Visita di Aliyev in Italia

COMUNICATO STAMPA

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MATTEO RENZI IN OCCASIONE DELLA VISITA IN ITALIA DEL PRESIDENTE AZERO ILHAM ALIYEV

 

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” ha inviato al presidente del consiglio Matteo Renzi il seguente messaggio in occasione della prossima visita in Italia del presidente della repubblica dell’Azerbaigian Ilham Aliyev.

 

 

Signor Presidente del Consiglio,

tra pochi giorni sarà in Italia per una visita ufficiale di stato il Presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev. Leggiamo dalle anticipazioni di stampa che giungerà nel nostro Paese per firmare importanti contratti economici. Quello del petrolio e del denaro è d’altronde l’unico strumento a disposizione dell’Azerbaigian per ottenere una ribalta internazionale. Da sempre, infatti, “pecunia non olet”.

E noi non ci permettiamo certo di discutere le opportunità economiche dell’Italia, anche se riguardano il controverso progetto TAP.

Ricordiamo però a noi stessi che l’Azerbaigian è agli ultimissimi posti nelle classifiche mondiali sulla libertà di informazione, che decine di giornalisti ed intellettuali azeri sono rinchiusi nelle carceri, che la tutela dei diritti umani è costantemente in peggioramento come evidenziato dagli ultimi drammatici rapporti delle organizzazioni internazionali, che l’Azerbaigian è indicato tra i paesi più corrotti e corruttori al mondo (al punto che il suo presidente è stato insignito nel 2013 dalla Organized crime and corruption reporting Project del titolo di “corrotto dell’anno”).

Non dimentichiamo come la cosiddetta “Politica del caviale” (sinonimo di corruzione e malaffare azero) si sia introdotta purtroppo, in maniera spesso subdola, anche in Italia.

E non dimentichiamo soprattutto come l’Azerbaigian continui ad infiammare il Caucaso meridionale cercando una soluzione bellica al problema del Nagorno Karabakh, spendendo miliardi di dollari per acquistare armi, continuando ad uccidere ragazzi armeni lungo il confine con l’Armenia e con la repubblica del Nagorno Karabakh contro la quale, a venti anni di distanza dalla firma del cessate il fuoco (dopo la guerra scatenata  e persa dagli azeri stessi) non cessa l’azione violenta per annullare il suo democratico diritto di avere un futuro di pace e libertà.

E, soprattutto, signor Presidente del Consiglio, non possiamo dimenticare come il Suo prossimo interlocutore abbia ripetutamente additato gli armeni, in ogni parte del mondo, come “un nemico principale da abbattere”.

Ecco, come italiani di origine armena, chiediamo che le nostre istituzioni ci siano vicine e non facciano da cassa di risonanza al nazionalismo guerrafondaio, razzista, armenofobo ed antidemocratico del dittatore Aliyev.

Gli affari sono affari, ma libertà, democrazia e diritti umani sono ben altro. E l’Italia non può dimenticarlo.

Grazie per la Sua attenzione e buon lavoro.

Con i migliori saluti

 

Consiglio per la comunità armena di Roma