ROMA – 19 e 20 dicembre 2024 – “Armeni e Armenie tra madrepatria e diaspora” – Terzo convegno nazionale di studi armeni (Univ. Sapienza)

Erevan: cosa vedere e cosa fare nella capitale dell’Armenia (Viaggi. Corriere nov. 2024)

Erevan è il punto di partenza di un viaggio in Armenia, meta emergente che sta attirando sempre più turisti. Ecco cosa vedere e cosa fare nella capitale, una delle città più antiche del mondo

 

Lonely Planet ha incluso l’Armenia tra le migliori destinazioni del 2025. Un viaggio in questo piccolo Paese a cavallo tra Asia ed Europa non può che partire da Erevan, o Yeravan, la sua capitale dal 1921.

La città rosa, com’è chiamata per la tonalità del tufo con cui è stata costruita gran parte degli edifici del centro, ha alle spalle oltre 2800 anni di storia e dominazioni straniere ed è più antica di Roma. Ma è anche una città vitale, ricca di caffè, ristoranti, musei e spazi verdi, il tutto dominato dal profilo del leggendario monte Ararat, la “montagna santa” del popolo armeno, che si trova in territorio turco.

 

Erevan
Vista della città con il monte Ararat sullo sfondo. iStock

Dove si trova Erevan

Nel centro dell’Armenia, un po’ spostata verso il confine turco. La città sorge a circa 1000 metri di altitudine, su un altopiano circondato da colline e montagne, ed è attraversata dal fiume Razdan.

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Cosa vedere a Erevan

Piazza della Repubblica

Piazza della Repubblica è il cuore di Erevan e il fulcro del piano urbanistico progettato dall’architetto Alexander Tamanyan (1878-1936), tra il 1924-1936, durante il periodo della dominazione sovietica.

Caratterizzata da edifici neoclassici di diverse tonalità di rosa, colonnati e fontane musicali, ospita importanti edifici cittadini tra cui la sede del Governo, il Museo di storia dell’Armenia e la Galleria nazionale.

In passato Piazza della Repubblica ospitava anche una statua di Lenin, smantellata dopo il crollo dell’URSS.

Dalla piazza parte Abovyan Street, una delle strade principali della città.

Erevan
Una fontana in piazza della repubblica, cuore pulsante della città. iStock

Cascade

Una gigantesca scalinata, terrazze, giardini, sculture, opere d’arte all’aperto, e una vista magnifica su Erevan con il Monte Ararat sullo sfondo: tutto questo è Cascade, la cascata. Uno dei luoghi più famosi della città, un complesso monumentale che fonde arte e verde, originariamente concepito da Alexander Tamanyan per collegare la zona centrale e quella settentrionale.

Fa parte del complesso il Cafesjian Center for the Arts, centro dedicato all’arte contemporanea che offre un’ampia varietà di mostre ed eventi.

Da vedere anche il monumento di Alexander Tamanian, di fronte alla scalinata: una scultura in basalto alta 3 metri, con gigantesche braccia, che sembra guardare il suo piano regolatore appoggiato su pietre.

Cascade Erevan
L’enorme scalinata, terrazze, sculture e giardini del complesso monumentale Cascade. iStock

Cattedrale di Erevan

Principale luogo di culto della chiesa apostolica armena nel mondo, la cattedrale di San Gregorio Illuminatore è stata consacrata nel 2001 e costruita per celebrare il 1700° anniversario della proclamazione del Cristianesimo come religione di stato dell’Armenia.

Intitolata al santo patrono che convertì l’Armenia al Cristianesimo, è un’architettura monumentale, costituita da una chiesa principale e due cappelle.

Matenadaran

Tempio della conoscenza armena, il Matenadaran ospita una delle più ricche collezioni di manoscritti antichi al mondo. Oltre 20.000 opere, alcune salvate dalla distruzione come le Omelie di Mush, del XIII secolo: il più grande manoscritto miniato armeno ancora oggi esistente, appartenuto al monastero di Surp Arakelos, vicino alla città di Mush in Anatolia, e miracolosamente salvato da due donne in fuga dal genocidio del 1915.

Oggi questo libro che pesa circa 28 chili è un simbolo fortissimo della resistenza di un popolo minacciato e perseguitato.

Erevan
La torre dell’orologio in piazza della Repubblica costruita con tufo rosa. iStock

Museo Nazionale di Storia dell’Armenia

Tutta la storia del Paese, dalle origini ai giorni nostri, è rappresentata con reperti di enorme valore; c’è anche la scarpa in pelle più antica del mondo, risalente a oltre 5.000 anni fa, e un intero carro in legno di oltre 4.000 anni fa.

Karen Demirchyan Sports and Music Complex

Un gioiello architettonico moderno, un grande complesso per sport e concerti, che ricorda un po’ un’astronave, progettato da un gruppo di architetti armeni, celebrati per quest’opera con l’URSS State Prize nel 1987, il più alto premio del suo genere.

Yerevan
Karen Demirchyan Sports and Music Complex. Foto Visit Yerevan

Fortezza di Erebuni

Su un colle nella periferia della città, è uno dei più importanti siti archeologici dell’Armenia e una tappa imprescindibile per scoprire le origini di Erevan, sorta con la costruzione di questa roccaforte, che fu fondata dal re urartiano Argishtis I nel 782 a.C., come testimonia la celebre iscrizione cuneiforme trovata qui durante la prima campagna di scavi, considerata il “certificato di nascita” di Erevan.

Oltre all’area archeologica, visitate il museo inaugurato nel 1968, in occasione del 2750° anniversario della fondazione della città-fortezza di Erebuni-Erevan, che espone i reperti ritrovati durante gli scavi.

Tsitsernakaberd

Il memoriale del genocidio armeno si trova sulla collina di Tsitsernakaberd. Fu costruito nel 1965 -67 ed è dedicato alla memoria di oltre un milione e mezzo di armeni che caddero vittime del genocidio compiuto dal governo dei Giovani Turchi nell’Armenia occidentale e in altre aree della Turchia nel 1915-16.

Cuore del complesso sono 12 imponenti piloni posti intorno alla fiamma eterna, che arde in memoria delle vittime; completano il memoriale una stele, alta 44 metri, che rappresenta la rinascita degli armeni, e il muro commemorativo in basalto, che fiancheggia  il viale di accesso al memoriale con incisi i nomi delle località popolate da armeni dove furono effettuati massacri e deportazioni.

Ogni anno, il 24 aprile, migliaia di persone commemorano il genocidio con una visita al monumento.

Erevan
Il Memoriale del Genocidio armeno. iStock

Cosa fare a Erevan

Esplorate il centro a piedi

Partite da Piazza della Repubblica, percorrete Northern Avenue con i negozi e i locali alla moda, passate per piazza della Libertà con il Teatro dell’Opera e del Balletto, progettato da Alexander Tamanian e inaugurato nel 1933, e raggiungete l’area pedonale ai piedi della Cascade, animata da numerosi caffè, ristoranti e, nei mesi più caldi, concerti all’aperto.

Fa parte del distretto centrale, chiamato Kentron, anche il nucleo più antico della città, il Kond. Si estende in collina e conserva un’atmosfera da villaggio tra le sue strade strette, ripide e tortuose.

Erevan Vernissage Market.
Tappetti al Vernissage Market. Foto Tourism Committee of the Republic of Armenia

Fate shopping al Vernissage Market

Vicino a piazza della Repubblica, questo mercato all’aperto offre di tutto e di più: artigianato in legno, ceramica, argento, tappeti, kilim, tessuti, abbigliamento, strumenti musicali (come il duduk, strumento tradizionale simile all’oboe, ricavato dal legno di albicocco), scacchiere, backgammon…

Passeggiate al Victory Park

Il più grande tra i tanti parchi cittadini punteggiati di ciliegi e albicocchi. Si trova in cima alla monumentale scalinata, sulle alture della capitale, e offre una vista unica sul monte Ararat.

I turisti arrivano qui per rilassarsi, godersi una passeggiata e il panorama, ma anche per vedere l’iconica Madre Armenia, una statua in rame battuto alta 22 metri, che impugna una spada e sovrasta l’intera città.

Scoprite la casa museo di Martiros Saryan

Martiros Saryan (1880-1972) è considerato il fondatore della pittura armena moderna. Abitò in questa casa, oggi museo, dal 1932 fino alla fine della sua vita. Oltre allo studio dove dipinse i suoi capolavori, si scopre una notevole collezione di opere, tra paesaggi dell’Armenia -villaggi pastorali, vedute del Monte Ararat, cortili, chiese – ritratti e nature morte.

Partecipate al festival del vino

Si chiama Yerevan Wine Days il festival della capitale dedicato agli amanti del vino, che ogni estate anima per tre giorni diverse vie centrali con degustazioni, musica dal vivo e una vibrante atmosfera di festa.

 Yerevan Wine Days
La folla per le strade durante il festival Yerevan Wine Days. Foto Tourism Committee of the Republic of Armenia

Cosa mangiare a Erevan

La cucina armena è un intreccio di influenze mediterranee, mediorientali e caucasiche. Ed anche è uno dei motivi per cui vale la pena visitare questo Paese fuori dalle solite rotte, così come il vino (la viticoltura armena è una delle più antiche al mondo).

Il Lavash, un pane molto sottile incluso nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, non manca mai in tavola; tra i piatti tradizionali da assaggiare, gli involtini di foglie di vite chiamati Dolma, l’Harissa, a base di carne, il Ghapama, zucca ripiena.

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Dove mangiare a Erevan

The Club

In Saryan Street, un ristorante moderno e ricco d’atmosfera. Propone piatti della tradizione realizzati con materie prime a chilometro zero. È anche un luogo di ritrovo per artisti e musicisti che si esibiscono al pianoforte presente nella sala.

Mayrig Restaurant

In Amiryan Street, questo ristorante è rinomato per la favolosa cucina armeno-mediterranea e l’ambiente dalla raffinata atmosfera mediorientale.

Ristorante Vostan

In Abovyan Street, piatti tradizionali in un locale accogliente, con diversi ambienti e una balconata che dà sulla corte interna (facebook.com/vostan.mbg).

Ristorante 782 

Nel cuore della città, un ristorante moderno il cui nome rende omaggio alla millenaria storia di Erevan, fondata nel 782 a.C. La cucina mescola sapori tradizionali e tecniche contemporanee (info: 782.am/en).

Cattedrale di Erevan
La Cattedrale di Erevan. iStock

Dove dormire a Erevan

Tufenkian Historic Yerevan Hotel 

Un boutique hotel con spa e ristorante di cucina armena in un palazzo storico vicino a piazza della Repubblica. Le camere sono arredate con tappeti Tufenkian, tessuti e mobili di fattura artigianale (tufenkianheritage.com).

Courtyard by Marriot Yerevan

Il brand Courtyard by Marriott ha aperto di recente questo hotel con ristorante e terrazza progettati dallo Studio Shoo. Lusso e servizi impeccabili, a pochi passi dal Teatro Nazionale di Opera e Balletto (marriott.com)

Holiday Inn Republic Square

Nella piazza principale di Erevan, ideale per raggiungere a piedi tutte le attrazioni (ihg.com)

Erevan Teatro dell'Opera
Il Teatro dell’Opera. Foto Tourism Committee of the Republic of Armenia

Come arrivare a Erevan

Yerevan è collegata all’Italia con voli diretti WizzAir e FlyOne Armenia da Milano Malpensa; Wizzair da Roma Fiumicino o Venezia Marco Polo.

Quando andare a Erevan

L’estate è la stagione più vivace ricca di festival, concerti e vita notturna all’aria aperta. Evitate però  luglio e agosto se soffrite molto il caldo, perché le temperature possono superare i 30 °C.

Più piacevole il clima sia in primavera che in autunno. Ad aprile gli albicocchi iniziano a fiorire, creando una scena fantastica intorno alla città. Il lungo inverno (da novembre a marzo) non è l’ ideale, perché le temperature possono scendere sotto lo zero.

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COP29 – APPELLO PARLAMENTARE BIPARTISAN PER IL RILASCIO DEI PRIGIONIERI ARMENI

Appello Parlamentare

Premesso che dall’11 al 22 novembre 2024 l’Azerbaigian ospiterà COP29, conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico;

Considerato che l’Italia ha ottimi rapporti commerciali e politici con Baku e intrattiene una proficua collaborazione anche nel campo energetico, il che ci posiziona fra i primissimi partner europei dell’Azerbaigian;

Valutato che è interesse dell’Italia che l’area sud caucasica sia pacificamente stabilizzata e pertanto vengano incoraggiate tutte le azioni che promuovano un aumento di fiducia tra Armenia e Azerbaigian e la firma di un definitivo accordo di pace;

Preso atto che, dopo i recenti conflitti, risultano ancora trattenuti, con differenti motivazioni, a Baku, 23 prigionieri di guerra armeni e altri detenuti le cui famiglie attendono da tempo il ritorno a casa;

Considerato che il loro rilascio rappresenterebbe un segnale positivo nelle relazioni fra i due Paesi e avrebbe ulteriori positive ricadute su tutta l’area regionale e sulla stessa COP29;

i sottoscritti, deputati e senatori della repubblica italiana chiedono al Governo

• di sensibilizzare il partner azero affinché in concomitanza con l’evento COP29 proceda, quale gesto di buona volontà e in segno di amicizia con l’Italia, alla liberazione di tutti i prigionieri e detenuti armeni;

• di curare, qualora necessario anche con mezzi propri, il ritorno a casa degli stessi;

di comunicare ad Armenia e Azerbaigian l’impegno dell’Italia finalizzato al raggiungimento di un accordo definitivo di pace nella regione.

On. Alessandro Battilocchio -FI
On. Brando Benifei- PD Eurodeputato
On. Deborah Bergamini- FI
On. Simone Billi- Lega
Sen. Stefano Borghesi-Lega
Sen. Susanna Camusso-PD
On. Andrea Casu- PD
On. Giulio Centemero- Lega
Sen. Gian Marco Centinaio – Lega
On. Alessandro Colucci- Noi moderati
Sen. Andrea De Priamo- FdI
On. Gianmauro Dell’Olio- 5 Stelle
On. Benedetto Della Vedova – + Europa
Sen. Graziano Delrio – PD
Sen. Gabriella di Girolamo – 5 Stelle
On. Piero Fassino- PD
Sen. Aurora Floridia- Alleanza Verdi e Sinistra
On. Paolo Formentini- Lega
Sen. Mariastella Gelmini- Gruppo Civici d’Italia – UDC- Noi moderati
On. Giorgio Lovecchio- FI
On. Lorenzo Malagola- FdI
On. Stefano Maullu- FdI
Sen. Roberto Menia- FdI
Sen. Elena Murelli- Lega
Sen. Luigi Nave- 5 Stelle
On. Federica Onori- Azione
On. Andrea Orsini- FI
On. Andrea Pellicini- FdI
On. Catia Polidori- FI
On. Emanuele Pozzoli- FdI
On. Erik Pretto – Lega
Sen.    Tatjana Rojc – PD
On. Massimiliano Salini- FI Eurodeputato
Sen. Ivan Scalfarotto – Italia Viva
Sen. Filippo Sensi – PD
Sen. Luigi Spagnolli- Gruppo Per le Autonomie
Sen. Francesco Verducci- PD
Sen. Sandra Zampa – PD
On. Gianpiero Zinzi – Lega

Comunicato stampa LETTERA APERTA AL MINISTRO TAJANI RIGUARDO LE INQUALIFICABILI DICHIARAZIONI DEL VICEMINISTRO CIRIELLI

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” ha inviato l’allegata lettera aperta al ministro degli Affari esteri della repubblica italiana, on. Antonio Tajani.

L’oggetto della missiva riguarda le dichiarazioni del viceministro Edmondo Cirielli a seguito del plebiscitario voto del parlamento europeo che, ancora una volta, ha condannato il regime dell’Azerbaigian per la violazione dei diritti umani, la gestione dei rapporti con l’Armenia e la questione del patrimonio culturale e religioso armeno nel Nagorno Karabakh (Artsakh) nonché la detenzione di prigionieri di guerra armeni in violazione degli accordi e delle convenzioni internazionali.

Il “Consiglio” chiede al titolare del dicastero “se la posizione assunta dal Vice Ministro Cirielli – così apertamente sbilanciata a favore dell’Azerbaigian e contro il pronunciamento del Parlamento Europeo – sia condivisa dal Ministero degli Esteri Italiano e dalla Sua Persona”.

Nel documento si sottolinea inoltre l’influente azione di alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia (Terzi, Scurria e lo stesso Cirielli fra tutti) che sembrano quasi dettare l’agenda politica italiana per quanto riguarda la regione caucasica.

CONSIGLIO PER LA COMUNITÀ’ ARMENA DI ROMA

Segreteria


Di seguito il testo della lettera aperta inviata al Ministro Tajani

Egr. on.

Antonio Tajani

Ministero degli Affari esteri

Roma

Oggetto: lettera aperta al ministro Tajani riguardo le dichiarazioni del viceministro Cirielli

Illustre sig. Ministro,

lo scorso 24 ottobre il parlamento europeo, ha votato a larghissima maggioranza (453 voti a favore, 31 contrari, 89 astensioni) una risoluzione sulla situazione in Azerbaigian, la violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, i rapporti con l’Armenia e la questione del patrimonio culturale e religioso armeno nel Nagorno Karabakh (Artsakh) nonché la detenzione di prigionieri di guerra armeni in violazione degli accordi e delle convenzioni internazionali.

Il viceministro degli Affari Esteri, on. Edmondo Cirielli, ha rilasciato una intemerata dichiarazione stampa criticando fortemente il voto dei parlamentari europei.

Non nuovo a tali esternazioni contro gli armeni e l’Armenia, l’on. Cirielli ha difeso a spada tratta il regime di Baku sorvolando peraltro su tutto il tema dei diritti umani e altre questioni che evidentemente non ritiene importanti.

Poiché si tratta non di un semplice parlamentare ma di un membro del governo in forza al Suo dicastero, gradiremmo sapere se la posizione assunta dal Vice Ministro Cirielli – così apertamente sbilanciata a favore dell’Azerbaigian e contro il pronunciamento del Parlamento Europeo – sia condivisa dal Ministero degli Esteri Italiano e dalla Sua Persona.

In qualità di cittadini italiani di origine armena, riteniamo che l’opportunità di preservare le forniture di gas azero (e non solo azero…) all’Italia non giustifichino i silenzi sulle gravissime violazioni di diritti umani in Azerbaigian che pongono il Paese tra le dieci peggiori dittature al mondo (fonte “Freedom house”).

Sul tema, dobbiamo purtroppo osservare come taluni esponenti di Fratelli d’Italia (su tutti i senatori Terzi e Scurria) sembrano dettare l’agenda della politica estera italiana ignorando quella opportuna posizione di equidistanza che ha contraddistinto l’operato della Farnesina negli anni.

Ringraziandola per l’attenzione che vorrà dare alla presente, voglia accettare i nostri migliori saluti e auguri di buon lavoro.

CONSIGLIO PER LA COMUNITÀ ARMENA DI ROMA

Novità in libreria. La parola che non c’è

L’avvocato americano di origini ebraiche, Henry Morgenthau, era amareggiato perché nonostante tutti i suoi sforzi per salvare gli armeni, il suo progetto era fallito. Era riuscito a salvare la vita di un armeno e, secondo il Talmud, aveva salvato il mondo intero. Tuttavia era inquieto perché l’armeno Sergey, che era un prete, a causa delle violenze subite e alle quali dovette assistere, era sprofondato in una nevrosi che gli psicologi di Villejuif stavano cercando di curare. Non era solo ma con lui vivevano altri armeni scampati al genocidio: un musicologo, un cantante, un maestro del coro, un arrangiatore e un compositore. In quella clinica accadeva qualcosa di strano: non appena la psicologa Rachel canticchiava una popolare melodia armena, un armeno scompariva senza lasciar traccia…

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The Hidden Track -Armenia pronta ad accogliere la Conferenza globale sul turismo del vino delle Nazioni Unite

Novità in Libreria: Sulla strada abbiamo un altro nome

Nella famiglia di Karla sanno tutti che cosa vuol dire sentirsi esclusi. Karla lo ha provato da bambina a Brema Nord, suo padre Avi in un collegio religioso a Gerusalemme, la nonna Maryam da operaia immigrata in Germania e la bisnonna Armine per le strade di Istanbul. Con profonda capacità di immedesimazione e sottile senso dell’umorismo Laura Cwiertnia dipana gli intricati percorsi di una famiglia armena le cui vicende sono così intense da lasciare il segno per generazioni. I ragazzini che abitano nei condomini alveari di Brema Nord conoscono i Paesi d’origine delle proprie famiglie: Turchia, Russia, Italia, Albania. Per Karla è diverso. Lei sa che sua nonna è arrivata in Germania negli anni Sessanta da Istanbul per cercare lavoro, come pure sa che la sua famiglia ha radici armene, anche se in casa non se ne parla. Quando sua nonna muore, salta fuori da un cassetto della defunta un biglietto con il nome di una donna, Lilit, e un indirizzo in Armenia.

INFO

COMUNICATO – Cerimonia della 109° ricorrenza del Genocidio Armeno a Roma

Il 24 aprile è la giornata della Memoria del popolo armeno e come ogni anno gli armeni del mondo si sono riuniti per commemorare le vittime di quel che fu definito il “primo genocidio del XX secolo”.
Anche a Roma come ogni anno la piccola comunità armena della capitale ha voluto onorare i propri martiri e lo ha fatto con una cerimonia svoltasi nel giardino che la città di Roma ha voluto intitolare al “Genocidio degli Armeni”, in p.zza Augusto Lorenzini.
Il triste anniversario della 109° ricorrenza del genocidio armeno è stata occasione per ribadire ancora una volta l’importanza della Memoria come antidoto all’indifferenza e al silenzio che sono spesso causa dei mali che affliggono l’umanità.
Non sono pochi infatti gli studiosi che affermano che l’impunità del genocidio del 1915 e il silenzio al quale è stato sottoposto per lunghi anni e la sua dimenticanza con la sua negazione sono stati il deterrente che hanno permesso a Hitler di pianificare il suo piano criminale contro la popolazione ebraica con la sua affermazione: “Chi si ricorda oggi del massacro degli armeni”, e ha fatto sì che il XX secolo venisse definito il secolo dei Genocidi.
Alla cerimonia iniziata alle ore 11,00, erano presenti autorità civili, politiche e religiose, tra cui il Vice Premier Matteo Salvini, gli Ambasciatori della Repubblica di Armenia presso la Repubblica Italiana Sua Eccellenza Tsovina Hampartsumyan e presso la Santa Sede Sua Eccellensa Boris Sahakyan, il Delegato del Sindaco di Roma, esponenti del Parlamento italiano e rappresentanti del Governo armeno nonché rappresentanti di comunità straniere in Italia, tra cui quella Ruandese.
Dopo gli inni nazionali, il Rettore del Pontificio Collegio Armeno Mons. Kachig Kouyoumdjian coadiuvato da Padre Athanas della chiesa armeno apostolica hanno presieduto una breve preghiera dedicata ai martiri del Medz Yeghern, alla quale è seguito il saluto di benvenuto dell’esponente del Consiglio per la comunità armena di Roma che ha espresso gratitudine a tutti i presenti per la vicinanza e la condivisione, sottolineando l’importanza della determinazione del popolo armeno e la sua battaglia contro l’indifferenza e contro l’oblio.
Lo slogan scelto per la giornata era infatti “LA FORZA DI UN POPOLO CHE SFIDA L’OSCURITA’ DELL’INDIFFERENZA”.
Dopo i saluti istituzionali dell’ On.le Federico Rocca a nome del Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri e dell’Ambasciatrice della Repubblica d’Armenia Sua Eccellenza Tsovinar Hampartsumyan, ha preso la parola il Vice Primo Ministro, il Senatore Matteo Salvini, esprimendo la sua vicinanza e la SUA solidarietà al popolo armeno, unendo la sua voce al “mai più” contro ogni violenza, contro ogni crimine E reiterando il suo impegno per la pace.
Hanno preso poi la parola vari rappresentanti delle istituzioni capitoline, nazionali e europee e tutti hanno voluto ribadire la loro scelta di stare dalla parte giusta della storia, denunciando i crimini commessi contro il popolo armeno sia quelli del lontano 1915 sia quelli più recenti a danno del popolo dell’Artsakh – Nagorno Karabakh.
E’ intervenuto per primo il Consigliere Delegato alla città metropolitana di Roma Capitale l’ON. Daniele Parrucci al quale è seguito l’intervento della Senatrice Sandra Zampa (PD) e ex Presidente del Gruppo di amicizia parlamentare Italia Armenia.
Hanno preso poi la parola l’attuale Presidente del Gruppo di amicizia On.le Giulio Centemero, il Senatore Andrea De Priamo, l’ Eurodeputata Senatrice Anna Cinzia Bonfrisco, il Senatore Luigi Spagnoli, l’Ambasciatore Bruno Scapini.
L’ultimo ad intervenire sul palco è stato il figlio di un testimone del genocidio armeno, l’arch. Misha Wegner figlio dell’ufficiale tedesco Armin Wegner, il quale a costo della propria vita aveva documentato con le fotografie quello che stava accadendo nell’impero ottomano 109 anni fa. Misha ha promesso di portare avanti il testimone lasciatogli in eredità da suo padre.
La cerimonia si è conclusa con la deposizione delle corone sotto la targa del giardino e con un minuto di silenzio dedicato alle vittime armene.
Abbiamo tante volte gridato che il silenzio uccide e siamo qui per ribadirlo ancora una volta: il silenzio uccide. Ma se il silenzio e l’indifferenza sono dei mali, il loro rimedio è la Memoria. Siamo qui per fare Memoria e per dire insieme, con una voce unica e corale il nostro mai più. Mai più alla violenza, ad ogni violenza, mai più ad ogni ferita inferta alla dignità di un uomo, mai più crimini e mai più, mai più la guerra.
 

109° anniversario genocidio popolo armeno – Comunicato delle Associazioni e Organizzazioni armene in Italia

24 APRILE 1915 – 24 APRILE 2024
109°ANNIVERSARIO DEL GENOCIDIO DEL POPOLO ARMENO

Anche quest’anno, il 24 aprile, noi, italiani di origine armena ed armeni in Italia, raccolti insieme alle comunità cittadine e alle Istituzioni italiane, siamo chiamati a rispondere alla domanda: perché fare memoria del Genocidio subito dagli Armeni nel 1915?
Il primo pensiero non può che andare alle vittime innocenti dell’immane tragedia del Metz Yeghern: a loro, contro l’ostinato e criminale silenzio che vorrebbe rimuovere il loro ricordo, va restituita la giusta luce, quella di martiri che si sono offerti al destino di morte senza perdere la propria umanità e di testimoni, anche per le nostre coscienze, di valori di fede e cultura che nemmeno la furia dei carnefici riuscì a cancellare.
Ma la memoria serve, soprattutto, a noi vivi, perché è a noi che viene affidato un compito: custodire e salvare quei valori, con un impegno che non possiamo lasciare ai sopravvissuti, ormai tutti scomparsi, né solo ai loro discendenti. Sono valori che ci appartengono come uomini e trovano la sintesi più vera nel diritto di ogni persona, gruppo, popolo di mantenere la propria identità, fisica e spirituale, e di avere un futuro nella libertà e nella sicurezza.
In un contesto internazionale quale quello attuale, così segnato da conflitti sanguinosi, instabilità ed incertezza, scegliere questa prospettiva significa guardare anche agli eventi che accadono oggi senza piegarsi alla logica dei rapporti di forza e delle convenienze, ritrovare il coraggio di testimoniare contro le ingiustizie, indagando le complessità dei fatti e dando voce a chi non ce l’ha, contro ogni retorica e ipocrisia.
Non possiamo, allora, in questa giornata, non ricordare e sentirci tutti vicini ai 120 mila Armeni vittime dell’occupazione militare da parte dell’esercito dell’Azerbaijan del territorio dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh). Dopo il drammatico epilogo a settembre dello scorso anno, essi sono stati costretti ad abbandonare la terra in cui erano insediati da secoli. Il silenzio che è seguito a quel dramma rischia di renderci conniventi con l’atteggiamento minaccioso del Governo azero nei confronti dell’identità stessa del popolo armeno e con la sua volontà, già realizzata in altri territori, di procedere alla sistematica distruzione delle tracce della sua esistenza.
Ricordare è, dunque, un’assunzione di responsabilità collettiva che si rinnova a presidio di valori che fondano la nostra convivenza civile.
Se crediamo che la forma delle cose sia nella loro durata, forse è in questo che possiamo ritrovare il senso di questa ricorrenza: il cammino è lungo ma è una sfida che è giusto raccogliere insieme.

Coordinamento organizzazioni e associazioni armene in Italia