A Ca’ Farsetti presentata la Giornata del Ricordo del Genocidio Armeno (Notizieplus 19.04.22)

E’ stata presentata questa mattina a Ca’ Farsetti la prima edizione della Giornata dedicata al ricordo del Genocidio Armeno, iniziativa promossa dalla Presidenza del Consiglio comunale.

Ad illustrare il cartellone di eventi è stata la presidente del Consiglio, nel corso della conferenza sono seguiti gli interventi di Baykar Sivazliyan, presidente Unione Armeni d’Italia, e di Germana Daneluzzi, presidente dell’Associazione Civica Lido Pellestrina, le due realtà che insieme all’Università Ca’ Foscari hanno contribuito alla realizzazione dei nove appuntamenti in programma fino al prossimo 11 maggio.

Si parte domani, mercoledì 20 aprile, con la cerimonia cittadina alle ore 11 all’auditorium Santa Margherita, a Venezia. Interverranno Marco Ceresa, direttore del dipartimento di studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea dell’Università Ca’ Foscari, con la presidente del Consiglio. Con loro Baykar Sivazliyan e Aldo Ferrari, docente di Lingua e letteratura armena di Ca’ Foscari. L’appuntamento sarà moderato da Germana Daneluzzi. Saranno presenti anche Gagik Sarucanian, console onorario della Repubblica d’Armenia a Venezia e Setrak Tokatzian, armeno veneziano.

A seguire vi sarà un reading musicale, con letture di testi del poeta armeno Daniel Varujan a cura dell’associazione Voci di Carta, accompagnate da musiche del repertorio folk armeno suonate al duduk, antico strumento popolare, da Giuseppe Dal Bianco. L’ingresso all’auditorium Santa Margherita è libero e gratuito fino ad esaurimento dei posti e nel rispetto delle normative anti Covid vigenti, con uso di mascherina ffp2 e possesso di green pass base. Ulteriori informazioni possono essere richieste a scrivendo a servizio.produzioni.culturali@comune.venezia.it oppure contattando i seguenti numeri telefonici: 041.274 8421 – 8442 – 7804.

Come sottolineato nel corso dell’incontro odierno, l’istituzione della prima Giornata del Genocidio Armeno è il completamento del percorso della Memoria che Venezia ha avviato nel corso degli anni e che, a partire da domani, si arricchisce di un nuovo momento di riflessione rivolto alla cittadinanza, in particolare alle nuove generazioni. Un’iniziativa, è stato sottolineato, resa possibile grazie alla sinergia tra enti e istituzioni.

Sono numerosi gli attori coinvolti nel coordinamento delle iniziative: dall’ufficio Europe Direct di Venezia al Servizio Vez Rete Biblioteche cittadine, poi il Club Unesco di Venezia, il Circuito Cinema comunale, l’Associazione Voci di Carta e la Casa del Cinema-Videoteca Pasinetti.

Gli organizzatori hanno ringraziato la Congregazione Armena Mochitarista  che mercoledì 4 maggio ospiterà una visita guidata all’Isola di San Lazzaro. Per le modalità di iscrizione e tutte le informazioni sugli eventi in programma potete consultare la pagina del sito del Comune dedicata all’iniziativa.

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>> Raccontare il Genocidio: Dante e i poeti armeni. Conferenza in Biblioteca del Lido (Comune di Venezia)

Al Fulcis la mostra sull’architetto armeno Gurekian (Amicodelpopolo.it 19.04.22)

Da venerdì 22 aprile a domenica 8 maggio, Palazzo Fulcis a Belluno ospita la mostra «Ohannés Gurekian: un progettista armeno delle Dolomiti», organizzata dall’Ordine degli Architetti di Belluno, in collaborazione con la Fondazione Architettura Belluno Dolomiti e con il patrocinio del Comune di Belluno e della Provincia Di Belluno.

La mostra vuole ricordare la figura dell’architetto e ingegnere armeno Ohannés Gurekian (1902–1984), che ebbe un ruolo di primo piano nella scena urbanistica bellunese, soprattutto nel periodo fra le due guerre mondiali. L’ingresso alla mostra è libero, negli orari di apertura del Museo Fulcis. L’inaugurazione si terrà venerdì 22 aprile alle ore 17 e sarà preceduta da un convegno per il quale è obbligatoria l’iscrizione (i posti al convegno risultano tuttavia già esauriti, mentre scriviamo).

Il convegno di venerdì 22 aprile intende approfondire la figura dell’ingegnere e architetto nato a Costantinopoli e morto ad Asolo. Gurekian fu autore di un numero sorprendente di opere pubbliche e private in particolare nella provincia di Belluno e qui fu personaggio di spicco tra le persone di cultura nell’epoca tra il primo e secondo dopoguerra.

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Cosa sta accadendo? Una riflessione sui recenti sviluppi delle relazioni tra Armenia, Azerbajgian e Artsakh/Nagorno-Karabakh (Korazym 16.04.22)

Nelle ultime due settimane abbiamo assistito a diversi eventi che coinvolgono da vicino il futuro della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh. Riportiamo di seguito una riflessione a cura dell’Iniziativa italiana per l’Artsakh in cui vengono riassunto brevemente questi eventi, con una domanda: Yerevan sta cercando di scaricare Stepanakert?

Seguono inoltre quattro notizie sul tema:

  • i Ministri degli Esteri di Armenia e Russia discutono sulle prospettive di un trattato di pace tra Yerevan e Baku;
  • la visita a Yerevan del co-Presidente francese del Gruppo OSCE di Minsk;
  • il Primo Ministro armeno in Parlamento sottolinea che gli Armeni in Artsakh dovrebbero avere diritti, libertà e status;
  • la Dichiarazione del Parlamento dell’Artsakh sui valori assoluti.

Il Primo Ministro dell’Armenia e il Presidente dell’Azerbajgian si sono incontrati a Brussel il 6 aprile 2022 su iniziativa dell’Unione Europea e hanno deciso di dare vita a una nuova Commissione per regolamentare i confini esautorando nella sostanza il ruolo di mediatrice della Russia. L’Artsakh/Nagorno-Karabakh non è entrato nella dichiarazione finale del Presidente Michel e sembra essere un argomento accantonato [Incontro trilaterale a Brussel tra Azerbajgian, Armenia e Unione Europea – 7 aprile 2022].

I Ministri degli Esteri dell’Armenia e dell’Azerbajgian hanno avuto l’11 aprile 2022 un lungo colloquio telefonico (come non avveniva da anni) e hanno parlato di confini e della preparazione a un accordo di pace.
Di fatto, le funzioni del Gruppo di Minsk dell’Osce sono state annullate, dal momento che i co-presidenti di USA e Francia non dialogano più con il collega della Federazione Russa.

Le autorità delle Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh hanno espresso disaccordo con l’azione del governo armeno e preoccupazione per il fatto che l’Armenia si stia muovendo per firmare un accordo di pace con l’Azerbajgian, che sembra considerare l’Artsakh come parte dell’Azerbajgian. In generale, sembra che la leadership armena che cerca un accordo di pace diretto con l’Azerbajgian non persegua più la sicurezza e l’autodeterminazione degli Armeni in Artsakh/Nagorno-Karabakh come parte di una dottrina statale in vigore dagli anni novanta. Con lo stesso Stepanakert escluso da tutti i negoziati.

Le relazioni tra Yerevan e Stepanakert sono ai minimi storici e le forze di pace russe sembrano al momento l’unica garanzia di sicurezza per il territorio. I recenti sviluppi bilaterali tra Armenia e Azerbajgian suggeriscono che questi due Paesi stiano cercando di mettere da parte la Russia perseguendo un contatto bilaterale diretto con l’aiuto dell’Unione Europea senza la mediazione di Mosca. Una situazione abbastanza complicata con gli Armeni divisi, Russia e Occidente impegnati nella crisi ucraina e la politica azera sull’Artsakh/Nagorno-Karabakh come parte integrante dell’Azerbajgian che sembra prendere il sopravvento.
L’accordo di pace Armenia-Azerbajgian, forse volto a mettere da parte la Russia, potrebbe non influenzare necessariamente l’Artsakh/Nagorno-Karabakh nel suo insieme, ma di fatto lo indebolisce enormemente. Non deve dunque sorprendere la reazione del Parlamento della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh e le dichiarazioni dei rappresentanti delle istituzioni statali che hanno concordemente convenuto sul fatto che nessuno status può essere ipotizzato che sia diverso dall’autodeterminazione.

Ararat Mirzoyan e Sergey Lavrov (foto d’archivio).

I Ministri degli Esteri di Armenia e Russia discutono in un colloquio telefonico sulle prospettive di un trattato di pace tra Yerevan e Baku

I Ministri degli Esteri di Armenia e Russia, Ararat Mirzoyan e Sergey Lavrov hanno discusso in un colloquio telefonico le prospettive di un trattato di pace tra Armenia e Azerbajgian, con l’assistenza di Mosca. “I Ministri hanno avuto uno scambio di opinioni sull’attuazione degli accordi tra i leader di Azerbajgian, Armenia e Russia del 9 novembre 2020, 11 gennaio e 26 novembre 2021, ponendo l’accento su ulteriori passi per sbloccare le comunicazioni di trasporto nella regione e delimitare il Confine armeno-azero. Hanno anche toccato le prospettive per un accordo pacifico tra Yerevan e Baku con l’assistenza russa”, ha affermato il Ministero degli Esteri russo in una dichiarazione dopo la conversazione telefonica.

I Ministri degli Esteri di Armenia e Russia hanno anche discusso le questioni dell’agenda bilaterale e regionale. “Particolare attenzione è stata prestata alla preparazione della visita ufficiale del Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan in Russia dal 19 al 20 aprile 2022, inclusa la firma di un pacchetto di accordi bilaterali”, ha affermato il Ministero degli Esteri della Federazione Russa.

Brice Roquefeuil e Nikol Pashinyan.

Il Primo Ministro dell’Armenia ha sottolineato il ruolo della Francia quale co-Presidente del Gruppo OSCE di Minsk

Il Primo Ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, ha accolto con favore la visita del co-Presidente francese del Gruppo OSCE di Minsk, Brice Roquefeuil, che darà l’opportunità di discutere la situazione e i processi in corso in Artsakh. Gli interlocutori hanno sottolineato il ruolo del formato dei co-Presidenti del Gruppo OSCE di Minsk nella soluzione globale del conflitto del Artsakh/Nagorno-Karabakh. Le parti hanno toccato questioni umanitarie, nonché la possibilità di avviare negoziati su un trattato di pace con l’Azerbajgian. A questo proposito è stato sottolineato il ruolo dei co-Presidenti del Gruppo OSCE di Minsk e il ruolo di mediazione dei Paesi co-Presidenti.

Nikol Pashinyan nel Parlamento dell’Armenia.

Il Primo Ministro armeno in Parlamento: gli Armeni in Artsakh dovrebbero avere diritti, libertà e status

Il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan ha fornito nell’Assemblea Nazionale alcuni chiarimenti sui risultati dell’attuazione del piano d’azione del governo. Stiamo aprendo un percorso per l’Armenia e la Repubblica di Artsakh per mantenere la statualità, ha dichiarato Pashinyan. “Con quel percorso abbiamo aperto uno spazio per l’Armenia e l’Artsakh, perché con l’intero processo negoziale del periodo precedente l’Armenia e l’Artsakh furono private dello spazio politico e diplomatico. Stiamo aprendo un percorso per proteggere la statualità dell’Armenia e dell’Artsakh”, ha affermato il Primo Ministro in Parlamento. “Gli armeni in Artsakh dovrebbero vivere in Artsakh e dovrebbero avere diritti, libertà e status”, ha detto. “Abbiamo aperto quello spazio, ed è per questo che sono caduti i nostri martiri. Sono caduti per aprire prospettive per l’Armenia e l’Artsakh”, ha affermato. “Non permetteremo che i nostri diritti ci vengano meno”, ha detto.

Il Primo Ministro ha detto di avere l’impressione che alcune persone sognino che la gente del Karabakh se ne vada il prima possibile. “No, la gente del Karabakh non deve lasciare il Karabakh. Il popolo del Karabakh deve vivere in Karabakh, il popolo del Karabakh deve avere diritti, libertà e status in Karabakh. La gente del Karabakh deve essere Karabakhi, Artsakhi e armena in Karabakh. Si parla di questo”, ha detto Pashinyan.
Pashinyan ha detto che la guerra ha avuto luogo per Shushi. “Dicono ‘avresti dovuto fermare la guerra’. Non stavamo pensando di fermarlo? Oppure dicono ‘avresti dovuto prevenire la guerra’, non stavamo pensando di prevenirla? Semplicemente non era possibile. L’ho detto più volte. E i nostri uomini, che sono caduti, gloria a loro, si sono alzati per combattere per questo diritto. Si sono alzati per combattere per la possibilità di non arrendersi nel Karabakh. E le cose che sto dicendo riguardano il non arrendersi nel Karabakh perché se seguiamo un’altra strada ci arrenderemo nel Karabakh. Smettiamola di mentirci l’un l’altro”, ha detto Pashinyan.

“Non spettava a noi decidere se la guerra sarebbe avvenuta o meno. Non abbiamo deciso niente. E oggi stando qui, premetto che l’Armenia è uno stato sovrano. E dovremmo restituirci il diritto di decidere perché siamo un Paese. Non siamo una stalla, siamo un Paese. Siamo cittadini, non siamo un agnello sacrificale che luoghi diversi decidono come e quanto massacrarci e quanto perdonarci. Siamo uno stato, siamo una nazione. Siamo sovrani”, ha detto Pashinyan. “E non permetteremo di decidere di toglierci i nostri diritti, manipolando e imponendoci modelli di patriottismo”, ha aggiunte.

Pashinyan ha ammesso che esiste una grande aggressività intorno all’Armenia e all’Artsakh. “Cosa dobbiamo fare con questa aggressività? Dobbiamo gestirlo”, ha detto Pashinyan in parlamento. “Non c’è altra opzione”. Parlando delle argomentazioni espresse secondo cui i coscritti in servizio attivo alle frontiere dovrebbero essere sostituiti da militari a contratto professionisti, Pashinyan ha detto: “Scusatemi, se inizia una guerra, tutti devono andare in prima linea. Non vogliamo ritirare i coscritti e schierare militari a contratto, vogliamo riportarli tutti da lì, perché vogliamo avere un confine e guardie di frontiera. Se un soldato è in piedi al confine, questa non è pace. La pace è quando le guardie di frontiera stanno al confine e le questioni sono regolate con segnali di confine e non attraverso posizioni militari. Abbiamo avuto quasi 1000 morti durante il cosiddetto tempo di pace, non è pace”, ha detto Pashinyan.

Il Parlamento della Repubblica di Artsakh a Stepanakert.

Dichiarazione del Parlamento dell’Artsakh sui valori assoluti

La statualità dell’Artsakh, il diritto a vivere liberamente e indipendentemente nella patria storica sono valori assoluti, ha affermato l’Assemblea Nazionale della Repubblica di Artsakh in una dichiarazione adottata a seguito di una seduta straordinaria il 14 aprile 2022.

“L’attuale status giuridico e politico della Repubblica di Artsakh è stato formato dalla volontà popolare a seguito di tre referendum e l’adozione di una costituzione basata sui loro risultati e attraverso un accordo nazionale stabilito negli anni precedenti”, ha dichiarato il Parlamento dell’Artsakh in una nota. “Gli Armeni di Artsakh sono ben consapevoli del prezzo della pace. La statualità dell’Artsakh, il diritto a vivere liberamente e indipendentemente nella patria storica sono valori assoluti dai quali nemmeno la minaccia di una guerra può trattenerci”, si legge nella nota.

I parlamentari dell’Artsakh chiedono che le autorità della Repubblica di Armenia rinuncino alla loro posizione attuale e siano guidate esclusivamente da questi valori. “Nessun governo ha il diritto di abbassare l’asticella dell’autodeterminazione riconosciuta a livello internazionale a uno status inaccettabile per l’Artsakh, con il pretesto della pace”, ha affermato l’Assemblea Nazionale.

A nome degli Armeni di Artsakh i parlamentari chiedono:

  • agli Armeni di tutto il mondo a stare risolutamente uniti ai fratelli e alle sorelle dell’Armenia e dell’Artsakh in questa giusta lotta;
  • ai colleghi dell’Assemblea Nazionale della Repubblica di Armenia di non discostarsi dalla decisione del Consiglio Supremo della Repubblica di Armenia dell’8 luglio 1992;
  • alla leadership della Federazione Russa di non permettere a nessuno durante la missione di mantenimento della pace di manipolare i problemi che si presentano, come base per mettere in discussione l’ulteriore sicurezza del popolo di Artsakh;
  • ai leader dei Paesi co-Presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE di adoperarsi per mantenere l’unico mandato internazionale per la risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh indipendentemente da tutti gli altri disaccordi.

Ricordo del Genocidio del popolo armeno: il 20 aprile all’auditorium di Santa Margherita a Venezia la cerimonia cittadina (Comune Venezia 15.04.22)

Il Comune di Venezia, su iniziativa della Presidenza del Consiglio comunale e in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari, celebra la giornata del ricordo del Genocidio del popolo armeno, avvenuto nel 1915, con una cerimonia cittadina che si svolgerà mercoledì 20 aprile alle 11 all’auditorium di Santa Margherita. L’iniziativa è resa possibile grazie alla collaborazione dell’Unione degli Armeni d’Italia, l’associazione civica Lido Pellestrina e l’associazione Voci di Carta.

Il giorno prima, martedì 19 aprile, verrà presentato in una conferenza stampa via web il programma di eventi che caratterizzerà le settimane successive con appuntamenti fino al mese di maggio. Gli operatori dell’informazione che vorranno intervenire alla conferenza stampa potranno farlo accreditandosi a questo link: http://v41.it/L11b9

Alla cerimonia cittadina interverranno Marco Ceresa, direttore del dipartimento di studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea dell’Università Ca’ Foscari, con la presidente del Consiglio Comunale di Venezia. Con loro Baykar Sivazliyan, presidente Unione Armeni in Italia e Aldo Ferrari, docente di Lingua e letteratura armena di Ca’ Foscari. L’appuntamento sarà moderato da Germana Daneluzzi, presidente dell’associazione civica Lido Pellestrina.

Saranno presenti anche Gagik Sarucanian, console onorario della Repubblica d’Armenia a Venezia e Setrak Tokatzian, armeno veneziano. A seguire vi sarà un reading musicale, con letture di testi del poeta armeno Daniel Varujan a cura dell’associazione Voci di Carta, accompagnate da musiche del repertorio folk armeno suonate al duduk, antico strumento popolare, da Giuseppe Dal Bianco .

L’ingresso all’auditorium Santa Margherita è libero e gratuito fino ad esaurimento dei posti e nel rispetto delle normative anti Covid vigenti, con uso di mascherina ffp2 e possesso di green pass base. Ulteriori informazioni possono essere richieste a scrivendo a servizio.produzioni.culturali@comune.venezia.it oppure contattando i seguenti numeri telefonici: 041.274 8421 – 8442 – 7804.

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“Garò, una storia armena” al Teatro Sociale di Como (Espanzionetv 15.04.22)

Il 30 aprile il Teatro Sociale di Como accoglierà in anteprima Garò – Una storia armena, ultimo spettacolo teatrale di Pino di Bello che ha pensato e scritto questa opera a partire da una serata dedicata all’Armenia organizzata dall’Associazione “Via de Benzi 17” nella sede a Torno. Lo spettacolo racconta la storia del giovane Garabed Surmelian, della sua famiglia e della vita a Shevan, un piccolo villaggio di montagna dove tutto scorre ancora con i tempi dettati dalla natura e da riti antichi.

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IL PATRIMONIO CULTURALE ARMENO: IL SENSO DI UNA CANCELLAZIONE (Gariwo 15.04.22)

Samantha Power, diplomatica, accademica, rappresentante degli Usa presso l’ONU, consulente senior del governo Obama, membro del Consiglio di Sicurezza nazionale degli USA, ha vinto il Premio Pulitzer nel 2003 per il suo voluminoso testo di 850 pagine sui genocidi “Voci dall’inferno” (Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004). Dalla analisi che l’autrice fa del lavoro di Raphael Lemkin, il giurista ebreo polacco che coniò il termine “genocidio”, si evince che già nel programmare un genocidio l’aspetto culturale è predominante. Avevo letto il libro molti anni fa ma oggi il nuovo libro di Gabriele Nissim, “Auschwitz non finisce mai” mi ha dato la possibilità di ascoltare la voce diretta di Lemkin raccolta dalla sua autobiografia; inoltre mi sono sentito coinvolto in un percorso che getta luce sulle grandi barbarie ideologiche del Novecento e sugli esiti conseguenti, a partire da una contemporaneità dove sono visibili nuove barbarie, armenofobia, antisemitismo, diffusione dell’odio e della violenza, prodromi di quei mali estremi che hanno visto nel passato lo sterminio di interi popoli. Gabriele Nissim ha una convinzione :”non ci può essere nessuna sopravvivenza se non in un destino comune dell’umanità “(p. 116). Il valore della figura di Raphael Lemkin, onorato quest’anno al Giardino dei Giusti di Monte Stella, un Giusto dell’Umanità, a cui dobbiamo l’elaborazione del concetto di genocidio, oltre che nell’individuazione del significato da attribuire ai crimini senza nome a lui contemporanei, crimini di una novità indicibile , sta nell’idea di fondo del concetto: la prevenzione dei genocidi per il futuro. Crimini ”che sconvolgono la coscienza” si sarebbero ripetuti ovunque.

All’inizio dei suoi studi Lemkin si era concentrato sul “crimine senza nome” subìto dagli armeni nel 1915, sconcertato dal fatto che uno Stato poteva eliminare impunemente i propri sudditi senza che nessuna potenza esterna avesse la forza giuridica di impedirlo. Il piano di sterminio degli ebrei messo a punto da Hitler lo aveva poi confermato nella sua intuizione: era necessario far rientrare nell’ambito della Giustizia Internazionale la punizione dei responsabili dello sterminio di gruppi nazionali, fare in modo che questo crimine efferato senza nome fosse perseguibile ovunque e non cadesse mai in prescrizione. La “Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio” da lui proposta e approvata dall’Onu nel 1948, vivrà l’iter tormentato delle ratifiche dei vari paesi, ma costituisce il lascito più grande di Lemkin all’umanità.

Va sottolineato nel percorso di Lemkin la parte che riguarda le riflessioni sul genocidio culturale e che voglio riprendere per accompagnare l’importanza della Risoluzione del Parlamento europeo del 22 marzo 2022 proposta in calce che condanna la distruzione del patrimonio culturale armeno nel Nagorno Karabakh da parte dell’Azerbaigian.

Lemkin, accanto al concetto di distruzione fisica del gruppo aveva anche proposto di includere il concetto di genocidio culturale per sottolineare che l’annientamento culturale distrugge l’identità di un popolo e un genocidio fisico inizia sempre con un genocidio culturale e continua anche dopo l’eliminazione totale o parziale del gruppo identificato quale bersaglio. Giornali, vignette, manifesti, graffiti, scritte sui muri, emittenti radio, come quella ruandese delle sette colline che incitava a schiacciare gli scarafaggi tutsi, ma specialmente i “chiacchericci” in famiglia, al bar sono i messaggi negativi più devastanti, come ci ricorda Daniel Goldhagen nel suo saggio “Peggio della guerra”(Mondadori 2010) quando il bersaglio veniva etichettato come “microbi”, “topi di fogna”, traditori, avari, usurai, ecc. Ed è in questo ambito specifico che è possibile la prevenzione, individuarne i prodromi prima che sia troppo tardi.

Dopo il genocidio realizzato o tentato subentra la proibizione dell’uso della lingua “nemica” come nel caso degli armeni o dei curdi, la soppressione dei nomi dei luoghi, della fauna e della flora originali connessi al nemico e la loro sostituzione, l’abbattimento dei luoghi di culto o la loro trasformazione. Lemkin aveva anche constatato che lo scopo principale di eliminare un proprio gruppo etnico considerato non leale da parte di un governo era finalizzato a sostituirlo con un altro gruppo ritenuto più affidabile. Così è stato con gli armeni, con gli ebrei, con gli slavi e con altre etnie. Per poter sradicare e far scomparire per sempre le tracce del gruppo eliminato la cosa più importante è quella di estirparne le sue radici culturali, prima e dopo l’avvenuto genocidio.

L’eliminazione fisica di un gruppo etnico non è sufficiente per la sua completa distruzione, in quanto la vita si riproduce continuamente, mentre la soppressione della cultura pone le basi per la sua distruzione totale e per poter instaurare una cultura diversa che dovrebbe durare indefinitamente.

La Risoluzione del Parlamento europeo fa riferimento alle decisioni prese il 7 dicembre 2021 dalla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite e questo non fa che confermare il lascito inestimabile di Raphael Lemkin all’umanità.

In calce l’approfondimento sulla risoluzione del Parlamento europeo che condanna fermamente la distruzione sistematica del patrimonio culturale armeno nel Nagorno Karabakh da parte di Baku.

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Ohannés Gurekian, un progettista armeno delle Dolomiti. Convegno e mostra. Palazzo Fulcis dal 22 aprile all’8 maggio (Bellunopress 14.04.22)

volte si hanno sotto gli occhi elementi importanti che possono consentire di leggere una fase storica dell’architettura e del governo del territorio, elementi che però non notiamo e rispetto ai quali non ci interroghiamo.

È il caso delle opere di OHANNÉS GUREKIAN (Costantinopoli, 1902 – Asolo, 1984), ingegnere e architetto di origine armena, autore di un numero sorprendente di opere pubbliche e private, in particolare nella provincia di Belluno, e personaggio di spicco dell’intellighenzia locale nell’epoca tra il primo e secondo dopoguerra.

Gurekian si occupò, infatti, della montagna bellunese anche in qualità di Presidente della Sezione Agordina del CAI, di docente e formatore di tecnici, di membro del Consiglio provinciale del turismo di Belluno e del Comitato per la ricostruzione postbellica della provincia di Belluno.

Apportò il suo contributo di studioso delle dinamiche di sviluppo socioeconomico, riconoscendo le opportunità e i rischi dell’espansione del settore turistico in atto, con particolare riferimento alle conseguenti trasformazioni architettoniche e urbanistiche dell’ambiente alpino.

Comprese in modo lungimirante la necessità di adottare strategie per un governo (che oggi definiremmo sostenibile) di tali dinamiche.

Tradusse tali strategie nei numerosi strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale, ma anche in documenti quali lo statuto della prima pro-loco d’Italia (a Frassené Agordino, dove per molto tempo ha risieduto) dal quale tutta l’Italia prenderà spunto.

La rassegna proposta ha lo scopo di rimuovere quel velo di oblio che ha oscurato l’operato di Ohannés Gurekian, restituendogli il meritato ruolo di incisivo riferimento culturale per la nostra provincia.

L’Ordine degli Architetti PPC di Belluno, in collaborazione con la Fondazione Architettura Belluno Dolomiti e con il patrocinio del Comune di Belluno e della Provincia di Belluno, organizza i primi due importanti eventi della Rassegna culturale.

 

IL CONVEGNO

Area oggetto attività formativa: 1_Architettura

OHANNÉS GUREKIAN: UN PROGETTISTA ARMENO DELLE DOLOMITI

venerdì 22 aprile 2022, ore 15:00-18:00

sede: piano nobile del Museo Fulcis – Palazzo Bembo – Piazza Vittorio Emanuele, 1 – Belluno

CFP:

3 per iscritti Ordine Architetti PPC

3 per iscritti Ordine Periti Industriali

3 per iscritti Collegio Geometri
In definizione per iscritti: Ordine Ingegneri della sola provincia di Belluno

 

Programma

14:30 | Registrazione dei partecipanti
15:00 | Saluti e Presentazione degli argomenti:
arch. Angelo Da Frè, Presidente Fondazione Architettura Belluno Dolomiti

Intervengono:

pian. terr. Sara Gnech, Segretario FABD

Ohannés Gurekian, da Costantinopoli alle Dolomiti

arch. Fulvio Bona, Consigliere FABD e Ordine Architetti PPC BL

L’individuazione di uno stile a tutela del paesaggio dolomitico

17:00 | Presentazione della monografia, introduzione al percorso espositivo:
arch. Angelo Da Frè, Presidente Fondazione Architettura Belluno Dolomiti

arch. Fabiola De Battista, Presidente Ordine Architetti PPC di Belluno

dott. Carlo Cavalli, Conservatore Museo Fulcis Belluno

don Sergio Sacco, Editore – Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali – Belluno

La monografia “Ohannés Gurekian – l’Ingegneria, l’Architettura, l’Urbanistica”

Interviene:

arch. Tommaso Del Zenero, Tesoriere Ordine Architetti PPC BL

Presentazione del lavoro di ricerca per la monografia e la Mostra

18:00 | Inaugurazione e visita della Mostra OHANNÉS GUREKIAN: UN PROGETTISTA ARMENO DELLE DOLOMITI – Conclusioni.

Modalità di iscrizione

L’iscrizione dovrà avvenire entro giovedì 21 aprile 2022, accedendo al sito dell’Ordine Architetti PPC di Belluno al link:

https://architettibelluno.it/formazione-continua-permanente/iscrizione-eventi-formativi

Posti disponibili: 50

In caso di impossibilità a partecipare dopo l’avvenuta iscrizione, è possibile cancellarsi dalla stessa pagina di iscrizione al link: »Vedi la tua iscrizione

Quota di partecipazione Evento gratuito previa iscrizione.

LA MOSTRA

Esposizione di 20 pannelli fotografici

OHANNÉS GUREKIAN: UN PROGETTISTA ARMENO DELLE DOLOMITI

da venerdì 22 aprile 2022 a domenica 08 maggio 2022

sede: chiostro del Museo Fulcis – Palazzo Bembo – Piazza Vittorio Emanuele, 1 – Belluno

Inaugurazione: venerdì 22 aprile 2022 | ore 18:00
1 CFP mediante ISTANZA DI AUTOCERTIFICAZIONE sulla piattaforma iM@teria

La Mostra, con ingresso libero e gratuito, sarà aperta al pubblico nei seguenti orari:

martedì-mercoledì-venerdì

09:30-12:30
15:30-18:30
giovedì

09:30-12:30
sabato-domenica e festivi

10:00-18:30 orario continuato

Tutor Convegno e Mostra

arch. Fulvio Bona
pian. terr. Sara Gnech
arch. Tommaso Del Zenero

 

Condizioni di sicurezza COVID-19 da rispettare per l’accesso al Museo Fulcis:

– è obbligatorio l’uso di mascherina
– non devono essere presenti sintomi influenzali come tosse, raffreddore ecc., la temperatura deve essere inferiore ai 37,5C
– nell’area di ingresso è obbligatoria l’igienizzazione delle mani

– Green Pass in base alla normativa.

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Genocidio, cos’è e cosa significa? I casi più famosi nella storia (Lanotiziagiornale.it 14.04.22)

Genocidio è una parola che purtroppo si è ripetuta più volte nel corso della storia. Nell’aprile 20202, il presidente USA Joe Biden più di una volta, è intervenuto accusando Putin di “genocidio”, gettando ulteriore benzina sul fuoco.

Genocidio, cos’è e cosa significa?

Il genocidio è il fenomeno con cui vengono indicati ” crimini contro l’umanità “, ed è inteso come lo sterminio sistematico , in tutto o in parte, di un gruppo sociale di persone, la cui motivazione principale sono principalmente le differenze di nazionalità, razza, religione e differenze etniche”.

La parola genocidio deriva dal greco genos che significa razza, tribù o nazione , e la radice latina termine -cida , significa uccidere . Il termine è stato creato da Raphael Lemkin, avvocato e consigliere ebreo polacco del dipartimento di guerra degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale. La parola genocidio inteso come crimine di guerra fu utilizzato la prima volta nel corso della seconda guerra mondiale con la morte di milioni di ebrei.

I casi più famosi nella storia

Purtroppo la storia umana ha conosciuto tanti casi di genocidio che tanta sofferenza ha causato a diverse generazioni di popoli:

  •  Olocausto armeno: fu la deportazione forzata e lo sterminio di un numero indeterminato di civili armeni, stimato tra un milione e mezzo e 2 milioni di persone, dal Giovane governo turco nell’Impero ottomano, dal 1915 al 1923.
  •  Olocausto ucraino: si fa riferimento alla carestia causata dal regime stalinista, che ha devastato il territorio della Repubblica socialista ucraina sovietica, negli anni 1932-1933.
  • Il genocidio degli ebrei , chiamato anche Olocausto o Shoah: ha riguardato il tentativo di annientare totalmente la popolazione ebraica e ha portato alla morte di circa 6 milioni di ebrei, guidata da Adolf Hitler. I metodi utilizzati includevano soffocamento di gas velenoso, tiro, impiccagione, colpire, morire di fame e lavoro forzato.
  • Cambogia: esecuzione di quasi 2 milioni di persone tra il 1975 e il 1979, da parte del regime comunista dei Khmers Rouges o Khmers Khorn (Khmer Rouge), guidato da Pol Pot.
  • Ruanda: è stato un massacro commesso dal gruppo etnico di maggioranza, gli hutu, contro i tutsi, un’esecuzione di circa 1 milione di persone, avvenuta nel 1994.
  •  Bosnia: il massacro di migliaia di musulmani bosniaci si è verificato nella città di Srebrenica nel 1995 ed è stato perpetrato dall’esercito bosniaco di Serbia.

Armenia: l’Ambasciatore Di Riso incontra il Presidente Khachaturyan (Aise 14.04.22)

JEREVAN\ aise\ – Ambasciatore d’Italia a Jerevan, Alfonso Di Riso è stato ricevuto ieri, 13 aprile, dal Presidente della Repubblica di Armenia Vahagn Khachaturyan.
Il presidente, riporta l’Ambasciata, in riferimento alla recente visita in Armenia della Delegazione guidata dal Ministro Luigi Di Maio, ha sottolineato l’importanza delle visite reciproche a diversi livelli che offrono opportunità per l’ulteriore sviluppo delle relazioni tra i due Paesi e per l’approfondimento dei legami tra i due popoli amici in tutte le direzioni.
Durante l’incontro si è discusso dell’attuale situazione regionale e di una serie di argomenti di reciproco interesse. (aise) 

Pashinyan: “Dobbiamo fare del nostro meglio per evitare la stagnazione nei negoziati con la Turchia” (Trt 13.04.22)

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha dichiarato che dovrebbero fare del loro meglio per evitare la stagnazione nei negoziati con la Turchia.

Nel suo discorso al Parlamento armeno, Pashinyan ha valutato il processo di normalizzazione delle relazioni tra la Turchia e l’Armenia.

“Credo che i negoziati con Ankara devono continuare e si deve instaurare un dialogo. Dovremmo fare del nostro meglio per evitare una stagnazione nei negoziati con la Turchia. Sappiamo che i risultati del processo potrebbero non essere così veloci e lo diciamo anche ai nostri partner internazionali. Ma senza risultati rapidi, esiste il pericolo di una stagnazione. Per evitare questo tipo di stagnazione, è necessario esserci in grado di andare avanti a piccoli passi. I nostri partner internazionali sostengono pienamente la normalizzazione delle relazioni Turchia-Armenia”, ha affermato il premier armeno Pashinyan.

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