Nagorno-Karabakh, Lavrov: più vicina soluzione conflitto tra Azerbaigian e Armenia (Sputniknews.it 04.04.17)

Il ministro degli Esteri russo in un editoriale pubblicato su un quotidiano azero.

Azerbaigian e Armenia sono in condizioni di avvicinare le loro posizioni e concordare i principi base per la risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. “Grazie alla collaborazione dei mediatori, le parti sono riuscite a convergere su una serie di questioni che erano controverse. E sono stati fissati i principi generali per la soluzione del conflitto” ha scritto Lavrov in un editoriale pubblicato su Bakinskiy Rabochiy.

La Russia collabora con Stati Uniti e Francia nel meccanismo di risoluzione del conflitto noto come il Gruppo di Minsk dell’OSCE. Il conflitto nel Nagorno-Karabakh ha avuto inizio nel 1988, quando la regione autonoma a maggioranza armena ha proclamato la sua indipendenza dalla Azerbaigian. Le parti in guerra hanno posto ufficialmente fine alle ostilità nel 1994, ma le violenze non sono cessate e anzi una recrudescenza del conflitto si è registrata a partire da aprile 2016.

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ARMENIA: Il Partito Repubblicano si conferma alla guida del paese (East Journal 03.04.17)

Le elezioni parlamentari di domenica 2 aprile in Armenia hanno sancito l’apertura del periodo di transizione da un ordinamento semi-presidenziale al parlamentarismo puro. Vincitore, come da previsioni, ne è uscito il Partito Repubblicano del presidente Sargsyan.

I risultati

Il Partito Repubblicano Armeno si è riconfermato prima forza politica del paese, con il 49,21% delle preferenze. I repubblicani del primo ministro uscente Karen Karapetyan, che detengono la maggioranza in parlamento dal 1999, hanno però chiuso appena al di sotto della soglia necessaria (50%) a ricevere il premio di maggioranza studiato per garantire la governabilità.

Le urne – più di 2000 seggi in tutta l’Armenia – hanno aperto alle 8 del mattino. Già nel pomeriggio gli exit poll hanno iniziato a evidenziare un netto vantaggio per il Partito Repubblicano: fin dai primi risultati parziali il portavoce dei repubblicani Eduard Sharmazanov si è infatti detto ottimista riguardo la possibilità di formare un nuovo governo.

La coalizione guidata da Gagik Tsarukian e da Armenia Prospera, principale forza dell’opposizione, non è invece riuscita ad andare oltre al 27,38% dei consensi, nonostante le proiezioni di marzo la indicassero come un’insidiosa rivale, deludendo parte delle aspettative.

Nel nuovo parlamento vi saranno anche rappresentanti della coalizione “Via d’uscita”, guidata da Edmon Marukyan, leader del partito Armenia Luminosa, che ha conquistato il 7,72% dei voti (la soglia di sbarramento per le coalizioni era del 7%), e la Federazione Rivoluzionaria Armena (Dashnaktsutyun), che invece ha ottenuto il 6,59% (la soglia per i partiti era del 5%).

Rimangono fuori dal parlamento invece il partito Rinascimento Armeno (3,72%), la coalizione Ohanyan-Raffi-Oskanyan, guidata dal partito dell’Eredità (2,08%), la coalizione guidata dal Congresso Nazionale Armeno dell’ex presidente Levon Ter-Petrosyan (1,62%), i Democratici Liberi (0,93%) e il Partito Comunista (0,74%). L’affluenza alle urne è stata del 60,86%, confermando la media del paese.

Prospettive post-elettorali

È proprio dal Partito Repubblicano che proviene Serzh Sargsyan, presidente armeno in carica dal 2008 nonché segretario del partito stesso. Diversi attivisti e membri della società civile hanno ipotizzato che il passaggio al parlamentarismo puro sia stata una mossa studiata a tavolino proprio dal presidente Sargsyan per continuare a mantenere il controllo del paese anche dopo la scadenza del suo secondo mandato quinquennale, nel 2018, magari reinventandosi in futuro nell’ormai più prestigioso ruolo di primo ministro.

Secondo alcuni analisti, essendo arrivati appena al di sotto della soglia necessaria a ottenere il premio di maggioranza, i repubblicani rinnoveranno l’attuale alleanza con la Federazione Rivoluzionaria Armena: sarebbero così questi due partiti a nominare il primo ministro. Chiaramente, con il passaggio dal semi-presidenzialismo al parlamentarismo puro, la nomina del premier diverrà un atto politico strategico, mentre la carica di capo di Stato assumerà una connotazione più simbolica.

Nell’eventualità di una rinnovata alleanza tra i repubblicani e il Dashnaktsutyun, si renderebbe probabile la riconferma dell’attuale premier Karen Karapetyan, esponente del Partito Repubblicano che gode di diversi consensi tra la popolazione armena.

Corruzione e malcontento

Mentre ancora gli armeni si recavano alle urne, sono iniziate le segnalazioni di decine di violazioni connesse al problema della segretezza del voto, ai diritti dell’elettorato e degli scrutatori, oltre che a problemi tecnici dovuti alle nuove tecnologie impiegate nel corso delle elezioni. Stando a quanto dichiarato dal colonnello Meruzhan Hakobyan e dagli osservatori del Citizen Observer Initiative, molte segnalazioni riguarderebbero attività di indirizzamento e influenza sugli elettori, violazioni del segreto dell’urna elettorale e scambi di identità.

Inosservanze e violazioni, dunque, continuano a intaccare il processo elettorale in Armenia, nonostante la supervisione messa in atto dalla delegazione UE e le numerose iniziative volte a tutelare le libertà democratiche nel paese. Il tentativo di fermare il flusso della corruzione non è però del tutto fallito: le segnalazioni, più numerose rispetto ai casi passati, dimostrano l’accresciuta intolleranza dei cittadini nei confronti di violazioni dei diritti dell’elettorato.

Il malcontento, tuttavia, non è solo motivato da questioni di carattere politico. Nel 2016, infatti, il tasso di crescita è ulteriormente sceso: dal 3% del 2015 si è passati allo 0.2%. Tsarukyan, intervistato all’uscita dal seggio, ha definito “impossibile” la crescita economica del paese nella situazione presente. Intanto, cresce anche l’intolleranza nei confronti di una classe politica che negli anni passati ha acuito la recessione economica.

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Armenia: le elezioni parlamentari confermano la solida leadership dei repubblicani (Agenzia Nova 03.04.17)

Erevan, 03 apr 12:24 – (Agenzia Nova) – Una vittoria con ampio margine e che dovrebbe consentire al Partito repubblicano armeno (Arp) di formare senza particolari intoppi un nuovo governo: le elezioni parlamentari che si sono svolte in Armenia, come da pronostico, hanno confermato la vittoria dello schieramento guidato dal presidente della Repubblica, Serzh Sargsyan, al potere da oltre 20 anni. Secondo quanto riferito dalla Commissione elettorale centrale, anche se i dati non sono ancora definitivi, l’Arp si attesta addirittura oltre il 49,1 per cento, ben distaccato dal principale rivale, il blocco Tsarukian (dal nome del noto imprenditore locale Gagik Tsarukian che guida il movimento), che si è fermato al 27,3 per cento. Gli altri due partiti sicuri di accedere alla legislatura sono il blocco Yelk (Via d’uscita) e la Federazione rivoluzionaria armena (Rfa), tradizionale schieramento (è stato fondato nel 1890) dal forte senso patriottico e con un elettorato stabile.

Il voto di ieri è stato il primo dalle modifiche dopo gli emendamenti costituzionali, votati nel referendum del 6 dicembre 2015, che hanno trasformato la forma di governo da una repubblica semipresidenziale a una forma di governo parlamentare. Per la prima volta nella storia delle elezioni parlamentari in Armenia, quindi, il voto si è tenuto interamente sulla base di un sistema proporzionale con uno sbarramento del 5 per cento per i singoli partiti e del 7 per cento per le coalizioni. Il processo di revisione costituzionale si completerà nel 2018 quando, alla scadenza del mandato del presidente della Repubblica Serzh Sargsyan, il capo dello stato non sarà più eletto col voto popolare ma dal parlamento. Queste modifiche acuiscono quindi l’importanza delle consultazioni odierne. Nella modifica costituzionale non si specificano, come d’altronde anche prima degli emendamenti, un numero fisso di parlamentari ma viene indicato solo un numero minimo – che passa da 131 a 101 – e la necessità di avere una maggioranza stabile, pari al 54 per cento dei seggi.

Nel caso in cui dai risultati delle elezioni non emerga una maggioranza stabile, dopo 28 giorni dal voto (il 30 aprile) potrebbe tenersi un secondo turno cui parteciperanno i due partiti, o le due coalizioni, che hanno ricevuto il maggior numero di consensi. Il vincitore del ballottaggio otterrà dei seggi extra che gli consentiranno di formare la maggioranza stabile necessaria per convocare la legislatura. Tuttavia negli ambienti repubblicani circola ottimismo, come emerge dalle parole del portavoce della forza politica, Eduard Sharmazanov. “Secondo i primi risultati delle elezioni, il Partito Repubblicano ha tutte le possibilità di formare il nuovo governo”, ha detto Sharmazanov. Tuttavia, non mancano le rivendicazioni dell’opposizione, secondo cui vi sarebbero diversi casi di frode elettorale, che tuttavia le varie organizzazioni che hanno monitorato le consultazioni non hanno riscontrato.

Qualche irregolarità, tuttavia, si è verificata, fra cui delle violazioni segreto elettorale e dei casi di voto multiplo. Un giornalista locale ha postato ieri sui social un video che mostra l’aggressione subita da lui e da una sua collega da parte di alcuni presunti attivisti filogovernativi. Secondo alcuni media locali, l’incidente si sarebbe verificato dopo che il giornalista aveva notato come queste persone avessero ricevuto dei soldi all’interno di una sede dell’Arp. Fra i principali problemi riscontrati dalle autorità, invece, delle mere questioni tecniche relative al sistema di identificazione degli elettori attraverso le loro impronte. Persino lo stesso Sargsyan ha avuto delle difficoltà nella procedura di riconoscimento elettronica.

Proprio quest’ultimo entra nel suo ultimo anno di mandato, che si concluderà nel 2018. In base alla legislazione armena Sargsyan non potrà essere eletto per una terza volta, ma recentemente ha dichiarato che non lascerà la vita politica. Il presidente aveva definito le elezioni di ieri come “una tappa importante sulla strada della democratizzazione” del paese “dopo la riforma costituzionale”. Proprio la questione relativa agli standard democratici è stata uno dei problemi principali dell’amministrazione Sargsyan, lo scorso anno scossa da diverse proteste pubbliche di massa con l’accusa, secondo un rapporto di Human Rights Watch, di “uso eccessivo e sproporzionato della forza contro dei manifestanti pacifici”, di avere aggredito giornalisti, e di avere favorito dei procedimenti penali ingiustificate contro i leader e i partecipanti alle proteste”.

In una fase di profonda sfiducia nei confronti dei partiti tradizionali – che ha consentito a un movimento nuovo con quello di Tsarukyan di ottenere comunque un elevato numero di consensi –, l’Rpa è riuscito tuttavia a mantenere un ampio margine di vantaggio, non tanto grazie al suo storico leader, quanto più al volto nuovo del partito, il premier Karen Karapetyan. Salito al governo lo scorso settembre nel corso di un rimpasto di governo, Karapetyan è diventato un membro effettivo dei repubblicani lo scorso novembre, ed è diventato rapidamente la personalità più popolare a livello istituzionale. Dal suo insediamento, il nuovo primo ministro ha lavorato per migliorare l’immagine del partito che stava perdendo sempre più consensi a causa del lavoro di alcuni suoi esponenti di spicco, come per esempio l’ex primo ministro Hovik Abrahamyan, la cui discutibile attività aveva appannato la reputazione dei repubblicani.

L’opposizione per la prima volta da tempo è riuscita a raccogliersi sotto l’egida di un unico schieramento, Armenia prospera, fondato e guidato da Gagik Tsarukyan. A metà gennaio Tsarukyan aveva annunciato che sarebbe tornato in politica. Meno di un mese dopo, è stato eletto presidente di Armenia prospera e ha riunito sotto la sua sfera alcuni schieramenti minori, formando il cosiddetto “blocco Tsarukyan”. Il successo in così poco tempo del blocco si deve soprattutto al forte sostegno fra le classi più disagiate derivante dal lavoro filantropico di Tsarukyan. Utilizzando una dialettica di vicinanza alla popolazione, durante la campagna, l’imprenditore ha promesso di tagliare le tariffe del gas naturale e dell’energia elettrica e di aumentare stipendi e pensioni del settore pubblico. Un messaggio che non ha lasciato indifferente l’elettorato ma che non è bastato a spodestare i repubblicani.

I due principali rivali alle elezioni hanno espresso nella loro campagna la necessità di mantenere stretti legami con la Russia, l’alleato chiave nel conflitto congelato sul Nagorno-Karabakh (l’area contesa con l’Azerbaigian). I legami fra i principali leader armeni e Mosca sono molteplici, dai contatti di lavoro ai rapporti personali. Per esempio Karapetyan è legato a diverse figure influenti a Mosca e, in qualità di ex dirigente del ramo armeno di Gazprom, vanta un consolidato rapporto con diversi quadri della società. Queste relazioni sono una risorsa per la Russia: a Mosca, infatti, sono consapevoli che il partito vincitore avrà un peso nella politica estera dell’Armenia e l’Rpa rappresenta una garanzia che i movimenti anti-russi resteranno fuori dalla maggioranza. Anche Tsarukyan nella sua attività imprenditoriale può contare sui solidi rapporti con la Russia, a conferma che l’unico che, a prescindere dai risultati finali, non perderà le elezioni sarà Mosca. (Res)

Armenia, partito di governo verso vittoria a voto “fondamentale” (Askanews.it 03.04.17)

Primo dopo riforma costituzionale che ha introdotto parlamentarismo

Erevan, 3 apr. (askanews) – Il partito di governo in Armenia si prepara a vincere le prime elezioni parlamentari dall’adozione della riforma costituzionale che ha trasformato l’ordinamento politico del Paese in repubblica parlamentare. Dopo lo spoglio del 50,4% delle schede la commissione elettorale centrale ha detto che il partito repubblicano del presidente Serzh Sarkisian, filorusso, è in vantaggio sulla formazione guidata dal magnate Gagik Tsarukyan, 50,43% a 28,29%. “In base ai primi risultati elettorali il partito repubblicano ha ogni probabilità di formare il nuovo governo” ha detto il portavoce del partito Eduard Sharmazanov. Dashnaktsutyun, un partito nazionalista, ha ottenuto il 6,88% e si prepara a entrare in Parlamento. L’affluenza è stata del 60,86%.

L’Occidente considera il voto di ieri un importante test democratico per il Paese stretto tra Anatolia e Caucaso che nella storia non ha mai trasferito il potere all’opposizione attraverso le urne. Sarkisian ha detto che il suo governo “ha fatto sforzi enormi perchè questo voto fondamentale non fosse problematico”.

La violenza esplose a seguito della sua elezione nel 2008, quando 10 persone furono uccise negli scontri tra polizia e opposizione. E i politici di opposizione hanno riferito di violazioni ai seggi dopo aver avvertito prima delle elezioni che il governo preparava brogli di massa. “Abbiamo registrato numerose violazioni ai seggi, violazioni della segretezza del voto e voti multipli” ha detto Hovsep Khurshudyan, leader di Ohanyan-Raffi-Oskanyan, coalizione di opposizione.

Prima del voto la delegazione Ue in Armenia e l’ambasciata Usa in Armenia avevano dichiarato di essere “preoccupati per le accuse di intimidazione degli elettori, di tentativi di compravendita di voti, di uso sistematico delle risorse amministrative per aiutare alcuni partiti in lizza”.

Il voto segue la riforma della costituzione promossa da Sarkisian nel 2015, che secondo i suoi oppositori mira a perpetuare la permanenza al potere del Partito repubblicano, alla guida del Paese da vent’anni. Dal 2018, alla fine del secondo e ultimo mandato di Sarkisian, l’Armenia passerà dal presidenzialismo al parlamentarismo. L’opposizione sostiene che le modifiche sono state studiate per permettere a Sarkisian, 62 anni, di conservare la presa sul potere. Sarkisian nega e dice che le modifiche” rientrano nel processo di democratizzazione del Paese”. Il presidente ha già detto che resterà “attivo” nella politica armena restando alla guida del suo partito.

La campagna è stata centrata su promesse populiste, sotto gli slogan “lavoro, salari, pensioni” ha detto all’Afp Gevorg Poghosyan, sondaggista dell’Associazione dei sociologi armeni. “E’ quel che importa agli elettori” in un Paese dove il 30% vive sotto la soglia ufficiale della povertà. Tsarukyan ha costruito la sua campagna su generose promesse di tagli alle tariffe del gas e dell’elettricità e di aumenti dei salari pubblici e delle pensioni.

In gara per i 101 seggi del parlamento, assegnati con un sistema proporzionale c’erano cinque partiti e quattro coalizioni. La soglia di sbarramento per un singolo partito è al cinque per cento, per una coalizione al sette per cento.

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Armeni al voto per le politiche, test dopo riforma costituzionale (Askanews 02.04.17)

Roma, 2 apr. (askanews) – Gli armeni hanno cominciato oggi a recarsi alle urne per votare in elezioni politiche considerate cruciali, perché sono le prime dall’adozione delle riforme costituzionali volte a trasformare il paese ex sovietico in una repubblica parlamentare.

Il voto è visto dall’Occidente come un test democratico chiave per il piccolo paese di 2,9 milioni di abitanti che non ha una storia di alternanza politica attraverso il voto. Tuttavia la campagna elettorale è stata già oggetto di denunce da parte dell’opposizione, la quale ritiene che il governo abbia preparato brogli massicci.

Prima del voto la delegazione dell’Unione europea in Armenia e l’Ambasciata Usa hanno emesso un comunicato congiunto nel quale hanno detto di essere “preoccupati dalle accuse d’intimidazione degli elettori, dai tentativi di comprare voti e dall’uso sistematico di risorse amministrative per aiutare alcuni partiti in competizione”.

Ci sono anche timori di violenze, dopo che 10 persone sono state uccise nel 2008 i scontri tra la polizia e i sostenitori dell’opposizione dopo l’elezione del presidente filorusso Serzh Sarkisian.

Questa volta il paese punta a tenere un voto esemplare per eleggere “un parlamento che abbia la fiducia della società”, ha detto il presidente in un’intervista a marzo. “Abbiamo fatto enormi sforzi perché il voto non abbia ombre”, ha continuato.

Le elezioni vengono dopo la riforma costituzionale voluta da Sarkisian nel 2015 che, secondo i suoi oppositori, è stata disegnata per mantenere al potere il suo Partito repubblicano. Il referendum che l’ha poi approvata è stato occasione di porteste di piazza.

Gli emendamenti prevedono che il paese passi da una forma presidenziale di governo a una parlamentare allo scadere del secondo e ultimo mandato di Sarkisian, nel 2018. Il presidente, 62 anni, è al timone del paese dal 2008. I suoi detrattori ritengono che, altro che afflato democratico, lo scopo sia quello di continuare a esercitare il potere anche dopo che si sarà dimesso. “Gli emendamenti perpetueranno il regno di Sarkisian e del suo Partito repubblicano”, ha accusato Aram Manukyan, parlamentare del Congresso nazionale armeno, formazione di opposizione.

Sarkisian ha negato recisamente l’accusa e ha sostenuto che la riforma è “parte del processo di democratizzazione”, assicurando che darà potere anche all’opposizione. Comunque il presidente ha affermato che, dopo che avrà finito il suo incarico, rimarrà “attivo” e ha fatto capire che farà il leader del Partito repubblicano, che è al potere da un ventennio.

Il voto odierno, secondo gli analisti, è dominato dal duro confronto tra il partito di maggioranza e quelli di opposizione guidati da Gagik Tsarukian, un ex campione di braccio di ferro divenuto uno dei più ricchi uomini d’affari del paese. Entrambi i partiti hanno promesso lavoro, salari, pensioni, in un paese nel quale il 30 per cento vive al di sotto dei livelli di povertà.

Tsurukian, accusando il Partito repubblicano di corruzione endemica e di malgoverno, ha costruito la sua campagna promettendo un taglio alle tariffe del gas e dell’elettricità e sull’aumento dei salari e delle pensioni.

Il voto è iniziato stamani alle 6 italiane e continuera fino alle 18. A monitorarlo gli osservatori internazionali dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.

 

Mercoledì, al Teatro Massimo di Cagliari, alle 21.00, andrà in scena “Affinità con i cieli notturni”. (Laprovincia 03.04.17)

Ancora un viaggio nella cultura armena mercoledì 5 aprile per Le Salon de Musique, la rassegna che l’associazione culturale Suoni & Pause organizza per creare momenti d’attenzione verso la musica, le arti visive e la letteratura.

Alle 21.00, al Teatro Massimo di Cagliari, va in scena in “Affinità con i cieli notturni”, uno spettacolo dove teatro, musica e arti visive si intrecciano per ripercorrere le pagine dell’omonimo libro della scrittrice armena Astrid Katcharyan.

Sul palco ci saranno l’attrice Marta Proietti Orzella e la pianista Irma Toudjian che ha composto anche le musice. Firma la regia Lia Careddu, mentre la scenografia è di Sabrina Cuccu. I video sono di Giovanni Coda.

“Affinità con i cieli notturni” racconta la vera storia di Astra Sabondjian, nata negli ultimi anni dell’Ottocento nella cultura e nel prestigio dell’antica Armenia. Sabondjian, femminista ante litteram, rompe con la tradizione facendo valere i propri ideali. È tra le prime donne a diventare giornalista e fonda ad Atene una prestigiosa casa di moda. Scampata al genocidio degli Armeni (1915), vive il dramma dell’esilio e della deportazione. Una che parla di amore, perdita e sopravvivenza, sullo sfondo della tragedia armena.

L’appuntamento è organizzato in collaborazione con l’associazione Luna Scarlatta, Festival Pazza idea – Progetto Futuro.

Il costo del biglietto è di Intero € 10,00; studenti € 7,00.

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Docenti universitari armeni e georgiani a lezione di turismo con il Cast Riminitoday 01.04.17)

Nell’ambito delle attività del progetto, coordinato dalla professoressa Laura Vici, 14 professori e tecnici delle 12 Università ed enti armeni e georgiani sono state in visita nella sede del Campus Rimini per undici giorni fino a venerdì per un corso intensivo

Il Centro di Studi Avanzati sul Turismo (Cast) dell’Università di Bologna, è partner dal 2015 del progetto triennale Erasmus+ KA2 Capacity Building Heritag (Higher Education interdisciplinary Reform in Tourism management and Applied Geoinformation curricula). Il progetto coinvolge altre tre Università europee (Università Politecnica di Valencia – Spagna, Kungliga Tekniska Hoegskolan – Istituto Reale di Tecnologia dell’Università Statale di Stoccolma, Svezia e l’Università Aristotele di Salonicco, Grecia) e 12 Università ed enti armeni e georgiani. L’obiettivo del progetto è integrare gli strumenti di Geo-information Technologies (Git) con il patrimonio culturale al fine di favorire il turismo delle regioni e valorizzare e preservare i beni artistici e culturali, anche attraverso una forte collaborazione tra università, industria ed enti pubblici. Si inserisce qui il Cast, chiamato a formare docenti e tecnici di università ed enti armeni e georgiani per sviluppare le conoscenze nell’ambito del management turistico e dell’economia della cultura.

Nell’ambito delle attività del progetto, coordinato dalla professoressa Laura Vici, 14 professori e tecnici delle 12 Università ed enti armeni e georgiani sono state in visita nella sede del Campus Rimini per undici giorni fino a venerdì per un corso intensivo sul tema ‘Economics for Tourism Development’ (Economia dello sviluppo turistico) al fine di apprendere nozioni fondamentali su come sviluppare la promozione del territorio e della cultura nei loro Paesi. I partecipanti al workshop hanno infatti seguito lezioni di economia, management, sviluppo turistico e culturale. Inoltre, dal 23 al 25 marzo, i rappresentanti dei 16 partner del progetto Erasmus+ KA2 Heritag hanno visitato il Campus di Rimini per partecipare al terzo Project Management Meeting destinato al coordinamento per favorire la migliore implementazione dell’ultimo anno di progetto.

Sfruttando le potenzialità del territorio sul tema delle strategie turistiche e della valorizzazione del patrimonio culturale, oltre alla formazione, il Cast ha programmato degli educational tour al fine di incontrare alcuni degli operatori locali del turismo e della cultura. Dopo la visita alla Rimini Romana e al Visitor Center ARiminum Caput Viarum con Enzo Finocchiaro, la delegazione ha visitato lo scorso sabato la Repubblica di San Marino accompagnata dal professor Davide Bagnaresi, in occasione della festa delle Milizie del 25 marzo, ricevendo una calorosa accoglienza da parte del Segretario agli Affari Esteri Nicola Renzi, che ha portato i saluti ai partecipanti, i quali hanno potuto godere anche della visita del Palazzo del Governo. In questa settimana, la delegazione ha avuto modo di conoscere i piani di sviluppo territoriale grazie all’Agenzia Piano Strategico e alla visita della piazza dell’innovazione Rimini Innovation Square e non è mancata la visita culturale a Ravenna, dove si svolge il master del Cast in Promozione turistica e Gestione dei beni e degli eventi culturali. Anche nell’ambito della progettazione europea, il Cast si qualifica non solo come eccellenza nella formazione, ma anche come promotore del turismo culturale di alto livello per il territorio.

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ARMENIA: Si rinnova il parlamento con la nuova legge elettorale (Eastjournal.net 31.03.17)

Il 2 aprile gli armeni saranno chiamati alle urne per rinnovare il parlamento, per la prima volta dopo il referendum costituzionale del dicembre 2015, che ha sancito il passaggio dal precedente ordinamento semi-presidenziale a un parlamentarismo puro.

Proprio questa novità fa delle prossime elezioni parlamentari le più importanti degli ultimi 25 anni, poiché determineranno la composizione della nuova Assemblea Nazionale e quindi influenzeranno la formazione del nuovo governo, che nel 2018, anno della scadenza del secondo mandato dell’attuale presidente Serzh Sargsyan, sarà incaricato di prendere in mano l’esecutivo. Il 2 aprile è inoltre un giorno simbolico per gli armeni; le elezioni cadono infatti a un anno esatto dai violenti scontri che nel 2016 investirono il Nagorno-Karabakh, causando centinaia di morti.

Il Partito Repubblicano cerca la riconferma

Ancora una volta il Partito Repubblicano, gruppo di centro-destra che detiene la maggioranza in parlamento dal 1999, è il favorito per la vittoria finale. Il partito del presidente Sargsyan e del primo ministro Karen Karapetyan detiene attualmente 69 dei 131 seggi dell’Assemblea Nazionale, e in caso di conferma alle prossime elezioni parlamentari, grazie anche al passaggio al nuovo ordinamento, riuscirebbe a incrementare ulteriormente il proprio peso politico nel paese.

Il principale avversario del Partito Repubblicano sarà Armenia Prospera, che attualmente rappresenta il più importante partito d’opposizione e quindi la seconda forza in parlamento, con 33 seggi occupati. L’obiettivo degli uomini di Gagik Tsarukyan, il quale è a capo di una coalizione formata da due altri partiti minori, è cercare di migliorare il risultato del 2012, quando il partito ricevette il 28% delle preferenze. A contendersi gli ultimi posti in parlamento saranno il Congresso Nazionale Armeno dell’ex presidente Levon Ter-Petrosyan (il quale detiene attualmente 7 seggi), in coalizione con il Partito Popolare; il partito del Rinascimento Armeno, la Federazione Rivoluzionaria Armena, che attualmente sostiene governo, i Democratici Liberi, il Partito Comunista e le coalizioni guidate dai partiti dell’Eredità e Armenia Luminosa.

Il nuovo sistema elettorale

Alle urne gli armeni ci andranno con una nuova legge elettorale, approvata nel 2016 in seguito a lunghe e faticose consultazioni. Le innovazioni più importanti sono il passaggio da un sistema elettorale misto a uno proporzionale, la riduzione dei seggi in parlamento (da 131 sono passati a 101) e l’introduzione delle quote rosa (le donne in parlamento dovranno essere almeno il 30%) e di 4 seggi riservati ai rappresentanti delle principali minoranze (un seggio a testa per yazidi, russi, assiri e curdi).

Per raggiungere una maggioranza stabile un partito deve ottenere almeno il 54% delle preferenze; per chi arriva al 50% è comunque previsto un premio di maggioranza che garantisca la governabilità. Nel caso il partito o la coalizione più votata non riesca a formare un governo, verrà organizzato un secondo turno elettorale. Vi saranno due liste, una nazionale e una locale, dove gli elettori avranno la possibilità di esprimere le loro preferenze. La soglia di sbarramento per entrare in parlamento è fissata al 5% per i partiti e al 7% per le coalizioni.

Quale sarà il destino del paese?

Secondo le ultime proiezioni condotte da Gallup, né il Partito Repubblicano né Armenia Prospera dovrebbero essere in grado di conquistare la maggioranza in parlamento in seguito al primo turno elettorale. Al di là dei sondaggi però, diversi analisti politici e attivisti locali sono sicuri nell’ennesima vittoria dell’attuale partito di governo, il quale è accusato di aver studiato la nuova legge elettorale e organizzato il referendum costituzionale del 2015 per continuare a dominare la scena politica del paese anche in seguito alla fine del mandato presidenziale di Sargsyan, che tornerebbe a ricoprire il solo ruolo di segretario del proprio partito.

I sostenitori del nuovo ordinamento sono però convinti che questo sistema possa finalmente portare l’Armenia fuori dalla grave situazione di stallo politico-economico degli ultimi anni, attribuita da più parti al vecchio sistema semi-presidenziale. Molti di essi vedono nell’attuale primo ministro Karapetyan, in carica dallo scorso settembre, l’uomo giusto per risollevare le sorti del paese. Nei suoi sei mesi di governo l’ex sindaco di Yerevan ha infatti dimostrato di essere una figura innovativa, capace di guadagnare consensi e popolarità nonostante il periodo di crisi politica e la crescente sfiducia della gente nei confronti del governo. Non basteranno però i soli buoni propositi di un singolo – a prescindere dalla sua appartenenza politica – a far uscire il paese dalla problematica situazione in cui si è impelagato.

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L’Armenia verso il voto (TPI.it

Il partito del presidente Sarksyan sfiderà il “Trump dell’Armenia” domenica 2 aprile 2017 per le prime elezioni parlamentari dopo la riforma della costituzione
l partito governativo in Armenia si affronterà in un testa a testa con l’opposizione domenica 2 aprile 2017. Si tratte delle prime elezioni dopo la riforma costituzionale che ha introdotto un nuovo sistema di governo parlamentare, ha attribuito maggiori poteri al primo ministro e un ruolo quasi esclusivamente rappresentativo al presidente.
Questo sarà eletto per la prima volta dal parlamento, e non dagli elettori. Secondo i critici la riforma, approvata con un referendum popolare a dicembre 2015, è stata disposta per prolungare la vita politica del presidente Serzh Sarksyan, leader del partito repubblicano armeno (Rpa).Sarksyan ricopre la carica di presidente dal 2008 e il suo secondo mandato scadrà nel 2018. L’ex repubblica sovietica è uno stato da 3,2 milioni di abitanti e sta attraversando un periodo di rallentamento economico che ha scatenato crescente malcontento della popolazione.

L’attuale presidente si troverà ad affrontare un’opposizione divisa in varie forze politiche. Ma il rivale principale secondo i sondaggi è il candidato Gagik Tsarukyan, un imprenditore miliardario che ha costruito un impero della birra grazie a contratti pubblici sotto la presidenza di Robert Kocharyan. Tsarukyan è stato definito il Trump dell’Armenia per la sua propaganda populista.

Non avendo fatto parte della coalizione di governo nel corso degli ultimi anni, lui e la sua Alleanza “Tsarukyan” vengono percepiti da molti elettori armeni come alternativa al Rpa. Ma dal momento che l’imprenditore ha avuto stretti legami con il governo, alcuni hanno avanzato il sospetto che la sua candidatura alle elezioni sia in realtà parte di un accordo dietro le quinte con il presidente Sargsyan. Tsarukyan e i suoi sostenitori negano con forza questa teoria.

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Russia spera di proseguire la cooperazione con USA e Francia su crisi Nagorno-Karabakh (Sputniknews 31.03.17)

La Russia conta sul proseguimento di una stretta collaborazione con gli Stati Uniti e la Francia relativamente al conflitto nella regione contesa nel Caucaso meridionale del Nagorno-Karabakh, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov.

Ha ricordato che la Russia, gli Stati Uniti e la Francia sono i Paesi co-presidenti del gruppo di Minsk dell’OSCE, il principale organo internazionale impegnato nella risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh.

Lavrov ha sottolineato che tutti i tre Paesi interagiscono attivamente, visitano regolarmente la regione e di regola parlano con una sola voce nei negoziati con le leadership di Armenia e Azerbaigian.

“Credo che questo approccio di squadra sia una spia su come possiamo e dobbiamo collaborare per superare i conflitti internazionali,” — ha aggiunto il capo della diplomazia russa.

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Piacenti, nuovo cantiere a Betlemme. Salverà il monastero degli armeni (Lanazione.it 30.03.17)

Prato, 30 marzo 2017 – A BETLEMME si parla pratese. E si continuerà a farlo per molto altro tempo: nei giorni scorsi la «Piacenti spa», che sta lavorando per portare all’antico splendore la Basilica della Natività, si è aggiudicata il restauro della cinta muraria esterna dell’attiguo Monastero armeno. L’incarico è arrivato direttamente dal Patriarcato armeno. Si tratta di un attestato di fiducia e di riconoscimento del «saper fare» nei confronti dell’impresa italiana che dal settembre 2013 è a Betlemme con uno dei cantieri più importanti al mondo. «Si tratta di una cinta muraria in pietra calcarea – spiega Giammarco Piacenti, Ceo della Piacenti Spa, che incontriamo a Betlemme dove ha aperto un ufficio – L’inizio del cantiere è previsto per i primi giorni di aprile. Il lavoro si dovrà completare entro cinque mesi».

LE OPERE di restauro della Natività sono a buon punto: il tutto dovrebbe essere completato nell’arco di circa due anni. E l’esperienza e la maestria della Piacenti, azienda che esiste da oltre 150 anni, ha compiuto già diversi «miracoli». Il primo è stato il consolidamento del tetto «un grande successo, apprezzato da tutti perché all’interno della Basilica non piove più». Poi c’è stata la scoperta, grazie all’uso di una camera termografica, di un settimo angelo nei risplendenti mosaici che adornano l’edificio di culto, passati alle cure delle mani dello staff della Piacenti. Un lavoro certosino durante il quale sono state catalogate un milione e 600mila tessere. Un «missione» che va ben oltre al semplice restauro quello intrapreso dalla Piacenti. «Siamo parte di un ingranaggio che ci rende orgogliosi – aggiunge ancora il presidente della Piacenti – perché nel 2020 Betlemme sarà capitale della cultura araba. E per questa data che c’è la volontà da parte dell’Autorità palestinese e della Bethlehem Development Foundation di riportare la città all’antico splendore, alla città del Natale, avvalendosi come nel nostro caso anche di professionisti stranieri». Per il lavoro Piacenti ha contato su circa 170 persone e sono stati stanziati fondi dall’autorità palestinesi e finanziamenti di vari soggetti privati. E’ sull’esempio di quanto sta accadendo alla Natività che è partito il restauro del Santo Sepolcro, inaugurato nei giorni scorsi.

«IN QUESTI anni abbiamo ricevuto circa sessanta visite da parte dei rappresentanti delle massime autorità italiane dal presidente Sergio Mattarella a papa Francesco – racconta Piacenti – Lavorare in un posto come questo non è qualcosa di comune e si avverte che c’è qualcosa di più, una bellezza ed un’armonia che va oltre perché qui si lavora per un patrimonio che è di tutti, cristiani e musulmani. Ho sempre lavorato nelle chiese: qui però ho ritrovato un feeling particolare». Le 52 colonne della Basilica, tante quante le settimane di un anno, sono ingabbiate in listelle di legno. «Siamo nella fase della ripulitura dalla patina del tempo e degli sfregamenti dei pellegrini – prosegue Piacenti – Vogliamo riportarle ad una colorazione più chiara». Intanto sulle listelle di legno i tanti fedeli e turisti, che varcano la soglia della prima bassa porta a difesa di un bene così prezioso, hanno voluto lasciare un segno del loro passaggio con pensieri, firme e provenienze. Non saranno buttate via, ma anche queste andranno a formare un tassello di una futura mostra sulla rinascita della Natività. Non solo Palestina – a Gerusalemme ha dorato anche le cupole della chiesa russo ortodossa della Santa Trinità – perché la Piacenti ha commesse in Italia, come il mosaico di Cefalù per un intervento d’urgenza e lavori a L’Aquila, dove è stato aperto un ufficio.

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ARMENIA: La morte del “portatore di pane” genera proteste nella capitale (Eastjournal 30.03.17)

Le scorse settimane a Yerevan, capitale dell’Armenia, sono scoppiate manifestazioni di protesta in seguito alla morte di Artur Sargsyan, venuto a mancare mentre da ormai 25 giorni stava portando avanti uno sciopero della fame. Sargsyan era stato accusato dalle autorità di essere complice dei “Ribelli di Sasun”, un gruppo armato formato da veterani della guerra del Karabakh che nel luglio 2016 prese d’assalto una stazione di polizia a Yerevan, prendendo degli ostaggi. Nel corso della crisi che si venne a creare persero la vita due agenti di polizia.

Secondo Caucasian Knot, Sargsyan, soprannominato “il portatore di pane”, fu accusato di aver sfondato il cordone di agenti schierato a difesa della stazione di polizia per consegnare rifornimenti ai sequestratori. Per Radio Free Europe (RFE/RL), l’uomo sarebbe stato accusato di aver consegnato delle provviste a “uomini armati appartenenti a un gruppo radicale dell’opposizione” nel corso delle due settimane di stallo con le forze dell’ordine. Dopo questo fatto, rimase all’interno dell’edificio con i sequestratori fino al 31 luglio.

Il 9 febbraio 2017 Sargsyan è stato imprigionato, dopodiché ha iniziato uno sciopero della fame rifiutando ogni cura medica. Come risultato, le sue condizioni fisiche hanno iniziato a deteriorarsi gradualmente. Il 6 marzo la Procura ha rilasciato l’uomo, cedendo alle pressioni dell’opinione pubblica, nonché di alcuni membri del parlamento. Lo stesso giorno è stato messo in terapia intensiva, dove è morto lo scorso 16 marzo.

Il 17 marzo il primo ministro Karen Karapetyan, affermando di provare un “forte dolore” per l’incidente, ha annunciato di avere avviato delle indagini. Nel frattempo nelle strade di Yerevan sono impazzate le proteste. Lo stesso giorno nella capitale un gruppo di manifestanti si è messo in marcia da Piazza della Libertà al palazzo del governo in memoria del “portatore di pane”. I partecipanti hanno esibito bandiere armene e foto di Sargsyan, cantando lo slogan “Artur, Artur!”

Secondo RFE/RL, alcuni manifestanti avrebbero scandito slogan di accusa nei confronti del presidente armeno Serzh Sargsyan, ritenuto responsabile della morte di Artur Sargsyan, mentre altri avrebbero chiesto le dimissioni dei ministri della Giustizia e della Salute.

Inoltre, durante la marcia, circa 2000 manifestanti hanno firmato una petizione chiedendo alle autorità di seppellire Sargsyan presso il Pantheon di Yerablur. Yerablur è un cimitero militare situato sulla cima di una collina alla periferia della capitale. A partire dal 1988 Yerablur è il luogo di sepoltura dei soldati armeni che hanno perso la vita nel conflitto del Nagorno-Karabakh.

Secondo quanto riferito da Caucasian Knot, nessun membro del governo avrebbe affrontato i manifestanti. Gli attivisti avrebbero tentato più volte di bloccare il traffico in Piazza della Repubblica, ma la polizia avrebbe usato la forza per sgomberare la zona. Le azioni della polizia sono state coordinate dal vice capo del dipartimento di polizia di Yerevan, Valeri Osipyan, che avrebbe ordinato di non fare arresti tra i manifestanti.

I funerali di Sargsyan si sono tenuti il 22 marzo, non a Yerablur ma al cimitero Shahumyan.

Queste proteste sono arrivate in vista delle elezioni parlamentari in Armenia del prossimo 2 aprile. Attualmente circa 10 attivisti stanno continuando a manifestare nella capitale attraverso dei sit-in, chiedendo le dimissioni del ministro della Giustizia.

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Gli armeni al Pd: «Imparate la storia, i “Giovani Turchi” erano criminali» (Secoloditalia.it 29.03.17)

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” ha lanciato da alcuni giorni una nuova campagna di sensibilizzazione chiedendo che sia bandito l’uso del termine “Giovani Turchi”, associato a una corrente del Partito Democratico.

«Ecco cosa fecero i Giovani Turchi»

Gli esponenti, ricordando che i veri Giovani Turchi nel 1915 pianificarono e misero in atto il genocidio di un milione e mezzo di armeni, si appellano alla sensibilità del mondo della politica e dell’informazione affinché non venga più utilizzata tale espressione altamente offensiva, il cui uso denota scarsa conoscenza storica. Dal 20 marzo vengono inviate mail di sensibilizzazione alle testate giornalistiche, un appello è stato direttamente trasmesso all’on. Matteo Orfini, capofila di tale corrente, con la richiesta di una pubblica dichiarazione che prenda definitivamente le distanze dal movimento dei Giovani Turchi e dal contemporaneo uso di tale nome. Sarà lanciata una campagna su Change.org e sono allo studio altre iniziative. Già nel 2013 era stata promossa analoga iniziativa e il Consiglio aveva ricevuto rassicurazioni che il termine Giovani Turchi sarebbe stato progressivamente abbandonato ma ciò non è avvenuto.

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La Comunità Armena dice basta ai cosidetti “giovani turchi” PD (La Spezia oggi 29.03.17)

La Comunità Armena dice basta ai cosidetti “giovani turchi” PD (Informazione indipendente 28.03.17)