ROMA: ANCHE CANTI E BALLI FOLKLORISTICI IN PIAZZA NELLA GIORNATA DELLA MEMORIA ARMENA (24 aprile 2016)

Comunicato Stampa: armeni e italiani in piazza il 24 aprile per ricordare il genocidio e sostenere il Nagorno Karabakh

 

Domenica 24 aprile, dalle 15, si svolgerà a Roma in piazza della Rotonda al Pantheon una manifestazione organizzata in concomitanza con la Giornata della memoria armena per ricordare l’anniversario del genocidio perpetrato dal governo turco ottomano nel 1915.

L’evento sarà anche occasione per invitare a sostenere la repubblica armena del Nagorno Karabakh (Artsakh) recentemente fatta oggetto di una aggressione militare da parte dell’Azerbaigian che ha causato centinaia di vittime.

Ai discorsi ufficiali si alterneranno balli e canti folkloristici del famoso corpo di danza armeno “Tatul Althunian ensemble” che in questi giorni è per la prima volta in tour in Italia; i suoni e le coreografie degli artisti armeni incarnano perfettamente la gioia del popolo armeno, la sua capacità di guardare oltre l’ostacolo, di superare le tante avversità che la storia ha purtroppo riservato ad esso. Ricordare il genocidio di un milione e mezzo di cristiani armeni nel 1915 attraverso la musica e il ballo, significa – nelle intenzioni dei promotori della manifestazione – superare la cultura del lutto, guardare avanti. Guardare oltre. Ma senza mai abbassare mai la guardia.

Oggi la sfida degli armeni è, infatti, quella di costruire un futuro sereno e prospero, l’obiettivo è quello di non dover più fare i conti con il negazionismo della Turchia la cui deriva autoritaria purtroppo è sotto gli occhi di tutti, come anche il parlamento europeo ha pochi giorni or sono riaffermato.

Il futuro degli armeni è salvaguardare la memoria del Grande Male, tutelare la repubblica di Armenia e difendere i confini della piccola repubblica del Nagorno Karabakh Artsakh.

L’evento è aperto alla partecipazione di tutti coloro che vorranno testimoniare solidarietà alla comunità armena.

La giornata del 24 aprile sarà aperta alle 9 con un incontro alla Casa della Memoria e della Storia al quale seguirà un “Atto di Commemorazione” alle ore 10 al Giardino del Genocidio Armeno a piazza Augusto Lorenzini per poi proseguire con la cerimonia religiosa alle 11.00 nella Chiesa armena di San Nicola da Tolentino e per finire tutti in Piazza al Pantheon.

 

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA

contatti: email@comunitaarmena.it

 


GLI APPUNTAMENTI

23 aprile, ore 18,30 –  Pontificio collegio armeno: veglia di commemorazione

24 aprile, ore 9Casa della Memoria (Trastevere): incontro rappresentanti “Consiglio per la comunità armena di Roma” con i partecipanti del “Trekking interreligioso”

24 aprile, ore 10Giardino “Del genocidio armeno” (piazza Lorenzini, Portuense): deposizione fiori sotto la targa alla presenza di autorità civili e religiose (Consiglio per la comunità armena di Roma)

24 aprile, ore 11 – Chiesa armena di san Nicola da Tolentino: santa messa di suffragio per le vittime del genocidio del 1915

24 aprile, ore 15 – Tutti in piazza al Pantheon

 

24 aprile

UFFICIALE: IL PAPA IN ARMENIA A GIUGNO (09.04.2016)

Accogliendo gli inviti di Sua Santità Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di tutti gli Armeni, delle autorità civili e della Chiesa Cattolica, Papa Francesco si recherà in Armenia dal 24 al 26 giugno prossimi. Lo riferisce la Sala Stampa vaticana.

Allo stesso tempo, accogliendo gli inviti di Sua Santità e Beatitudine Ilia II, Catholicos Patriarca di tutta la Georgia, e delle autorità civili e religiose della Georgia e dell’Azerbaigian, il Santo Padre completerà il suo viaggio apostolico nel Caucaso, visitando questi due Paesi dal 30 settembre al 2 ottobre.

fonte radio Vaticana

Ad Aprile la Tournée Italiana (6 tappe) del Gruppo di Ballo Folcloristico Armeno “TATUL ALTUNYAN”

COMUNICATO STAMPA – PREOCCUPAZIONE DEGLI ARMENI E CONDANNA PER L’AGGRESSIONE AZERA AL NAGORNO KARABAKH

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” esprime profonda preoccupazione per gli attacchi azeri di queste ultime ore al Nagorno Karabakh e nel condannare l’accaduto, chiede la massima attenzione delle istituzioni italiane e dei media affinché l’ennesima grave violazione azera del cessate-il-fuoco abbia immediato termine.

A partire dalla notte scorsa, su tutta la linea di contatto tra Azerbaigian e repubblica del Nagorno Karabakh, vi sono stati numerosi tentativi di penetrazione azera nel territorio armeno anche con utilizzo di carri armati, artiglieria pesante e mezzi aerei leggeri. Numerosi razzi BM 21 Grad sono stati lanciati su insediamenti abitativi prossimi alla linea di confine; queste criminali azioni hanno prodotto la morte di un bambino di dodici anni, il ferimento di altri due (di 15 e 16 anni) nonché di altri quattro adulti in altre villaggi del NK.

La tensione resta altissima e le autorità armene si sono appellate alla comunità internazionale affinché condanni in modo inequivocabile l’aggressione dell’Azerbaigian dietro la cui attività bellica si cela il tentativo di nascondere i gravissimi problemi di libertà e rispetto dei diritti umani del regime di Baku, sordo a tutti i recenti appelli della comunità internazionale e dei mediatori per una composizione pacifica  del contenzioso.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” auspica che anche l’Italia si unisca alla condanna di tale aggressioni che rischiano di far precipitare la regione in una guerra che oltre a causare immani distruzioni e migliaia di vittime avrebbe conseguenti pesantissime per il comparto energetico da cui l’Italia stessa dipende. Non sarà nascondendo la testa sotto la sabbia o parteggiando per l’Azerbaigian che si potrà evitare la distruzione delle pipe line in caso di conflitto globale.

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA

www.comunitaarmena.it

Roma, 2 aprile 2016

Il sito archeologico di Ererouyk in Armenia tra i 7 monumenti più a rischio d’Europa nel 2016

Clicca QUI e Sarica il video di presentazione dei sette siti selezionati

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Il sito archeologico di Ererouyk in Armenia tra i
7 monumenti più a rischio d’Europa nel 2016

L’Aia / Lussemburgo, 16 marzo 2016 – Il sito archeologico di Ererouyk e il villaggio di Anipemza in Armenia, la fortezza di Patarei Sea a Tallinn in Estonia, l’Aeroporto Helsinki-Malmi in Finlandia, il ponte girevole Colbert a Dieppe in Francia, il quartiere Kampos a Chios in Grecia, il Convento di Sant’Antonio da Padova in Estremadura in Spagna e l’antica città di Hasankeyf con i suoi dintorni in Turchia sono stati nominati come i 7 siti più in pericolo in Europa nel 2016. Europa Nostra, la principale organizzazione europea per il patrimonio culturale, e l’Istituto della Banca Europea per gli Investimenti (IBEI) lo hanno annunciato oggi nel corso di un evento pubblico organizzato presso l’Ateneo Veneto a Venezia, in Italia.

Queste gemme del patrimonio culturale europeo sono in serio pericolo a causa della mancanza di risorse o di adeguate competenze, alcuni di essi soffrono anche di abbandono o di una inadeguata pianificazione. Per questo si ritiene che sia necessario un intervento urgente. Saranno organizzate delle missioni di esperti presso i siti ed entro la fine dell’anno saranno redatti dei piani d’azione e di fattibilità. Il ‘7 Most Endangered’ gode del supporto del programma Creative Europe dell’Unione Europea, come parte del progetto ‘Mainstreaming Heritage’ realizzato dalla rete di Europa Nostra.

In aggiunta, Europa Nostra e l’Istituto della BEI, in seguito ad una forte raccomandazione da parte di un gruppo di esperti internazionali, ha deciso di mettere in evidenza un tesoro del patrimonio culturale in pericolo che riveste grandissima importanza per l’Europa e per il mondo: la Laguna di Venezia in Italia (vedi il comunicato stampa dedicato).

Il Maestro Plácido Domingo, Presidente di Europa Nostra, ha affermato: “questa lista porta attenzione a dei rari esempi del patrimonio culturale e naturale europeo che rischiano di essere perduti per sempre. Le comunità locali sono impegnate a tentare di salvare queste testimonianze della nostra storia comune ma necessitano di molto sostegno. Da parte di Europa Nostra, raccomando agli stakeholders di interesse nazionali ed europei sia pubblici che privati, di unire le forze per garantire un futuro promettente a questi siti. Salvare il nostro patrimonio culturale porta incommensurabili benefici sociali ed economici non solo alle regioni ed ai paesi coinvolti ma all’Europa nella sua interezza, come è stato sempre più spesso riconosciuto dalle istituzioni della UE ed è stato chiaramente dimostrato dal rapporto recentemente pubblicato dal titolo ‘Cultural Heritage Counts for Europe (il patrimonio culturale conta per l’Europa)’”.

In risposta all’annuncio dei ‘7 Most Endangered’ 2016, Tibor Navracsics, Commissario Europeo per l’Educazione, la Cultura, i Giovani e lo Sport, ha detto: “il nostro patrimonio culturale è parte integrante di ciò che siamo come persone. Non dobbiamo darlo per scontato. Al contrario, abbiamo bisogno di curarlo e proteggerlo per mantenerlo vivo. Questo è il motivo per cui la UE sta lavorando con regioni e città per aiutarle a conservare i loro siti storici. Il nostro scopo è quello di rendere le comunità locali capaci di scoprire e valorizzare il proprio patrimonio e dar loro un ruolo nel suo sviluppo e nella sua gestione. Questo è anche un modo eccezionale di tenere insieme le persone e di costruire delle società aperte e tolleranti, qualcosa che ora è più importante di quanto sia mai stato.”

“Un patrimonio culturale e naturale ben gestito può portare un contributo economico e sociale allo sviluppo regionale ed al rinnovamento urbano in tutta l’Europa. Per questo motivo l’Istituto della BEI e la Commissione Europea partecipano attivamente al programma dei ‚7 Most Endangered’, ha aggiunto Francisco de Paula Coelho, rettore dell’Istituto della BEI.”

Europa Nostra e L’Istituto della Banca Europea degli Investimenti, insieme con coloro che hanno sottoposto le candidature e con altri partners, visiteranno i 7 siti selezionati e incontreranno i principali stakeholders nei prossimi mesi. Esperti di patrimonio ed economisti forniranno assistenza tecnica, identificheranno possibili fonti di finanziamento e mobiliteranno un ampio supporto.

I 7 siti più a rischio del 2016 sono stati selezionati dal Consiglio di Europa Nostra tra i 14 siti selezionati da una giuria di esperti in storia, archeologia, architettura, conservazione, analisi dei progetti e finanza. Le candidature sono state presentate da organizzazioni non governative o da enti pubblici di tutta Europa che fanno parte della vasta rete di membri e organizzazioni associate di Europa Nostra.

Il programma ‘I 7 più a rischio’ è stato lanciato nel gennaio 2013 da Europa Nostra con l’Istituto della Banca Europea per gli investimenti in qualità di partner fondatore e dalla Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa come partner associato. Si è ispirato ad un progetto di successo gestito dalla US National Trust for Historic Preservation. ‘I 7 Most Endangered’ non è un programma di finanziamento. Il suo scopo è quello di fungere da catalizzatore per l’azione e di promuovere “la forza dell’esempio”.

La prima lista dei 7 siti più a rischio è stata presentata in giugno 2013 ad Atene, la seconda nel maggio 2014 a Vienna, durante i congressi sul Patrimonio Culturale organizzati da Europa Nostra nelle due città.

CONTATTI STAMPA
Europa Nostra
Joana Pinheiro, jp@europanostra.org
T. +3170 302 40 55; M. +316 34 36 59 85
Istituto Banca Europea degli Investimenti
Bruno Rossignol, bruno.rossignol@eib.org
T. +352 43 797 07 67; M. +352 62 134 58 62
CSDCA
Gaianè Casnati, gaiane.casnati@gmail.com
Ministry of Culture of Armenia
Alla Serobyan, info@mincult.am

MAGGIORI INFORMAZIONI

http://7mostendangered.eu/
twitter.com/europanostra

FOTO IN ALTA RISOLUZIONE

Il sito archeologico di Ererouyk e il villaggio di Ani Pemza, ARMENIA

Situato su un altopiano roccioso vicino al confine turco – armeno, Ererouyk é stato in passato uno dei più vasti ed importanti centri di culto della regione. La basilica a tre navate, edificata nel VI secolo, è fra i monumenti cristiani più antichi dell’Armenia e costituisce l’edificio più rilevante del complesso che comprendeva diversi edifici religiosi e un centro abitato. In epoca medievale Ererouyk era strettamente legata con l’antica capitale armena Ani, che si trova a pochi kilometri di distanza.

La copertura della basilica è crollata prima del XVIII secolo e l’edificio è stato fortemente danneggiato da diversi terremoti, compreso quello, violentissimo, del 1988. Nonostante negli ultimi vent’anni siano stati realizzati piccoli interventi conservativi di emergenza, la basilica, che si trova sulla lista provvisoria dei siti del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, rimane a forte rischio.

L’area archeologica che circonda la basilica, dove si trovano I resti di monumenti funerari, un ampio muro di cinta, una diga, un mausoleo, alcune costruzioni rupestri e numerosi frammenti di pietra finemente scolpita, rischia di essere perduta prima di poter essere debitamente studiata e documentata.

Il villaggio di Ani Pemza è situato a poche centinaia di metri da Ererouyk. Probabilmente progettato dal famoso architetto armeno Alexander Tamanyan e costruito nel 1926 per ospitare I lavoratori di un complesso industriale delle vicinanze, include 10 edifici per appartamenti, una scuola ed altri edifici pubblici. A partire dal 1994, con la chiusura della vicina cava, il villaggio è stato gradualmente abbandonato e gli edifici hanno iniziato a degradarsi.

La Repubblica d’Armenia, tramite il Ministero della Cultura, è il proprietario del sito archeologico di che è stato nominato per il programma ‘The 7 Most Endangered’ 2016 dal Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena (CSDCA) con sede in Italia. Tra I partners della campagna vi sono organizzazioni e istituzioni armene (Ministero della Cultura e Museo Regionale di Shirak), italiane (Politecnico di Milano), francesi (Laboratoire d’Archéologie Médiévale et Moderne en Méditerranée dell’Università di Aix en Provence) e americane (Global Heritage Fund).

Il CSDCA propone la realizzazione di un progetto multidisciplinare che permetta lo studio e la conservazione del sito archeologico e della basilica di Ererouyk e la sua valorizzazione ripristinando il legame con l’antica capitale Ani. Questo costituirebbe un passo importante verso la realizzazione di un Parco Archeologico transnazionale lungo il fiume Akhurian che potrebbe rivestire un ruolo significativo nel processo di riconciliazione tra Armenia e Turchia. Il villaggio di Ani Pemza, restaurato, potrebbe diventare un centro di turismo culturale e contribuire così alla rivitalizzazione socio economica dell’area.
Informazioni generali

Europa Nostra è la federazione paneuropea di organizzazioni a difesa del patrimonio, che è anche supportato da una vasta rete di enti pubblici, aziende private e singoli individui. Coprendo 40 paesi in Europa, l’organizzazione è la voce della società civile impegnata nella salvaguardia e promozione del patrimonio culturale e naturale in Europa. Fondata nel 1963, Europa Nostra è oggi riconosciuta come la rete più rappresentativa del patrimonio in Europa. Plácido Domingo, cantante lirico di fama mondiale e direttore d’orchestra, è il presidente dell’organizzazione. Europa Nostra organizza campagne per salvare monumenti, siti e paesaggi d’Europa in pericolo, in particolare attraverso il programma ‘I 7 più a rischio’. Europa Nostra celebra l’eccellenza attraverso il Premio dell’Unione europea per il Patrimonio Culturale / Europa Nostra Awards; contribuisce inoltre alla formulazione e l’attuazione delle strategie europee e delle politiche connesse al patrimonio, attraverso un dialogo strutturato con le istituzioni europee e il coordinamento del patrimonio europeo Alleanza 3.3. Nel 2014, l’organizzazione ha ricevuto una sovvenzione dell’UE dal programma Europa creativa per sostenere il programme triennale ‘mainstreaming Heritage’.

L’ Istituto della Banca europea per gli investimenti (EIBI) promuove iniziative europee per il bene comune. È stato creato come parte del Gruppo della Banca europea per gli investimenti nel gennaio 2012 per fungere da catalizzatore per le attività sociali, culturali, educative e di ricerca, orientate verso lo sviluppo economico e sociale in Europa. Informazioni dettagliate sulle attività dell’Istituto sono disponibili presso il suo sito web: http://institute.eib.org/

Europa Creativa è il nuovo programma dell’UE per sostenere i settori culturali e creativi, permettendo loro di aumentarne il contributo alla crescita e all’occupazione. Con un bilancio di 1,46 miliardi di euro per il 2014-2020, ‘Europa Creativa’ supporta le organizzazioni nel campo del patrimonio, arti dello spettacolo, belle arti, arti, editoria interdisciplinari, film, TV, musica, e video giochi e decine di migliaia di artisti, operatori culturali e audiovisivi. Il finanziamento permetterà loro di operare in tutta Europa, per raggiungere maggior pubblico e per sviluppare le competenze necessarie nell’era digitale.

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Corso estivo intensivo di lingua e cultura armena a Venezia (AGOSTO 2016)

Il corso estivo intensivo di Lingua e Cultura Armena, promosso dall’Associazione culturale Padus-Araxes, in collaborazione con lo “Studium Marcianum” di Venezia si svolgerà dall‘1 al 18 di agosto; gli esami avranno luogo il 19 agosto.

ARRIVI: 30 e 31 luglio; PARTENZE: 20 e 21 agosto.

Le domande di partecipazione devono essere indirizzate PERSONALMENTE e PER ISCRITTO, indicando un NUMERO DI TELEFONO e un indirizzo di POSTA ELETTRONICA. Il modulo da compilare si può scaricare dal sito www.padus-araxes.com, vedi Summer course / application form.

I candidati DEVONO essere maggiorenni.

Il corso è suddiviso in quattro livelli: dai principianti assoluti ai progrediti. Le lezioni si svolgono al mattino, dal lunedì al venerdì, per cinque ore di frequenza giornaliera. LA FREQUENZA è obbligatoria. Alle lezioni si affiancano varie iniziative culturali, tra cui la visita al monastero mechitarista di San Lazzaro e al quartiere armeno di Venezia, la partecipazione alla Festa dell’Assunta e della Benedizione dell’uva a San Lazzaro e conferenze di ambito armenistico tenute da docenti universitari e specialisti della materia.

Saranno anche offerti, con accesso libero e in orario pomeridiano, CORSI di DUDUK e DANZA ARMENA.

Il contributo per la partecipazione al Corso è di 750 € o l’equivalente in altre valute. Di questa somma 500 € DEVONO ESSERE VERSATI IN ANTICIPO, dopo aver ricevuto la lettera di accettazione, ENTRO IL 31 MARZO. Dopo questa data, l’acconto sarà di 550 € da versare entro l’ultima scadenza del 30 GIUGNO.

Il saldo DOVRA’ ESSERE VERSATO IL GIORNO DELL’ARRIVO, pena di non poter accedere all’alloggio. La somma versata NON SARA’ RESTITUITA per nessun motivo. Viene applicata una riduzione del 10% a coloro che hanno già seguito il corso, per almeno due estati, con buon risultato, e ai loro parenti prossimi (genitori, fratelli, marito, moglie). Gli assegni circolari, personali, o vaglia postali devono essere intestati esclusivamente ad ASSOCIAZIONE PADUS-ARAXES e indirizzati a:

 

Associazione Padus-Araxes – c/o Centro di Documentazione della Cultura Armena, Loggia del Temanza, Corte Zappa,

Dorsoduro 1602, I-30123 VENEZIA

 

Eventuali spese postali o commissioni bancarie saranno completamente a carico del partecipante.

Viene messo a disposizione dei corsisti un ALLOGGIO a Venezia, in centro storico, in una delle Case dello Studente. Il COSTO DEL SOGGIORNO per l’intera durata del corso, dal 30 luglio al 20 agosto incluso, è di 880 € per stanza singola e di 650 € per stanza doppia, entrambe con bagno. Non sono possibili conteggi giornalieri durante questo periodo. Coloro che desiderano arrivare prima o partire dopo le date fissate, devono provvedere personalmente a trovarsi una stanza per quei giorni. OGNI PASTO, presso la mensa universitaria o in un locale convenzionato, costerà circa 9 €, da pagare sul posto.

Per qualsiasi INFORMAZIONE, inviate un’e-mail a: daniela@padus-araxes.com, in cc: benedettacon@gmail.com.  Nei casi urgenti potete chiamare il lunedì e giovedì mattina, dalle 10.30 alle 13.00 il cellulare n° + 39.347.4562981 (Daniela) e nei giorni di martedì, mercoledì e venerdì, alla sera, dalle 20.00 alle 22.00 oppure il cellulare n° + 39.349.0986027 (Benedetta). In caso di assenza, lasciate un messaggio in segreteria, indicando nome e numero di telefono.

VENEZIA – dal 10 marzo al 12 maggio – II Seminario di Arte Armena

SEGNALAZIONE

Si segnala che a causa di un problema logistico gli incontri del II Seminario di Arte Armena si svolgeranno a partire dal 17 marzo nell’aula C  di Ca’ Bottacin, Dorsoduro 3911, Calle Crosera 3911, 30123 Venezia. La nuova sede del seminario si trova a circa cento metri da Ca’ Foscari ed è più vicina alla stazione e a Piazzale Roma della precedente.

L’ultimo incontro, il concerto di Ani Martirosyan si svolgerà invece al Collegio Armeno, come da programma.

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VENEZIA – dal 10 marzo al 12 maggio – II Seminario di Arte Armena

Scarica il programma

 

ROMA – 11 marzo 2016 – Il diritto alla Memoria l’autodeterminazione del popolo armeno…

CASA DELLA MEMORIA E DELLA STORIA
Via S. Francesco di Sales 5
11 marzo 2016 ore 17.00

IL DIRITTO ALLA MEMORIA
L’AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO ARMENO
TRA LOTTA E COSCIENZA NAZIONALE
relatori:
– dott. Emanuele Aliprandi direttore della rivista Akhtamar on line (Consiglio per la comunità armena di Roma)
– prof. Enrico Ferri professore di Filosofia del Diritto e di Storia dei Paesi islamici nell’Università Niccolò Cusano Roma
– arch. Garagin Gregorian (Karechin Cricorian) responsabile cultura Consiglio per la Comunità Armena di Roma

Riflessioni sul libro di Monte Melkonian “Right to struggle”

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La memoria del popolo armeno vista attraverso la lente di ingrandimento di alcuni passaggi storici: l’elaborazione interiore del lutto per il “Grande Male”, la (ri)scoperta di un diritto alla memoria, il processo di globalizzazione internazionale della questione, il negazionismo,  il progetto dello scontro come tentativo alternativo a un dialogo impossibile fino alla strenua difesa del territorio armeno.

Non un percorso didascalico sulla storia del genocidio armeno, ma il tentativo di capire come si sia sviluppata e rafforzata la memoria armena attraverso le generazioni.

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Locandina casa memoria 11.02.16

INVITO al IX Edizione del riconoscimento giornalistico “Hrant Dink”

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in collaborazione con

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Il Consiglio per la comunità armena di Roma

è lieto di invitare la S. V. alla celebrazione

della IX edizione del Riconoscimento giornalistico

“Hrant Dink “ per la libertà di informazione

che sarà conferito alle giornaliste

Franca Giansoldati e Anna Mazzone

Martedì 1 Marzo 2016 ore 17.00

Biblioteca Rispoli

p.zza Grazioli 4—Roma

 


 

Perché il riconoscimento “Hrant Dink”

L’idea di un premio giornalistico italiano intitolato ad “Hrant Dink” nasce all’indomani dell’uccisione ad Istambul (19 gennaio 2007) del giornalista armeno di cittadinanza turca.

Dink non era un rivoluzionario; era un uomo buono, mite, propenso al dialogo ed alla tolleranza.

Dalle pagine del suo giornale bilingue “Agos” si è sempre battuto per la conciliazione, cercando di avvicinare per quanto possibile, lui armeno e cittadino turco, i due popoli.

La sua unica colpa è stata quella di scrivere ciò che pensava anche se ben consapevole che quelle sue parole di speranza non erano gradite a chi dell’intolleranza faceva il proprio credo politico.

Un giornalista “scomodo” che ha pagato con la propria vita il coraggio di fare il suo mestiere.

Lui, già condannato ai sensi del famigerato art. 301 del codice penale turco, ha vissuto la propria passione lavorativa alla stessa stregua di tutti quei suoi colleghi che nel mondo rischiano la propria vita per fare ciò che altrove è considerata una tranquilla ed ambita professione.

Il riconoscimento giornalistico italiano “Hrant Dink” si propone dunque due obiettivi: ricordare la figura di questo giornalista e sottolineare la vitale importanza della libertà di informazione, collante fondamentale della società moderna.


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“Sono come un colombo che si guarda sempre intorno, incuriosito e impaurito.  Chissà quali ingiustizie mi troverò davanti.  Ma nel mio cuore impaurito di colombo so che la gente di questo paese non mi toccherà.  Perché qui non si fa male ai colombi.  I colombi vivono fra gli uomini. Impauriti come me, ma come me liberi.”  Hrant Dink.

Scarica invito in pdf

 

 

A proposito del dietrofront vaticano sulla questione del “Genocidio Armeno”

Abbiamo letto in questi giorni e continuiamo a leggere sia sulla stampa nazionale armena che quella italiana circa la notizia di un comunicato stampa con il quale il Vaticano avrebbe fatto dietrofront sulla questione armena ed avrebbe declassato il genocidio a “tragici eventi del 1915”.
Incuriositi della notizia siamo andati a verificare il contenuto del “comunicato” in questione ed abbiamo appurato che è stato diramato il 3 Febbraio u.s., a margine dell’udienza generale in San Pietro, in occasione della presentazione al Papa di una copia del volume “La Squadra Pontificia ai Dardanelli 1657 / İlk Çanakkale Zaferi 1657”, da parte dell’autore, Rinaldo Marmara.

Nel comunicato di cui sopra, oltre alla presentazione del volume si fa cenno all’importanza delle “ricerche erudite e dell’apertura degli archivi alle investigazioni storiche al servizio della verità…”.
Poi si aggiunge che “è stato notato e apprezzato il rinnovato impegno della Turchia a rendere i propri archivi disponibili agli storici e ai ricercatori delle parti interessate, con l’intenzione di arrivare congiuntamente ad una migliore comprensione degli eventi storici …. inclusi i tragici eventi del 1915”.
La stessa nota poi prosegue “La memoria della sofferenza e del dolore, sia del lontano passato che di quello più recente, come nel caso dell’assassinio di Taha Carım, Ambasciatore della Turchia presso la Santa Sede, nel giugno del 1977, per mano di un gruppo terroristico, ci esorta a riconoscere anche la sofferenza del presente e a condannare ogni atto di violenza e di terrorismo, che continua a causare vittime ancor oggi”.
La nota conclude definendo “particolarmente odiosa e offensiva” la violenza e il terrorismo “commesso in nome di Dio e della religione”.

A seguito di questa “nota” l’astuta diplomazia turca ha dichiarato che il Papa avrebbe fatto dietrofront ed avrebbe declassato il genocidio in “tragici eventi del 1915”, e soddisfatti del passo compiuto, il Ministro degli Esteri ha permesso all’Ambasciatore turco presso la Santa Sede di fare ritorno a Roma, dopo che era stato richiamato per protesta, lo scorso 12 aprile 2015.

A nostro modesto parere, il comunicato stilato in occasione di una semplice presentazione di un libro al Papa, non ha una connessione chiara con le dichiarazioni fatte dal Pontefice, lo scorso 12 aprile 2015, a seguito delle quali uno “tsunami” senza precedenti si abbatte contro la Turchia ed i suoi governanti. Uno tsunami che ancora oggi continua ad avere il suo effetto devastante sulla Turchia che oltre a non voler riconoscere la verità storica del suo passato, viene additata come complice dei gruppi armati dell’ISIS e delle nefandezze da questi compiute, incluse le distruzione dei luoghi di culto dei cristiani, la confisca dei loro beni e la persecuzione attuata nei loro confronti e nei confronti di altre minoranze etniche e religiose.

Alla luce di ciò, riconoscendo che la Santa Sede, per l’alta istituzione morale che rappresenta, non vuole innemicarsi nessuno e vuole intrattenere sani rapporti diplomatici con tutti, anche perché il suo ruolo, per dirla con il Papa, è quello di costruire ponti e non muri, appoggiamo pienamente quanto riportato nel comunicato di cui sopra.

Non vi è dubbio che le “ricerche erudite e l’apertura degli archivi alle investigazioni storiche al servizio della verità” siano di una grande importanza ed a tal fine apprezzeremmo anche noi “il rinnovato impegno della Turchia a rendere i propri archivi disponibili agli storici e ai ricercatori delle parti interessate” e di conseguenza condanniamo “ogni atto di violenza e di terrorismo, che continua a causare vittime ancor oggi” inclusi ovviamente ” la violenza e il terrorismo “commesso in nome di Dio e della religione”.

Altro che dietrofront, questa non è altro che un’altra mossa tattica della diplomazia turca ed una ricostruzione dei fatti studiata a tavolino, nella ricerca di arginare la grave situazione in cui versa la diplomazia turca che negli ultimi mesi sta perdendo colpi e terreno nel consenso internazionale e non sa più a cosa aggrapparsi per non vedersi sottrarre quel ruolo importante che il Sultano Erdogan vorrebbe ritagliarsi nello scacchiere mediorientale, ma che di giorno in giorno diventa sempre più faticoso e complicato.

Ora se la Turchia e la sua diplomazia si accontentano di una “nota” pubblicata a margine di un dono fatto al Papa, ne prendiamo atto.

Però permetterci di fare due precisazioni: quei “eventi tragici del 1915”, il Santo Padre, Papa Francesco, proprio per amore “della verità” e basandosi su documentazione storica inconfutabile, presente anche negli archivi storici vaticani, li ha chiamati per nome e li ha definiti “il primo genocidio del XX secolo”. Non lo ha fatto di nascosto, ma durante una celebrazione pubblica in Vaticano, trasmessa in mondovisione, da Lui stesso presieduta, in occasione del centenario del genocidio armeno ed in onore dei martiri armeni.

La seconda è che nello stesso momento in cui veniva diramato il “comunicato” di cui sopra, Papa Francesco, a termine dell’udienza generale del mercoledì, evocava il Santo del giorno, San Biagio, vescovo di Sebaste, definendolo “Martire dell’Armenia”, anche se oggi Sebaste (Sivas) è in territorio turco. Anche questo lo ha fatto in un contesto pubblico.

Altro che dietrofront. Ci viene da pensare: vuoi vedere che Papa Bergoglio, in barba alla real-politik, ha voluto ancora una volta sottolineare il suo amore per la verità ed la sua condanna ad ogni atto di violenza compiuto nei confronti di esseri innocenti?

Chi si accontenta gode, recita il detto. La Turchia si accontenta di una “nota diplomatica”.
Lo abbiamo detto: ne prendiamo atto.

Noi invece continueremo a difendere sempre la verità, costi quel che costi.