Dante sa parlare anche in armeno (Sole24ore 31.05.21)

Dante è sempre stato nel respiro sotterraneo del Ravenna Festival. Quest’anno, con la ricorrenza dei settecento anni dalla morte, letteralmente vi trabocca: Dedicato a Dante si intitola il cartellone e scorrendo i fitti appuntamenti, lo ritroviamo in un continuo affiorare. Declinato nella musica, nel teatro, nella danza. Motore di linguaggi contemporanei oppure riesumato nelle pagine di autori del passato. Dante presente, inevitabile, aleggiante, al pari di quell’edicola bianca, a cupoletta. La sua tomba.

Impossibile non incrociarne lo sguardo, passando dagli uffici del Festival. Loro a destra, lei giusto in fondo, nella medesima via. In comune un tratto: la porta sempre aperta, tutto il giorno. Per accogliere i rispettivi ospiti, certo. Ma forse anche per dialogare, nei segreti silenzi di certe ore assolate.

Dopo l’apertura con Teodora di Montalbetti, il Festival prosegue parlando di Dante, con il musicologo Piero Mioli, nel Chiostro della Biblioteca Classense, che rilegge la Commedia come un gigantesco poema sinfonico.

E nel segno di Dante trova coronamento, con il concerto straordinario diretto da Riccardo Muti, con l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e il Coro del Maggio Musicale Fiorentino, replicato nelle tre città del poeta: a Ravenna il 12 settembre, a Firenze il 13 (data della morte) e a Verona il 15.

Intenzionalmente tripartito, vede le paradisiache Laudi alla Vergine Maria di Giuseppe Verdi, il Purgatori di Tigran Mansurian, commissione di Ravenna Festival al principale compositore armeno dei nostri giorni, 82 anni, per approdare infine alla monumentale Dante-Symphonie di Franz Liszt.

Un minuscolo contrassegno, fatto del noto profilo del poeta e colorato di rosso, verde e bianco, ci orienta nel Dante dedicato. Qui la scelta si fa difficile, perché se di primo acchito verrebbe da consigliare l’ascolto dei brani contemporanei, freschi di penna, con le tre Cantiche trasformate in partitura, sull’altro fronte il gruppo degli antichi si presenta talmente raro e sfaccettato nelle proposte da stuzzicare alla pari curiosità e interesse. Dante oggi si rispecchia in tre significative e originali commissioni a altrettanti compositori, di radici e scuole diversissime.

A Giovanni Sollima, cavaliere sul violoncello, capace di sfide su temi scottanti di attualità, partendo dalla sua Palermo, spetta la prima tappa: Sei studi sull’Inferno di Dante sono pannelli anticati (anche secondo la tecnica del contrafactum) su brevi estratti dal Terzo Quinto Venticinquesimo Canto, con Raffaele Pe controtenore, coro e orchestra. Alla sperimentale, ma insieme evocativa, scrittura di Tigran Mansurian va il Purgatorio: debutto a Erevan, nella nuova tappa delle “Vie dell’amicizia”, e lusso della concertazione privilegiata di Muti. Infine a Valentin Silvestrov, pianista e compositore ucraino (anche lui decano, 83 anni, anche lui scoperta dell’etichetta ECM) viene riservata la luminosità ineffabile del Paradiso, negli ori della Basilica di Sant’Apollinare in Classe.

Coerenti gli autori, pertinenti i luoghi e gli esecutori. Ma a questa inedita Commedia in suoni, encomiabile progetto, cifra distintiva senza precedenti e di notevole impegno per il Ravenna Festival, si affiancano le riscoperte nella letteratura del passato. Si parte da Dante e i trovatori, con Enea Sorini voce, salterio e percussioni, e Peppe Frana oud e guinterna, e un drappello di poeti-compositori capeggiati da Arnaut Daniel, quello che Dante incoronò “miglior fabbro del parlar materno” (Purgatorio, XXVI). Gli stessi ripresi poi in organico allargato, con arpa, buccina, cialamella e cornamusa, dallo storico Ensemble Micrologus.

Sempre nella Basilica di San Francesco, che ospitò i funerali danteschi, si eseguono mottetti sacri del Seicento, con cornetto, organo e soprano di “Seicento stravagante”. Vielle, organo portativo e ciotole, percussioni storiche e voce recitante di “Ensemble Palamento” cercano Dante in musiche del Trecento, sulle tracce di Boccaccio. Mentre Odhecaton, col suo direttore Paolo Da Col, conosciuti come raffinati archeologi musicali (e infatti per la liturgia nelle Basiliche offrono il capolavoro della Missa Hercules dux Ferrariae di Desprez) affrontano la novità di Mirco De Stefani, sul Canto XXXIII del Paradiso, in un viaggio dantesco, dalle parole ai suoni.

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Da Beethoven all’Armenia, su YouTube la musica da camera del Puccini di Gallarate (Malpenza24 30.05.21)

GALLARATE – La rassegna “Virtuose e virtuosi in virtuale”, a cura del conservatorio “G. Puccini” di Gallarate, si arricchisce di un nuovo concerto che nel programma spazierà da Beethoven a Brahms, passando per i paesaggi dell’Armenia evocati da Arutunian e Babadjanian: a eseguire i brani che andranno in onda domani, lunedì 31 maggio, alle 20.30 sul canale YouTube dell’Istituto, saranno gli allievi della classe di musica da camera della professoressa Cristiana Nicolini.

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Nuovi equilibri tra violoncello e basso

Si parte con la seconda delle due Sonate op. 5, composta da Ludwig van Beethoven nel 1796 a seguito dell’incontro con il violoncellista Jean-Pierre Duport e dedicata a Federico Guglielmo II di Prussia, anch’egli violoncellista dilettante, già dedicatario di Quartetti di Mozart e Boccherini. Della composizione, con cui Beethoven si staccava definitivamente dal modello della sonata per violoncello e basso continuo in favore di nuovi equilibri tra i due strumenti e di innovazioni formali, saranno eseguiti i primi due movimenti: Adagio sostenuto ed espressivo, Allegro molto più tosto presto. Al pianoforte Beatrice Distefano e al violoncello Elena Carla Porta.

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L’incontro di Brahms con Mühlfeld

Dal primo Beethoven all’ultimo Brahms: il concerto prosegue con Filippo Cortellari al clarinetto e Luca Barberis al pianoforte, che interpretano la Sonata op. 120 n. 2 per clarinetto (o viola) e pianoforte, scritta nel 1894 dal compositore amburghese. Entrambe le Sonate dell’op. 120 furono inizialmente concepite non per viola, ma per clarinetto, e anch’esse (insieme al Trio op. 114 e al Quintetto op. 115) devono la loro origine all’incontro con un altro celebre strumentista, Richard von Mühlfeld (“Fräulein Klarinette”, come lo aveva soprannominato Brahms, ammirato dalla sua maestria).

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Paesaggi e sonorità dell’Armenia

Seguirà un excursus nel repertorio armeno con i due pianoforti di Aurora Avveduto e Cristina Coppola, che rievocheranno sonorità e paesaggi di questa terra con la Rapsodia armena per due pianoforti, composta “a quattro mani” da Alexander Arutunian e Arno Babadjanian nel 1950. Sarà poi la volta del trio composto da Matilde Lualdi (violino), Daniele Curioni (violoncello) e Fabio De Bortoli (pianoforte), impegnati nel Trio Elegiaco in sol minore n. 1 di Sergej Rachmaninov, composto a Mosca nel 1892 e pubblicato solo dopo la scomparsa del compositore.

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La Sonata di “Mel”, compagna di studi di Debussy

Marat Acquavita (flauto) e Samuele Ghiraldini (pianoforte) propongono invece la Sonata di Mélanie Hélène Bonis. Compositrice francese tardo-romantica, allieva di César Franck e compagna di studi di Claude Debussy al Conservatorio di Parigi, la Bonis dovette fronteggiare le numerose difficoltà per le donne che si affacciavano al mondo della composizione, che la spinsero tra l’altro ad adottare il soprannome di “Mel”. Dopo il fallimento del matrimonio che le era stato imposto dalla famiglia, poté dedicarsi appieno alla composizione, entrando nella Société des compositeurs de musique e venendo pubblicata dal celebre editore Leduc. In chiusura, si torna a Brahms con il Trio op. 114 interpretato da Riccardo Lentini (clarinetto), Elena Carla Porta (violoncello) e Alessandro Danieli (pianoforte).

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Armenia: Pashinyan accusa Azerbaigian di provocare tensioni per influenzare elezioni parlamentari (Agenzianova 30.05.21)

Erevan, 30 mag 18:51 – (Agenzia Nova) – L’Azerbaigian sta cercando di provocare tensioni al confine nel tentativo di influenzare l’esito delle elezioni parlamentari anticipate in Armenia. Lo ha dichiarato oggi il primo ministro armeno ad interim, Nikol Pashinyan. “Le ultime provocazioni dell’Azerbaigian al confine hanno ovviamente lo scopo di influenzare i processi elettorali in Armenia”, ha affermato, ripreso dai media locali. “Prendendo questi passi provocatori, l’Azerbaigian vuole vedere un certo risultato elettorale”, ha detto, aggiungendo che Baku non vuole che il suo partito vinca le elezioni parlamentari. Le elezioni anticipate in Armenia sono previste per domenica 20 giugno. (segue) (Rum)

La Città metropolitana di Reggio Calabria riconosce la Repubblica dell’Artsakh e il genocidio del popolo armeno (Il Reggino 30.05.21)

Il Consiglio della Città metropolitana ha approvato all’unanimità due importanti mozioni in solidarietà e sostegno del popolo armeno: nella prima è stato riconosciuto il “Genocidio del popolo armeno”, avvenuto nel 1915 a opera dell’Impero Ottomano; nella seconda è stata formalmente riconosciuta la Repubblica armena dell’Artsakh, ultimamente vittima di un’aggressione armata da parte dell’Azerbaigian. «Il rapporto fra la provincia di Reggio e l’Armenia – ha affermato la presidente Tehmine Arshakyan – benché ancora poco conosciuto, in realtà è secolare e negli ultimi anni sta ritrovando vivacità.

Come “Comunità Armenia-Calabria” vogliamo ringraziare tutto il Consiglio metropolitano per la sensibilità dimostrata e in particolare vogliamo ringraziare il consigliere Rudi Lizzi che ha conosciuto la nostra realtà e ha voluto fare propria la causa armena attraverso la presentazione di queste due mozioni. Vogliamo esprimere la nostra gratitudine anche ai consiglieri Antonio Minicuci, Armando Neri, Carmelo Versace, Giuseppe Ranuccio, Domenico Mantegna, Antonio Zimbalatti, Filippo Quartuccio e Domenico Marino, che in maniera trasversale hanno sottoscritto le due mozioni presentate dal consigliere Lizzi. Il rapporto fra il popolo armeno e il territorio reggino nasce intorno al decimo secolo dopo Cristo, un legame testimoniato dai numerosi siti archeologici presenti in particolare nella provincia jonica, nonché nel culto di alcuni santi e in toponimi e idiomi che utilizziamo nella nostra quotidianità anche senza rendercene conto.

Riscoprire questo rapporto significa rinsaldare le proprie radici culturali oltre che ravvivare un’amicizia con una terra lontana geograficamente ma vicina per storia e cultura. Già da qualche anno questa relazione aveva ripreso vita alimentando un flusso di ricercatori accademici e di visitatori armeni, in particolare a Brancaleone e nei comuni limitrofi che attraversano quella che ormai viene definita la “Valle degli Armeni”. Siamo certi che queste due mozioni risulteranno da stimolo per incentivare le relazioni fra Reggio e l’Armenia, ma anche per far crescere l’interesse culturale verso il nostro territorio tanto da divenire possibile volano di un auspicato sviluppo turistico con positive ricadute sul territorio».

Soddisfatto anche il consigliere di Fratelli d’Italia Rudi Lizzi, che ha presentato le due mozioni. «Le due mozioni discusse – ha dichiarato Lizzi – hanno rappresentato un’importante contributo a favore del rispetto dei diritti umani, per la promozione della pace fra i popoli, per il sostegno al dialogo fra culture, che ha aggiunto – principi sanciti dalla nostra Costituzione e valori fondanti l’Unione Europea ma che, purtroppo, in varie parti del mondo ancora rappresentano una conquista da raggiungere.

La comunità Armena-Calabria da diverso tempo – ha continuato il consigliere metropolitano – ha posto alla mia attenzione le tensioni che purtroppo animano l’area caucasica recentemente scossa da un conflitto armato fra la Repubblica di Armenia e l’Azerbaijan per l’integrità e l’indipendenza della regione del Nagorno-Karabakh, chiamata anche “Repubblica dell’Artsakh. Con queste due mozioni anche la Città metropolitana di Reggio Calabria – ha concluso Lizzi – si inserisce in un percorso concreto di solidarietà e di difesa dei diritti umani, del dialogo e della pace che si può costruire solo attraverso atti che, sicuramente possono avere un valore simbolico, ma che hanno anche un loro concreto peso mediatico e nel contesto delle relazioni internazionali. E noi reggini, intimamente legati all’Armenia, non possiamo restare indifferenti».

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L’Azerbaigian sconfina e cattura sei soldati dell’esercito armeno (Tempi.it 29.05.21)

L’esercito dell’Azerbaigian ha catturato sei soldati armeni vicino al confine dopo essere sconfinato in territorio armeno. È l’ultimo di una serie di incidenti negli ultimi mesi che hanno visto le truppe azere oltrepassare pericolosamente il confine con l’Armenia dopo le importanti conquiste nel Nagorno-Karabakh ottenute durante la guerra di sei settimane iniziata a settembre. Il conflitto, risolto dal decisivo intervento della Turchia a fianco del regime azero, si è concluso a novembre con un doloroso accordo mediato dalla Russia.

L’Azerbaigian perseguita gli armeni

I sei soldati rapiti dall’Azerbaigian si trovavano in una zona al confine con la provincia di Kalbajar, che le forze armene dovevano abbandonare entro il 15 novembre, in base agli accordi. Il ministro della Difesa armeno ha accusato il regime azero, che a sua volta ha puntato il dito contro Erevan, sostenendo che avrebbe inviato i soldati nella zona per operazioni di sabotaggio.

A inizio maggio l’esercito azero è sconfinato per 3,5 chilometri in territorio armeno nella provincia di Gegharkunik, adiacente a quella di Kalbajar. Come riporta la Bbcsolo il pronto intervento diplomatico di Erevan «ha impedito all’Azerbaigian di occupare quella parte di Armenia. Nella stessa area in uno scambio a fuoco lungo il confine è morto un soldato armeno». Nonostante l’esercito azero si sia formato, centinaia di soldati restano ancora in territorio armeno.

Dopo il conflitto di settembre, nel quale sono morte 6.000 persone, l’Azerbaigian ha riconquistato vaste porzioni del Nagorno Karabakh. In base agli accordi, le forze armene hanno dovuto lasciare le province di Kalbajar e Lachin. Circa 2.000 soldati dell’esercito russo controllano che gli accordi vengano rispettati.

Il genocidio culturale degli armeni

Nonostante la fine della guerra, l’Azerbaigian non sembra intenzionato a fermarsi e non mancano segnali inquietanti. Oltre ai ripetuti sconfinamenti in territorio armeno, Erevan ha dimostrato che il regime azero si sta dedicando a distruggere il patrimonio culturale-religioso armeno nei territori riconquistati. Diverse chiese sono già state rase al suolo.

Non solo. Come previsto dagli accordi, l’Armenia ha rilasciato tutti i prigionieri azeri. Il regime islamico non ha fatto lo stesso. Tre settimane fa, il Parlamento europeo ha intimato a Baku di restituire tutti i prigionieri di guerra armeni, che secondo alcune organizzazioni per i diritti umani sarebbero torturati nelle carceri azere. Secondo l’Europarlamento, almeno 245 persone sarebbero prigionieri.

L’Azerbaigian è anche accusato di aver rapito e brutalmente ucciso nel Nagorno Karabakh decine di civili armeni dopo che la guerra si era già conclusa. Un avvocato che si batte per la difesa dei diritti umani, Siranush Sahakyan, ha presentato 75 casi di abusi a danno di armeni presso la Corte europea dei diritti umani.

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Il Papa ricorda Gregorio Pietro XX: con lui sono stato vicino al popolo armeno (Vaticannews 29.05.21)

Funerali solenni stamattina del capo della Chiesa Armeno Cattolica, il patriarca Gregorio Pietro XX Ghabroyan, scomparso a Beirut lo scorso martedì a 86 anni. Era ammalato da alcuni mesi. In rappresentanza del Papa ha preso parte alle esequie il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, che ha letto il messaggio di Francesco indirizzato a monsignor Boutros Marayati, ora amministratore della Chiesa Patriarcale di Cilicia degli Armeni. La cerimonia che si è tenuta nella Cattedrale Armeno Cattolica San Gregorio Illuminatore–Sant’Elia nella capitale libanese, è stata presieduta da monsignor Marayati, mentre l’omelia è stata pronunciata da monsignor Kevork Assadourian, vescovo ausiliare di Beirut del Patriarcato armeno cattolico, a lungo collaboratore di Gregorio Pietro XX.

La “benedizione speciale”

Nel suo messaggio, il Papa rievoca alcuni momenti condivisi con “l’amato fratello in Cristo”, il patriarca di Cilicia degli Armeni, a cominciare dalla sua elezione nell’estate del 2015, “prima di accettare volle chiedermi una benedizione speciale, per essere in grado di reggere la Chiesa Patriarcale malgrado l’età ormai avanzata”, scrive il Papa. “Il 7 settembre 2015 abbiamo concelebrato a Roma l’Eucarestia, nella quale è stata significata la Ecclesiastica Communio: abbiamo tenuto insieme elevati il Corpo e il Sangue di Cristo, segno visibile che fondamento di ogni servizio nella Chiesa è l’adesione e la conformazione al Cristo, Crocifisso e Risorto. Nel 2016 fu con me nel corso del Viaggio Apostolico in Armenia, in particolare quando visitai la cattedrale dell’Ordinariato per i fedeli armeno cattolici in Europa Orientale, a Gyumri, e insieme ai confratelli Vescovi del Sinodo della Chiesa Patriarcale. Nel 2018, in occasione dell’inaugurazione della Statua di San Gregorio di Narek, nei Giardini Vaticani”.

L’adesione del patriarca alla chiamata di Dio a seguirlo

La vicinanza al patriarca, prosegue Francesco, è stata occasione di prossimità anche con il popolo armeno, “che tanto ha sofferto lungo la storia ma è sempre rimasto fedele alla professione di fede in Cristo Salvatore”. Il Papa ricorda poi le diverse iniziative di solidarietà sostenute da Gregorio Pietro XX “per le popolazioni più provate, specialmente in Siria e Libano” e il suo impegno per “l’apertura del processo di beatificazione e canonizzazione del suo illuminato predecessore, il servo di Dio cardinale Gregorio Pietro XV Agagianian”. Ultimamente, scrive ancora il Papa, costatando il venir meno delle sue forze fisiche, “con senso di responsabilità si è interrogato in coscienza se fosse ancora in grado di guidare la Chiesa Armena come Patriarca: gli ha risposto il Signore, pronunciando un’ultima volta la chiamata a seguirlo”. Francesco conclude il messaggio affidando alla Misericordia di Dio l’anima del defunto nella certezza che ad accompagnarla in Cielo è “la preghiera di intercessione della Madre di Dio Maria Santissima, di San Gregorio l’Illuminatore e di San Gregorio di Narek, insieme a tutti i martiri e i santi armeni”.

Sandri: in lui spirito di paternità e intelligenza acuta

Dopo la lettura del messaggio del Papa, il Il nunzio apostolico in Libano, monsignor Joseph Spiteri, ha letto il messaggio di cordoglio del cardinale Leonardo Sandri. Il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali del patriarca ricorda “lo spirito di paternità e di guida, vissuti all’interno di una personalità dall’intelligenza acuta, nella riflessione come nell’amministrazione, capace di intessere relazioni a diversi livelli e custode attento dell’eredità spirituale lasciata dai suoi predecessori”. Dei tanti incontri avuti con il patriarca di Cilicia degli Armeni Cattolici, il porporato cita nel testo due: quelli del 3 marzo 2012 in Francia e del 24 settembre 2015 in Armenia per la consacrazione di due chiese. “All’inizio del rito di consacrazione del luogo sacro – scrive il cardinale Sandri – il vescovo ‘bussa’ con la croce alle porte del tempio, perché siano spalancate e possano accogliere il popolo santo di Dio per celebrare i Divini Misteri. In quelle due occasioni insieme, unendo le nostre mani intorno alla Croce, abbiamo compiuto quel rito: ora da un lato sentiamo l’esigenza che sia la nostra preghiera a ‘bussare’ alle porte del cuore di Dio, affinchè accolga e doni il riposo eterno al nostro fratello e padre. Dall’altro siamo richiamati tutti a prendere tra le nostre mani e su noi stessi la Croce, come il patriarca Gregorio Pietro XX ha saputo fare in questi mesi di progressivo indebolimento, e lasciare che essa ci conduca ogni giorno di più incontro al Signore lungo il nostro pellegrinaggio terreno”.

Aveva un amore particolare per i poveri

Nella sua omelia monsignor Assadourian ha sottolineato in maniera particolare la dedizione del patriarca ai poveri “come dimostrano gli aiuti e la vicinanza che ha voluto dimostrare, lontano dai riflettori, a favore delle famiglie povere in particolar modo in questi ultimi due anni in cui il Libano vive insostenibili condizioni economiche e sociali. Nei giorni scorsi – ha proseguito – persino la malattia che lo ha afflitto non è riuscita a fermare il perseguimento del suo lavoro. Anche sul letto dell’ospedale continuava a gestire, organizzare e convocare riunioni per cercare di soddisfare i bisogni della sua Chiesa e del suo popolo”. Presenti alle esequie i vescovi e il clero della Chiesa armeno cattolica, rappresentanti delle Chiese cattoliche e ortodosse del Libano tra i quali il patriarca di Antiochia dei Maroniti cardinale Béchara Boutros Raï, il patriarca della Grande Casa di Cilicia degli Armeni Aram I, e il patriarca della Chiesa Siro Cattolica, Yousef Younan. Era presente anche un rappresentante del presidente della Repubblica libanese nonché esponenti del mondo politico, diplomatico e civile del Paese. La cerimonia di tumulazione avrà luogo nella sede patriarcale del Convento di Nostra Madre di Bzommar dove Gregorio Pietro XX sarà sepolto nel cimitero riservato ai patriarchi armeni.

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Messa per il Patriarca Pietro Gregorio XX, il ricordo di Papa Francesco (Acistampa 29.05.21)


Papa Francesco: messaggio per le esequie di S.B. Gregorio Pietro XX Ghabroyan, patriarca di Cilicia degli Armeni (Sir 29.05.21)

 

La MetroCity riconosce la Repubblica dell’Artsakh e il genocidio degli armeni (Reggio Today 29.05.21)

Nella giornata di mercoledì 26 maggio, il consiglio della Città metropolitana ha approvato all’unanimità due importanti mozioni in solidarietà e sostegno del popolo armeno: nella prima si riconosce il “Genocidio del popolo armeno”, avvenuto nel 1915 a opera dell’Impero Ottomano; nella seconda si riconosce formalmente la Repubblica armena dell’Artsakh, ultimamente vittima di un’aggressione armata da parte dell’Azerbaigian. “Come “Comunità Armenia-Calabria” esprimiamo tutta la nostra gratitudine per questi due importanti passaggi che rappresentano un grande abbraccio reggino alla ritrovata sorella Armenia”.

Le congratulazioni da parte della Comunità Armena-Calabria nel commento della presidente Tehmine Arshakyan: “Il rapporto fra la provincia di Reggio e l’Armenia, benché ancora poco conosciuto, in realtà è secolare e negli ultimi anni sta ritrovando vivacità. Come “Comunità Armenia- Calabria” vogliamo ringraziare tutto il Consiglio metropolitano per la sensibilità dimostrata e in particolare vogliamo ringraziare il consigliere Rudi Lizzi che ha conosciuto la nostra realtà e ha voluto fare propria la causa armena attraverso la presentazione di queste due mozioni. Vogliamo esprimere la nostra gratitudine anche ai consiglieri Antonio Minicuci, Armando Neri, Carmelo Versace, Giuseppe Ranuccio, Domenico Mantegna, Antonio Zimbalatti, Filippo Quartuccio e Domenico Marino, che in maniera trasversale hanno sottoscritto le due mozioni presentate dal consigliere Lizzi.

Il rapporto fra il popolo armeno e il territorio reggino nasce intorno al decimo secolo dopo Cristo, un legame testimoniato dai numerosi siti archeologici presenti in particolare nella provincia jonica, nonché nel culto di alcuni santi e in toponimi e idiomi che utilizziamo nella nostra quotidianità anche senza rendercene conto. Riscoprire questo rapporto significa rinsaldare le proprie radici culturali oltre che ravvivare un’amicizia con una terra lontana geograficamente ma vicina per storia e cultura.

Già da qualche anno questa relazione aveva ripreso vita alimentando un flusso di ricercatori accademici e di visitatori armeni, in particolare a Brancaleone e nei Comuni limitrofi che attraversano quella che ormai viene definita la “Valle degli Armeni”. Siamo certi che queste due mozioni risulteranno da stimolo per incentivare le relazioni fra Reggio e l’Armenia, ma anche per far crescere l’interesse culturale verso il nostro territorio tanto da divenire possibile volano di un auspicato sviluppo turistico con positive ricadute sul territorio”.

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Nagorno-Karabakh: Pashinyan, Armenia pronta a ritirare truppa da confine con Azerbaigian (Agenzianova 29.05.1)

Erevan, 29 mag 17:22 – (Agenzia Nova) – L’Armenia è pronta a ritirare le sue truppe dal confine con l’Azerbaigian nel tentativo di ridurre l’escalation della situazione di sicurezza. Lo ha detto oggi il primo ministro ad interim dell’Armenia, Nikol Pashinyan, commentando la dichiarazione del Gruppo di Minsk dell’Osce sul Nagorno-Karabakh. “Accolgo con favore la dichiarazione dei copresidenti del Gruppo di Minsk dell’Osce, la logica dei passi presentati lì è fondamentalmente accettabile per noi. Siamo pronti a iniziare a ritirare le truppe in qualsiasi momento e stiamo aspettando che il Gruppo di Minsk dell’Osce raggiunga un accordo con l’Azerbaigian per avviare un tale ritiro”, ha detto Pashinyan in un incontro con i residenti del distretto di Erevan di Nork-Marash. Il premier ha aggiunto che l’Armenia è pronta a svolgere il lavoro sulla demarcazione e delimitazione delle frontiere, nonché a riprendere il processo negoziale sul Nagorno-Karabakh sotto gli auspici del Gruppo di Minsk. (Rum)

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Nuove tensioni al confine tra Armenia e Azerbaigian (Sputniknews 28.05.21)

Al confine tra Armenia e Azerbaigian la situazione non è delle migliori da un paio di settimane. Dopo la guerra per il Nagorno Karabakh i Paesi intendono decidere in merito alla demarcazione dei confini, ma si tratta di un compito difficile vista la conformazione montana del territorio.
Erevan ha accusato Baku di essersi impossessata di alcuni territori nella regione di Syunik e ha chiesto aiuti militari all’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva. Azerbaigian risponde dicendo di avere difficoltà tecniche al momento. Sputnik in questo articolo cerca di approfondire per voi le ragioni di questa nuova escalation.
Provocazioni su pretesto
I primi a lanciare il segnale d’allarme sono stati gli abitanti del comune frontaliero di Goris. “Il nemico ha valicato il confine e si è spinto per 3 km in direzione del comune di Verishen. Date ascolto agli abitanti di Syunik. Per noi è la fine. Non fa più differenza per noi”, scrive sui social la vice-sindaca della città Irina Yolyan.
Il suo collega Menua Ovsepyan aggiunge: “Si tratta di un confine nazionale. Ma non ci è stato dato riscontro sulla dislocazione del confine nella regione di Syunik. Il governo deve intervenire e dare disposizioni a chi di dovere”.
Nikol Pashinyan ha reagito rapidamente: “Nelle regioni di Syunik e Gegharkunik crescono le tensioni. Oltre 200 soldati azeri hanno valicato illegalmente il nostro confine”. E si è rivolto alla ricerca di aiuti agli alleati della Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva e ha conversato più volte al telefono con Vladimir Putin. Mosca ha confermato che “continuerà a facilitare la normalizzazione della situazione sul confine armeno-azero”.
Anche Emmanuel Macron si è espresso sul tema. “L’Azerbaigian ha invaso l’Armenia. Chiediamo una ritirata tempestiva. Lo ribadisco, la Francia è solidale con il popolo armeno”, ha scritto su Facebook in lingua armena. Anche i diplomatici statunitensi ed europei hanno espresso la loro preoccupazione.
Il punto per Baku è la demarcazione dei confini. All’inizio degli anni 2000, quando la maggior parte dei Paesi post-sovietici stava delimitando i propri confini, Armenia e Azerbaigian ancora erano in guerra. Quindi, in quel momento non si riuscì a fissare la demarcazione dei confini.
L’esito della prima guerra del Nagorno Karabakh non fece che peggiorare la situazione: finirono sotto il controllo armeno 7 regioni azere. Baku parlò di occupazione e si rifiutò di intavolare qualsivoglia discussione in merito ai confini. Dopo la seconda guerra del Nagorno Karabakh, l’Azerbaigian decise che fosse giunto il momento di avviare questa discussione. Considerato che i territori oggetto di controversie si trovano in aree montane dove abbondano fiumi e laghi, Baku non ha escluso possibili “difficoltà tecniche” nel processo di demarcazione.
L’Azerbaigian rafforza la sicurezza ai confini. E questo avviene sulla base delle mappe (sovietiche, NdR) che regolano i confini di Baku ed Erevan. Noi rispettiamo la sovranità dei confini, l’integrità territoriale e il principio di non aggressione”, comunica il Ministero azero degli Esteri.
Baku ha esortato Erevan a risolvere questioni controverse bilaterali anche senza l’intervento di intermediari. “La reazione armena è uno strumento politico da sfruttare nella campagna elettorale che si sta svolgendo nel Paese”, afferma convinto il Ministero azero degli Esteri.
Pashinyan invece insiste che i Paesi non possano risolvere le criticità esistenti su base bilaterale in quanto tra di loro non sussistono relazioni diplomatiche. “Processi quali l’avvio di relazioni e la demarcazione di confini devono essere effettuati in un contesto trilaterale”, ha spiegato.
peacekeeper russi che si trovano nell’area transfrontaliera come da accordi a partire dal 9 novembre 2020 stanno tentando di normalizzare la situazione la quale tuttavia continua ad essere tesa.
Pashinyan quotidianamente si sente con gli alleati dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva e con i diplomatici europei. Ilham Aliev, a sua volta, ha discusso della situazione frontaliera con Jake Sullivan, consigliere del presidente USA alla sicurezza nazionale.
Inoltre, Hikmet Gadjev si è recato a Bruxelles per intavolare delle trattative con il braccio destro del segretario generale della NATO Mircea Geoană.
Accordi segreti
L’Armenia si sta preparando alle elezioni parlamentari straordinarie previste per il mese di giugno. I detrattori di Pashinyan stanno cercando di ottenere la maggioranza in parlamento facendo fuori il suo partito Contratto civile. E le loro pretese nei confronti del capo di governo non si limitano al conflitto nella regione di Syunik.
L’opposizione è preoccupata da un certo nuovo documento siglato con l’Azerbaigian. Queste informazioni sono state diffuse dall’ex ambasciatore armeno in Vaticano Mikayel Minasyan. In un canale Telegram ha pubblicato un’immagine parzialmente oscurata in cui sono però visibili i primi due punti della presunta dichiarazione trilaterale tra Armenia, Azerbaigian e Russia. Nel testo si legge della creazione di commissioni nazionali per la demarcazione e la delimitazione dei confini. Minasyan ricorda che Pashinyan sta altresì discutendo con Aliev in merito alla cessione all’Azerbaigian di 5 comuni della provincia di Ararat. La popolazione in queste enclaves è per la maggior parte azera.
Le manifestazioni sotto il palazzo del governo chiedevano di tenere delle audizioni parlamentari. La richiesta principale a Pashinyan era quella di “cessare qualsivoglia accordo segreto” con Baku.
Anna Nagdalyan, ministra armena degli Esteri, in seguito ha dichiarato che ad oggi la repubblica azera non avrebbe ritirato i militari dalla regione di Syunik e che la presa in esame di altre questioni è di fatto impossibile.
Torna la paura
“L’Azerbaigian ha avviato il processo di demarcazione dei confini subito dopo la sottoscrizione dell’accordo trilaterale il 9 novembre. Ma solo adesso in Armenia sta divagando il panico”, afferma l’esperto azero Farhad Mamedov. “Degno di nota è il fatto che a lanciare l’allarme sia stata la regione di Syunik. Il governatore di quest’ultima si presenta alle elezioni con il partito Armenia Prospera. È uno dei partiti che rientrava nel blocco dell’ex presidente Robert Kocharyan, il principale avversario di Pashinyan. La regione sta diventando un avamposto dell’opposizione”.
Mamedov ritiene che i punti dolenti nel processo di demarcazione possano essere sciolti da una commissione impegnata sul tema. Ma per istituire una tale commissione sono necessari una certa volontà politica nel riconoscere il reciproco diritto all’integrità territoriale e l’instaurazione di relazioni diplomatiche.
“Erevan accusa Baku di aver tentato di prendere il controllo sulla regione di Syunik. Da qui parte anche il cosiddetto Corridoio di Syunik, ma non stiamo parlando della conquista di territori armeni. L’opposizione e Pashinyan stanno alimentando tensioni e paure in maniera artificiale. Ad oggi comunque permane la presenza di militari armeni in Nagorno Karabakh. Sebbene nell’accordo del 9 novembre si dice che la missione di pace debba essere effettuata parallelamente alla ritirata dei militari armeni da quelle aree. Pare dunque che Erevan stia cercando dei modi per non riconoscere l’integrità territoriale dell’Azerbaigian. Smettete di parlare del Karabakh e poi smetteremo di parlare di Syunik”, così esprime il suo pensiero in merito Mamedov.
Il politologo non esclude che a breve le parti sottoscriveranno un ulteriore documento trilaterale tra Baku, Erevan e Mosca. “Il processo di demarcazione non è facile. Dovranno essere prese in considerazione anche le 6 enclaves nell’Armenia settentrionale a maggioranza azera. Apparentemente nel nuovo documento anche questi territori saranno oggetto di attenzione”, sostiene Mamedov.
“Un’occupazione infida”
“Entrambe le repubbliche hanno tra le mani delle mappe sovietiche. In base a queste dovrebbe essere effettuata la demarcazione. Ma pare che Baku non sia interessato ad agire in questo modo”, osserva il giurista e politologo armeno Artashes Halatyan. “In base alle provocazioni di natura frontaliera, Aliev desidera mettere in discussione tutto ciò che le parti hanno realizzato nei 6 mesi dopo la sottoscrizione dell’accordo del 9 novembre. La retorica belligerante delle autorità azere conferma che le stesse non intendono dare attuazione agli accordi”.
Halatyan ricorda che Armenia e Azerbaigian sono Stati membri dell’ONU, della CSI e di altre organizzazioni internazionali. Entrando a far parte di queste istituzioni, questi Paesi hanno dichiarato l’assenza di qualsivoglia pretesa territoriale, ma Baku sta violando le obbligazioni assunte a proprio carico.
“L’incidente frontaliero è una occupazione infida delle nuove terre armene. Ma del resto in quale altro modo possiamo interpretare le dichiarazioni di Aliev di occupare con la forza la regione di Syunik? Erevan non cederà i propri diritti sovrani su questo territorio. È difficile credere che Baku consenta anche a noi di utilizzare questi territori. Farebbero meglio a prendere i nostri territori con la forza senza prendere accordi con nessuno”, ritiene Halatyan.
Gli esperti azeri e armeni citati in questo approfondimento sono concordi sulla necessità di avviare delle consultazioni. Secondo Halatyan, Baku deve rinunciare alla sua retorica di aggressività. Mamedov, dal canto suo, invita alla risoluzione dei problemi sulla base degli accordi stipulati a novembre e a gennaio.

Roma-Mkhitaryan ancora insieme, ok di Mourinho al rinnovo. Le news di calciomercato (Sport.sky 28.05.21)

C’è l’ok di José Mourinho per la conferma di Henrikh Mkhitaryan alla Roma. Come spiegato da Sky Sport,  il nuovo allenatore giallorosso ha dato il via libera per la permanenza del 32enne armeno nella Capitale, mettendo di fatto da parte le frizioni tra i due dei tempi di Manchester, dove si erano incrociati nel biennio 2016-2018. La proprietà della Roma e il direttore generale dell’area sportiva Tiago Pinto sono sempre state convinte di voler rinnovare con Mkhitaryan, che nel suo contratto ha una clausola che gli permette di liberarsi dal 31 maggio. Trattenere Mkhitaryan, miglior calciatore della Roma nell’annata appena conclusa con 15 gol e 13 assist in 46 partite, era uno degli obiettivi prioritari dei Friedkin, che hanno chiesto allo Special One di trovare una soluzione rapida alla vicenda. Tutte le parti sono d’accordo sulla necessità di ripartire dal numero 77. La proposta sul tavolo dell’ex Arsenal e United è di un rinnovo pluriennale e dall’entourage del giocatore filtra disponibilità a restare nella Roma, con il club giallorosso che ora attende un feedback. La Roma ha fatto la sua scelta, ora starà a Mkhitaryan rispondere.

Un altro giocatore che fa parlare per il suo futuro è Alessandro Florenzi. Ha completato la stagione in prestito al Psg con 36 presenze, 2 gol e un assist in tutte le competizioni, e il club francese sta prendendo tempo per decidere il da farsi sul laterale destro: da contratto, i parigini hanno la possibilità di riscattare il giocatore entro il 15 giugno ma il direttore sportivo Leonardo sta riflettendo sulla posizione del classe 1991. La priorità per il Psg è infatti la scelta dell’allenatore, con Mauricio Pochettino che potrebbe tornare al Tottenham. Una volta definita la guida tecnica per la stagione 2021/22, sarà tempo di affrontare con lo stesso allenatore la questione Florenzi.

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