Nagorno-Karabakh, conflitto non risolto. La parola al ministro degli Esteri Mirzoyan (Notizie Geopolitiche 20.12.15)

L’Unione Europea ha posto i propri interessi nella regione del Caucaso meridionale, la cui importanza è data dalla posizione strategica e dalle risorse energetiche e naturali. Sfortunatamente la stabilità e la sicurezza dell’area sono minacciate dal conflitto del Nagorno-Karabakh, il quale vede coinvolti la Repubblica del Nagorno-Karabakh, l’Azerbaigian e direttamente anche l’Armenia; seppur definito “congelato”, dopo le recenti tensioni e l’escalation di violenza registrata lungo la linea di confine negli ultimi tempi tale conflitto sta allarmando gli esperti per una possibile nuova esplosione e per le ripercussioni che potrà avere a livello regionale ed internazionale.
Dal 1992 al 1994 gli eserciti di Azerbaigian e Nagorno-Karabakh, sostenuto dall’Armenia, si sono fronteggiati in un conflitto concluso dal cessate il fuoco, il quale è stato seguito dalla creazione del ”Gruppo di Minsk” dell’Osce presieduto da Francia, Stati Uniti e Russia con l’obiettivo di favorire il processo di pace. Attualmente tale processo ed i negoziati sembrano aver raggiunto una situazione di stallo.
Per comprendere maggiormente tale conflitto e i motivi per cui la Repubblica del Nagorno-Karabakh promuova la propria indipendenza ed autonomia a livello internazionale, Notizie Geopolitiche ha incontrato Karen Mirzoyan, ministro degli Esteri del Nagorno-Karabakh.

Ministro Mirzoyan, in Italia ci sono differenti informazioni circa il conflitto del Nagorno-Karabakh e l’effettiva esistenza della Repubblica del Nagorno-Karabakh. Potrebbe essere molto importante per il pubblico italiano conoscere quali sono le ragioni e le motivazioni per le quali il vostro paese ha il diritto di essere indipendente e quali sono, secondo voi, gli interessi dell’Azerbaigian in merito a tale regione?
“Secondo il Diritto internazionale, e prima di tutto secondo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, tutti gli esseri umani sono nati liberi e hanno gli stessi diritti e libertà. Io credo che sia vero indipendentemente dal luogo dove essi siano nati: Roma, Parigi, New York o Stepanakert. Sfortunatamente mentre alcune persone possono esercitare il loro diritto liberamente, altre, come nel caso degli abitanti della Repubblica del Nagorno-Karabakh, devono lottare per conquistare il diritto a una vita dignitosa, anche oggi nel XXI secolo.Continua

La Rivista trimestrale “La Critica Sociologica” parla del genocidio armeno

LA CRITICA SOCIOLOGICA Rivista trimestrale fondata e diretta da Franco Ferrarotti, in occasione del centenario del Genocidio Armeno ha dedicato una parte del suo ultimo numero alla “Questione Armena”.

Riflessioni sul genocidio armeno
Introduzione
Marcello Flores, Studi storici e memorie sul genocidio armeno
Luigi Sandri, Il peso religioso della diaspora armena
Emanuela C. Del Re, La risoluzione del conflitto in Nagorno-Karabakh nel quadro degli equilibri internazionali
Maria Immacolata Macioti, L’Armenia, una periferia del mondo
Corrado Bologna, Leggendo A cavallo del vento. Fiabe d’Armenia raccontate da Sonya Orfalian

http://www.lacriticasociologica.it/

 

Diventare esploratori, otto mete imperdibili per il 2016 – C’è Anche l’Armenia (Rainews24 19.12.15)

Se cercate una vacanza rilassante, le mete citate in questo articolo non fanno per voi. Le proposte fatte da CartOrange, il più grande network italiano di consulenti di viaggio, hanno l’obiettivo di trasformare i turisti in esploratori e ‘l’evoluzione’ prevede un po’ di fatica. I posti suggeriti hanno il vantaggio di unire lo spettacolo della natura alla possibilità di contatto ravvicinato con gli animali e all’esperienza di interagire con la popolazione locale. Su questi criteri, i consulenti di viaggio hanno stilato una lista con otto proposte imperdibili per il 2016. Continua

Berna, negoziati di pace tra Armenia e Azerbaigian (SwissInfo, 19.12.15)

Il consigliere federale Didier Burkhalter ha accolto oggi presso Berna i presidenti armeno Serge Sarkissian e azero Ilham Aliev. I due capi di Stato condurranno negoziati di pace sul conflitto che oppone i loro due Paesi in merito alla regione del Nagorno Karabakh.

Prima dell’inizio delle discussioni, il capo della diplomazia elvetica si è intrattenuto separatamente con entrambi, secondo l’agenzia Keystone. La Svizzera, che ospita i negoziati, non partecipa all’incontro, aveva indicato due giorni fa il Dipartimento federale degli affari esteri.

Popolato prevalentemente di armeni, ma controllato dall’Azerbaigian, il Nagorno Karabakh è stato teatro di una guerra che ha provocato 30’000 morti e centinaia di migliaia di rifugiati fra il 1988 e il 1994. Malgrado un cessate il fuoco e molti anni di negoziati, non è ancora stato firmato nessun trattato di pace.

Turchia: rilasciare i giornalisti in carcere dal 26 novembre (Articolo 21, 18.12.15)

Amnesty International ha chiesto alle autorità turche di rilasciare i giornalisti del quotidianoCumhuriyet Can Dündar ed Erdem Gül, in custodia cautelare dal 26 novembre. La loro detenzione costituisce un ulteriore, deplorevole tentativo del governo di Ankara di mettere a tacere le voci dissenzienti all’interno della stampa.

Il 29 maggio il procuratore di Istanbul aveva annunciato l’apertura di un’indagine su Can Dündar – uno dei giornalisti più importanti del paese nonché capo redattore di Cumhuriyet – ed Erdem Gül, capo della redazione di Ankara, per aver pubblicato articoli su un presunto trasferimento segreto di armi a gruppi armati siriani. Due giorni dopo, lo stesso presidente turco Recep Tayyip Erdoğan aveva annunciato alla televisione di stato di aver sporto denuncia penale contro Can Dündar e Cumhuriyet, aggiungendo che i due avrebbero “pagato a caro prezzo” le loro azioni.

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«Boicottare i prodotti turchi Ankara aiuta l’Is e uccide i curdi» (Il Gazzettino, 18.12.15)

«Di turco non compro un fico secco». Con questo slogan i giovani del Centro sociale Morion ieri mattina si sono piazzati davanti al supermercato «Conad» di Strada Nuova hanno distribuito i volantini…

«Di turco non compro un fico secco». Con questo slogan i giovani del Centro sociale Morion ieri mattina si sono piazzati davanti al supermercato «Conad» di Strada Nuova hanno distribuito i volantini ai clienti e ai passanti in cui invitano a boicottare la Turchia, a boicottare l’Isis e la guerra. Chidono di non acquistare i prodotti che arrivano dalla Turchia: «Tra le principali ditte italiane che utilizza materie provenienti dalla Turchia c’è la Fatina, uno dei leader nazionali del confezionamento di frutta secca ed essicata». Spiegano che il settore della frutta secca, ed in particolare dei fichi secchi, è quello dove maggiormente si concentrano le esportazioni turche. Ma le qaziende turche sono attive anche in altri settori: in quello degli elettrodomestici c’è la Beko, per le auto la Karsan, per le ceramiche la Kalee nel campo dell’energia è attiva la Zorlu.

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“Il genocidio armeno – 100 anni di silenzio”, un libro per fare luce su una tragedia ancora dimenticata (Zenit, 18.12.15)

Scritto dai giornalisti Alessandro Aramu, Gian Micalessin e Anna Mazzone, il volume è il frutto di interviste e reportage in Armenia e Siria ed è promosso dal Centro Italo-Arabo Assadakah

Un libro per le nuove generazioni, per far conoscere al mondo il dramma di una tragedia ancora troppo spesso ignorata dai libri di storia e dalla comunità internazionale. Con questo spirito è stato scritto Il genocidio armeno – 100 anni di silenzio, presentato a Roma presso la libreria Arion di Montecitorio. Il volume, promosso dal Centro Italo-Arabo Assadakah Sardegna, con la collaborazione dell’agenzia di stampa Armenpress e dell’Ambasciata armena in Italia, nasce da una missione giornalistica in Armenia di Alessandro Aramu, direttore della rivistaSpondasud e autore di numerosi reportage in Medio Oriente.

Il giornalista ha intervistato gli unici tre sopravvissuti del genocidio armeno ancora in vita ed è stato accompagnato dal fotografo di cinema Romolo Eucalitto, che ha immortalato, con scatti in bianco e nero, i volti di chi ha vissuto le persecuzioni turche, e quelli dei loro figli e discendenti per cui la memoria non è solo un ricordo, ma qualcosa di ancora vivo nell’esistenza quotidiana.

Il libro è arricchito da diversi reportage in Siria dell’editorialista del Giornale Gian Micalessin, incentrati sulle persecuzioni dell’Isis contro i cristiani, e da un capitolo sulla vicenda del Nagorno Karabakh, territorio conteso fra  Armenia e Azerbaijan, scritto dalla giornalista di Panorama Anna Mazzone. La presentazione è stata introdotta dal giornalista siriano di origini armene Naman Tarcha e ha visto la partecipazione di Raimondo Schiavone, presidente del Centro Italo-Arabo e autore della prefazione del volume.

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Armenia: tutto cambia affinché nulla cambi (Osservatorio Balcani e Caucaso 17.12.15)

Dal 6 dicembre l’Armenia ha una nuova Costituzione. La riforma è stata ribattezzata “progetto Sargsyan” perché il passaggio da un sistema semi-presidenziale a repubblica parlamentare consente al presidente uscente di mantenere il potere

Dal 6 dicembre l’Armenia ha una nuova Costituzione. Il testo entrerà in vigore nel 2016, dopo che il recente referendum popolare ne ha sancito l’approvazione, portando a termine un processo iniziato nel 2013 dal presidente Serzh Sargsyan e che per questo viene definito il “progetto Sargsyan”. Come e perché si è rimessa mano alla Legge Fondamentale a 10 anni dal suo ultimo emendamento? Intorno a questi due punti si è concentrato il dibattito politico nella fase pre-referendaria, e nei prossimi mesi si potrà verificare se gli scenari ipotizzati si realizzeranno.

L’iter

Il 4 settembre 2013, il giorno dopo aver annunciato a Mosca che l’Armenia sarebbe divenuta membro dell’Unione Doganale, il presidente Sargsyan lancia l’iniziativa di emendare la costituzione. La Costituzione armena attualmente in vigore è stata adottata nel 1995 ed emendata nel 2005. E’ articolata in 9 capitoli e prevede un sistema politico semi-presidenziale, con forti elementi di presidenzialismo. Su questo testo viene chiamata a lavorare una commissione ad hoc, la Commissione Costituzionale, una costituente ristretta, prevalentemente, a rappresentanti del governo e del Partito Repubblicano, e presieduta dal Presidente della Corte Costituzionale.

Nel giro di pochi mesi (marzo 2014) viene presentata una prima bozza perché venga discussa con forze politiche e sociali nazionali, e perché venga valutata dalla Venice Commission of Democracy Through Law, organo del Consiglio d’Europa di cui l’Armenia è membro. Raccolte varie osservazioni, non sempre poi accolte nella nuova bozza, la versione definitiva viene ripresentata nel luglio 2015, e il 21 agosto raggiunge i banchi dell’Assemblea Nazionale, il Parlamento armeno.

Il testo presentato – e che passa il vaglio parlamentare il 5 ottobre – si discosta significativamente dal testo precedente. La nuova Costituzione è più estesa, composta di 16 capitoli che includono disposizioni specifiche sulla Banca Centrale, la Corte dei Conti, il servizio pubblico di informazione, la Commissione elettorale centrale, l’Ufficio del difensore civico nazionale. Ma la questione che solleva più dibattito riguarda l’ordinamento politico: secondo la nuova costituzione l’Armenia diventa una repubblica parlamentare, con un presidente con poteri cerimoniali. Intorno a questo punto si crea il “fronte del no” al progetto Sargsyan, verso cui convergono varie forze di opposizione accomunate dalla tesi che il cambiamento sia stato voluto per garantire continuità di potere al presidente uscente, al secondo mandato, che potrebbe ora mantenere la guida del paese nelle vesti di Primo ministro.

Stando ai dati della Commissione Elettorale Centrale il referendum popolare del 6 dicembre ha dato esito positivo al progetto costituzionale: si sarebbero recati ai seggi il 50.74% degli aventi diritto e si sarebbero espressi a favore del progetto costituzionale il 63.37% dei votanti. Numeri che non hanno convinto il “fronte del no”, che ha contestato i risultati, sia sull’affluenza e sia sul numero delle preferenze…. Continua

Carri armati e migliaia di soldati turchi per schiacciare il Kurdistan (NenaNews, 17.12.15)

Ankara stringe la morsa a sud est: oltre 200 civili uccisi da luglio. Ieri notte i tank hanno aperto il fuoco in zone residenziali. Manifestazioni di protesta in molte comunità

“I cecchini turchi prendono di mira soprattutto i bambini. Sono almeno 20 i minori uccisi da luglio, quando la guerra è ricominciata. Oggi hanno ucciso anche una donna di 30 anni, a Cizre”. Burcu Cicek Sahinli, attivista kurda turca, fa l’elenco dei morti, ormai quotidiani nel Kurdistan turco.

“I civili vengono uccisi ogni minuto dalla polizia e dai soldati – dice a Nena News – I carri armati dell’esercito sono dentro le città ora e sparano. Sono morti oltre 200 civili da luglio. Il governo li uccide e poi dice che erano terroristi. La stessa vecchia storia”. Burcu si lamenta per il silenzio dell’Europa che invece di fare pressioni su Ankara la premia con accordi sui rifugiati: “Erdogan sa bene come giocare la carta dei rifugiati. E così tutti i valori europei, libertà, democrazia, possono essere tranquillamente violati”.

Che il silenzio sia sceso sul conflitto lanciato dal governo dell’Akp al movimento indipendentista kurdo ma anche alla popolazione civile è un dato di fatto. L’attenzione del mondo è concentrata sugli screzi tra Russia e Turchia, sulla guerra civile siriana, sulle truppe turche in Iraq. E in Kurdistan si muore. Ieri a Cizre un bambino di soli 11 anni è stato colpito da un cecchino turco. Poco dopo è toccato ad una 30enne, nella stessa città, che da giorni subisce un coprifuoco violento.

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Armenia: l’arcaica patria del vino, dall’antichità al giorno d’oggi (Lavinium.com 16.12.15)

Cenni storici
Il nome stesso di Armenia evoca l’idea di qualcosa di misterioso, arcaico, biblico, la storia di questo Paese della Transcaucasia é tutta intessuta di leggende ed eventi mitici. La via della seta, Marco Polo, le desertiche montagne, il biblico monte Ararat, da cui scese Noè dopo il diluvio universale, piantando una vite come atto di speranza e rinascita, simbolo della rinnovata alleanza tra Uomo e Dio.
Il cuore spirituale dell’Armenia é il sacro monte Ararat, (5.165 m.) che significa “luogo di Dio” in lingua armena, nonostante oggi esso si trovi in territorio turco. L’Armenia é stata sempre martoriata dai Paesi circostanti ed oggi include circa un 10% dei suoi territori storici.
La civiltà armena é tra le più antiche al mondo ed abita l’altopiano armeno da migliaia di anni. Essi chiamano la loro patria Hayastan, nome che deriva da Hayk, la massima divinità pagana armena. Il termine Armenia fu introdotto per la prima volta dai persiani circa 2600 anni fa. Il nome biblico della nazione é Regno di Ararat o di Urartu, in ebraico. Gli urartei, gli antenati degli armeni di oggi, erano un popolo molto progredito. …Continua