Junior Eurovision 2021: l’EBU chiede spiegazioni alla TV azera sulla censura dell’esibizione armena (Eurofestivalnews 23.12.21)

L’EBU (European Broadcasting Union) interviene sulla questione della censura di Ictimai TV riguardante l’esibizione di Maléna con Qami Qami in rappresentanza dell’Armenia.

I commentatori della tv azera avevano parlato sopra tutti i tre minuti dell’esibizione live compiendo una vera e propria censura. Non solo, una volta che Maléna è stata proclamata vincitrice del concorso, i commentatori azeri non hanno nemmeno pronunciato il nome dell’Armenia e si sono soffermati sui successi del proprio paese, in particolare sulla vittoria all’Eurovision Song Contest 2011 del duo Ell & Nikki con Running Scared.

A pubblicare i video del commento azero allo Junnior Eurovision 2021 è stato l’account Twitter ESCDiscord.

La diffusione del video – e relative discussioni in merito – non sono passate inosservate e l’EBU è intervenuta sul tema con queste parole:

L’EBU è stata informata di questa questione e sta attualmente chiedendo chiarimenti al suo membro azero Ictimai TV. Le regole dello Junior Eurovision Song Contest insistono sul trattamento equo, rispettoso e paritario di tutti i partecipanti e ci impegniamo a garantire che siano seguiti da tutti coloro che partecipano all’evento.

Un astio, quello tra l’Armenia e l’Azerbaigian, che affonda le radici nel lontano 1991 quando l’URSS si scoglie e la regione del Nagorno-Karabakh si autoproclama indipendente, col nome di Repubblica dell’Artsakh.

Già tre anni prima, però, la popolazione locale era insorta contro l’avanza azera su quel territorio. Da lì in poi l’Armenia e l’Azerbaigian hanno continuato a darsi battaglia e, come abbiamo già spiegato, ogni occasione è buona per ricordare all’Europa l’inimicizia dei due Stati.

Difficile prevedere quali provvedimenti prenderà L’EBU ma probabilmente Ictimai TV non rischia nulla di grosso: forse una multa e una diffida.

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TURCHIA: Nascondere la crisi economica sotto al tappeto (EastJournal 23.12.21)

Nel bel mezzo dell’attuale crisi economica che sta affliggendo il paese, il ministro degli Affari Esteri Mevlüt Çavuşoğlu ha annunciato questa settimana che la Turchia vorrebbe normalizzare le proprie relazioni con l’Armenia, con un primo passo in questa direzione rappresentato dalla ripresa di voli di linea fra Erevan e Istanbul.

La strada verso un riavvicinamento è però complicata: diversi sono i bocconi amari che ancora avvelenano i rapporti, fra i quali la continua riluttanza della Turchia a riconoscere il Genocidio armeno nel 1915, ma anche il sostegno turco all’Azerbaigian durante la Guerra del Nagorno-Karabakh del 2020.

L’inatteso annuncio parrebbe un tentativo per mettere in ombra la crisi economica, giocando la carta della geopolitica nel Caucaso. Tuttavia, potrebbe non essere abbastanza per deviare l’attenzione dalla spirale negativa in cui sta precipitando la moneta nazionale, e con essa l’economia turca. Come già raccontato sulle nostre pagine, da inizio anno la lira turca ha perso oltre la metà del suo valore, con effetti sempre più pesanti per la società. Il paese è sull’orlo della bancarotta finanziaria e l’intenzione di riconciliarsi con Erevan può poco in questo contesto di sempre più profonda difficoltà – tantomeno blindare le possibilità di rielezione per Recep Tayyip Erdoğan alle presidenziali del 2023.

La vera spinta dietro alla dichiarazione di Çavuşoğlu potrebbe essere stata dettata in realtà da ragioni molto più strategiche, e originerebbero dall’accordo di pace siglato fra Russia, Azerbaigian e Armenia nel novembre 2020 che ha messo fine agli scontri nel Nagorno-Karabakh. Il documento, infatti, non è solo un cessate il fuoco, ma come riporta l’analista politico Cengiz Candar, rappresenta un vero e proprio piano di intenti per modellare il futuro della regione.

L’accordo prevedrebbe, infatti, fra gli altri, la disposizione di un “corridoio” per connettere l’Azerbaigian con la sua “exclave” autonoma di Naxçıvan, separata dalla restante parte del territorio azero dall’Armenia, lungo il confine turco. Il corridoio consentirebbe in questo modo di collegare direttamente la Turchia con l’Azerbaigian, permettendo ad Ankara di proiettarsi verso il Mar Caspio e da lì verso le altre repubbliche turche dell’Asia Centrale.

L’importanza geopolitica del patto trilaterale è evidente e offrirebbe immensi benefici geopolitici, economici e commerciali: Ankara otterrebbe l’accesso al corridoio di trasporto attraverso il territorio armeno, mettendo così in collegamento la Turchia con l’Asia Centrale e la One Belt One Road Initiative cinese.

L’apertura del collegamento di trasporto è in linea anche con le ambizioni del Cremlino di aumentare la sua influenza geopolitica nella vecchia orbita dell’Unione Sovietica, il Caucaso meridionale, poiché Mosca avrebbe accesso all’Armenia e Azerbaigian, oltre che alla Turchia, bypassando la Georgia. Non solo, la Russia con i suoi peacekeepers manterrebbe il controllo della via, garantendosi una presenza militare, probabilmente maggiorata, in loco.  

Non solo, questo collegamento regionale sarebbe di estremo interesse anche per le aspirazioni della Cina e della sua One Belt One Road Initiative, consentendo ai prodotti e beni cinesi di viaggiare agevolmente lungo tale infrastruttura.

La possibilità di una distensione fra Turchia e Armenia è stata ben accolta dagli Stati Uniti, una prospettiva già incoraggiata dal presidente Joe Biden durante l’incontro a Roma fra i due paesi avvenuto in ottobre. In questa occasione, Biden avrebbe sollecitato Erdoğan a riaprire i confini della Turchia con l’Armenia, chiusi dal 1993 da Ankara in solidarietà con l’AzerbaigianIn realtà, l’apertura armena della Turchia non avrebbe niente a che fare con la richiesta degli USA e, in ogni caso, una normalizzazione con l’Armenia non è abbastanza per recuperare e riparare le relazioni con gli Stati Uniti – Washington non ha ancora perdonato l’acquisto da parte della Turchia dei missili S-400 russi.

Il primo passo verso la conciliazione fra Ankara e Erevan sarebbe un incontro fra inviati speciali dei due paesi per discutere della riapertura del confine turco-armeno, cui seguirebbe la nomina di ambasciatori. Se il processo proseguirà senza intoppi, il corridoio fra Turchia e Azerbaigian potrebbe effettivamente concretizzarsi. Tuttavia, una conclusione agevole del processo non è per nulla scontata e le relazioni potrebbero in ogni momento deragliare nuovamente – come già avvenuto numerose volte in passato.

Lungi dall’attenuare il difficile periodo economico che la Turchia sta vivendo, il corridoio sarebbe tuttavia una mossa strategica e geopolitica importante dai grandi vantaggi a lungo termine. Il Sultano ha sicuramente fatto le sue considerazioni.

NOTA: numerosi sono gli articoli di East Journal sulla guerra del Nagorno-Karabakh. EJ si è anche occupato estensivamente della questione armena. Di seguito sono riportati alcuni articoli fondamentali, si raccomanda tuttavia di consultare l’archivio per la visione completa.

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Presidenziali francesi, la gollista Pécresse visita l’Armenia (Askanews 21.12.21)

Milano, 21 dic. (askanews) – Dopo Éric Zemmour, il candidato della destra identitaria francese, anche la gollista Valérie Pécresse visita l’Armenia, incontrando il presidente armeno Armen Sarkissian. La candidata è evidentemente in cerca di consensi tra i cristiani e la comunità armena francese in questo avvio della campagna presidenziale francese. In queste immagini rende omaggio a chi è sepolto nel cimitero militare di Yerablur.

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Junior Eurovision 2022: l’Armenia organizzerà la manifestazione (Eurofestivalnews 21.12.21)

È ufficiale: sarà l’Armenia a organizzare lo Junior Eurovision 2022. L’annuncio è arrivato oggi da parte dell’EBU, European Broadcasting Union, e dell’AMPTV, l’emittente armena.

La decisione di far organizzare all’Armenia la ventesima edizione della kermesse musicale per bambini più importante d’Europa non era del tutto scontata.

Anzitutto perché al contrario dell’Eurovision Song Contest, il paese campione in carica non è obbligato ad organizzare l’anno seguente.

L’Italia, infatti, che vinse lo Junior Eurovision 2014 con Vincenzo Cantiello, classificatosi pochi giorni fa al secondo posto nel talent di Canale 5 “All together now”, non ospitò l’edizione 2015 che si tenne invece a Sofia, in Bulgaria.

Altro caso verificatosi nel 2018: sebbene l’anno prima la Russia avesse vinto lo Junior Eurovision, già prima della proclamazione della vittoria russa, era risaputo che l’anno dopo si sarebbe volati a Minsk, in Bielorussia.

Un’altra ragione per cui si aveva qualche titubanza sull’organizzazione armena dello Junior Eurovision 2022 era relativa allo scenario politico da cui proviene lo stesso Stato caucasico.

Nel 2020 l’Armenia, pur avendo già selezionato brano e artista, si ritirò dallo Junior Eurovision e successivamente anche dall’Eurovision 2021.

Il tutto a causa delle difficoltà riscontrate dalla tv armena, dovute al coinvolgimento del Paese nella guerra del Nagorno-Karabakh, che ha anche causato l’instaurarsi della legge marziale nello Stato armeno.

Sicuramente l’organizzazione dello Junior nel 2022 sarà un segno di rinascita per il Paese ed è anche una rivincita proprio per Maléna, la vincitrice del contest di Parigi con “Qami Qami”.

La giovane cantante armena, infatti, era stata già selezionata per partecipare allo Junior Eurovision 2020. A causa del ritiro del Paese dalla competizione, Maléna non prese parte alla manifestazione e fu quindi riselezionata per lo Junior Eurovision 2021.

L’Armenia e lo Junior Eurovision

L’Armenia è una vera e propria potenza allo Junior Eurovision Song Contest. Ha già vinto la competizione una volta, nel 2010, organizzando, poi, a Erevan, l’edizione del 2011.

Ha guadagnato l’argento per ben quattro volte (2007, 2009, 2015 e 2016) e il bronzo per ben due volte (2012 e 2014). In tutte le altre partecipazioni lo stato caucasico non è mai sceso al di sotto della nona posizione.

A proposito della prossima edizione dello Junior Eurovision in Armenia, queste sono le parole di Martin Österdahl, supervisore esecutivo degli eventi eurovisivi:

La vincitrice moderna ed elegante dell’Armenia ha stabilito un nuovo standard per la competizione. Il loro entusiasmo per l’evento non ha eguali e siamo entusiasti che AMPTV voglia ospitare la ventesima edizione dello JESC il prossimo anno. Non vediamo l’ora di lavorare con loro per pianificare un’edizione speciale per l’anniversario dello spettacolo.

Queste, invece, le parole di Noel Curran, il Direttore Generale dell’EBU:

Siamo stati entusiasti di vedere l’Armenia vincere il suo secondo Junior Eurovision a Parigi questo fine settimana e ci congratuliamo con Maléna e la delegazione per il duro lavoro di AMPTV e per la loro splendida vittoria. Accogliamo con favore l’entusiasmo del nostro membro armeno di voler ospitare il 20° Junior Eurovision Song Contest e prevediamo una grande collaborazione tra l’EBU e AMPTV nei prossimi mesi.

Hovhannes Movsisyan, CEO della televisione pubblica armena, ha dichiarato:

Fin dal primo giorno in cui abbiamo pubblicato “’Qami Qami”’ abbiamo creduto nella vittoria di Maléna e non vedevamo l’ora di ospitare questo grande evento. Gli armeni sono molto entusiasti del nostro ritorno nella famiglia dell’Eurovision, e ancora più entusiasti di ospitare questo spettacolare evento l’anno prossimo. Benvenuti in Armenia!

La data e la sede del prossimo Junior Eurovision Song Contest saranno rivelate nei prossimi mesi.

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Junior Eurovision 2021: il boicottaggio della tv azera alla entry armena

Armenia-Azerbaigian: soddisfazione di 26 parlamentari italiani per rilascio 10 prigionieri armeni detenuti (AgenziaNova 21.12.21)

Armenia-Azerbaigian: soddisfazione di 26 parlamentari italiani per rilascio 10 prigionieri armeni detenuti

Roma, 21 dic 13:45 – (Agenzia Nova) – “L’Azerbaigian ha restituito all’Armenia – da quanto si apprende in un comunicato del portavoce del ministero degli Esteri armeno, Vahan Hunanyan – altri dieci prigionieri di guerra. Esprimiamo soddisfazione. Con la mediazione europea ci sono stati segnali importanti di miglioramento. Auspichiamo che sia solo l’inizio del rilascio di tutti i prigionieri detenuti illegalmente e che i negoziati di pace proseguano per una risoluzione definitiva del conflitto del Nagorno-Karabakh”. Lo dichiarano in una nota congiunta i 26 parlamentari italiani che lo scorso 10 dicembre avevano firmato un appello bipartisan al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, chiedendo di porre come presupposto del rapporto Unione Europea-Azerbaigian, nell’ambito del Partenariato Orientale, il rilascio dei prigionieri di guerra e civili detenuti nel citato Paese a seguito della guerra del Nagorno-Karabakh: Enrico Aimi, Paola Binetti, Stefano Borghesi, Andrea Cangini, Massimiliano Capitanio, Emilio Carelli, Laura Cavandoli, Giulio Centemero, Jari Colla, Vito Comencini, Andrea Del Mastro delle Vedove, Roberto Paolo Ferrari, Paolo Formentini, Niccolò Invidia, Alvise Maniero, Elena Murelli, Michele Nitti, Giuseppina Occhionero, Andrea Orsini, Alessandro Pagano, Tullio Patassini, Flavia Piccoli Nardelli, Catia Polidori, Alberto Ribolla, Matteo Salvini, Orietta Vanin. (Com)

“Aiutare l’Armenia a proteggersi oggi significa proteggere noi stessi domani” (Il Folgio 20.12.21)

“Aiutare l’Armenia a proteggersi oggi significa proteggere noi stessi  domani” (Di lunedì 20 dicembre 2021) Le Figaro – Lei ha firmato la prefazione di un bel libro che mette assieme i disegni dei bambini e i testi impegnati di alcune personalità di origini armene o pro Armenia per denunciare la guerra del Nagorno-Karabakh. Lei dice che quando è iniziata la guerra, nel suo cervello si è accesa una piccola luce rossa dell’infanzia. Come mai? Jean-Christophe Buisson – Nei miei viaggi in Armenia e nel Nagorno-Karabakh prima di questo conflitto scatenato dall’Azerbaijan nel 2020, non potevo fare a meno di osservare la gioventù di questo popolo armeno che è fra i più vecchi al mondo. Portatori di una lunga e dolorosa storia segnata in particolare da un genocidio, i bambini armeni sono comunque animati da una felicità, da una gioia di vivere, da un ottimismo di cui i nostri bambini, che vivono in un paese più agiato, più ricco, più benestante, sono spesso incapaci. Quando è scoppiata la guerra il …

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ACS accanto ai rifugiati del Nagorno-Karabakh: “Lottiamo per la sopravvivenza” (VaticaNews 20.12.21)

Sono circa 90mila i rifugiati provocati dal conflitto in Nagorno-Karabakh che lo scorso anno ha visto fronteggiarsi Armenia e Azerbaijan. Una guerra che sembra dimenticata, ma che ha lasciato gravi conseguenze tra la popolazione, al fianco della quale c’è “Aiuto alla Chiesa che soffre”

Isabella Piro – Città del Vaticano

“Tutto ciò che avevamo con noi era una valigia”: Lida racconta così la fuga alla sua patria, il Nagorno-Karabakh, avvenuta dopo lo scoppio del conflitto tra Armenia e Azerbaijan, il 27 settembre 2020. Un cessate il fuoco tra i due Paesi è stato negoziato il 9 novembre 2020, ma gli strascichi di quella guerra sono ancora lunghi: in totale, si contano circa 90mila rifugiati, dei quali solo 25mila sono riusciti a tornare alle loro case. Tutti gli altri sono in Armenia e lottano per la sopravvivenza. Lida è tra questi: abita ad Artashat, una piccola città situata al crocevia di Armenia, Turchia e Azerbaigian. La sua testimonianza è stata raccolta dalla Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs) che nel mese di ottobre ha compiuto una visita in territorio armeno, per capire come portare aiuto in modo efficace ai rifugiati.

Senza elettricità e acqua

L’appartamento dove vive Lida è arredato in modo spartano, con solo lo stretto necessario. Mancano l’acqua corrente e l’elettricità, mentre da un enorme buco nel soffitto si scorge il piano superiore. I suoi figli più grandi – racconta – hanno combattuto in guerra; ne sono usciti vivi, ma sono ancora gravemente traumatizzati ed hanno difficoltà a trovare un lavoro. La donna ha le lacrime agli occhi quando parla della sua casa in Nagorno-Karabakh: è stata occupata dagli azeri durante la guerra, lo ha scoperto su Facebook.

Gli aiuti per 150 famiglie di Goris

Nei primi quattro mesi in Armenia, Lida ha ricevuto aiuti dallo Stato, ma ora non più. Fortunatamente, può contare su “Aiuto alla Chiesa che soffre” che fornisce, a lei e ad altri rifugiati, aiuti materiali ed assistenza spirituale e psicologica. In particolare, la Fondazione sostiene la ricerca di alloggi accessibili per i bisognosi, li supporta nel trovare un lavoro e garantisce kit di emergenza per 150 famiglie nella città di Goris, al confine con il Nagorno-Karabakh.

L’appello del Papa

Da ricordare che, all’Angelus del 1.mo novembre 2020, giorno della festa di Tutti i Santi Papa Francesco aveva invocato la pace nella regione: “Non dimentichiamo quanto sta accadendo nel Nagorno-Karabakh – aveva detto –  dove gli scontri armati si susseguono a fragili tregue, con tragico aumento delle vittime, distruzioni di abitazioni, infrastrutture e luoghi di culto, con il coinvolgimento sempre più massiccio delle popolazioni civili”. Di qui, il suo accorato appello alle parti in causa per fermare “lo spargimento di sangue innocente”. La violenza non si risolve con la violenza, concludeva Francesco, ma solo con “un negoziato sincero”. Infine, il suo pensiero e alla sua vicinanza andavano a tutti i sofferenti a causa della guerra.

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Un ponte con i vigneti di Armenia e Ucraina (Il Friuli.it 20.12.21)

Un ponte tra il Vigneto Friuli e quelli di Armenia e Ucraina. È quello che getterà Agrifood Fvg, protagonista di due progetti sostenuti dall’Unione Europea nell’ambito della collaborazione con i Paesi del vicino Est al di fuori del perimetro comunitario. In programma seminari di approfondimento, scambi di visite per conoscere da vicino le rispettive realtà e partecipazione a eventi fieristici internazionali.

L’agenzia regionale Agrifood Fvg è risultata vincitrice di una call del programma europeo EU4BCC del settore vinicolo che vuole supportare la collaborazione tra aziende e istituzioni europee e di 6 Paesi della Eastern Partnership (EaP): Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina. Realizzerà così due progetti paralleli. Il primo si chiama Wine-Chain e coinvolgerà nell’arco di sei mesi imprese vinicole italiane e armene, terra con una ricchissima storia vinicola fin da 6.500 anni fa e che oggi è avviata verso una modernizzazione del proprio sistema produttivo. Il secondo progetto, della durata di quattro mesi, è denominato Wine V-Net e creerà le basi per collaborazioni con partner ucraini.

In entrambi i casi si dà importanza alla cooperazione tra imprese per la creazione di nuovi canali per la loro internazionalizzazione, per il trasferimento tecnologico, per la creazione i rapporti di distribuzione e attività di marketing digitale. La forza dei due progetti, cioè, è la loro capacità di coinvolgere l’intera filiera del vino, quindi non soltanto la parte produttiva di coltivazione e vinificazione, ma anche tutto il sistema dei fornitori di servizi e di attrezzature.

Sono previsti incontri di approfondimento, sia in presenza sia su piattaforma digitale, scambi di visite per conoscere reciprocamente le diverse esperienze imprenditoriali e la partecipazione di delegazioni congiunte a eventi fieristici internazionali, uno tra tutti Vinitaly.

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Vino, il Friuli alla “conquista” di Armenia e Ucraina (Messaggeroveneto.it 20.12.21)

Azerbaigian-Armenia: Taverna (M5s), gioia per liberazione prigionieri da parte di Baku (AgenziaNova 19.12.21)

Roma, 19 dic 14:59 – (Agenzia Nova) – “Riempie di gioia la recente liberazione di prigionieri di guerra armeni da parte di Baku. La speranza è che si possa quanto prima considerare definitivamente concluso il conflitto del Nagorno-Karabakh nella prospettiva di una pace duratura, fonte di stabilità per l’intera regione”. Lo scrive su Twitter la senatrice del Movimento cinque stelle, Paola Taverna. (Rin)

Junior Eurovision Song Contest 2021: vince l’Armenia (TvSorrisieCanzoni 19.12.21)

Il rock italiano non sbanca il Junior Eurovision Song Contest e non bissa il successo dei Måneskin, alla competizione. Ha chiuso infatti solo al decimo posto la gara della nostra dodicenne rappresentante, Elisabetta Lizza che ha cantato un pezzo decisamente rock come Specchio (Mirror on the wall).

Il Junior Eurovision Song Contest 2021 di Parigi è stato invece vinto dall’Armenia, grazie alla giovane Maléna Fox – che ha finito la sua esibizione finale in lacrime – con la sua Qami Qami, un pezzo originale e moderno farcito di synth e completamente cantato in armeno con piccole parti in inglese. Una vittoria che bissa il primo posto dell’Armenia nella competizione che risale al 2010 con Vladimir Arzumanyam e Mama.

Seconda si è piazzata la Polonia, con Sara James e la sua Somebody, mentre solo terzo si è classificato invece Enzo, il rappresentante della Francia, nonostante il nome italiano, che con la sua orecchiabile Tic Tac a un certo punto delle votazioni sembrava avere la vittoria in tasca.

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Junior Eurovision 2021: vince l’Armenia, Italia decima con Elisabetta Lizza (Eurofestivalnews 19.12.21)