Rapporto sull’atto terroristico compiuto da un gruppo di assalto delle forse armate azerbaigiane il 5 marzo 2023 – Stepanakert 2023

Rapporto del Difensore dei diritti umani della Repubblica di Artsakh

Introduzione

Nel periodo successivo alla Dichiarazione trilaterale sul cessate il fuoco, firmata dai leader di Armenia, Azerbaigian e Federazione Russa il 9 novembre 2020, la parte azera ha ripetutamente gravemente violato le disposizioni della Dichiarazione, ricorrendo all’escalation militare, interrompendo il normale la vita e l’attività della popolazione civile dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), scatenando attacchi fisici e psicologici e violenze contro la popolazione, interrompendo le infrastrutture vitali e i lavori agricoli.

Nel periodo successivo all’istituzione del cessate il fuoco, sono stati registrati più di 150 casi di atti criminali contro il popolo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) da parte delle forze armate azere, a seguito dei quali sono state uccise 21 persone (6 civili, 15 militari), 166 persone sono state sottoposte a tentato omicidio (79 civili, 87 militari), 71 persone (20 civili) sono rimaste ferite e hanno subito violenze fisiche. Gli azeri hanno rubato veicoli, edifici residenziali sono stati esposti al fuoco diretto di diverse armi da fuoco, attrezzature agricole e veicoli sono stati danneggiati o distrutti, bestiame piccolo e grande è stato rubato alla popolazione civile e giardini sono stati dati alle fiamme.

Inoltre, per sopprimere, psicologicamente e fisicamente intimidire la popolazione dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), dal 12 dicembre 2022, con il falso pretesto di proteggere l’ambiente, gli agenti del governo azero hanno bloccato la strada Goris-Stepanakert – l’unica arteria che collega l’Artsakh verso l’Armenia e il mondo esterno – che passa attraverso il corridoio di Lachin definito dalla Dichiarazione Trilaterale. Il blocco ha portato a gravi violazioni dei diritti umani fondamentali quali uno standard di vita adeguato, libertà di movimento, diritto all’assistenza sanitaria, all’istruzione e molti altri diritti.

Nelle condizioni di un blocco di 86 giorni [al 7 marzo, NdT], la parte azera ha iniziato a ricorrere regolarmente ad attacchi armati dalla fine di febbraio all’inizio di marzo.

Il 28 febbraio 2023, verso le 16:55, da postazioni di combattimento azere sono stati sparati colpi di fucili di vario calibro contro il 53enne A.Avanesyan del villaggio di Myurishen, regione di Martuni, impegnato in lavori agricoli con un trattore Jonder nella zona denominata “Asfalten tak” del distretto amministrativo del villaggio di Berdashen. Di conseguenza, il lavoro agricolo è stato interrotto.

Il 1° marzo 2023, nell’area chiamata “Davala” del villaggio di Berdashen, la parte azera ha aperto il fuoco con armi leggere contro il 59enne S. Vardanyan della comunità di Berdashen che stava svolgendo lavori agricoli su un trattore bielorusso. Il lavoro agricolo è stato costretto a fermarsi.

Il 5 marzo 2023 la parte azera ha fatto ricorso a un nuovo atto terroristico, in particolare un gruppo di agguato delle forze armate azere ha attraversato la linea di contatto definita dalla Dichiarazione trilaterale delle forze armate dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) e dell’Azerbaigian e ha attaccato l’auto della Polizia del Ministero degli Affari Interni della Repubblica dell’Artsakh, che proveniva da Stepanakert lungo una strada a circa 1 km dalla linea di contatto.

Il difensore dei diritti umani della Repubblica dell’Artsakh ha costantemente e coerentemente informato i rappresentanti delle organizzazioni internazionali e della comunità dei diritti umani sui crimini regolarmente commessi dalla parte azera, chiedendo che siano prese le misure necessarie per valutare intenzionalmente la situazione e introdurre meccanismi reali per proteggere la popolazione dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh). Tuttavia, nonostante tutti gli allarmi, la situazione rimane tesa, minacciando la vita, la salute, l’integrità fisica e psicologica e i diritti fondamentali di 120.000 persone dell’Artsakh.

Il blocco in corso dell’Azerbaigian, così come i regolari e costanti attacchi armati, mirano a sottoporre l’Artsakh alla pulizia etnica attraverso l’intimidazione fisica e psicologica, creando condizioni insopportabili e distruggendo la popolazione armena indigena dell’Artsakh.

Questo rapporto presenta i fatti e le informazioni raccolte dal personale del Difensore dei diritti umani della Repubblica dell’Artsakh presso le autorità competenti e fonti aperte in merito alle attività terroristiche svolte dal gruppo di agguato delle forze armate azere il 5 marzo 2023. I dettagli dell’incidente sono stati chiariti attraverso un’intervista all’unico sopravvissuto dell’auto, il ferito Davit Ashot Hovsepyan, nonché attraverso l’analisi dei video disponibili.

 

  1. Fatti raccolti sull’atto terroristico commesso dal gruppo azerbaigiano di agguato il 5 marzo 2023

Il 5 marzo, intorno alle ore 10:00, nell’area “Khaipalu”  che è situata tra le città di Stepanakert e Shushi, un gruppo di agguato di 12-15 militari delle forze armate dell’Azerbaigian ha attraversato la linea di contatto tra l’Artsakh e l’Azerbaigian ed è entrato nel territorio sotto il controllo della repubblica di Artsakh e la responsabilità delle forze di pace russe, ha attaccato un veicolo “UAZ” che trasportava militari del Dipartimento di Polizia passaporti e visti del ministero dell’Interno della repubblica di Artsakh.

Sull’auto erano presenti quattro uomini: il tenente colonello Armen Maiory Babayan, il maggiore Davit Valery Danielyan, il tenente Ararat Telman Gasparyan e il tenente Davit Ashot Hovsepyan.

Armen Babayan era alla guida del veicolo, Davit Hovsepyan era vicino al conducente, gli altri due nel vano posteriore.

Gli ufficiali di polizia hanno lasciato Stepanakert introno alle 9,30 e si sono mossi al luogo del cambio [cambio turno, NdT] nell’area della comunità di Lisagor della regione di Shushi della repubblica di Artsakh dove è collocato il checkpoint (immagine1).

Il movimento del veicolo della Polizia dall’edificio della Polizia del ministero dell’Interno della repubblica di Artsakh per uscire dall’area amministrativa della città di Stepanakert è stato completamente filmato dagli apparati di video sorveglianza.

I fatti raccolti mostrano chiaramente che il veicolo si stava muovendo da Stepanakert, perciò le dichiarazioni della parte azerbaigiana secondo le quali il mezzo stava trasportando armi dalla repubblica di Armenia alla repubblica di Artsakh sono infondate e false. Nell’auto degli ufficiali di polizia c’erano solo documenti ufficiali e le loro armi di ordinanza (immagini 2 e 3).

Dopo circa 30-40 minuti di guida l’equipaggio dell’auto notò delle pietre allineate sulla strada che ostacolavano il transito. Il veicolo si fermò.

Cinque membri del gruppo d’assalto azerbaigiano, vestiti con abbigliamento militare, indossando maschere, armati di mitragliatori, vennero fuori da dietro i massi e puntarono le canne delle armi verso l’auto.

Il conducente del veicolo cercò di girare indietro il mezzo ma allo stesso tempo i cinque membri del gruppo di assalto azerbaigiano che si trovavano di fronte come pure gli altri membri del gruppo di assalto che stavano in attesa sul lato destro e su quello sinistro della strada cominciarono a sparare all’auto. La sparatoria è continuata per circa dieci minuti.

Una comparazione dei fatti disponibili dimostra che l’auto fu colpita dal gruppo dell’agguato con armi da fuoco. L’esame esterno del veicolo chiaramente attesta che centinaia di pallottole furono sparate sull’auto dal gruppo di sabotaggio azerbaigiano (immagine 4).

Dopo aver cessato il fuoco, tre membri del gruppo azerbaigiano si avvicinarono all’auto, presumibilmente lo ispezionarono, sparano un colpo di sicurezza al conducente e al passeggero che sedeva vicino a lui. Comunque, secondo la testimonianza dell’ufficiale che è sopravvissuto, gli azerbaigiani non aprirono le porte del compartimento posteriore del veicolo, presumibilmente non accorgendosi che c’erano passeggeri seduti nei sedili dietro (immagine 5). [Il comparto posteriore del mezzo è separato da quello anteriore, NdT]

Poi, i membri del gruppo di assalto azerbaigiano cominciarono a lasciare la scena del crimine alla volta delle loro basi situate sulla collina dirimpetto.

Durante la ritirata degli azerbaigiani, in conseguenza del fuoco di risposta dell’Esercito di Difesa dell’Artsakh da una postazione di combattimento vicina alla scena, ci furono morti e feriti fra i componenti del gruppo di assalto azerbaigiano.

Circa 30-40 minuti dopo l’attacco terroristico, rappresentanti delle forze di pace russe arrivarono sul luogo. Dopo il loro intervento il fuoco cessò (immagine 7).

Dopo l’intervento della parte russa, gli azerbaigiani hanno continuato a ritirarsi portando con loro i membri morti e feriti del gruppo di assalto azerbaigiano (immagine 8).

I militari russi della forza di pace hanno verificato che le persone sedute nella parte anteriore dell’auto erano già morte, ma A. Gasparyan e D. Hovsepyan che stavano nei sedili posteriori erano ancora vivi e a loro fu dato primo soccorso e furono portati in ospedale.

Come risultato dell’attacco azerbaigiano, il tenente colonnello Armena Babayan e il maggiore Davit Danielyan morirono sul posto, il tenente Ararat Gasparyan morì durante il trasporto in ospedale. Il tenente Davit Hovsepyan ricevette una ferita d’arma da fuoco al torace ed è ricoverato al Centro medico repubblicano [ospedale principale di Stepanakert, NdT]..

Secondo le informazioni ricevute dal Centro medico repubblicano, il poliziotto ferito Davit Hovsepyan è stato sottoposto a intervento chirurgico ed è in un’unità di terapia intensiva sotto controllo dei medici, la sua vita non è in pericolo (immagine 9).

Comunicato stampa FERMA CONDANNA PER L’UCCISIONE DI TRE POLIZIOTTI ARMENI. L’AZERBAIGIAN VA FERMATO

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” esprime la sua ferma condanna per il nuovo atto di violenza che ha colpito la popolazione armena del Nagorno Karabakh (Artsakh).

Domenica 5, intorno alle 10 ora locale, un veicolo con a bordo quattro poliziotti della repubblica di Artsakh è stato crivellato di colpi dai soldati dell’Azerbaigian. Tre agenti sono morti, un quarto ferito.

La gravissima violazione dell’accordo di tregua del novembre 2020 è l’ennesimo segnale che il regime di Aliyev non ha alcun desiderio di concludere un accordo di pace ma vuole solo la pulizia etnica della regione.

Il fatto è avvenuto lungo una sconnessa strada sterrata di montagna che costeggia la vallata dove dal 12 dicembre gli azeri bloccano l’accesso all’Artsakh isolandolo dal resto del mondo. L’agguato al pulmino degli agenti armeni è dunque un chiaro segnale che non esistono percorsi alternativi alla strada bloccata nel corridoio di Lachin. Alla faccia di coloro che sostengono che non vi è alcun blocco”. Così un portavoce del Consiglio in merito al gravissimo agguato.

Foto e video diffusi non lasciano alcun dubbio sulla dinamica dell’assalto.

Il Consiglio ritiene indispensabile una ferma condanna da parte delle istituzioni europee con l’applicazione di sanzioni all’Azerbaigian che ha violato ancora una volta l’accordo di tregua del novembre 2020.

Da alcuni giorni, dopo la sentenza di condanna della Corte Internazionale di Giustizia, i soldati dell’Azerbaigian hanno ripreso a sparare contro obiettivi civili (agricoltori nei campi, telecamere di controllo sul confine…) e stanno rialzando la tensione nella regione.

L’Azerbaigian non vuole la pace ma solo la pulizia etnica della regione.

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA
Segreteria

LA RISPOSTA DEL DIRETTORE DON STEFANO STIMAMIGLIO ALLA LETTERA DI ILGAR MUKHTAROV (Famiglia Cristiana 01.03.23)

01/03/2023  Il direttore di Famiglia Cristiana, don Stefano Stimamiglio, risponde alla lettera che l’ambasciatore dell’Azerbaigian presso la Santa Sede, Ilgar Mukhtarov, ha scritto a proposito del reportage di Daniele Bellocchio sulla regione del Nagorno Karabakh

Egr. Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian

presso la Santa Sede S.

E. Ilgar Mukhtarov c/o

Addetto Stampa D.ssa Barbara Cassani bbcassani@gmail.com

 

Egregio Sig. Ilgar Mukhtarov, Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian presso la Santa Sede,

ho letto con estrema attenzione la sua lettera del 16 febbraio scorso, nella quale ci offriva la Sua replica al reportage di Daniele Bellocchio apparsa sul numero 7 di Famiglia Cristiana ed avente ad oggetto l’articolo dal titolo “L’Artsakh dimenticato”. In esso veniva rappresentata la drammatica situazione della popolazione, in maggioranza armena, residente nella regione storicamente chiamata del “Nagorno Karabakh”, che oggi è parte integrante della Repubblica dell’Azerbaigian, in seguito alla chiusura del c.d. “corridoio di Lachin”, che unisce tale regione all’Armenia. Ci preme sottolineare, in primo luogo, che tale blocco stradale, come risulta anche da numerose e documentate relazioni di Organizzazioni internazionali e Ong, sta creando grandi problemi alla popolazione ivi residente. Ci sembra, quindi, che l’articolo di Bellocchio, che ha intervistato telefonicamente alcune persone ivi residenti per raccoglierne la testimonianza diretta, documenta tale situazione oggettivamente innegabile.

In merito alla c.d. “Guerra del Nagorno Karabakh”, e alla strage di Khojaly da Lei citata, essa non poteva, per la specificità dell’argomento trattato e per il carattere divulgativo e non storico-scientifico della nostra rivista (e, di conseguenza, del pezzo) essere menzionata. Comunque, per onestà intellettuale e obiettività giornalistica, nemmeno è stata negata. Del resto l’approfondimento avrebbe richiesto di parlare anche dei contestuali pogrom di armeni a Baku, Sumgait e Kirovabad per mano azera, dei 724 mila azeri espulsi dal territorio del “Nagorno Karabakh” e dei 500 mila armeni espulsi dal Naxçivan e da altri territori dell’Azerbaigian, soprattutto dalla capitale Baku. Lo stesso conflitto del settembre-ottobre del 2020, che ha fatto registrare ancora una volta dolorose perdite umane, ha prolungato nel tempo l’instabilità di questa tormentata regione. Una, per inciso, delle più minate al mondo, con gravi conseguenze per tutti.

Tornando alla chiusura del corridoio di Lachin, vitale per chi vive nella zona, pare difficile credere che ragazzi di 18-20 anni possano, anche con motivate ragioni, creare e mantenere a lungo un blocco stradale in barba alle forze militari della Repubblica dell’Azerbaigian, che ha su quel territorio una sovranità internazionalmente riconosciuta, e al corpo di peacekeepers russi.

A questo proposito, e a conferma da quanto scritto da Bellocchio, Amnesty International, in un comunicato dello scorso 10 febbraio, ha (cito letteralmente) «lanciato l’allarme per la situazione di circa 120 mila abitanti del Nagorno-Karabakh di etnia armena, le cui vite sono a rischio per l’impossibilità di reperire beni essenziali, medicinali e cure mediche fondamentali per i malati cronici». La stessa Organizzazione «ha sollecitato le autorità dell’Azerbaigian e i peacekeeper della Russia a liberare il corridoio e porre fine alla crisi umanitaria», perché «il blocco sta avendo un impatto particolarmente grave su gruppi marginalizzati e discriminati come le donne, le persone anziane e le persone con disabilità. Le frequenti interruzioni nelle forniture di energia elettrica, gas e carburante stanno rendendo estremamente difficile la vita quotidiana». Sempre Amnesty sostiene che «gli aiuti umanitari forniti dal Comitato internazionale della Croce Rossa e dai peacekeeper russi non bastano: rispetto ai 1200 camion al giorno prima del blocco, ora ne passano da cinque a sei». Speriamo vivamente che da allora la situazione sia decisamente migliorata.

Ricordo anche che il Parlamento europeo, nella Risoluzione n. 2023/2504 (RSP) del 19 gennaio scorso, ha affermato che «sostenendo il blocco del corridoio di Lachin, l’Azerbaigian viola i suoi obblighi internazionali derivanti dalla dichiarazione trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, in base alla quale l’Azerbaigian deve garantire la sicurezza delle persone, dei veicoli e delle merci che circolano lungo il corridoio in entrambe le direzioni» e ha deplorato «le tragiche conseguenze umanitarie provocate dal blocco del corridoio di Lachin e dal conflitto del Nagorno-Karabakh», esortando il Suo paese «a rispettare e attuare la dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 e a riaprire immediatamente il corridoio di Lachin».

Confidiamo, infine, sinceramente, per il bene della popolazione civile, che la recente misura provvisoria (“Provisional measure”) adottata dalla Corte Internazionale di Giustizia lo scorso 22 febbraio, nell’ambito del procedimento giudiziario “Application of the International Convention on the Elimination of All Forms of Racial Discrimination – Armenia vs. Azerbaijan” in corso tra la Repubblica di Armenia e la Repubblica dell’Azerbaigian, sia rapidamente messa in atto e possa così contribuire, come auspica anche Lei nella Sua lettera, e con il buon senso di entrambe le parti, a voltare pagina in questa dolorosa e lunga vicenda.

La guerra, come ci insegna il conflitto in corso tre Federazione russa e Ucraina, non lascia vincitori ma solo vittime da entrambe le parti. L’unica soluzione non può che essere, come sempre sottolinea il Santo Padre, la ricerca da parte di tutti di una pace giusta, nel rispetto della libertà della persona umana e delle sue tradizioni. Pubblicheremo il testo integrale del nostro carteggio sul nostro sito (www.famigliacristiana.it), facendone un rimando sul numero 11 di Famiglia Cristiana (in uscita il 9 marzo p.v.).

Grato della Sua disponibilità e per la comune ricerca del Bene comune, Le porgo i miei più cordiali saluti.

Don Stefano Stimamiglio

Direttore di Famiglia Cristiana

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NAGORNO KARABAKH, SENZA CIBO E GAS: L’ARTSAKH DIMENTICATO (Articolo di Daniele Bellochio)

ILGAR MUKHTAROV, AMBASCIATORE DELL’AZERBAIGIAN, E LA SUA REPLICA AL REPORTAGE DI DANIELE BELLOCCHIO

Comunicato stampa – LA CONDANNA DELL’AZERBAIGIAN SIA FORIERA DI PACE NEL NAGORNO KARABAKH

Comunicato stampa

LA CONDANNA DELL’AZERBAIGIAN SIA FORIERA DI PACE NEL NAGORNO KARABAKH

La Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite ha accolto ieri la richiesta dell’Armenia e ha ordinato all’Azerbaigian di non ostacolare la libera circolazione di merci, persone e trasporti attraverso il corridoio Lachin (Berdzor) in entrambe le direzioni. Con un’altra decisione, la Corte ha respinto la richiesta infondata dell’Azerbaigian sulla questione delle mine.

Dal 12 dicembre l’Azerbaigian, per mezzo di presunti “attivisti per l’ambiente” ha bloccato l’unico collegamento tra l’Artsakh (Nagorno Karabakh) e l’Armenia, isolando di fatto 120.000 persone.

Solo alcuni convogli della Croce Rossa Internazionale e delle forze di pace russe riescono a superare il blocco per trasportare malati, qualche aiuto umanitario e favorire il ricongiungimento delle famiglie rimaste separate.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” saluta con soddisfazione le due pronunce del Tribunale dell’Aja e si augura che finalmente la comunità internazionale AGISCA per spingere l’Azerbaigian a ripristinare il diritto degli armeni della regione.

Anche la sostituzione odierna del ministro di Stato della repubblica di Artsakh, Ruben Vartanyan, particolarmente inviso ad Aliyev, è un segnale della volontà di pace della parte armena.

Purtroppo, le prime risposte del regime azero sono state di scherno alle sentenze della corte dell’Onu.

“Ci auguriamo – riferisce un portavoce del Consiglio – che anche l’Italia riesca politicamente a sensibilizzare il partner azero e farsi protagonista di un tavolo di pace che garantisca agli armeni del Nagorno Karabakh il diritto a vivere liberi nella loro terra natale”.

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA
Segreteria
www.comunitaarmena.it

LA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA INTIMA ALL’AZERBAIGIAN A GARANTIRE IL MOVIMENTO ININTERROTTO ATTRAVERSO IL CORRIDOIO DI LACHIN

L’Azerbaigian “deve adottare tutte le misure a sua disposizione per garantire il movimento senza ostacoli di persone, veicoli e merci lungo il corridoio Lachin in entrambe le direzioni”, ha dichiarato il giudice presidente Joan Donoghue durante un’udienza davanti alla Corte internazionale di giustizia, che si trova all’Aia.
Le ex repubbliche sovietiche rivali nel Caucaso, che hanno combattuto una breve guerra nel 2020, hanno entrambe fatto appello al CIG affinché intervenisse nel conflitto.
L’Armenia ha accusato l’Azerbaigian di “pulizia etnica” attraverso il blocco della contesa e separatista regione del Nagorno-Karabakh, davanti alla più alta corte delle Nazioni Unite.
Da metà dicembre, gli azeri che si spacciano per attivisti ambientalisti che manifestano contro le mine illegali hanno bloccato il Corridoio di Lachin, una via cruciale che collega l’Armenia all’enclave.
A causa del blocco, la regione montuosa di circa 120.000 persone è priva di cibo, medicine e carburante.
C’è “urgenza” di porre fine al blocco che potrebbe causare “danni irreparabili”, ha aggiunto il giudice.
L’Unione europea ha iniziato lunedì a dispiegare una missione di osservazione al confine tra Armenia e Azerbaigian.
Il rischio di un’escalation rimane alto in questa enclave azera popolata prevalentemente da armeni, nonostante i recenti progressi
colloqui di pace tra Baku e Yerevan e maggiori sforzi occidentali per trovare una soluzione pacifica in questa regione che la Russia considera parte della sua tradizionale zona di influenza.
L’Aia, 22 febbraio 2023
Nota del redattore: si tratta di misure provvisorie, nell’ambito del procedimento nel merito tra Armenia e Azerbaigian dinanzi alla Corte internazionale di giustizia, che sono esecutive ma per le quali non vi sono poteri di coercizione.
Misure adottate ai sensi della Convenzione sull’eliminazione della discriminazione razziale, vincolante per entrambi gli Stati.

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BLOCCO DELL’ARTSAKH – I NUMERI DELLA TRAGEDIA

Il governo della Repubblica dell’Artsakh ha pubblicato le statistiche del 45° giorno del blocco
11 bambini si trovano nei reparti neonatale e di rianimazione dell’ospedale pediatrico.
Nel reparto di terapia intensiva sono ricoverati 10 pazienti adulti, di cui 3 in gravissime condizioni.
Sotto l’assedio sono già nati 164 bambini. 500 cittadini sono stati privati della possibilità di risolvere i loro problemi di salute attraverso un intervento chirurgico a causa della sospensione delle operazioni programmate in tutte le istituzioni mediche sotto la giurisdizione del Ministero della Salute della Repubblica dell’Azerbaigian.
Fino ad oggi, 46 pazienti sono stati trasportati dall’Artsakh in Armenia con la mediazione e l’accompagnamento del Comitato Internazionale della Croce Rossa per ricevere cure adeguate.
A causa della difficile situazione economica che si è creata, almeno 4.700 persone hanno inizialmente perso il lavoro e la fonte di reddito.
Più di 17.600 tonnellate di beni vitali sarebbero state consegnate ad Artsakh, se non fosse stato per il blocco, durante il quale solo una piccola parte è stata consegnata dal Comitato internazionale della Croce Rossa e dalle forze di pace russe.
Fatti importanti: Gli agenti del governo azero tengono in ostaggio i 120.000 abitanti dell’Artsakh in condizioni di assedio per 45 giorni con attività terroristiche.
A causa del blocco, la popolazione di 120.000 abitanti dell’Artsakh (di cui circa 30.000 bambini, 20.000 anziani, 9.000 disabili) soffre molte privazioni e rischia la fame.
41 asili e 56 gruppi prescolari sono stati chiusi in tutto o in parte dal 9 gennaio a causa dell’aggravarsi della carenza di cibo nelle condizioni del blocco.
6828 bambini non potranno più frequentare l’asilo, la scuola dell’infanzia e la scuola a tempo pieno, privandoli della possibilità di ricevere cure, cibo e istruzione adeguati.
Dal 18 gennaio tutte le 118 scuole dell’Artsakh sono state chiuse per problemi di riscaldamento ed elettricità, privando più di 20mila bambini del diritto all’istruzione.

IL PARLAMENTO EUROPEO CONDANNA IL BLOCCO AZERO AL NAGORNO KARABAKH LA PRESIDENTE VON DER LEYEN PRENDA ATTO O SI DIMETTA

COMUNICATO STAMPA (con preghiera di massima diffusione)

IL PARLAMENTO EUROPEO CONDANNA IL BLOCCO AZERO AL NAGORNO KARABAKH

LA PRESIDENTE VON DER LEYEN PRENDA ATTO O SI DIMETTA

 

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” esprime grande soddisfazione per la votazione odierna al parlamento europeo di una risoluzione che condanna il blocco azero della strada lungo il corridoio di Lachin, unico collegamento tra il Nagorno Karabakh (Artsakh) e l’Armenia.

La criminale politica dell’Azerbaigian che dal 12 dicembre scorso ha isolato la regione armena spingendo sull’orlo di una crisi umanitaria 120.000 persone è stata duramente stigmatizzata dai parlamentari europei che hanno altresì denunciato il taglio delle forniture di gas, elettricità e connessione internet.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” sottolinea l’importanza del voto politico odierno che è un chiaro messaggio a quelle istituzioni europee e internazionali che, per mera opportunità economica, stanno avallando la politica di Aliyev (definito “partner affidabile” dalla presidente Von der Leyen).

Ad avviso del “Consiglio”, la presidente Von der Leyen dovrebbe prendere atto di questa importante votazione e agire di conseguenza sensibilizzando nel merito il “partner” azero, esprimendo pubblica solidarietà alla popolazione armena del Nagorno Karabakh, intervenendo con una urgente missione umanitaria di soccorso.

O, in alternativa, rassegnando le proprie dimissioni.

Il ““Consiglio per la comunità armena di Roma” invita il governo italiano a prendere in considerazione quanto indicato nella risoluzione e ad agire di conseguenza attivandosi per quanto del caso.

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA

Segreteria

 

 

TESTO DELLA RISOLUZIONE VOTATA

P9_TA(2023)0012

Risoluzione del Parlamento europeo del 19 gennaio 2023 sulle conseguenze umanitarie del blocco nel Nagorno-Karabakh (2023/2504(RSP))

  1. A) considerando che l’unica strada che collega il Nagorno Karabakh con l’Armenia e il mondo esterno, il corridoio Lachin, è stata bloccata da sedicenti ambientalisti dell’Azerbaigian dal 12 dicembre 2022; che ciò ha ostacolato l’accesso a beni e servizi essenziali, compresi cibo, carburante e medicine, per i 120 000 armeni che vivono nel Nagorno Karabakh, ponendoli di fatto sotto blocco;
  2. B) considerando che il blocco ha portato a una grave crisi umanitaria, che colpisce in modo significativo le popolazioni più vulnerabili; considerando che il trasferimento di pazienti in condizioni critiche è quasi impossibile, in conseguenza della morte di una persona dovuta a tale situazione; che centinaia di famiglie sono ancora separate;
  3. C) considerando che questa crisi umanitaria ha continuato ad aggravarsi a causa dell’interruzione da parte dell’Azerbaigian della fornitura di gas naturale al Nagorno Karabakh, che ha portato case, ospedali e scuole senza riscaldamento;
  4. D) considerando che se continua a sostenere il blocco del corridoio di Lachin, l’Azerbaigian violerà i suoi obblighi internazionali secondo la dichiarazione trilaterale di cessate il fuoco del 9 novembre 2020, secondo la quale l’Azerbaigian deve garantire la sicurezza delle persone, veicoli e merci che si muovono lungo il corridoio in entrambe le direzioni;
  5. E) considerando che gli ostacoli all’utilizzo del corridoio di Lachin hanno ostacolato il processo di pace tra Armenia e Azerbaigian e indebolito la fiducia internazionale;
  6. deplora le tragiche conseguenze umanitarie del blocco del corridoio di Lachin e del conflitto del Nagorno Karabakh;
  7. esorta l’Azerbaigian a rispettare e attuare la dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 e a riaprire immediatamente il corridoio di Lachin per consentire la libertà di movimento e garantire l’accesso a beni e servizi essenziali, garantendo così la sicurezza nella regione e salvaguardando il sostentamento dei residenti;
  8. sottolinea la necessità di un accordo di pace globale, che deve garantire i diritti e la sicurezza della popolazione armena del Nagorno Karabakh; invita l’Azerbaigian a tutelare i diritti degli armeni che vivono nel Nagorno Karabakh e ad astenersi dalla sua odiosa retorica che invoca la discriminazione contro gli armeni e incoraggia gli armeni a lasciare il Nagorno-Karabakh;
  9. esorta l’Azerbaigian a non indebolire in futuro il funzionamento dei trasporti, dell’energia e dei collegamenti di comunicazione tra l’Armenia e il Nagorno-Karabakh;
  10. condanna fermamente l’Azerbaigian per aver incolpato i difensori dei diritti umani e le organizzazioni della società civile e invita le rappresentanze dell’UE e degli Stati membri a sostenere il loro lavoro
  11. condanna l’inerzia delle “forze di pace” russe; ritiene che la loro sostituzione con le forze internazionali di mantenimento della pace dell’OSCE, secondo un mandato delle Nazioni Unite, dovrebbe essere urgentemente negoziata;
  12. chiede che alle organizzazioni internazionali sia concesso un accesso senza ostacoli al Nagorno Karabakh per valutare la situazione e fornire la necessaria assistenza umanitaria;
  13. richiede una missione d’inchiesta dell’ONU o dell’OSCE nel corridoio di Lachin per valutare la situazione umanitaria sul campo;
  14. chiede che i negoziati basati sui principi dell’Atto finale di Helsinki riprendano urgentemente, senza precondizioni;
  15. esorta l’UE a impegnarsi attivamente e a garantire che gli abitanti del Nagorno Karabakh non siano più tenuti in ostaggio dall’attivismo di Baku, dal ruolo distruttivo della Russia e dall’inattività del gruppo di Minsk;
  16. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al Consiglio d’Europa e i Presidenti, i Governi e ai Parlamenti dell’Armenia e dell’Azerbaigian.

 

DURA CONDANNA DEL PARLAMENTO EUROPEA ALL’AZERBAIGIAN

IL PARLAMENTO EUROPEO ESORTA L’AZERBAIGIAN A RITIRARSI DAL TERRITORIO ARMENO, LIBERARE I PRIGIONIERI DI GUERRA E APRIRE IL CORRIDOIO DI LACHIN
Il Parlamento europeo ha condannato fermamente l’attacco di settembre dell’Azerbaigian al territorio sovrano dell’Armenia e il blocco illegale del corridoio di Lachin.
Il Parlamento europeo ha affermato nelle relazioni del 2022 sull’attuazione della politica estera e di sicurezza comune che l’ultima aggressione militare dell’Azerbaigian il 12 settembre 2022 sul territorio sovrano dell’Armenia ha costituito una VIOLAZIONE del cessate il fuoco e sta avendo gravi conseguenze sul processo di pace. “
Il Parlamento ha espresso preoccupazione per i presunti CRIMINI DI GUERRA e il trattamento disumano perpetrati dalle forze armate dell’Azerbaigian nei confronti di prigionieri di guerra e civili armeni, ha ribadito che l’integrità territoriale dell’Armenia deve essere pienamente rispettata e ha sottolineato la disponibilità dell’UE a partecipare più attivamente alla risoluzione dei lunghi conflitti della regione.
Ha pertanto invitato le autorità azere a ritirarsi immediatamente da tutte le parti del territorio dell’Armenia e a liberare i prigionieri di guerra sotto il loro controllo, ha denunciato con forza il blocco illegale del corridoio di Lachin da parte dell’Azerbaigian, in violazione della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, poiché minaccia di far precipitare una crisi umanitaria intenzionale per il popolo del Nagorno-Karabakh.
I deputati hanno chiesto alle autorità azere di ripristinare la libertà di movimento attraverso il corridoio di Lachin con effetto immediato, ricordando che solo i mezzi diplomatici porteranno una risposta giusta e duratura al conflitto di cui beneficeranno le popolazioni dell’Armenia e dell’Azerbaigian.

L’ODIO ETNICO CONTRO GLI ARMENI NON CONOSCE CONFINI. BAMBINI MOLESTATI DA PARTE DEI SEDICENTI AMBIENTALISTI AZERI.

…. E i rappresentanti del Governo Italiano vanno a braccetto con il dittatore……..
19 bambini dell’Artsakh che erano rimasti bloccati in Armenia a causa del blocco del corridoio di Lachin, dopo la loro partecipazione al Junior Eurovision Song Contest nel dicembre 2022, sono stati trasportati, accompagnati da caschi blu russi, a casa loro per ricongiungersi con le loro famiglie, dopo che da più di un mese erano stati privati dai loro affetti.
Durante il tragitto l’auto che li trasportava è stata assalita da agenti sponsorizzati dal governo azero che si fingono eco-attivisti e dai giornalisti al loro servizio. 10-15 azeri mascherati con videocamere e vestiti civili si sono avvicinati all’auto e alcuni di loro hanno fatto irruzione nel veicolo e hanno filmato i bambini provocando il caos mentre uno dei bambini ha perso conoscenza. Solo l’intervento delle forze di pace russe fa evitato il peggio e il veicolo è riuscito a proseguire il tragitto.
“Questo comportamento sfacciato degli agenti governativi dell’Azerbaigian è un’interferenza arbitraria e illegale nella privacy dei bambini e una violazione illegale della loro integrità psicologica, dignità e reputazione. Queste azioni criminali stanno completamente dimostrando i veri obiettivi e le intenzioni del Governo Azero. L’odio etnico contro gli armeni da parte degli azeri non conosce confini, prendendo di mira anche i bambini. Questa azione provocatoria e criminale dimostra ancora una volta il fatto che la strada è bloccata e vi è l’impossibilità di percorrerla in sicurezza, anche se accompagnati dalle forze di pace russe”, ha affermato a proposito
il difensore dei diritti umani dell’Artsakh Gegham Stepanyan.
Mentre bambini e più di 120 mila persone subiscono le violenze da parte di una dittatura esponenti del Governo Italiano si inchinano davanti al dio denaro e fanno affari con l’Azerbaigian che figura tra al 158° posto su 180 nazioni nell’indice mondiale di libertà di stampa definendo la visita del ministro della Difesa Crosetto un “passo in avanti per il rafforzamento delle relazioni bilaterali e del partenariato strategico multidimensionale”…. che “consolida ed amplia le opportunità di collaborazione economica, accademica e culturale tra Italia e Azerbaigian”. Come per dire andiamo a braccetto con il Dittatore Aliyev.
VOGLIAMO RIMANERE IN SILENZIO????????