Novità Editoriale: Un genocidio culturale dei nostri giorni

Arslan Antonia, Ferrari Aldo (a cura di)

Un genocidio culturale dei nostri giorni

Nakhichevan: la distruzione della cultura e della storia armena

18,50

Data di uscita: 24/11/2023

 

 

l Nakhichevan ha avuto a lungo un ruolo molto importante nella storia e nella cultura dell’Armenia, in particolare nell’ambito della nascita del commercio armeno in epoca moderna. Attualmente, però, la millenaria presenza armena è stata completamente cancellata in questa regione che costituisce una repubblica autonoma dell’Azerbaigian. Non solo, infatti, gli armeni hanno completamente cessato di vivere nel Nakhichevan, ma il loro imponente patrimonio artistico – in particolare le celebri croci di pietra (khachkar) di Giulfa, ma anche le numerose chiese – è stato completamente distrutto dalle autorità azere negli ultimi decenni. Ed è altissimo il rischio che lo stesso possa avvenire nel Nagorno-Karabakh ormai anch’esso privo della sua popolazione armena.


Antonia Arslan ha insegnato Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova. Ha dedicato a temi letterari più di una ventina di libri e moltissimi saggi, fra cui: Dino Buzzati bricoleur e cronista visionarioDame, droga e gallineIl romanzo popolare italiano fra ’800 e ’900Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra ’800 e ’900 (per le nostre edizioni). Sempre per le nostre edizioni ha tradotto Il canto del pane del poeta armeno Daniel Varujan e ha successivamente curato molte altre opere sul genocidio armeno. La sua grande notorietà come scrittrice è legata in primo luogo alla straordinaria potenza narrativa di La masseria delle allodole (2004) e del seguito, La strada di Smirne (2009). Seguono diversi altri romanzi, fra cui Il libro di Mush (2012) e, ultimo, Il destino di Aghavnì (2022).

Aldo Ferrari insegna Lingua e Letteratura Armena, Storia dell’Eurasia e Storia del Caucaso e dell’Asia Centrale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Per l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano dirige il Programma di Ricerca su Russia, Caucaso e Asia Centrale. È presidente dell’Associazione per lo Studio in Italia dell’Asia centrale e del Caucaso (ASIAC). Tra le sue recenti pubblicazioni: Armenia. Una cristianità di frontiera (2016); L’Armenia perduta. Viaggio nella memoria di un popolo (2019); Storia degli armeni (con Giusto Traina, 2020); Storia della Crimea dall’antichità a oggi (2022). Per le nostre edizioni ha scritto Quando il Caucaso incontrò la Russia (2015) e curato Le guerre di Dawit’ Bek (1997).

LA GUERRA PER IL NAGORNO KARABAKH: INTERVISTA ALL’AUTORE

È appena uscito per Mattioli 1885 editore un nuovo libro che racconta la vicenda del Nagorno Karabakh (Artsakh) con l’aggiornamento fino agli ultimi drammatici giorni.
Non possiamo che rallegrarci per questa nuova uscita perché la sofferenza del popolo armeno dell’Artsakh non può essere dimenticata e bisogna mantenere accesi i riflettori su quanto accaduto e soprattutto su quello che potrebbe ancora succedere. Abbiamo rivolto alcune domande all’autore, Emanuele Aliprandi.
➡️Un nuovo libro sulla guerra per il Nagorno Karabakh. Una storia senza fine …
✅Il libro è pubblicato nella collana “Archivio Storia”. Ma quanto narratovi non è ancora Storia, appartiene alla cronaca – tragica, angosciante, complicata – di questi ultimi tre anni che abbiamo vissuto da vicino, tra rabbia e rassegnazione, speranza e delusioni
Racconto le vicissitudini di un popolo alla disperata ricerca di una pace nella propria terra natale e che invece ha solo conosciuto il dramma di un esodo forzato tra guerre e tregue, interessi regionali e ipocriti attori internazionali, passando per nove mesi di assedio per fame fino agli ultimi drammatici giorni della repubblica di Artsakh, della fuga precipitosa di un intero popolo che abbandona ogni cosa per non cadere nelle mani del nemico.
➡️Aliyev ha vinto la sua guerra per il Nagorno Karabakh, ci aspettiamo la pace?
✅I tempi per un definitivo accordo di pace non sembrano ancora maturi nonostante diversi attori internazionali, prima su tutti l’Unione europea, spingano per una firma.
Aliyev in gioventù era un giocatore d’azzardo, il padre Haidar fece chiudere tutti i casinò del Paese. Forse l’attuale presidente vuole ancora rischiare, sente la fortuna (e soprattutto la congiuntura internazionale) dalla sua parte.
Reclama le exclave di epoca sovietica in Armenia, vuole il Syunik (Zangezur) ovvero l’Armenia del sud, proclama come “terre storiche azerbaigiane” vaste porzioni del Paese confinante fino addirittura alla capitale Erevan. Potrebbe essere solleticato dal dare una nuova spallata al vicino… E poi c’è la questione interna.
➡️Cioè?
✅Da vent’anni a questa parte, da quando è salito al potere succedendo al padre, e soprattutto negli ultimi anni, la politica azera è sempre ruotata intorno al concetto del “nemico” armeno. In un Paese agli ultimi posti al mondo per rispetto dei diritti civili e politici, questa narrazione è servita a compattare l’opinione pubblica specie nelle frange più popolari. Un domani che dovesse essere firmata la pace con l’Armenia il consenso (molto cresciuto dopo la vittoria del 2020) finirebbe inevitabilmente con l’esaurirsi e affiorerebbero i problemi di uno Stato corrotto dove la ricchezza è in mano a poche famiglie. Ecco perché Aliyev ha continuato ad attaccare l’Armenia e gli armeni, non si è accontentato del successo di tre anni fa, ha perseverato in una retorica di minaccia che continua anche ora che ha raggiunto il pieno obiettivo che si era prefisso.
➡️ La conquista del Nagorno Karabakh…
✅Di più. La conquista della regione senza armeni. Che, come spiego nel libro, avrebbero rappresentato un problema all’interno del regime azerbaigiano. Oltre centomila persone libere (teoricamente) di girare per tutto il Paese, con insormontabili problemi di inserimento (a partire dalla lingua). E non dimentichiamo il fatto che il Nagorno Karabakh-Artsakh è, era, Paese sostanzialmente libero e democratico: non semplice per la popolazione finire amministrata da un sistema con un indice di democrazia quasi nullo.
➡️Quindi l’esodo in massa della popolazione armena è stato un errore?
✅Forse politicamente sì. Ma bisogna capire quella gente che in massa, in dieci giorni, ha abbandonato tutto. Il ricordo di cosa avevano fatto gli azeri ai soldati e ai civili armeni durante la guerra del 2020 era troppo fresco per rischiare di rimanere sul posto.
➡️ Però questa volta non ci sono state evidenze di massacri o atti di barbarie…
✅A parte il fatto che ventiquattro ore di combattimenti tra il 19 e il 20 settembre sono costati complessivamente un altro mezzo migliaio di morti…, va sottolineato come i comandi militari azeri in questa ultima azione di guerra abbiano imposto un divieto assoluto ai propri soldati di postare sui social. Eccezion fatta per qualche video dove si vedono gli azeri sparare su case e monumenti, non è apparso altro sulle piattaforme.
Però, a metà ottobre è uscito un rapporto dell’ombudsman dell’Armenia che evidenzia come su molti corpi di cittadini del Karabakh (resti trovati dalle squadre di ricerca della Croce Rossa e portati in Armenia) vi fossero evidenti segni di torture e mutilazioni.
Insomma, la gente è scappata da lì perché non si fidava a restare.
➡️ Il Nagorno Karabakh è dunque un capitolo chiuso?
✅Mai dire mai. E tutto dipende da quanto Aliyev vorrà azzardare. Il rischio che la guerra per il Nagorno Karabakh si trasferisca su un altro fronte è alto. Aliyev punta all’Armenia, ora. Ma la Storia ci ha insegnato che le fortune di certi autocrati presidenti possono virare bruscamente e da “dittatori utili” (citazione Draghi) si trasformano in un peso per le diplomazie mondiali.
Aliyev è stato abile nello sfruttare la situazione contingente creatasi con la guerra in Ucraina e il relativo intreccio di alleanze e interessi con Turchia e Russia. Però tutto finisce prima o poi (si spera) e allora l’utilità di certi personaggi potrebbe venire meno: quanto vorrà rischiare?

Anche il Comune di Ravascletto esprime solidarietà al popolo armeno

In data 22 dicembre il Consiglio Comunale di Ravascletto ha approvato all’unanimità una mozione con la quale ha espresso “piena solidarietà al popolo armeno nella sua lotta per il riconoscimento della verità storica e per la difesa dei suoi diritti inviolabili” riconoscendo “la necessità che l’opinione pubblica mondiale intervenga a favore del popolo armeno così come ha fatto verso l’olocausto del popolo ebraico” e infine chiedendo “che il Governo italiano riconosca il genocidio degli armeni sulla base delle risoluzioni già assunte dall’ONU, dal Parlamento Europeo, dal Congresso degli Stati Uniti d’America e dallo stesso Parlamento italiano”.

Il Consiglio per la comunità armena esprime gratitudine a tutte le donne e gli uomini di buona volontà che hanno aderito all’iniziativa.

Nuovo numero (2) di “Armeniaca. International journal of Armenian Studies”.

Sommario

Archaeology
Linguistics and Philology
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Literature
Translations and Comments
Michael Stone
22 Novembre 2023
A Case Study of Two Poems by Grigoris Ałt‘amarc‘i
Hasmik Kirakosyan
22 Novembre 2023
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Paratextuality in the Publishing Mission of Mxit‘ar of Sebastia
Jesse Arlen
22 Novembre 2023
History
Note sugli Armeni in Crimea e a Tana nel XIV secolo
Lorenzo Pubblici
22 Novembre 2023
Art
Preview di una ricerca
Rachele Zanone
22 Novembre 2023
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Reports
Report of 2022 Activities
Hamlet Petrosyan    Michele Nucciotti    Elisa Pruno    Leonardo Squilloni    Lyuba Kirakosyan    Tatyana Vardanesova    Francesca Cheli    Hasmik Hovhannisyan    Hamazasp Abrahamyan    Jan Petřík    Karel Slavíček
22 Novembre 2023
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Reviews and Bibliographic Information

 

 

 

https://edizionicafoscari.unive.it/it/edizioni4/riviste/armeniaca/2023/1/?fbclid=IwAR2lVfiSkLP-LhnVtIl5GGPBUpkyEdyZFT4xOZ0I34cB9mR5S4upq5pOZ84

Aiutiamo i cristiani armeni fuggiti dal Nagorno-Karabakh (ACS Italia 17.11.23)

Sono ben 120.000, di cui 30.000 bambini, coloro che in pochissimi giorni hanno preferito abbandonare le loro case raggiungendo la capitale Erevan, in Armenia, per mettersi in salvo. L’obiettivo degli occupanti azeri, fin dall’inizio della loro offensiva nel 2020, era realizzare una pulizia etnica e, allo stesso tempo, distruggere i simboli cristiani.
Questi fratelli non hanno avuto scelta, come ha raccontato il Patriarca di Cilicia dei cattolici armeni, Raphaël Bedros XXI Minassian: «Hanno perso tutto, completamente tutto. Mi trovo purtroppo a pronunciare ancora una volta la parola genocidio. Queste persone sono vittime di un genocidio. Hanno ucciso e torturato le persone. Se la prendono anche con gli anziani. È una cosa umanamente inaccettabile, inammissibile. Ma nessuno ne parla».

Le Chiese sono impegnate nella loro assistenza e hanno lanciato un appello ad Aiuto alla Chiesa che Soffre perché non hanno mezzi sufficienti per aiutare le decine di migliaia di rifugiati in cerca di salvezza e consolazione.

Contribuendo a questa Campagna speciale donerai loro cibo per sfamarsi, prodotti per l’igiene e le medicine necessarie agli anziani e a tutti coloro che hanno bisogno di cure.

ACS ha preso contatto con Padre Mikael Bassalé, religioso dell’Istituto del Clero Patriarcale di Bzommar e Amministratore Apostolico dell’Europa dell’Est, perché a lui e ai suoi confratelli verrà affidato quanto raccoglieremo. Hanno subito organizzato l’accoglienza e godono della nostra totale fiducia. L’auspicio è che le istituzioni nazionali e sovranazionali, ONU e Unione Europea innanzitutto, intervengano tempestivamente ed efficacemente per garantire la sicurezza delle famiglie così gravemente minacciate.

Noi vogliamo sostenerli subito, assicurando il necessario aiuto a una comunità che sta subendo l’odio anticristiano tra la quasi totale indifferenza del mondo.

Grazie di cuore per quanto potrai donare!

Vai al sito per le donazioni

Novità in libreria (dal 10 novembre): “La guerra per il Nagorno Karabakh. Armenia, Azerbaigian e un popolo alla ricerca della pace” di Emanuele Aliprandi

Nel settembre 2020 l’Azerbaigian ha sferrato un nuovo attacco al Nagorno Karabakh (Artsakh), repubblica armena de facto, nata dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. La vittoria azera, grazie anche ai droni turchi e all’apporto di miliziani jahadisti, è stata schiacciante. Una fragile tregua siglata dopo 44 giorni di violente battaglie e pesanti bombardamenti sulla popolazione armena ha retto a fatica con l’interposizione di una forza di pace russa il cui peso dissuasivo si è molto indebolito con la guerra in Ucraina. Europa e Stati Uniti stanno cercando di conquistare maggiore spazio politico nella regione dove si intrecciano anche gli interessi di Turchia e Iran mentre Aliyev considera chiusa la questione Karabach e indirizza le sue attenzioni verso l’Armenia già parzialmente invasa e, dopo la guerra, molto indebolita. Prigionieri di guerra, atti di barbarie, distruzione del patrimonio culturale religioso armeno, assedio per fame fanno da cornice a una situazione ancora molto instabile mentre a fatica si tesse una trama per arrivare a un accordo di pace. L’ultimo violento attacco azero del settembre 2023 segna la fine delle speranze di autodeterminazione ma non allontana il rischio di un’altra guerra.

Nuova pubblicazione – Nersēs Šnorhali, Lettere a Manuele Comneno

Nell’ambito delle iniziative per celebrare l’850° anniversario della morte di Nersēs Šnorhali è uscito il volume Lettere ecumeniche all’imperatore Manuele Comneno, introduzione, traduzione e note di Riccardo Pane, testo critico di Azat Bozoyan (collana I Talenti, Edizioni Studio Domenicano).
Per maggiori informazioni potete vedere:

Comunicato stampa COMUNITA’ ARMENA IN ITALIA ADERISCE A MANIFESTAZIONE PER LA PACE

Il Coordinamento delle organizzazioni e associazioni armene in Italia aderisce ufficialmente alla marcia per la pace prevista a Roma sabato 7 ottobre.

Nelle ultime settimane gli armeni hanno purtroppo dovuto fronteggiare una nuova azione di guerra portata avanti dall’Azerbaigian nei confronti del Nagorno Karabakh-Artsakh.

Il risultato di questa nuova azione violenta è stata la evacuazione di oltre centomila persone: di fatto l’intera popolazione della regione ha dovuto lasciare la propria terra, la propria casa, il proprio lavoro come peraltro ampiamente documentato dalla stampa in questi giorni.

Di fronte a una politica che ricorre solo e soltanto all’uso della forza non possiamo non aderire a una manifestazione che propugna i valori della pace.

Sarà presente al corteo anche una delegazione di armeni italiani che si riunirà in piazza della Repubblica per dire NO alla guerra e SI alla pace e al rispetto della persona umana e dei suoi diritti inalienabili.

Coordinamento organizzazioni e associazioni armene in Italia

“EMERGENZA NAGORNO KARABAKH” – RACCOLTA FONDI DELLA CARITAS ITALIANA PER I PROFUGHI DELL’ARTSAKH

Nagorno Karabakh: Caritas accanto alla popolazione in fuga

 

 

Un nuovo dramma è in atto in Europa con il tragico esodo di circa 85.000 armeni, abitanti dell’enclave del Nagorno Karaback, sita nel Caucaso meridionale, costretti a lasciare le proprie case per l’inasprirsi della situazione.

Una tensione secolare che da tre decenni, con alterne vicende, ha sconvolto la vita della popolazione di queste terre. Oggi tocca agli abitanti armeni di quel territorio che stanno cercando rifugio nella vicina Armenia, un paese di circa 2,8 milioni di abitanti che deve accogliere e assistere questo numero enorme di persone, che si sono lasciate alle spalle tutto, con la prospettiva che non potranno più tornare a casa propria. Nei prossimi giorni anche il resto della popolazione armena presente in questo territorio, oggi sotto il controllo azero, molto probabilmente partirà alla volta dell’Armenia. Saranno almeno altre 40.000 persone che dovranno cercare un rifugio altrove.

«Rivolgo il mio appello (…) affinché tacciano le armi e si compia ogni sforzo per trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone e il rispetto della dignità umana», ha esortato Papa Francesco e con lui rivolgiamo un appello affinché si possa trovare una soluzione pacifica al dramma in corso.

Caritas Armenia, da anni molto attiva nell’assistere i profughi già presenti nel proprio territorio, si è mobilitata in particolare lungo il confine meridionale per fornire prima assistenza, e al loro fianco Caritas Italiana e tutta la rete delle Caritas. «In questo momento cruciale è essenziale che l’Unione Europea e le Nazioni Unite intensifichino il loro sostegno per garantire una risposta umanitaria del Nagorno Karabakh e in Armenia, con finanziamenti destinati agli attori umanitari locali, che sono in grado di rispondere efficacemente e rapidamente alla situazione e aiutare chi ha bisogno», afferma Gagik Tarasyan, Direttore esecutivo di Caritas Armenia.

Don Marco Pagniello, Direttore di Caritas Italiana, ribadisce la solidarietà e la piena disponibilità a sostenere gli sforzi della Chiesa locale.

È possibile contribuire agli interventi di Caritas Italiana per questa emergenza, utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line, o bonifico bancario specificando nella causale “Emergenza Nagorno – profughi Armenia” tramite:
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma – Iban: IT 24 C 05018 03200 00001 3331 11
• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT 66 W 03069 09606 100000012474
• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT 91 P 07601 03200 000000347013
• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063 119

Aggiornato il 29 Settembre 2023

Vai al sito della Caritas Italiana

LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE NON ABBONDONI GLI ARMENI DELL’ARTSAKH

Comunicato stampa

LA COMUNITA’ INTERNAZIONALE NON ABBONDONI GLI ARMENI DELL’ARTSAKH

Ancora una volta l’Azerbaigian è ricorso alla violenza delle armi e a nulla sono valsi gli appelli internazionali rivolti al dittatore Aliyev.

Come armeni della diaspora non possiamo che essere terribilmente addolorati per la sorte dei nostri fratelli in Artsakh vittime ancora una volta della feroce campagna militare dell’Azerbaigian e già provati da mesi di malnutrizione a causa del criminale blocco del corridoio di Lachin imposto dal regime azero.

Stanti le ultime notizie che parlano di una resa pressoché incondizionata delle autorità di Stepanakert di fronte alle perdurante minaccia delle bombe azere, e di una possibile pulizia etnica, siamo molto preoccupati per la sorte dei 120.000 armeni della regione costretti a lasciare patria, case, lavoro per fuggire altrove oppure destinati a vivere come sudditi odiati nella dittatura di Aliyev che (report 2023 di “Freedom house”) è fra le peggiori al mondo per rispetto dei diritti civili e politici.

Anche il destino del patrimonio culturale e religioso armeno (già vandalizzato o distrutto nei territori conquistati dagli azeri durante la guerra) è fortemente a rischio.

Al riguardo, siamo addolorati che il monastero di Amaras dove nel 406 il monaco Mashtots coniò l’alfabeto armeno sia ora occupato dai soldati dell’Azerbaigian che avranno probabilmente già provveduto a danneggiarlo.

Chiediamo alla comunità internazionale e ai media di non abbandonare al loro destino gli armeni dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) e di vigilare perché i loro diritti siano sempre tutelati, agendo con gli opportuni strumenti coercitivi, giuridici e politici.

Non possiamo dimenticare che l’inerzia e/o la complicità di vari attori internazionali sta portando la popolazione di un Paese libero a vivere in una delle peggiori dittature al mondo.

Se, come sembra, ci si avvierà verso una obbligata integrazione dentro lo Stato azero non è difficile immaginare come la vita degli armeni sarà segnata da sempre maggiori restrizioni e progressivamente lingua, cultura e storia saranno bandite.

In questi tragici momenti non possiamo che rimarcare la penosa figura del ministro degli Esteri italiano, Tajani, che a New York twitta con il collega azero definendo “partner importante” proprio mentre i soldati di Aliyev stavano bombardando città e villaggi dell’Artsakh, provocando decine di vittime, bambini compresi.  

Ci lascia stupefatti anche il silenzio assordante del governo italiano, che non ha speso nemmeno una parola durante i nove mesi di blocco della regione con la popolazione ridotta alla fame.

Certi atteggiamenti politici, privi di dignità politica, portati avanti da lobby di affari ben individuate, non possono che rappresentare una complicità con i crimini di guerra di Aliyev.

Il nostro ultimo pensiero va a coloro che hanno perso la vita, ai feriti, ai rifugiati e a tutti coloro che aspirano a vivere in libertà.

NON ABBANDONATE GLI ARMENI DELL’ARTSAKH

Consiglio per la comunità armena di Roma