Rapporto sull’atto terroristico compiuto da un gruppo di assalto delle forse armate azerbaigiane il 5 marzo 2023 – Stepanakert 2023

Rapporto del Difensore dei diritti umani della Repubblica di Artsakh

Introduzione

Nel periodo successivo alla Dichiarazione trilaterale sul cessate il fuoco, firmata dai leader di Armenia, Azerbaigian e Federazione Russa il 9 novembre 2020, la parte azera ha ripetutamente gravemente violato le disposizioni della Dichiarazione, ricorrendo all’escalation militare, interrompendo il normale la vita e l’attività della popolazione civile dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), scatenando attacchi fisici e psicologici e violenze contro la popolazione, interrompendo le infrastrutture vitali e i lavori agricoli.

Nel periodo successivo all’istituzione del cessate il fuoco, sono stati registrati più di 150 casi di atti criminali contro il popolo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) da parte delle forze armate azere, a seguito dei quali sono state uccise 21 persone (6 civili, 15 militari), 166 persone sono state sottoposte a tentato omicidio (79 civili, 87 militari), 71 persone (20 civili) sono rimaste ferite e hanno subito violenze fisiche. Gli azeri hanno rubato veicoli, edifici residenziali sono stati esposti al fuoco diretto di diverse armi da fuoco, attrezzature agricole e veicoli sono stati danneggiati o distrutti, bestiame piccolo e grande è stato rubato alla popolazione civile e giardini sono stati dati alle fiamme.

Inoltre, per sopprimere, psicologicamente e fisicamente intimidire la popolazione dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), dal 12 dicembre 2022, con il falso pretesto di proteggere l’ambiente, gli agenti del governo azero hanno bloccato la strada Goris-Stepanakert – l’unica arteria che collega l’Artsakh verso l’Armenia e il mondo esterno – che passa attraverso il corridoio di Lachin definito dalla Dichiarazione Trilaterale. Il blocco ha portato a gravi violazioni dei diritti umani fondamentali quali uno standard di vita adeguato, libertà di movimento, diritto all’assistenza sanitaria, all’istruzione e molti altri diritti.

Nelle condizioni di un blocco di 86 giorni [al 7 marzo, NdT], la parte azera ha iniziato a ricorrere regolarmente ad attacchi armati dalla fine di febbraio all’inizio di marzo.

Il 28 febbraio 2023, verso le 16:55, da postazioni di combattimento azere sono stati sparati colpi di fucili di vario calibro contro il 53enne A.Avanesyan del villaggio di Myurishen, regione di Martuni, impegnato in lavori agricoli con un trattore Jonder nella zona denominata “Asfalten tak” del distretto amministrativo del villaggio di Berdashen. Di conseguenza, il lavoro agricolo è stato interrotto.

Il 1° marzo 2023, nell’area chiamata “Davala” del villaggio di Berdashen, la parte azera ha aperto il fuoco con armi leggere contro il 59enne S. Vardanyan della comunità di Berdashen che stava svolgendo lavori agricoli su un trattore bielorusso. Il lavoro agricolo è stato costretto a fermarsi.

Il 5 marzo 2023 la parte azera ha fatto ricorso a un nuovo atto terroristico, in particolare un gruppo di agguato delle forze armate azere ha attraversato la linea di contatto definita dalla Dichiarazione trilaterale delle forze armate dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) e dell’Azerbaigian e ha attaccato l’auto della Polizia del Ministero degli Affari Interni della Repubblica dell’Artsakh, che proveniva da Stepanakert lungo una strada a circa 1 km dalla linea di contatto.

Il difensore dei diritti umani della Repubblica dell’Artsakh ha costantemente e coerentemente informato i rappresentanti delle organizzazioni internazionali e della comunità dei diritti umani sui crimini regolarmente commessi dalla parte azera, chiedendo che siano prese le misure necessarie per valutare intenzionalmente la situazione e introdurre meccanismi reali per proteggere la popolazione dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh). Tuttavia, nonostante tutti gli allarmi, la situazione rimane tesa, minacciando la vita, la salute, l’integrità fisica e psicologica e i diritti fondamentali di 120.000 persone dell’Artsakh.

Il blocco in corso dell’Azerbaigian, così come i regolari e costanti attacchi armati, mirano a sottoporre l’Artsakh alla pulizia etnica attraverso l’intimidazione fisica e psicologica, creando condizioni insopportabili e distruggendo la popolazione armena indigena dell’Artsakh.

Questo rapporto presenta i fatti e le informazioni raccolte dal personale del Difensore dei diritti umani della Repubblica dell’Artsakh presso le autorità competenti e fonti aperte in merito alle attività terroristiche svolte dal gruppo di agguato delle forze armate azere il 5 marzo 2023. I dettagli dell’incidente sono stati chiariti attraverso un’intervista all’unico sopravvissuto dell’auto, il ferito Davit Ashot Hovsepyan, nonché attraverso l’analisi dei video disponibili.

 

  1. Fatti raccolti sull’atto terroristico commesso dal gruppo azerbaigiano di agguato il 5 marzo 2023

Il 5 marzo, intorno alle ore 10:00, nell’area “Khaipalu”  che è situata tra le città di Stepanakert e Shushi, un gruppo di agguato di 12-15 militari delle forze armate dell’Azerbaigian ha attraversato la linea di contatto tra l’Artsakh e l’Azerbaigian ed è entrato nel territorio sotto il controllo della repubblica di Artsakh e la responsabilità delle forze di pace russe, ha attaccato un veicolo “UAZ” che trasportava militari del Dipartimento di Polizia passaporti e visti del ministero dell’Interno della repubblica di Artsakh.

Sull’auto erano presenti quattro uomini: il tenente colonello Armen Maiory Babayan, il maggiore Davit Valery Danielyan, il tenente Ararat Telman Gasparyan e il tenente Davit Ashot Hovsepyan.

Armen Babayan era alla guida del veicolo, Davit Hovsepyan era vicino al conducente, gli altri due nel vano posteriore.

Gli ufficiali di polizia hanno lasciato Stepanakert introno alle 9,30 e si sono mossi al luogo del cambio [cambio turno, NdT] nell’area della comunità di Lisagor della regione di Shushi della repubblica di Artsakh dove è collocato il checkpoint (immagine1).

Il movimento del veicolo della Polizia dall’edificio della Polizia del ministero dell’Interno della repubblica di Artsakh per uscire dall’area amministrativa della città di Stepanakert è stato completamente filmato dagli apparati di video sorveglianza.

I fatti raccolti mostrano chiaramente che il veicolo si stava muovendo da Stepanakert, perciò le dichiarazioni della parte azerbaigiana secondo le quali il mezzo stava trasportando armi dalla repubblica di Armenia alla repubblica di Artsakh sono infondate e false. Nell’auto degli ufficiali di polizia c’erano solo documenti ufficiali e le loro armi di ordinanza (immagini 2 e 3).

Dopo circa 30-40 minuti di guida l’equipaggio dell’auto notò delle pietre allineate sulla strada che ostacolavano il transito. Il veicolo si fermò.

Cinque membri del gruppo d’assalto azerbaigiano, vestiti con abbigliamento militare, indossando maschere, armati di mitragliatori, vennero fuori da dietro i massi e puntarono le canne delle armi verso l’auto.

Il conducente del veicolo cercò di girare indietro il mezzo ma allo stesso tempo i cinque membri del gruppo di assalto azerbaigiano che si trovavano di fronte come pure gli altri membri del gruppo di assalto che stavano in attesa sul lato destro e su quello sinistro della strada cominciarono a sparare all’auto. La sparatoria è continuata per circa dieci minuti.

Una comparazione dei fatti disponibili dimostra che l’auto fu colpita dal gruppo dell’agguato con armi da fuoco. L’esame esterno del veicolo chiaramente attesta che centinaia di pallottole furono sparate sull’auto dal gruppo di sabotaggio azerbaigiano (immagine 4).

Dopo aver cessato il fuoco, tre membri del gruppo azerbaigiano si avvicinarono all’auto, presumibilmente lo ispezionarono, sparano un colpo di sicurezza al conducente e al passeggero che sedeva vicino a lui. Comunque, secondo la testimonianza dell’ufficiale che è sopravvissuto, gli azerbaigiani non aprirono le porte del compartimento posteriore del veicolo, presumibilmente non accorgendosi che c’erano passeggeri seduti nei sedili dietro (immagine 5). [Il comparto posteriore del mezzo è separato da quello anteriore, NdT]

Poi, i membri del gruppo di assalto azerbaigiano cominciarono a lasciare la scena del crimine alla volta delle loro basi situate sulla collina dirimpetto.

Durante la ritirata degli azerbaigiani, in conseguenza del fuoco di risposta dell’Esercito di Difesa dell’Artsakh da una postazione di combattimento vicina alla scena, ci furono morti e feriti fra i componenti del gruppo di assalto azerbaigiano.

Circa 30-40 minuti dopo l’attacco terroristico, rappresentanti delle forze di pace russe arrivarono sul luogo. Dopo il loro intervento il fuoco cessò (immagine 7).

Dopo l’intervento della parte russa, gli azerbaigiani hanno continuato a ritirarsi portando con loro i membri morti e feriti del gruppo di assalto azerbaigiano (immagine 8).

I militari russi della forza di pace hanno verificato che le persone sedute nella parte anteriore dell’auto erano già morte, ma A. Gasparyan e D. Hovsepyan che stavano nei sedili posteriori erano ancora vivi e a loro fu dato primo soccorso e furono portati in ospedale.

Come risultato dell’attacco azerbaigiano, il tenente colonnello Armena Babayan e il maggiore Davit Danielyan morirono sul posto, il tenente Ararat Gasparyan morì durante il trasporto in ospedale. Il tenente Davit Hovsepyan ricevette una ferita d’arma da fuoco al torace ed è ricoverato al Centro medico repubblicano [ospedale principale di Stepanakert, NdT]..

Secondo le informazioni ricevute dal Centro medico repubblicano, il poliziotto ferito Davit Hovsepyan è stato sottoposto a intervento chirurgico ed è in un’unità di terapia intensiva sotto controllo dei medici, la sua vita non è in pericolo (immagine 9).

Comunicato stampa FERMA CONDANNA PER L’UCCISIONE DI TRE POLIZIOTTI ARMENI. L’AZERBAIGIAN VA FERMATO

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” esprime la sua ferma condanna per il nuovo atto di violenza che ha colpito la popolazione armena del Nagorno Karabakh (Artsakh).

Domenica 5, intorno alle 10 ora locale, un veicolo con a bordo quattro poliziotti della repubblica di Artsakh è stato crivellato di colpi dai soldati dell’Azerbaigian. Tre agenti sono morti, un quarto ferito.

La gravissima violazione dell’accordo di tregua del novembre 2020 è l’ennesimo segnale che il regime di Aliyev non ha alcun desiderio di concludere un accordo di pace ma vuole solo la pulizia etnica della regione.

Il fatto è avvenuto lungo una sconnessa strada sterrata di montagna che costeggia la vallata dove dal 12 dicembre gli azeri bloccano l’accesso all’Artsakh isolandolo dal resto del mondo. L’agguato al pulmino degli agenti armeni è dunque un chiaro segnale che non esistono percorsi alternativi alla strada bloccata nel corridoio di Lachin. Alla faccia di coloro che sostengono che non vi è alcun blocco”. Così un portavoce del Consiglio in merito al gravissimo agguato.

Foto e video diffusi non lasciano alcun dubbio sulla dinamica dell’assalto.

Il Consiglio ritiene indispensabile una ferma condanna da parte delle istituzioni europee con l’applicazione di sanzioni all’Azerbaigian che ha violato ancora una volta l’accordo di tregua del novembre 2020.

Da alcuni giorni, dopo la sentenza di condanna della Corte Internazionale di Giustizia, i soldati dell’Azerbaigian hanno ripreso a sparare contro obiettivi civili (agricoltori nei campi, telecamere di controllo sul confine…) e stanno rialzando la tensione nella regione.

L’Azerbaigian non vuole la pace ma solo la pulizia etnica della regione.

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA
Segreteria

BLOCCO DELL’ARTSAKH – I NUMERI DELLA TRAGEDIA

Il governo della Repubblica dell’Artsakh ha pubblicato le statistiche del 45° giorno del blocco
11 bambini si trovano nei reparti neonatale e di rianimazione dell’ospedale pediatrico.
Nel reparto di terapia intensiva sono ricoverati 10 pazienti adulti, di cui 3 in gravissime condizioni.
Sotto l’assedio sono già nati 164 bambini. 500 cittadini sono stati privati della possibilità di risolvere i loro problemi di salute attraverso un intervento chirurgico a causa della sospensione delle operazioni programmate in tutte le istituzioni mediche sotto la giurisdizione del Ministero della Salute della Repubblica dell’Azerbaigian.
Fino ad oggi, 46 pazienti sono stati trasportati dall’Artsakh in Armenia con la mediazione e l’accompagnamento del Comitato Internazionale della Croce Rossa per ricevere cure adeguate.
A causa della difficile situazione economica che si è creata, almeno 4.700 persone hanno inizialmente perso il lavoro e la fonte di reddito.
Più di 17.600 tonnellate di beni vitali sarebbero state consegnate ad Artsakh, se non fosse stato per il blocco, durante il quale solo una piccola parte è stata consegnata dal Comitato internazionale della Croce Rossa e dalle forze di pace russe.
Fatti importanti: Gli agenti del governo azero tengono in ostaggio i 120.000 abitanti dell’Artsakh in condizioni di assedio per 45 giorni con attività terroristiche.
A causa del blocco, la popolazione di 120.000 abitanti dell’Artsakh (di cui circa 30.000 bambini, 20.000 anziani, 9.000 disabili) soffre molte privazioni e rischia la fame.
41 asili e 56 gruppi prescolari sono stati chiusi in tutto o in parte dal 9 gennaio a causa dell’aggravarsi della carenza di cibo nelle condizioni del blocco.
6828 bambini non potranno più frequentare l’asilo, la scuola dell’infanzia e la scuola a tempo pieno, privandoli della possibilità di ricevere cure, cibo e istruzione adeguati.
Dal 18 gennaio tutte le 118 scuole dell’Artsakh sono state chiuse per problemi di riscaldamento ed elettricità, privando più di 20mila bambini del diritto all’istruzione.

DURA CONDANNA DEL PARLAMENTO EUROPEA ALL’AZERBAIGIAN

IL PARLAMENTO EUROPEO ESORTA L’AZERBAIGIAN A RITIRARSI DAL TERRITORIO ARMENO, LIBERARE I PRIGIONIERI DI GUERRA E APRIRE IL CORRIDOIO DI LACHIN
Il Parlamento europeo ha condannato fermamente l’attacco di settembre dell’Azerbaigian al territorio sovrano dell’Armenia e il blocco illegale del corridoio di Lachin.
Il Parlamento europeo ha affermato nelle relazioni del 2022 sull’attuazione della politica estera e di sicurezza comune che l’ultima aggressione militare dell’Azerbaigian il 12 settembre 2022 sul territorio sovrano dell’Armenia ha costituito una VIOLAZIONE del cessate il fuoco e sta avendo gravi conseguenze sul processo di pace. “
Il Parlamento ha espresso preoccupazione per i presunti CRIMINI DI GUERRA e il trattamento disumano perpetrati dalle forze armate dell’Azerbaigian nei confronti di prigionieri di guerra e civili armeni, ha ribadito che l’integrità territoriale dell’Armenia deve essere pienamente rispettata e ha sottolineato la disponibilità dell’UE a partecipare più attivamente alla risoluzione dei lunghi conflitti della regione.
Ha pertanto invitato le autorità azere a ritirarsi immediatamente da tutte le parti del territorio dell’Armenia e a liberare i prigionieri di guerra sotto il loro controllo, ha denunciato con forza il blocco illegale del corridoio di Lachin da parte dell’Azerbaigian, in violazione della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, poiché minaccia di far precipitare una crisi umanitaria intenzionale per il popolo del Nagorno-Karabakh.
I deputati hanno chiesto alle autorità azere di ripristinare la libertà di movimento attraverso il corridoio di Lachin con effetto immediato, ricordando che solo i mezzi diplomatici porteranno una risposta giusta e duratura al conflitto di cui beneficeranno le popolazioni dell’Armenia e dell’Azerbaigian.

L’ODIO ETNICO CONTRO GLI ARMENI NON CONOSCE CONFINI. BAMBINI MOLESTATI DA PARTE DEI SEDICENTI AMBIENTALISTI AZERI.

…. E i rappresentanti del Governo Italiano vanno a braccetto con il dittatore……..
19 bambini dell’Artsakh che erano rimasti bloccati in Armenia a causa del blocco del corridoio di Lachin, dopo la loro partecipazione al Junior Eurovision Song Contest nel dicembre 2022, sono stati trasportati, accompagnati da caschi blu russi, a casa loro per ricongiungersi con le loro famiglie, dopo che da più di un mese erano stati privati dai loro affetti.
Durante il tragitto l’auto che li trasportava è stata assalita da agenti sponsorizzati dal governo azero che si fingono eco-attivisti e dai giornalisti al loro servizio. 10-15 azeri mascherati con videocamere e vestiti civili si sono avvicinati all’auto e alcuni di loro hanno fatto irruzione nel veicolo e hanno filmato i bambini provocando il caos mentre uno dei bambini ha perso conoscenza. Solo l’intervento delle forze di pace russe fa evitato il peggio e il veicolo è riuscito a proseguire il tragitto.
“Questo comportamento sfacciato degli agenti governativi dell’Azerbaigian è un’interferenza arbitraria e illegale nella privacy dei bambini e una violazione illegale della loro integrità psicologica, dignità e reputazione. Queste azioni criminali stanno completamente dimostrando i veri obiettivi e le intenzioni del Governo Azero. L’odio etnico contro gli armeni da parte degli azeri non conosce confini, prendendo di mira anche i bambini. Questa azione provocatoria e criminale dimostra ancora una volta il fatto che la strada è bloccata e vi è l’impossibilità di percorrerla in sicurezza, anche se accompagnati dalle forze di pace russe”, ha affermato a proposito
il difensore dei diritti umani dell’Artsakh Gegham Stepanyan.
Mentre bambini e più di 120 mila persone subiscono le violenze da parte di una dittatura esponenti del Governo Italiano si inchinano davanti al dio denaro e fanno affari con l’Azerbaigian che figura tra al 158° posto su 180 nazioni nell’indice mondiale di libertà di stampa definendo la visita del ministro della Difesa Crosetto un “passo in avanti per il rafforzamento delle relazioni bilaterali e del partenariato strategico multidimensionale”…. che “consolida ed amplia le opportunità di collaborazione economica, accademica e culturale tra Italia e Azerbaigian”. Come per dire andiamo a braccetto con il Dittatore Aliyev.
VOGLIAMO RIMANERE IN SILENZIO????????

UN APPELLO PER SCONGIURARE UNA CRISI UMANITARIA IN NAGORNO KARABAKH

Dal 12 dicembre 120.000 armeni del Nagorno Karabakh (Artsakh) sono isolati dal resto del mondo a causa di un blocco operato da azeri lungo l’unica strada di collegamento con l’Armenia.

Scarseggiano cibo, medicine, carburante. La popolazione (compresi 30.000 bambini e 20.000 anziani) è sull’orlo di una crisi umanitaria. Non il miglior modo di passare le festività.

Ci uniamo agli inviti rivolti dalla comunità internazionale affinché questo blocco cessi immediatamente e sia riconsegnato il diritto alla vita alla popolazione e scongiurata una nuova pulizia etnica.

Ci appelliamo al parlamento italiano affinché, così come già fatto da quello spagnolo, adotti una risoluzione che spinga le autorità dell’Azerbaigian a ripristinare immediatamente e senza condizioni il transito lungo la strada nel corridoio di Lachin.

Attendiamo da parte delle forze politiche e delle istituzioni italiane un invito in tal senso e un appello alla vera pace nella regione.

 

COORDINAMENTO DELLE ORGANIZZAZIONI E ASSOCIAZIONI ARMENE IN ITALIA

ARTSAKH (NAGORNO KARABAKH) BLOCCATO DAGLI AZERI. 120.000 ARMENI IN OSTAGGIO

Comunicato stampa
ARTSAKH (NAGORNO KARABAKH) BLOCCATO DAGLI AZERI. 120.000 ARMENI IN OSTAGGIO.
DURA CONDANNA DEL CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA
Da ieri mattina 12 dicembre, alcune decine di azeri (qualificatisi come “attivisti ambientali” ma in realtà militari in borghese, ex militari e uomini degli apparati di sicurezza di Baku) hanno bloccato la strada interstatale Stepanakert-Goris che rappresenta l’unico vitale collegamento tra la repubblica di Artsakh (Nagorno Karabakh) e l’Armenia.
Un contingente delle forze di pace russe di stanza nella regione sta presidiando il blocco al fine di evitare che vi siano contatti fra le parti o che gli azeri cerchino di entrare nel territorio armeno.
Tutti gli abitanti della piccola repubblica armena (che già due anni fa subì l’attacco armato dell’Azerbaigian) sono di fatto imprigionati da questo gruppo di estremisti che scandiscono slogan nazionalisti e inneggiano alla famigerata organizzazione turca dei Lupi grigi.
Questo blocco impedisce il transito di merci e persone; alcuni malati gravi ricoverati all’ospedale repubblicano di Stepanakert e in procinto di essere trasferiti ai nosocomi di Yerevan non possono essere spostati con grave pregiudizio per la loro salute.
L’interruzione del collegamento stradale (la seconda dopo quella del 3 dicembre che durò tre ore) rappresenta una grave violazione delle convenzioni internazionali e anche dell’accordo di tregua del novembre 2020.
Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” nel denunciare tale ennesima provocazione del regime azero di Aliyev, chiede ai media di denunciare quanto sta accadendo e alle istituzioni italiane di attivarsi in ogni opportuna sede affinché i diritti degli armeni dell’Artsakh (alla libertà di movimento, all’autodeterminazione, alla vita, alla libertà) siano rispettati come previsto dalle convenzioni internazionali.
CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA
Segreteria

CONDANNIAMO CON FORZA LE BARBARIE DEI SOLDATI DELL’AZERBAIGIAN

Comunicato stampa (con preghiera di massima diffusione)

CONDANNIAMO CON FORZA LE BARBARIE DEI SOLDATI DELL’AZERBAIGIAN

Il nuovo video diffuso sui social che mostra gli invasori dell’Azerbaigian mitragliare un gruppo di soldati armeni catturati mentre difendevano il loro territorio sovrano è la nuova prova della barbarie dei soldati del regime di Baku.

Questo video si aggiunge a quello di una soldatessa fatta prigioniera il cui corpo è stato orrendamente mutilato e profanato fra le risate degli orchi assassini.

Invece di fare solo affari con dittatori e criminali non sarebbe giunto il momento di applicare sanzioni verso chi non conosce altro strumento se non la forza e la minaccia della forza?

Anni di odio di Stato portano solo alle brutalità alle quali stiamo assistendo.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” nel condannare a gran voce le atrocità e le barbarie dei criminali di guerra azeri, chiede che le Istituzioni italiane ed europee condannino senza alcun indugio l’Azerbaigian che ha dichiarato guerra all’Armenia, ne ha invaso il territorio, si è reso protagonista di atti atroci e disumani contrari al diritto umanitario e internazionale.

I rapporti commerciali non possono essere un alibi per tollerare simili atrocità di Stato da parte del regime di Aliyev.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” chiede inoltre che l’Italia, anche in base alla sua Costituzione, interrompa immediatamente qualsiasi fornitura di armi all’Azerbaigian per non rendersi e rendere i cittadini italiani complici dei crimini di tale dittatura.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” aderisce alla campagna internazionale che chiede l’annullamento del prossimo Gran Premio di Formula Uno programmato per il 2023 in Azerbaigian.

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA
www.comunitaarmena.it

 

 

VIDEO ESECUZIONE PRIGIONIERI ARMENI:
https://t.me/TG301AD/4916

Comunicato stampa CONSIGLIO COMUNITA’ ARMENA DI ROMA: IMBARAZZANTI DICHIARAZIONI DEL SEN. LUCIDI

Comunicato stampa
CONSIGLIO COMUNITA’ ARMENA DI ROMA: IMBARAZZANTI DICHIARAZIONI DEL SEN. LUCIDI
Il “Consiglio per la Comunità armena di Roma”, esprime sconcerto per le dichiarazioni del sen. Stefano Lucidi (Lega), presidente del Gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Azerbaigian.
In un suo recente intervento, sulla sua pagina Facebook,il senatore Lucidi incredibilmente chiede di “fare chiarezza sui recenti scontri avvenuti al confine tra Armenia e Azerbaigian” e dichiara che “la nuova escalation sicuramente non è voluta dal governo azerbaigiano”.
Considerato che il 14 settembre l’Azerbaigian del dittatore Aliyev ha attaccato e invaso, con utilizzo di armi e droni turche, la repubblica di Armenia penetrando nel suo territorio sovrano, bombardando insediamenti civili e infrastrutture militari difensive armene a svariati chilometri di distanza dalla linea di confine, come testimoniato tral’altro da documentazione inconfutabile e pronunciamenti di vari Paese e istituzioni internazionali,non si riesce a comprendere il senso delle dichiarazioni del suddetto senatore.
Il “Consiglio per la comunità armena di Roma”ricorda che l’attacco azero è costato, fino ad ora, la morte di 135 soldati armeni, 7900 civili sfollati, la distruzione di oltre 300 case. Sempre ad oggi sono almeno una decina di soldati armeni fatti prigionieri dall’esercito di Aliyev. Ancora una volta, sono purtroppo documentati episodi di indicibile barbarie da parte dei soldati azeri come nel caso dello stupro e successivo smembramento e amputazioni di una soldatessa armena di 36 anni, madre di tre figli.
Pur rispettando la sua libera scelta di impegnarsi a favore del regime dell’Azerbaigian (avrà le sue buone ragioni), il Consiglio non può che condannare certe affermazioni il cui intento primario è quello di giustificare azioni militari e atti barbari e che di certo non sono degne di un rappresentante della Repubblica Italiana.
Il Consiglio invita il sen. Lucidi a documentarsi meglio e riflettere prima di rilasciare dichiarazioni che moralmente, politicamente e storicamente sono irricevibili.
Consiglio per la comunità armena di Roma

FERMA CONDANNA DELL’ATTACCO DELL’AZERBAIGIAN CONTRO LA REPUBBLICA DI ARMENIA

COMUNICATO STAMPA (con preghiera di massima diffusione)
FERMA CONDANNA DELL’ATTACCO DELL’AZERBAIGIAN CONTRO LA REPUBBLICA DI ARMENIA
Dalla notte scorsa l’Azerbaigian sta bombardando pesantemente molti villaggi situati nel territorio sovrano della repubblica di Armenia, peraltro in parte già invaso dal maggio 2021.
Gli azeri, che utilizzano armi pesanti e droni da bombardamento di fabbricazione turca e israeliana, stanno mirando a obiettivi civili e militari.
DENUNCIAMO CON FERMEZZA questa nuova aggressione che – è bene precisarlo – non riguarda questa volta la repubblica de facto del Nagorno Karabakh (Artsakh) ma il territorio di un Paese membro dell’Onu e del Consiglio d’Europa.
Le vittime di questo vile attacco sono fino a questo momento più di 50.
Ancora una volta il regime del dittatore Aliyev dimostra che è in grado di agire solo con la violenza delle armi e la minaccia.
Questo è il risultato di certe patenti di “affidabilità” recentemente attribuite dall’Unione europea all’Azerbaigian e al suo presidente in cambio di un po’ di gas.
L’Europa, e l’Italia, condannino fermamente questa ennesima aggressione azera!
L’Armenia vuole la pace. L’Azerbaigian, la guerra.
CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA