AFRICA/EGITTO – Grande Imam di al Azhar: islam e cristianesimo non sono mai stati alla radice delle guerre (Agenzia Fides 15.09.20)

Il Cairo (Agenzia Fides) – “Noi di al Azhar crediamo con certezza che l’islam e il cristianesimo non sono mai stati in se stessi all’origine di guerre e conflitti, ma che piuttosto le fedi religiose rappresentano il contrario dei conflitti e delle guerre in cui vengono coinvolte e strumentalizzate”. Lo ha detto lo Sheikh egiziano Ahmed al Tayyeb, Grande Imam di al Azhar, ricevendo lunedì 14 settembre il Ministro degli esteri armeno Zohrab Mnatsakanyan, in visita ufficiale al Cairo.
Nel colloquio avuto con il rappresentante del governo armeno – riportano i media egiziani – il Grande Imam ha anche ripetuto che i criteri ispirativi dell’insegnamento impartito al Azhar riconoscono tutti gli esseri umani come “fratelli in umanità”, che anche l’insegnamento del Profeta Mohammad “conferma la fratellanza tra gli esseri umani”, e che l’importante istituzione accademica sunnita è impegnata a definire e esporre in maniera corretta la dottrina e il messaggio dell’Islam, anche per contrastare tutte le manipolazioni che usano contenuti della fede islamica per costruire ideologie di sopraffazione.
Mentre Papa Francesco si prepara a pubblicare l’Enciclica “Fratelli Tutti” sulla fraternità e l’amicizia sociale, con riflessioni ispirate anche dal tempo di emergenza pandemica vissuto da tutta l’umanità, il Ministro armeno Mnatsakanyan, nel suo colloquio con al Tayyeb, ha voluto ricordare anche il Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, sottoscritto il 4 febbraio 2019 a Abu Dhabi da Papa Francesco e dallo stesso Grande Imam di al Azhar.
Nel loro incontro, lo Sheikh al Tayyeb e il ministro degli esteri armeno hanno anche accennato alla possibilità di potenziare collaborazioni e scambi culturali tra le istituzioni accademiche armene e il più autorevole centro teologico-culturale dell’islam sunnita.
Il viaggio ufficiale al Cairo del rappresentante del governo armeno – che ha incontrato anche il Presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e il Patriarca copto ortodosso Tawadros II – si inserisce in un frangente storico segnato da crescenti segnali contrasti tra Egitto e Turchia anche sugli scenari mediorientali. Nei suoi incontri con le autorità politiche e religiose egiziane, il Ministro Mnatsakanyan ha ricordato la “generosità e ospitalità” con cui in passato appartenenti al popolo armeno sono stati accolti in Egitto in epoche storiche passate, dando vita a una comunità locale di armeni divenuti “cittadini egiziani dotati di alto senso della Patria”. (GV) (Agenzia Fides 15/9/2020)

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Roma, Mkhitaryan è essenziale. Testa al Verona, nel ricordo del padre (Corriere dello sport 14.09.20)

ROMA – La Roma, aspettando l’evoluzione della situazioe legata a Dzeko, ha il suo punto di riferimento in campo e fuori. Nelle tre amichevoli giocate in questo pre campionato, il giocatore che non ha mai sbagliato e ha sempre inciso nel risultato è Henrikh Mkhitaryan. L’armeno da trequartista e da falso nove ha brillato sia per le sue indiscusse qualità che per la forma fisica.

Tre gol contro Sambenedettese, Frosinone e Cagliari, e altrettanti assist che lo hanno reso assoluto protagonista dei match giocati dalla squadra di Fonseca in questa pre season. Con gli impegni delle nazionali di mezzo, l’armeno si è preso sulle spalle la Roma dei giovani e dei diversi “esuberi”, guidandoli con esperienza ma soprattutto confermando tutte le sue qualità viste nel finire della scorsa stagione. Per Fonseca è essenziale per esperienza e qualità, l’uomo sul quale contare in campo e nello spogliatoio. Lui non ha risposto alla chiamata della sua Armenia perché nella ‘black list’ dei paesi ai quali l’Italia ha chiuso i confini, per evitare di importare nuovi contagi da coronavirus, c’è anche il suo Paese: l’ex Arsenal se fosse andato in nazionale, al rientro in Italia avrebbe dovuto rimanere per due settimane in autoisolamento.

Niente Armenia, per amore della Roma. Mkhitaryan vuole partire al massimo già dalla gara contro il Verona: in queste settimane si è allenato benissimo, ha sostenuto tutta la preparazione per evitare i guai muscolari che invece l’anno scorso lo hanno frenato. Esattamente un anno fa il trentunenne si preparava all’esordio del 15 settembre contro il Sassuolo, una gara in cui era riuscito anche a trovare il gol e il feeling con la tifoserie giallorossa. Oggi, come un anno fa, Mkhitaryan ha voluto ricordare l’anniversario della nascita del padre Hamlet, uno dei più forti attaccanti dell’Europa dell’Est dello scorso secolo, che morì a trentatré anni per un tumore al cervello. Il figlio quando aveva sette anni promise di seguire le sue orme da calciatore e di onorare il padre in ogni partita. Lo farà anche contro il Verona, per cercare una vittoria importantissima per la Roma e dedicarla al padre.

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Armenia: introdotta quarantena fino a gennaio 2021 (Agenzianova 11.09.20)

Erevan, 11 set 15:48 – (Agenzia Nova) – Il governo armeno ha introdotto un regime di quarantena in connessione con la pandemia di coronavirus. La modalità, che sostituisce lo stato d’emergenza, durerà fino all’11 gennaio 2021. Lo ha riferito l’agenzia “Sputnik Armenia”. Secondo la legge, nell’ambito della quarantena permane il divieto di ingresso per gli stranieri attraverso il confine terrestre, ad eccezione di coloro che hanno parenti in Armenia, nonché cittadini di altri Stati con permesso di soggiorno. (Rum)

12 gemme nascoste a Yerevan, Armenia (Generazionepost.it 11.09.20)

Yerevan è una città a cui la maggior parte delle persone non pensa quando cerca una destinazione per le vacanze. Tuttavia, la capitale dell’Armenia è piena di sorprese. Cultura antica, ospitalità e tradizione vanno di pari passo con la modernizzazione e l’inventiva. Yerevan è piena di elementi contrastanti che non fanno che aumentare il suo fascino. Inoltre, si ha una splendida vista del Monte Ararat alle porte di un paese ancora da scoprire.

Il nostro team di gente del posto vive e ama questa città ed è alla costante ricerca di fantastici luoghi nascosti. Ecco una raccolta di alcune delle loro migliori gemme locali.

Persiano rimane

La piazza centrale del quartiere Kond contiene resti di moschee risalenti all’occupazione di Yerevan da parte dell’Impero Persiano. La più grande di queste, la moschea Thapha Bashi, è ancora in piedi, avendo resistito alle ingiurie del tempo, al cambiamento degli imperi e al comunismo.

Anche se in rovina, questo edificio è impressionante. Vanta alcuni dei migliori elementi architettonici per cui sono famose le moschee in stile persiano, inclusi gli affreschi intatti sopravvissuti ai secoli. Assicurati di chiedere prima alla gente del posto se va bene andare in giro e fare foto. Di solito sono molto accomodanti e ti racconteranno ogni sorta di storie sul posto. Probabilmente ti inviteranno anche a prendere un tè, un caffè o una vodka fatta in casa.

Draghi armeni?

Questo è il vero Vishapakar (pietra del drago) preistorico in piedi di fronte a uno degli edifici governativi a Yerevan. Queste enigmatiche pietre di drago dalla testa di serpente sono caratteristiche degli altopiani armeni. Nel passato preistorico, in un tempo in cui Google Maps non esisteva, venivano usati come indicatori per indicare la posizione dell’acqua. Hanno anche significati spirituali, ad esempio raffiguranti miti sul Dio del tuono che combatte il drago-pesce e lo sconfigge per dare acqua al mondo.

La parola “vishap” è di origine iraniana e il significato è ancora controverso, a significare una creatura velenosa che vive nell’acqua o una creatura di dimensioni prodigiose. Qualunque cosa siano queste cose, a loro piace stare dove sono state fatte. Si spera che un giorno questo Vishap venga riportato nella sua posizione originale, da qualche parte nelle montagne dell’altopiano armeno, per continuare a indicare la posizione dell’acqua.

A proposito, secondo diverse fonti scientifiche, questo Vishapakar molto probabilmente ha circa 3000-4000 anni, o anche molto di più. Molto probabilmente, non gli piace essere costretto a sorvegliare un edificio governativo.

Cenare tra alberi e divinità

Dai un’occhiata a queste funky cupole trasparenti in metallo e plastica da casa sull’albero al ristorante El Garden, situato su una collina che si erge sopra la parte occidentale di Yerevan. Sono incredibilmente invitanti, specialmente in una fredda sera con un bel tramonto quando non vuoi perderti lo spettacolo del cielo, ma vuoi anche stare al caldo. La vista dall’interno delle cupole ti consente di vedere molte delle montagne circostanti, tra cui Ararat, Aragats e Yeranos.

La collina su cui poggiano è chiamata Tsitsernakaberd, che significa “Castello delle rondini”. Questo è stato ispirato dalle leggende dei tempi pagani: il sito era un complesso con templi dedicati al culto della dea della bellezza armena pagana, Astghik. Si diceva che allora c’erano messaggeri di uccelli addestrati, che portavano lettere da Astghik ai templi del suo amante Vahagn, il dio del fuoco e della tempesta, a centinaia di miglia di distanza attraverso l’altopiano armeno, prima di tornare con le sue risposte. Anche se al giorno d’oggi non vedrai uccelli messaggeri, questo è ancora un luogo pittoresco e accogliente per ottimo cibo e panorami.

Luogo di riposo finale

Lungo il fiume Hrazdan dal centro di Yerevan, nel villaggio di Argavand, si trova un sito particolare: il Mausoleo degli Emiri turkmeni. Fu costruito, come molti altri in tutto il Caucaso e l’Anatolia, dalla tribù nomade turkmena delle “pecore nere”, che aveva invaso la regione dall’Asia centrale. Lo scopo della struttura era onorare la memoria di uno dei loro leader caduti.

Poiché il villaggio si trova a soli 7 km dal centro di Yerevan, questa è un’ottima destinazione per un tour in bicicletta con un pranzo al sacco. La strada per il monumento passa anche da alcuni altri siti interessanti, tra cui il pantheon militare e alcune chiese medievali, quindi ne vale la pena. Se puoi, cogli l’occasione per visitare questo monumento perfettamente conservato che anche la maggior parte degli abitanti di Yerevan non conosce.

Opera d’arte eclettica

Il MOMA di Yerevan (aka MAMY) è davvero un posto interessante da visitare. Nascosto dietro una fila di negozi poco interessanti, il museo è più di quanto sembri. L’unico aspetto notevole dell’esterno di questo condominio sovietico standard è la sua arte di strada; ma l’interno vi stupirà sia per le sue dimensioni che per la qualità delle mostre.

Ci sono dipinti che risalgono agli anni ’40 in poi, con mostre di armeni sia locali che famosi. Troverai anche sculture e altri tipi di opere d’arte. Ultimo ma non meno importante, proprio di fronte all’ingresso del museo c’è una galleria di fotografie e mostre speciali. Per gli amanti dell’arte, questo è sicuramente un posto da visitare!

Chiesa nascosta

Costruita nel XVII secolo, la chiesa di Surb Zoravor è una delle strutture in piedi più antiche di Yerevan. È un bellissimo edificio in pietra di tufo rossa e nera (un materiale da costruzione autoctono molto utilizzato nell’architettura armena). Oltre alle sue bellissime pietre, si possono ancora vedere molte incisioni ornamentali e khatchkar (tradizionali incisioni in pietra a croce) che decorano il complesso.

La chiesa è abbastanza difficile da individuare in quanto si trova in un cortile ed è circondata da edifici residenziali. Tuttavia, è davvero un tesoro per coloro che visitano. Molte chiese medievali a Yerevan furono demolite dalle autorità sovietiche, quindi assicurati di cogliere l’occasione per visitare le poche ancora in piedi oggi.

Cinema sotto le stelle

Le estati armene tendono ad essere lunghe, calde e secche, con il bel tempo che inizia a marzo e dura fino alla fine di ottobre. Quando il sole tramonta e i venti più freddi spazzano la città, non c’è niente di meglio che guardare un film fuori con gli amici. Il teatro all’aperto dietro il cinema di Mosca è il luogo perfetto per farlo.

Questo edificio in stile costruttivista è stato creato durante l’era sovietica come scusa per abbattere una chiesa storica. Dopo la caduta dell’URSS, è stato mantenuto aperto come uno spazio pubblico popolare e rimane operativo fino ad oggi. Vi si può accedere tutto l’anno, anche se il periodo migliore è durante la calda estate. Il cinema all’aperto è proprio in centro, quindi è davvero divertente uscire per una birra in uno dei tanti caffè vicini con gli amici dopo aver visto un film.

Casa del dio della guerra

Questo sito archeologico è il luogo ideale per esplorare uno degli antichi regni del mondo: Urartu, il potente antenato dell’Armenia. La Fortezza Teishebaini, situata nella parte sud-occidentale di Yerevan, fu fondata dal re urartiano Rusa II (685-645 aC). Come testimonia un’iscrizione cuneiforme scavata nel territorio, era dedicata al dio del tuono e della guerra, Teisheba. Ironia della sorte, una guerra fu responsabile della sua rovina: nel 590 a.C., dopo l’attacco dei Medi-Sciti, la cittadella fu completamente distrutta e abbandonata.

Una curiosità: l’arte della vinificazione era ben sviluppata nella fortezza, come testimoniano i vinaccioli e le cantine che si trovano al primo piano della cittadella. La quantità totale di vino conservata a Teishebaini sembra essere stata fino a circa un milione di litri. Forse bere tutto quel vino aveva qualcosa a che fare con la loro sconfitta …?

A sostegno del design armeno

Tashir for Armenian Brands è una piattaforma che unisce imprenditori armeni in settori che vanno dalla moda alla gioielleria e all’arredamento. È un posto dove si possono trovare linee di abbigliamento di designer armeni, gioielli unici, opere di artisti armeni, cosmetici, mobili, scarpe e altro ancora. Mantengono una collezione di costumi tradizionali armeni, che puoi persino indossare per un servizio fotografico – un souvenir perfetto dall’Armenia.

La parte preferita del nostro Spotter Arpi è la sezione chiamata “Harsants Tun” che si traduce in “Bride’s House”. Gli abiti da sposa e gli accessori tradizionali armeni sono presentati qui e offrono un’opportunità unica per esplorare le usanze del paese.

La più antica fabbrica di Yerevan

La Noy Wine Factory, che produce vino, brandy e vodka, è in realtà costruita sulle fondamenta di una fortezza di Yerevan con una lunga storia. Risale al XVI secolo, quando fu costruita da un pascià persiano (sovrano) tra il 1582 e il 1583. Nel 1827 fu invasa dai russi e nel 1865, dopo che l’esercito lasciò questa fortezza, fu acquistata dai ricchi commerciante Nerses Tayirov. Nel 1877 iniziò quindi la sua produzione di vino e successivamente di acquavite in collaborazione con un amico, il pittore Ayvazovski.

Oggi la fabbrica è aperta ai visitatori, sia per visitare l’antica fondazione che per degustare le ottime bevande qui prodotte. Durante una visita la nostra Spotter Sofia ha assaggiato due tipi di brandy, oltre a un vino del 1944. Anche se in seguito aveva le vertigini per tornare a casa senza il supporto di un amico, ha detto che era il miglior brandy e vino che avesse mai assaggiato.

Comfort di montagna

Se stai cercando un posto dove lasciare tutte le tue cose, non importa quanto siano grandi o numerose (anche se hai un pianoforte con te); dove puoi chiedere al proprietario di portarti sull’amaca in giardino (con la garanzia che nessuno ti sveglierà per qualche tempo); raccogliere alcuni frutti dalle piante del giardino (come ciliegi, albicocchi e gelsi); o semplicemente sdraiarsi sul comodo divano del balcone con vista fino all’orizzonte montuoso: questo ostello è la risposta.

The Balcony Villa Hostel non è solo un luogo in cui i viaggiatori vengono a soggiornare, ma anche la gente del posto che ne è a conoscenza piace visitare. È un luogo per incontrare persone interessanti provenienti da diversi background: attivisti dei media, gruppi di giovani, studenti di scambio, viaggiatori provenienti da molto lontano. Più che un semplice ostello, davvero, questo è un punto di incontro e di comunità, che ha dei letti.

Segreti sotto la superficie

Il lago Yerevanian è un serbatoio d’acqua artificiale nel canyon di Hradzan ed è il luogo di molte storie ed enigmi. Nel 1968, gli scavi hanno portato alla luce strumenti di ossidiana nella grotta paleolitica sulla riva destra del lago, probabilmente appartenenti a cacciatori che vivevano al suo interno. Sfortunatamente, a causa dell’innalzamento del livello dell’acqua, è diventato impossibile scavare ulteriormente e fino ad oggi è stato esplorato solo un terzo della grotta. Forse il lago nasconde alcuni dei suoi segreti.

E il lago ha altre storie. Nel 1976 un filobus con 96 passeggeri perse il controllo, cadde nel lago e affondò sul fondo. Fortunatamente, Shavarsh Karapetyan, dieci volte vincitore del record mondiale di nuoto con le pinne, correva lungo il lago in quel momento. Si è tuffato sul filobus schiacciato che giaceva a una profondità di 10 metri e ha salvato 20 persone. Shavarsh aveva solo 23 anni, ma dovette porre fine alla sua carriera sportiva perché aveva contratto la polmonite e la contaminazione del sangue. Al giorno d’oggi, una storia del genere sarebbe diventata virale all’istante, ma poiché l’URSS non avrebbe ammesso tali incidenti, tutte le notizie al riguardo sono state bandite. La storia dell’eroismo è stata pubblicata per la prima volta negli anni ’80, dopodiché il nostro eroe ha ricevuto 60.000 lettere ed è stato insignito del premio “Fair Play” dell’UNESCO per il suo eroismo.

Come puoi vedere, i segreti del lago sono più profondi del lago stesso.

Vuoi altre gemme nascoste? Dai un’occhiata al nostro blog e app di Yerevan!

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ARMENIA: Continua la mobilitazione contro la miniera d’oro di Amulsar (Eastjournal 10.09.20)

Durante l’estate si sono riaccese le proteste dei cittadini contro la costruzione di una miniera d’oro nei pressi di Amulsar, montagna nel sud dell’Armenia. Nei due anni successivi alla ‘rivoluzione di velluto’ le controversie intorno al progetto di estrazione mineraria, che aveva ricevuto il via libera dall’ex governo guidato dal Partito Repubblicano, sono cresciute in maniera esponenziale.

Da un lato, la miniera è osteggiata dalla popolazione locale e dagli attivisti per le ricadute sulla salute e sull’ambiente connesse: in particolare, si teme l’impatto sulle risorse idriche della vicina cittadina termale di Jermuk. Le strade che portano alla miniera di Amulsar sono bloccate da giugno 2018, quando residenti locali e attivisti si sono mobilitati per arrestare il cantiere – che è attualmente completo al 75% e non ancora in attività. I rischi relativi al progetto sono stati successivamente corroborati da una perizia indipendente, commissionata dal governo post-rivoluzionario e pubblicata la scorsa estate.

Dall’altro lato, quello di Amulsar è un investimento da 400 milioni di dollari in cui sono coinvolti importanti finanziamenti internazionali, tra cui quelli dei governi statunitense e britannico e della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Secondo quanto rivelato a maggio dalla testata openDemocracy, l’Armenia avrebbe ricevuto pressioni da parte dei governi statunitense e britannico riguardo la miniera. Nel settembre 2019, il premier Nikol Pashinyan aveva dato il via libera alla prosecuzione degli scavi, chiedendo ai manifestanti di sgomberare le strade.

LEGGI ANCHE: Amulsar, la montagna dove l’acqua è più preziosa dell’oro

Lydian Armenia (sussidiaria di una società anglo-canadese registrata offshore, Lydian International) aveva ricevuto il permesso definitivo di procedere alla costruzione di una miniera d’oro ad Amulsar nel 2016. Ma a causa del blocco del cantiere e della politicizzazione del progetto, nel corso dell’ultimo anno Lydian ha navigato in cattive acque. Inoltre, una petizione online per richiedere ai finanziatori internazionali di Lydian di disinvestire dal progetto ha raccolto oltre 28.000 firme. Nei primi mesi del 2020, in seguito ad una procedura di ristrutturazione soggetta alla legislazione canadese, Lydian è stata acquisita da nuovi proprietari.

L’escalation di agosto

Dopo il cambio di proprietà, Lydian è tornata all’attacco nel tentativo di rilanciare gli scavi ad Amulsar. Nella notte del 3 agosto scorso le gru di Lydian hanno rimosso le cabine precedentemente costruite dai manifestanti per bloccare e sorvegliare due dei tre ingressi alla miniera. La società ha dichiarato che le cabine fossero state costruite illegalmente dai manifestanti sul territorio che appartiene alla societàSecondo gli attivisti dell’Armenian Environmental Front, i posti di blocco erano invece stati eretti in un’area pubblica facente parte della strada interurbana, che per legge non può essere privatizzata.

Oltre un centinaio di residenti locali e attivisti ambientalisti si sono recati all’ingresso della miniera il 4 agosto per protestare contro la rimozione dei posti di blocco. La protesta è sfociata in scontri tra i manifestanti e il personale di sicurezza di Lydian: 10 manifestanti e due membri del personale di sicurezza sono stati arrestati dalle forze di polizia presenti sul posto.

Le proteste sono poi continuate in maniera pacifica nei giorni e nelle settimane successive. Anche a Erevan si sono svolte manifestazioni contro la miniera, che sono però state interrotte dalle autorità per ragioni di salute pubblica legate alla pandemia da covid-19. Lydian ha minacciato i manifestanti di ricorrere a vie legali per difendere il proprio diritto al proseguimento dei lavori.

Il governo armeno sembra aver chiuso gli occhi sulla recente escalation intorno ad Amulsar, forse temendo che Lydian possa decidere di fare causa all’Armenia per i profitti perduti attraverso un meccanismo di arbitrato internazionale chiamato Investor-State Dispute Settlement. L’eventuale decisione potrebbe costare al paese quasi due miliardi di dollari.

La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo disinveste

Nel frattempo però, la battaglia dei cittadini armeni contro la miniera sembra aver dato i propri frutti. Dopo due tentativi falliti, a maggio di quest’anno i residenti di Jermuk, appoggiati da 5 organizzazioni non-governative, hanno inoltrato un terzo reclamo ufficiale presso il Meccanismo Indipendente di Valutazione dei Progetti della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo.

Nel reclamo, che è stato accettato ed è attualmente sottoposto ad esame, si sostiene che Lydian non sia riuscita “ad assicurare che il progetto ottemperi alle norme ambientali e sociali” stabilite dalla Banca, e che i cittadini “abbiano già riscontrato seri danni ambientali legati al progetto, risultanti dall’inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo”.

Lo scorso 7 agosto il Meccanismo Indipendente ha pubblicato un rapporto in cui si annuncia la decisione della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo di disinvestire da Lydian e da Amulsar. Questa svolta è stata accolta con giubilo dagli attivisti dell’Armenian Environmental Front, che sul proprio sito internet hanno dichiarato: “la resistenza delle comunità locali e degli ambientalisti ha raggiunto il proprio obiettivo. […] Ora il ministero dell’ambiente deve revocare le conclusioni positive (il permesso) relative alla valutazione dell’impatto ambientale del progetto di Amulsar, che nel 2016 sono state accordate a Lydian dall’ex governo corrotto”. A tale proposito è stata lanciata una nuova petizione rivolta al governo armeno.

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A Treviso una mostra sull’Armenia e sulle conseguenze del genocidio (Notizieplus.it 10.09.20)

“Armenia, tracce di un popolo”. Questo il titolo scelto da Fondazione Feder Piazza Onlus con il patrocinio della città di Treviso per una mostra che mostra la realtà dell’Armenia a partire dal genocidio fino alle conseguenze che questo ha portato con sè oggi.

Sarà un percorso introduttivo alla complessità della nazione armena nel suo storico cammino ultra millenario che ha prodotto, lungo i secoli, una cultura ricchissima; giunge fino a noi attraverso una storia di grandezza e di sofferenze, priva ormai di una unità umana e territorialeQuali le cause e quali i tratti di una civiltà che, ancora presente e viva nel mondo, soffre situazioni di contrasto per il suo recente passato e continua a tenere accesa la sua storia culturale e spirituale.

Il primo paese cristiano, nella cui religione ha formato la sua salda coscienza, resta fedele a principi di autonomia e libertà anche in situazioni prive di proprio autogoverno, resistendo a oppressioni di omologazione culturale e religiosa

La mostra invita a scoprire i segnali e le tracce di questo popolo unico, la sua storia offre un momento di riflessione e accostamento al mondo attuale.
Con l’occasione sarà presentato il libro scritto dalla professoressa Sandra Fabbro Canzian dal titolo: «Il genocidio armeno, dalle cause di ieri alle conseguenze di oggi»

Il percorso della mostra è stato ideato dal Padre mechitarista Vahan Ohanian dell’isola di San Lazzaro in Venezia. Inaugurazione venerdì 18 settembre alle ore 17.00 con obbligo di prenotazione e mascherina. La mostra è ad ingresso libero.

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Ristoranti etnici a Torino. 3 nuove aperture su Armenia, Indonesia e Marocco (Gamberorosso.it 10.09.20)

Casa Armenia

Harutyun Vopanyan, conclusi gli studi a Mosca e dopo aver fatto ogni genere di lavoro nella sua precedente vita, arriva a Torino e grazie alle sue doti umane e commerciali s’inserisce velocemente nella comunità sabauda, anche e soprattutto grazie alle feste che organizza con gli amici, che rimangono folgorati lungo la via di… Eravan, dalle specialità armene e georgiane cucinate amorevolmente da sua madre e dalla compagna. Stufo di sentirsi ripetere: “Ma perché non ti apri un locale di cucina caucasica?”, decide di farlo, coinvolgendo alcuni amici italiani e mettendo madre e consorte ai fornelli.

Tolma, verdure ripiene da Casa Armenia

Le saracinesche di Casa Armenia, la sua gastronomia d’assaggio e d’asporto, si alzano e si riabbassano a marzo, nello stesso giorno d’inizio del lockdown. Gli arredi armeni del locale non sono ancora arrivati, ma appena si decreta la riapertura, la vetrina del banco frigo si colora d’insalate vinagret e olivier, di tolma di verdure e tante prelibatezze della cucina di casa. I clienti fioccano e la gastronomia si trasforma in bistrò.

Un piatto tipico da Casa Armenia

Unico esponente di questa cultura gastronomica, ancora tutta da scoprire in Italia, merita una visita per i suoi insaccati artigianali di basturma e sujuk artigianali, per la grigliata mista šašlyk style, per i dumplings geogiani khinkali, per i pregiati vini e liquori armeni e georgiani. Menu intorno ai 15-20 €, bevande escluse.

Casa Armenia – Torino – Via G. F. Napione, 33 –  011 417 5114 – Pagina Fb

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Venezia, riapre l’iter per la beatificazione dell’abate armeno Mechitar (Acistampa e altri 09.09.20)

Fondatore dei padri mechitariti, Mechitar di Sabaste è considerato l’uomo della rinascita della cultura armeno. Arrivato a Venezia 303 anni fa, diede vita alla comunità di San Lazzaro

Era arrivato a Venezia con dei compagni 303 anni fa, in fuga dalle conquiste ottomane sull’Armenia. Ed a Venezia Mechitar di Sabaste fondò una congregazione, quella dei mechitaristi, e ottenne dalla Serenissima in concessione una isola, quella di San Lazzaro, dove tuttora c’è una foltissima comunità armena. L’8 settembre, la sua causa di beatificazione è stata riaperta, alla presenza del Patriarca Francesco Moraglia.

Riaperta, e non perché sia venuta meno la fama di santità dell’abate Mechitar. Ma, certo, quando la causa fu aperta per la prima volta nel 1844, non ci si sarebbero aspettate due guerre mondiali, una epidemia come l’influenza spagnola e varie vicissitudini che hanno di fatto congelato l’iter. Fino a ieri.

Presiedendo la celebrazione, il patriarca Moraglia ha ricordato la storia e la vita dell’abate Mechitar, nato come Manuk il 7 febbraio 1676 a Sebaste, nell’Anatolia Centrale. La celebrazione si è tenuta nella chiesa di San Martino, perché proprio a fianco alla chiesa Mechitar e i suoi confratelli si sistemarono inizialmente quando per la prim volta arrivarono a Venezia nel 1715. E fu nel 1717 che presero poi possesso di San Lazzaro, con la congregazione mechitarita che era già stata fondata nel 1700 a Costantinopoli, compiendo – ha detto il Patriarca Moraglia – “una sintesi originale tra la Regola di San Benedetto, l’antichissima tradizione monastica, liturgica e spirituale della Chiesa armena e alcuni elementi dei moderni istituti di perfezione della Chiesa latina di costituzione post-tridentina”.

Moraglia sottolinea che il ritardo nella causa di beatificazione “non solo non ha offuscato, ma ha quasi reso più brillante e attuale la fama di santità di Mechitar”, considerato come “una sorta di “secondo illuminatore” della nazione alla stregua di Gregorio, che nel IV secolo convertì il re Trdat e tutto il popolo.

Il Patriarca Moraglia ricorda che il carisma di Mechitar include l’insegnamento del Vangelo e dell’amore per Gesù Cristo e la Vergine Maria, l’attività pastorale, con un occhio particolare al popolo armeno, la promozione umana attraverso l’educazione, nonché l’ecumenismo e il dialogo tra le Chiese, perché – spiega il Patriarca – “l’Abate ebbe sempre a cuore l’unità della Chiesa in termini che possiamo veramente ritenere precorritori dello spirito ecumenico” che si è sviluppato dopo il Concilio Vaticano II.

Di Mechitar, il Patriarca Moraglia vuole sottolineare la devozione particolare per la Vergine Maria, che vide in estasi nel 1692, mentre pregava nell’eremo dell’isola di Sevan, e a cui si affiderà totalmente.

Dice il Patriarca Moraglia: “Veramente a Mechitar sembrano particolarmente adattarsi le parole meliora sequenturBasti pensare a quando il Servo di Dio dovette abbandonare Modone dove si era rifugiato e dove, dopo anni di sacrifici, ottenuta nel 1711 dal Papa l’approvazione delle Costituzioni della giovane Congregazione, nel 1714 aveva appena finito di edificare il suo monastero. La conquista ottomana di quei possedimenti, fino ad allora dominio della Serenissima, lo mise in breve nella necessità di portarsi a Venezia in un nuovo esilio che, vissuto in totale spirito di remissione alla volontà di Dio, gli aprì orizzonti e prospettive che nella città lagunare non ebbero confronti con quelle che avrebbe trovato nell’angusto e defilato piccolo porto della Morea al quale era, in un primo tempo, approdato”.

Mechitar assunse da religioso questo nome, che significa consolatore. Ordinato sacerdote nel 1696, all’età di venti anni, fu ispirato dall’idea di creare un ordine dedicato alla pratica spirituale e alla ricostituzione spirituale del popolo armeno, e per questo diede vita alla Congregazione Mechitarista.

Nel 1715 costruì il monastero di San Lazzaro degli Armeni, in un’isola della laguna di Venezia. È ancora oggi considerato il pioniere della rinascita della letteratura armena in lingua classica, in particolare per aver composto un’edizione della Bibbia nel 1735, ed aver compilato un Dizionario di armeno nel 1749. Si spense il 27 aprile 1749 nel convento dell’isola di San Lazzaro degli Armeni.

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Altri collegamenti

L’Iran smentisce le accuse sul trasferimento di armi russe in Armenia (l’Antidiplomatico 08.09.20)

La Repubblica Islamica dell’Iran smentisce di aver partecipato al passaggio di armi dalla Russia all’Armenia e bolla le indiscrezioni di stampa come tentativi di incrinare i rapporti che intercorrono tra Teheran e Baku.

L’ambasciata iraniana nella Repubblica dell’Azerbaigian ha respinto le notizie apparse su alcuni media riguardo il trasferimento di equipaggiamento militare russo in Armenia attraverso la Repubblica Islamica per mezzo del valico di confine iraniano di Norduz.

In una dichiarazione diffusa dalla rappresentanza diplomatica iraniana a Baku si afferma che circolazione di tali notizie è un atto di sabotaggio da parte di coloro che si oppongono a strette relazioni tra Iran e Azerbaigian allo scopo di minare la cooperazione e l’amicizia in via di sviluppo tra i due paesi.

L’Azerbaigian e l’Armenia sono stati per decenni bloccati in un conflitto ribollente sul Karabakh, un territorio azero conquistato dai separatisti armeni in una sanguinosa guerra negli anni ’90, scrive PressTV.

Circa 30.000 persone sono rimaste uccise nel conflitto, che si è concluso con una fragile tregua nel 1994. Le due parti sono ancora tecnicamente in guerra e devono ancora raggiungere un accordo di pace definitivo sulla questione.

Recentemente tra i due paesi è tornata ad alzarsi la tensione. Alcuni scontri a fuoco si sono verificati nelle zone di confine del Tovuz. Reciproci sono stati gli scambi di accuse tra i paesi su chi avesse riacceso un conflitto mai risolto.

L’Iran, paese vicino alle due ex repubbliche sovietiche, ha ribadito in numerose occasioni la sua posizione sull’importanza di trovare una soluzione pacifica alla controversia nella regione del Karabakh.

Nel marzo 2019, l’allora portavoce del ministero degli Esteri iraniano ha affermato chiaramente che la Repubblica Islamica dell’Iran “ritiene che la questione… debba essere risolta in conformità con i principi internazionali e attraverso il dialogo”.

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Armine, la modella di Gucci ha un messaggio per Oggi è un altro giorno (Ultimenotizieflash 07.09.20)

Armine Harutyunyan è l’ormai famosissima modella di Gucci che divide gli esperti o meno di moda e bellezza e che a Oggi è un altro giorno è stata la prima ospite della prima puntata. Le sue foto le abbiamo viste ovunque, Armine non si trova nello studio di Rai1, è in collegamento dall’Armenia. Serena Bortone mostra la distanza che c’è tra noi e l’Armenia, una ripassatina alla geografia non fa male a nessuno, poi passa ai complimenti alla modella. Si sente qualcuno che dice c’è di peggio, ci sembra di avere sentito queste parole, poi Rosolino che sottolinea che “bellella”, un termine napoletano che è a metà tra la dolcezza e la bellezza, infine parla lei, che non risponde ai moderni canoni di bellezza, ne è evidentemente consapevole perché il suo messaggio è più semplice di tutte le chiacchiere che si fanno sul suo conto.

ARMINE DALLA PASSERELLA DI GUCCI A OGGI E’ UN ALTRO GIORNO

Chi parla di una bellezza diversa, chi dice che è bruttissima, chi che è deliziosa, chi che è bella e basta. Sabina Ciuffini parla invece di luce, dallo studio commenta che in quel momento Armine ha una luce che la rende bella, perché spesso è un problema di luci. Insomma, ognuno dice la sua e anche la modella che racconta che i primi giorni della polemica non aveva ben capito, confessa che poi è stato pesante leggere i commenti sul suo aspetto. Quindi, non è vero che lei non è stata sfiorata da certi paragoni e aggettivi. Armine ha poi capito che tantissime persone apprezzavano la sua individualità e ciò che aveva da dire.

Il suo messaggio è semplice ma ricordiamo che ha solo 23 anni e mentre la Ciuffini le ripete che è davvero bella lei spiega che non si deve credere a tutto quello che si legge. “Vorrei dire a chi è a casa che si devono fidare di loro stessi perché è importante ammirare se stessi e proseguire nei propri obiettivi per portare avanti i propri sogni. E’ importante apprezzare il proprio volto, ogni aspetto fisico riflette comunque quello che c’è dentro tutti noi. Quindi, bisogna proseguire con i propri sogni, questo è importante“.

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