L’Armenia vuole la PACE, l’Azerbaigian la guerra.

L’Armenia vuole la PACE, l’Azerbaigian la guerra.

In questi giorni l’Azerbaigian, dopo aver aggredito lo scorso 12 luglio militarmente l’Armenia cercando di violare il suo confine di Stato, ha dato avvio a una campagna di disinformazione in tutto il mondo, cercando di addebitare all’Armenia tale incursione e accusando, per ultimo, anche la Diaspora armena di aggressione verso i cittadini azeri.

Come invece la cronaca di questi ultimi giorni ci sta evidenziando le informazioni diffuse dalle sedi diplomatiche e dagli ambasciatori azeri presso gli stati stranieri si sono verificate del tutto infondate e menzognere, perché sono proprio gli attivisti turco azeri, incitati da Baku e dal Presidente dittatore Aliyev, a compiere atti di violenza verso le sedi diplomatiche armene e verso gli armeni.

Gli azeri prima aggrediscono, ricorrono ad atti di violenza per poi correre ai ripari con accuse infondate, mistificando addirittura la storia e la realtà, come sta facendo da qualche giorno l’Ambasciatore azero in Italia Sua Eccellenza Mohammad Ahmadzada, inviando lettere piene di fake news a testate giornalistiche e politici.

L’Armenia vuole la pace, l’Azerbaigian la guerra.

D‘altronde da un Paese che ha portato in trionfo come eroe nazionale un proprio ufficiale condannato per aver decapitato un soldato armeno durante un corso NATO a Budapest non c’era da aspettarsi un diverso atteggiamento.

L’Azerbaigian, agli ultimi posti nella classifica mondiale sulla libertà di informazione e tra i paesi più corrotti e corruttori, è stato già giudicato dal mondo libero e democratico.

Come Consiglio per la comunità armena di Roma, in quanto componenti della diaspora armena in Italia, denunciamo questa ennesima campagna di odio e di armenofobia portata avanti dal regime di Baku. Condanniamo tutti gli atti di violenza compiuti perché crediamo e siamo convinti che la via maestra sia il dialogo e la diplomazia e non l’aggressione e la violenza.

L’Armenia vuole la pace, l’Azerbaigian la guerra. Lo ribadiamo.

Invitiamo tutte le istituzioni, i politici e i media italiani a non prestare in alcun modo il fianco alle infondate accuse della dittatura azera spalleggiata dal regime di Ankara. E anche a verificare sempre la fondatezza delle comunicazioni diffuse e ad appoggiare la linea della non violenza, ribadita anche dal ministero degli Esteri armeno e dal gruppo di Minsk dell’OSCE.

L’Armenia vuole la pace, l’Azerbaigian (e la Turchia) la guerra.

Consiglio per la comunità  armena di Roma

 

Il Consiglio per la comunità armena di Roma condanna l’aggressione dell’Azerbaigian contro l’Armenia.

Mentre il mondo è alle prese con la battaglia contro la pandemia del Covid-19,  il presidente dittatore dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, che  si trova a fronteggiare oltre alla diffusione del coronavirus nel Paese, anche una crescente opposizione interna, fa ricorso alle armi e alla guerra pur di distrarre l’attenzione dell’opinione pubblica dalle forte difficoltà in cui si trova il Paese.

Domenica 12 luglio un attacco militare è stato sferrato sulla linea di confine con  l’Armenia (distretto di Tavush in Armenia e il distretto di Tovuz dell’Azerbaijan) che a oggi ha già provocato 16 vittime.

Le forze armate azere non hanno esitato a bombardare civili abitazioni nei villaggi armeni di confine e persino una fabbrica tessile che produce mascherine anti-covid.

Mentre la Turchia si è detta pronta ad affiancare l’Azerbaigian in caso di guerra, tutte le altre Le istituzioni internazionali hanno reagito invitando le parti a un immediato cessate-il-fuoco e all’attenuazione della tensione.

Il Consiglio per la comunità armena di Roma, nel condannare fermamente l’ennesima aggressione dell’Azerbaigian contro la pacifica popolazione armena, si appella alle Istituzioni Italiane affinché si facciano portavoce nelle sedi opportune per il perseguimento di una soluzione pacifica al conflitto, così come auspicato dalle istanze internazionali  e da parte dell’Armenia stessa, attraverso le vie della diplomazia e del dialogo.

Il Consiglio esprime il più profondo cordoglio per i militari armeni caduti mentre stavano difendendo la propria patria.

Il Consiglio Comunale di Piombino si unisce alle oltre 130 istituzioni italiane nel riconoscere il Genocidio Armeno.

In data 30 giugno 2020 il Consiglio Comunale di Piombino sulla scia di altre istituzioni italiane ivi inclusa la Camera dei Deputati, ha riconosciuto con atto formale la verità storica del Genocidio Armeno, esprimendo

“la propria piena solidarietà al popolo armeno nella sua battaglia per la verità storica e per la difesa dei diritti umani”.

Il Consiglio  per la comunità armena di Roma accoglie  con enorme soddisfazione tale atto di solidarietà ed esprime profonda gratitudine e riconoscenza al Sig. Sindaco di Piombino e ai Consiglieri tutti che con questa mozione hanno scelto di stare dalla parte della verità, inserendo il Comune di Piombino nell’elenco dei “Giusti” per la Memoria del Medz Yeghern.


Il Consiglio per la comunità armena di Roma aderisce alla Campagna «COVID-19 Armenia: insieme contro la pandemia».

https://www.himnadram.org/en

Il Consiglio per la comunità armena di Roma

aderisce alla Campagna «COVID-19 Armenia: insieme contro la pandemia».

 

 All’inizio del mese di maggio l’ Ambasciata Armena in Italia aveva diramato il messaggio di seguito riportato, che avevamo divulgato a suo tempo e riproponiamo di seguito, appellandoci alla bontà del cuore di tutte le persone di buona volontà.

 

La Fondazione “Hayastan All Armenian Fund”, in stretta collaborazione con il Presidente della Repubblica d’Armenia, con il Presidente della Repubblica di Artsakh, con l’Ufficio del Commissario Generale per la Diaspora, con il Ministero della Salute ed il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica d’Armenia, continua la raccolta fondi «COVID-19 Armenia: superiamo insieme l’epidemia». 

Segnaliamo i link dei video (in inglese e in armeno) dedicati alla campagna della raccolta fondi con la descrizione delle opzioni per la donazione.

https://www.youtube.com/watch?v=6hs9CSDFbxw

https://www.youtube.com/watch?v=KW-v2ga-nwI

 

https://www.himnadram.org/en 

Tsovinar Hambardzumyan è la nuova Ambasciatrice armena in Italia

Dopo che il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella ha concesso in data 19 maggio 2020 il gradimento per la nomina di Tsovinar Hambardzumyan ad ambasciatrice dell’Armenia presso lo Stato italiano, il Presidente della Repubblica Armena Armen Sarkissian ha nominato, con decreto presidenziale, la Sigra Tsovinar Hambardzumyan Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica di Armenia presso la Repubblica Italiana,

Nata il 5 luglio del 1971, a Yerevan Sua Eccellenza Hambardzumyan ha ricoperto sin dal 1995 importanti incarichi nell’ufficio di Presidenza della Repubblica Armena e dal 2018 era stata nominata Capo del Dipartimento delle relazioni estere dell’Ufficio del Primo Ministro della Repubblica Armena.

Nel 2007 ha ricevuto la lettera di apprezzamento del Presidente della Repubblica Armena e nel 2017, una medaglia di gratitudine.

È autrice della monografia “Can Democracy Bring Security to South Caucasus?” monografia, NATO Defense College (90 pagine, Roma, 2010, in inglese), È anche autrice di “Women’s Economic and Social Rights Implementation and Monitoring Mechanisms: the Lessons Learned,” sito ufficiale dell’Associazione delle scuole politiche del Consiglio d’Europa (9 pagine, 2018, in inglese)

Dal 2008, è stata coinvolta come osservatore internazionale nelle missioni di osservatori OSCE / ODIHR per valutare i processi elettorali in diversi paesi

Ottima conoscenza dell’inglese e del russo, oltre che dell’italiano (a livello lavorativo).

Il Consiglio per la comunità armena di Roma dà il benvenuto a Sua Eccellenza Tsovinar Hambardzumyan augurandoLe buon inizio di missione diplomatica e buon lavoro.

Novità Editoriale: Il numero di dicembre di Venezia Arti, parla dell’arte Armena

Abstract

Venezia Arti è la rivista annuale di storia della arti del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, soggetta a blind peer review e realizzata sia in stampa che in digitale (open access) dalle Edizioni Ca’ Foscari. Fondata nel 1987 da Giuseppe Mazzariol e Wladimiro Dorigo come bollettino dell’allora Dipartimento di Storia e critica delle arti, dopo quasi trent’anni ha mantenuto e consolidato il suo ruolo raccogliendo un vasto consenso nel mondo scientifico internazionale. La rivista viene distribuita a oltre 100 istituzioni italiane e straniere. Venezia Arti è aperta a studiosi di tutti i settori delle arti e incoraggia una visione di tipo interdisciplinare, capace di documentare con sistematicità critica avvenimenti e problemi nella cultura artistica. Fra i propri autori annovera accademici e studiosi, nonché dirigenti e professionisti del settore museale e altre organizzazioni culturali.

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Ad Amatrice solidarietà armena nel trentesimo anniversario del terremoto di Spitak (Armenia).

“Spitak 30”

Commemorazione, gratitudine, solidarietà

nel trentesimo anniversario del terremoto in Armenia

Progetto di solidarietà “Spitak 30”

Il 7 dicembre 2018 ricorre il trentesimo anniversario del devastante terremoto che colpì l’Armenia settentrionale con epicentro la cittadina di Spitak. Il numero delle vittime fu superiore a 25.000, oltre 50.000 i feriti, centinaia di migliaia gli sfollati.

La catastrofe che si abbattè alle soglie del rigido inverno armeno riuscì – nonostante il clima politico dell’epoca, le barriere e la cortina di ferro – a calamitare aiuti da tutto il mondo in una gara di solidarietà senza precedenti. Lo stesso presidente Gorbachov (all’epoca l’Armenia faceva ancora parte dell’Unione Sovietica) non esitò a chiedere aiuto all’Occidente.

L’Italia fece la sua parte: la Protezione Civile si distinse per una missione di soccorso (la prima all’estero del neonato dipartimento) che ancora oggi è ricordata in Armenia per la professionalità dimostrata.

Progetto

Nel trentesimo anniversario del devastante terremoto che colpì l’Armenia, il “Consiglio per la comunità armena di Roma” ha promosso il progetto “Spitak 30”  e ha ritenuto  opportuno dar seguito all’iniziativa con lo slogan «COMMEMORAZIONE, GRATITUDINE, SOLIDARIETA’».

Commemorare le vittime dei due sismi, ringraziare la Protezione Civile che nel 1988 si prodigò nei soccorsi e dare solidarietà alla comunità di Amatrice con una donazione simbolica ma di alto significato culturale.

Per l’occasione il “Consiglio per la comunità armena di Roma” con il coinvolgimento di altri membri della comunità armena Italiana, farà dono  alla ricostruita biblioteca comunale di Amatrice di una raccolta di libri in lingua italiana aventi per tema gli Armeni e l’Armenia: un gesto simbolico, naturalmente; ma anche un ponte culturale all’insegna dell’amicizia fra i popoli.

Il “Consiglio” ha altresì deciso di includere nell’evento una donazione simbolica alla parrocchia del comune di Cittareale come ulteriore segno di amicizia e di gratitudine in nome della fede che accomuna i nostri popoli.

 

All’evento che si svolgerà presso il Polo del Gusto di Villa San Cipriano di Amatrice, partecipano:

– Il Sindaco di Amatrice Dr. Filippo Palombini.

– Il Sindaco di Cittareale Dr. Francesco Nelli

– Il vescovo di Rieti Sua Eccellenza Domenico Pompili

– Il Parroco della Chiesa di Cittareale Don Ferruccio Bellegante

– L’Arch. Massimo Mario Simonelli, capo missione del Dipartimento della protezione Civile nel 1988 con alcuni colleghi della protezione civile che prestarono servizio a Spitak

– Una delegazione della protezione Civile Lazio il cui capo Fabrizio Cola, fu in Armenia da Vigile del fuoco.

– In rappresentanza dell’Ambasciata Armena in Italia D.ssa Marieta Stepanyan

– Il Rettore del Pontificio Collegio Armeno Mons Narek Naamoyan

– La Madre Superiora della Congregazione delle Suore Armene Madre Arousiag Sajonian

– Delegazione del Consiglio per la comunità armena di Roma

 

Durante la cerimonia è prevista la consegna di targhe commemorative.

 

Si ringraziano tutti coloro che, con le loro donazioni, hanno aderito  al progetto.

 

Consiglio per la comunità armena di Roma

Novità in Libreria: Il chicco acre della melagrana di Letizia Leonardi – Kevork Orfalian

Narrazione sulla vita e le esperienze in carcere di un armeno, Kevork Orfalian. La storia deve annoverare questa testimonianza nell’elenco infinito delle aberrazioni inflitte al popolo armeno. Per non dimenticare.

Perché è fallito ogni tentativo di riaprire i rapporti tra Turchia e Armenia (Agi.it 11.03.18)

L’Armenia ha cancellato un accordo siglato con la Turchia e così fallisce definitivamente il tentativo di normalizzare le relazioni tra i due paesi. La firma dei protocolli di Zurigo nel 2009 avevano l’obiettivo di ripristinare piene relazioni e aprire il confine condiviso.

ll presidente Serzh Sargsyan ha dichiarato che l’Armenia ha fatto tutto il possibile “per non lasciare il peso della risoluzione delle relazioni sulle spalle delle generazioni future”, aggiungendo che “la Turchia non ha fatto alcun passo per la ratifica e implementazione”. Da parte sua Ankara ha sottolineato che i protocolli erano stati sottoposti a tempo debito alla Grande Assemblea Nazionale per essere approvati e che nel frattempo diverse misure sono state adottate per rafforzare la fiducia reciproca, incluso l’apertura della rotta Istanbul-Yerevan.

È tuttavia esemplificativo che le negoziazioni si erano concluse quasi subito con la sostanziale bocciatura dei Protocolli da parte della Corte Costituzionale armena, che ha posto precondizioni inaccettabili per Ankara. Nel rapporto del 10 gennaio 2010 è riportato che “la repubblica di Armenia richiede espressamente alla Turchia il riconoscimento del genocidio avvenuto nel 1915 nella Turchia ottomana e nell’Armenia Occidentale”.

In realtà la questione dei protocolli è l’ultima fase di una situazione di impasse, poiché riconoscere i crimini del 1915 come “genocidio” è un’opzione impensabile in quanto tocca corde molto delicate per la psicologia del Paese. Ovviamente a complicare il quadro rientra anche la questione dell’ormai congelato conflitto del Nagorno-Karabakh e dell’amicizia tra Ankara e Baku.

Il Nagorno-Karabakh è il conflitto regionale più vecchio nello spazio post-sovietico, dovuto all’occupazione militare dell’Armenia nelle regioni circostanti il Nagorno-Karabakh e alla strenue opposizione dell’Azerbaijan a porre ogni compromesso riguardo la propria integrità territoriale.

Le tensioni sono l’esito di una profonda e duratura ostilità tra due Stati confinanti che hanno dato la priorità alla riacquisizione delle terre come materia di dignità nazionale. İn tale prospettiva né l’Azerbaijan né l’Armenia sembrano disposti ad abbandonare questa causa in cambio di una maggiore sicurezza militare o di un guadagno economico.

Senza entrare nel merito della questione, è doveroso menzionare che sin da subito Ankara, allineandosi sulla posizioni del partner turcofono, ha chiuso i suoi confini con l’Armenia per esercitare pressioni su Yerevan. Sebbene questo aspetto non sia incluso nei protocolli, la Turchia vincola la riapertura dei confini alla soluzione del conflitto. In definitiva la Turchia non risolverà la questione se le autorità armene e quelle azerbaigiane non avvieranno un dialogo diretto.

Insomma anche se il processo sembrava essere destinato al fallimento sin dalle battute, con esso cade anche l’ultimo tassello della strategia ‘zero problemi con i vicini’ varata dall’allora ministro degli esteri Ahmet Davutoğlu.

Certamente la piena normalizzazione avrebbe risvolti molto importanti non solo per i riflessi economici dell’apertura del confine, ma anche perché scioglierebbe una volta per tutte il nodo cruciale rappresentato dal riconoscimento del genocidio da parte di molti Stati. Le recenti mozioni della Knesset (il parlamento) israeliana e della Camera olandese sono l’ennesima prova di quanto la questione sia divisiva.

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Anche il Comune di Cagliari riconosce il genocidio armeno ed esprime piena solidarietà alle vittime della Diaspora

Il Consiglio per la comunità armena di Roma esprime la propria gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito all’approvazione delle delibera dimostrando coraggio e onestà intellettuale e scegliendo la strada della verità e della giustizia.


Il consiglio comunale di Cagliari

“Premesso che – tra il 1915 e il 1920 il popolo armeno è stato vittima di un genocidio, Metz Yeghèm (il Grande Male) perpetrato dall’allora governo turco che provocò circa 1 milione e mezzo di vittime;

– le istituzioni pubbliche degli Stati, ivi compresa l’Italia, hanno il dovere di proclamare con forza e ricordare questa verità storica, riconoscendo ufficialmente quel tragico genocidio; – nel novembre del 2000 la Camera dei Deputati ha riconosciuto il genocidio armeno approvando una mozione;

– il Pontefice Giovanni Paolo II ha ricevuto in Vaticano il Patriarca degli Armeni, ricordando quel genocidio che tante vittime ha creato sia nel clero che nella popolazione;

considerato che tale genocidio era stato organizzato con la volontà di cancellare la culla della cristianità in vista della creazione di uno Stato turco etnicamente omogeneo;

tenuto conto che la Turchia si rifiuta categoricamente di riconoscere ufficialmente il genocidio armeno, al contrario di quanto hanno fatto Germania ed Austria che hanno riconosciuto il genocidio degli ebrei, processando chi ha il coraggio di affrontare l’argomento appellandosi al famigerato art. 301 del codice penale che punisce chi offende la Turchia e il sentimento nazionale;

constatato che

– dopo anni di oblio molti Stati, tra i quali Francia e Italia, hanno riconosciuto ufficialmente il genocidio armeno e la Comunità Europea in data 18 giugno 1987 ha posto come conditio sine qua non per l’entrata della Turchia in Europa il riconoscimento del genocidio stesso;

– lo sterminio del popolo armeno è stato riconosciuto come un genocidio dalla sottocommissione dei Diritti dell’Uomo dell’ONU nel 1985;

il Consiglio comunale riconosce il genocidio armeno ed esprime piena solidarietà al popolo armeno e alle vittime della Diaspora.”

Il Segretario Generale Giovanni Mario Basolu           –                Il Presidente del Consiglio Guido Portoghese


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