AGRIGENTO: IL 21 NOVEMBRE, NUOVI GIUSTI DELL’UMANITÀ NEL GIARDINO DELLA VALLE DEI TEMPLI

Fra le nuove stele, una sarà dedicata al vescovo cappuccino di origine armena Cirillo Zohrabian

“Cirillo Zohrabian Vescovo Missionario Cappuccino di origine armena, nato ad Erzerum nell’Anatolia Orientale, nel 1881 confratello dei Cappuccini di Palermo, figura esemplare di padre dei popoli sterminati e dispersi. Giusto per gli Armeni, per i Greci e Giusto dell’Umanità, salvò vite umane, soccorse i superstiti, esempio di fede vissuta come dedizione all’umanità sofferente. Mai venne meno il suo coraggio e il suo anelito alla Verità e al Bene negli anni del genocidio armeno, dello sterminio di tutta la sua famiglia, delle torture e della condanna a morte commutata in esilio. Organizzò orfanotrofi, scuole e chiese per formare e istruire i giovani alla fede cristiana, allo studio e al lavoro. Portò l’annuncio del Vangelo con la testimonianza di una fede che trascende confini culturali, etnici, religiosi. In un contesto di contrasti tra religioni e chiese diverse, mostrò apertura al dialogo, capacità di mediare e lucida consapevolezza del valore dell’ecumenismo, sull’esempio di Papa Roncalli che lo chiamò a partecipare al Concilio Vaticano II”

Questo il testo della nuova stele che, in onore del vescovo cappuccino Zohrabian, mancato nel 1972, l’Accademia di Studi Mediterranei di Agrigento, rinnovando l’appuntamento con “I Giusti dell’Umanità”, si prepara a collocare nel “Giardino dei Giusti” con il patrocinio dell’Assessorato Beni Culturali e Identità Siciliana della Regione, della Città e del Parco della Valle dei Templi, dove dieci anni fa è sorto questo straordinario “Pantheon del Bene”.

L’evento si svolgerà il prossimo 21 novembre e vedrà prima un convegno presso Casa Sanfilippo, poi la consueta cerimonia di dedicazione delle stele nel “Giardino dei Giusti”, a lato della “Via Sacra” della Valle dei Templi. Un’iniziativa rivolta soprattutto agli studenti, voluta fortemente dalla fondatrice e anima dell’Accademia, Assunta Gallo Afflitto, presenza rilevante nella vita culturale agrigentina, mancata il 20 ottobre scorso. Anche nella nuova edizione, sotto i riflettori saranno portate figure rivelatesi capaci di preservare i valori umani in frangenti storici di sofferenza e di prove individuali e collettive.

Con il vescovo armeno Zohrabian, saranno svelate le stele dedicate ai Vigili del Fuoco di Bagnara, allo scrittore libanese Gibran, allo studente peruviano Daniel Carrión, al martire della Resistenza Roberto Lordi. Tutti personaggi entrati nella storia attraverso esperienze differenti ma accomunate dalla centralità del Bene, esperienze nel segno della ricerca di pace, libertà, giustizia, solidarietà, che verranno presentate nel primo incontro a Casa Sanfilippo a partire dalle 9:15.

Dopo l’introduzione del vescovo Enrico Dal Covolo, già rettore della Università Lateranense, e i saluti del sindaco e del vescovo di Agrigento, Francesco Miccicché e Alessandro Damiano; del prefetto Salvatore Caccamo; del sindaco di Palermo Roberto Lagalla, socio onorario dell’Accademia; di Alberto Petix dirigente Ufficio V – Ambito Territoriale di Agrigento; del direttore e del presidente del Parco, Roberto Sciarratta e Giuseppe Parello, inizierà la “tavola rotonda”.

Al console Pietro Kuciukian il compito di presentare la figura del vescovo cappuccino armeno Cirillo Zohrabian, che salvò molte vite negli anni del genocidio, organizzando poi orfanotrofi, scuole e chiese; a Francesco Medici, membro dell’International Association for the Study of the Life and Work of Kahlil Gibran quello di illustrare vicende inedite di cui lo scrittore fu protagonista al tempo della Grande Carestia del Libano; don Alessandro Andreini, docente alla Gonzaga University di Firenze, parlerà di Roberto Lordi, generale dell’Aeronautica Militare Italiana, entrato nella Resistenza dopo l’8 settembre ’43 e fucilato nel ’44 alle Fosse Ardeatine; Calogero Barbera, comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Agrigento, ricorderà Domenico Agazzi, Guido Azzali, Odoardo Cerani, Luigi Rusinenti, che operarono nella Resistenza, poi martiri a Bagnara vicino Cremona nel ’45; lo scrittore Marco Roncalli, socio onorario dell’Accademia, interverrà sulla testimonianza di Daniel Alcides Carrión, eroe nazionale del Perù, uno studente di medicina morto nel 1885 per aver affrontato in un modo eroico una misteriosa malattia, vero flagello per il suo Paese, contraendola volontariamente al fine di studiarla e morendo per questo sacrificio.

Concluso il convegno, alle 11:15 nel Giardino ci sarà la cerimonia dello svelamento e della dedicazione delle stele additate nella loro grande valenza simbolica alle nuove generazioni.

Per ulteriori informazioni:

 

COMUNICATO STAMPA INAUGURATO IL VOLO DIRETTO BARI–JEREVAN: UN NUOVO PONTE AEREO TRA PUGLIA E ARMENIA

Bari, 26 ottobre 2025 – Alle ore 6,30 di questa mattina dopo l’atterraggio del primo volo diretto proveniente da Jeran, si è svolto questa mattina, presso l’Aeroporto di Bari “Karol Wojtyła”, il taglio del nastro del nuovo collegamento diretto Bari–Jerevan, che segna una tappa storica nei rapporti tra la Puglia e la Repubblica d’Armenia. Il volo, simbolo di un ponte culturale e umano millenario, consolida un legame che affonda le sue radici nella storia e si proietta verso nuove prospettive di cooperazione economica, turistica e istituzionale.
La cerimonia di inaugurazione
Il taglio del nastro è stato presieduto dal Console Onorario della Repubblica di Armenia per la Puglia, Dario Rupen Timurian, affiancato dai due consiglieri del Consolato Onorario composta prof. Carlo Coppola e dalla dott.ssa Siranush Quaranta. L’evento, carico di significato simbolico, ha sottolineato l’importanza strategica di questo collegamento aereo per entrambe le regioni, in un contesto di crescente apertura internazionale.
L’incontro istituzionale con Aeroporti di Puglia
Nei giorni che hanno preceduto l’inaugurazione, una delegazione armena sempre guidata dal Console Timurian aveva incontrato il Presidente di Aeroporti di Puglia S.p.A., Antonio Maria Vasile. Alla cerimonia avevano preso parte alcuni cittadini pugliesi di origine armena, che hanno accolto con entusiasmo l’avvio della nuova rotta, riconoscendone il valore per il mantenimento dei rapporti familiari, culturali e commerciali tra le due sponde.
L’incontro, svoltosi in un clima di grande cordialità e visione condivisa, ha posto le basi per ulteriori sinergie tra i due Paesi nel campo del turismo e dei trasporti.
In segno di gratitudine e amicizia, la delegazione armena ha donato al Presidente Vasile un’opera d’arte di straordinario valore simbolico: una fotografia d’autore di Patrizia Posillipo, raffigurante un antico documento pergamenaceo del 991 d.C., custodito a Bari. Si tratta della più antica testimonianza scritta in caratteri armeni rinvenuta in Italia, prova storica dell’antichissimo legame tra la Puglia e l’Armenia, che affonda le sue radici in oltre un millennio di relazioni culturali e spirituali.
La celebrazione liturgica
A coronare la dimensione spirituale dell’iniziativa, il cappellano dell’Aeroporto di Bari, Don Mimmo Memoji, ha presieduto una liturgia della parola nella cappella aeroportuale. La celebrazione, arricchita da letture tratte dagli Atti degli Apostoli e dal canto del Salmo 22, si è conclusa con la preghiera comune del “Hayr Mer” (Padre Nostro) e del “Ter Voghormia” (Signore abbi Misericordia) in lingua armena.
Un momento di profonda comunione tra le tradizioni cristiane d’Oriente e d’Occidente, che ha conferito alla giornata un tono di intensa spiritualità e fraternità universale.
Un collegamento strategico tra Europa e Caucaso
Il nuovo volo Bari–Jerevan rappresenta molto più di un collegamento aereo: è un ponte
tra due popoli, due culture e due economie. La nuova rotta aprirà canali privilegiati per gli scambi commerciali, il turismo, la collaborazione accademica e culturale, rafforzando al contempo la presenza armena in Puglia e favorendo la conoscenza reciproca tra le comunità.
L’iniziativa si inserisce in una più ampia strategia di internazionalizzazione di Aeroporti di Puglia, volta a consolidare il ruolo dello scalo barese come porta d’Europa verso il Caucaso e il Medio Oriente. Con l’avvio del volo Bari–Jerevan, la Puglia si conferma così crocevia di culture e punto di incontro tra l’Occidente e l’Oriente cristiano.
Il Consolato Onorario della
Repubblica d’Armenia in Bari

Comunicato stampa – La rinascita del vino armeno raccontata nel nuovo libro Vini armeni

Novità in libreria: La mia vita sempre al centro. Il viaggio di un ragazzo armeno tra determinazione e sacrificio

Henrikh Mkhitaryan è figlio d’arte. È nato in Armenia, ma è cresciuto in Francia, perché il papà giocava in Ligue 2. Suo padre Hamlet è stato uno dei più forti attaccanti della storia del calcio armeno, scomparso a soli trentatré anni a causa di un tumore al cervello quando lui era solo un bambino. Il giovane Henrikh, però, ha coltivato e fatto fruttare egregiamente l’eredità calcistica lasciatagli dal genitore e, dopo un periodo di rifiuto del pallone, si è ripromesso di arrivare dove lui non era riuscito. Ma, soprattutto, il padre gli ha lasciato in regalo le parole più importanti della sua vita: «Henrikh, prima di tutto dovrai essere una brava persona. Ricordatelo». Un insegnamento che Henrikh ha sempre seguito in campo e fuori per onorarne la memoria e diventare l’uomo che è. A soli quattordici anni, Mkhitaryan è volato in Brasile per allenarsi con il San Paolo, dove ha lavorato sull’aspetto tecnico del gioco, adottato uno stile di calcio diverso e creativo e imparato un’altra lingua, il portoghese. Nel corso della sua carriera, ha vestito le maglie di Pyunik, Metalurh, Shakhtar, Borussia Dortmund, Manchester United e Arsenal. E nel 2019 è arrivato in Italia dove per tre anni ha giocato nella Roma. Il 2 luglio 2022 si è ufficialmente unito all’Inter di Simone Inzaghi e rapidamente è diventato una delle colonne della squadra nerazzurra. Ma cosa sappiamo della sua vita oltre lo stadio? Il giocatore armeno parla cinque lingue, ha due lauree, una in Educazione Fisica e l’altra in Economia, è molto credente. In breve, non corrisponde esattamente allo stereotipo del calciatore. E anche molto attivo in cause sociali: soprattutto, impegnato a sostenere i diritti dei bambini armeni in povertà e disabilità. La sua vita è sempre al centro della scena: sul campo e nella quotidianità, è una figura centrale, pronto a dare tutto per fare la differenza.

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Libro vini armeni, comunicato stampa

Vini armeni, il libro che ti accompagna nella culla della viticoltura.
Dalle colline venete patrimonio Unesco dove viene prodotto il Prosecco Superiore Docg Conegliano – Valdobbiadene alla Valle dell’Ararat, in Armenia, il percorso potrebbe sembrare senza senso ai più e nemmeno essere annoverato alla spensierata scampagnata domenicale fuori porta, visti i 3.000 chilometri che separano le due realtà. Invece Enrico Dal Bianco – nativo proprio dalle colline coneglianesi – accompagna il lettore alla scoperta dei nettari locali con il libro “Vini Armeni. Viaggio nella culla della viticoltura” facendo seguito alle esplorazioni intraprese nella terra di Noé, durante gli ultimi otto anni. Il volume si dipana nel percorso ‘eno-storico’ che inizia dal Neolitico fino ad arrivare ai giorni nostri: dall’esplorazione della grotta di Areni, dove pochi anni fa sono stati rinvenuti i reperti archeologici che al momento fanno indicare questo luogo come prima cantina al mondo di produzione di vino (6.100 anni fa), fino alla moderna rinascita della viticoltura armena post sovietica. Queste evidenze dimostrano come la storia del vino si intrecci indissolubilmente con quella della civiltà umana, e come la vite domestica (Vitis vinifera) sia legata all’ antropizzazione umana sin da epoche antiche. Il libro è altresì impreziosito dalla sezione riguardante la storia dell’architettura armena, curata dall’autrice cadorina Manuela Da Cortà, con particolare riferimento ai divini e pittoreschi monasteri di questa terra sacra e mistica; l’Armenia infatti è stata la prima realtà che ha abbracciato la religione cristiana come religione di stato, sin dal 301 d. C.
Enrico Dal Bianco commenta: “Questa è l’area geografica, il Caucaso, dove è nata la viticoltura e dove si sono approntate le prime forma di domesticazione della vite nonché le prime forme di vinificazione ‘di massa’, tra i seimila e gli ottomila anni fa. Qui, in Armenia, mi sono innamorato dell’antica cultura, dell’arte locale, dell’enogastronomia e la gente ti accoglie a braccia aperte come se ti conoscesse da sempre, come uno di famiglia. Il richiamo alla terra armena è stato sin da subito magnetico, mistico, misterioso. E il libro in questione, a livello spirituale, è stata una forma di creatività che mi è venuto spontaneo scrivere quale atto d’amore verso una terra che mi ha donato più di quanto potessi immaginare: era giunto il momento di ricambiare, ed ecco la nascita della pubblicazione su vini armeni.”
Il mondo del vino, con la sua storia millenaria e le sue profonde radici culturali, si arricchisce quindi di un volume straordinario: “Vini Armeni. Viaggio nella culla della viticoltura”. Pubblicato da Kellermann Editore (Vittorio Veneto) nella collana “Grado Babo”, questo libro (144 pagine, € 18,00) si propone non solo come un’esplorazione del vino armeno, ma come un invito a scoprire un paese intriso di storia, mistero e fascino. Ma “Vini Armeni” va ben oltre la pura cronaca archeologica. È un’affascinante immersione in un Paese magico e un territorio unico, dove Occidente e Oriente si incontrano. Il libro invita il lettore a scoprire le peculiarità artistiche, storiche, religiose ed enogastronomiche dell’Armenia, svelando un fascino che va oltre il semplice prodotto della vite.
Il volume è arricchito da contributi di pregio: la prefazione è firmata da Antonia Arslan, scrittrice, saggista ed ex professoressa universitaria, la cui opera “La masseria delle allodole” ha narrato il genocidio armeno ed è stata adattata nell’omonimo film dei fratelli Taviani. La sua sensibilità e conoscenza della cultura armena aggiungono una profondità unica al testo. Inoltre il puntuale testo di Aldo Ferrari – storico e politologo di fama internazionale, professore all’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore del Programma di Ricerca su Russia, Caucaso e Asia Centrale per ISPI – completa il quadro, fornendo un contesto storico e geopolitico essenziale.
“Vini Armeni” non è solo un libro per esperti del settore, ma un’opera che saprà conquistare chiunque sia affascinato dalla storia, dalla cultura e, naturalmente, dall’eccellenza di un prodotto antico e affascinante come il vino. Un’opportunità imperdibile per riscoprire le origini di una delle bevande più celebrate al mondo.
Link all’articolo del blog:
Cordiali saluti.
Enrico Dal Bianco
tel: 3283522413
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ROMA – 19 ottobre 2025 – Cerimonia di canonizzazione del Beato Ignazio Maloyan – Arcivescovo Armeno Cattolico di Mardin, Martire del Genocidio Armeno (1915).

l prossimo 19 ottobre 2025 alle ore 10,30 il Santo Padre Leone XIV presiederà in San Pietro la Cerimonia di Canonizzazione del Beato Ignazio Maloyan, Arcivescovo Armeno Cattolico di Mardin, Martire del Genocidio Armeno (1915).
👉 Per i biglietti (gratuiti) rivolgersi al Pontificio Collegio Armeno – Salita di San Nicola da Tolentino, 17 – Roma 
Il giorno seguente Lunedì 20 ottobre 2025 alle ore 18,00 il Patriarca di Cilicia degli Armeni Cattolici
Sua Beatitudine Raphael Bedros XXI Minassian presidierà la Celebrazione Eucaristica di Ringraziamento
per la Canonizzazione di San Ignazio Maloyan.
I biglietti sono sempre reperibili presso il Pontificio Collegio Armeno

L’Armenia a piedi: immersione totale nella natura, senza folla

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IL 4 LUGLIO IN LIBRERIA LA NUOVA EDIZIONE DE I BARONI DI ALEPPO DI FLAVIA AMABILE E MARCO TOSATTI

 

Dal genocidio armeno alla Siria di Assad, le vicende di tre generazioni di una famiglia di albergatori e un secolo di storia, visti dalle finestre del più noto albergo del Medioriente, il Baron’s di Aleppo.

Il 4 luglio arriva in libreria la riedizione de “I baroni di Aleppo” di Flavia Amabile e Marco Tosatti (Marlin editore, collana Vulcano). Una storia di straordinaria attualità, alla luce dei conflitti che stanno tormentanto il mondo, a partire da quell’area geografica attraversata, amata, conosciuta e analizzata con precisione e lucidità dagli autori.

Il libro

I baroni di Aleppo è il racconto della storia del Medio Oriente dall’inizio del Novecento a oggi attraverso le vicende di una famiglia armena e del suo albergo fondato ad Aleppo nel 1911. Il libro ha inizio in Anatolia nella seconda metà dell’Ottocento quando l’impero ottomano stava preparando il genocidio armeno. E armeni sono i Mazloumian che, per sfuggire alla strage che stava per abbattersi sul loro popolo, lasciano la casa e la terra che dava loro da vivere e arrivano ad Aleppo. Hanno soltanto un carretto, alcuni bauli e tanta voglia di lavorare. È qui che Krikor, il patriarca, ha l’intuizione che cambierà la vita della famiglia: fonderà il primo albergo della regione. Non poteva scegliere momento e luogo migliore: l’anno seguente il treno Orient-Express arriva in città, Aleppo diventa un crocevia ancora più strategico e il Baron’s è il quartier generale di ogni trama, di ogni intrigo, di ogni incontro di rilievo. Durante la prima guerra mondiale i Mazloumian riescono a nascondere nelle stanze del loro albergo il giornalista Aram Andonian e le prove del genocidio armeno, negli anni Trenta sulla terrazza Agatha Christie scrive Assassinio sull’Orient Express. Il declino ha inizio dopo la seconda guerra mondiale quando, terminato il controllo francese, la Siria si incammina lungo un tormentato percorso che nel 1966 viene interrotto da un colpo di stato. Il Baron’s viene nazionalizzato e la famiglia conduce una lunga battaglia contro lo Stato per riprenderne il controllo. Armen, l’ultimo Mazloumian, fa quello che può per tenere aperto l’albergo ma nel 2012 scoppia la guerra civile e Aleppo finisce sotto le bombe…

Il giudizio di Gian Antonio Stella

Di padre in figlio, la storia avventurosa e struggente dei Mazloumian e del loro leggendario Hotel Baron, storia di trionfi e cadute, esilii e ritorni nel cuore di Aleppo, la città di Hadad il dio della tempesta, racchiude non solo i destini d’una famiglia armena ma di un mondo millenario a cavallo tra l’Occidente e l’Oriente, tra Agatha Christie, Lawrence d’Arabia e l’Isis”.

Dichiarazione di Flavia Amabile

Sembra difficile immaginarlo adesso ma la Siria è stata per secoli un luogo di incontro tra culture e religioni diverse. La storia dell’hotel Baron’s di Aleppo e della famiglia Mazloumian che raccontiamo in questo libro permette di ripercorrere questa epoca e questa Siria che oggi sono scomparse. Quattro generazioni che hanno vissuto amori e subito persecuzioni, dittature, regimi corrotti partendo dal genocidio armeno di fine Ottocento alla guerra civile che ha devastato la Siria dopo il 2012. Attraverso la storia dei Mazloumian si entra nella grande storia del Medio Oriente del secolo scorso”.

Dichiarazione di Marco Tosatti

L’idea di questo libro nacque per puro caso, una sera, sullaterrazza dell’Hotel Baron. Eravamo gli unici due clienti stranieri. Il proprietario, Armen Mazloumian, ci narrò la storia della sua famiglia e dell’hotel. Poi se ne andò. Flavia ed io restammo incantati dalla magia del suo racconto. Sembrava una fiction, ma era tutto vero;una catena di fatti personaggi, drammi e avventure che si dipanavano all’ombra della Cittadella di Aleppo, una delle città più antiche del mondo. Decidemmo, lì per lì, che non avremmo permesso che quel tesoro restasse nascosto, o perso per sempre. Così come siamo rimasti colpiti dalla magia di quella storia, speriamo che anche voi, che leggete queste righe, o vedete il video, vi facciate rapire dalla curiosità di scoprire il Baron Hotel e i suoi ospiti leggendari. Buon viaggio”.

Flavia Amabile

Nata a Salerno, vive e lavora a Roma. Giornalista del quotidiano “La Stampa”, ha pubblicato i seguenti volumi: Ultimi, viaggio nell’Italia che scompare (Gamberetti 1999), La vera storia del Mussa Dagh (con Marco Tosatti, Guerini, 2005), Mussa Dagh. Gli eroi traditi (con Marco Tosatti, Guerini, 2007), I baroni di Aleppo (con Marco Tosatti, La Lepre, 2009), Fiordamalfi (La Lepre, 2009), Elvira (Einaudi 2022), I contadini volanti (All Around, 2023).

Marco Tosatti

Nato a Genova nel 1947, è giornalista dal 1972, e ha coperto molti settori: sport, cronaca, politica, sindacale, e istruzione. Dal 1981 si occupa di informazione su temi religiosi. È stato il vaticanista de “La Stampa” dal 1981 al 2008. Ha scritto numerosi libri, su temi di religione e storia, in particolare del Medio Oriente, e sulla questione armena: I Baroni di AleppoLa vera storia del Mussa DaghGli eroi traditi; e inoltre: Inchiesta sul demonio, Padre Pio e il diavoloSanti posseduti dal demonioInchiesta sulla Sindone. Con don Gabriele Amorth ha scritto Memorie di un esorcista. Attualmente è titolare di un suo blog, “Stilum Curiae” su religione, politica, costume ed economia.

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Il Consiglio Regionale del Veneto riconosce la verità storica del genocidio armeno

VERITÀ STORICA: L’IMPORTANZA DEL RICONOSCIMENTO DEL GENOCIDIO DEGLI ARMENI DA PARTE DELLA REPUBBLICA DI TURCHIA

Leggi la mozione in Pdf risoluzione favero genocidio armeno

RaiRadio3 Ad alta voce – PODCAST – “I quaranta giorni del Mussa Dagh”

Il Programma “Ad alta Voce” di Rai Radio3 propone il podcast de “I Quaranta Giorni del Mussa Dagh” di Franz Werfel
Arroccati su una montagna, gli uomini e le donne di sette villaggi armeni lottano per difendere la propria vita e la propria identità. “I quaranta giorno del Mussa Dagh” è un romanzo di Franz Werfel letto da Elio De Capitani. La Rai resta disponibile alla corresponsione dei compensi per diritto d’autore agli aventi diritto che non è stato possibile reperire al momento della messa in onda. Adattamento di Fabiana Carobolante.
Franz Wefel iniziò a scrivere questo libro nel 1929, durante un soggiorno a Damasco, in Siria, una narrazione epica del tragico destino del popolo armeno. I quaranta giorni del Mussa Dagh letto da Elio De Capitani, dal 28 aprile, alle 17 alla radio e in podcast su RaiPlay Sound