La questione armena va riconosciuta. Risposta all’Ambasciatore turco in Italia (Il Messaggero 18.09.18)

 

 

La questione armena va riconosciuta (Il Messaggero 18.09.18)

Nvart Cricorian*

Gentile Direttore, ci pare opportuna un’ ultima replica all’ intervento dell’ ambasciatore di Turchia, Murat Salim Esenli, pubblicata in data 8 settembre scorso. Non possiamo che condividere il senso di gratitudine nei confronti de Il Messaggero per aver ospitato nei mesi passati lo scambio di vedute tra l’ ambasciata turca e la nostra organizzazione e cogliamo anche l’ occasione per ringraziare pubblicamente i tanti lettori che ci hanno espresso vicinanza, stima e solidarietà. Confidavamo invero che l’ occasione fosse propizia per un franco confronto sull’ annosa questione del riconoscimento del genocidio armeno da parte del governo turco e che, proprio dalle colonne di codesto giornale, emergessero segnali di cambiamento rispetto alla politica ufficiale di Ankara. Ma, evidentemente ci siamo sbagliati. Come si evince nell’ ultimo intervento del rappresentante diplomatico, prendiamo amaramente atto che dopo aver negato il genocidio, anche la stessa presenza armena nella regione viene messa in dubbio; come dire, eliminata la causa, eliminato il problema. Quando S.E. vorrà farsi una passeggiata a via dei Fori imperiali potrà notare sulla quarta lastra marmorea che descrive l’ Impero romano ben impressa la parola Armenia a indicare tutta l’ attuale parte orientale del suo Paese. Una storia millenaria non si cancella neppure con il più rigoroso negazionismo. Dalle parole dell’ ambasciatore apprendiamo poi che in Turchia oggi si può parlare liberamente della questione armena, (evidentemente i processi intentati a giornalisti, premi Nobel e professori ai sensi del famigerato art. 301 del c.p. sono sfuggiti al nostro interlocutore), e che il governo turco è fortemente impegnato per la pace nel Caucaso e in Medio oriente. Anche se non riusciamo a far collimare questo concetto con le notizie riportate dalla stampa mondiale. Poiché, dunque, ci sembra inutile abusare della disponibilità di codesto quotidiano per continuare a smentire altre argomentazioni, a dir poco fantasiose, a cui fa cenno il diplomatico di Ankara, (vedi ratifica dei protocolli di Zurigo che giacerebbero da 10 anni all’ o.d.g. dell’ agenda parlamentare) non ci resta che ritenere esaudita la nostra pubblica partecipazione al dibattito e considerare, per quel che ci riguarda, chiuso ogni scambio di opinione.

*Presidente del Consiglio per la comunità armena di Roma.


Anche l’ Armenia apra al dialogo sui fatti del 1915 (Il Messaggero 08.09.18)

Murat Selim Esenli*

Gentile Direttore, le scrivo la presente in risposta alla lettera del Signor Nevart Cricorian, pubblicata il 5 agosto 2018. Sono grato aIl Messaggero per aver fornito una piattaforma dove poter esprimere la posizione della Turchia su un argomento così controverso come gli eventi del 1915. Riteniamo che questa discussione civile sia molto utile per i lettori de Il Messaggero per comprendere il fulcro della questione, spoglio dalla narrativa soggettiva degli armeni assorbita dall’ oppressione intellettuale. Il Signor Cricorian e la diaspora armena dovrebbero capire che questo cupo periodo storico è stato molto traumatico anche per la popolazione turca la quale ha sofferto enormemente a causa delle ostilità perpetrate dalle milizie armene. Diversamente dalla descrizione fornita nella lettera del Signor Cricorian, gli eventi del 1915 non sono un tabù per la Turchia. I libri, i dibattiti televisivi, le colonne dei giornali, le conferenze, che difendono e riportano la versione armena degli eventi e della storia compaiono liberamente in Turchia. In effetti, sarebbe uno sviluppo positivo se l’ Armenia adottasse un atteggiamento simile, lasciando che venga data voce a narrative alternative, in linea con la decisione della CEDU (Perinçek vs Svizzera) ed esponendo il loro materiale in archivio sugli eventi del 1915. In merito alle cifre sulla popolazione armena prima degli eventi del 1915, ritengo sia necessaria un’ ulteriore correzione. Gli armeni non hanno rappresentato una maggioranza in nessuna provincia dell’ Impero Ottomano da ben prima del 1800. Un punto ancora più indicativo, l’ unico modo per conoscere il numero di una popolazione è censirlo e gli ottomani non hanno mai censito la propria popolazione per gruppi etnici o per una qualsiasi altra categoria al di fuori della religione, e nessun’ altro (eccetto il sistema di registrazione della popolazione ottomana) ha mai censito del tutto la popolazione musulmana. Quindi come è possibile trarre la conclusione che gli armeni rappresentavano una maggioranza nell’ Anatolia orientale? La Turchia ha perseguito i suoi sforzi per normalizzare le relazioni con l’ Armenia su diversi livelli da quando l’ Armenia ha proclamato la propria indipendenza nel 1991. In questo contesto, i Protocolli di Zurigo del 2009, il cui obiettivo è quello di normalizzare le relazioni tra la Turchia e l’ Armenia, sono il risultato di negoziazioni facilitate dalla Svizzera. Tuttavia, il ritiro dei Protocolli di Zurigo da parte del Parlamento armeno per poi dichiararli nulli sono segni indicativi della loro volontà di alimentare lo scontro ed inoltre confermano la riluttanza della parte armena a normalizzare le relazioni. È risaputo che la diaspora armena era contraria alla firma dei Protocolli sin dall’ inizio ed ha esercitato pressioni sul Governo armeno al fine di non ratificarli. Questo approccio negativo si evince facilmente dalla lettera del Signor Cricorian in quanto egli rappresenta la diaspora. Nonostante la posizione negativa dell’ Armenia in merito ai detti Protocolli, quest’ ultimi sono ancora nell’ ordine del giorno della Grande Assemblea Nazionale turca e per la loro ratificazione è essenziale che vengano assicurate sia un’ atmosfera politica favorevole che la pace nel Caucaso meridionale. L’ obiettivo primario della Turchia relativo al processo dei Protocolli è quello di normalizzare le relazioni tra la Turchia e l’ Armenia, in modo da garantire pienamente pace e stabilità nel Caucaso meridionale. In tale ottica, è necessario che per la soluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh vengano fatti progressi, basati sull’ integrità territoriale dell’ Azerbaigian alla luce delle relative risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ Onu (per coloro che non fossero familiari con la questione, il venti per cento dei territori dell’ Azerbaigian è ancora sotto occupazione armena). In ogni caso, l’ Armenia deve porre fine alla propria invasione dei territori dell’ Azerbaigian e deve rispondere ad uno dei più gravi crimini contro l’ umanità nella storia recente, il massacro di Khojaly nel 1992.

* Ambasciatore della Repubblica di Turchia

Le capitali europee più economiche e quelle più costose (Quotidiano.net

Yerevan al 4° posto tra quelle economiche

Capitale mia, ma quanto mi costi? Il sito di viaggi Wanderu ha messo in fila 48 città europee (paesi caucasici compresi) dalle più economiche alle più costose per i turisti, basandosi sui prezzi medi di una serie di voci: hotel, taxi, mezzi pubblici, ristoranti, birra, caffè e ingresso ai musei.

LE CAPITALI DOVE SI SPENDE DI MENO
Per una vacanza urbana a basso budget bisogna andare a est, puntando su destinazioni interessanti per i viaggiatori più curiosi, ma non di grande attrattiva per il turista medio. Si spende meno che in qualunque altra capitale europea a Skopje, in Macedonia, seguita da Pristina in Kosovo e Pogdorica in Montenegro. Fra le più affascinanti nella top 10 di quelle a basso costo spiccano Belgrado, Sarajevo, Sofia e Yerevan, in Armenia, una meta in grande crescita negli ultimi anni.

LE CAPITALI PIÙ COSTOSE
Nessuna sorpresa nelle parti basse della classifica: si confermano tutte le capitali europee già note fra i viaggiatori per l’accanimento sul portafogli. Fra le più costose in assoluto non potevano mancare le città dei paesi scandinavi: Oslo, Stoccolma, Helsinki e Copenaghen, oltre ovviamente a Parigi e Londra. Il podio delle più costose è però dominato dalla città-stato del Principato di Monaco, davanti a Reykjavik e a Dublino.

QUALCHE CURIOSITÀ
A Baku potete bere la birra più a buon mercato: 0,89 dollari (0,76 euro) in media una pinta, mentre non stupitevi se a Reykjavik vi chiedono più di 11 dollari (9,44 euro). Per cenare (tenendo conto di un pasto da tre portate in un ristorante di livello standard), ad Ankara in Turchia potete cavarvela con 7,30 dollari (6,44 euro), mentre a Monaco lo scontrino si attesta in media sui 58,50 dollari (50 euro). I taxi più economici li trovate a Chisinau in Moldavia e a Mosca (0,18 dollari a chilometro), i più cari a Londra (4,07 dollari a chilometro).

LA TOP 10 DELLE CAPITALI PIÙ ECONOMICHE
1. Skopje – Macedonia
2. Pristina – Kosovo
3. Pogdorica – Montenegro
4. Yerevan – Armenia
5. Chisinau – Moldavia
6. Tirana – Albania
7. Minsk – Bielorussia
8. Sofia – Bulgaria
9. Belgrado – Serbia e Bucarest – Romania
10. Sarajevo – Bosnia ed Erzegovina

LE ULTIME 10 DELLA CLASSIFICA
39. Stoccolma – Svezia
40. La Valletta – Malta
41. Helsinki – Finlandia
42. Copenaghen – Danimarca
43. Parigi – Francia
44. Londra – Regno Unito
45. Amsterdam – Paesi Bassi
46. Dublino – Irlanda
47. Reykjavik – Islanda
48. Principato di Monaco

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Il Papa ai Mechitaristi: si continui ad illuminare la vita del popolo armeno (Vaticannews.va 17.09.18)

A conclusione delle celebrazioni per i 300 anni dalla Fondazione della Congregazione Armena Mechitarista, Papa Francesco ha inviato una lettera letta ieri al termine della Divina Liturgia celebrata all’Isola di San Lazzaro degli Armeni, Venezia. Presente il cardinale Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Un anniversario che è occasione per ringraziare il Signore per “l’abbondante effusione di grazie e carismi” ricevute nei secoli dalla Congregazione Armena Mechitarista. Lo ha scritto Papa Francesco in una lettera, datata 5 settembre, inviata per il terzo centenario della fondazione a mons. Boghos Levon Boghos Zékiyan, Delegato Pontificio per la Congregazione. La missiva è stata letta ieri al termine della Divina Liturgia celebrata a Venezia presso l’Isola di San Lazzaro degli Armeni e a cui ha assistito il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

Fede vissuta fino al martirio

Francesco, nel testo, ha ricordato i membri della Congregazione che si sono distinti “per una vita religiosa fedelmente vissuta e, non di rado, eroicamente testimoniata, talvolta fino al supremo sacrificio del martirio”. Nel rievocare la figura del venerabile Mechitar, uno dei grandi riformatori della vita monastica nelle Chiese d’Oriente, il Papa ha evidenziato il suo contributo nel costruire “il sensus fidei del popolo armeno, una delle espressioni più fulgide della spiritualità e della cultura del suo popolo”. Pertanto, l’invito alla Congregazione è stato quello di “custodire, approfondire e diffondere per il bene di tutto il popolo armeno”, “il tesoro spirituale e culturale” che da sempre gli appartiene.

Apertura ecumenica

Il Papa ha poi ricordato due elementi di particolare valore: “la tradizione dell’umanesimo teologico armeno incarnato in modo singolare nell’istituzione dei Vardapet” (titolo armeno che esprime l’idea del cultore delle sacre scienze e delle arti). Francesco ha messo in luce l’originale sintesi operata da Mechitar “tra 1’umanesimo ecclesiale dei Vardapet armeni e quello classico occidentale, di cui sono monumenti insigni la produzione teologica, filosofica, storica, lessicografica e filologica della scuola mechitarista”. Il secondo elemento evidenziato dal Papa è quello della “profetica apertura ecumenica insita nella spiritualità mechitariana” sulla scia della tradizione della Chiesa armena incarnata tra gli altri da san Gregorio di Narek e che oggi “si rivela sempre più segno dei tempi” per camminare verso la piena unità.

La Santa Sede vicina nelle prove

Il Pontefice ha ricordato poi “le incomprensioni e le difficoltà” che Mechitar e la Congregazione incontrarono ma che vennero superate e che “sono parte inscindibile del carisma” ancora oggi di grande attualità. “La Santa Sede, che ha sempre nutrito per Mechitar e i suoi figli particolare riguardo e attenzione – ha scritto Francesco –  è stata ed è a fianco della Congregazione in questi delicati passaggi, offrendole ogni possibile aiuto e sostegno”.

San Lazzaro, cuore pulsante della Congregazione

Insieme al Monastero di Vienna – ha sottolineato il Papa – l’isola è un luogo vivo nonostante la generale riduzione dei monaci, chiamati sempre a “mantenere aperti e ampi gli orizzonti della missione e forte il vincolo della comunione”. “L’identità mechitarista consiste nell’essere anzitutto persone interamente consacrate a Dio, una vocazione irrealizzabile senza una comunione reale con i confratelli e senza l’assunzione totale, integra e gioiosa dei voti di povertà, castità e obbedienza, fonte evangelica di vero rinnovamento e garanzia sicura nei travagli dell’oggi”.

Si continui ad illuminare la strada del popolo armeno

“Auspico – ha scritto in conclusione il Papa – che la fiaccola accesa dal Fondatore continui a illuminare la strada spinosa e fiorente del popolo armeno con la fede in Cristo e con la speranza che la sua Parola contemplata, studiata e diffusa perennemente genera”.

Gratitudine per la lettera del Papa

Mons. Boghos Levon Boghos Zékiyan, Delegato Pontificio per la Congregazione Armena Mechitarista, ha avuto parole di ringraziamento per la lettera di Francesco, “segno e pegno di benedizioni divine”. Nel suo intervento ha affermato di vedere “quasi il presagio della beatificazione del Servo di Dio, l’Abbate Mechitar”, confessando di essersi “attardati come figli nel perseguire questo obiettivo”.

Card. Sandri: riscoprire la comunione anche tra noi

Nell’omelia del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, l’esortazione a pregare per il Papa “perché il Signore attraverso di Lui renda certa la navigazione della Chiesa universale nelle acque tumultuose di questo tempo. Cristo stesso non ci abbandona in nessuna tempesta, è sulla nave con tutti noi”. “Solo nella comunione e nell’armonia – ha aggiunto – c’è la possibilità di potersi esprimere, pena l’irrilevanza e l’incomunicabilità, anzitutto tra noi prima che di fronte al mondo, che tanto attende dalla vostra testimonianza”.

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Buon compleanno Yerevan: un concerto al Teatro dell’Opera di Roma (Mondogreco.net 14.09.18)

In occasione della Festa Nazionale della Repubblica d’Armenia e del 2800° anno della Fondazione della capitale Erebuni-Yerevan, l’Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia organizza, lunedì 17 settembre presso il Teatro dell’Opera di Roma, un concerto dell’orchestra italo-armena diretta dal Maestro Sergey Smbatyan.

Verranno eseguiti brani del compositore armeno Aram Khachaturyan, si esibiranno come solisti il violinista Hayk Kazazyan, vincitore nel 2015 del terzo premio al Concorso Internazionale Čajkovskij, e il Maestro Kamo Seyranyan, uno dei più rappresentativi suonatori di duduk, il tradizionale flauto armeno.

Armenia: premier Pashinyan oggi a Parigi in visita ufficiale, previsto incontro con presidente Macron (Agenzianova 14.09.19)

Armenia: premier Pashinyan oggi a Parigi in visita ufficiale, previsto incontro con presidente Macron
Erevan, 14 set 08:46 – (Agenzia Nova) – L’agenda dell’incontro di oggi tra il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, e il presidente francese, Emmanuel Macron, è piuttosto ampia. Lo riferisce l’agenzia “Armenpress”, riprendendo le dichiarazioni rilasciate dal portavoce del ministero degli Esteri armeno, Tigran Balayan, durante una conferenza stampa. Stando a quanto detto, il numero elevato di argomenti da discutere sarebbe da imputare all’elevato livello di cooperazione tra i due paesi. “Abbiamo ottimi rapporti con la Francia, sul piano politico, economico, culturale e sociale. Tutti questi punti saranno discussi durante l’incontro”, ha dichiarato l’agente diplomatico armeno. Il primo ministro Pashinyan arriverà oggi a Parigi per una visita ufficiale della durata di due giorni, durante la quale, oltre ad incontrare il capo di stato francese, prenderà parte ad una riunione con i rappresentanti della comunità armena locale. (Res)

Vladimir Putin sarà presto in visita ufficiale in Armenia (Agvilvelino.it 13.09.18)

Il presidente russo Vladimir Putin farà una visita ufficiale in Armenia ma i tempi della visita non sono ancora stati determinati, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov al quotidiano Izvestiya.

“Le date saranno determinate”, ha detto Peskov rispondendo alla domanda sulla data della visita.

Sabato Putin ha incontrato a Mosca il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, con le parti che hanno discusso di una serie di questioni relative all’agenda bilaterale e internazionale.

Il primo ministro armeno ha dichiarato di aver invitato Putin a visitare Erevan. Secondo Pashinyan, Putin visiterà l’Armenia nel prossimo futuro.

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Armenia, colloqui con Russia per prestito da 100 mln in settore difesa (Ilvelino)

L’Armenia sta discutendo con la Russia la possibilità di ottenere un nuovo prestito militare di 100 milioni di dollari. Lo ha riferito il ministro della difesa armeno David Tonoyan. “Ottenere un nuovo prestito militare è un processo che sarà attuato. Al momento si parla di circa 100 milioni”, ha detto Tonoyan ai giornalisti. Il ministro ha riferito di non avere l’autorità per parlare dei tipi di armi che si prevede di acquistare, promettendo di fornire ulteriori dettagli in seguito. “La cooperazione con la Russia si sta sviluppando con successo”, ha aggiunto Tonoyan.

 

Armenia, colloqui con Russia per prestito da 100 mln in settore difesa (Sputniknews.com 13.09.18)

Ministro della Difesa armeno: La cooperazione con la Russia si sta sviluppando con successo.

L’Armenia sta discutendo con la Russia la possibilità di ottenere un nuovo prestito militare di 100 milioni di dollari. Lo ha riferito il ministro della difesa armeno David Tonoyan.

“Ottenere un nuovo prestito militare è un processo che sarà attuato. Al momento si parla di circa 100 milioni”, ha detto Tonoyan ai giornalisti.

Il ministro ha riferito di non avere l’autorità per parlare dei tipi di armi che si prevede di acquistare, promettendo di fornire ulteriori dettagli in seguito.

“La cooperazione con la Russia si sta sviluppando con successo”, ha aggiunto Tonoyan.

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Bari, 1924: quando l’Italia è stata orgogliosa di accogliere gli armeni (Ilfattoquotidiano 10.09.18)

Chi sono gli armeni? Pochi lo sanno. Eppure soprattutto tra il 1915 e il 1918, in Anatolia, il governo ottomano dei «Giovani Turchi» ne trucidò almeno un milione e mezzo. Sono ancor meno gli italiani consapevoli del fatto che una colonia armena ebbe un suo “villaggio” a Bari. Non lo sanno neppure molti baresi. Di certo, la loro persecuzione è stato il primo esempio in epoca moderna di “pulizia” etnico-religiosa, anche se le autorità turche di allora, come quelle di oggi, non hanno voluto riconoscerlo. Il genocidio nacque non solo dall’ideologia razzista del Partito progressista dei Giovani Turchi; scaturì anche dalle contrapposizioni tra i musulmani (ottomani e curdi) e la minoranza cristiana armena, nata appena trecento anni dopo la crocifissione di Gesù (tanto che è stata festeggiata nel 2001 e nel 2016 da due Papi).

Migliaia di armeni fuggirono. Molti (come oggi altri esuli) arrivarono in Italia via mare. Lo Stato italiano, nonostante la Grande Guerra in corso o appena finita, li accolse. La Puglia, per ragioni geografiche, fu uno dei primi approdi. Cosicché a Bari, nell’attuale via Amendola, quartiere San Pasquale, lungo un vecchio muro di tufo, si apre un varco. Sulle colonne si legge, a destra, in caratteri latini, la scritta «Nor Arax», ripresa a sinistra in caratteri armeni. Significa «Nuovo Araxes», fiume che scorre tra Armenia, Turchia e Iran. C’è anche la data: 1926. Si intravedono, tra la vegetazione, quattro delle sei costruzioni nelle quali trovarono ospitalità gli armeni «baresi». Ancora oggi alcune sono abitate da loro discendenti, ovviamente cittadini italiani.

I rari documenti sugli armeni di Bari sono conservati dall’Istituto pugliese per la Storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea. Sembra di rileggere le cronache dello sbarco degli albanesi a Bari, nel 1991. Alla fine del 2017 è uscito anche un piccolo libro – Nor Arax. Storia del villaggio armeno di Bari (LB editore), scritto da Emilia Ashkhen De Tommasi: è la nipote diretta di Diran, uno dei profughi, che in Puglia sposò Ashkhen. Da nonni, genitori e parenti, l’autrice ha appreso il drammatico racconto. Nel 1924 due navi approdarono nel porto barese: 120 armeni provenivano dai campi profughi di Atene e Salonicco, dove avevano trovato rifugio due anni prima, dopo essere fuggiti alle stragi di Smirne. La loro accoglienza era stata organizzata dal poeta armeno Hrand Nazariantz, esule a Bari dal 1913 perché condannato a morte dai turchi. A partire dal 1915 era riuscito a sensibilizzare il governo italiano, forse meno xenofobo di quello odierno. I fondi per realizzare il villaggio furono garantiti dall’Associazione nazionale degli interessi nel Mezzogiorno (Animi), fondata dal filantropo Umberto Zanotti Bianco, e dal Circolo filologico barese, diretto dal geografo Carlo Maranelli.

Nor Arax è stato un esempio di accoglienza, tollerato, fino alle leggi razziali del 1938, persino dal fascismo. Nel 1926 gli esuli ottennero sei padiglioni su un terreno acquistato dall’Animi in via Capurso, poi diventata via Amendola. Nel 1927 l’Acquedotto pugliese donò una fontana con l’acqua potabile. All’inaugurazione parteciparono autorità istituzionali ed ecclesiastiche. Quella gente,di fede cristiano-ortodossa, faceva capo alla Chiesa Russa, costruita nel rione Carrassi agli inizi del XX secolo con un contributo dello zar Nicola II, in omaggio a San Nicola. Dagli armeni i pugliesi impararono l’arte di tessere i tappeti, tanto che quelli prodotti a Bari furono acquistati da re Faruk, da Pio XI, dalla regina Elena e da diversi enti, come Banca d’Italia e Acquedotto. Nel primo Dopoguerra nacquero pure scuole di tessitura.

Oggi la storia dei profughi giunti a Bari è quasi ignota. Come è stato dimenticato che gli armeni in Italia avevano radici da decine di secoli: Nerone invitò il re Tiridate I a Roma nel 66 d.C. per incoronarlo nel Foro. A Bari gli armeni erano arrivati anche durante la riconquista bizantina, negli ultimi decenni del X secolo. Vi furono poi intensi rapporti culturali e commerciali con Venezia, Livorno e Roma. Attualmente in Italia sono poche migliaia e vivono soprattutto a Venezia, Padova, Milano e Roma. E a Bari? Pochissimi, anche se raccolti in una comunità.

Resta però la testimonianza di uno dei racconti di Zanotti Bianco, pubblicati nel volume Tra la perduta gente (1959). Descrive i drammi di alcuni profughi; per esempio, la storia di Santouth, ragazza armena venduta come schiava dai turchi a un vecchio arabo di Mosul, che le fece tatuare sul viso un marchio di proprietà. E ammira la loro laboriosità nel campo barese: «Donne e bimbe lavorano su grandi telai… Forse in questo silenzio si vive di cose morte che soverchiano il presente e si protendono feroci sull’avvenire». Un’affermazione, quest’ultima, che ricorda le condizioni in cui vivono i profughi dei giorni nostri. O, almeno, le ricorda a chi non ha paura di sapere, in questi anni di razzismo spacciato per buon senso.

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Speciale difesa: Armenia-Russia, premier Pashinyan auspica visita Putin a Erevan (Agenzianova 10.09.18)

Mosca, 10 set 15:30 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan auspica che il presidente russo Vladimir Putin si rechi a Erevan in visita ufficiale nel prossimo futuro. “Speriamo che, in un prossimo futuro avremo reciproche visite ufficiali e che durante queste visite siano firmati documenti in diversi settori: accordi economici, accordi sulla direzione tecnico-militare”, ha dichiarato Pashinjan in un’intervista al quotidiano russo “Kommersant”. Il primo monistro dell’Armenia ha affermato che non vi è alcun problema nelle relazioni bilaterali tra Erevan e Mosca. Pashinjan ha specificato di aver “invitato Vladimir Putin a Erevan. La visita dovrebbe svolgersi “se non entro la fine di quest’anno, all’inizio del prossimo”. Il primo ministro armeno Pashinyan è giunto sabato a Mosca per incontrare il presidente russo Putin al Cremlino. “Nell’ultimo anno, anno e mezzo i media internazionali parlano di una presunta crisi nelle relazioni armeno-russe. Permettetemi di dire che non c’è alcuna crisi e che anzi le relazioni armeno-russe non sono mai state di così di alto livello in passato”, ha detto Pashinyan dopo l’incontro al Cremlino. “Non ci sono problemi irrisolvibili nelle nostre relazioni. Sono fiducioso che saranno risolti, tenendo conto degli interessi dei nostri rapporti di partenariato, nel rispetto dei principi di sovranità degli Stati e di non ingerenza negli affari interni. Sono molto contento che ogni volta che parliamo delle nostre relazioni i nostri partner russi enfatizzino questi principi”, ha aggiunto Pashinyan. Il presidente russo, da parte sua, ha sottolineato la natura “speciale” delle relazioni armeno-russe, che affondano le radici nei secoli passati. “Oggi i rapporti tra Russia e Armenia si estendono in tutti i settori, dalla sfera politica a quella militare, dalle questioni di sicurezza alla cooperazione economica”, ha detto Putin. Il consigliere presidenziale russo Juri Ushakov, alla vigilia della visita di Pashinyan aveva dichiarato: “Entrambe le parti hanno diverse questioni da sollevare, quindi ci aspettiamo un confronto sincero e serio su tutti i temi legati alla cooperazione bilaterale e alle interazioni nell’Unione economica eurasiatica e l’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva”. Le forniture di armamenti russi all’Armenia, nel quadro dell’accordo di prestito da 100 milioni di dollari, proseguiranno come previsto, ha spiegato nei giorni scorsi il ministro della Difesa di Erevan, Davit Tonoyan. (Rum) (Rum)

Armenia, i turisti-lavoratori (Osservatorio Balcani E Caucaso 10.09.18)

La città armena di Gyumri, in Armenia, è diventata una meta di passaggio per molte persone provenienti dall’Asia Centrale. Turismo? In realtà sono lavoratori che hanno necessità di un passaggio “all’estero” per ottenere la riconferma del visto in Russia

10/09/2018 –  Armine Avetisyan

Gyumri, la seconda città armena, è diventata una località visitata da molti lavoratori originari dell’Asia centrale, in particolare di Tajikistan e Uzbekistan, emigrati in Russia. Gli impiegati delle pensioni low-cost confermano di avere ospiti centro-asiatici quasi ogni giorno. Rimangono uno o massimo tre giorni e se ne vanno velocemente. Persone che, in realtà, non arrivano a Gyumri per una vacanza, ma solo per ottenere nuovamente un visto in Russia.

Gyumri, rifugio per i lavoratori migranti

“Ho sentito parlare di Gyumri 10 anni fa, quando sono andato a lavorare in Russia per la prima volta. Facevo l’operaio. C’erano molti armeni, ho fatto amicizia con uno dei ragazzi di Gyumri, mi ha raccontato della sua città e io gli ho parlato di Dushanbe”, racconta Sarkhat, 35 anni, del Tajikistan, alla sua prima visita a Gyumri.

Ma Sarkhat non è andato a Gyumri solo per una vacanza: doveva farlo. Lavora in Russia e la legge gli impone di attraversare il confine russo ogni quattro mesi per ottenere un visto di residenza.

“Dobbiamo attraversare il confine 3 volte all’anno, è piuttosto costoso. All’inizio tornavo a casa con grande piacere, facevo visita ai miei genitori, ma poi, superata la nostalgia e iniziato a fare due conti, ho capito che la maggior parte del denaro che stavo guadagnando andava sprecato sulle strade”.

“Lavoro a Mosca da un anno. Al momento di attraversare il confine, ho preso un biglietto per l’aeroporto di Mosca-Khudjand, costa circa 16.000 rubli; Mosca-Dushanbe costa di più, circa 20.000. Khudjand dista circa 300 km da Dushanbe; è più economico e ci sono diverse opzioni. Ho speso circa 600 dollari per tornare a casa e sono rimasto circa cinque giorni. Bene, il viaggio è stato molto lungo ed oltre ad aver perso giorni di lavoro ho speso anche molto”, racconta Sarkhat.

Gyumri andata/ritorno a 50 dollari

Alla fine del 2016, la compagnia aerea Pobeda ha iniziato a operare voli regolari tra Mosca e Gyumri, offrendo biglietti low-cost andata e ritorno, ad esempio, senza bagagli, a circa 50 dollari. I biglietti low-cost sono limitati ed è necessario prenotare in anticipo.

“Le relazioni russo-ucraine sono tese. In passato, i lavoratori migranti si recavano in Ucraina ogni tre o quattro mesi per poi tornare in Russia; ora vengono a Gyumri. Grazie a Pobeda, possono trovare biglietti a basso costo; anche la città è una destinazione economica dove è possibile trovare sistemazioni per una notte a buon mercato”, spiega Gor Torosyan, direttore dell’agenzia “Gyumri tour”.

“Molte persone rimangono solo una notte. E una notte a Gyumri non è costosa. Abbiamo pensioni dove il pernottamento costa 6-8 dollari a persona. Con questa somma si può affittare una camera da letto per 3-5 persone, con lenzuola pulite e articoli per l’igiene. Sono inclusi anche il bagno e la cucina con acqua calda e fredda”, afferma Gor.

“I visitatori vengono a sapere della nostra pensione principalmente tramite Booking.com. Molti di loro ci apprezzano e ci raccomandano ai loro conoscenti”, dice Karen Karlovich, vice direttrice della comunità polacca in Armenia e manager dell’ostello “Dom Polski”.

La pensione era l’ufficio della comunità polacca a Gyumri. Dal 2016, parte dell’ufficio è stato trasformato in un ostello: tre stanze con dieci letti. Quell’anno il Papa visitò l’Armenia e la visita aumentò la domanda di posti letto.

“Sono arrivati molti polacchi ​​e c’era un problema con i pernottamenti. Il flusso di lavoratori migranti era già aumentato e sarebbero arrivati anche altri turisti. Ora, la vita nella nostra città ‘morta’ è più vivace. I tagiki e gli uzbeki non sono schizzinosi, vogliono solo che il posto sia sicuro”, spiega Karlovich.

“Offriamo agli ospiti stanze piene dei colori di Gyumri. I lavoratori migranti alloggiano raramente qui, ma le nostre porte sono aperte a tutti”, afferma Ani, la gestrice della pensione “Chalet Gyumri”.

La pensione dispone di 3 camere per un totale di 9 posti letto. Non è low-cost. Un letto costa 10.000 dram [circa 18 euro], la camera intera 25.000 dram [circa 44 euro] per 3 letti in totale.

“I lavoratori migranti non rimangono più di una notte. Alcuni arrivano a notte fonda e se ne vanno subito al mattino”, continua Ani, aggiungendo che con l’aumento della domanda a Gyumri nell’ultimo anno sono già state aperte altre quattro pensioni.

Lo sviluppo del business informale

“Abbiamo alcuni suggerimenti speciali per i tagiki e gli uzbeki che vengono per un giorno o due. Offriamo loro un tour della città, ma entrare in contatto con loro è complicato, dato che molti sono già organizzati”, afferma Gor. “Anche se non abbiamo prove, ci sono voci secondo cui dipendenti dell’aeroporto e tassisti avvicinano i lavoratori migranti e offrono loro un alloggio per la notte da 800 a 1.500 rubli [da 10 a 20 euro circa]. Li convincono che non troveranno un’opzione migliore. Molti addirittura affittano una casa in zona aeroporto per questo business informale”, spiega Gor.

“Sono venuto a Gyumri da Mosca. Ma io sono di Tashkent. Mosca-Tashkent-Mosca costa circa 400 dollari. Ho comprato il biglietto due mesi fa e sono venuto qui per 40 dollari, ora tornerò indietro. Passare una notte a Gyumri non è troppo costoso. Siamo venuti qui con 4 amici. Ieri, non appena siamo atterrati, un tassista si è avvicinato e ci ha offerto un appartamento per 80 dollari, per una notte. Siamo andati a vederlo ed era un posto molto carino. Oggi torniamo; ora siamo usciti per visitare la città”, racconta Ruslan.

Ruslan aggiunge che anche molti dei suoi amici di solito affittano un appartamento.

“Resteremo una notte; l’importante è avere un posto pulito e un bagno, poter fare una doccia. Molti si preoccupano della sicurezza, ma io non ho queste paure, non ho nulla di prezioso con me di cui posso essere derubato o ucciso”, scherza Ruslan.

A Gyumri – sottolineano questi lavoratori migranti che visitano l’Armenia solo per un giorno – non sono solo gli alloggi ad essere a buon prezzo, ma anche i trasporti pubblici e il cibo.

“Ho persino deciso di festeggiare l’anno nuovo a Gyumri. Mia moglie e mia figlia verranno a Mosca; da lì verremo a Gyumri. Faremo le vacanze e torneremo. Ho calcolato che per trascorrere circa 5 giorni qui, incluso il biglietto, non ci servono più di 800 dollari, il che non è affatto caro”, dice Ruslan.

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