Gli armeni di Russia (Filodiritto 18.05.21)

Sergej Lavrov è da quasi un ventennio il fidatissimo ministro degli Esteri di Vladimir PutinAlumnus dell’Università statale di Mosca per le relazioni internazionali (MGIMO) – quella che Henry Kissinger ebbe a definire come “Harvard russa” in quanto ginnasio della diplomazia sovietica – Lavrov è uno dei personaggi più stimati dell’intero panorama politico moscovita. Pochi sanno, però, che il diplomatico è inoltre uno dei non pochi russi ad avere una progenie armena (per parte di padre).

Quella degli armeni russi è infatti tra le più consistenti – numericamente e culturalmente – tra le minoranze etniche nei confini della Federazione. Una comunità che conta più di un milione di anime tra immigrati di prima e successive generazioni. Prevedibilmente, questa è perlopiù concentrata nel territorio di Krasnodar, a nord della medesima regione caucasica dove – a meridione – si posiziona la madrepatria armena. Non è però difficile imbattersi in individui dai tratti tipicamente sud-caucasici anche a Mosca, San Pietroburgo, o nella orientalissima Vladivostok. Accanto a Lavrov si contano decine di altre celebrità di origine armena, alcuni divenute vere e proprie icone della storia recente russa – come il grande maestro di scacchi Garri Kasparov (nato a Baku da madre armena).

Quella degli armeni in Russia è invero una presenza risalente al tardo Medioevo, che iniziò ad assumere i caratteri attuali sotto l’Impero zarista: nell’estate del 1778, l’imperatrice Caterina II decise di ospitare più di 10.000 armeni provenienti dal Canato di Crimea – che era stato appena annesso da San Pietroburgo. La sede del dislocamento fu la neo-nata città di Nachičevan’-sul-Don – in quella Novorossija (“Nuova Russia”) ritornata oggi ad assumere valenza strategica dopo i fatti crimeani. La storia degli armeni russi assunse presto i connotati della favola dei self-made men: nonostante prevalentemente contadini, i membri della comunità emigrata furono protagonisti di una notevole scalata sociale nel settore mercantile, e in molti scelsero la strada imprenditoriale.

Più tardi, nel 1826-28, la vittoria russa nel conflitto con i persiani sancì la definitiva egemonia zarista nel Caucaso, che non poca influenza avrebbe avuto, quasi un secolo dopo, sul massiccio afflusso di superstiti armeni dall’ostile Impero ottomano. Ancora: alla caduta dell’URSS, circa 600.000 armeni risiedevano nei confini russi – numero destinato ad aumentare in misura esponenziale nei decenni successivi, specialmente dopo il terremoto di Spitak del 1988 (causa di decine di migliaia di vittime in Armenia settentrionale) e il conflitto del Nagorno-Karabakh con l’Azerbaijan (iniziato nel 1992).

Quest’ultima ondata diasporica va però tenuta distinta da quella precedente la perestrojka[1]gli armeni in Russia faticano ancora oggi a comporre una comunità “nazionale” in senso stretto. Le uniche generazioni ad aver conservato un legame concreto con la madrepatria, difatti, paiono essere quelle arrivate in Russia prima del collasso dell’URSS, laddove le successive sono perlopiù pienamente integrate fino a considerarsi “russe” a tutti gli effetti.

Ça va sans dire, un tale amalgama non poteva non avere ripercussioni sul piano politico: la cifra dell’intesa russo-armena è misurabile considerando la scelta di Erevan, che messa di fronte a due opzioni – accelerare l’integrazione con l’Unione europea oppure partecipare all’Unione economica eurasiatica (“sponsorizzata” da Mosca) – nel 2013 ha optato per la seconda[2].

Erevan serve a Mosca perché le assicura una presenza geopolitica-militare nel sud del Caucaso – stante inoltre l’acrimonia russa con la Georgia (sfociata nel conflitto-lampo del 2008) e l’influenza del rivale turco sull’Azerbaigian[3]Mosca serve ad Erevan per motivi di fornitura energetica e necessità di avere alle spalle un “amico potente” nello scontro con Baku. Nonostante le non poche preoccupazioni iniziali, nemmeno la “Rivoluzione di velluto” del 2018[4] ha modificato troppo l’inerzia bilaterale: il Cremlino è consapevole che, d’altronde, a sud del Caucaso non si possa fare a meno del prezioso “ombrello” russo[5].

Il legame è ancora più evidente se ci si sofferma sull’aspetto economico, dal momento che la Russia è principale controparte per l’import e l’export dell’Armenia – un giro d’affari che supera i 2 miliardi di dollari[6] (circa il 16% del PIL armeno complessivo).

Un’amicizia da cui, almeno sinora, nessuna delle due può e vuole prescindere.

[1] Marina Oussatcheva, “Institutions in Diaspora: the Case of Armenian Community in Russia” (University of Oxford, 2001).

[2] Fabrizio Vielmini, “Armenia’s Shift towards the Eurasian Economic Union: a Rejoinder of Realpolitik,” ISPI, 25 ottobre 2013, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/armenias-shift-towards-eurasian-economic-union-rejoinder-realpolitik-9283.

[3] Sul ruolo dell’alleanza russo-armena nei piani caucasici della Turchia: Hugo Blewett-Mundy, “Russia-Armenia Ties Complicate Turkish Regional Plans,” Global Risk Insights, 9 aprile 2021, https://globalriskinsights.com/2021/04/russia-armenia-ties-complicate-turkish-regional-plans/.

[4] Simone Zoppellaro, “Armenia: dalla Piazza alla Svolta, la Vittoria della Protesta,” Affari Internazionali, 4 maggio 2018, https://www.affarinternazionali.it/2018/05/armenia-piazza-svolta-protesta/.

[5] Narek Sukiasyan, “Appeasement and Autonomy: Armenian-Russian Relations from Revolution to War,” EU Institute for Security Studies, 1° febbraio 2021, https://www.iss.europa.eu/content/appeasement-and-autonomy.

[6]  “Armenia,” Observatory of Economic Complexity, consultato il 14 maggio 2021, https://oec.world/en/profile/country/arm.

 

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Armenia-Azerbaigian: ministero Difesa Erevan, domani ripresa negoziati su tensioni al confine (Agenzia Nova 18.05.21)

Erevan, 18 mag 16:27 – (Agenzia Nova) – Le forze armate dell’Armenia continuano a contrastare i tentativi della parte azerbaigiana di rifornire le loro truppe, dopo lo sconfinamento territorio armeno. È quanto ha riferito il ministero della Difesa armeno in un comunicato, aggiungendo che “la situazione è relativamente calma” e rimane “sotto il controllo dei militari armeni”. “È previsto che i negoziati per una risoluzione completa della situazione riprenderanno domani”, si legge nel comunicato, che esorta i militari azerbaigiani a “lasciare il territorio armeno senza precondizioni, e d’ora in poi astenersi da tali provocazioni”. (Rum)

Franco Battiato morto, Gurdjieff grande ispiratore: ecco chi era il filosofo grazie al quale ‘nacque’ il centro di gravità permanente (Ilfattoquotidiano 18.05.21)

Franco Battiato è morto a 75 anni, colpito da una malattia che lo accompagnava da tempo. Importante ispiratore delle sue musiche e dei suoi testi è stato, tra gli altri, il filosofo armeno Georges Ivanovič Gurdjieff, letterato che negli anni ha teorizzato sullo scopo finale delle religioni. Secondo Gurdjieff l’uomo dovrebbe puntare alla coscienza e al risveglio, favorendo il superamento degli automatismi psicologici ed esistenziali che condizionano l’essere umano.

È dalle teorie del filosofo che morirà in Francia nel 1949 che nasce l’ispirazione grazie al quale Battiato scriverà il centro di gravità permanente, uno dei suoi più grandi capolavori musicali. “Da solo con un’esperienza da autodidatta avevo scoperto quella che in Occidente, si chiama meditazione trascendentale, ma nel pensiero di Gurdjieff vidi disegnato perfettamente un sistema che già avevo intuito e frequentato – spiegò una volta Battiato -. Esistono tante vie, esiste Santa Teresa e San Francesco; quella di Gurdjieff mi era molto congeniale. Una specie di sufismo applicato all’Occidente, all’interno di una società consumistica”.

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Armenia-Azerbaigian: premier Pashinyan, Baku ha violato norme del diritto internazionale (Agenzianova 17.05.21)

Erevan, 17 mag 16:18 – (Agenzia Nova) – L’Azerbaigian ha attraversato illegalmente il confine ed è entrato nel territorio sovrano dell’Armenia, violando tutte le norme del diritto internazionale. È quanto dichiarato dal primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, durante un colloquio telefonico con il presidente della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko, come riporta l’agenzia di stampa “Armenpress”. La conversazione si è focalizzata sulle tensioni al confine armeno-azero, e secondo Pashinyan “l’Azerbaigian, violando tutte le norme del diritto internazionale, ha attraversato illegalmente il confine ed è entrato nel territorio sovrano dell’Armenia”. Pashinyan ha inoltre richiamato l’attenzione di Lukashenko sulla “corretta discussione della questione” nell’ambito dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto), e sulla necessità di “combinare le posizioni degli Stati membri del Csto sull’incidente”. Il presidente bielorusso, poi, ha espresso preoccupazione per la situazione, e mostrato disponibilità nel trovare una risoluzione pacifica. (Rum)

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Armenia-Azerbaigian: Cremlino, in costante contatto per porre fine a tensioni al confine
Mosca, 17 mag 11:43 – (Agenzia Nova) – La Russia è in costante contatto con Azerbaigian e Armenia per porre fine alle tensioni al confine. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, durante un briefing con la stampa. “Sapete che la parte russa e quella armena sono in costante contatto. Siamo anche in costante contatto con Baku. Il presidente, Vladimir Putin, è un convinto sostenitore dell’attuazione degli accordi trilaterali (del 9 novembre e del 10 gennaio scorsi). Si stanno compiendo sforzi vigorosi per disinnescare le tensioni e ripristinare la situazione”, ha detto Peskov. La scorsa settimana, il primo ministro armeno ad interim Nikol Pashinyan ha dichiarato durante una sessione straordinaria del Parlamento di aver scritto una lettera a Putin chiedendo aiuto, anche militare, a causa della situazione nella provincia di Syunik al confine con l’Azerbaigian. (Rum)

Le chiese dell’Armenia in mostra a Comabbio (Varesenews 16.05.21)

Un viaggio tra le chiese, i monasteri e le caratteristiche khachkar (le tradizionali croci di pietra armene) grazie alle foto di chi ci è stato. Sabato 15 e domenica 16 maggio in casa Fontana a Comabbio è stata allestita la mostra fotografica “Pietre d’Armenia. In viaggio tra monasteri e khachkar” dall’associazione Il borgo di Lucio Fontana in occasione della rassegna “Comabbio racconta l’Armenia”.

GALLERIA FOTOGRAFICA

L’Armenia negli scatti di Nadia Pasqual4 di 25

42 scatti realizzati dai fotografi Marco AnsaloniEmanuele Cosmo e Davide Curioni, immortalano le particolarità che caratterizzano gli edifici religiosi dell’Armenia. Particolarità che sono state al centro della conferenza tenuta dallo storico dell’arte Marco Ruffilli prima dell’inaugurazione della mostra

«Quello che più colpisce – spiega Marco Ruffilli – è il rapporto che le chiese armene instaurano col territorio circostante. Queste costruzioni emergono dalla pietra tufata in un modo che appare del tutto naturale. Si tratta di edifici realizzati da costruttori di grande maestria. Abilità che si nota non solo nelle fini decorazioni, ma anche nelle soluzioni strutturali adottate per resistere alle frequenti scosse sismiche».

La struttura che più rende le chiese armene riconoscibili è la loro grande cupola centrale. «Il resto della struttura esterna, però, tradisce la pianta dell’edificio interno – spiega Marco Ruffilli -, che si può conoscere solamente una volta entrati. Chiese con caratteristiche simili si possono trovare anche in Italia, tanto da credere possibile la presenza di costruttori armeni nel nostro Paese, oppure l’utilizzo di soluzioni architettoniche che gli antichi crociati avevano incontrato durante i loro viaggi in Armenia».

A collegare l’Italia – e in particolare il paese di Comabbio – all’Armenia c’è anche un altra testimonianza. Tra coloro che firmarono il primo Manifesto dello Spazialismo redatto da Lucio Fontana (artista che trascorse gli ultimi anni della sua vita proprio nel piccolo paese del Varesotto) ci fu infatti anche Giorgio Kaisserlian, critico d’arte italiano di origine armena.

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Il ricordo del Genocidio armeno nelle foto di Jacopo Santini a Comabbio (Varesenews 16.05.21)

Fotografo documentarista, Santini nella sua esposizione a Comabbio racconta l’importanza che il ricordo del massacro conserva per il popolo armeno a oltre un secolo di distanza

jacopo santiniSono passati più di 100 anni da quel massacro, ma il ricordo – o la negazione – del Genocidio armeno ha plasmato dell’identità di due paesi interi: l’Armenia e la Turchia. Con le sue foto in esposizione a Comabbio (in occasione della rassegna “Comabbio racconta l’Armenia“), Jacopo Santini racconta l’attualità del popolo armeno e il suo rapporto col ricordo del Genocidio.

Inaugurata in sala Fontana nella serata di venerdì 16 maggio, la mostra è intitolata “301 – la memoria del Genocidio armeno”. 301 è un numero carico di significati per l’Armenia, è l’anno in cui il paese si è convertito al Cristianesimo, ma è anche l’articolo del Codice penale turco che punisce con la detenzione ogni offesa allo Stato, e quindi anche gli intellettuali che propongono una visione della storia diversa da quella definita ufficiale.

Jacopo Santini è un fotografo documentarista nato a Firenze, ma collabora con università e istituti di ricerca in tutto il Mondo. Le sue foto esposte a Comabbio sono state scattate nel corso di alcuni viaggi in Armenia e in Anatolia e raffigurano paesaggi, edifici, particolari, ma soprattutto i volti delle persone che ha incontrato e conosciuto. Una sezione della mostra è dedicata anche alla regione del  Nagorno-Karabakh, recente teatro di guerra.

«Con la fotografia – spiega Jacopo Santini – non si può raccontare qualcosa accaduto oltre un secolo fa. Ho voluto quindi raccontare il Genocidio armeno ripercorrendone le tracce attraverso le testimonianze delle persone. I ritratti che ho esposto in questa mostra raffigurano coloro che durante i miei viaggi mi hanno accolto e di cui ho conosciuto la storia».

L’interesse di Jacopo per il Genocidio armeno è nato grazie ai racconti di suo padre e ai tanti libri letti sull’argomento. «Si tratta – spiega Jacopo – del primo massacro del ventesimo secolo. Il termine “genocidio” è stato inventato proprio per descrivere questo evento. Il progetto con cui ho voluto raccontare il ricordo del Genocidio tra il popolo armeno è iniziato nel 2018, e a giugno ho in programma un nuovo viaggio in Armenia».

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50 anni fa moriva il Cardinale Aghagianian (AciStampa 16.05.21)

Il 16 maggio 1971, esattamente 50 anni fa moriva a Roma il Cardinale armeno – naturalizzato libanese – Krikor Bedros XV Aghagianian.

Nato a Akhaltsikhe il 18 settembre 1895, fu ordinato sacerdote il 23 dicembre 1917. A causa delle persecuzioni sovietiche lasciò la terra natale nel 1921 per trasferirsi a Roma dove ha insegnato presso il Pontificio Collegio Armeno, di cui divenne rettore dal 1932 al 1937.

Papa Pio XI lo ha eletto vescovo titolare di Comana di Armenia l’11 luglio 1935 e fu eletto patriarca di Cilicia degli Armeni dal Sinodo armeno il 30 novembre 1937.

Nel 1946 Papa Pio XII lo ha creato Cardinale di Santa Romana Chiesa, del titolo di San Bartolomeo.

Per stessa ammissione di Giovanni XXIII, fu – nel conclave 1958 – uno dei cardinali favoriti per l’elezione a Romano Pontefice.

Nel 1960 Giovanni XXIII lo ha nominato Prefetto della Congregazione di Propaganda Fide, che successivemente divenne Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

Durante il Concilio Vaticano II fece parte della commissione direttiva insieme ai Cardinali Suenens, Döpfner e Lercaro. Nel 1963 prese parte al conclave che elesse Paolo VI.

Nel 1970 lo stesso Paolo VI lo ha promosso Cardinale vescovo della diocesi suburbicaria di Albano.

E’ morto a Roma il 16 maggio 1971.

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Armenia-Kazakhstan: colloquio tra Pashinyan e Tokayev su situazione al confine armeno-azerbaigiano (Agenzianova 16.05.21)

Erevan, 16 mag 17:48 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro meniano Nikol Pashinyan ha intrattenuto una conversazione telefonica con il presidente del Kazakhstan, Kassym-Jomart Tokayev. Secondo quanto riferito in un comunicato dal governo di Erevan, al centro dei colloqui la situazione al confine tra Armenia e Azerbaigian alla luce delle recenti controversie con l’avanzata dei militari azerbaigiani. Entrambi i Paesi fanno parte dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto), che comprende anche Bielorussia, Kirghizistan, Russia e Tagikistan. L’Armenia ha chiesto che il Csto si riunisca per discutere della questione. “Le parti hanno discusso la situazione al confine armeno-azerbaigiano. Considerando l’inaccettabile invasione dell’Azerbaigian sul territorio sovrano dell’Armenia, Nikol Pashinyan ha sottolineato la necessità di armonizzare le posizioni di tutti i partner Csto al fine di risolvere la questione”, si legge nella dichiarazione. (segue) (Rum)

Mkhitaryan vuole garanzie: incontro con Mourinho prima del rinnovo (Romagiallorossa 16.05.21)

CALCIOMERCATO AS ROMA MKHITARYAN – Il futuro di Henrikh Mkhitaryan alla Roma è in bilico: il rendimento sul campo del trequartista armeno non si discute, ma l’imminente arrivo in giallorosso di Josè Mourinho, con cui Mkhitaryan ha avuto in passato qualche attrito, rimette tutto in discussione, scrive il Corriere dello Sport.

Ecco perché l’ex Arsenal non ha ancora sciolto le riserve in merito al proprio futuro, conservando la possibilità di separarsi dalla Roma. Conclusa la stagione il giocatore chiederà un colloquio con Mourinho e Tiago Pinto per decidere di comune accordo il da farsi.


>> La sfida di Friedkin comincia adesso

L’Ambasciatore armeno presso la Santa Sede replica all’Assistente del Primo Vicepresidente azero: parole di pace mentre continua l’uso della forza (Korazym e altri 15.05.21)

Riportiamo di seguito i commenti di S.E. il Sig. Garen Nazarian (foto di copertina), Ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede e il Sovrano Ordine Militare di Malte, all’articolo pubblicato l’11 maggio 2021 su Faro di Roma, che aveva ripreso delle affermazioni di Elchin Amirbayov, Assistente del Primo Vicepresidente della Repubblica dell’Azerbaigian (cioè la moglie del dittatore azero, Mehriban Aliyeva), già Ambasciatore presso la Francia e la Santa Sede, in Italia per una “visita di lavoro”.

Abbiamo riferito delle dichiarazioni del Sig. Amirbyov il 4 maggio 2021 [QUI]: «Per chi si domanda ancora quale è la sorte del patrimonio culturale e religioso armeno nel Nagorno-Karabakh sotto occupazione azera – dopo i tanti articoli che abbiamo dedicato all’argomento (qui sopra soltanto una piccola selezione) – facciamo seguire la Dichiarazione del Ministero degli Esteri armeno su cosa sta succedendo con la cattedrale armena Ghazanchetsots di Sushi. E poi, potete leggere, interpretare e capire la lunga intervista L’importanza dell’alleanza tra Italia e Azerbaigian (con un passaggio anche sull’alleanza tra il Vaticano e l’Azerbajgian), pubblicata oggi 4 maggio 2021 su Ilgiornale.it. Quale tipo di “lavoro” Amirbayov è venuto a fare qui da noi, si comprende, quando spiega in modo chiaro quali sono i rapporti dell’Italia e della Santa Sede con l’Azerbaigian e come espone “la visione del suo paese per una pacificazione regionale postbellica”. Cioè, invece di un servizio giornalistico leggerete una velina con il copia/incolla dal classico manuale di propaganda, mistificazione e disinformacia stile sovietico-azerbajgiano».

I commenti dell’Ambasciatore armeno Garen Nazarian

Nell’articolo il Sig. Amirbayov parla di pace, stabilità e riconciliazione tra paesi vicini e, nel frattempo, il suo governo prosegue la politica della minaccia e dell’uso della forza.
Mentre le scrivo, il governo azerbajgiano continua i suoi atti provocatori al confine meridionale dell’Armenia mettendo in pericolo la stabilità e la sicurezza di tutta la regione.
Queste azioni irresponsabili sono ispirate dallo stesso presidente dell’Azerbaijan che persevera nelle sue rivendicazioni territoriali contro la mia nazione e se vuole più dettagli li potrà trovare nell’intervista ad Aliyev del 20 aprile scorso che rivela appieno la natura falsa delle dichiarazioni dei rappresentanti del governo azerbajgiano su “pace e riconciliazione”.
Amirbayov ribadisce anche che, durante la guerra in Artsakh (Nagorno Karabakh), gli attacchi contro le chiese e i monasteri armeni non sono mai stati premeditati.
Voglio ricordare, tra i vari crimini di guerra commessi dall’esercito dell’Azerbaijan durante l’aggressione contro l’Artsakh, l’attacco deliberato della cattedrale del Santissimo Salvatore Ghazanchetsots a Shushi con armi di alta precisione due volte nello stesso giorno, seguito dagli atti di vandalismo dopo che il cessate il fuoco era stato proclamato.
Per non parlare del fatto che in questi giorni l’Azerbajgian interviene sulla Cattedrale di Shushi senza consultarsi con la Chiesa Armena Apostolica, violando palesemente il diritto dei credenti armeni alla libertà di religione. Ed è altrettanto e oltremodo preoccupante che l’Azerbajgian abbia iniziato a modificare l’aspetto architettonico della chiesa prima dell’inizio dei lavori da parte della missione di valutazione degli esperti dell’UNESCO.
Mi permetta una chiosa poi sull’affermazione di Amirbayov circa lo “spirito di multiculturalismo e di rispetto interreligioso” dell’Azerbajgian. Proprio ieri martedì 12 maggio è uscito, a cura della Commissione USA sulla Libertà Religiosa Internazionale, il 2020 International Religious Freedom Report. Nel rapporto di 108 pagine l’Azerbaijan viene collocato nella speciale lista di nazioni sotto osservazione (Countries recommended for the State Department’s Special Watch List) a causa delle eclatanti violazioni della libertà religiosa nel paese, non da ultime le recenti violazioni commesse durante la nuova guerra contro il Nagorno-Karabakh e i suoi territori circostanti.
All’interno della sezione dedicata all’Azerbajgian, il rapporto solleva serie preoccupazioni circa la conservazione e la protezione dei luoghi di culto armeni e sulla vandalizzazione e distruzione di cimiteri e lapidi armene.
A tal proposito mi preme ricordare delle decine di migliaia di croci di pietra di epoca medievale, perle dell’umanità, abbattute e distrutte con i bulldozer nel Nakhchivan per cancellare le tracce dell’eredità cristiana armena. Un crimine che è stato commesso in tempo di pace e lascio ai suoi lettori il giudizio sul cosiddetto Azerbajgian tollerante e multiculturale del Sig. Amirbayov.

Garen Nazarian
Ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede

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>> Diplomazia pontificia, Ursula von der Leyen da Papa Francesco – Il presidente della Commissione Europea incontrerà il Papa il prossimo 22 maggio. Nella settimana: la reazione armena al conflitto in Nagorno Karabakh; gli appelli del Cardinale Rai per il Libano; le prove di coesistenza in Iraq (SIR 15 .05.21)


>> L’ambasciatore armeno presso la S. Sede replica al consigliere presidenziale azero: parole di pace mentre continua l’uso della forza (Farodiroma 15.05.21)