[Korazym.org/Blog dell’Editore, 17.09.2023 – Vik van Brantegem] – Con il blocco dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh «gli Azeri vogliono che moriamo per strada», è quello che gli Armeni – dichiarati da Ilham Aliyev “cittadini del Karabagh dell’Azerbajgian senza alcun diritto o garanzia di sicurezza particolare” – dicono sia un tentativo di Baku di costringerli alla sottomissione: pulizia etnica a tappe e genocidio al rallentatore.
«La mia passeggiata domenicale attraverso il viale principale di Stepanakert. Le persone raramente passano. Si sente parlare solo di cibo. Tutti hanno facce allarmate. Buona giornata» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh – Email).
Sono necessarie tre azioni immediate:
1. Sanzioni contro il regime autocratico azero e i suoi massimi rappresentanti, in testa il clan Aliyev (le cui massime ricchezze si trovano in Occidente), in quanto responsabili delle atrocità di massa in corso nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh.
2. Aperture immediato del Corridoio di Berdzor (Lachin) senza ostacoli per persone, veicoli umanitarie e private, merci umanitarie e commerciali. Ogni minuto conta visto la situazione umanitaria al collasso.
3. Riconoscimento al popolo armeno dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh del diritto all’autodeterminazione. La discriminazione per motivi raziali e l’oppressione sistematiche sottolineano l’urgenza di questo riconoscimento. Il riconoscimento dell’indipendenza della Repubblica di Artsakh da parte della comunità internazionale è essenziale per l’esercizio del diritto fondamentale degli armeni a vivere in pace nelle loro terre ancestrali.
Il Nagorno Karabakh Observer nel pomeriggio e in serata di ieri, ha informato, che l’esercito di difesa della Repubblica di Artsakh è stato messo in massima allerta, aggiungendo che non c’è nessuna indicazione diretta dello scoppio imminente di una guerra, solo le normali segnalazioni di violazione del cessate il fuoco da parte dell’Azerbajgian, che sono diventate la nuova norma. Poi ha riferito di rapporti non ufficiali secondo cui l’Azerbajgian sta concentrando delle truppe lungo la linea di contatto con il Nagorno-Karabakh nella regione di Martakert. Inoltre, ha riferito di segnalazioni di camion dell’esercito di difesa della Repubblica di Artsakh in movimento da/per Stepanakert ad Askeran, vicino alla linea di contatto a est, lungo la strada che porta ad Akna (Aghdam), al centro dell’attenzione nei giorni scorsi come “rotta alternativa alla strada Lachin”.
Jean-Christophe Buisson, il Vice Direttore de Le Figaro Magazine, in un post su Twitter scrive: «Confusione sulla situazione a #Martakert nell’#Artsakh. Voci di bombardamenti azeri sugli Armeni smentite dal sindaco, che però sottolinea come gli Azeri abbiano concentrato nelle vicinanze molto equipaggiamento militare negli ultimi giorni. La tensione è quindi reale. Anche la nostra attenzione».
Il Centro di informazione della Repubblica di Artsakh alle ore 22.22 ha pubblicato un post sulla sua pagina Facebook, con il seguente messaggio del servizio stampa del Ministero della Difesa: «Relativamente ai movimenti e agli accumuli effettuati dalle forze armate azerbajgiane, in Artsakh è stato osservato una stato di allarme nella popolazione della Repubblica. A questo proposito, vi informiamo che la Repubblica di Artsakh segue la situazione 24 ore su 24 e informa immediatamente il pubblico in caso di sviluppi significativi. La diffusione di informazioni non verificate nella situazione attuale non contribuisce in alcun modo alla difesa del nostro Paese. Da notare anche che i servizi speciali nemici sono attivi nel fomentare situazioni di panico. Vi invitiamo a seguire le notizie ufficiali».
Il Centro di informazione della Repubblica di Artsakh alle ore 22.43 pubblicato sulla sua pagina Facebook il seguente post: «Cari compagni compatrioti, in caso di cambiamento nella situazione sulla linea di contatto, il servizio stampa del Ministero della Difesa informerà immediatamente il pubblico. Esortiamo a non parlare di sicurezza e questioni militari nei social network e nelle conversazioni telefoniche, in quanto si ciò potrebbe danneggiare la difesa della Repubblica di Artsakh. Vi esortiamo a mostrare moderazione e di seguire solo le notizie ufficiali».
Ani Badalyan, Portavoce del Ministero degli Esteri dell’Armenia in un post su Twitter ha affermato: «Apprezzate le dichiarazioni chiare e mirate espresse durante l’audizione “Valutazione della crisi nel Nagorno-Karabakh” [al Senato] negli Stati Uniti [QUI], sul contenimento dell’escalation della situazione nel Caucaso meridionale, sulla prevenzione della pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh, sottolineando che il Corridoio di Lachin dovrebbe essere sbloccato e che i diritti e la sicurezza della popolazione armena dovrebbero essere affrontati. I rispettivi passaggi, un forte coinvolgimento internazionale e l’implementazione sono fondamentali».
Il 16 settembre, 8 pazienti del Centro Medico Repubblicano della Repubblica di Artsakh, insieme ai loro accompagnatori, sono stati trasferiti nei centri medici specializzati della Repubblica di Armenia con la mediazione e l’accompagnamento del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Lo riferisce il Ministero della Salute della Repubblica di Artsakh, aggiungendo che 18 bambini sono attualmente ricoverati nell’unità medica Arevik, di cu 3 nel reparto neonatale e di rianimazione. 72 pazienti sono ricoverati presso il Centro Medico Repubblicano, di cui 6 pazienti nel reparto di terapia intensiva, 4 dei quali in condizioni critiche.
Dal canale Telegram delle forze di mantenimento della pace russe in Nagorno-Karabakh, 14 settembre 2023, inusualmente chiaro e schietta, riferendo come stanno le cose senza parafrasi fumose diplomatiche:
«Il Ministro della Difesa armeno ha discusso con il comandante in capo delle forze di terra delle forze armate russe e il nuovo comandante del contingente di mantenimento della pace russo la situazione nella regione.
Il 14 settembre 2023, il Ministro della Difesa della Repubblica di Armenia, Suren Papikyan, ha ricevuto il comandante in capo delle forze di terra russe, il Generale dell’esercito Oleg Salyukov, e il nuovo comandante del contingente di mantenimento della pace della Federazione Russa nel Nagorno-Karabakh, il Maggiore generale Kirill Kulakov. Il Ministro della Difesa ha salutato il comandante del contingente di mantenimento della pace e gli ha augurato successo nella missione di mantenimento della pace.
Le parti hanno discusso della situazione al confine armeno-azerbajgiano e nell’area di responsabilità delle forze di mantenimento della pace. È stata inoltre sollevata la questione di aumentare l’efficacia della missione del contingente di mantenimento della pace.
Il Ministro della Difesa ha presentato i dati sui movimenti e le concentrazioni delle forze armate azere lungo i confini, sulle provocazioni, sulle sparatorie e sulla diffusione della disinformazione. Ha inoltre sottolineato la necessità di una rigorosa attuazione di tutti i punti della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 e l’importanza degli sforzi volti a sbloccare rapidamente il Corridoio di Lachin».
Dal canale Telegram delle forze di mantenimento della pace russe in Nagorno-Karabakh, 16 settembre 2023
«Il 16 settembre 2023, 80 persone hanno lasciato il Karabakh per l’Armenia attraverso il Corridoio di Lachin.
I residenti dell’Armenia e del Nagorno-Karabakh si sono rivolti al punto di accoglienza dei cittadini del contingente di mantenimento della pace russo in Karabakh: studenti di università armene e straniere, nonché specialisti e lavoratori che, a causa del blocco da parte dell’Azerbajgian, hanno perso il lavoro e non potevano ritornare al loro luogo di residenza permanente.
I rappresentanti del contingente della mantenimento della pace russo in Nagorno-Karabakh hanno organizzato il trasporto e la scorta di queste persone attraverso il Corridoio di Lachin, hanno monitorato il loro passaggio attraverso il punto di controllo di frontiera sul lato azerbajgiano, hanno aiutato a caricare e consegnare i bagagli e hanno offerto l’opportunità di viaggiare su comodi autobus».
Ovviamente, come di consueto l’operazione è stato filmato come un reality show dai media statali azeri, con le solite interviste, e riportato da Adnan Huseyn («Circa 80 persone di nazionalità armena hanno attraversato oggi liberamente il valico di frontiera di Lachin in direzione di Khankendi-Gorus. Alcuni avevano cittadinanza e passaporti russi. Dopo un controllo documentale è stato garantito il loro regolare movimento»), il tutto rilanciato dai troll azeri, come prova che “non c’è un #ArtsakhBlockade” e “la strada Khankendi-Goris è aperta”.
Il movimento pubblico Fronte per la Sicurezza e lo Sviluppo dell’Artsakh ha rilasciato una dichiarazione riguardante la distribuzione di pacchi alimentari – come si nota dalle foto con prodotti di fabbricazione russa – per le donne incinte. Secondo la dichiarazione, le donne incinte registrate presso l’Associazione medica regionale di Martuni hanno diritto a ricevere pacchi alimentari ipercalorici appositamente progettati per le donne incinte distribuiti dal Fronte per la Sicurezza e lo Sviluppo dell’Artsakh. Per ottenere questi pacchi il destinatario o un suo familiare è pregato a presentare un documento di riconoscimento valido a nome del destinatario.
Il Comitato esecutivo del Consiglio del Fronte per la Sicurezza e lo Sviluppo dell’Artsakh è coordinato da Ruben Vardanyan, già Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh.
Arshak Abrahamyan, membro del movimento pubblico Fronte per la Sicurezza e lo Sviluppo dell’Artsakh, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook le foto di quelle che sembrano dei piccoli panini, che è riuscito ad acquistare venerdì 15 settembre dopo aver fatto la fila per il pane per diverse ore: «A Stepanakert, questi sono considerati pirozhki [in riferimento ai fagottini ripieni tipici della tradizione culinaria russa, in questo caso senza un ripieno] e vengono venduti a 200 dram al pezzo. Ieri sono stato in fila per tutta la notte e poiché avevano assegnato meno farina al panificio, avevano deciso di preparare almeno “pirozhki”. Li ho presi da loro».
«Stamattina ho camminato per 3 km per arrivare al mercato sperando di trovare carne, verdura o frutta venduta dagli abitanti dei villaggi. Non c’era niente, tranne alcuni sottaceti, erbe e zucche, che sono di stagione» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance nel Nagorno-Karabakh assediato). Ecco, che mercato ricco provvisto di tutto, manca solo una torta per organizzare un fantastico matrimonio appositamente per il rappresentante dell’Azerbaigian all’ONU o per i troll azeri a cui piace postare filmati di grassi ospiti Armeni che ballano durante una festa di matrimonio (peccato che non fanno vedere tutto questo magnifico cibo che è disponibile in Karabagh in Azerbajgian a prova che il #ArtsakhBlockade è inventato dai criminali separatisti di Khankendi).
Chi avrebbe fornito tutti questi prodotti che nelle foto si vedono esposti sulle bancarelle del mercato: Azeri, alieni o altri bravi ragazzi pieni di umanesimo con la casacca della Mezzaluna azera, riciclati eco-attivisti del blocco del Corridoio di Lachin?
Il HALO Trust, una delle due ONG internazionali (con il Comitato Internazionale della Croce Rossa) ancora operative nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh, riferisce della situazione sul campo [QUI].
HALO sta implementando un programma di assistenza finanziaria rivolto ai membri vulnerabili della comunità, come le donne incinte e gli anziani, i cui redditi sono stati drasticamente colpiti dagli effetti della carenza di beni e non possono più permettersi il poco cibo disponibile.
Nonostante queste sfide, HALO ha continuato il suo lavoro salvavita. Con la sospensione anche del razionamento del carburante, l’attenzione si è spostata sui compiti nelle vicinanze di Stepanakert per preservare questa risorsa limitata. HALO rimane impegnata a schierare le sue squadre di sgombero delle mine per eliminare la minaccia di contaminazione mortale nella regione. Attraverso questi sforzi, continua a migliorare la vita delle famiglie e dei bambini nel Nagorno-Karabakh, consentendo loro di vivere liberamente senza paura, curare in sicurezza i loro giardini e sostenersi durante il periodo di carestia.
Dal 2000, HALO ha ripulito quasi 500 campi minati nel Nagorno-Karabakh, rendendo il territorio sicuro e trasformando la vita della popolazione. I volontari di HALO visitano scuole e comunità per insegnare alle persone, soprattutto ai bambini, come rimanere al sicuro finché tutte le mine non saranno scomparse.
Ma le mine antiuomo non sono l’unica sfida. Il 27 settembre 2020, nel Nagorno Karabakh sono scoppiati i peggiori combattimenti degli ultimi decenni, con molte famiglie costrette a fuggire dalle proprie case. Il 9 novembre 2020 è stato concordato un cessate il fuoco, ma le case, le strade e i giardini sono rimasti disseminati di esplosivi. L’attenzione di HALO ora in Karabakh è sulla rimozione di munizioni a grappolo e altri ordigni inesplosi da centri abitati chiave come Stepanakert, Martakert e Martuni. Ciò garantirà la sicurezza della popolazione rimanente e delle famiglie sfollate che fanno ritorno nelle loro case.
Segnaliamo
– Perché questo blocco porta alla fame e alla minaccia di guerra di Iris de Graaf – NOS, 16 settembre 2023 [QUI]https://nos.nl/video/2490638-waarom-deze-wegblokkade-tot-honger-en-oorlogsdreiging-leidt: «Il Nagorno-Karabakh è tagliato fuori dal mondo esterno da nove mesi. L’unica strada di accesso alla regione armena dell’Azerbaigian è bloccata, provocando una crisi umanitaria. La NOS [la più grande televisione dei Paesi Bassi] è andata a vedere il Corridoio di Lachin bloccato per riferire sulla situazione attuale. La corrispondente Iris de Graaf spiega come è nata la situazione».
ARTSAKH-29072023_06 NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]http://www.korazym.org/83192/indice-artsakhblockade-in-aggiornamento/
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-17 18:21:472023-09-19 18:22:24280° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Sottomettere gli Armeni con l’arma della fame in modo che, se e quando il Corridoio di Lachin riaprirà, se ne vadano (Korazym 17.09.23)
La firma dell’accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian entro la fine dell’anno è possibile, ha dichiarato in un briefing il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, aggiungendo che Erevan sta adottando tutte le misure necessarie a tal fine.
“La grave crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh influisce ovviamente sul processo di pace. Dedichiamo molto tempo alla chiusura del corridoio Lachin [da parte dell’Azerbaigian] e alla crisi umanitaria nel Nagorno-Karabakh. Questa energia e tempo dovrebbero essere spesi per affrontare l’accordo di pace . Ritengo sempre possibile firmare un accordo di pace entro la fine dell’anno poiché ho accettato l’obbligo di firmare tale accordo. Sì, crediamo che la firma sia possibile entro la fine dell’anno”, ha affermato.
Il 13 settembre il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha ufficialmente riconosciuto che il suo Paese riconosce la regione contesa del Nagorno-Karabakh come parte del territorio sovrano dell’Azerbaigian. La sua dichiarazione è arrivata in risposta alle osservazioni di Putin che ha espresso limitazioni al coinvolgimento della Russia nel Nagorno-Karabakh in seguito al riconoscimento pubblico da parte dell’Armenia della rivendicazione dell’Azerbaigian sulla regione a maggioranza armena.
Il conflitto tra Armenia e Azerbaigian per la regione montuosa del Nagorno-Karabakh, un territorio conteso che faceva parte dell’Azerbaigian prima della disgregazione dell’Unione Sovietica, ma che era popolato principalmente da armeni, scoppiò nel febbraio 1988 dopo la guerra del Nagorno-Karabakh. La Regione Autonoma del Karabakh ha annunciato il suo ritiro dalla Repubblica Socialista Sovietica dell’Azerbaigian. Nuovi scontri sono scoppiati il 27 settembre 2020, con intense battaglie che hanno infuriato nella regione contesa.
9 novembre 2020, il presidente russo Vladimir Putin, il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan hanno firmato una dichiarazione congiunta su un cessate il fuoco completo nel Nagorno-Karabakh. Secondo il documento, l’Azerbaigian e l’Armenia hanno mantenuto le posizioni che avevano, mentre alcuni distretti sono stati consegnati a Baku e le forze di pace russe sono state schierate lungo la linea di contatto e lungo il corridoio Lachin.
L’anno scorso, l’Azerbaigian e l’Armenia hanno avviato i colloqui per un trattato di pace, in cui la questione della demarcazione della linea di confine comune è diventata uno dei seri ostacoli. Pashinyan e Aliyev hanno avuto diversi incontri personali attraverso la mediazione della Russia e dell’UE.
Le parti si scambiano regolarmente nuove proposte e commenti sulla bozza di accordo di pace, anche se occasionalmente si verificano sparatorie al confine, in cui Baku e Yerevan si incolpano a vicenda.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-17 18:19:142023-09-19 18:20:27Azerbaigian e Armenia: firma della pace entro fine anno (Osservatoriosullalegalita 17.09.23)
Le tensioni in Artsakh – Nagorno Karabakh sono tutt’altro che risolte. Su Internet circolano filmati del blocco del contingente russo di mantenimento della pace. Il fatto è che l’evento si è verificato un mese fa a Khojaly. L’11 settembre, dall’Azerbaigian, le forze di pace russe hanno consegnato aiuti umanitari all’Artsakh. Prima di ciò, gli azeri, sotto le spoglie della Mezzaluna Rossa, hanno cercato di costringere gli armeni del Nagorno-Karabakh ad aprire la strada mentre tengono chiuso il corridoio di Lachin sul lato armeno.
I russi hanno concordato con gli azeri che avrebbero guidato un’auto attraverso Aghdam, dopodiché avrebbero dovuto sbloccare il corridoio Lachin entro 24 ore e lasciar passare la Croce Rossa armena, le organizzazioni umanitarie russe e armene nell’Artsakh. Ma Baku ha un’opinione diversa: non esiste un corridoio aperto dall’Azerbaigian – non si può parlare di consentire il passaggio delle merci attraverso Lachin. Nel frattempo essendo Lachin l’unico corridoio percorribile per far arrivare il cibo in Nagorno Karabakh la gente muore letteralmente di fame.
Nikol Pashinyan da tempo ha dimostrato di non fidarsi di di Vladimir Putin, e ha chiesto l’intervento di Francia e Stati Uniti, che non si sono tirati indietro soprattutto in funzione anti russa.
L’ambasciata americana a Yerevan ha annunciato il 14 settembre l’arrivo in Armenia del comandante della 10a divisione di fanteria da montagna dell’esercito americano, il generale Gregory Anderson e il Vice Capo di Stato Maggiore del Comando USA in Europa e Africa Patrick Ellis. Il 15 settembre si sono uniti all’ambasciatrice americana Christina Quinn e osserveranno lo stato di avanzamento dell’esercitazione congiunta del personale militare americano e armeno Eagle Partner-2023, che si svolge dall’11 settembre con la partecipazione della 12a brigata di peacekeeping delle forze armate armene.
L’arrivo del comandante di una delle unità d’élite delle forze armate statunitensi, che ha partecipato a numerose guerre e conflitti, è in una certa misura simbolico. E Patrick Ellis è già stato in Armenia quest’anno: all’inizio di aprile, nell’ambito di una visita di lavoro, Ellis ha incontrato i rappresentanti del ministero della Difesa armeno e ha visitato il centro di addestramento Zar. L’arrivo di due generali di alto rango testimonia la priorità della Transcaucasia nella politica estera della Casa Bianca.
Per tutta la giornata del 14 e del 15 settembre Armenia e Azerbaijan si sono difesi sui media dalle reciproche accuse: «Il messaggio del Ministero della Difesa azerbaigiano secondo cui unità dell’Esercito di Difesa dell’Artsakh hanno svolto lavori di ingegneria nella regione di Askeran il 14 settembre alle 19:05-19:25 è disinformazione», riferisce il Ministero della Difesa dell’Artsakh.
Il 14 settembre, intorno alle 22:30, unità delle forze armate azere hanno aperto il fuoco con armi leggere contro posizioni armene situate nella zona di Verin Shorzha (regione di Gegharkunik), riferisce il ministero della Difesa armeno. Gli azeri negano.
Il Dipartimento di Stato americano ha dichiarato che non tollererà alcun attacco contro la popolazione dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh). «Grazie alla collaborazione con partner internazionali è stato possibile consentire l’ingresso del primo camion nel Nagorno-Karabakh. Il mezzo era russo, secondo l’accordo, il traffico lungo il corridoio Lachin dovrebbe essere ripristinato. Siamo tutti lieti che un camion sia passato per Agdam, ma questo non basta. Il corridoio Lachin deve essere aperto. Questo non è negoziabile. Il corridoio Lachin deve essere aperto adesso, non più tardi, ma per ora non dovrebbero esserci ritardi in questa materia. Non tollereremo alcuna azione militare o attacco contro la popolazione del Nagorno-Karabakh, questo è assolutamente chiaro. La guerra tra Armenia e Azerbaigian non è finita, il che rende urgenti i nostri sforzi per stabilire una pace duratura e dignitosa»; lo ha affermato il 14 settembre, durante un’audizione sulla situazione nel Nagorno-Karabakh presso la commissione per le relazioni estere del Senato americano, il sottosegretario di Stato americano per gli affari europei ed eurasiatici, Yuri Kim. Il camion di cui si parla è lo stesso di cui parlano i russi.
Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Samvel Shahramanyan ha convocato il 15 settembre una riunione di lavoro. L’ordine del giorno dell’incontro era la situazione che si era sviluppata nella repubblica a seguito del blocco totale dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian e i meccanismi per superarla. Sono state discusse anche questioni relative alla soluzione dei problemi alimentari della popolazione, al prezzo dei prodotti agricoli, alla distribuzione dei prodotti essenziali e ad altri problemi urgenti. Il presidente Shahramanyan ha osservato che il governo dovrebbe adottare misure tempestive per centralizzare le risorse alimentari nella repubblica e organizzare il processo di fornitura alla popolazione di prodotti vitali attraverso il sistema dei coupon.
Durante l’incontro il Presidente ha toccato anche la questione del movimento dei civili dall’Artsakh alla Repubblica d’Armenia, accompagnati dalle forze di pace russe e dal Comitato internazionale della Croce Rossa. Samvel Shahramanyan ha osservato che questo processo deve essere portato avanti in condizioni di stretto controllo, in modo trasparente e in conformità con le procedure esistenti. In questo contesto, il Capo dello Stato ha sottolineato la necessità di creare gruppi di lavoro locali. Il Presidente ha impartito specifiche istruzioni ai vertici delle autorità competenti sull’ordine del giorno della riunione.
Sempre il 15 di settembre sulla social sfera armena si legge: «Cittadini armeni hanno consegnato aiuti umanitari alla 102esima base militare russa a Gyumri. Ricordiamo che da 9 mesi la Russia non adempie ai propri obblighi e, in particolare, in collusione con l’Azerbaigian, mantiene chiuso il corridoio Berdzor (Lachin)».
Anna Lotti
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-17 17:50:072023-09-19 17:52:36NAGORNO KARABAKH. Artsakh alla fame. Gli Azeri dicono no all’apertura di Lachin (Agc News 17.09.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 16.09.2023 – Vik van Brantegem] – «Voglio essere chiaro su una questione cruciale: gli Stati Uniti non tollereranno alcuna azione o sforzo, né a breve né a lungo termine, per la pulizia etnica o per commettere altre atrocità contro la popolazione armena del Nagorno-Karabakh. L’attuale situazione umanitaria non è accettabile», ha dichiarato Yuri Kim, Vice Segretario ad interim per gli Affari Europei ed Eurasiatici del Dipartimento di Stato americano, durante l’audizione sull’Artsakh/Nagorno-Karabakh della Commissione per le Relazioni Estere del Senato degli Stati Uniti.
«Nel contesto di qualsiasi discussione di pace, abbiamo chiarito che i diritti e la sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh devono essere protetti. Questo è un elemento essenziale di qualsiasi accordo di pace duraturo e dignitoso. L’Azerbajgian deve fornire garanzie verificabili a livello internazionale sul rispetto dei loro diritti e sulla capacità di rimanere nelle proprie case e vivere senza paura», ha affermato Yuri Kim.
Yuri Kim ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno lavorato intensamente negli ultimi mesi per affrontare il deterioramento della situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh: «Abbiamo costantemente affermato che il Corridoio [di Berdzor (Lachin)] deve essere aperto al traffico commerciale, umanitario e privato. Abbiamo trasmesso questo messaggio sia pubblicamente che privatamente a tutti i livelli del governo dell’Azerbajgian in numerose occasioni».
Di seguito riportiamo nella nostra traduzione italiana dall’inglese la trascrizione completa della testimonianza di Kim durante l’audizione alla Commissione del Senato:
«Grazie per il vostro invito a parlare con voi oggi degli sforzi del governo nel Caucaso meridionale, in particolare rispetto alla situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh. Apprezzo l’opportunità di aggiornarvi sul nostro lavoro e di ascoltare il vostro punto di vista su queste questioni urgenti. Abbiamo lavorato intensamente negli ultimi mesi per affrontare il deterioramento della situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh. Siamo profondamente preoccupati per la continua chiusura del Corridoio di Lachin e per l’impatto che questa chiusura sta avendo sui residenti del Nagorno-Karabakh. Voglio chiarire che consideriamo lo status quo del tutto inaccettabile. Non smetteremo di lavorare finché non avremo una soluzione. Abbiamo costantemente affermato che il corridoio deve essere aperto al traffico commerciale, umanitario e privato. Abbiamo trasmesso questo messaggio sia pubblicamente che privatamente a tutti i livelli del governo dell’Azerbajgian in numerose occasioni. L’accesso al cibo, alle medicine, al latte artificiale e all’energia non dovrebbe mai essere tenuto in ostaggio. Il Segretario Blinken, il Consigliere senior per i negoziati sul Caucaso, Louis Bono, i colleghi dell’USAID e molti altri, me compreso, sono stati intensamente impegnati su questo tema con un’ampia gamma di contatti a tutti i livelli per premere per l’apertura immediata e simultanea del Corridoio di Lachin così come altre rotte verso il traffico umanitario, commerciale e privato per consentire il passaggio delle forniture umanitarie urgentemente necessarie. Abbiamo accolto con favore la notizia che il 12 settembre una spedizione che trasportava circa 20 tonnellate di forniture umanitarie è passata attraverso la rotta di Aghdam nel Nagorno-Karabakh. Ulteriori aiuti umanitari da parte del Comitato Internazionale della Croce Rossa sono posizionati da settimane appena fuori dai checkpoint di Lachin e Aghdam. Il Consigliere senior Bono è ancora una volta nella regione per fare pressione affinché queste forniture siano autorizzate immediatamente e simultaneamente nel Nagorno-Karabakh. Il Presidente Aliyev e i rappresentanti del Nagorno-Karabakh hanno dichiarato pubblicamente di aver accettato questo accordo. Non dovrebbero esserci ulteriori ritardi nell’attuazione di questo accordo. È essenziale che queste forniture – pronte a partire da settimane – vengano consegnate subito alla popolazione del Nagorno-Karabakh. È inoltre essenziale raggiungere un accordo più sostenibile per gli uomini, le donne e i bambini del Nagorno-Karabakh. In questo contesto, esortiamo il governo dell’Azerbajgian a ripristinare il libero transito delle merci commerciali, umanitario e persone sia in entrata che in uscita dal Corridoio di Lachin in tempi rapidi, pur riconoscendo l’importanza di rotte aggiuntive. Una delle tante sfide per trovare una soluzione è la profonda sfiducia nella regione dopo decenni di conflitto e instabilità. Dobbiamo continuare a incoraggiare tutte le parti a lavorare in modo costruttivo e a incoraggiare coloro che vivono nel Nagorno-Karabakh ad accettare assistenza umanitaria da fonti internazionali affidabili come il Comitato Internazionale della Croce Rossa. Qualunque sia il compromesso che alla fine verrà raggiunto, l’unica strada da percorrere è attraverso il dialogo e il compromesso per costruire la fiducia. Occorre affrontare le cause profonde dell’instabilità e dei conflitti che affliggono questa regione da così tanto tempo. Il governo continua a credere che la pace nel Caucaso meridionale abbia il potenziale per trasformare la regione e promuovere gli interessi degli Stati Uniti. Ora abbiamo un’opportunità strategica per combattere l’influenza maligna nella regione da parte di attori come Russia, Cina e Iran, raggiungendo una pace duratura che espanderà la nostra cooperazione economica e di sicurezza bilaterale e fornirà una maggiore sicurezza energetica ai partner e agli alleati europei. Il Segretario Blinken ha ospitato tre cicli di negoziati di pace con i Ministri degli Esteri di Armenia e Azerbajgian dallo scorso novembre, e la sua leadership ha dato risultati. Le parti hanno fatto progressi verso un accordo di pace che potrebbe stabilizzare la regione. Le commissioni di confine dell’Armenia e dell’Azerbajgian hanno avviato le discussioni sulla complicata questione della delimitazione del confine. Continueremo a sostenere i progressi verso un accordo di pace tra le parti. Il progresso non avverrà né facilmente né rapidamente, ma siamo determinati a fare tutto il possibile per sostenere una pace dignitosa e duratura – un obiettivo che è imperativo nel più ampio contesto regionale. Abbiamo investito in questo sforzo perché crediamo che la pace tra Armenia e Azerbajgian porterebbe benefici a cascata per la regione, nell’interesse della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Una pace dignitosa e duratura potrebbe facilitare la sicurezza energetica regionale e potenziare i collegamenti di trasporto regionali, migliorando a sua volta le prospettive economiche di tutti i Paesi della regione e migliorando la vita di milioni di persone. Gli Stati Uniti potrebbero aumentare la cooperazione in materia di sicurezza nella regione e rafforzare la fiducia e la capacità di ciascun Paese di preservare e proteggere la propria sovranità e indipendenza. Nel contesto di qualsiasi discussione di pace, abbiamo chiarito che i diritti e la sicurezza degli armeni del Nagorno-Karabakh devono essere tutelati. Questo è un elemento essenziale di qualsiasi accordo di pace duraturo e dignitoso. L’Azerbajgian deve fornire garanzie verificabili a livello internazionale sul rispetto dei loro diritti e sulla capacità di rimanere nelle proprie case e vivere senza paura. In conclusione, voglio essere chiaro su una questione cruciale: gli Stati Uniti non tollereranno alcuna azione o sforzo – a breve o lungo termine – per la pulizia etnica o per commettere altre atrocità contro la popolazione armena del Nagorno-Karabakh. L’attuale situazione umanitaria non è accettabile. L’accesso umanitario attraverso il Corridoio di Lachin e altre rotte deve essere reso disponibile ora. Abbiamo anche ampiamente chiarito che l’uso della forza non è accettabile. Diamo a questa Commissione la nostra garanzia che questi principi continueranno a guidare i nostri sforzi in questa regione. Grazie ancora per l’opportunità di discutere le nostre priorità e i nostri sforzi per contribuire a costruire una pace giusta e duratura nel Caucaso meridionale».
«Gli USA hanno annunciato la linea rossa che l’Azerbajgian non deve oltrepassare. Gli USA hanno inviato un messaggio restrittivo all’Azerbajgian, che sta pianificando una guerra contro l’Armenia e il Nagorno-Karabakh e sottoponendo gli Armeni alla pulizia etnica. È estremamente importante che gli Stati Uniti facciano pubblicamente tale dichiarazione. Ciò impedisce, almeno nel breve termine, una nuova guerra su vasta scala pianificata da Aliyev. Ciò significa che l’Azerbajgian potrebbe essere sottoposto a gravi pressioni e sanzioni se iniziasse una guerra contro il Nagorno-Karabakh.
A differenza della Russia, gli Stati Uniti non hanno una presenza militare nel Nagorno-Karabakh, ma sono in grado di imporre sanzioni schiaccianti contro Aliyev se iniziasse una guerra. Gli Stati Uniti hanno precedentemente imposto una serie di sanzioni contro dittatori sanguinari che hanno compiuto massacri, genocidi e pulizia etnica contro i membri delle minoranze etniche nel loro Paese. Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro il Presidente del Sudan, Omar al-Bashir, incriminato dalla Corte Penale Internazionale per genocidio e crimini di guerra contro la popolazione del Darfur. Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni contro il Presidente della Siria, Bashar al-Assad, accusato di usare armi chimiche contro il suo stesso popolo e di reprimere brutalmente il dissenso. Gli Stati Uniti hanno anche imposto sanzioni contro il leader supremo della Corea del Nord, Kim Jong Un, accusato di violare i diritti umani e di creare armi nucleari.
Tuttavia, a differenza dei leader della Corea del Nord o della Siria, il Presidente dell’Azerbajgian è più vulnerabile e non dispone di protezioni per resistere alle sanzioni americane. Una parte significativa delle proprietà del clan Aliyev si trova in Occidente e l’Azerbajgian ha un’ampia cooperazione energetica con i Paesi europei, che è di importanza strategica per Baku. C’è anche il fattore della tesa situazione politica interna in Azerbajgian, dove i dissidenti politici sono soggetti a violenza e incarcerazione. Questo è un altro strumento contro Aliyev che può essere utilizzato per punirlo severamente. Pertanto, il Presidente dell’Azerbajgian correrà un rischio enorme se ignorerà l’avvertimento degli Stati Uniti e iniziasse una guerra contro il Nagorno-Karabakh.
L’Azerbajgian chiede che il Nagorno-Karabakh sciolga le sue istituzioni statali e accetti l’agenda di integrazione dell’Azerbajgian senza introdurre un sistema di garanzie internazionali per la sicurezza e la protezione dei diritti. Ciò significa che l’Azerbajgian non vuole assumere alcun obbligo internazionale che escluda i suoi programmi di pulizia etnica e genocidio.
L’Azerbajgian vuole fornire agli Armeni del Nagorno-Karabakh tali garanzie di diritti e sicurezza (“garantite” dalla Costituzione dell’Azerbajgian) che consentiranno al regime autocratico di Ilham Aliyev di creare condizioni disumane per gli Armeni a breve termine e costringerli a partire. E quegli armeni che, nonostante il trattamento disumano, rimangono nel Nagorno-Karabakh, alla lunga saranno costretti ad andarsene a causa degli scontri. L’Azerbajgian cambierà anche la composizione etnica del Nagorno-Karabakh insediando gli Azeri.
Penso che il Vice Segretario di Stato americano abbia calcolato la probabilità di uno scenario così estremo e richieda che il Presidente dell’Azerbajgian fornisca garanzie approvate a livello internazionale. Questa posizione degli Stati Uniti impedisce la possibilità di una nuova guerra da parte dell’Azerbajgian, oltre a sconvolgere lo scenario di sottomissione forzata degli Armeni del Nagorno-Karabakh attraverso un attacco militare. Naturalmente, l’Azerbajgian cercherà di infrangere questo divieto imposto dagli Stati Uniti e cercherà l’aiuto di Russia e Turchia, con le quali hanno cambiato lo status quo attraverso la guerra dei 44 giorni del 2020, e hanno anche spinto gli Stati Uniti e l’Unione Europea fuori dal Caucaso meridionale.
Ma ora gli Stati Uniti stanno facendo sul serio, non solo aumentando il loro ruolo nella risoluzione del conflitto del Nagorno.Karabakh, ma anche creando nuovi formati di cooperazione con l’Armenia, anche nel campo della sicurezza.
L’Azerbajgian cercherà di attuare il processo di integrazione degli Armeni del Nagorno-Karabakh insieme alla Federazione Russa. Credo che le forze di mantenimento della pace russe svolgeranno un ruolo nell’attuazione del piano di integrazione dell’Azerbajgian. La Russia propone di integrare il Nagorno-Karabakh nell’Azerbajgian senza garanzie internazionali di diritti e sicurezza.
Nel frattempo, la formula proposta dagli Stati Uniti è più stabile e forte. La posizione delle nuove autorità del Nagorno-Karabakh è di fondamentale importanza qui. Devono decidere se negoziare con Baku secondo il formato russo o occidentale. In ogni caso, possiamo affermare che gli Stati Uniti danno al Nagorno-Karabakh l’opportunità di gestire il proprio destino ottenendo garanzie internazionali più forti. Il Nagorno-Karabakh non dovrebbe cedere alle pressioni russe. Quali saranno gli sviluppi lo si vedrà nel prossimo futuro» (Roberto Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
Gli Stati Uniti proteggono la democrazia e i diritti umani per gli Armeni del Nagorno-Karabakh. La reazione isterica e aggressiva dell’Azerbajgian allo sviluppo promettente. Il sanguinoso piano di Ilham Aliyev è sull’orlo del fallimento
«L’Azerbajgian è diventato molto isterico a causa delle dichiarazioni rilasciate al Senato dal Vice Segretario di Stato americano Yuri Kim. Gli USA stanno contrastando i piani dell’Azerbajgian di occupare il Nagorno-Karabakh con la forza, distruggere le forze di difesa armene, massacrare e deportare gli Armeni. Il sanguinoso piano dell’Azerbajgian è sull’orlo del fallimento. Yuri Kim non ha difeso l’Armenia, ma ha respinto lo scenario di una soluzione del conflitto con la guerra.
Poiché Ilham Aliyev ha pianificato un’operazione militare contro gli Armeni del Nagorno-Karabakh, è naturale che l’Azerbajgian abbia percepito in modo aggressivo la dichiarazione pacifista del funzionario americano. L’Azerbajgian intendeva lanciare uno scenario militare, che gli Stati Uniti stanno ora impedendo. Gli Stati Uniti insistono sul fatto che non tollereranno la pulizia etnica o altre atrocità contro il popolo del Nagorno-Karabakh. Washington ha centrato l’obiettivo. Gli Stati Uniti rivelano il piano dell’Azerbajgian e dicono che è intollerabile.
Il Portavoce del Ministero degli Esteri azerbajgiano, Ayhan Hajizade, ha affermato che la terminologia «popolo armeno del Nagorno-Karabakh» contraddice l’integrità territoriale e la sovranità dell’Azerbajgian: «L’inclusione di un riferimento ai “diritti e alla sicurezza del popolo armeno del Nagorno-Karabakh” nel trattato di pace contraddice l’integrità territoriale e la sovranità dell’Azerbajgian, poiché contiene un termine utilizzato appositamente dall’Armenia per incoraggiare il separatismo nel nostro territorio».
Ho studiato il panorama mediatico azerbajgiano. Esperti e giornalisti pagati dal governo di Ilham #Aliyev dichiarano che gli Stati Uniti minacciano l’Azerbajgian. Gli azerbajgiani temono che gli Stati Uniti stiano vietando loro il processo di instaurazione di “legge e ordine” nel Nagorno-Karabakh attraverso l’esercito azerbajgiano.
Gli esperti di Ilham Aliyev notano che il rafforzamento degli Stati Uniti in Armenia rappresenta una minaccia per l’Azerbajgian tanto quanto per l’Iran, che si oppone all’attacco azerbajgiano al territorio armeno. Ricordo che Yuri Kim ha anche affermato che gli Stati Uniti dovrebbero aumentare il sostegno allo sviluppo dell’Armenia, così come la cooperazione in materia di difesa con l’Armenia.
L’Azerbajgian teme che l’influenza degli Stati Uniti stia aumentando a causa dell’indebolimento della posizione della Russia in Armenia. Considerano questo un serio ostacolo allo scatenamento di nuove guerre contro l’Armenia e il Nagorno-Karabakh. L’Azerbajgian non ha abbandonato il piano di occupazione dei territori per creare il “Corridoio di Zangezur” nella regione di Syunik. Anche l’innalzamento della bandiera americana in Armenia sconvolge questo piano dell’Azerbajgian. Credo che gli Stati Uniti saranno un meraviglioso alleato in termini di sicurezza e valori, e che la sicurezza e la stabilità nel Caucaso meridionale saranno ulteriormente rafforzate grazie al contenimento dei fattori russo e cinese. A proposito, è una coincidenza interessante che la Cina e la Georgia siano diventate partner strategici e stiano lanciando una serie di progetti economici, mentre gli Stati Uniti alzano la bandiera in Armenia, parlando pubblicamente della necessità di aumentare gli aiuti all’Armenia nel campo della sicurezza e della difesa e di attuare il partenariato. Questo è il modo giusto per approfondire la cooperazione armeno-americana. Questo è ciò di cui ho scritto molte volte.
Ma torniamo all’Azerbajgian. L’Azerbajgian è rimasto molto turbato dall’espressione “popolo del Nagorno-Karabakh” utilizzata dal Vice Segretario di Stato americano, Yuri Kim. Gli Azeri vedono un pericolo quando gli Stati Uniti considerano intollerabili «le atrocità contro il popolo del Nagorno-Karabakh e la pulizia etnica», così come quando gli Stati Uniti affermano che «i diritti e la sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh devono essere protetti, perché è una componente chiave di qualsiasi accordo di pace, e anche l’Azerbajgian dovrebbe fornire garanzie approvate a livello internazionale».
Quando l’Azerbajgian afferma che la terminologia «popolo armeno del Nagorno-Karabakh» contraddice l’integrità territoriale e la sovranità dell’Azerbajgian, temono che gli Stati Uniti vogliano ottenere uno status altamente autonomo per gli Armeni del Nagorno-Karabakh. Gli Stati Uniti in realtà non accettano il piano dell’Azerbajgian di effettuare la pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh. Gli Stati Uniti dicono all’Azerbajgian che non tollereranno la pulizia etnica e le atrocità contro l’Artsakh. Gli Stati Uniti affermano che l’Azerbajgian dovrebbe fornire garanzie approvate a livello internazionale agli Armeni del Nagorno-Karabakh. Attuando questi protocolli, gli Stati Uniti ostacolano i piani dell’Azerbajgian di occupare con la forza il Nagorno-Karabakh, distruggere le forze dell’esercito di difesa, massacrare e deportare gli Armeni. Gli Stati Uniti danno istruzioni specifiche a Baku non solo di non sottomettere il Nagorno-Karabakh con la guerra, ma obbliga Baku a fornire garanzie approvate a livello internazionale ai nativi Armeni.
Penso che gli Stati Uniti si siano resi conto che l’Azerbajgian sta deliberatamente facendo fallire dei negoziati costruttivi e, insieme alla Russia, sta cercando di spopolare il Nagorno-Karabakh. Washington impedisce quel terribile piano.
L’ingresso del camion russo nel Nagorno-Karabakh aveva lo scopo di allentare la pressione di Stati Uniti e Unione Europea sull’Azerbajgian riguardo all’apertura del Corridoio di Lachin. Yuri Kim ha affermato che gli Stati Uniti sono preoccupati per il continuo blocco del Corridoio di Lachin e per le conseguenze che questo blocco ha sulla popolazione del Nagorno-Karabakh. Pertanto, gli Stati Uniti avvertono l’Azerbajgian e la Russia che non permetteranno che il blocco degli Armeni del Nagorno-Karabakh continui e di sottometterli con la forza sottoponendoli alla fame.
La Russia ha già proposto un piano per integrare il Nagorno-Karabakh nell’Azerbajgian. Non viene offerta alcuna garanzia internazionale per garantire i diritti e la sicurezza degli Armeni del Nagorno-Karabakh. Nel frattempo, gli Stati Uniti affermano che l’Azerbajgian dovrebbe fornire garanzie approvate a livello internazionale agli Armeni del Nagorno-Karabakh. L’uso dell’espressione «popolo del Nagorno-Karabakh» da parte degli Stati Uniti è già una rivendicazione di status per l’Azerbajgian. Ma l’Azerbajgian vuole privare gli Armeni del Nagorno-Karabakh dei loro diritti fondamentali a mangiare e bere, ad avere gas, elettricità, a ricevere un’istruzione e un lavoro adeguati, ad andare in e venire dall’Armenia.
Baku vuole distruggere il Nagorno-Karabakh come unità etnica governata dagli Armeni, commettere atrocità contro di loro e sottoporre il Nagorno-Karabakh alla pulizia etnica. Baku ha calcolato che se oggi non riesce a soggiogare il Nagorno-Karabakh con la guerra, a lungo termine intende creare dure condizioni di vita e costringere gli Armeni a lasciare il Nagorno-Karabakh.
Gli Stati Uniti chiedono di fornire agli Armeni del Nagorno Karabakh garanzie approvate a livello internazionale, la cui attuazione significherà l’esclusione della pulizia etnica da parte dell’Azerbajgian. Ciò è contrario all’ideologia statale dell’Azerbajgian, secondo la quale gli Armeni non dovrebbero rimanere nel Nagorno-Karabakh. Questo è il motivo per cui l’Azerbajgian risponde in modo aggressivo alla dichiarazione pacifica del Vice Segretario di Stato, Yuri Kim.
È ovvio che gli Stati Uniti stanno inasprendo la loro retorica, che è una conseguenza del comportamento aggressivo dell’Azerbajgian, delle azioni volte a sconfiggere i negoziati e della chiara prova dei preparativi per la guerra.
L’Azerbajgian per due volte non ha incontrato i rappresentanti del Nagorno-Karabakh secondo il formato proposto dagli Stati Uniti. Non accetta il negoziato con Stepanakert attraverso un meccanismo internazionale in un Paese terzo. L’Azerbajgian intende attuare uno scenario militare, che gli Stati Uniti stanno ora impedendo. Gli Stati Uniti si mostrano come un leader globale che, come membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, considerano intollerabili la pulizia etnica e le atrocità nel Nagorno-Karabakh. Si dice spesso che i valori dei diritti umani e della democrazia non trovano posto nella geopolitica, ma vediamo che gli Stati Uniti proteggono la democrazia e i diritti umani nel caso degli Armeni del Nagorno-Karabakh.
Penso che gli Stati Uniti dovrebbero far capire all’Azerbajgian che dovrebbe tornare a negoziati costruttivi e spiegare chiaramente che ci saranno conseguenze negative per Baku, se si passasse ad uno scenario di guerra contro gli Armeni in collaborazione con la Russia. Vediamo il chiaro posizionamento degli Stati Uniti come mediatore reale e produttivo nel processo Armenia-Azerbajgian. Questo è uno sviluppo importante» (Roberto Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
Da luglio gli Armeni hanno organizzato un sit-in 24 ore su 24, 7 giorni su 7 davanti alla sede delle Nazioni Unite in Armenia a Yerevan. Hanno raccolto scorte di olio d’oliva e farina per la popolazione dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh che sta morendo di fame sotto il blocco del’Azerbajgian.
La crisi del pane raggiunge il culmine nell’Artsakh sotto assedio totale. E i mediatori internazionali continuano ad affrontare questo genocidio come un normale conflitto che mantiene la parità e chiude un occhio davanti alla fame genocida di un intero popolo. È inquietante il mito secondo cui la Russia è troppo impegnata conl’Ucraina per revocare il blocco, che si ripeta indiscriminatamente, mantenendo viva l’illusione che la Russia sia un alleato dell’Armenia, mentre lo è dell’Azerbajgian.
A tarda notte una donna anziana dell’Artsakh, in piedi sotto la pioggia, tiene stretto un pane. È in fila da giorni, ma non riesciva a procurarsi il pane.
L’Azerbajgian per due volte aveva accettato il trasferimento della salma di Helen Dadayan nell’Artsakh, ma in seguito ha annullato la propria decisione, chiedendo che i documenti di trasferimento specifichino l’Azerbajgian come destinazione.
La 21enne Helen Dadayan, residente nell’Artsakh, ha perso tragicamente la vita insieme ad altre 11 persone in un incidente stradale il 14 agosto scorso vicino al villaggio di Lanjik sull’autostrada Yerevan-Gyumri nell’Armenia occidentale. I suoi resti sono all’obitorio di Goris da circa un mese, in attesa di raggiungere l’Artsakh assediato dove vive la sua famiglia. Lo zio di Helen, Mushegh Safaryan, che si trova a Goris, ha menzionato i progressi nel trasferimento del suo corpo nell’Artsakh con la mediazione del nuovo comandante delle forze di mantenimento della pace e delle autorità dell’Artsakh. Tuttavia, la richiesta dell’Azerbajgian di coinvolgere il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha causato problemi burocratici, incentrati sulla destinazione da menzionare nei documenti. Safaryan sperava in un’imminente decisione della Corte Europea dei Diritti dell’uomo (CEDU) in merito al trasferimento. Oggi, la CEDU ha respinto la petizione.
L’amico di Helen da 14 anni, Astghik Alaverdyan, ha detto: «Se la strada per l’Artsakh non fosse stata chiusa, saremmo stati entrambi a Chartar molto tempo fa.
Giovani volontari in Karabakh consegnano cibo a chi ne ha bisogno
Negli ultimi due mesi, Nare, 16 anni, residente nel Nagorno-Karabakh, si è offerta volontaria per aiutare a consegnare cibo ai bisognosi. La grave carenza di cibo, medicine e altre forniture nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh è il risultato del blocco illegale imposto da 9 mesi dall’Azerbajgian. La mancanza di carburante fa sì che le risorse disponibili possano essere acquisite solo da coloro che sono in grado di percorrere lunghe distanze a piedi. Per i malati e gli anziani questo è impossibile nella maggior parte dei casi.
Inizialmente, Nare aveva il compito di consegnare il pane dai panifici agli anziani e i malati, che non erano in grado di stare in lunghe file per tente ore, ma con l’aggravarsi della carenza di pane, la missione è cambiata. Ora, Nare e il team consegnano cibo da una mensa locale, facendo tutto il possibile per sostenere la loro comunità (Civilnet, 14 settembre 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese).
«Nell’Artsakh, i bambini in età scolare arrivano a lezione malnutriti. Al mattino a colazione non c’è quasi nulla. Quando hanno fame durante la lezione, si accontentano di mezzo pezzo di pane portato da casa» (Ani Abaghyan, giornalista di Artsakh).
«Buon pomeriggio. Giorno 279 sotto blocco» (Ani Abaghyan, giornalista di Artsakh).
Il Primate della Diocesi di Artsakh ha ricevuto la Baronessa Cox
Il Vescovo Vrtanes Abrahamyan, Primate della Chiesa Apostolica Armena ha ricevuto la Baronessa Caroline Cox, con i membri dell’Organizzazione cristiana per i diritti umani International Christian Solidarity (CSI) e dell’Humanitarian Aid Relief Trust (HART). Era presente anche Azatuhi Simonyan, Consigliere del Presidente della Repubblica di Artsakh con incarichi speciali.
Il Vescovo Abrahamyan ha rivolto parole di benedizione e gratitudine alla Baronessa Caroline Cox, fedele amica del popolo dell’Artsakh, e a tutti i presenti per la loro preoccupazione per il popolo dell’Artsakh.
Sono state discusse le questioni relative all’ulteriore cooperazione con la Diocesi di Artsakh e all’attuazione dei programmi di assistenza umanitaria.
Gli ospiti si sono informato anche del destino dei monumenti storici e culturali nel territorio dell’Artsakh occupato dall’Azerbajgian, alla profanazione delle chiese Apostoliche Armene e alla politica di desacralizzazione delle chiese da parte dell’Azerbajgian.
Il simbolo ∀ sui veicoli militari dell’esercito azero, che si stanno muovendo verso il confine con l’Armenia.
Del simbolo ∀ sui veicoli militare dell’esercito azero, che si stanno muovendo verso il confine con l’Armenia, abbiamo riferito il 5 [QUI], il 9 [QUI] e il 15 settembre 2023 [QUI] . Ieri ha scritto della questione il Telegraph.
Le forze azerbajgiane che utilizzano simboli in stile russo si stanno ammassando al confine con l’Armenia
di James Kilner The Telegraph, 15 settembre 2023
(Nostra traduzione italiana dall’inglese)
L’esercito dell’Azerbajgian sta rafforzando le sue forze vicino all’Armenia e ha dipinto i suoi veicoli con “segni di guerra” simili a quelli usati dall’esercito russo prima di invadere l’Ucraina.
L’intelligence open source condivisa con il Telegraph dal Center for Information Resilience (CIR) sembra sostenere le affermazioni armene secondo cui l’Azerbajgian si sta preparando alla guerra.
Oltre all’intensificazione dell’attività nelle basi Azerbajgiane, il CIR ha affermato di aver rilevato anche un aumento dei voli tra l’Azerbajgian e un aeroporto militare in Israele, uno dei suoi alleati, e l’opposizione alle manovre militari dell’Iran, alleato dell’Armenia.
“È possibile che si tratti di movimenti di routine, ma l’analisi di altri dati open source disponibili potrebbe ulteriormente indicare un rafforzamento militare”, ha affermato Kyle Glen, un investigatore del CIR.
I simboli militari azeri sono una “A” rovesciata e una “F” stilizzata e sono stati dipinti principalmente sui camion della fanteria dell’esercito e sui veicoli corazzati.
L’Azerbajgian non ha spiegato i simboli, ma l’esercito russo ha utilizzato i simboli “V” e “Z” come identificatori dei gruppi di battaglia prima di invadere l’Ucraina nel febbraio 2022 e, come in Russia, anche i nazionalisti azeri hanno adottato questi segni militari come avatar e loghi.
Per il governo armeno le intenzioni dell’Azerbajgian sono chiare.
“Siamo preoccupati che possa scoppiare una nuova guerra, o almeno un aumento dell’aggressione su larga scala”, ha affermato Vahan Kostanyan, Vice Ministro degli Esteri dell’Armenia. L’Azerbajgian lo ha precedentemente negato. Il suo Ministero degli Esteri non ha risposto alle richieste di commento del Telegraph.
Il fulcro del rafforzamento delle forze armate è l’area di confine attorno al Nagorno-Karabakh, un territorio montuoso grande all’incirca quanto il Somerset su cui Azerbajgian e Armenia hanno conteso e combattuto sin dalla disgregazione dell’Unione Sovietica nel 1991.
In una guerra durata cinque settimane nel 2020, sono state uccise circa 7.000 persone. L’Azerbajgian ha sconfitto l’Armenia nella guerra, utilizzando per la prima volta i droni turchi, prima che il Cremlino intervenisse per imporre un cessate il fuoco.
Ma gli analisti dicono che con il Cremlino distratto dall’invasione dell’Ucraina e l’influenza occidentale limitata nel Caucaso meridionale, il Presidente dell’Azerbajgian Ilham Aliyev sta ora cercando di portare a termine l’ambizione di una vita di cacciare tutti gli Armeni dalla regione del Nagorno-Karabakh. “Siamo a un punto pericoloso e siamo solo a un paio di passi da un nuovo conflitto”, ha detto Thomas de Waal, membro senior del think tank Carnegie Europe.
La guerra in Ucraina ha anche distrutto le alleanze tradizionali, fratturando il Caucaso meridionale intrinsecamente instabile.
Il più importante alleato e partner commerciale dell’Armenia è stata la Russia e il Cremlino era visto come un garante dell’indipendenza armena. In base all’accordo di pace del 2020 che ha fermato la guerra, ai soldati russi è stato assegnato un ruolo di mantenimento della pace e il Cremlino mantiene una delle sue più grandi basi militari all’estero fuori Gyumri, la seconda città dell’Armenia.
Ma l’Armenia ha accusato il Cremlino di ignorare l’aggressione azera perché non ha appoggiato l’invasione dell’Ucraina e ha spostato la sua attenzione diplomatica verso l’Occidente. Nikol Pashinyan, il Primo Ministro armeno, questo mese ha inviato sua moglie a Kiev con aiuti umanitari e ha ospitato soldati americani per un’esercitazione militare, facendo infuriare il Cremlino.
Il Signor de Waal ha detto che il cambiamento diplomatico dell’Armenia è comprensibile. “Se la Russia non ti protegge, qual è l’utilità del rapporto?”, ha detto.
Se la guerra in Ucraina è stata un disastro per le relazioni dell’Armenia con la Russia, è stata un grande vantaggio per l’Azerbajgian, che ha aumentato le sue forniture di gas all’Europa. I leader dell’Unione Europea sono volati a Baku per stringere la mano ad Aliyev e hanno accolto i diplomatici azeri a Brussel, rendendo molto più difficile per loro fermarlo. L’Azerbajgian ha anche ricostruito i suoi legami danneggiati con la Russia, acquistando ulteriore gas russo per integrare le sue forniture all’Unione Europea.
Un altro grosso grattacapo, dicono gli analisti, è che qualsiasi potenziale nuova guerra intorno al Nagorno-Karabakh potrebbe avere implicazioni più ampie e renderla più esplosiva della guerra del 2020. Oltre a Israele, la Turchia è un alleato dell’Azerbajgian e il Pakistan è un fornitore di armi. L’Armenia ha sviluppato un’alleanza con l’Iran, anche se ha insistito sul fatto che non si tratta di un’alleanza militare, e acquista armi dall’India.
Negli ultimi due anni la pressione si è accumulata intorno al Nagorno-Karabakh. Ci sono regolarmente scaramucce mortali lungo il confine, ma ora sono saldamente concentrate su un unico tratto di strada lungo 20 miglia chiamato Corridoio di Lachin che collega l’Armenia continentale con l’altopiano montuoso.
Da dicembre l’Azerbajgian ha bloccato il Corridoio di Lachin, prima utilizzando manifestanti ambientalisti civili e poi installando un blocco che impedisce anche ai convogli umanitari di raggiungere la città di Stepanakert, il tutto sorvegliato da soldati russi vigili e impassibili.
Circa 120.000 Armeni vivono su questo altopiano montuoso, dentro e intorno a Stepanakert, che ora è isolato dal resto del mondo.
Luisine, che vive a Stepanakert, dice che il pane, la carne e le forniture mediche sono strettamente razionate e che le persone sono tornate a una forma di esistenza di sussistenza medievale.
“Sono tre giorni che non c’è pane”, ha detto al telefono. “Quando cammino per le strade sento i bambini che implorano il cibo e le loro madri che piangono perché non hanno risposte”.
I negozi di Stepanakert sono spogli e non c’è caffè, tè o tabacco. Gli agricoltori trasportano i prodotti di base al mercato a piedi o con l’asino e il carro.
Quando Luisine ha visitato il mercato principale della città questa settimana, ha detto che erano in vendita solo gelsi freschi e succo di gelso. “È terrificante in questo momento”, ha detto.
Il governo armeno ha accusato l’Azerbajgian di “genocidio”. L’Azerbajgian ha affermato di aver installato un posto di blocco per fermare il contrabbando di armi e di aver offerto un percorso alternativo per raggiungere la città.
Per Anjelika è chiaro che un’altra guerra è imminente. Ha detto che l’Azerbajgian vuole cacciarla dal suo villaggio, a poche miglia da Stepanakert, e suo figlio è stato arruolato nell’esercito di etnia armena locale.
“Le cose sono terribili. Molto male”, ha detto, insistendo sul fatto che non se ne andrà. “Non è rimasto più nulla, né burro, né sale, né cereali, né verdure, né prodotti per l’igiene. Niente”.
«Putin, il re armeno Tigran il Grande e il sangue armeno-azero. Per comprendere quanto sia assurda la politica della Russia nei confronti dei rapporti tra Armenia e Azerbajgian, farò un piccolo esempio. Recentemente, Putin si è lamentato del fatto che l’Armenia abbia riconosciuto l’integrità territoriale dell’Azerbajgian, che è stata registrata su carta a Praga nell’ottobre 2022.
“Ora il presidente Aliyev mi dice: beh, sai, l’Armenia ha riconosciuto che il Karabakh è nostro, che la questione dello status del Karabakh non esiste più, è stata risolta. Questa non è la nostra decisione, questa è la decisione dell’attuale leadership dell’Armenia. Non c’è niente da dire qui, se l’Armenia stessa riconosce che il Karabakh fa parte dell’Azerbajgian, allora cosa dovremmo fare”, ha detto Putin.
In altre parole, Putin sostiene che l’Armenia non avrebbe dovuto riconoscere l’integrità territoriale dell’Azerbajgian affinché la Russia potesse avviare negoziati con l’Azerbajgian sullo status del Nagorno-Karabakh. Putin afferma che l’Armenia non avrebbe dovuto accettare la Dichiarazione di Alma-Ata sulla creazione della CSI nel 1991 come base dell’integrità territoriale dell’Azerbajgian e dell’Armenia.
In altre parole, secondo la Russia, l’integrità territoriale dell’Armenia dovrebbe rimanere in dubbio, e il confine armeno-azerbajgiano dovrebbe rimanere incerto. Perché se gli ex confini amministrativi dell’URSS non vengono riconosciuti come confini statali, la demarcazione e la delimitazione saranno impossibili.
Se l’Armenia aderirà alla proposta di Putin e non riaffermerà la Dichiarazione di Alma-Ata da essa firmata nel 1991, secondo la quale i confini amministrativi delle ex repubbliche dell’URSS furono trasformati in confini statali, vorrà dire che resterà giuridicamente sconosciuto dove Il confine dell’Armenia dovrebbe iniziare e finire. L’Azerbajgian utilizzerà questo come una falsa giustificazione per invadere i territori dell’Armenia, avvenuta il 13 settembre 2022. E la Russia è d’accordo con la narrativa dell’Azerbajgian secondo cui l’avanzata delle truppe azere nel territorio dell’Armenia è una conseguenza della mancata delimitazione del confine armeno-Azerbajgiano.
Cosa vuole Putin? La Russia ha bisogno che il confine armeno-azerbajgiano rimanga incerto e che l’Azerbajgian continui i suoi attacchi militari contro l’Armenia. La preoccupazione della Russia non è affatto l’Artsakh e il suo status. Putin ha rilasciato due dichiarazioni dopo l’annuncio del 9 novembre 2020 e ha riconosciuto il Nagorno-Karabakh come parte dell’Azerbajgian.
Inoltre, il 22 febbraio 2022, la Russia ha firmato una dichiarazione di rapporti di alleanza con l’Azerbajgian, con la quale riconosce l’integrità territoriale dell’Azerbajgian e si impegna con Baku a combattere i movimenti separatisti in Azerbajgian.
La Russia vuole che il confine armeno-azerbajgiano non acquisisca una base legale, che non venga effettuata la demarcazione, affinché l’Azerbajgian possa continuare ad aggredire l’Armenia, dopodiché, secondo i calcoli del Cremlino, le truppe russe verranno schierate sul confine armeno-azerbajgiano.
Ho informazioni che Mosca voleva che le truppe russe fossero schierate al confine durante il processo di demarcazione armeno-azerbajgiano. Tuttavia, tale processo non è ancora iniziato e l’Armenia ha annunciato che intende schierare guardie di frontiera armene sul confine armeno-azerbajgiano dopo la demarcazione e ritirare attrezzature militari pesanti e truppe. Questo è un altro fattore per impedire l’allargamento dell’influenza russa in Armenia.
In altre parole, il mancato riconoscimento da parte dell’Armenia dell’integrità territoriale dell’Azerbajgian e i periodici conflitti consentiranno alla Russia di avere una presenza militare sul confine armeno-azerbajgiano e di tenere sotto controllo Baku e Yerevan. Questo è il vero obiettivo di Putin, non che sia preoccupato per il destino del Nagorno Karabakh.
Se la Russia non avesse voluto che la sovranità dell’Azerbajgian si estendesse sul Nagorno-Karabakh, non avrebbe dovuto fornire insieme alla Bielorussia all’Azerbajgian il 67% dell’arsenale militare azero nel 2011-2020. Inoltre, la Russia non avrebbe dovuto pianificare e attuare la guerra contro il Nagorno-Karabakh insieme all’Azerbajgian e alla Turchia, di cui il Ministro della Difesa russo era apertamente orgoglioso.
E qual è l’assurdità? Dalle parole di Putin si capisce che la Russia è contraria a delimitare giuridicamente il confine armeno-azerbajgiano e a considerare come confini statali i confini amministrativi delle repubbliche armena e azerbajgiana dell’ex Unione Sovietica.
Ma quando l’Azerbajgian ha attaccato l’Armenia il 13 settembre 2022, la Russia ha sostanzialmente giustificato l’aggressione dichiarando che la ragione di quell’attacco è che il confine armeno-azerbajgiano non è delimitato e dovrebbe essere delimitato. Ciò ha legittimato la tesi dell’Azerbajgian secondo cui, poiché il confine armeno-azerbajgiano non è delimitato, le forze armate dell’Azerbajgian si muovono liberamente.
Vediamo che in un caso la Russia critica l’Armenia nel riconoscimento dell’integrità territoriale dell’Azerbajgian, cioè negli sforzi per concretizzare il confine armeno-azerbajgiano, nell’altro caso, dice che la ragione dell’attacco dell’Azerbajgian del 13 settembre 2022 è che il confine armeno-azerbajgiano non è delimitato.
In altre parole, come immagina la Russia la demarcazione del confine armeno-azerbajgiano senza riconoscere l’integrità territoriale e i confini dell’altro? Come è possibile avviare la demarcazione senza specificare su quali basi tale confine dovrebbe essere riconosciuto? Dopotutto, Putin stava dicendo che esiste una mappa presso lo Stato Maggiore delle Forze Armate russe, in base alla quale dovrebbe essere effettuata la demarcazione.
L’Armenia oggi afferma che gli ex confini amministrativi dell’URSS, divenuti confini statali dopo la firma della Dichiarazione di Alma Ata, dovrebbero costituire la base della demarcazione. L’Armenia propone di utilizzare come base la mappa del 1975.
La Russia, in attesa della demarcazione armeno-azera, accusa l’Armenia di aver accettato gli ex confini dell’URSS come base giuridica per la demarcazione.
A proposito, Putin vuole che si prende come base i confini dell’Armenia ai tempi di Tigran il Grande? Lo sanno la Turchia, l’Azerbajgian, l’Iran e la Georgia? Con questa battuta voglio mostrare quanto sia assurda la politica della Russia nel Caucaso meridionale. In realtà, capiamo tutti che il conflitto irrisolto del Nagorno Karabakh e la mancanza di demarcazione del confine tra Armenia e Azerbajgian sono la base di continui conflitti ed esplosioni, il che costituisce un ambiente meraviglioso per la Russia per rafforzarsi nel Caucaso meridionale, per mantenere Armenia e Azerbajgian sotto controllo a scapito del sangue di Armeni e di Azeri.
Per la Russia è importante la guerra costante, il sangue e la presenza russa. Ingannare e manipolare non è un problema per Putin» (Roberto Ananyan – Nostra traduzione italiana dall’inglese).
Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, prima della sua partenza per gli Stati Uniti per l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha annunciato la sua proposta di convocare un incontro che coinvolga i leader di Russia, Azerbajgian e Armenia per affrontare la situazione dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh.
Durante il briefing pre-partenza, Erdoğan ha delineato il suggerimento della Turchia per un incontro trilaterale o addirittura quadrilatero sull’Artsakh/Nagorno-Karabakh), al quale la Turchia parteciperebbe insieme a Putin, Aliyev e Pashinyan. Ha sottolineato che questo incontro coinvolgerà i leader attivamente impegnati nella questione, piuttosto che quelli estranei ad essa. Erdogan ha anche rivelato la sua intenzione di discutere questa proposta con Aliyev e ha osservato che fino ad ora non c’è stata alcuna risposta, né negativa né positiva, da parte delle parti coinvolte nella proposta della Turchia.
È come presentare un appello per la pena di morte davanti allo stesso giudice, giuria e boia.
Non devono esserci negoziati sull’Artsakh senza l’Artsakh e senza la presenza di garanti internazionali (USA e Francia, Membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite).
NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-16 17:49:132023-09-19 17:49:58279° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Gli USA non tollereranno alcuna azione volta alla pulizia etnica della popolazione armena (Korazym 16.09.23)
Lunedì l’Armenia ha lanciato le sue prime esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti, nonostante le minacce della Russia, suo ipotetico alleato nel Caucaso. Stremata dalle concessioni di Mosca al nemico Azerbaigian dopo la guerra del Nagorno-Karabakh del 2020, negli ultimi giorni Erevan ha inviato diversi avvertimenti al Cremlino, suo presunto protettore in quanto leader dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), l’alternativa russa alla NATO. L’inazione delle forze di pace di Mosca di fronte al blocco di Baku della zona controllata dall’Armenia nel Nagorno-Karabakh è stata l’ultima goccia.
TUTTE LE FRATTURE TRA ARMENIA E RUSSIA
Le manovre militari sono l’ultimo dei numerosi sgarbi di Erevan al Cremlino – scrive il giornalista di El Pais. La settimana scorsa l’Armenia ha inviato aiuti umanitari in Ucraina per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022. L’aiuto è stato consegnato personalmente da Anna Akopian, moglie del primo ministro Nikol Pashinian, in occasione del terzo vertice delle First Ladies and Gentlemen, un evento a Kiev che ha visto la partecipazione delle compagne dei leader dei Paesi alleati di Kiev.
La frattura tra Erevan e Mosca è iniziata nel settembre dello scorso anno, quando l’Azerbaigian ha attaccato il territorio armeno, riconosciuto a livello internazionale, in scontri che sono costati centinaia di vite senza che la Russia intervenisse. A questo episodio ha fatto seguito la crisi umanitaria causata dal blocco dell’Azerbaigian, da dicembre, della cosiddetta Repubblica dell’Artsakh, un territorio a popolazione armena nell’area del Nagorno-Karabakh, riconosciuto internazionalmente come parte dell’Azerbaigian dopo la dissoluzione dell’URSS. La sua indipendenza è stata causa di due guerre, la prima tra il 1991 e il 1994 e l’ultima nel 2020. In quest’ultima, Baku ha conquistato gran parte del territorio e l’Artsakh è rimasto isolato ad eccezione del corridoio di Lachin, controllato dalle forze azere e russe.
La CSTO non ha mai sostenuto l’Armenia contro l’esercito azero, né le forze di pace russe dispiegate dopo il cessate il fuoco hanno agito contro il blocco dell’Artsakh, un accerchiamento che Baku attribuisce a presunti “attivisti ambientali”. Il primo ministro armeno ha definito l’alleanza con la Russia “un errore strategico” in un’intervista pubblicata dal quotidiano italiano La Repubblica il 3 settembre. Due giorni dopo, il suo governo ha ritirato il suo rappresentante nella CSTO e ha annunciato le prime manovre congiunte con gli Stati Uniti.
LA RICHIESTA DI ADESIONE ALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE (CONTRO PUTIN)
A queste azioni si aggiunge un altro schiaffo diplomatico a Mosca. Questo mese, il governo armeno ha avviato le procedure parlamentari per ratificare lo Statuto di Roma e aderire alla Corte penale internazionale. A marzo, la Corte ha emesso un mandato di arresto per il presidente russo Vladimir Putin per crimini di guerra nel trasferimento forzato di bambini ucraini in Russia. Una fonte del Ministero degli Esteri russo ha dichiarato a Ria Novosti che Mosca ha minacciato Erevan attraverso canali di comunicazione chiusi che questo passo avrebbe avuto gravi conseguenze per il Paese.
Le esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti sono state giustificate dal Ministero della Difesa armeno con l’ironico scopo di prepararsi a “partecipare a missioni internazionali di mantenimento della pace”. Tuttavia, l’Armenia, che riesce a malapena a difendere i propri confini dall’Azerbaigian, ha sottolineato che con queste esercitazioni militari vuole valutare le proprie “capacità operative con la NATO”. Le manovre Eagle Partner 2023 si svolgeranno tra l’11 e il 20 settembre e vi parteciperà una brigata armena.
Pashinian ha sostenuto che la Russia, assorbita dalla guerra contro l’Ucraina, ha trascurato il Caucaso e che l’Armenia deve cercare altri alleati. Le sue osservazioni hanno provocato un diffuso disagio al Cremlino. “Non siamo d’accordo con le tesi del primo ministro”, ha risposto la settimana scorsa il portavoce di Putin, Dmitry Perskov. “La Russia è assolutamente parte integrante di questa regione e non andrà da nessuna parte. La Russia non può lasciare l’Armenia”, ha detto, aggiungendo che in Russia vivono più armeni che nel suo Paese.
LA VERSIONE DELLA RUSSIA
Anche il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha commentato la crisi questo fine settimana dal vertice del G20 a Nuova Delhi. “Dicono che se la CSTO avesse condannato l’Azerbaigian, l’Armenia avrebbe collaborato con la CSTO. Quando chiediamo loro perché si relazionano con gli americani e gli europei, che non condannano l’Azerbaigian, rispondono che non sono loro alleati”, ha detto il diplomatico.
Lavrov ha anche negato che Mosca abbia consegnato il Nagorno-Karabakh all’Azerbaigian nel 2020. “La questione è chiusa”, ha sottolineato, notando che al vertice trilaterale dello scorso anno a Praga, Pashinian, Aliyev e il leader turco Recep Tayyip Erdogan hanno riconosciuto i confini concordati nella dichiarazione di Almaty del 1991, “secondo cui l’allora regione autonoma del Nagorno-Karabakh fa parte dell’Azerbaigian”.
La presenza di Mosca in Armenia non si limita ai 5.000 militari dispiegati fino al 2025 nella missione di mantenimento della pace nel Nagorno-Karabakh. La Russia ha anche altre 10.000 truppe in diverse basi militari e punti strategici della capitale, secondo i media armeni EVN.
Lunedì Peskov è stato nuovamente interrogato sulla possibile uscita dell’Armenia dalla CSTO. “Abbiamo sentito molte discussioni su questo tema, anche da parte di analisti filo-occidentali in Armenia, ma non abbiamo ricevuto alcun segnale ufficiale”, ha detto il portavoce di Putin. Il rappresentante del Cremlino ha riconosciuto che ci sono “alcuni problemi” con l’Armenia, ma ha sollecitato il dialogo perché “gli interessi nazionali dei due Paesi impongono la necessità di approfondire la nostra partnership”.
LA CRISI NEL NAGORNO-KARABAKH
Nel frattempo, la crisi umanitaria nella parte armena del Nagorno-Karabakh si sta aggravando dopo 10 mesi di blocco. L’accesso dei convogli alimentari e medici alla regione, che ospita circa 120.000 persone, rimane bloccato. Hikmet Hajiyev, consigliere per la politica estera del presidente azero Ilham Aliyev, ha dichiarato alla Reuters che Baku permetterà il passaggio dei camion della Croce Rossa a condizione che le autorità dell’Artsakh permettano l’ingresso anche ai veicoli che trasportano presunti aiuti da Baku. Fonti della diaspora armena hanno spiegato a questo giornale che con questo rifiuto si vuole impedire all’Azerbaigian di fare gradualmente concessioni nel territorio conteso.
Il politologo ed ex consigliere della presidenza russa Alexei Chesnakov sostiene che Pashinian esercita pressioni sull’Azerbaigian “perché non è in grado o non vuole rispettare gli accordi raggiunti dopo la guerra del 2020, perché la situazione politica interna non lo consente”. A suo avviso, Aliyev, che gode del sostegno israeliano e turco, “non è interessato a una guerra ora”.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-16 17:20:352023-09-16 17:20:35L’Armenia snobba di nuovo la Russia con le prime esercitazioni militari con gli Stati Uniti. Report El Pais (Startmag 16.09.23)
Bruxelles – Forse qualcosa si sta davvero sbloccando, o almeno questa è la speranza dell’Unione Europea. Dopo che martedì (12 settembre) ha fatto ingresso nel Nagorno-Karabakh un primo convoglio umanitario proveniente dal territorio azero, per Bruxelles potrebbe essere arrivato il momento di dare una spallata decisiva per risolvere la situazione in uno dei punti più delicati nei rapporti tra Armenia e Azerbaigian: il corridoio di Lachin. “Ci aspettiamo che crei uno slancio per la ripresa di regolari consegne umanitarie alla popolazione locale“, è quanto si legge in una nota del Consiglio Europeo.
È proprio il leader dell’istituzione comunitaria, Charles Michel, il più impegnato negli ultimi mesi per implementare soluzioni per la de-escalation delle tensioni armate e della situazione umanitaria degli armeni del Nagorno-Karabakh, anche attraverso una serie di conversazioni telefoniche con il premier dell’Armenia, Nikol Pashinyan, e il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, e con un confronto con il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan, a margine del G20 a Nuova Delhi. “La situazione sul campo si sta deteriorando rapidamente, è fondamentale garantire la fornitura di prodotti essenziali” ai cittadini dell’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh), è l’esortazione del Consiglio Ue, che guarda all’apertura della rotta Ağdam-Askeran come un “passo importante” che dovrebbe “facilitare la riapertura anche del corridoio di Lachin”. Ovvero dell’unica via di accesso all’Armenia e al mondo esterno per gli oltre 120 mila abitanti del Nagorno-Karabakh: “Chiediamo a tutte le parti interessate di dare prova di responsabilità e flessibilità”.
Altri convogli francesi e armeni sono ancora bloccati, nonostante sabato scorso (9 settembre) il governo azero avesse annunciato un accordo con quello armeno per riaprire il corridoio di Lachin. “Questa difficile situazione sul terreno è durata troppo a lungo” e Bruxelles mette in chiaro che gli sforzi ora devono essere incanalati nel “trovare soluzioni sostenibili e reciprocamente accettabili per garantire l’accesso umanitario, anche in vista della stagione autunnale e invernale”. Sforzi sostenuti dal rappresentante speciale dell’Ue per il Caucaso meridionale e Georgia, Toivo Klaar, la cui presenza nella regione permette alle istituzioni comunitarie di ribadire la “ferma convinzione che il corridoio di Lachin debba essere sbloccato”, parallelamente con “altre vie di approvvigionamento”. Queste esortazioni si riassumono nella richiesta netta da parte del Consiglio Ue di far seguire ai primi segnali di apertura “passi più concreti nei prossimi giorni e settimane” nel processo di pace tra Armenia e Azerbaigian. La guerra congelata tra i due Paesi caucasici va avanti dal 1992, con scoppi di violenze armate ricorrenti. Il più grave degli ultimi anni è stato quello dell’ottobre del 2020: in sei settimane di conflitto erano morti quasi 7 mila civili, prima del cessate il fuoco che ha imposto all’Armenia la cessione di ampie porzioni di territorio nel Nagorno-Karabakh
La mediazione Ue sul Nagorno-Karabakh
Da sinistra: il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e il primo ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan
La mediazione di Bruxelles con il premier armeno Pashinyan e il presidente azero Aliyev è diventata sempre più frequente dopo le sparatorie alla frontiera tra i due Paesi di fine maggio 2022, quando è diventato sempre più evidente che la tensione sarebbe tornata a salire. La priorità dei colloqui di alto livello è stata posta – e lo è tutt’ora – sulla delimitazione degli oltre mille chilometri di confine. Tuttavia, mentre a Bruxelles si sta provando da allora a trovare una difficilissima soluzione a livello diplomatico, da settembre sono riprese le ostilità tra Armenia e Azerbaigian, con reciproche accuse di bombardamenti alle infrastrutture militari e sconfinamenti di truppe di terra.
La mancanza di un monitoraggio diretto della situazione sul campo da parte della Russia – che fino allo scoppio della guerra in Ucraina era il principale mediatore internazionale – ha portato alla decisione di implementare una missione Ue. Dopo il compromesso iniziale con Yerevan e Baku raggiunto il 6 ottobre a Praga in occasione della prima riunione della Comunità Politica Europea, 40 esperti Ue sono stati dispiegati lungo il lato armeno del confine fino al 19 dicembre dello scorso anno. Una settimana prima della fine della missione l’Azerbaigian ha però bloccato in modo informale – attraverso la presenza di pseudo-attivisti ambientalisti armati – il corridoio di Lachin e da allora sono in atto forti limitazioni del transito di beni essenziali come cibo e farmaci, gas e acqua potabile. Gli unici a poterla percorrere sono i soldati del contingente russo di mantenimento della pace e il Comitato internazionale della Croce Rossa.
Soldati dell’Azerbaigian al posto di blocco sul corridoio di Lachin (credits: Tofik Babayev / Afp)
A seguito dell’aggravarsi della situazione nel corridoio di Lachin, il 23 gennaio è arrivata la decisione del Consiglio dell’Ue di istituire la missione civile dell’Unione Europea in Armenia (Euma) nell’ambito della politica di sicurezza e di difesa comune, con l’obiettivo di contribuire alla stabilità nelle zone di confine e garantire un “ambiente favorevole” agli sforzi di normalizzazione dei due Paesi caucasici. Ma la tensione è tornata a crescere lo scorso 23 aprile, con la decisione di Baku di formalizzare la chiusura del collegamento strategico attraverso un posto di blocco, con la giustificazione di voler impedire la rotazione dei soldati armeni nel Nagorno-Karabakh “che continuano a stazionare illegalmente nel territorio dell’Azerbaigian”. Da Bruxelles è arrivata la condanna dell’alto rappresentate Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, prima della ripresa delle discussioni a maggio e un nuovo round di negoziati di alto livello tra Michel, Aliyev e Pashinyan il 15 luglio.
L’alternarsi di sforzi diplomatici e tensioni crescenti sul campo ha portato a uno degli episodi più allarmanti per gli osservatori Ue presenti dallo scorso 20 febbraio in Armenia per contribuire alla stabilità nelle zone di confine. Il 15 agosto una pattuglia della missione Euma è rimasta coinvolta in una sparatoria dai contorni non meglio definiti (entrambe le parti, armena e azera, si sono accusate a vicenda), senza nessun ferito. L’evento aveva provocato qualche imbarazzo a Bruxelles, dopo che Yerevan aveva dato la notizia secondo cui l’esercito azero aveva “scaricato il fuoco contro gli osservatori dell’Ue”. Sulla stessa pagina X della missione civile Ue in Armenia era apparso un post (poi cancellato) con un perentorio “falso”, ma poche ore più tardi è stato pubblicato l’aggiornamento di rettifica che ha dato ragione ai portavoce armeni, almeno nella parte in cui è stata confermata la presenza della pattuglia europea durante gli spari, senza nessun riferimento alla responsabilità azera.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-15 17:10:102023-09-19 17:53:59L'Ue guarda con speranza ai primi convogli umanitari arrivati in Nagorno-Karabakh: "Sia riaperto il corridoio di Lachin" (Eunews 15.09.23)
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.09.2023 – Vik van Brantegem] – La crisi umanitaria nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh continua ad aggravarsi, la fame è ormai più comune, i villaggi sono particolarmente colpiti, le code per il pane durano ancora ore e non sempre c’è, le scorte alimentari essenziali e i prodotti per l’igiene terminati. I più colpiti sono i bambini piccoli e le donne incinte.
L’autocrate di Baku, Ilham Aliyev non revoca la chiusura del Corridoio di Berdzor (Lachin) rima chiuso, neanche per gli aiuti umanitari.
Le autorità della Repubblica di Artsakh nello scorso fine settimana hanno dichiarato di aver accettato di far entrare in Artsakh un camion della Croce Rossa russa dal territorio sotto controllo dell’Azerbajgian, lungo la strada Akna (Aghdam)-Askeran-Stepanakert, in cambio dell’impegno di Baku di sbloccare il Corridoio di Berdzor (Lachin). Ad oggi sono passati 6 giorni da quando l’Azerbajgian ha fatto la promessa di sbloccare il corridoio e 3 giorni da quando l’Artsakh ha rispettato la sua parte del compromesso, eppure il #Artsakhblockade continua. L’Azerbajgian non ha ancora aperto il Corridoio di Berdzor (Lachin), in violazione dell’accordo trilaterale del 9 novembre 2020, degli ordini vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia, degli appelli internazionali e dell’accordo di compromesso. Neanche il traffico umanitario dall’Armenia è stato ripristinato, con l’Azerbajgian che accusa le autorità dell’Artsakh di continuare ad opporsi ad una rotta di rifornimento alternativa controllata dall’Azerbajgian (impropriamente chiamato “corridoio” di Aghdam).
Il Nagorno Karabakh Observer ha scritto: «Informazioni non ufficiali ma credibili affermano che durante le elezioni [presidenziali] del 9 settembre nel Nagorno-Karabakh, l’Azerbajgian stava pianificando un’incursione nella città di Askeran, ma è stato fermato dalle forze di mantenimento della pace russe. Come compenso, Baku ha chiesto l’invio di aiuti umanitari attraverso Aghdam. Poi, gli aiuti umanitari sono passati per Aghdam; un camion della Croce Rossa russa con merci russe. Nessuna indicazione che la strada di Aghdam sia aperta. Nessuno parla nemmeno del Corridoio di Lachin, una questione ben più complessa in questo momento».
L’11 settembre il camion della Croce Rossa russa ha consegnato 15 tonnellate di cibo e altri aiuti umanitari di fabbricazione russa dalla Russia. Il Ministero degli Esteri russo ha riferito nel corso della giornata di un accordo sullo “sblocco parallelo delle rotte di Lachin e Aghdam” [impropriamente chiamate ambedue “rotte”, mentre esiste solo un corridoio, che si chiama Lachin]. La parte azera ha confermato la propria disponibilità per tale accordo, che è favorito anche dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.
Il Consigliere del Presidente dell’Artsakh, Davit Babayan, ha negato le affermazioni del Consigliere del Presidente dell’Azerbajgian, Hikmet Hajiyev, e ha detto che la stessa Baku sta violando un accordo per riaprire il Corridoio di Berdzor (Lachin) dopo la consegna di 15 tonnellate di aiuti umanitari russi, attraverso la strada di Akna (Aghdam). «Il nostro popolo si trova in una situazione in cui nessuna questione può essere politicizzata», ha detto Babayan al servizio armeno di Radio Free Europe/Radio Liberty. «Non abbiamo mai violato o distorto alcun accordo». Al contrario dell’Azerbajgian, che viola o distorce ogni accordo, sempre. Il 9 novembre 2020 la Russia, l’Armenia e l’Azerbajgian hanno firmato l’accordo tripartito di cessate il fuoco. Russia e Azerbaigian non onorano questo accordo e non hanno rispettato i loro obblighi. Al contrario, l’Armenia lo ha fatto.
Le fonti hanno affermato che le parti “in conflitto”, così come la Russia e altri attori internazionali, stanno portando avanti i negoziati sulla questione. Babayan ha confermato l’informazione, ma ha detto di non poter fornire dettagli.
L’Unione Europea ha accolto positivamente l’invio degli aiuti russi all’Artsakh. Un portavoce del Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, lo ha definito «un passo importante che dovrebbe facilitare la riapertura anche del Corridoio di Lachin» [che dovrebbe essere aperto senza condizioni, concessioni o “facilitazioni]. «Chiediamo a tutte le parti interessate di mostrare responsabilità e flessibilità nel garantire che vengano utilizzate sia la rotta Lachin che quella Aghdam-Askeran», ha aggiunto in una nota.
Ripetiamo che è errato di parlare di “rotta Lachin” allo stesso modo di una “rotta Aghdam-Askeran”, perché si tratta del “Corridoio di Lachin” secondo l’accordo trilaterale del 9 novembre 2020. Inoltre, è sbagliato di rivolgersi a “tutte le parti” se è solo la parte azera che non rispetta gli accordi e blocca da 9 mesi il Corridoio di Berdzor (Lachin), provocando la crisi umanitaria in Artsakh, che adesso pretende di “risolvere” attraverso la rotta Akna (Aghdam)-Askeran-Stepanakert.
La Russia è preoccupata per la tensione in corso nel Nagorno-Karabakh, continua i contatti con l’Azerbajgian e l’Armenia e chiede moderazione da entrambe le parti, ha detto il Portavoce del Presidente russo, Dmitry Peskov ai giornalisti secondo l’agenzia di stampa russa TASS.
«Certamente siamo preoccupati perché la tensione non si allenta e in alcuni luoghi addirittura aumenta. Nonostante tutto, la Russia rimane un affidabile garante della sicurezza [nella regione]. Continuiamo i nostri contatti sia con Yerevan che con Baku. E, naturalmente, chiediamo moderazione da entrambe le parti nello spirito dei documenti tripartiti firmati due anni fa. Naturalmente, tenendo conto delle nuove realtà emerse da allora», ha detto Peskov.
Ecco, due questioni problematiche:
1. L’appello ad “ambedue le parti”, mentre l’Azerbajgian è l’aggressore e l’Artsakh e l’Armenia sono le vittime.
2. “Tenendo conto delle nuove realtà emerse da allora”, significa che per la Russia non è più attuale l’accordo trilaterale del 9 novembre 2020, come abbiamo già osservato in precedenza.
Intanto, il fatto innegabile è che, come era prevedibile e scontato, l’Azerbajgian ancora una volta ha rinnegato quanto concordato e, in risposta al benestare delle autorità dell’Artsakh con il trasporto di carichi umanitari della Croce Rossa russa dalla Russia attraverso la strada Akna (Aghdam)-Askeran-Stepanakert, continua a non consentire il trasporto di carichi umanitari dal territorio dell’Armenia attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin). Come informa News.am, lo ha osservato in una nota il movimento pubblico Fronte per lo Sviluppo della Sicurezza dell’Artsakh.
La nota afferma: «Questo comportamento delle autorità azere non è altro che un completo disprezzo per tutti gli sforzi degli attori internazionali per risolvere il problema. È quantomeno sconcertante che la Russia, in quanto parte degli accordi e garante dell’attuazione delle disposizioni della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, tolleri un’altra provocazione da parte dell’Azerbajgian. Non è la prima volta che il movimento pubblico Fronte per lo Sviluppo della Sicurezza dell’Artsakh annuncia la dubbia capacità della parte azera di mantenere i propri obblighi contrattuali e sollecita le autorità dell’Artsakh a insistere sulla necessità di garanzie e sanzioni internazionali per attuare le possibili decisioni che possono essere raggiunto con la parte azera. In questo momento difficile, invitiamo i nostri compatrioti a unirsi e a fare tutto il possibile per salvare l’Artsakh. Nelle condizioni di blocco totale, profonda crisi umanitaria e minacce esistenziali da parte dell’Azerbajgian, la garanzia più importante per mantenere l’Artsakh armeno era e rimane la volontà indistruttibile del popolo dell’Artsakh di vivere nella propria patria e difenderla a tutti i costi».
Il Centro per il Diritto e la Giustizia della Fondazione Tatoyan, diretto da Arman Tatoyan, ex Difensore dei Diritti Umani dell’Armenia, informa sulla sua pagina Facebook di aver identificato le posizioni armate dell’Azerbajgian nel Corridoio di Berdzor (Lachin) lungo strada che porta alla capitale della Repubblica di Artsakh, Stepanakert, dove si trovavano gli agenti “eco-attivisti” del governo azerbajgiano che hanno bloccato il corridoio dal 12 dicembre 2022 al 23 aprile 2023; e lungo la strada che porta da Stepanakert ad Akna (Aghdam), dove è stato individuato anche il parcheggio dei veicoli della Società della Mezzaluna Rossa azera. La Fondazione Tatoyan osserva che le mappe e posizioni dimostrano ancora una volta che il Corridoio di Lachin è importante per la conservazione dell’identità etnica degli armeni dell’Artsakh e che l’apertura della strada da Akna (Aghdam) rappresenta una minaccia esistenziale per gli Armeni dell’Artsakh e non è un’alternativa al Corridoio di Berdzor (Lachin).
Ovviamente, da parte azera, si fanno sforzi da contorsionisti, per negare l’evidenza e affermare che la terra è piatta. Alcuni casi a titolo di esempi.
Nigar Arpadarai, Membro del Parlamento dell’Azerbajian e Membro della delegazione azera all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, ha scritto in un post su Twitter: «I separatisti in Karabakh dell’Azerbajgian hanno accettato il carico lungo la strada Aghdam-Khankendi, concordando essenzialmente sul fatto che in tutti questi mesi avevano gonfiato artificialmente l’isteria umanitaria».
Stepanakert, 14 settembre 2023. Foto di Liana Margaryan che illustra come l’Artsakh è da mesi è in stato di «isteria umanitaria artificialmente gonfiata», che i «nazionalisti monoetnici [Armeni] hanno creato per il loro Paese e per la regione più ampia», come scrive Hikmet Hajiyev nel suo editoriale per Politico. Ci sono troll che addirittura arrivano a scrivere che le strade e gli scaffali dei negozi vengono svuotate per fare le foto per «gonfiare artificialmente l’isteria umanitaria» che gli Armeni dell’Artskakh si sono auto-imposto.
La signora Nigar è così disperata nel negare il genocidio del #ArtsakhBlockade dell’Azerbajgian, che le sue dichiarazioni ha perso ogni senso. Il fatto che le autorità armeni della Repubblica di Artsakh abbiano accettato gli aiuti via la strada di Akna (Aghdam)-Askeran-Stepanakert dimostra quanto sia disperata la loro situazione, perché non hanno mai voluto fare affidamento su una strada controllata da Ilham Aliyev.
Il Presidente della Mezzaluna Rossa azera, Novruz Aslanov (che abbiamo già messo sotto la nostra lente [QUI]), che vorrebbe obbligare gli Armeni dell’Artsakh di accettare i suoi 10 tonnellate di “farina umanitaria-filantropica”, è soprattutto noto per aver espresso forti sentimenti anti-armeni e di armenofobia, incluso un linguaggio pubblico dispregiativo e continue aperte minacce nei confronti degli Armeni, oltre ad elogiare pubblicamente le azioni del regime autocratico in Azerbajgian e minimizzando le violazioni dei diritti umani e i crimini di guerra azeri. Si era dichiarato disponibile per condurre una “valutazione dei bisogni” degli Armeni nell’Artsakh assediato dal suo datore di lavoro. L’uomo giusto per il compito giusto.
L’uso dell’incitamento all’odio, della discriminazione e dell’armenofobia nelle sue azioni è chiaramente in conflitto con i principi fondamentali dell’organizzazione umanitaria che indegnamente presiede. Questa situazione solleva preoccupazioni anche per quanto riguarda principio di neutralità, poiché è manifesto che stia articolando la posizione ufficiale del governo azerbajgiano, sostenendo di fatto il linguaggio di odio e dell’armenofobia sponsorizzati dal governo.
La Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa dovrebbe affrontare con urgenza la questione e condannare pubblicamente qualsiasi forma di discriminazione. Permettere ad un individuo con un simile passato di retorica razzista di trovarsi in prossimità delle stesse persone che ha preso di mira con i suoi discorsi di odio, contraddice i principi fondamentali del CICR.
La Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa dovrebbe con urgenza adottare azioni adeguate in risposta a questa situazione. Lo chiedono tutte le persone che sostengono i valori di inclusività, pace e azione umanitaria delle società umanitarie. Tali principi devono guidare tutte le azioni intraprese sotto la bandiera di organizzazioni come la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa.
Hikmet Hajiyev, il Consigliere per la politica estera del Presidente dell’Azerbajgian, accusa il “regime illegale del Karabakh” di ostacolare “l’apertura simultanea” delle due “strade” che, secondo lui, era stata concordata dal Segretario di Stato americano, Antony Blinken e dal Ministro degli Esteri azerbajgiano, Jeyhun Bayramov, in un telefonata del 1° settembre.
L’idea di pace di Hikmet Hajiyev è di far morire di fame quelli che lui stesso afferma essere i suoi cittadini, bloccando da più di 9 mesi i rifornimenti di cibo, medicine, gas e elettricità, sotto un blocco militare delle sue forze armate. E Politico è felice di pubblicare la sua propaganda.
In un editoriale per Politico del 14 settembre 2023, Hajiyev, scrive: « (…) Prendiamo la situazione in Karabakh. Questa regione dell’Azerbaigian è stata occupata dalla vicina Armenia per 30 anni. (…) Lì, la restante comunità di etnia armena in Azerbajgian era collegata all’Armenia tramite un’unica via terrestre: la strada Lachin [ovviamente nella narrazione della propaganda azera, il CORRIDOIO di Lachin cambia suo status diplomatica in una via, una rotta, una strada]. Legalmente e moralmente, i cittadini che vivono in ciò che resta di questa zona grigia sono cittadini dell’Azerbajgian (…) il Karabakh è territorio sovrano dell’Azerbajgian. E questo significa anche che l’Azerbajgian ha il dovere di prendersi cura di coloro che vivono lì indipendentemente e – forse ancora di più data la storia recente – a causa della loro etnia [e perciò l’Azerbajgian sta tendando da 9 mesi di farli morire di fame o per mancanza di cure mediche, di freddo, ecc.]. Il governo dell’Azerbaigian si è ripetutamente offerto di fornire agli Armeni del Karabakh cibo, medicine e altro attraverso strade che forniscono un passaggio più vicino e veloce rispetto a Lachin [e perciò ha chiuso il Corridoio di Lachin, in violazione dell’accordo trilaterale del 9 novembre 2020 e dell’ordine vincolante della Corte Internazionale di Giustizia, per costringerli con l’arma della fama di accettare l’apertura della rotta Aghdam]. Le rotte terrestri offerte dall’Azerbaigian sono riconosciute come praticabili e utilizzabili dall’Unione Europea, dagli Stati Uniti e dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, e proprio questa settimana, il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha chiesto “l’apertura immediata e simultanea di entrambi i corridoi” [innanzitutto, c’è solo un corridoio, e si chiama Lachin; ciononostante Stepanakert ha acconsentito l’ingresso del camion della Croce Rossa russa attraverso Aghdam, Baku non ha aperto il Corridoio di Lachin e a Kornidzor sono bloccati da due mesi 32 camion con aiuti umanitari dall’Armenia e dalla Francia]. Ma ciò che è stato riportato dai media internazionali è qualcosa di diverso. L’idea che solo l’Armenia debba rifornire gli armeni che vivono nel vicino Paese dell’Azerbaigian attraverso un’unica via monoetnica è – siamo incoraggiati a crederlo – in qualche modo accettabile per la comunità internazionale e i media [*]. E ci viene detto che questo è dovuto al fatto che questo conflitto è diverso dagli altri, che gli Armeni non possono vivere fianco a fianco con gli Azeri nello stesso Paese a causa della nostra storia. Ma sia il nostro passato che il nostro presente ci insegnano che questo semplicemente non è vero [invece, sia il passato e il presente dimostrano che questo è vero, come abbiamo ancora una volta dimostrato ieri in un articolo Pro memoria[QUI]. Prima della guerra degli anni ’90, gli azeri e gli armeni vivevano insieme, fianco a fianco, in pace in Karabakh [falso storico, come già illustrato più volte in passato]. (…) Il dolore che questi nazionalisti monoetnici hanno creato per il loro Paese e per la regione più ampia è difficile da comprendere appieno per gli Occidentali – che hanno trascorso l’ultima generazione vivendo in relativa pace [esattamente per questo, gli Occidentali posso capire appieno il doloro che ha causato negli ultimi tre anni e continua a causare l’Azerbajgian al popolo armeno]. (…) Gli azeri vogliono la pace [¡jajajajajajajajajajaja!]. (…)».
[*] Per dimostrare che è legittimo e perfettamente comprensibile che l’Artsakh non accetta “aiuti umanitari” dallo Stato terrorista dell’Azerbajgian (che nega i diritti umani, i diritti umanitari internazionali e il diritto all’autodeterminazione al popolo dell’Artsakh e sta eseguendo una politica di pulizia etnica e genocidio), riportiamo l’esempio recente del Marocco, che accetta aiuti umanitari per il sisma, che ha provocato oltre 2.100 morti, solo da 4 Paesi (e non dalla Francia).
Con un comunicato il Ministero degli Interni marocchino ha precisato di aver accettato, per il momento, solo aiuti da quattro paesi “amici”. «Le autorità marocchine hanno risposto favorevolmente, in questa fase specifica, alle offerte di sostegno dei Paesi amici Spagna, Qatar, Regno Unito ed Emirati Arabi Uniti, che si erano offerti di mobilitare squadre di ricerca e soccorso», precisa il comunicato ufficiale trasmesso dalla televisione marocchina 2M.
La giustificazione di Rabat fa riferimento ad una «valutazione precisa» dei bisogni, ma non è esclusa l’ipotesi di chiedere aiuto ad altri paesi se necessario. La vicenda è particolarmente rilevante per quanto riguarda la proposta della Francia, un Paese che con il Marocco vanta uno stretto rapporto politico, storico e diplomatico per il fatto che per oltre quarant’anni è stato un protettorato francese, di fatto una colonia. Il Presidente Emmanuel Macron dal G20 di New Delhi ha espresso la disponibilità del suo Paese a collaborare affermando che «la Francia è disposta ad offrire il suo aiuto al Marocco se il Marocco decide che è utile», ricordando che milioni di cittadini francesi hanno radici marocchine e familiari nelle regioni colpite dal terremoto e si tratta di una «tragedia che tocca nel profondo il popolo francese».
Anche la Turchia, colpita recentemente da un terribile sisma che ha causato 60mila morti, ha offerto esplicitamente il proprio aiuto al Marocco senza ottenere risposta positiva.
Una fonte diplomatica marocchina ha precisato, che il Paese sta seguendo un «approccio responsabile, rigoroso ed efficace» per gestire le richieste di sostegno internazionale, collegandole ai bisogni che si presentano sul campo. «Una volta individuata la necessità, comunichiamo con coloro che hanno fatto l’offerta corrispondente a quella necessità per dire loro di fornire quell’aiuto» ha poi puntualizzato.
Questo «approccio responsabile, rigoroso ed efficace» del Marocco lo è ancora con più ragione nel caso dell’Artsakh, sotto assedio e vittima di pulizia etnica da parte dell’Azerbajgian, di cui rifiuta l’offerta. Questa è la risposta ad un esponente del regime autocratico di Aliyev, come Novruz Aslanov, che ha affermato: «Perché dovremmo aspettarci un appello? Se può essere necessario, allora stiamo facendo questo passo». Che prenda un esempio della risposta del Presidente francese al Marocco.
Però, la differenza fondamentale con l’Artsakh è, che l’Artsakh è sotto assedio e blocco totale, circondato da tutti i lati dall’Azerbajgian, che impedisce l’accesso dell’Artsakh all’Armenia e al resto del mondo.
Il Dipartimento di Stato americano si rifiuta di spiegare perché Aliyev non vuole revocare il blocco. La protezione di un tiranno
Il 14 settembre la Commissione per le Relazioni Estere del Senato degli Stati Uniti ha tenuto un’audizione dal tema Valutazione della crisi nel Nagorno-Karabakh, presieduto dal Senatore Robert Menendez, relativa al blocco genocida dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh da parte dell’Azerbajgian. È stata ascoltato il Vicesegretario ad interim per gli Affari Europei ed Eurasiatici del Dipartimento di Stato, Yuri Kim.
Nonostante la sua dichiarazione sulla richiesta di immediata apertura del Corridoio di Berdzor (Lachin) e sulla tolleranza zero per qualsiasi azione militare o attacco contro la popolazione dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh), Kim ha rifiutato di rispondere alla domanda di Menendez sul mancato rispetto da parte di Aliyev delle richieste di revoca il blocco, affermando che preferiva discutere la questione in un contesto diverso.
Prendendo atto della risposta evasiva di Kim, Menendez ha fornito la sua “risposta non classificata”, affermando che Aliyev si rifiuta di aprire il corridoio perché mira a sottomettere la popolazione dell’Artsakh attraverso la fame o la minaccia di fame.
Louis Bono, il principale negoziatore statunitense nel Caucaso, che era a Yerevan il 14 settembre, continua a occuparsi sia della priorità a breve termine, ovvero la riapertura del Corridoio di Berdzor (Lachin), sia della priorità a lungo termine. Lo ha annunciato in un briefing il Portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller. Non ha specificato se Bono visiterà anche Baku. «Non ho intenzione di commentare, ma se chiamate l’ufficio competente, sono sicuro che potranno darvi i dettagli», ha detto.
È stata sollevata anche una domanda sulla crisi umanitaria nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh. Recentemente, uno dei legislatori americani ha scritto una lettera al presidente Biden, che afferma: «Gli Stati Uniti devono riconoscere questo genocidio e agire di conseguenza per salvare quante più vite possibile». Qual è il messaggio del Dipartimento di Stato ai Cristiani Armeni sofferenti, ha chiesto il giornalista. «Vogliamo che il Corridoio di Lachin venga aperto immediatamente. Lo abbiamo detto chiaramente. Il Segretario di Stato Blinken ha lavorato con i leader dell’Armenia e dell’Azerbajgian per chiarire che vogliamo che il Corridoio di Lachin venga aperto immediatamente per affrontare la situazione umanitaria davvero terribile nel Nagorno-Karabakh», ha risposto Miller.
La domanda successiva rimane non posta o senza risposta: cosa faranno gli USA se l’Azerbajgian non “apre immediatamente il Corridoio di Lachin”, come richiede il Dipartimento di Stato?
«Arsen di dieci anni aspetta in fila dalle ore 06.00 del mattino davanti all’unico panificio operativo di Stepanakert. Deve portare il pane a casa prima di andare a scuola. Arsen è arrabbiato per gli adulti che saltano la fila e dice che il suo sogno è di diventare un poliziotto per far mantenere l’ordine nelle code. Giorno 277 del #ArtsakhBlockade [14 settembre]» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance nel Nagorno-Karabakh assediato).
«Stepanakert questo pomeriggio [14 settembre]. Davanti a questo edificio la gente aspetta per ritirare i buoni per il “pane”. Vedendo la gente camminare per strade vuote e solo riso (odore sgradevole e limitato) sugli scaffali, il Nagorno-Karabakh onestamente mi ricorda la Corea del Nord» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh Email).
I parlamentari delle Fiandre hanno espresso il loro sostegno al popolo dell’Artsakh
Su iniziativa del gruppo di amicizia dell’Assemblea Nazionale della Repubblica dell’Artsakh, “Repubblica di Artsakh-Parlamento delle Fiandre del Regno del Belgio”, il 13 settembre è stato organizzato un incontro speciale con i colleghi del Belgio, si apprende da un comunicato stampa dell’Assemblea Nazionale dell’Artsakh.
Durante l’incontro speciale sono state discusse le questioni relative allo status attuale dell’Artsakh, alla quale ha partecipato anche il Capo dell’Ufficio del Comitato armeno Dat Europe dell’ARF, Gaspar Karapetyan, e il Direttore esecutivo dell’Ufficio, Heghine Evinyan.
Aram Grigoryan, capo del gruppo di amicizia dell’Assemblea Nazionale, i membri del gruppo, Gagik Baghunts, Vicepresidente dell’Assemblea Nazionale, e Vahram Balayan, Presidente del Comitato per le Relazioni Esteri dell’Assemblea Nazionale, hanno presentato le difficoltà sofferte dal popolo dell’Artsakh a causa del blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbajgian e i problemi di sicurezza. Hanno osservato che gli amici dell’Artsakh dovrebbero sollevare la questione nei tribunali internazionali e nei media.
I membri del Parlamento delle Fiandre e gli altri partecipanti all’incontro speciale hanno espresso il loro sostegno al popolo dell’Artsakh , hanno sottolineato che il Parlamento delle Fiandre ha condannato la politica dell’Azerbajgian, che dopo la guerra il governo delle Fiandre ha stanziato fondi per gli aiuti umanitari e oggi stanno ancora cercando di sviluppare iniziative per il sostegno dell’Artsakh.
Gagik Baghunts ha sottolineato l’importanza del sostegno degli amici dell’Artsakh in questa fase difficile e ha sottolineato che si continua a lottare per il diritto all’autodeterminazione.
Il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione contro l’Azerbajgian per le violazioni dei diritti umani
Il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione con 539 voti favorevoli, 6 contrari e 24 astensioni, che chiede il rilascio di Gubad Ibadoglu, una nota figura dell’opposizione azera illegalmente arrestata in Azerbajgian, che condanna gravi violazioni dei diritti umani in Azerbajgian e impone sanzioni ai funzionari azeri che hanno commesso violazioni dei diritti umani.
La risoluzione afferma che Gubad Ibadoglu è stato brutalmente aggredito e arrestato arbitrariamente il 23 luglio 2023 e resta in carcere con accuse dubbie. È noto per aver criticato duramente il governo dell’Azerbajgian per quanto riguarda la corruzione, la gestione inefficiente delle finanze pubbliche e la mancanza di trasparenza. Rischia 12 anni di reclusione per “false accuse”, afferma la risoluzione.
Atualmente in Azerbaigian ci sono circa 200 prigionieri politici, tra cui giornalisti, difensori dei diritti umani e politici dell’opposizione, afferma la risoluzione che chiede di sollevare i casi di violazione dei diritti umani in Azerbajgian durante tutti gli incontri bilaterali e i negoziati sulla firma dei futuri accordi di partenariato, osservando che la condizione per la conclusione di tali accordi dovrebbe essere il rilascio di tutti i prigionieri politici in Azerbajgian.
I cargo jumbo azeri continuano a volare verso Ovda in Israele
Avi Scharf, giornalista di Haaretz ha riferito che ieri è stato registrato il sesto volo in due settimane (il 104° volo in 7 anni) di un cargo jumbo azero 4K-AZ40 verso l’aeroporto israeliano di Ovda. La Silkway Airlines dell’Azerbajgian è stata autorizzata dalle autorità israeliane del trasporto di esplosivi da una pista di atterraggio appartata nel deserto. Alcuni sono atterrati con l’identificativo del Ministero della Difesa azero.
Il Ministro della Difesa iraniano esclude la possibilità di una guerra tra Armenia e Azerbajgian nel prossimo futuro
Secondo l’agenzia iraniana Tasnim, il Ministero degli Esteri iraniano, Generale di brigata Mohammad Reza Ashtiani, ieri nel corso di un briefing ha affermato che Teheran sta monitorando da vicino la situazione nel Caucaso meridionale e mantiene i contatti con Armenia e Azerbajgian.
Nel contesto dell’escalation dell’Azerbajgian contro l’Armenia e l’Artsakh, ha escluso l’eventualità che inizi una guerra nel Caucaso meridionale. «Crediamo che la guerra non scoppierà nella regione», ha detto, sottolineando nel contempo che l’Iran non approverà alcun cambiamento dei confini. A suo avviso, i processi attuali indicano che «non accadrà alcun evento specifico».
In precedenza, anche il Portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, ha affermato che Teheran sta monitorando da vicino la situazione nel Caucaso meridionale e mantiene i contatti con Armenia e Azerbajgian per garantire la pace e la sicurezza. Ha descritto il recente dispiegamento delle truppe azerbajgiane come «preparativi di routine per il periodo invernale, quando gli spostamenti in montagna possono essere difficili».
Sabato scorso, in una conversazione telefonica con il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, il Presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha assicurato che l’Iran si oppone a qualsiasi cambiamento dei confini regionali, affermando che Teheran è pronto a svolgere un «ruolo efficace» come «vicino potente» per prevenire scontri regionali, problemi o cambiamenti geopolitici.
Il Ministro della Difesa armeno ha incontrato le autorità militari russe
Il 14 settembre, il Ministro della Difesa armeno, Suren Papikyan, ha ricevuto il Capo di Stato maggiore delle forze armate di terra russe, il Generale dell’esercito Oleg Salyukov, e il nuovo Comandante delle forze di mantenimento della pace della Federazione Russa in Artsakh (Nagorno-Karabakh), il Maggiore generale Kirill Kulakov.
Risposta ai rabbini revisionisti europei negano il genocidio armeno
Il 6 settembre 2023 il Centro Rabbinico d’Europa ha inviato una lettera firmata da 50 rabbini conservatori al Primo Ministro della Repubblica di Armenia, Nikol Pashinyan e al Presidente, Vahagn Khachaturyan, affermando che i funzionari armeni non hanno il diritto di usare il termine “genocidio” per descrivere il blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) da parte dell’Azerbajgian dal 12 dicembre 2022, motivo per cui 120mila persone dell’Artsakh sono condannati alla morte per fame. Della questione abbiamo riferito il 6 agosto [QUI], il 7 agosto [QUI] e il 9 settembre 2023 [QUI]. STEPANAKERT, 13 settembre 2023 – Artsakhpress – I rabbini hanno erroneamente affermato che il termine “genocidio” dovrebbe essere usato solo per descrivere lo Shoah ebraico. L’ignoranza di questi rabbini è superata solo dalla loro arroganza. Non solo non conoscono il vero significato del termine “genocidio”, ma danneggiano anche la propria causa dichiarando che, poiché lo Shoah è stato “unico”, nessun’altra tragedia umana può paragonarsi ad esso, negando così a chiunque l’opportunità di mostrare compassione. per le vittime dello Shoah. È nell’interesse degli Ebrei caratterizzare lo Shoah come una catastrofe universale con cui gli altri popoli possano simpatizzare. Sebbene tutti i genocidi presentino somiglianze, esistono evidenti differenze in termini di tempo, scala e luogo. Tuttavia, le somiglianze tra i genocidi superano le loro differenze.
Questi rabbini sembrano non sapere che secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, il genocidio, oltre all’evidente omicidio di massa, comprende anche “la creazione deliberata di condizioni di vita per qualsiasi gruppo che mirino a alla sua totale o parziale distruzione fisica”. Questo è esattamente ciò che sta facendo l’Azerbajgian, affamando 120.000 persone dell’Artsakh, privandole di cibo, medicine e altri beni di prima necessità.
I rabbini negazionisti hanno dichiarato che i termini “ghetto”, “genocidio” e “Shoah” sono “inappropriati per l’uso nel gergo di qualsiasi disaccordo politico”. Secondo Luis Moreno Ocampo, ex Procuratore della Corte Penale Internazionale, la carestia degli Armeni dell’Artsakh non può essere definita “disaccordo politico”, ma genocidio.
I rabbini, continuando la serie di errori e malintesi commessi nella lettera di propaganda filo-azerbajgiana, hanno chiesto ai leader armeni di “chiarire in modo chiaro e inequivocabile che il popolo armeno riconosce e rispetta la terribile sofferenza umana del popolo ebraico” e di smettere di “minimizzare e sminuendo la portata della sofferenza del popolo ebraico prima di promuovere qualsiasi interesse politico attraverso l’uso incessante di espressioni legate allo Shoah sofferto dal popolo ebraico”.
Invece di fare la predica ai leader armeni sullo Shoah, i rabbini avrebbero dovuto indirizzare la loro lettera al Primo Ministro Benjamin Netanyahu, che ha negato il genocidio armeno e ha fatto pressioni sulla Knesset affinché respingesse una risoluzione che lo riconoscesse. Israele avrebbe dovuto essere il primo Paese a riconoscere il genocidio armeno, non l’ultimo.
Inoltre, questi rabbini avrebbero dovuto avere il coraggio morale di pubblicare una lettera in cui condannavano il governo israeliano per aver fornito le armi letali con cui l’Azerbajgian ha ucciso migliaia di soldati armeni nel 2020.
Invece di sostenere i negazionisti del genocidio ad Ankara e Baku, questi rabbini avrebbero dovuto sapere che i più importanti sostenitori del riconoscimento del genocidio armeno sono Ebrei: il Dottor Israel Charni (Direttore dell’Istituto sullo Shoah e il Genocidio di Gerusalemme), il Prof. Yair Auron (storico, autore di numerosi libri sul genocidio armeno), Raphael Lemkin (che ha coniato il termine genocidio), l’Ambasciatore Henry Morgenthau, Elie Wiesel (vincitore del Premio Nobel e sopravvissuto allo Shoah, Yossi Beilin (Ministro della Giustizia israeliano) e Yossi Sarid (Ministro dell’Istruzione israeliano).
Dopo che il Presidente Joe Biden ha riconosciuto il genocidio armeno il 24 aprile 2021, sia l’Anti-Defamation League (ADL) che l’American Jewish Committee (AJC) hanno sostenuto il riconoscimento di Biden. Anche il Museo commemorativo dello Shoah degli Stati Uniti a Washington ha rilasciato una dichiarazione il 27 aprile 2021, accogliendo con favore la decisione del Presidente Biden secondo cui è stato commesso un genocidio contro il popolo armeno. Inoltre, anche il Congresso Ebraico Mondiale ha riconosciuto il genocidio armeno.
Inoltre, 126 esperti dello Shoah hanno rilasciato una dichiarazione congiunta il 7 marzo 2000, “confermando il fatto innegabile del genocidio armeno”. Tra loro c’erano i professori Yehuda Bauer, Steven Feinstein, Irving Horowitz e Steven Katz.
Questi rabbini non hanno condannato l’ex Vice Primo Ministro dell’Azerbajgian ed ex Sindaco di Baku, Hajibala Abutalibov, che ha dichiarato nel 2005 durante un incontro con la delegazione del comune in Baviera (Germania). “Il nostro obiettivo è la completa distruzione degli Armeni. Voi nazisti avete già sterminato gli ebrei negli anni ’30 e ’40, vero? Dovete capirci”, come è stato riportato da Realny Azerbaigian nella sua edizione del 17 febbraio 2006.
Poiché questi rabbini credono che solo loro abbiano il diritto di usare il termine genocidio, si sono mai lamentati con il loro amato fratello Aliyev per i suoi ripetuti riferimenti al falso “genocidio di Khojalu”? Non è questo un vergognoso esempio di doppio standard?
I rabbini avrebbero dovuto ricordare le famigerate parole di Hitler del 22 agosto 1939: “Dopo tutto, chi parla oggi dello sterminio degli Armeni?” Notando che il mondo ignorava il genocidio armeno, Hitler fu incoraggiato a portare avanti lo Shoah.
Yaron Weiss di Gerusalemme, nipote di sopravvissuti allo Shoah, ha scritto: “Condanno la cinica appropriazione della memoria delle vittime dello Shoah da parte di quel gruppo di rabbini”. Yaron Weiss ha anche ricordato ai rabbini che “l’Azerbajgian rifiuta di condannare e scusarsi per gli omicidi di massa commessi dai soldati della Legione azera durante lo Shoah”.
Invitiamo questi rabbini a chiedere scusa per la loro lettera revisionista e offensiva, la campagna diffamatoria istigata dall’Azerbajgian, a seguito della quale hanno perso il senso della decenza e della moralità. Se la loro lettera incoraggia l’Azerbajgian a commettere nuove atrocità contro l’Armenia e l’Artsakh, questi rabbini saranno considerati complici dei crimini azeri.
NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-15 17:09:092023-09-16 17:09:51278° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Rinnega firma e accordi, respinge appelli e ordini, non revoca chiusura Corridoio di Lachin (Korazym 15.09.23)
ROMA\ aise\ – “Esprimo grande soddisfazione per l’inizio dell’esame congiunto, nelle Commissioni Esteri e Cultura, di una risoluzione cinquestelle a mia prima firma sulla protezione del patrimonio artistico e culturale come strumento di costruzione della pace, con specifico riferimento al conflitto in corso tra Armenia e Azerbaigian”. Così Federica Onori, deputata eletta in Europa e capogruppo M5S nella commissione Esteri di Montecitorio.
“La distruzione di siti e oggetti del patrimonio culturale contribuisce all’inasprimento delle ostilità, dei pregiudizi e dell’odio interetnico”, annota la parlamentare. “Di converso, la protezione del patrimonio culturale ha un ruolo importante nella costruzione di un ‘ponte’ di dialogo tra le parti, tanto più nel Caucaso meridionale, dove le perduranti tensioni tra Armenia e Azerbaijan sono state recentemente esacerbate dal blocco del corridoio di Lachin e dalle sue tragiche conseguenze umanitarie”.
“Il nostro Paese – ricorda Onori – è in prima linea sul tema anche grazie alla creazione, nel 2022, della task force “Caschi Blu della Cultura”. Per questo chiedo al governo di attivarsi per garantire la tutela, l’integrità e la protezione del patrimonio culturale armeno e azero, per sostenere iniziative di promozione della cultura armena e azera in Italia e, infine, per includere nella missione europea Euma, e in eventuali future missioni Psdc, un meccanismo di protezione del patrimonio culturale dei territori interessati”.
“La pace ha bisogno di azioni concrete, prima che di tante parole”, conclude Onori. “Confido in una rapida e larga approvazione della risoluzione da parte del nostro Parlamento, per ribadire la centralità degli sforzi italiani in questo difficile percorso negoziale”. (aise)
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-15 17:05:152023-09-16 17:08:53Armenia – Azerbaigian/ Onori (M5S): costruire dialogo attraverso la cultura (Aise 15.09.23)
Korazym.org/Blog dell’Editore, 14.09.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi è il giorno 277 dell’assedio dell’Azerbajgian alla Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh. Nessuna notizia sull’apertura del Corridoio di Berdzor (Lachin) e l’ingresso dei 32 camion con aiuti umanitari dall’Armenia e dalla Francia fermi all’ingresso a Kornidzor presso il ponte Hakari, né conferma che la strada di Akna (Aghdam)-Askeran-Stepanakert sia aperta per ulteriori aiuti umanitari dalla Russia. Le trattative per l’apertura del Corridoio di Berdzor (Lachin) sono ancora in corso, non ci sono novità, ha detto ieri sera a News.am, Davit Babayan, Consigliere del Presidente della Repubblica di Artsakh. Ha aggiunto che aspettano notizie, che non sanno ancora quale sarà l’esito dei negoziati.
Va notato che sono passati già due giorni, da quando 1 (uno) camion della Croce Rossa russa con aiuti umanitari dalla Russia è entrato ad Artsakh da Akna (Aghdam). Dopodiché, secondo l’accordo, l’Azerbajgian avrebbe dovuto aprire il Corridoio di Berdzor (Lachin), ma è ancora chiuso. Va ricordato per inciso che due giorni fa Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri russo, aveva dichiarato che Mosca si aspettava che il Corridoio di Berdzor (Lachin) sarebbe stato aperto, tenendo conto degli accordi precedentemente raggiunti.
La rappresentanza francese presso l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) ha scritto in un post sul suo account Twitter: «Su istruzione del Presidente Emmanuel Macron, la Francia invita l’OSCE a realizzare l’immediata apertura del Corridoio di Lachin e sottolinea la necessità di adottare misure immediate per soddisfare le esigenze della popolazione del Nagorno-Karabakh».
Intanto, l’Azerbajgian rifiuta ancora di adempiere alla sua parte della proposta presentata dalla mediazione della Federazione Russa di aprire il Corridoio di Berdzor (Lachin), e di consentire al Comitato Internazionale della Croce Rossa, alle forze di mantenimento della pace russe e alle aziende private di entrare nella Repubblica di Artsakh con i beni essenziali. Lo ha scritto sulla sua pagina Facebook il Segretario del partito Ho onore, Tigran Abrahamyan. Inoltre, ha osservato: «La parte russa sta negoziando con l’Azerbajgian per il rispetto degli impegni, ma allo stesso tempo, sta facendo dichiarazioni che rompano il processo, portando la situazione ad un vicolo cieco. Tra l’altro, le azioni dell’Azerbajgian contraddicono le proposte fatte da tutti i centri geopolitici riguardo alla soluzione della situazione, il che implica che gli attori internazionali dovrebbero aumentare la pressione sull’Azerbajgian. Nella situazione attuale, le azioni delle diverse capitali mostreranno chi e come è impegnato a rispettare i principi da loro dichiarati in materia di pace e stabilità nella regione».
Mappa degli attacchi azeri sul territorio dell’Armenia tra il 13 e il 14 settembre 2022.
Esattamente un anno fa, il 13 settembre, le forze armate dell’Azerbaigian lanciarono un’aggressione militare su vasta scala senza precedenti contro il territorio sovrano della Repubblica di Armenia, provocando entro il 14 settembre la morte o la dispersione di almeno 204 militari armeni e l’occupando circa 150 chilometri quadrati di territorio sovrano dell’Armenia. Questa aggressione azera era stata preceduta dall’invasione e l’occupazione del territorio sovrano della Repubblica di Armenia in maggio e novembre 2021.
Il Ministero degli Esteri della Repubblica di Armenia ha rilasciato una dichiarazione al riguardo: «Le azioni della parte azera sono state accompagnate dal prendere di mira insediamenti, infrastrutture civili e ambientali, dall’uso di armi di grosso calibro e droni. La tortura dei militari armeni, compresi i corpi delle donne, nei territori passati sotto il controllo dell’Azerbajgian, di cui sono disponibili registrazioni video scioccanti e che sono state criticate dalle strutture internazionali e dalle organizzazioni per i diritti umani, sono crimini di guerra e dovrebbero anche ricevere una chiara indagine legale internazionale e valutazione universale.
Guidato dal senso di impunità, l’Azerbajgian continua a minacciare la pace e la stabilità nel Caucaso meridionale. In questi giorni sui social network si stanno diffondendo numerosi video che dimostrano che l’Azerbajgian sta accumulando truppe ed equipaggiamenti militari di grosso calibro sia lungo il confine di Stato con l’Armenia che lungo la linea di contatto con il Nagorno-Karabakh, in prossimità della zona di responsabilità delle truppe di mantenimento della pace russe. I casi di aggressioni da parte dell’Azerbajgian alle posizioni delle forze armate armene e di violazione del regime di cessate il fuoco nel Nagorno-Karabakh sono aumentati in modo significativo.
La Repubblica di Armenia apprezza molto le dichiarazioni e le azioni dei partner, che un anno fa hanno chiaramente registrato la violazione dell’integrità territoriale dell’Armenia e l’inammissibilità dell’uso della forza da parte dell’Azerbajgian, anche come chiaro messaggio per prevenire tale azioni in futuro.
Le forze armate dell’Azerbajgian devono essere ritirate dal territorio sovrano della Repubblica di Armenia. Allo stesso tempo, continuando ad essere interessata a stabilire stabilità e pace nella regione, la Repubblica di Armenia riafferma la sua proposta di effettuare un ritiro speculare delle truppe dal confine interstatale tra Armenia e Azerbajgian, sulla base delle mappe dell’URSS del 1975.
Ci aspettiamo che gli attori interessati alla pace e alla sicurezza nella regione, le strutture con mandato in materia, facciano ogni sforzo e utilizzino tutti i meccanismi a loro disposizione per prevenire un’altra destabilizzazione e l’uso illegale della forza nella nostra regione».
La Missione dell’Unione Europea in Armenia (EUMA) ha annunciato lo smantellamento dell’impianto di fonderia di acciaio a Yeraskh, nella regione di Ararat dell’Armenia, che confina con il Nakhichevan, l’exclave dell’Azerbajgian.
++++ AGGIORNAMENTO: I proprietari dell’impianto metallurgico di Yeraskh, GTB Holding, hanno confutato il post dell’EMUA sostenendo che la fabbrica sarebbe stata trasferita. L’EMUA ha risposto cancellando il post. Vale la pena notare che questa non è la prima volta che l’EMUA cancella post con affermazioni errate. ++++
Ricordiamo, come abbiamo riferito a più occasione, che dall’inizio della costruzione il cantiere dell’impianto – con fondi USA – è stato continuamente bombardato dalle forze armate dell’Azerbajgian, di fatto fermando i lavori. L’Azerbajgian ha anche avanzato false accuse ambientali nei confronti dell’impianto, sostenendo che pone problemi ambientali. Il Ministero della Protezione della natura dell’Azerbajgian ha dichiarato espressamente che l’Armenia sta violando gli standard ambientali internazionali impegnandosi in questa attività a Yeraskh senza coordinarsi con Baku. Tuttavia, il Ministero dell’Ambiente dell’Armenia ha affermato che la fonderia di Yeraskh non rappresenta un pericolo per Nakhichevan e non è necessario un coordinamento con l’Azerbajgian.
L’Azerbajgian, in realtà, ha preso di mira alcune delle più importanti strutture civili in Armenia per esercitare pressioni militari sul Paese. Prendere di mira oggetti civili come aeroporti (Kapan), miniere (Sotk) e fabbriche (Yeraskh) è caratteristico degli Stati terroristi. Il regime di Aliyev dimostra che l’Azerbajgian ha optato per il terrorismo come metodo di risoluzione dei problemi.
Inoltre, l’Azerbajgian mira ad ostacolare lo sviluppo economico dell’Armenia prendendo di mira siti economicamente strategici. Lo disse Ilham Aliyev nel 2018: «Come risultato dei nostri sforzi, l’Armenia si è trasformata in una situazione di stallo politico, economico, energetico e dei trasporti, e l’ulteriore sviluppo di questo Paese è, ovviamente, molto desolante. Noi, per la nostro parte, continueremo la nostra politica».
Yeraskh è un’ulteriore dimostrazione – per quanto dovesse servire ancora – che l’Azerbajgian ottiene quello che vuole con la forza e la comunità internazionale osserva e registra come si fa con le notizie meteorologiche, invece di condannare questi atti terroristici dell’Azerbajgian, come sarebbe obbligatorio.
Nel contesto della crescente tensione nel Caucaso meridionale:
Numerose violazioni del cessate il fuoco segnalate il 13 settembre 2023 lungo la linea di contatto dell’Artsakh con le forze armate azere. L’Artsakh segnala un ferito con ferite non mortali. La situazione è sempre più tesa.
Non vengono più pubblicati online video della mobilitazione militare azera. Alcuni video riportano che anche l’Armenia ha inviato truppe in alcune direzioni. I video si sono fermati un paio di giorni fa, che non vuol dire che la tensione non c’è più.
L’Iran ha spostato unità del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Pasdaran) verso il confine con l’Azerbajgian.
Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha riferito che le unità di difesa aerea hanno condotto esercitazioni utilizzando il sistema missilistico antiaereo di fabbricazione israeliana Barak [Fulmine in ebraico] 8ER, che sono stati denominati “Yıldırım [Fulmine in azero] 8ER” in Azerbajgian. Nella dichiarazione del Ministero si menziona che durante le esercitazioni previste, i missili balistici lanciati dal nemico simulato sono stati identificati e distrutti dai missili Barak 8ER.
Il Presidente della Commissione per gli Affari Esteri del Parlamento armeno, Sargis Khandanyan, ha detto ieri ai giornalisti che l’Azerbajgian non ha ancora risposto alle proposte di pace della Repubblica di Armenia, che erano state annunciate il 24 agosto scorso dal Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan. Il Ministro degli Esteri dell’Azerbajgian, Jeyhun Bayramov, ha annunciato che i negoziati per la firma del trattato di pace tra Armenia e Azerbajgian si sono interrotti. Secondo Sputnik Armenia, ieri nel corso di una sessione di domande e risposta con il governo nell’Assemblea Nazionale, il Ministro degli Esteri della Repubblica di Armenia, Ararat Mirzoyan, rispondendo alla domanda di Sona Ghazaryan, deputato del partito Patto Civile, circa la fase del trattato di pace in discussione tra Azerbajgian e Armenia, ha rilasciato questa dichiarazione: «La parte armena ha consegnato la quinta edizione dell’accordo sulla regolamentazione delle relazioni e l’instaurazione di relazioni pacifiche alla parte azera, toccava a noi farlo, e lo abbiamo fatto. E proprio ieri abbiamo ricevuto nuove proposte dalla parte azera». Mirzoyan ha osservato che, nonostante non ci siano stati negoziati faccia a faccia dopo giugno, il processo e le discussioni continuano. Per quanto riguarda lo svolgimento di riunioni e negoziati in diversi formati e su diverse piattaforme, le proposte arrivano quasi sempre, ha detto Mirzoyan, sottolineando che per il momento non c’è nessun accordo su un incontro specifico, solo discussioni preliminari.
Il Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh, Sergey Ghazaryan, ha ricevuto a Yerevan la Baronessa Caroline Cox e i membri dell’organizzazione cristiana per i diritti umani Christian Solidarity International (CSI) e dell’organizzazione filantropica Humanitarian Aid Relief Trust (HART), che sono giunti a Yerevan con la Baronessa. Ghazaryan ha discusso con gli ospiti le questioni relative al disastro umanitario causato dall’assedio di Artsakh imposto dall’Azerbajgian da nove mesi.
«Abbiamo visitato l’ingresso del Corridoio di Lachin, l’unica strada che collega il Nagorno-Karabakh all’Armenia e il mondo esterno. Da nove mesi l’Azerbajgian blocca questa strada. Per due mesi, nemmeno il Comitato Internazionale della Croce Rossa è stato fatto entrare. I 120.000 Cristiani Armeni del Nagorno-Karabakh/Artsakh stanno morendo di fame. Questo è genocidio» (Christian Solidarity International).
La crudele realtà di vivere nel #ArtsakhBlockade: «L’unico cibo/frutto esistente a Stepanakert era l’uva. Anche questa è scomparsa con la stagione delle piogge. Mi è stato detto che gli agricoltori non possono entrare nei campi per raccoglierlo. Non riesci a trovare nemmeno una tazza di caffè per uccidere l’appetito. In questo momento a Stepanakert non puoi trovare nulla» (Marut Vanyan, giornalista freelance in Karabakh/Artsakh Email).
«Arev Hovsepyan, insegnante della Scuola Stepanakert N. 2, ha preparato dei biscotti per i suoi alunni di quarta elementare. I bambini che vivono nell’Artsakh sotto il blocco hanno un’esperienza diretta della deprivazione straziante, trascorrendo mesi senza nemmeno un boccone di dolce indulgenza» (Hagop Ipdjian, Consigliere del Presidente della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh).
«Non ci sono trasporti pubblici e anche le ambulanze non sono operative a causa della mancanza di carburante» (Hagop Ipdjian, Consigliere del Presidente della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh).
«La carenza di pane rimane a livelli critici nel Nagorno-Karabakh assediato. Non sono ancora riuscito a procurarmi una pagnotta di pane, nemmeno con i tagliandi. Nessun panificio funziona oggi e altri prodotti alimentari essenziali come frutta e verdura di stagione sono ugualmente scarsi» (Siranush Sargsyan, giornalista freelance nel Nagorno-Karabakh assediato).
Il Ministero dello Sviluppo sociale e della Migrazione della Repubblica di Artsakh ha riferito ieri, che i residenti di Stepanakert, che non hanno potuto utilizzare i tagliandi 1-8, a partire delle ore 08.00 di oggi, 14 settembre 2023, possono acquistare il pane con i tagliandi non riscattati presso il panificio in via Tigran Metsi 18 di Stepanakert.
Il Ministero dello Sviluppo Sociale e della Migrazione della Repubblica di Artsakh ha rilasciato una dichiarazione riguardante la distribuzione dei prodotti alimentari essenziali portati dalla Croce Rossa russa. Si prevede di distribuire nei prossimi giorni prodotti alimentari nell’Artsakh alle famiglie che soddisfano i seguenti criteri:
Famiglie dei militari caduti con figli minorenni.
Famiglie con figli disabili.
Famiglie con cinque o più figli minori.
Dopo un’interruzione di due mesi, dal 12 luglio 2023, il 12 settembre l’account Telegram del Contingente di mantenimento della pace russo in Nagorno-Karabakh ha ripreso la pubblicazione di post.
«Il Comandante del Contingente di mantenimento della pace russo in Nagorno-Karabakh, Kirill Kulakov, ha già visitato Baku e ha discusso la situazione con il Ministro della Difesa azerbaigiano, Zakir Hasanov. Il lavoro del Contingente di mantenimento della pace russo non viene interrotto per un minuto: stanno facendo tutto il possibile per stabilire la pace nella regione» (12 settembre 2023). Risultato: picche.
«In Karabakh sono arrivati gli aiuti umanitari della Croce Rossa russa.
Il 12 settembre 2023 il personale militare del Contingente di mantenimento della pace russo ha garantito la consegna sicura e la distribuzione di aiuti umanitari per i residenti del Nagorno-Karabakh.
Il giorno prima, nella zona di responsabilità delle forze di mantenimento della pace russe era arrivato un camion con un carico umanitario dell’organizzazione pubblica russa “Croce Rossa russa”. Dopo aver concordato le questioni tra le due parti e controllato i documenti necessari, il convoglio umanitario, accompagnato dall’equipaggiamento del Contingente di mantenimento della pace russo, è arrivato a Stepanakert.
Il carico umanitario consegnato ai residenti locali ammonta a 15 tonnellate. Comprende cibo, vestiti, kit igienici e kit per bambini, tutti i beni più necessari, concordati con i rappresentanti del Nagorno-Karabakh.
Attraverso la mediazione delle forze di mantenimento della pace russe, i rappresentanti della Croce Rossa russa hanno distribuito gli aiuti consegnati alle famiglie numerose e a basso reddito, nonché a tutti i residenti bisognosi» (13 settembre 2023).
Ieri, le autorità dell’Artsakh hanno diffuso i dettagli sul contenuto del carico [QUI].
E cosa fanno gli USA?
«Il 12 settembre, un camion della Croce Rossa russa è entrato nel Nagorno-Karabakh dall’Azerbajgian per effettuare la prima consegna umanitaria da giugno. Primo passo importante. Ora è il momento di aprire, immediatamente e simultaneamente, le strade di Lachin e di Aghdam affinché il CICR possa porre fine alle sofferenze nel Nagorno-Karabakh e aprire la strada a un dialogo politico duraturo» (Ambasciatore Yuri Kim, Assistente Segretario di Stato per gli Affari Europei ed Eurasiatici del Dipartimento di Stato).
1. Qui abbiamo un rappresentante del Dipartimento di Stato degli USA che sostiene i piani e le azioni della strategia russa-azera nel Caucaso meridionale. Eh sì, sta spingendo per l’apertura della strada di Akna (Aghdam)-Askeran-Stepanakert, proprio come vogliono gli Azeri. Una mossa molto bello per davvero. Premiare Aliyev per i crimini di guerra, assecondando l’apertura l’Artsakh dall’Azerbajgian in pieno clima di guerra imminente, è follia.
Gli USA hanno permesso all’Azerbajgian di introdurre una nuova via di cui la gente dell’Artsakh non aveva mai avuto bisogno prima. Mentre l’Azerbajgian non ha alcuna intenzione di re-aprire il Corridoio di Berdzor (Lachin) in sicurezza (quindi ritirando le sue forze armate dal corridoio), il Dipartimento di Stato si auto-complimenta, favorendo la tortura degli Armeni dell’Artsakh. Nel contempo tace sui 22 camion dall’Armenia (con l’aggiunta di 10 camion dalla Francia) che stanno fermi da quasi due mesi davanti all’ingresso del Corridoio di Berdzor (Lachin) a Kornidzor nel pressi del ponte Hakari.
La verità è che non esiste da nessuna parte un accordo su una “strada di Aghdam” (meno ancora con lo status di un “corridoio”). C’è solo un Corridoio e si chiama Berdzor (Lachin), che collega l’Artsakh con l’Armenia e il resto del mondo, chiuso illegalmente dall’Azerbajgian dalle ore 10.30 del 12 dicembre 2022. Da nove mesi.
Quindi, questo rappresentante del Dipartimento di Stato diventa complice di genocidio, dando il benestare alla deliberata carestia di 120.000 civili come strumento accettabile di negoziazione. Questo è aiutare e autorizzare l’Azerbajgian ad ignorare la Dichiarazione trilaterale (firmata da Azerbajgian, Armenia e Russia) del 9 novembre 2020 e l’ordine vincolante della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, introducendo sempre più scuse per la coercizione. Vergognoso. Questo è quello che fanno gli USA quando un’autocrazia come l’Azerbajgian ignora ciò che si sta dicendo da mesi.
La strategia dell’Azerbajgian e della Russia di guidare l’agenda e cambiare le narrazioni legali funziona solo quando gli attori internazionali riconoscono il cambiamento. Con questo, la nazione più potente del mondo sta cedendo all’agenda di un’autocrazia e una dittatura.
Parliamo di strategia russa-azera, perché nessuno sana di mente può pensare per un attimo che Baku non si coordini con Mosca e viceversa. Senza dimenticare la Turchia sullo sfondo, che mantiene con la Russia una centro di coordinamento ad Aghdam e come la Russia fornisce armi, come anche Israele. Il quadro geopolitico genocida è chiaro?
2. Parlare:
a. di “apertura simultanea” del Corridoio di Lachin (non “strada di Lachin”) e della strada di Aghdam-Askeran-Stepanakert;
b. di movimento soltanto del Comitato Internazionale della Croce Rossa, significa promuovere la strategia russa-azera.
Gli attivisti pseudo-umanitari sponsorizzati dal governo dell’Azerbajgian sono come gli attivisti pseudo-ecologisti (e in alcuni casi gli stessi) dell’inizio del #ArtsakhBlockade. Applicano le stesse tattiche usate per bloccare il Corridoio di Berdzor (Lachin), per aprire la “strada di Aghdam” ai servizi di sicurezza dell’Azerbajgian come fecero con il Corridoio di Berdzor (Lachin) diretti al ponte Hakari, questa volta direttamente a Stepanakert.
Secondo la Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, e di conseguenza secondo l’ordine giuridicamente vincolante della Corte Internazionale di Giustizia che ne fa riferimento, esiste solo il Corridoio di Berdzor (Lachin), per cui l’Azerbajgian deve consentire il “movimento senza ostacoli di merci, veicoli e persone in entrambe le direzioni” (e non solo per il CICR e i Russi). La dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 e la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia non menzionano, quindi non considerano, nessun’altra strada, né in sostituzione, né in contemporanea, oltre il Corridoio di Berdzor (Lachin).
Poi, perché ci sarebbe necessità di avere “in contemporaneo”, a parte del Corridoio di Berdzor (Lachin), ancora un altro percorso? Prima della chiusura del corridoio, in Artsakh non c’era una crisi umanitaria e aprendo il corridoio (per l’Armenia e il resto del mondo), la crisi umanitaria che c’è sparirà senza la necessità di un altro percorso (per l’Azerbajgian e la Russia, che hanno provocato la crisi umanitaria).
Il resto è narrazione di appeasemente, che porterà solo al disastro della “integrazione” (da leggere “pulizia etnica” e genocidio).
Come rappresentante diplomatico di una democrazia conosciuta in tutto il mondo, l’Ambasciatore Kim farebbe meglio a fare affidamento sulla volontà del popolo autodeterminato dell’Artsakh, rifiutando qualsiasi cosa che viene proposta da un autocrate (azero) e un dittatore (russo). E se l’Ambasciatore Kim non è capace o in grado di sostenerlo, è pregato di fare un passo indietro e di non interferire con la volontà e il futuro autodeterminato del popolo dell’Artsakh.
Si dovrebbe ricordare che TUTTI i civili Armeni – per lo più malati, disabili e anziani – che si sono rifiutati di fuggire dalle loro case durante la guerra del 2020, sono stati tutti giustiziati o decapitati dai militari azeri, che hanno pure filmato le loro azioni e postato sui social media.
Chi pensa che con la “strada di Aghdam” aperta, ci possa essere ancora l’Artsakh/Nagorno-Karabakh, non capisce/nega (che è peggio) quanto sia genocida il regime azero e la società azera che ha indottrinato da decenni.
Se gli Stati Uniti continueranno con la loro posizione attuale nei confronti dell’Armenia e dell’Artsakh, allora l’Azerbajgian, delegato dalla Russia e dalla Turchia, spopolerà presto l’Artsakh e avvierà poi l’annessione della regione armena di Syunik come “Zangezur occidentale”.
3. Il Dipartimento di Stato dovrebbe ascoltare il loro Senatore, che ha detto la verità e ha indicato quali azioni dovrebbe intraprendere, come abbiamo riferito ieri: «Il Senatore democratico del New Jersey, Presidente del Comitato per le relazioni esteri del Senato degli USA, Robert (Bob) Menendez ha tenuto un discorso nell’aula del Senato, sottolineando la gravità della crisi umanitaria che l’Artsakh si trova ad affrontare, offrendo un toccante appello all’azione: “Il governo di Aliyev in Azerbajgian sta portando avanti una campagna di atrocità atroci che portano i tratti distintivi del genocidio contro gli Armeni nell’Artsakh. Hanno intenzionalmente e brutalmente intrappolato tra i 100.000 e i 120.000 Armeni Cristiani nelle montagne del Karabakh. C’è solo una strada per uscire e collegare il Nagorno-Karabakh all’Armenia per persone, cibo, medicine e beni di prima necessità”. Menendez non usa mezzi termini quando mette in guardia l’Azerbajgian per il blocco genocida dell’Artsakh: “Agli uomini che organizzano e attuano questo brutale [blocco]: vi riterremo responsabili dei vostri crimini, anche se ci vorrà una vita”. Dire la verità come dovrebbe essere detta sulla pulizia etnica e il genocidio in Artsakh, al contrario del Segretario di Stato, Anthony Blinken, è un atto rivoluzionario».
Mentre la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite ordina esplicitamente l’immediata apertura del Corridoio di Berdzor (Lachin) senza ostacoli, su cui concordano le organizzazioni e istituzioni per i diritti umani che non permettono che il cibo venga utilizzato come arma, utilizzata come tattica di negoziazione e che riconoscono che la falsa narrazione di “ambedue le parti” rafforzerà ulteriormente lo strangolamento dell’Artsakh.
Il Presidente di Freedom House ha dichiarato: «(…) il blocco del Corridoio di Lachin rischia la pulizia etnica. (…) Esortiamo il governo azerbajgiano a togliere INCONDIZIONATAMENTE il blocco per garantire il libero movimento bidirezionale di persone, veicoli e merci lungo il Corridoio di Lachin».
Il Dipartimento di Stato non riesce proprio a fare di meno che spingere con ogni respiro per l’integrazione dell’Artsakh nell’Azerbajgian, come vuole la Russia. Gli Stati Uniti non hanno dimostrato alcun desiderio o capacità di costringere l’Azerbajgian ad agire vagamente in senso umano.
3. Da notare, non da poco conto, che l’Ambasciatore Kim scrive – quello che la propaganda azera nega/fa dimenticare – che si tratta della “prima consegna umanitaria da giugno”. Quindi il #ArtsakhBlockade c’è.
Alcune reazioni di troll azeri al post su Twitter dell’Ambasciatore Kim
Riportiamo le reazioni senza alcun commento, visto che si squalificano da soli. L’ultimo a conclusione della serie riassume tutto. Comunque, si prega di prestare attenzione, perché queste frasi riflettano la propaganda e la narrazione azere, che sono sempre stracolmi di fake news, disinformazione e tesi anti-storiche.
«L’Azerbajgian è sempre stato un sostenitore della pace nella regione e lo ha dimostrato con i passi compiuti, e lo sta dimostrando anche adesso. L’Armenia, al contrario, è impegnata a interrompere il processo di pace».
«Non ci sono restrizioni al movimento dei residenti di etnia armena del Karabakh sulla strada di Lachin. Per quanto riguarda l’approvvigionamento alimentare, questo può essere fatto solo attraverso la strada Aghdam Khankendisi. Non sarebbe fattibile garantire la sicurezza delle terre azerbajgiane attraverso l’Armenia».
«La parte azera ha ripetutamente avvertito l’Armenia e i suoi sostenitori che la strada di Lachin-Khankendi è destinata a scopi umanitari ed è severamente vietato utilizzarla per altri scopi. L’Armenia lo ha ignorato».
«Dal primo giorno, l’Azerbajgian ha sostenuto la pace nella regione, mentre l’Armenia ha violato questo processo. Perché non vogliono arrivare alla pace. Gli Armeni pensano solo alla provocazione».
«Non può esserci dialogo politico tra le autorità dell’Azerbajgian e il regime criminale [il governo della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh]. Sono aperte le proposte dell’Azerbajgian per discutere le questioni relative al reinserimento degli Armeni residenti in Garabag. Ma prima di tutto, l’Armenia deve ritirare ciò che resta delle sue forze armate dal territorio dell’Azerbajgian [l’esercito di difesa della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh]».
«La Repubblica di Azerbajgian è da sempre sostenitrice della pace nella regione e non ci sono ostacoli all’apertura della strada di Lachin, ma l’uso di questa strada può essere utilizzato in base alle leggi dell’Azerbajgian, il carico in arrivo deve essere dichiarato e concordato in anticipo».
«L’Azerbajgian è a favore della pace, della stabilità e della prosperità regionale. L’Armenia minaccia seriamente la stabilità del Caucaso meridionale sostenendo il governo separatista sul territorio dell’Azerbajgian».
«Se le merci trasportate nella parte armena fossero realmente necessarie, non impedirebbero a queste merci di attraversare il territorio. Cioè, mettono in piedi un finto spettacolo della fame e si mostrano al mondo intero come pietosi. Lascia che il mondo intero veda la loro frode».
«L’Azerbajgian non ha mai creato ostacoli alla comunità civile armena che utilizza il Corridoio di Lachin. Questo movimento è la nostra preoccupazione. Perché con questo abbiamo dimostrato che l’Azerbaigian è rimasto fermo nelle sue decisioni».
«L’Azerbajgian, come unico sostenitore della pace nella regione, intende accelerare questo processo, ma i separatisti Armeni lo ostacolano e lanciano provocazioni contro l’instaurazione della pace».
«Vaffanculo. Ora è il momento che l’Azerbajgian vada a Khankendi e appenderà lì la bandiera dell’Azerbajgian!» (in russo).
NOI PREGHIAMO IL SIGNORE PER QUESTO MIRACOLO
NON DOBBIAMO SPERARE CHE VENGA DAGLI UOMINI,
QUELLO CHE SOLO IL SIGNORE POTREBBE DARCI
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-14 19:08:262023-09-14 19:08:26277° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. L’Azerbajgian prosegue l’assedio (Korazym 14.09,.23)
L’Armenia prosegue il suo distacco dalla sfera d’influenza della Russia con l’annuncio della ratifica dello statuto della Corte Penale Internazionale (Cpi) sui crimini di guerra internazionali che il premier Nikol Pashinyan ha anticipato parlando all’Assemblea Nazionale, il parlamento di Erevan. L’Armenia ha firmato lo Statuto di Roma che istituiva il Cpi nel luglio 1998 ma non l’ha ancora ratificato. Ora, entrandovi, Erevan dovrà adeguare la sua giurisprudenza ai dettami della Cpi, ivi compresa la questione della gestione dei ricercati internazionali. Nella cui lista compare anche il presidente russo Vladimir Putin che, da ora in avanti, qualora si recasse in Armenia, rischierebbe l’arresto.
La svolta dell’Armenia sulla Cpi
Una mossa simbolica di grande rilevanza politica, con cui l’Armenia coglie due piccioni con una fava: Pashinyan marca il distacco crescente dalla Russia, Paese al cui eccessivo affidamento ha imputato molti dei guai politici di Erevan negli ultimi decenni, e prepara il terreno perché in caso di nuova aggressione militare azera i militari e i dirigenti del regime di Baku possano essere chiamati alla responsabilità di fronte alla giustizia internazionale.
Sul primo fronte, lo ricordiamo, l’Armenia da tempo prepara il decoupling dalla Russia sul fronte politico e securitario. L’obiettivo: non apparire come un piccolo, indifeso Paese “filorusso” in caso di nuovo attacco di Baku nel Nagorno-Karabakh e segnalare a Mosca il deterioramento delle prospettive securitarie garantite dalla Russia stessa con gli accordi triangolari con l’Azerbaijan stesso. Un’ennesima componente della destrutturazione dello spazio geopolitico ex sovietico di cui sia il Nagorno-Karabakh che l’offensiva russa in Ucraina sono parti integranti.
Gli schiaffi di Erevan a Mosca
Nelle scorse settimane Pashinyan ha marcato il distacco da Mosca esplicitamente in un’intervista a Repubblica che ha fatto il giro del mondo, ha organizzato una piccola ma simbolica esercitazione militare con letruppe statunitensi che ha portato la bandiera a stelle e strisce a pochi chilometri dal confine meridionale russo e ha annunciato il ritiro dell’ambasciatore armeno presso l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Csto), l’alleanza militare dei Paesi ex sovietici che la Russia guida e di cui fanno parte anche Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan. In mezzo a tutto ciò, l’invio di aiuti umanitari all’Ucraina tramite una missione semiufficiale con a capo la moglie del primo ministro armeno, Anna Hakobyan. Una mossa tesa a voler prendere le distanze da Mosca anche sulla guerra. Fumo negli occhi per la Russia, che venerdì ha convocato al Ministero degli Esteri l’ambasciatore di Erevan a Mosca per comunicare che il Cremlino considera “passi ostili” quelli del piccolo Paese caucasico.
La situazione dell’Armenia, la cui economia peraltro dipende attivamente dalla triangolazione con cui i prodotti sanzionati nel commercio tra Occidente e Russia passano dal suo territorio (fonte di crescita e sviluppo nell’ultimo anno), è precaria. Ma le mosse sul distacco da Mosca sono tese al più grande obiettivo di non trovarsi isolati qualora l’Azerbaijan accelerasse per una nuova guerra d’aggressione nel territorio conteso del Nagorno-Karabakh (Artsakh per gli armeni) ove da tempo perpetra il blocco del corridoio di Lachin e fa entrare, col contagocce, gli aiuti nella parte della regione che resta sotto il controllo armeno.
L’Armenia si prepara all’aggressione azera?
L’esperto di Caucaso Mariano Giustino ha scritto su Huffington Post che Erevan “prende le distanze dal suo alleato di lunga data, la Russia, a causa del tradimento subito per la indifferenza davanti all’aggressività di Baku” in una fase in cui il patrono dell’Azerbaijan, la Turchia associata dagli Armeni al genocidio del 1915, è indispensabile per la Russia come ponte politico, diplomatico ed economico.
L’Armenia nello Statuto di Roma o fuori dalla Csto punta ad avere una voce internazionale più rumorosa qualora l’esercito di Baku tornasse all’offensiva. E si perpetrassero nuovi crimini dopo quelli commessi tre anni fa nel conflitto in cui le preponderanti forze azere hanno avuto la meglio. A partire dalla pulizia etnica contro i cristiani dell’Artsakh: ““Dovrebbero essere più diffuse le immagini dei cristiani che lasciano per sempre le proprie terre dopo aver caricato sulle macchine le loro poche cose, bruciato le abitazioni e portato addirittura con sé i propri morti abbandonando i cimiteri“, ricordava nel 2020 parlando con InsideOverl’onorevole leghista Paolo Formentini, oggi vicepresidente della Commissione Esteri di Montecitorio, a proposito della persecuzione anticristiana. Human Rights Watch ha denunciato torture e soprusi contro civili e militari armeni in Nagorno-Karabakh sia durante la guerra del 2020 che in occasione dei nuovi scontri del 2022. E anche il blocco di Lachin affama e mette sotto pressione una terra contesa. Tutte queste tematiche sono esplose senza alcun vero intervento della Russia, scatenando la rabbia di Erevan. Che ora prova a tutelarsi. E in futuro nuovi crimini di guerra azeri potranno subire la censura dello Statuto di Roma, col rischio di portare alla sbarra il dittatore di Baku Ilham Aliyev. Nella ricerca di sicurezza armena, considerare in questo passaggio Putin un ricercato internazionale appare come un passaggio puramente formale.
http://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.png00adminwphttp://www.comunitaarmena.it/wp-content/uploads/2022/08/Logo_armenia-04-1-300x92.pngadminwp2023-09-14 18:04:152023-09-16 18:20:18"Aderiamo alla Corte Penale Internazionale": schiaffo dell'Armenia alla Russia (Il Giornale 14.09.23)
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