutere le prospettive future per i loro Paesi.

Gli ultimi due mesi hanno segnato il passaggio dalle dichiarazioni politiche a tangibili sviluppi sul campo. Sebbene permangano ostacoli, non ultimi i cambiamenti costituzionali in Armenia, le parti sembrano ora più pragmatiche che mai.

Tuttavia, affinché la svolta abbia successo, dovrà essere sostenibile e verificarsi anche in altri ambiti. Gli ultimi sviluppi non devono rimanere semplici gesti simbolici, ma devono invece diventare la base per una pace duratura definita da legami, fiducia e reciproco beneficio.

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