Vaticano-Armenia: presidente Sargsyan ricevuto dal gran maestro dell’ordine di Malta (Agenzianova 06.04.18)

Roma, 06 apr 08:16 – (Agenzia Nova) – Il presidente armeno Serzh Sargsyan ha incontrato il gran maestro del Sovrano militare ordine ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, Giacomo dalla Torre del Tempio di Sanguinetto. Secondo quanto riferito dalla presidenza armena, è stato siglato un accordo di cooperazione che secondo Sargsyan apre un nuovo capitolo nelle relazioni fra Erevan e il Sovrano militare ordine di Malta. “È un grande onore per me essere ospitato nel Palazzo dell’antico Ordine spirituale di Roma. Sono grato per l’accoglienza calorosa e amichevole. Le nostre relazioni derivate da tempi storici sono piene di dimostrazioni di reciproco rispetto e sostegno. Sono convinto che continueremo ad approfondire le relazioni tra l’Armenia e il Sovrano militare ordine di Malta nello stesso spirito a beneficio di tutti noi”, ha detto il capo dello Stato armeno che ha augurato i migliori successi alle migliaia di volontari del Sovrano ordine che lavorano per “proteggere la fede in tutti i quattro angoli del mondo e nella loro missione storica di sostenere i bisognosi”.
(Res)

Quirinale: Mattarella riceve Presidente Armenia Sargsyan (Adnkronos 06.04.18)

Roma, 6 apr- (AdnKronos) – Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha incontrato questa mattina al Quirinale il Presidente della Repubblica d’Armenia, Serzh Sargsyan. Era presente il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Angelino Alfano.


La “giornata armena” del Papa, inaugurata in Vaticano la statua di san Gregorio di Narek (VaticanInsider 05.04.18)

In quella che egli stesso ha definito una «giornata armena», Papa Francesco ha inaugurato, poco dopo mezzogiorno, una statua di bronzo nei Giardini Vaticani che raffigura l’eroe della cultura armena, san Gregorio di Narek, dopo aver ricevuto, in mattinata nel Palazzo apostolico, il presidente Serzh Sargsyan ed i patriarchi del paese caucasico che si convertì al cristianesimo nel IV secolo.

Nel corso dei «cordiali colloqui» che il capo di Stato ha avuto con il Papa e, successivamente, con il cardinale Pietro Parolin e il monsignore “ministro degli Esteri” della Santa Sede, Paul Richard Gallagher, «è stata espressa viva soddisfazione per le buone relazioni esistenti fra la Santa Sede e l’Armenia», rende noto la Sala Stampa vaticana. «Si è rilevato che l’inaugurazione della statua di San Gregorio di Narek, Dottore della Chiesa, nei Giardini Vaticani è occasione per promuovere ulteriormente tali relazioni, come anche quelle tra la Chiesa armena apostolica e la Chiesa cattolica. Nel prosieguo dell’incontro – si legge ancora – si è fatto riferimento al contesto politico regionale, auspicando la soluzione delle situazioni di conflitto, e sono stati toccati altri temi di attualità internazionale, nonché la condizione dei cristiani e delle minoranze religiose, specialmente nei teatri di guerra».

Il Pontefice argentino ha elevato san Gregorio di Narek alla dignità di Dottore della Chiesa Universale il 12 aprile 2015 con lettera apostolica annunciata il giorno della messa speciale celebrata a San Pietro per i fedeli di rito armeno. In quell’occasione, Jorge Mario Bergoglio ricordò peraltro il «genocidio» di inizio Novecento, commemorato dagli armeni il 24 aprile, l’esplicito uso del termine contestato dalla Turchia che suscitò le proteste di Ankara e il ritiro temporaneo del proprio ambasciatore presso la Santa Sede. Proteste poi ribadite – senza ritiro dell’ambasciatore – quando il Papa è tornato a usare il termine «genocidio» durante la visita in Armenia del giugno 2016. L’idea di offrire alla Città del Vaticano e a Francesco la statua bronzea inaugurata oggi ha preso corpo proprio in occasione del viaggio del Papa, quando il presidente Sargsyan donò al Pontefice argentino una miniatura bronzea di San Gregorio di Narek con l’auspicio di poterla vedere un giorno installata a grandezza naturale nei Giardini Vaticani.

Alla sobria cerimonia odierna dietro il Palazzo della Gendarmeria, durata un quarto d’ora poco dopo mezzogiorno, hanno presenziato lo stesso presidente Sargsyan, il patriarca della Chiesa apostolica armena Karekin II, catholicos di tutti gli armeni, e il catholicos ortodosso di Cilicia, Aram I. Dopo le preghiere del Papa (in italiano) di Aram I (in inglese) e di Karekin II (in armeno), alla presenza tra gli altri dei cardinali Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese orientali, e Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato vaticano, è stata svelata la statua in bronzo di due metri dello scultore David Erevantsi, con il quale Francesco si è brevemente intrattenuto a conclusione della cerimonia.

Nel corso della mattinata, il Papa aveva ricevuto i tre maggiorenti armeni. L’udienza al presidente, in particolare, è durata 24 minuti (dalle 10.06 alle 10.30), quella ad Aram I, ormai a ridosso dell’appuntamento nei Giardini Vaticani, è durata una ventina di minuti (dalle 11.41 alle 12.04), mentre l’udienza a Karekin II è durata quasi 40 minuti (dalle 10.52 alle 11.29). «It’s an armenian day», è una giornata armena, ha commentato il Papa a conclusione della mattinata.

Al Pontefice, il catholicos di tutti gli armeni ha regalato un libro sulla chiesa di Narek: «Questo – ha detto al Papa tramite la traduzione di un interprete a quanto riportato dai cronisti ammessi ai momenti pubblici dell’incontro – è il monastero di Narek, non esiste più, è stato distrutto in Turchia».

Aram I ha regalato al Papa una croce placcata d’oro «simbolo del popolo armeno» mentre il presidente Sargsyan ha donato a Francesco un modello della chiesa di santa Gaiané (630), «importante per l’unione dei cristiani di Armenia». Al momento della presentazione delle delegazioni, con entrambi i patriarchi è arrivato il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani, accompagnato con Karekin II dal segretario del Dicastero, monsignor Brian Farrell, e con Aram I dal monsignore Gabriel Quicke.

 

Gregorio di Narek è stato un poeta, un monaco, un teologo, un filosofo, un mistico e un santo (951- 1010). È considerato – si legge in una nota dell’ambasciata armena presso la Santa Sede diffusa dalla Sala Stampa vaticana – una figura centrale, quasi eroica, della storia dell’Armenia per avere modellato il pensiero orientale cristiano. Per certi versi, dal punto di vista intellettuale, può essere paragonato ad un Dante Alighieri e per questo dagli studiosi è considerato un ponte eccezionale tra Oriente e Occidente. Il titolo di Dottore della Chiesa è stato concesso in virtù della sua dottrina eminente e della santità di vita. La Chiesa cattolica lo ricorda il 27 febbraio.

L’opera bronzea è stata realizzata in una fonderia nella Repubblica Ceca ed è stata resa possibile grazie al sostegno finanziario dell’ambasciatore armeno presso la Santa Sede, Mikayel Minasyan, e di Arthur Dzhanibekyan. Ne sono state prodotte due copie, una per i Giardini Vaticani e l’altra destinata ai giardini del Catolicossato di Etchmiadzin. «L’arte – chiosa l’ambasciata armena – diventa così un messaggio di fratellanza capace di unire Chiese sorelle».

Dopo la mattinata in Vaticano, il presidente armeno, si è recato per colazione alla villa magistrale dell’Ordine di Malta, sull’Aventino, accolto da fra Giacomo Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, dove era prevista la firma di un accordo di cooperazione. Nel corso della visita, il Sovrano Ordine di Malta e la Repubblica di Armenia hanno firmato un accordo di cooperazione della durata di dieci anni, il cui obiettivo è il rafforzamento delle attività mediche e sociali svolte dall’Ordine di Malta in territorio armeno. Tra queste l’orfanotrofio di Svartnotz, che si prende cura di oltre un centinaio di bambini, il centro medico a Dilijan per la cura e la prevenzione della tubercolosi, l’istituto scolastico per bambini con problemi di udito, e il sostegno che il nostro Ordine da all’ospedale di Etchmiadzin.

In passato, si legge in una nota dell’Ordine, i volontari si mobilitarono per aiutare i rifugiati armeni durante la prima Guerra Mondiale e, nel 1988, per soccorrere le vittime del terremoto che causò 25mila vittime. «Il legame tra l’Armenia, la più antica nazione cristiana, e l’Ordine di Malta, uno dei più antichi ordini religiosi cattolici, vanno oltre gli aspetti umanitari e sociali, che restano certamente una priorità, e abbracciano anche le nostre antiche tradizioni come il comune impegno per la tutela della minoranza cristiana nel Medio Oriente», ha spiegato il Luogotenente di Gran Maestro, fra’ Giacomo Dalla Torre. «Ricordo in tal senso la partecipazione dell’Ordine alle commemorazioni per il centenario del genocidio armeno nel 2015 a Yerevan e, qualche giorno prima, alle celebrazioni nel corso dei quali Sua Santità Papa Francesco parlò per la prima volta dello sterminio degli armeni come del primo genocidio del XX secolo». Il presidente armeno, da parte sua, ha sottolineato che «la visita di oggi rappresenta il desiderio reciproco di mantenere alto il livello di dialogo. L’impegno umanitario dell’Ordine di Malta nel mondo è degno del più alto elogio. È attraverso la promozione dei valori condivisi che si può difendere il mondo dalla diffusione di sentimenti di xenofobia».

Nell’agenda di Sargsyan è previsto anche un incontro con i massimi vertici dello Stato italiano, impegnati in queste ore nelle consultazioni per la formazione di un nuovo governo: il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il presidente della Camera Roberto Fico.

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L’abbraccio di Papa Francesco con il patriarca della Chiesa armena. Le foto (Le Formiche 05.04.18)

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Il Papa ha abbracciato calorosamente Sua Santità Karekin II, Patriarca della Chiesa apostolica armena e Catholicos di tutti gli Armeni. Al Pontefice, il catcholicos di tutti gli armeni ha regalato un libro sulla Chiesa di Narek: “Questo – ha detto al Papa tramite la traduzione di un interprete a quanto riportato dai cronisti ammessi ai momenti pubblici dell’incontro – è il monastero di Narek, non esiste più, è stato ditrutto in Turchia”.

“La condizione dei cristiani e delle minoranze religiose, specialmente nei teatri di guerra” è stata poi al centro dei colloqui che il Presidente della Repubblica di Armenia, Serzh Sargsyan, ha avuto oggi in Vaticano con il Papa e i suoi collaboratori.

Sargsyan ha preso parte a una cerimonia di svelamento di una statua di bronzo nei giardini vaticani che raffigura l’eroe della cultura armena, san Gregorio di Narek, insieme appunto al Patriarca della Chiesa apostolica armena Karekin II, catholicos di tutti gli armeni, e il catholicos ortodosso di Cilicia, Aram I. Nel corso dei “cordiali colloqui” che ha avuto il presidente armeno, che dopo il Papa ha incontrato il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, accompagnato dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher, “è stata espressa viva soddisfazione per le buone relazioni esistenti fra la Santa Sede e l’Armenia”, si legge in una nota vaticana.

“Si è rilevato che l’inaugurazione della statua di San Gregorio di Narek, Dottore della Chiesa, nei Giardini vaticani è occasione per promuovere ulteriormente tali relazioni, come anche quelle tra la Chiesa armena apostolica e la Chiesa cattolica. Nel prosieguo dell’incontro – sottolinea il Vaticano – si è fatto riferimento al contesto politico regionale, auspicando la soluzione delle situazioni di conflitto, e sono stati toccati altri temi di attualità internazionale, nonché la condizione dei cristiani e delle minoranze religiose, specialmente nei teatri di guerra”.

Inaugurata nei Giardini Vaticani la statua di San Gregorio di Narek (Rassegna 05.04.18)

Il modello della statua donato al Papa nel 2016 (Vatican News 05.04.18)

La statua in bronzo di San Gregorio di Narek, che sarà inaugurata e benedetta oggi da Papa Francesco nei Giardini Vaticani, è stata presentata in scala ridotta al Pontefice nel giugno 2016, durante il suo viaggio apostolico in Armenia.

La statua protagonista della cerimonia di oggi in Vaticano, rappresenta l’eroe della cultura armena, San Gregorio di Narek, Dottore della Chiesa, autentico ponte tra Oriente e Occidente, simbolo dell’ecumenismo. Nel nostro video, ritorniamo alla visita privata di Papa Francesco al presidente armeno Serzh Sargsyan, nel palazzo presidenziale di Yerevan durante il viaggio apostolico in Armenia, e il dono del modello dell’opera dello scultore Erevanci.

Gregorio Dottore della Chiesa centrale nella storia armena

Poeta,  monaco,  teologo,  filosofo,  mistico e  santo,  Gregorio è considerato una figura centrale, quasi eroica, della storia dell’Armenia per avere modellato il pensiero orientale cristiano. Entrò in monastero da piccolo dove ricevette una ricchissima formazione dall’igumeno Anania, che gli permise di leggere tutte le grandi opere patristiche, sia greche che orientali, e di nutrire la sua meditazione quotidiana con un immenso tesoro di letture spirituali. Trascorre la sua vita nel raccoglimento, pregando, insegnando, contemplando la natura circostante. I suoi studi lo portarono a rielaborare la tradizione ricevuta in un linguaggio poetico fra i più alti della storia cristiana. Alla sua morte, il corpo di Gregorio fu deposto nella chiesa del Monastero di Narek nel quale aveva vissuto e divenne subito oggetto di venerazione per la santità di vita e la profonda spiritualità riconosciuta unanimemente.

Il ruolo di Francesco

Francesco lo ha elevato alla dignità di Dottore della Chiesa Universale il 12 aprile 2015 con apposita lettera apostolica, annunciata il giorno stesso durante la Messa speciale celebrata a San Pietro alla presenza di Sua Santità Karekin II, Patriarca Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni, di Sua Santità Aram I, Catholicos della Chiesa Armena Apostolica di Cilicia, nonché del Patriarca di Cilicia degli Armeni Cattolici S.B. Nerses Bedros XIX. Il titolo di Dottore della Chiesa è stato concesso in virtù della sua dottrina eminente e della santità di vita. La Chiesa cattolica lo ricorda il 27 febbraio.

L’artista Erevantsi

L’artista che ha realizzato l’opera si chiama David Erevantsi e ha lavorato in una fonderia nella Repubblica Ceca grazie al sostegno finanziario dell’Ambasciatore armeno presso la Santa Sede Mikayel Minasyan e di Arthur Dzhanibekyan. Ne sono state prodotte due copie, una per i Giardini Vaticani e l’altra destinata ai giardini del Catolicossato di Etchmiadzin. L’arte diventa così un messaggio di fratellanza capace di unire Chiese sorelle.


Papa Francesco: inaugurata nei Giardini Vaticani la statua di San Gregorio di Narek (SIR 05.04.18)

durata circa un quarto d’ora, dalle 12.20 alle 12.35, la cerimonia di inaugurazione della statua di San Gregorio di Narek, nei Giardini Vaticani. Lo ha riferito il “pool” di giornalisti ammessi a seguire l’evento. Di fronte alla statua, è stato collocato il palco per le autorità religiose: il Papa, Karekin II e Aram I da lui ricevuti in udienza poco prima, il patriarca cattolico di Cilicia Bedros XX, i cardinali Koch e Sandri. Due le poltrone per le autorità: una per il presidente armeno, Serzh Sargsyan, e l’altra per il card. Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Alle loro spalle mons. Georg Gaenswein, prefetto della Casa Pontificia, e mons. Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Il primo ad arrivare è stato il presidente armeno, alle 11.54, poi Karekin II e Aram I, alle 12.16. Alle 12.19 è arrivato il Papa ed immediatamente dopo è cominciata la cerimonia di inaugurazione, durante la quale Francesco ha pregato in italiano, Aram in inglese e Karekin in armeno. Il Papa ha iniziato con il segno della croce, cui ha fatto seguito la lettura del Vangelo di Giovanni e di alcune meditazioni di san Gregorio di Narek. Infine le preghiere di intercessione. Subito dopo il Vangelo è stata scoperta la statua. Lasciato il palco al termine della cerimonia, Francesco si è intrattenuto qualche minuto con l’autore della scultura.


La statua di Gregorio di Narek nei Giardini vaticani benedetta da Papa Francesco (Acistampa.it 05.04.18)


Papa Francesco e l’Armenia, una mattinata ecumenica (Acistampa.it 05.04.18)

Prima, il presidente di Armenia, Serzh Sargsyan. Quindi, il Catholicos di tutti gli Armeni, Karekin II. E infine, il Catholicos di Cilicia, Aram I. Tre incontri ufficiali, per Papa Francesco, prima di recarsi nel giardino tra il governatorato e la caserma della Gendarmeria e inaugurare la Statua di San Gregorio di Narek donata dalla presidenza della Repubblica di Armenia.

Un dono che fa seguito al viaggio di Papa Francesco in Armenia nel 2016, e che sta a significare un rapporto che continua.

È stato il presidente Sargsyan ad avere l’idea. Lui aveva dato a Papa Francesco una statua di San Gregorio di Narek, più piccola, come dono al termine del viaggio. Perché San Gregorio – era questo il senso – era dottore della Chiesa per la Chiesa Cattolica, ma era un membro della Chiesa apostolica. E rappresentava un ponte tra le due culture, ma anche tra il popolo armeno e la Santa Sede, perché i libri in Armenia sono venerati come santi,  e il Libro delle Lamentazioni di San Gregorio di Narek ha posto in tutti gli ospedali, considerato medicina fisica oltre che spirituale.

Nessuno lo può dire ufficialmente, ma c’è un’altra copia della statua – raccontano fonti armene – scolpita dallo stesso artista, l’armeno della diaspora David Yerevantsi, che si vuole porre ad Etchmiadzin, nel ‘vaticano’ della Chiesa apostolica armena, con una cerimonia analoga e magari la presenza di un inviato del Papa.

L’incontro tra Papa Francesco e il presidente è stato breve, di circa 25 minuti, con l’aiuto di due interpreti. Il presidente ha regalato al Papa una riproduzione della chiesa di Santa Gaiané, risalente al 630, che si trova ad Echmiadzin, che ha una importanza ecumenica. Papa Francesco, da parte sua, ha regalato un calco che rappresenta il miracolo del paralitico nel Vangelo, poi le esortazioni Evangeli Gaudium ed Amoris Laetitia e l’enciclica Laudato Si.

Il presidente ha poi incontrato il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, insieme al “ministro degli Esteri” vaticano, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher.

“Nel corso dei cordiali colloqui – si legge nel comunicato della Sala Stampa della Santa Sede – è stata espressa viva soddisfazione per le buone relazioni esistenti fra la Santa Sede e l’Armenia. Si è rilevato che l’inaugurazione della statua di San Gregorio di Narek, Dottore della Chiesa, nei Giardini vaticani è occasione per promuovere ulteriormente tali relazioni, come anche quelle tra la Chiesa armena apostolica e la Chiesa cattolica”.

Il comunicato sottolinea anche che “nel prosieguo dell’incontro, si è fatto riferimento al contesto politico regionale, auspicando la soluzione delle situazioni di conflitto, e sono stati toccati altri temi di attualità internazionale, nonché la condizione dei cristiani e delle minoranze religiose, specialmente nei teatri di guerra”.

Quindi, gli incontri ecumenici. Papa Francesco ha voluto partecipassero alla cerimonia di inaugurazione della statua i due Catholicos che già erano stati nella Messa in Vaticano per il Centenario del Metz Yegern, il Grande Male, come lo chiamano gli armeni, ovvero lo stermino avvenuto dopo la Prima Guerra Mondiale che è stato definito da molti come “il primo genocidio del XX secolo”.

Papa Francesco e Karekin II si sono salutati con un lungo abbraccio, e poi c’è stato un incontro di circa 37 minuti, con un interprete in armeno. Papa Francesco ha regalato a Karekin una croce di pietra che recava incise le immagini della Sistina, e Karekin II ha contraccambiato con un libro sul monastero di Narek. “Alla fine del libro, c’è una immagine del monastero – ha detto al Papa – che oggi non c’è più, è stato distrutto”.

Con Karekin II, la Santa Sede ha un rapporto consolidato dai tempi di Giovanni Paolo II, che andò in Armenia nel 2000 e con lui firmò una dichiarazione congiunta, superando così anche anni di presunta divisione teologica per le accuse di monofisitismo.

Anche Papa Francesco ha firmato nel 2016 una dichiarazione congiunta con Karekin II, in cui entrambi sottolineavano l’impegno per la pace e contro i fondamentalismi, a difesa dell’uomo.

L’incontro ripresenta le stesse tematiche, anche perché Papa Francesco ha una amicizia di lunga data con la comunità armena, che risale ai tempi in cui era in Argentina.

Quindi, è la volta del Catolichos Aram I della Grande Casa di Cilicia. Il Catolicossato ha sede in Libano, ad Antylas, dove fu trasferita nel 1930. La sede iniziale era Sis, in Cilicia, e a seguito del Grande Male il catolicossato era stato spostato ad Aleppo nel 1922, prima dell’attuale sede. Il Catolicossato nasce a seguito dell’emigrazione degli armeni dalla madrepatria dopo l’annessione dell’Armenia al Regno Bizantino e poi l’invasione dei turchi selgiuchidi, avvenuti tra il 1054 e il 1064.

La storia della prima nazione cristiana è, dunque, una storia di lunga persecuzione. Aram e Papa Francesco hanno avuto un incontro di circa 25 minuti, molto cordiale. Aram ha chiesto al Papa della sua salute, in inglese, e ha regalato un krachkar, una tipica croce armena, placcata in oro, mentre Papa Francesco ha regalato la stessa croce che aveva regalato a Karekin II. Entrambi i Catholicos hanno ricevuto anche le copie di Laudato Si, Evangeli Gaudium e Amoris Laetitia.

È terminata così l’intesa mattinata di incontri, che Papa Francesco ha definito scherzando con Aram I un “Armenian day.”

 

Ambasciatore Armenia: statua san Gregorio di Narek è simbolo di fratellanza (VaticanNews 04.04.18)

Un segno di vicinanza, nel solco del viaggio apostolico che Papa Francesco ha compiuto in Armenia tra il 24 e il 26 giugno 2016. Con queste parole l’ambasciatore della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede, Mikayel Minasyan, ha commentato ai microfoni di Vatican News l’inaugurazione di una statua bronzea di san Gregorio di Narek, dottore della Chiesa, ponte tra Oriente e Occidente, simbolo dell’ecumenismo. La cerimonia si svolgerà alla presenza, tra gli altri, del Pontefice e del presidente della Repubblica d’Armenia, Serzh Sargsyan. L’opera, realizzata dall’artista David Erevantsi, è riprodotta in due copie: una per i Giardini Vaticani e l’altra destinata ai giardini del Catolicossato di Etchmiadzin. L’arte diventa così un messaggio di fratellanza capace di unire Chiese sorelle.

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Malumori e proteste dopo l’intervento delle autorità civili nelle vicende interne del Patriarcato armeno (Agenziafides 04.04.118)

Istanbul (Agenzia Fides) – Nella comunità armena apostolica turca continuano a registrarsi proteste e divisioni interne sui recenti sviluppi registrati nel processo di elezione del nuovo Patriarca armeno di Costantinopoli, con sede a Istanbul. Il settimanale bilingue turco-armeno Agos ha riferito che nei giorni scorsi a Istanbul, per le strade dei quartieri di Kurtuluş e Feriköy, sono stati affissi manifesti anonimi di critica nei confronti dell’Arcivescovo Aram Athesyan, l’ex “locum tenens” del Patriarcato che nell’agosto era stato sostituito dall’Arcivescovo dell’Arcivescovo Karekin Bekdjian, e che ora è tornato a giocare un ruolo chiave nelle vicende interne del Patriarcato, dopo che le autorità turche hanno di fatto azzerato l’intero processo elettorale avviato nel 2016 per scegliere il successore del Patriarca Mesrob II Mutafyan, colpito fin dal 2008 da una malattia neurologica invalidante. La polizia di istanbul avrebbe anche avviato un’indagine per individuare gli autori dell’affissione non autorizzata.
All’inizio di febbraio (vedi Fides 23/2/2’18) l’ufficio del governatore di Istanbul aveva di fatto azzerato il processo elettorale iniziato nel 2016. Le autorità turche avevano sentenziato che «non ci sono le condizioni necessarie» per far avanzare il processo elettorale, in quanto Mutafyan è ancora vivo e le disposizioni giuridiche turche prevedono che si possa eleggere e insediare un nuovo Patriarca armeno solo quando la carica rimane vacante con la morte del predecessore. La mossa delle autorità turche aveva provocato reazioni accese in seno alla locale comunità armena. Sulla vicenda era di nuovo intervenuto anche il Consiglio spirituale supremo del Catholicosato armeno di Echmiadzin, nell’appello diffuso alla fine della sua assemblea, riconosce che l’atteggiamento sconsiderato di individui e gruppi ecclesiali in seno al patriarcato armeno di Costantinopoli ha aperto la strada alle “interferenze esterne”, comprese quelle degli apparati politici turchi. La sede patriarcale armena di Echmiadzin, con un appello diffuso il 22 febbraio in cui si stigmatizzavano le divisioni interne e i contrasti tra i personaggi più in vista della gerarchia del Patriarcato armeno di Costantinopoli, invitati a riconoscere che gli interessi del Patriarcato valgono di più delle loro aspirazioni individuali.
Come documentato da Fides (vedi Fides 27/1/2017), dopo l’elezione – il 15 agosto 2016 – dell’Arcivescovo Karekin Bekdjian come nuovo “locum tenens” del Patriarcato, in sostituzione dell’Arcivescovo Aram Ateshyan, e dopo la costituzione del gruppo di lavoro incaricato di far avanzare il processo elettorale, le lettere ufficiali inviate dal Patriarcato armeno alle autorità turche per sollecitare il riavvio delle procedure per l’elezione del Patriarca non avevano avuto alcuna risposta. Da agosto dello scorso anno (vedi Fides 15/9/2017 e 17/10/2017) diversi indizi avevano fatto emergere l’avversione degli apparati turchi nei confronti dell’allora locum tenens Bekdjian, confermando il permanere di divisioni e antagonismi presenti all’interno del Patriarcato armeno. (GV) (Agenzia Fides 4/4/2018).

Il Cattolicesimo Latino e le quattro principali ‘famiglie’ di chiese (Si24 04.04.18)

Accanto al Cattolicesimo Latino, nella forma di cristianesimo cui noi in Italia siamo più abituati, esiste (oltre alle chiese di tradizione protestante, sviluppatesi a partire dal sedicesimo secolo) una ricchissima e antichissima tradizione Cristiana orientale. Essa consiste di quattro principali “famiglie”di chiese: le chiese greco-ortodosse, le chiese ortodosse orientali, le chiese cattoliche di rito orientale e infine la chiesa nestoriana o chiesa assira d’oriente.

Il Cattolicesimo e le sue quattro ‘famiglie’

Queste chiese si sono sviluppate nei secoli in Medio Oriente, in Africa, nell’Asia Minore, nell’Europa Orientale e nell’India Meridionale. Le chiese greco-ortodosse contano oggi 240 milioni di fedeli in tutto il mondo; a maggioranza greco-ortodossa sono oggi paesi quali la Federazione Russa, l’Ucraina, la Bielorussia, la Moldova, la Georgia, la Serbia, la Bulgaria, la Romania, la Macedonia, la Grecia e Cipro. Numerosi fedeli greco-ortodossi vivono anche in Medio Oriente (soprattutto in Libano e Siria) e nelle comunità della diaspora in tutto il mondo (Europa Occidentale, Stati Uniti, Canada, Australia). Le chiese ortodosse orientali si distinguono dalle chiese greco ortodosse perchè esse non accettano alcuni fra i concili ecumenici dei primi secoli;la maggiore fra esse per numero di fedeli è la chiesa copta etiope, che conta decine di milioni di aderenti e fa capo ad un patriarca che risiede ad Addis Abeba.

Poi c’è la chiesa copta egiziana, che conta circa 8 milioni di fedeli e il cui patriarca risiede ad Alessandria. La chiesa siriaca giacobita ha circa due milioni di fedeli,che in parte vivono nelle terre in cui questa chiesa si è sviluppata, cioè Siria, Iraq e India meridionale, in parte in diaspora nel mondo occidentale. Il patriarca di questa chiesa risiede a Damasco.

Infine ecco la chiesa apostolica armena, la chiesa nazionale degli armeni, con una tradizione antichissima risalente al quarto secolo dopo Cristo e parrocchie sparse in tutto il mondo nei paesi in cui si è insediata la vasta diaspora armena; il patriarca degli armeni risiede vicino Yerevan,capitale dell’Armenia resasi indipendente dopo il crollo dell’Urss. La chiesa assira d’oriente si rifà agli insegnamenti cristologici di Nestorio, un personaggio del quinto secolo dopo Cristo; era nel medioevo una chiesa importantissima, con milioni di fedeli sparsi per tutta l’Asia. Oggi ha solo poche centinaia di migliaia di fedeli, che vivono prevalentemente in Iraq, Iran, India, Australia, Svezia e Stati Uniti. Il patriarca degli assiri vive nella capitale irachena Baghdad.

Il Cattolicesimo rischia di scomparire

Le chiese cattoliche orientali sono, infine, delle chiese particolarissime, perchè pur mantenendo propri patriarchi e propri riti liturgici diversi da quello latino, sono da secoli in piena comunione con Roma, cioè riconoscono l’autorità suprema del Papa. Fra le chiese cattoliche orientali, le maggiori per numero di fedeli sono la chiesa greco-cattolica ucraina, la chiesa maronita libanese e la chiesa melchita, i cui fedeli vivono perlopiù in Siria, Giordania e Israele. Purtroppo oggi molti fedeli delle chiese orientali che vivono nel mondo arabo stanno subendo la pressione del radicalismo islamico (soprattutto in tre paesi: Egitto, Siria ed Iraq), e dunque stanno optando, per sfuggire al clima sociale negativo nelle proprie terre d’origine, per l’emigrazione verso l’Europa Occidentale, il Nordamerica e l’Australia. Tragicamente, il Cristianesimo rischia di scomparire proprio nelle terre in cui storicamente si è formato.

Armenia-Ue: il 9 aprile riunione commissioni parlamentari su accordo di partenariato (Agenzianova 03.04.18)

Erevan, 03 apr 15:32 – (Agenzia Nova) – Le commissioni parlamentari per gli affari esteri e l’integrazione europea terranno una sessione congiunta il 9 aprile per discutere l’accordo di partenariato globale e rafforzato fra Armenia-Ue. Lo riferisce l’agenzia di stampa “Armenpress”. Il viceministro degli Esteri Karen Nazaryan sarà il principale relatore dell’accordo. Anche il presidente della commissione parlamentare per gli affari esteri, Armen Ashotyan, e la presidente della commissione per l’integrazione europea Naira Zohrabyan presenteranno le loro relazioni sul tema. L’Armenia e l’Unione europea hanno firmato il l’accordo il 24 novembre 2017 a margine dell’ultimo summit del Partenariato orientale (Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina). Sinora tra gli stati dell’Ue solo il parlamento estone ha ratificato l’accordo, mentre quello lettone l’ha adottato in prima lettura. (Res)

Il Papa inaugura la statua dell’eroe della cultura armena Gregorio di Narek (Il Messaggero 03.04.18)

Città del Vaticano – Papa Francesco ha voluto nei Giardini Vaticani l’eroe della cultura armena. L’inaugurazione di una grande statua di bronzo alta più di due metri, ben visibile da Santa Marta, raffigurante  San Gregorio di Narek, dottore della Chiesa, ponte tra Oriente e Occidente e simbolo dell’ecumenismo avverrà il prossimo 5   aprile a mezzogiorno. Sarà una grande cerimonia alla quale prenderanno parte  anche il presidente dell’ Armenia, Sargsyan; Karekin II, Patriarca   Supremo e Catholicos di tutti gli Armeni e Aram I, Catholicos della   Chiesa Armena Apostolica di Cilicia.

L’opera bronzea di David Erevantsi è stata realizzata in una fonderia nella Repubblica Ceca ed è stata resa possibile grazie al sostegno finanziario dell’Ambasciatore armeno presso la Santa Sede Mikayel Minasyan e di Arthur Dzhanibekyan. Ne sono state prodotte due copie, una per i Giardini Vaticani e l’altra destinata ai giardini del Catolicossato di Etchmiadzin. L’arte diventa così un messaggio di fratellanza capace di unire Chiese sorelle. «L’idea di offrire alla Città del Vaticano e a Francesco la statua bronzea di Gregorio di Narek che verrà inaugurata è affiorata due anni fa, durante il viaggio in Armenia del Pontefice, quando il Presidente Sargsyan ha donato al Santo Padre una piccola statua bronzea di San Gregorio di Narek con l’auspicio di poterla vedere un giorno nei Giardini Vaticani molto più in grande», spiega il Vaticano. Gregorio di Narek è stato un poeta, un monaco, un teologo, un filosofo, un mistico e un santo (951- 1010).

E’ considerato una figura centrale, quasi eroica, della storia dell’Armenia per avere modellato il pensiero orientale cristiano. Per certi versi, dal punto di vista intellettuale, può essere paragonato ad un Dante Alighieri e per questo dagli studiosi è considerato un ponte eccezionale tra Oriente e Occidente. Papa Francesco lo ha elevato alla dignità di Dottore della Chiesa Universale il 12 aprile 2015. Il 36esimo Dottore della Chiesa accanto a San Leone Magno, Tommaso d’Aquino, Caterina da Siena, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce. La proclamazione era stata data, tramite lettera apostolica, lo stesso giorno in cui il Papa aveva celebrato la grande messa a san Pietro per ricordare il centenario del genocidio del popolo armeno, costato la vita a un milione e mezzo di persone sterminate dai turchi, sotto il governo ottomano (1915-1919), con il preciso piano di eliminare la influente e ricca minoranza cristiana.

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