SERJ TANKIAN: un assaggio del nuovo brano “Cyber Criminal” (Metalitalia 24.07.21)

Il cantante dei SYSTEM OF A DOWNSerj Tankian, il 6 agosto 2021 pubblicherà una nuova doppia raccolta di brani in stile colonna sonora, intitolata “Cinematique“. Sarà composta da due gruppi di composizioni intitolate “Illuminate” e “Violent Vioins“. La prima avrà un sound classico, mentre la seconda sarà più moderna.

Ecco un assaggio del brano “Cyber Criminal” da “Violent Vioins“:

Mkhitaryan: “Con Mourinho ci siamo chiariti. L’obiettivo è la Champions League” (Skysport 24.07.21)

L’esterno offensivo armeno, che ha rinnovato con il club giallorosso, ha fissato l’obiettivo per la prossima stagione: “Vogliamo arrivare almeno quarti in classifica. Mourinho è un vincente, spero potremo vincere insieme”

Vincere. È questo l’obiettivo di Henrikh Mkhitaryan, che è pronto a vivere la sua terza stagione in serie A con la maglia della Roma. L’esterno giallorosso, dal ritiro di Trigoria, ha toccato diversi argomenti partendo proprio dalla sua permanenza nella Capitale: “Sono rimasto perché ho creduto nel progetto della società. La squadra e la città mi piacciono dal primo giorno in cui sono arrivato e per questo ho scelto di rinnovare per un anno, perché credo che quest’anno possiamo fare bene”.

L’armeno poi spende due parole anche per José Mourinho, con il quale non era andato tutto per il verso giusto quando entrambi erano al Manchester United. “Non voglio parlare di quello che è accaduto in passato, ci siamo chiariti e siamo ripartiti da zero“. Un’esperienza in Inghilterra che è stata utile a Mkhitaryan per conoscere meglio l’allenatore portoghese. “Lo conosco molto bene e so cosa chiede ai suoi calciatori, sono pronto a tutto. È molto ambizioso e vuole vincere sempre, non gli interessa giocare bene ma i tre punti in ogni partita. Ha vinto quasi tutto, spero che possa vincere qualcosa anche qui a Roma perché è un allenatore che ti dà una marcia in più”.

“L’obiettivo deve essere la Champions League”

E con lo SpecialOne non è utopia per l’armeno pensare almeno al quarto posto in campionato. “La lotta per lo Scudetto sarà difficile come lo è stata lo scorso anno. Sarà interessante perché tutte le squadre saranno pronte per l’inizio del campionato. Non avendo visto come giocano le avversarie non posso sbilanciarmi nel dire una favorita, ma noi dobbiamo rimanere concentrati su noi stessi e capire bene qual è la strada giusta. Non giochiamo la Champions League da un paio d’anni, quest’anno dobbiamo crederci e possiamo raggiungerla”.

La Roma vuole Azmoun: primi contatti con lo Zenit

In chiusura l’ex calciatore dell’Arsenal stila una classifica dei tre calciatori più forti con i quali ha giocato. “Al primo posto c’è Ibrahimovic: la sua classe e la sua intelligenza calcistica sono fuori dal comune. Il secondo è Pogba: è un giocatore forte che spesso viene sottovalutato. Il terzo, invece, è Aubameyang: abbiamo giocato insieme sia al Borussia Dortmund che all’Arsenal e ci capivamo alla perfezione”. Una lista in cui non rientra, solo per il momento, Nicolò Zaniolo. “Dal primo giorno in cui l’ho visto giocare ho pensato che è un calciatore fantastico. Ho tanta fiducia in lui e credo che quest’anno ci darà qualcosa in più, lo scorso anno ci è mancato molto sotto tutti i punti di vista”.

Vai al sito


Calciomercato Milan – Il retroscena: “Mkhitaryan è stato ad un passo” (Pianetamilan 24.07.21)


Roma, Mkhitaryan: «Rimasto per il progetto. Offerte dalla Serie A» (Calcionws24 23.07.21)


Roma, Mkhitaryan: “Credo nel progetto della società” (Quotidiano.net 24.07.21)

La festa di Pordenonelegge (Corriereveneto 23.07.21)

Da Ishiguro a Le Tellier e Akçam, 400 autori e prime internazionali. Dal 15 settembre incontri solo con il Green Pass a Pordenone, Trieste, Lignano e dintorni

Dal Nobel Kazuo Ishiguro al Premio Gouncourt Hervé Le Tellier, a Peter Cameron, Nadia Wassef e Taner Akçam (in dialogo con Antonia Arslan), che con il suo libro spazza via il negazionismo della Turchia sul genocidio armeno. E teatro, musica, dialoghi e intrecci tra scrittrici e scrittori.
La ripartenza

Il nuovo pordenonelegge riparte con 400 protagonisti, oltre 200 incontri in presenza, a cui si potrà accedere solo con il Green Pass. E 10 città coinvolte, oltre a Pordenone, per la 22esima edizione della Festa del Libro, da mercoledì 15 settembre. «I libri come bussola per leggere il mondo». Gli eventi diffusi si allargano oltre che a Pordenone e dintorni, a Trieste e Lignano. Il titolo è «Tutta l’umanità ne parla», il simbolo (scaramantico) una ruota, un copertone d’auto nella speranza di un ritorno «on the road». Il direttore artistico Gian Mario Villalta spiega: «Vogliamo lasciare traccia. Un po’ come la ruota. L’immagine del pneumatico è fortemente evocativa: la sua radice, pneuma, riporta all’esperienza del respiro, alla ricerca di aria nuova e di uno spirito rinnovato che favorisca la svolta». Inaugurazione il 15 settembre in contemporanea in tre luoghi diversi: il Teatro Verdi di Pordenone, Eataly a Trieste e a Terrazza Mare di Lignano Sabbiadoro. Tutti gli eventi del festival quest’anno anche in diretta streaming e live sui social. Promosso da Fondazione Pordenonelegge, il festival è a cura di Gian Mario Villalta (direttore artistico), Alberto Garlini e Valentina Gasparet. Tra le tante prime nazionali, il 17 settembre un nome che ha rivoluzionato il panorama storico mondiale, Taner Akcam, storico turco con il suo libro Killing Ordesrs (Guerini e Associati) a cura di Antonia Arslan, in cui pubblica i documenti inediti di Talat Pasha, la prova degli ordini di morte partiti per lo sterminio del popolo armeno. Un libro-denuncia, che inchioda la Turchia alla responsabilità del genocidio armeno.

I riconoscimenti

A Fernando Aramburu verrà consegnato il Premio Crédit Agricole FriulAdria La storia in un romanzo. A Melania Mazzucco invece il Premio Regione Friuli Venezia Giulia pordenonelegge. Tra gli altri nomi, Graeme Armstrong, l’egiziana Nadia Wassef, il russo Evgenij Vodolazkin, l’olandese-iraniano Kader Abdolah, Brian Catling, l’autrice e performer Natalie Haynes. E dall’Italia, solo per citarne alcuni, Emanuele Trevi, Mauro Covacich, Daria Bignardi, Michele Serra, Lidia Ravera, Ilaria Tuti, Eliana Liotta, Elena Cattaneo, Antonella Viola, Milo Manara, Zerocalcare, Chiara Carminati. Tra i dialoghi incrociati, Paolo Nori e Serena Vitale, Eva Cantarella e Nicola Gardini, Mauro Corona e la figlia Marianna Corona, Silvia Avallone, Carmen Totaro e Paolo Giordano. Omaggio a Mario Rigoni Stern con Paolo Cognetti, Giuseppe Mendicino e Enrico Brizzi. Per la poesia, oltre 100 protagonisti e nel centenario dalla nascita, omaggio a Andrea Zanzotto. Un premio sarà dedicato al poeta Pierluigi Cappello. A pordenonelegge anche iniziative per i giovani e le scuole.

La newsletter del Corriere del Veneto

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie del Veneto iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Veneto. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui.

Vai al sito

Un’italiana a Londra e un’armena in Italia: Nina e Svet, quando i vini raccontano storie (Balarm 22.07.21)

Tre donne, un incontro e un omaggio che restituisce a quell’incontro il valore che gli appartiene.

«Gli incontri danno e tolgono, riempiono la vita di musica, liberano il percorso e aprono la mente e non esiste alcun altro modo di apprendere, di crescere, di rischiare di essere felici, se non quello di spalancare gli occhi, la testa, le braccia».

Nascono così i due nuovi arrivati in casa “Prezzemolo & Vitale” e che insieme fanno parte del progetto “Canone In-Verso”.

Il canone inverso in musica è una forma di fuga, un contrappunto fondato sulla melodia di base, come più armonie che si sovrappongono e si evolvono da quella originaria in modo che ogni voce vada in senso contrario rispetto alla precedente.

Perchè in realtà non c’è scatto in avanti che non sia una fuga e non tutte le fughe sono “contro” qualcosa, più spesso sono fughe che vanno “in-contro”.

Ed è questo ciò che è capitato a queste due donne a cui Giusi Vitale ha deciso di fare un omaggio, dedicando loro due vini che prendono il nome proprio dalle due protagoniste di questa storia: Nina e Svet.

Nina è un’italiana a Londra. Una vita vissuta a sorsi e bottiglie buone, tra vigne, lieviti, vendemmie e stagioni. Nina del vino sa grazie e disgrazie, ha l’eleganza minimalista del migliore dei bicchieri e l’ha regalata a Giusi spogliando gli spazi – e la mente – dalla ridondanza, una versione nostrana di “less is more”.

Sarà questo che le ha insegnato il passo leggero sulle cose, che vanno come devono andare, a prescindere dal tuo umore o stato d’animo. Una filosofia di vita che le permette di declinare ogni cosa con allegria, comprese le storture del percorso.

Dopo la maternità, Nina ha invertito di nuovo la sua strada, lasciando profumo e vuoto dietro di sé. Per questo a lei va un omaggio floreale e minerale.

Nina, infatti, è un Prosecco Superiore Brut Valdobbiadene DOCG, che racchiude delicati sentori fruttati di pesca e mela con una traccia agrumata, e note di rosa e acacia. Fresco, asciutto e gustoso, Nina è il compagno ideale di piatti a base di pesce.

Tutt’altra storia invece quella di Svetlana. Una donna poliedrica, colta e intraprendente la cui storia nasce dal suo amore per il cibo.

Una storia di curiosità e di viaggi gastronomici in cui Giusi ha faticato a entrare con il suo inglese alle prime armi. È così che si è ritrovata ad assaggiare un börek turco, senza nemmeno sapere cosa fosse, provare il pesce crudo per la prima volta in vita sua, e poi vieiras alla gallega e molto altro.

Svetlana diventa più di un braccio destro, abbatte le barriere facendo entrare nei negozi della catena palermitana prodotti internazionali, rendendoli punti di riferimento per l’eccellenza. Si trasforma così da cliente a manager e diventa anche amica e guida di viaggio.

Tutto questo è racchiuso adesso in un Prosecco Superiore Valdobbiadene DOCG Extra Dry, fresco e morbido, con note di rosa, mela e pesca bianca, ideale per un aperitivo o piatti a base di carne o legumi.

Vai al sito

Inizia “Tones on the Stones”: un pianista armeno apre i concerti nella cava di Oira (Lastampa e altri 22.07.21)

A Grado Jazz serata “Asian Night”, sul palco lontane sonorità dalla Siberia e dall’Armenia (Udine today 23.07.21)

DOVEParco delle Rose a GradoIndirizzo non disponibile
QUANDODal 23/07/2021 al 23/07/202119.30 e 21.30
PREZZOPrezzo non disponibile
ALTRE INFORMAZIONISito web euritmica.it
AGradoJazz 2021 è il momento della “Asian Night”. Stasera, venerdì 23 luglio un evento che si preannuncia ricco di suggestione, con dei protagonisti che vengono da lontano, così come “lontano” porteranno il pubblico gradese, grazie alle loro sonorità ancestrali.

Gli Huun-Huur-Tu, “miracolo musicale”

Alle 19.30, sul palco dell’Arena Parco delle Rose, saliranno gli Huun-Huur-Tu, gruppo proveniente da Tuva, regione della Siberia al confine con la Mongolia, incastonata nel cuore delle steppe dell’Asia Centrale. Questi incredibili musicisti sono stati definiti dal New York Times “un miracolo musicale”; il Newsweek ha descritto il loro cantante Khovalyg “il Pavarotti del canto laringeo”.

Questo quartetto riuscirà a far vivere al pubblico uno straordinario incontro con una tradizione etnica lontana ma estremamente affascinante e di enorme pregio nell’ambito della musica popolare. Gli Huun-Huur-Tu padroneggiano sonorità trasmesse da singolari strumenti a corda e percussivi, ma soprattutto dominano una vocalità misteriosa per i nostri canoni d’ascolto, con canti rituali che sviluppano il suono laringeo, tipico delle antiche tradizioni sciamaniche asiatiche.

Dall’Armenia Tigran Hamasyan

Lo spettacolo che segue, alle 21.30, vede protagonista il pianista armeno Tigran Hamasyan, in trio con il suo nuovo progetto “The Call Within”.

Questo lavoro non è soltanto un album musicale, ma rappresenta un viaggio epico nell’invisibile mondo interiore di Hamasyan, pianista dall’età di 3 anni, che a 18 ha vinto il primo premio al Montreux Jazz Festival e a 21 l’autorevole premio Thelonious Monk a New York, (consegnatogli da Herbie Hancock).

L’artista armeno vive in un mondo interiore onirico, dove il processo creativo è il mezzo per sentirsi cosciente. «Secondi indicibili di desiderio, realizzazione subliminale e per lo più gioia riempiono il corpo quando nasce un’opera d’arte, una poesia o una melodia, perché l’umanità possa scoprire cos’è invisibile: il mistero divino», dichiara Hamasyan. L’album che presenterà sul palco di Grado esplora le sue fonti d’ispirazione: la poesia, il popolo armeno cristiano e precristiano con le sue storie e leggende, l’astrologia, la geometria, l’antica pittura armena e le incisioni rupestri, la cinematografia. Un percorso tra realtà storica e mondo immaginario e probabilmente il progetto più energico e ad alta intensità di Hamasyan che, oltre al pianoforte, userà la voce e i synth. Con lui sul palco Evan Marien al contrabbasso e Arthur Hnatek alla batteria.

Biglietto unico valido per i due concerti online su Vivaticket e Ticketone.La sera del concerto la biglietteria al Parco delle Rose apre alle 18.30. Info&prenotazioni: tickets@euritmica.it – www.euritmica.it


Inizia “Tones on the Stones”: un pianista armeno apre i cconcerti nella cava di Oira (Lastampa 22.07.21)


Tiones on the Stones: il pianista armeno Tigran Hamasyan apre il festival nella cava di Oira 24 newsonline 22.07.21)


 

Caucaso: linee che dividono e lacerano comunità (Osservatorio Balcani e Caucaso 21.07.21)

Abkhazia, Ossezia del sud, Nagorno Karabakh. Sono numerose nel Caucaso del Sud le dispute territoriali aperte. Quali le conseguenze di confini non riconosciuti da tutte le parti in causa?

21/07/2021 –  Marilisa Lorusso

I tre territori secessionisti del Caucaso hanno condiviso due ondate di guerre, la prima durante lo smembramento dell’Unione Sovietica, la seconda negli anni 2000: in Georgia, Abkhazia e Ossezia del Sud con la guerra del 2008, e il Nagorno Karabakh con la guerra armeno-azera del 2020.

Il risultato di questo ritorno alle armi in tutti i casi ha comportato che una soluzione politica – e quindi concordata – per questi territori non sia mai stata raggiunta. Questo incide sui territori stessi, sul posizionamento dei loro confini – che non essendo concordato, è soggetto a continue dispute, cosa che mina profondamente per le comunità locali la vivibilità delle zone contese.

Ossezia del Sud e Abkhazia

Per la Georgia è una linea di confine amministrativo, per l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia, autoproclamatesi repubbliche de facto, è un confine di stato: la linea invisibile che divide i territori amministrati da Tskhinvali e Sukhumi e quello amministrato da Tbilisi diventa sempre più visibile, e si sposta.

Mappa a cura di OBC

Mappa a cura di OBCT

Quest’ultimo processo viene indicato come borderization, cioè demarcazione del confine, e dal 2009 è diventato la principale fonte di tensione in un cessate il fuoco che sta per molti aspetti tenendo. In quell’anno è cominciata da parte delle truppe russe e secessioniste la militarizzazione dell’area di contatto, prima largamente invisibile. In vari punti sono comparsi filo spinato e punti di osservazione. I valichi sono stati sempre più istituzionalizzati e controllati. Il processo si è intensificato nel 2013 e nel 2018 erano già 34 i villaggi nelle aree di confine che si erano trovati tagliati in due. Un fenomeno che non riguarda solo le comunità, sono anche i privati che improvvisamente si possono trovare esclusi dall’accesso ai propri pozzi, agli orti, ai pascoli. La stima  di Amnesty International è che dalle 800 alle 1000 famiglie siano state danneggiate da questo processo.

Altra conseguenza della borderization sono i sempre più frequenti casi di arresti e detenzioni di cittadini georgiani che attraversano la linea di demarcazione con Ossezia del Sud ed Abkhazia. Il mese scorso i familiari di Zaza Gakheladze, fermato per attraversamento nel luglio 2020 e coinvolto in uno scontro a fuoco, condannato a 12 anni di carcere in Ossezia del Sud, hanno manifestato accompagnati da un gruppo di sostenitori per la sua liberazione: nel giorno del 34esimo compleanno del figlio, il padre voleva simbolicamente attraversare a sua volta, ma è stato dissuaso dal farlo  dalle autorità georgiane. In una decina d’anni sono dalle 1200 alle 1800 le persone fermate, alcune di queste poi arrestate e condannate alla detenzione.

I meccanismi che si attivano in questo caso sono quelli creati per ridurre la tensione dopo la guerra russo-georgiana del 2008: interviene la missione dell’Unione Europea e se ne discute nella hotline istituita fra le parti. Se ne parla poi nel Meccanismo di Prevenzione e Risoluzione degli Incidenti (IPRM) concordato nelle Discussioni di Ginevra, e negli incontri di Ginevra stessi.

I più recenti spostamenti delle linee di demarcazione hanno riguardato le aree a ovest di Tsinkhvali, Gugutiantkari nella provincia di Gori, Takhtisdziri, Chorchana e Tsaghvli nella provincia di Khashuri, dove Tbilisi aveva aperto un checkpoint nel proprio territorio, causando l’ira di Tskhinvali e la conseguente borderization dell’area. Qui le autorità dell’Ossezia del Sud si sono spinte di 1.3 km all’interno dell’area controllata da Tbilisi, continuando quel processo di erosione territoriale già osservato nell’ultimo decennio. Stesso scenario lungo la linea che separa l’Abkhazia dalla Georgia, fra Saberio e Pakhulani e poi vicino a Khurcha e Ganmukhuri. Problemi poi anche nell’area strategica di Karapila/Khurvaleti, lungo la rotta autostradale che collega la Georgia da est a ovest e dove passa l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan.

Infine l’Abkhazia non ha poi confini pienamente demarcati con la Russia. È attivo un tavolo di negoziazione abkhazo-russo ma il georgiano Democracy Research Institute lamenta  come questa territorialità fluida faciliti una subdola annessione. Recentemente ad esempio il villaggio di Aibgha nel distretto di Gagra è passato dall’essere abkhazo a fare parte della Russia.

Nagorno-Karabakh

Il quadro è ancora più complicato per quanto riguarda il Nagorno-Karabakh. Come già analizzato su queste pagine la questione dei confini e degli attraversamenti si è estesa all’intero perimetro di contatto armeno-azero – e non solo nell’area del Nagorno Karabakh anche se è per quanto riguarda quest’ultima che vi sono le difficoltà maggiori.

Armenia e Azerbaijan infatti si riconoscono vicendevolmente, anche se hanno interrotto i loro rapporti diplomatici diretti. Sono consapevoli e accettano che esista un confine di stato fra loro, e che vada demarcato. Questo discorso non vale invece per il Nagorno Karabakh.

Per Baku l’exclave territoriale armena non esisterebbe più, l’Azerbaijan ritiene di aver riconquistato tutta l’area e la questione dello status non ha più ragione di essere. Baku prende atto che esiste una comunità armena non integrata nell’Azerbaijan, nell’area concordata con la Russia che coincide con l’area di competenza dei peacekeeper russi, ma ritiene che questa non sia altro che una soluzione provvisoria.

Quest’area corrisponde quindi al posizionamento dei punti di osservazione e check point russi, e vischiosamente ne segue il riposizionamento. È quindi un’area precaria, e Baku ritiene di poter spostare le proprie truppe e attività agilmente nelle aree riconquistate e che lambiscono quelle sotto la responsabilità russa. Per le coordinate il riferimento è il bollettino emesso  dal contingente di peacekeeping.

Per Armenia e le autorità del Nagorno Karabakh invece il Nagorno-Karabakh è temporaneamente quello emerso dal conflitto del 2020, con i confini come erano al momento del cessate il fuoco del 9 novembre, e con lo status politico rimasto da definire. Non si nascondono poi le velleità irredentiste a riguardo della città di Shusha/Shushi, capitolata durante la guerra e oggetto ora di grandi investimenti economici  e culturali da parte di Baku.

L’unico meccanismo che regola i contenziosi che possono emergere in questa area è l’intervento diretto dei peacekeeper russi. Non esistono né hotline, né tavoli di confronto che si svolgono direttamente nel territorio, come gli IPRM georgiani.

Ovviamente dove c’è un confine -che sia de facto o de jure – vi sono degli attraversamenti, più o meno volontari. È così che l’8 giugno il soldato Artur Kartanyan è stato tratto in arresto dagli azeri che trovandolo a Lachin, nel proprio territorio, l’hanno preso per un membro di un commando di sabotatori. In realtà il soldato si era perso nella nebbia, aveva attraversato una linea ancora largamente invisibile e dalla demarcazione ancora labile. In questo caso, per fortuna, chiarito l’equivoco, Artur Kartanyan è stato reso alla parte armena. Incidenti questi che però rischiano di ripetersi sempre più frequentemente, in assenza di una soluzione politica.

Vai al sito

Firmato memorandum di cooperazione tra Russia e Armenia (Sputnik 20.07.21)

I rappresentanti degli Stati maggiori dell’Armenia e della Russia hanno firmato un memorandum di cooperazione.
I rappresentanti degli Stati Maggiori degli eserciti di Armenia e Federazione Russa hanno firmato un memorandum di cooperazione a margine di negoziati a Yerevan, ha riferito il ministero della Difesa armeno.
Si nota che per condurre negoziati tra le forze armate dell’Armenia e della Russia una delegazione guidata dal vice capo di Stato Maggiore dell’esercito russo, il colonnello generale Sergey Istrakov, è arrivata nella capitale armena per una visita ufficiale di 5 giorni.

“La delegazione guidata da Istrakov ha parlato dei risultati dei colloqui, ha delineato ulteriori passi. Il capo di stato maggiore delle forze armate armene, il tenente generale Artak Davtyan ha ringraziato la delegazione russa per la stretta cooperazione. Sono state discusse ulteriori direzioni della cooperazione militare armeno-russa, è stato firmato un memorandum di cooperazione,” – si afferma in un comunicato sul sito web del ministero della Difesa armeno.

L’Armenia fa parte dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, un’alleanza militare difensiva con Russia, Bielorussia, Kazakistan, Tagikistan e Kirghizistan.

Papa Francesco rassicura il nunzio in Armenia, «fratello piano piano mi sto riprendendo» (Corriere della Sera e Gazzettino 20.07.21)

Il biglietto del Papa: «A Santa Marta, poco a poco, mi sto riprendendo» (CDS 19.07.21)

di Gian Guido Vecchi

La convalescenza di Francesco dopo l’operazione e la lettera al nunzio in Georgia. Bergoglio scrive anche al Gemelli: «Come in famiglia, mi avete fatto sentire a casa»

desc img

CITTÀ DEL VATICANO «Sono rientrato a Santa Marta e, poco a poco, mi sto riprendendo». Il biglietto scritto a mano da Papa Francesco porta la data di domenica 18 ed è indirizzato all’arcivescovo Joseph Bettencourt, nunzio apostolico in Georgia e Armenia. Una conferma che la convalescenza procede bene, soprattutto la prima volta che Bergoglio parla della propria salute. Per indole, il Papa non ama parlare di sé: anche nell’Angelus dall’ospedale Gemelli, si era limitato a ringraziare i fedeli per le preghiere, elogiando il servizio sanitario «accessibile a tutti e gratuito», mentre ieri, nel primo Angelus dal ritorno in Vaticano, si è soffermato sull’importanza del riposo vero. Non una parola su come si sentisse. Del resto, seppure un po’ smagrito e con la voce talvolta affannata, Francesco si è mostrato tutto sommato in buona forma, per un uomo di 84 anni che ha subìto appena due settimane fa un’operazione al colon di tre ore in anestesia generale. Ora sta passando la convalescenza a Santa Marta, l’albergo vaticano dove vive dal conclave del 2013. L’intervento era stato programmato all’inizio di questo mese perché a luglio Francesco resta sempre in «vacanza» in Vaticano, senza udienze né impegni salvo gli Angelus: tutto il tempo di riprendersi con calma. Ed è quello che scrive nella lettera breve diffusa sui social dalla stessa Nunziatura in Georgia e Armenia: «Caro fratello, grazie tante per la tua mail e i tuoi auguri. Sono rientrato a Santa Marta e, poco a poco, mi sto riprendendo…Che il Signore ti benedica e la Madonna ti custodisca. Fraternamente, Francesco».

Oggi il Papa ha inviato una lettera anche al presidente del Cda della Fondazione Gemelli, Carlo Fratta Pasini, per ringraziare l’ospedale e il personale sanitario: «Come in famiglia ho toccato con mano una accoglienza fraterna e una premura cordiale, che mi hanno fatto sentire a casa. Ho potuto constatare di persona quanto siano essenziali, nella cura della salute, la sensibilità umana e la professionalità scientifica».

Vai al sito


Papa Francesco rassicura il nunzio in Armenia, «fratello piano piano mi sto riprendendo» (Il Gazzettino 20.07.21)

Città del Vaticano – La guarigione procede ma i medici lo hanno detto più volte a Papa Francesco che occorre affrontare il periodo di convalescenza con cautela e tanta pazienza. «Sono rientrato a Santa Marta e, poco a poco, mi sto riprendendo». Il pontefice rassicura così il nunzio in Armenia e Georgia che gli aveva scritto una mail per sostenerlo e incoraggiarlo durante il periodo di ricovero al Gemelli.

In un bigliettino scritto a mano che porta la data di domenica scorsa Bergoglio conferma che il cammino di normalizzazione va avanti. Domenica si è affacciato a San Pietro per l’Angelus per la prima volta e i fedeli presenti sulla piazza hanno potuto scrutare che sul suo volto non ci sono più i segni del dolore. E’ solo un po’ più smagrito e si vede che si muove con maggiore circospezione per non compromettere la cicatrizzazione dei punti di sutura che i chirurghi gli hanno messo asportandogli un pezzo di intestino. E’ anche per questo che fa uso della carrozzina solo per i tragitti più lunghi.

Per avere 84 anni e diversi acciacchi (la sciatica, i problemi respiratori dovuti al fatto che ha mezzo polmone in meno) Francesco sfoggia un invidiabile fibra di ferro. L’intervento al colon era stato programmato all’inizio di questo mese perché a luglio le attività papali sono sospese e di conseguenza garantiscono a Francesco minore carico di lavoro. Il Papa scrive al nunzio Betancour: «Caro fratello, grazie tante per la tua mail e i tuoi auguri. Sono rientrato a Santa Marta e, poco a poco, mi sto riprendendo…Che il Signore ti benedica e la Madonna ti custodisca. Fraternamente, Francesco».

Vai al sito

Turchia leader nel mercato dei droni da guerra (L’Opinione 19.07.21)

Come è noto il ruolo militare della Turchia è stato decisivo almeno su quattro fronti di crisi: quello siriano, quello libico, quello del Mediterraneo orientale e quello del Nagorno Karabakh. Le armi che hanno permesso ad Ankara di determinare la superiorità delle truppe azere su quelle armene in Nagorno Karabakh, come l’esercito di Tripoli su quello di Bengasi, in Libia, sono stati i mercenari ma soprattutto i droni. Infatti la strategia militare turca, negli ultimi anni, si è orientata sullo sviluppo di veicoli senza pilota, aprendo un mercato dei suoi prodotti anche nell’Europa centro-orientale.

Uno dei suoi prodotti militari di punta è il drone da combattimento Anka, costruito dalla compagnia aerospaziale turca, di proprietà statale, che ha dato il suo meglio nelle imprese in Siria, Libia e Nagorno Karabakh. Dopo questi successi i droni turchi vanno a ruba, riscuotendo un clamoroso consenso soprattutto tra i Paesi ex sovietici. I clienti più affezionati sono Ucraina e Azerbaigian. Il presidente polacco Andrzej Duda, a fine maggio, ha stipulato un contratto con Ankara per l’acquisto di dodici droni Bayraktar Tb2, destinati all’esercito polacco desideroso di acquisire “velivoli lenti” tecnologicamente aggiornati. In quella occasione il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato che la Turchia è nei primi quattro posti dei produttori mondiali di droni. Ismail Demir, capo della Ssb, l’agenzia governativa che sovrintende all’industria della difesa nazionale, ha aggiunto che “in termini di rapporto qualità-prezzo siamo i migliori”.

Il vice primo ministro lettone e ministro della Difesa, Artis Pabriks, durante un incontro ufficiale ad Ankara, a giugno, visitando i laboratori (visitabili) della società privata Baykar, il cui direttore tecnico è Selçuk Bayraktar, genero del presidente turco Erdogan, ha elogiato l’alto livello di ricerca e sviluppo dell’industria della difesa turca. La Lettonia ha già programmato l’acquisto di droni da combattimento Bayraktar Tb2, manifestando pubblicamente la necessità di una cooperazione militare “costruttiva” con la Turchia, che ricordo è membro della Nato, considerando che la Lettonia è componente dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica.

In meno di un decennio la Turchia è diventata uno dei più importanti produttori di droni del mondo, insieme a colossi tecnologici come Stati Uniti, Israele e Cina. Nel 2020 i suoi Uav (veicoli aerei senza pilota), efficienti ed economici, sono stati determinanti nel rovesciare le sorti di tre conflitti, mettendo fuori uso sistemi di difesa aerea, veicoli blindati, carri armati, depositi di armamenti e munizioni delle forze avversarie in diversi teatri operativi. Inoltre, questi successi hanno rafforzato l’immagine della Turchia sullo scenario geopolitico e strategico.

Nel giugno 2020, in Libia, l’utilizzo dei droni Tb2 e dei droni kamikaze Kargu, prodotti dalla Ostim Technopark, hanno contribuito alla disfatta dell’esercito nazionale libico del maresciallo della CirenaicaKhalifa Haftar, distruggendo le sue speranze di conquistare Tripoli, a beneficio del Governo di unità nazionale della Tripolitania, Faïez Sarraj, supportato da Ankara.

A marzo dello stesso anno a Idlib, il Tb2 distrusse diversi sistemi di difesa aerea Pantsir di matrice russa, nonché armamenti e installazioni dell’esercito siriano fedele a Bashar Al-Assad, che, nonostante il supporto aereo russo, ha dovuto rimandare la riconquista dell’ultima roccaforte della ribellione, nel Nord-Est della Siria. Infine, nell’autunno del 2020, questi stessi Tb2 hanno permesso alle forze azere, supervisionate ed equipaggiate dall’alleato turco, di neutralizzare buona parte della difesa aerea, dell’artiglieria e degli armamenti armeni.

Un altro obiettivo delle strategie turche è quello di importare nel Mediterraneo crisi ad esso esterne, soprattutto dal Golfo Persico e dall’Asia, con nuovi attori finora ufficialmente marginali. Inoltre, le dinamiche politiche e religiose che orbitano attorno al movimento dei Fratelli Musulmani, oggi sostenuti chiaramente dalla Turchia alleata del Qatar, in contrapposizione frontale con l’Egitto alleato degli Emirati Arabi, pongono la Turchia nel ruolo di attore protagonista nel complesso panorama delle contrapposizioni sub confessionali tra wahhabiti salafiti.

Per concludere, le “guerre turche” non si esprimono solo sotto forma diciamo “convenzionale”, come descritto nelle aree di crisi citate, ma soprattutto dal punto di vista strategico, mirate a influire con il mercato, prodotto dalla tecnologia, dei droni in questo caso, sui negoziati internazionali nel quadro delle mai celate aspirazioni “neo-ottomane”.

19

Armenia: Corte costituzionale conferma validità risultato elezioni (Agenzia Nova 18.07.21)

Erevan, 18 lug 09:58 – (Agenzia Nova) – La Corte costituzionale dell’Armenia ha respinto i ricorsi presentati da quattro partiti politici per annullare i risultati delle ultime elezioni generali tenutesi a giugno. E’ quanto affermato dal presidente della Corte costituzionale armena, Arman Dilanyan. La Corte costituzionale dell’Armenia ha deciso di sostenere la validità della decisione della commissione elettorale centrale sui risultati delle elezioni del 20 giugno, che hanno visto la vittoria del partito guidato dal premier Nikol Pashinyan. “La decisione della Corte costituzionale è finale ed entra in vigore quando pubblicata”, ha precisato Dilanyan.
(Res)