Nagorno-Karabakh: premier armeno Pashiniyan, forze di pace russe svolgono ruolo chiave (Agenzia Nova 26.11.21)

Erevan, 26 nov 15:34 – (Agenzia Nova) – Le forze di pace russe svolgono un ruolo cruciale nella stabilizzazione in Nagorno-Karabakh e nella regione. Lo ha dichiarato oggi il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, nel corso del vertice nel formato trilaterale sul Nagorno-Karabakh a Sochi, con il presidente russo Vladimir Putin ed il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev. Rivolgendosi direttamente al capo di Stato russo, Pashinyan ha sottolineato il ruolo di Mosca e quello personale di Putin nell’aver fermato la guerra lo scorso anno, ricordando come dopo il 9 novembre 2020 le forze di pace russe siano state schierate nel Nagorno-Karabakh, lungo il corridoio di Lachin. (Rum)

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Armenia-Azerbaigian: Putin ad Aliyev, creare condizioni per risolvere situazione in Karabakh

Mosca, 26 nov 13:42 – (Agenzia Nova) – I vertici nel formato trilaterale tra i leader di Russia, Azerbaigian ed Armenia sono necessari per creare le condizioni per risolvere la situazione nel Karabakh, consentendo alle persone che vivono in questi luoghi di vivere in pace e alla regione di svilupparsi. Lo ha dichiarato oggi il presidente russo, Vladimir Putin, rivolgendosi all’omologo azerbaigiano Ilham Aliyev, nel corso di un incontro bilaterale a Sochi, nell’ambito del summit nel formato trilaterale sul Nagorno-Karabakh, al quale partecipa anche il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan. (Rum)

Acquedotto romano scoperto in Armenia (Italiaoggi 26.11.21)

Una scoperta straordinaria. Resti romani sono stati ritrovati un po’ dovunque nei Paesi affacciati sul Mediterraneo, ma questi rinvenuti in Armenia sono nelle terre più lontane dell’antico impero romano: sono di un acquedotto che per gli studiosi è il più orientale tra quelli costruiti dagli imperatori romani. Invisibile nel paesaggio è stato rintracciato grazie anche all’uso di droni.

Una équipe internazionale di ricercatori ha fatto sapere di aver scoperto, nel sito archeologico dove stava lavorando dal 2019, i resti di un maestoso acquedotto romano ad arco, forse il più grande mai costruito, nell’area corrispondente a Artaxata, l’antica capitale del regno di Armenia, a sud di Erevan. La scoperta è avvenuta mentre i ricercatori dell’università di Münster, e dell’Accademia nazionale delle scienze della Repubblica di Armenia, erano impegnati nelle ricerche per riportare alla luce alcuni resti dell’antica città di Artaxata, una delle capitali dell’antica Armenia.

L’acquedotto romano di Artaxata è stato costruito tra il 114 e il 117 dopo Cristo, sotto il regno dell’imperatore romano Traiano. Secondo quanto hanno fatto sapere gli archeologici questa opera rimase incompiuta. Non fu mai terminata perchè dopo la morte di Traiano, nel 117 dopo Cristo, il suo successore, Adriano, rinunciò all’Armenia, provincia del proprio impero, prima del completamento dell’acquedotto, ha spiegato il ricercatore tedesco Torben Schreiber dell’università di Munster, in Renania, uno degli autori dello studio.

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Armenia-Turchia: ministero Esteri russo, Erevan ha chiesto mediazione per normalizzazione rapporti (AgenziaNova 25.11.21)

Erevan, 25 nov 13:05 – (Agenzia Nova) – La Russia conferma che l’Armenia ha richiesto la mediazione di Mosca per normalizzare le relazioni con la Turchia. Lo ha affermato oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, in un briefing, aggiungendo che “la Russia è interessata e ha compiuto sforzi nel processo di normalizzazione delle relazioni armeno-turche”. Precedentemente il ministero degli Esteri armeno aveva dichiarato di aver informato la Russia di essere disponibile a normalizzare i rapporti diplomatici con Ankara fin da subito e senza precondizioni. (Rel)

L’ambasciatrice armena in Italia visita Carrara (Voceapuana 25.11.21)

CARRARA – Nell’intera giornata di sabato 27 novembre sarà in visita a Carrara S.E. Tsovinar Hambardzumyan, Ambasciatrice della Repubblica di Armenia in Italia. Invitata per partecipare alla presentazione del libro “Il Calice Frantumato” di Arthur Alexanian, che si svolgerà alle 18 presso l’Accademia di Belle Arti, l’Ambasciatrice coglierà l’occasione per visitare la città e incontrare i rappresentanti delle Istituzioni e delle categorie economiche.

A fine mattinata sarà a Palazzo Ducale a Massa per incontrare il Prefetto, Claudio Ventrice, e poi il Presidente della Provincia Gianni Lorenzetti. Più tardi si recherà a Marina di Carrara, al Parco “Falcone e Borsellino” per rendere omaggio al monumento dedicato all’amicizia e al gemellaggio tra le città di Carrara e Jerevan, capitale dell’Armenia.  Nell’occasione sarà presente il presidente del Consiglio comunale di Carrara, Michele Palma. Nel primo pomeriggio presso la Camera di Commercio incontrerà il Presidente della Cciaa, Dino Sodini, e i rappresentanti delle principali categorie economiche della Provincia. Successivamente  sarà ricevuta in Municipio dal Sindaco di Carrara, Francesco De Pasquale per poi concludere la giornata all’Accademia di Belle Arti.

Tsovinar Hambardzumyan è nata il 5 luglio 1971 a Jerevan. Nel periodo 1989-1994 ha studiato presso il Dipartimento di Lingue e letterature orientali della Facoltà di Studi orientali dell’Università Statale di Erevan. Dal 2005 al 2006 ha studiato presso la School of Political Studies (CRED) del Consiglio d’Europa. Nel 1998 ha conseguito il Master in Studi sulla Sicurezza presso l’Università Statale di Erevan e nel 2008 ha studiato presso il Rome Defense College della NATO. Il 1° giugno 2020, con decreto del Presidente della Repubblica d’Armenia Armen Sarkissian, Tsovinar Hambardzumyan è stata nominata Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica d’Armenia presso la Repubblica Italiana.

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Armenia e Azerbaijan, il valzer dei (mancati) incontri (Osservatorio Balcani e Caucaso 25.11.21)

Domani 26 novembre dovrebbe tenersi nella località turistica russa di Sochi un incontro trilaterale tra Armenia, Azerbaijan e Russia. Al centro dell’iniziativa diplomatica possibili accordi tra i due paesi belligeranti. Le informazioni però sono ancora poche

25/11/2021 –  Onnik James Krikorian

Lo scorso 9-10 novembre sono presto svanite le speranze per un possibile incontro tra il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev e il russo Vladimir Putin. Nel frattempo si sono verificati nuovi scontri al confine tra Armenia e Azerbaijan: è stato il momento peggiore dal cessate il fuoco del 2020.

Intanto volano le accuse reciproche tra Armenia e Azerbaijan per i combattimenti che hanno causato la morte di almeno sei soldati armeni e sette azerbaijani. Si ritiene inoltre che circa due dozzine di soldati armeni siano stati fatti prigionieri dall’Azerbaijan. Questo, insieme alle preoccupazioni riguardo a quelli già detenuti da Baku dalla fine dello scorso anno, ha incrinato ogni speranza di svolta.

Almeno fino ad ora.

Come suggerito da Radio Free Europe a metà ottobre, l’Unione europea ha lavorato ad un incontro tra Aliyev e Pashinyan a margine del Vertice di partenariato UE in programma a Bruxelles il mese prossimo. Lo ha confermato il 19 novembre Charles Michel, presidente del Consiglio europeo. La Russia, non volendo vedere sminuito il proprio ruolo, è riemersa però come possibile facilitatrice di un incontro, confermato finora per il 26 novembre nella località balneare russa di Sochi.

Alimentando le speculazioni sulla possibile firma di due accordi, il primo ministro armeno Pashinyan ha anche rilasciato la sua prima intervista dal vivo, dopo più un anno, il giorno stesso in cui è stato annunciato l’incontro. In diretta sulla televisione pubblica armena, Facebook e YouTube, si è quindi improvvisamente riattivato quello che sembrava essere un processo politico frustrato dal disaccordo tra le parti.

Le ragioni del fallimento dell’incontro del 9-10 novembre, come qui riportato all’inizio di questo mese, sono ancora oggetto di speculazioni. Alcuni analisti armeni suggeriscono richieste dell’ultimo minuto da parte azerbaijana. Nella sua intervista in diretta, tuttavia, Pashinyan ha attribuito il problema al simbolismo della data, il primo anniversario del cessate il fuoco del 2020.

In un podcast dell’Armenian News Network-Groong, l’analista regionale da Yerevan Benyamin Poghosyan ha ipotizzato che Pashinyan si fosse effettivamente ritirato dall’incontro del 9-10 novembre a causa della data delicata. Concorda Richard Giragosian, direttore del Centro studi regionali, che tuttavia cita anche altri problemi.

“Sebbene il governo armeno abbia spiegato molto male il proprio approccio diplomatico, sembra che l’insistenza dell’Azerbaijan su richieste dell’ultimo minuto, tra cui l’impegno dell’Armenia a riconoscere l’integrità territoriale e i confini dell’Azerbaijan, abbia effettivamente fatto deragliare l’incontro he ra stato pianificato”, ha dichiarato tramite e-mail.

Tuttavia risultano poco credibili le affermazioni di Pashinyan secondo cui i prossimi colloqui del 26 novembre a Sochi sarebbero stati concordati con largo anticipo: in particolare alla luce di quella che ora sembra essere una raffica di attività diplomatica internazionale. Il discorso del primo ministro armeno è sembrato preparare la popolazione a ciò che potrebbe accadere dopo.

Tuttavia, per qualsiasi attento osservatore della situazione del dopoguerra, non c’era nulla di nuovo nelle risposte di Pashinyan all’elenco di domande accuratamente redatte. Si è trattato, tuttavia, di uno sforzo evidente per chiarire in anticipo la posizione dell’Armenia.

“La mancanza di informazioni promuove solo il rischio di disinformazione”, afferma Giragosian. “E la gestione russa del processo crea un ulteriore pericolo di manipolazione esterna, rendendo Yerevan e Baku vulnerabili all’agenda di Mosca” .

Pashinyan ha affermato che sia l’Armenia che l’Azerbaijan avevano già riconosciuto la reciproca integrità territoriale quando sono entrati a far parte della Comunità degli Stati Indipendenti nel 1991. Ha anche ribadito che qualsiasi collegamento tra l’Azerbaijan e il Nakhichevan attraverso il territorio armeno non sarebbe andato a scapito della sua sovranità. C’è anche la questione dell’eventuale presenza di controlli doganali e di frontiera.

Durante l’intervista, durata oltre due ore, Pashinyan ha anche chiarito le speculazioni su eventuali accordi che potrebbero essere firmati nel prossimo futuro, e soprattutto in merito ad un confine conteso. “Un possibile documento si baserà sulla formazione di una commissione da parte di Armenia e Azerbaijan che comincerà a occuparsi della delimitazione dei confini”, ha affermato.

Non è chiaro se un documento del genere potrebbe essere firmato alla fine di questa settimana, ma i tempi della conferenza stampa fanno pensare che potrebbe essere sul tavolo. Indipendentemente da ciò, sostiene Giragosian, rimangono irrisolti alcuni ostacoli e problemi.

“Dato il ritardo nella restituzione di tutti i prigionieri di guerra e dei detenuti civili dalla prigionia azera, il necessario ritorno alla diplomazia non fa che aumentare il ritardo nel raggiungimento di un accordo di pace”, afferma. “In questo contesto, il calendario per un tale accordo di pace spetta in gran parte al governo azero e dipenderà da quando Baku sarà pronta a impegnarsi nuovamente nel processo di pace”.

Al momento della stesura di questo articolo, le speranze che una svolta potrebbe essere imminente e arrivare all’incontro di Sochi sembrano essere sostenute dai movimenti diplomatici dell’ultimo minuto. Il giorno dopo l’intervista televisiva di Pashinyan, il vice primo ministro russo Alexei Overchuk ha visitato sia Baku che Yerevan.

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Presentazione del libro “Il calice frantumato” di Arthur Alexanian (Lagazzettadimassaecarrara 24.11.21)

Italia Nostra, sezione Apuo Lunense, ricorda che sabato 27 novembre, alle 18, sarà presentato nella Sala dei Marmi dell’Accademia di Belle Arti di Carrara il libro “Il Calice Frantumato” di Arthur Alexanian, scrittore di origine armena, francese di passaporto e fiorentino di residenza.

Insieme all’autore ci saranno il Prof. Riccardo Canesi, l’Ambasciatrice della Repubblica armena in Italia S.E. Tsovinar Hambardzumyan, il Sindaco di Carrara Prof. Francesco De Pasquale, Alessandra Ulivieri, editrice, ed Emanuela Biso, Presidente di Italia Nostra, sez. Apuo-Lunense che ha organizzato l’evento.

All’incontro sarà presente anche lo scultore armeno Mikayel Ohanjanyan che nel 2015 ha vinto, con la delegazione armena, il Leone d’Oro di Venezia come migliore partecipazione nazionale.

 

Il Calice Frantumato è costruito sulle memorie raccolte da Arthur Alexanian sulla vita del padre Boghos, fuggito dalla propria terra, scampato al genocidio, che ha trovato in Francia il suo rifugio.

Considerato il ristretto numero di posti disponibili, si prega chi sia interessato a partecipare di prenotarsi scrivendo ad annalalli@icloud.com

Come da Norme AntiCovid, si potrà entrare solo se muniti di Green Pass.

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Renco va in Armenia con una centrale a gas (Ilsole24ore 24.11.21)

Produrrà circa il 20% del fabbisogno di energia elettrica dell’Armenia la centrale da 254 MW, sviluppata e costruita a Yerevan da Renco, da oltre 40 anni contrattista EPC (engeenering, procurement, construction) nel settore del gas e nella produzione di energia, con quartier generale a Pesaro e 40 società in 20 paesi nel mondo. Un project financing internazionale della durata di 25 anni per un investimento complessivo di 258,5 milioni di dollari e finanziato per quasi 164 milioni dollari (141 milioni di euro) da un pool di istituti finanziari internazionali, coordinati da IFC, società del Gruppo Banca Mondiale, dalla stessa Renco e da Simest, per un apporto complessivo di 56,9 milioni e da Siemens (37,9 milioni ). Il controllo completo dell’impianto, inaugurato il 29 novembre, sarà per i prossimi 25 anni in mano per il 60% ai due partner italiani e per la restante quota alla multinazionale tedesca, che ha fornito anche le turbine.

Lo Stato unico acquirente

Il gas necessario per il funzionamento della centrale verrà fornito da Gazprom Armenia e tutta l’energia elettrica prodotta verrà acquistata dallo Stato. «È un’operazione alla cui realizzazione lavoriamo da 6 anni – spiega Giovanni Gasparini, presidente di Renco – e della quale abbiamo seguito tutti gli step: dallo sviluppo del progetto all’individuazione dei partner tecnologici e finanziari, fino agli accordi con il governo armeno e alla realizzazione dell’impianto».

Gli ostacoli

Nonostante la Rivoluzione di Velluto del 2018, la Guerra dei 40 giorni con l’Azerbaigian nel 2020 e la durezza della pandemia da covid, il progetto è andato avanti spedito e segna anche un cambio epocale nella strategia del gruppo, finora player globale per la costruzione di impianti (a Brindisi ha realizzato il terminale di ricezione del Tap, ndr.). « Il futuro del mercato dei contrattisti EPC sarà più povero, più competitivo e più rischioso – è la visione di Gasparini – e noi abbiamo raggiunto dimensione e solidità finanziaria che ci consentono di investire in questi progetti: c’è un mercato nuovo e ampio in cui entrare come sviluppatori e produttori di energia».

I progetti

Dopo l’Armenia, in Renco guardano a Mozambico (nonostante il doppio attacco di matrice jihadista a marzo e aprile di quest’anno), Arabia e Kazakistan, dove il gruppo pesarese ha solide relazioni istituzionali, ai Paesi in via di sviluppo, «perché ci sono diverse opportunità», e anche all’Italia, dove sta partecipando a una gara per la conversione al gas di alcune centrali a carbone di Enel. Con la gradualità necessaria Renco nei prossimi anni cercherà di passare da EPC contractor a sviluppatore di progetti in particolare sul tema dell’energia. L’esperienza maturata con il progetto dell’Armenia sarà la base dalla quale partire per altri progetti con l’obiettivo di entrare in un mercato più complesso ma certamente più remunerativo. La transizione energetica sta spingendo i numeri del gruppo, che chiuderà quest’anno con un fatturato sui 300 milioni di euro, con livelli di marginalità costanti. Non ci sarà la Borsa nell’immediato futuro, ma piuttosto «altri strumenti funzionali alla crescita, sempre attraverso la finanza di progetto in Italia e su scenari internazionali».

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Ecumenismo: Pftim sez. San Tommaso, domani un incontro internazionale sulla “Fratelli tutti” (SIR 23.11.21)

Domani, mercoledì 24 novembre, a partire dalle ore 10, presso la sezione San Tommaso d’Aquino della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Pftim), a Napoli, in viale Colli Aminei 2, in occasione della presentazione al pubblico del nuovo indirizzo ecumenico e interreligioso del biennio di specializzazione in teologia dogmatica-cristologica, avrà luogo un incontro internazionale ed interconfessionale di dialogo teologico dal titolo “Il sogno della fraternità universale. Una rilettura dell’enciclica Fratelli tutti”.
Ai lavori della mattinata di studi, organizzati dalla Pftim e dal Servizio ecumenismo e dialogo interreligioso dell’arcidiocesi di Napoli, prenderanno parte: Khajag Barsamian, rappresentante della Chiesa armena apostolica presso la Santa Sede (Roma), che parlerà dei “Volti concreti da amare: la sfida della carità e dell’unità per tutte le Chiese”; mons. Gaetano Castello, vescovo ausiliare di Napoli, che tratterà il tema “Prossimità, fraternità e accoglienza: una lettura biblica”; padre Edoardo Scognamiglio, docente di Cristologia e dialogo ecumenico della Pftim, che relazionerà su “La fraternità di Gesù Cristo”; don Antonio Ascione, docente di filosofia della Pftim, che interverrà sul tema “Per una migliore politica: dialogo, giustizia e amicizia sociale”; Giovanni Traettino, pastore della Chiesa evangelica della riconciliazione di Caserta, che terrà una prolusione dal titolo “Ricominciare dalla verità e dalla pace”; don Francesco Asti, decano e vice-preside della Pftim, che concluderà con la relazione “Il desiderio di un mondo aperto”.
“Il legame tra Napoli e l’Armenia ha radici antichissime, risalenti al medioevo, quando un gruppo di monache basiliane, in fuga da Costantinopoli, si sarebbe stabilito in città portando con sé le reliquie di San Gregorio l’Illuminatore, patriarca della Chiesa armena tra il III e il IV secolo, conosciuto appunto a Napoli come San Gregorio Armeno, cui sono intitolate la più celebre chiesa barocca della città e l’adiacente via, famosa in tutto il mondo per la produzione dei presepi”, si legge in una nota.
La partecipazione all’incontro è aperta a tutti e gratuita fino ad esaurimento dei posti disponibili, previa verifica del possesso del green pass all’ingresso.

Armenia-Azerbaigian: Cremlino, incontro trilaterale con Russia il 26 novembre a Sochi (Agenzia Nova 23.11.21)

Armenia-Azerbaigian: Cremlino, incontro trilaterale con Russia il 26 novembre a Sochi

Mosca, 23 nov 13:35 – (Agenzia Nova) – I capi di Stato e di governo di Russia, Armenia ed Azerbaigian si incontreranno venerdì 26 novembre a Sochi, su iniziativa del presidente russo Vladimir Putin, nell’ambito degli incontri trilaterali tra i Paesi, in concomitanza con l’anniversario della firma della dichiarazione del 9 novembre 2020 sul cessate il fuoco e la fine di tutte le ostilità nella zona di conflitto del Nagorno-Karabakh. Lo comunica oggi il Cremlino, aggiungendo che nel vertice tra Putin, il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev ed il premier armeno Nikol Pashinyan, si discuterà dell’attuazione degli accordi del 9 novembre 2020 e dell’11 gennaio 2021, nonché di ulteriori passi per rafforzare la stabilità e stabilire condizioni di vita pacifica nella regione, mentre particolare attenzione sarà rivolta al ripristino e allo sviluppo dei collegamenti commerciali, economici e di trasporto. (Rum)

Armenia, scoperto straordinario acquedotto romano (Ilprimatonazionale 23.11.21)

Erevan, 23 nov – L’Antica Roma, si sa, lastricò con il marmo gran parte del mondo allora conosciuto portando – con l’aratro e con il gladio – la civiltà di Romolo, nutrendo i popoli con le arti e le leggi e dissetandoli con opere ingegneristiche destinate a durare nel tempo. È notizia di questi giorni che gli archeologi dell’Università di Münster e dell’Accademia Nazionale delle Scienze della Repubblica di Armenia, nei pressi dell’antico monastero di Khor Virap hanno scoperto i resti di un acquedotto romano, ad arco, durante i lavori di scavo nell’antica città di Artashat-Artaxata, un tempo tra le capitali della Grande Armenia, a sud-est di Erevan.

In Armenia l’acquedotto più a oriente dell’Impero romano

Si tratta dell’acquedotto ad arco più a oriente dell’Impero romano. Lo scavo ha portato alla luce le fondamenta monumentali di un acquedotto incompleto eretto dalle truppe romane tra il 114 e il 117 d.C.. Durante questo periodo l’Impero Romano era governato dall’imperatore Traiano, noto per il suo governo filantropico, supervisionando ampi programmi di edilizia pubblica e implementando politiche di benessere. Secondo l’autore Prof. Achim Lichtenberger, dell’Istituto di archeologia classica e archeologia cristiana dell’Università di Münster, “a quel tempo, Artaxata era destinata a diventare la capitale di una provincia romana in Armenia“. L’acquedotto però rimase incompiuto a causa della morte di Traiano nel 117 d.C. e perché il suo successore, Adriano, rinunciò alla provincia dell’Armenia.

Artaxata fu teatro di una grande battaglia combattuta tra il 6 e il 9 agosto dell’8 a.C. e vide le legioni dell’Impero romano guidato da Agrippa – alleate al regno di Armenia guidato da Tigrane – contro l’impero dei Parti guidato dal generale Gotarzes. I Parti presero posizione ad Artaxata sperando che il generale Eusebes stesse per inviare loro rinforzi, ma presto Gotarzes ricevette notizia che il generale Eusebes era morto nella battaglia di Carre. Sconfortati, i Parti vennero sconfitti e molti fuggirono, lasciando sul campo il loro generale. Gli armeni subirono moltissime perdite, mentre ai Romani andò molto meglio grazie alla preparazione dell’inscalfibile formazioni legionaria. In seguito a queste sconfitte il re dei Parti, Fraate IV, raccolse un esercito e pianificò di annientare l’esercito romano ad Arbela.

Dalle fonti antiche Plutarco ci riporta che “il cartaginese Annibale, dopo che Antioco perse definitivamente la guerra con i Romani, si recò alla corte di Artassia d’Armenia, al quale diede molti utili consigli e indicazioni. Notò un luogo estremamente ben posizionato e bello ma che giaceva in desolazione. Dopo aver fatto i primi schizzi per la futura città, chiamò Artassia, gli mostrò questa zona e lo convinse a costruirla”. Da qui i Romani chiamarono Artashat, che fu capitale fino al 120 d.C., “la Cartagine armena”.

Lo studio dell’area di Artaxata

Per la prima volta è stata studiata geomagneticamente l’area intorno alla metropoli ellenistica di Artaxata nella pianura dell’Ararat, all’ombra dello storico monte oggi occupato militarmente dalla Turchia. In questa fase di lavoro, gli esperti hanno rilevato e registrato alcune anomalie. Le immagini geomagnetiche hanno rivelato una linea tratteggiata prominente, esaminata utilizzando i sondaggi. Gli archeologi hanno dettagliato i risultati in tre diverse dimensioni. Altre perforazioni hanno fornito prove di ulteriori pilastri dell’acquedotto incompiuti o distrutti.

“Abbiamo utilizzato immagini satellitari e immagini a infrarossi di un drone per visualizzare l’andamento dei pilastri dell’acquedotto”, ha affermato il dottor Mkrtich Zardaryan, dell’Istituto di Archeologia ed Etnografia presso l’Accademia Nazionale delle Scienze della Repubblica di Armenia. “Abbiamo ricostruito il tracciato previsto dell’acquedotto mediante un’analisi computerizzata del percorso tra le possibili sorgenti dell’acqua e la sua destinazione. Un’analisi scientifica della malta di calce utilizzata ha dimostrato che si trattava di una tipica ricetta romana”.

Il segno di Roma

Dalle sue radici pagane hetaneiste, ittite, persiane e ellenistiche, fino a quelle paleopaleocristiane, si sa che l’Armenia è una terra ricchissima di storia e cultura. Da oggi però, con questa straordinaria scoperta, ancora una volta noi diretti discendenti dei Romani possiamo vantare la nostra antica impronta nella storia del Caucaso per mezzo di uno dei più alti simboli della Romanità: quegli acquedotti di pietra millenaria che permisero ai popoli indoeuropei di sopravvivere abbeverandosi alla fonte della nostra civiltà.

Andrea Bonazza 

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