Vigilare serve. Sempre… i riconoscimenti delle assemblee territoriali servono a smuovere le coscienze turche e a non far abbassare mai la guardia

«Esimi concittadini armeni, Vi saluto con affetto e rispetto. Quest’anno, vorrei ancora una volta celebrare la memoria degli Armeni ottomani che persero la vita nelle tragiche circostanze della Prima Guerra Mondiale e fare le mie condoglianze ai loro discendenti». Comincia così la lettera che il presidente turco Erdogan ha inviato al Patriarca Atesyan in occasione del 24 aprile.

Non è sfuggito il tono soft del messaggio, non privo della consueta retorica ottomana, ma dove si legge anche che «È il nostro obiettivo comune che questi due popoli, accomunati della gioia come dal dolore per secoli, guariscano le ferite del passato e rafforzino ulteriormente i legami umani tra di loro» e ancora che «Siamo determinati ad incrementare ancora i nostri sforzi per preservare e tutelare la memoria degli Armeni ottomani ed il patrimonio culturale armeno anche in futuro. (…) Non tollereremo che nemmeno un solo nostro cittadino armeno venga escluso, emarginato o che si senta un cittadino di categoria inferiore».

Un appello, sulla falsariga di quelli del 2015 e del 2016 ma più improntato verso il dialogo e smussato di quelle spigolature, retaggio di nazionalismo turco, che tanto avevano fatto infuriare gli armeni in occasione del centenario.

L’ambasciata turca in Italia a marzo aveva inviato una delirante missiva ai Comuni italiani che avevano approvato una risoluzione di solidarietà agli armeni e di riconoscimento del genocidio; in risposta alla stessa il “Consiglio per la comunità armena di Roma” a sua volta aveva scritto a tutti gli enti territoriali per puntualizzare i termini della questione.

Ora l’ambasciatore turco riprende carta e penna e riscrive agli stessi Comuni (quanto lavoro per l’Ufficio Protocollo!) allegando la missiva di Erdogan. Della serie: non siamo così cattivi noi turchi…

È chiaro che il governo turco è in difficoltà mediatica internazionale, è circondato e isolato. Ma questa nuova iniziativa dimostra che l’azione di vigilanza di tutti gli armeni paga, che i riconoscimenti delle assemblee territoriali servono a smuovere le coscienze turche e a non far abbassare mai la guardia.

Se ci fosse stato solo silenzio, la Turchia non si sarebbe certo mossa in questi termini.

Dobbiamo continuare la nostra azione fin tanto che da Ankara non arriverà un chiaro messaggio di scuse e di ammissione di responsabilità.

È la memoria del popolo armeno che lo esige.

(Akhtamar On Line num 243)

Lettera dell’Ambasciatore Turco

ROMA -25 maggio 2017 – Cerimonia di consegna del riconoscimento giornalistico Hrant Dink a Marta Ottaviani

Sarà la giornalista Marta Ottaviani ad essere insignita del “Riconoscimento giornalistico Hrant Dink” giunto alla sua decima edizione.

La cerimonia di premiazione avrà luogo presso la Biblioteca Vallicelliana di Roma (via della chiesa nuova 18) il prossimo 25 maggio alle ore 17,30.

Nel corso dell’evento sarà altresì consegnata una “menzione speciale” al giornalista ed editore Raffaele Aufiero per il contributo dato alla divulgazione del pensiero di Dink.

 

>> Scarica l’invito

 

IL RICONOSCIMENTO GIORNALISTICO HRANT DINK

«Quello che voglio è vedere i turchi che parlano di quanto è successo. Bisogna che turchi e armeni inizino a dialogare. C’è una sola strada percorribile ed è quella del dialogo. Sempre».Hrant Dink

Il “Riconoscimento giornalistico Hrant Dink per la libertà di informazione” è stato istituito dal “Consiglio per la comunità armena di Roma” nel 2008 a distanza di una anno dall’assassinio del giornalista armeno turco Hrant Dink , Esso rappresenta un doveroso omaggio ad un uomo che si è battuto per la tolleranza, per il dialogo e per la riconciliazione e rappresenta altresì un momento di riflessione sul tema della libertà di informazione nel mondo.

Il riconoscimento ha lo scopo di valorizzare l’opera dei giornalisti che non esitano a parlare di questioni “spinose. Un premio alla libertà di informazione, ma anche un premio al coraggio ed alla onestà intellettuale, quello stesso coraggio che ha indotto valorosi uomini, come Hrant Dink, (e tanti altri scrittori, giornalisti ed accademici) a non tacere.

 

La prima edizione ha visto premiati i giornalisti Roberto Olla del TG1, Flavia Amabile e Marco Tosatti de La Stampa (con una menzione speciale all’associazione Reporter Senza Frontiere nella persona del suo vicepresidente Domenico Affinito) mentre nella seconda edizione (gennaio 2009) sono state premiate le giornaliste Caterina Maniaci (Libero) e Patrizia Alberici (Radio Rai) con una menzione speciale a Rodolfo Casadei (Tempi). Nella terza edizione il premio fu assegnato ad Antonio Capuozzo mentre la quarta edizione ha visto premiato il Presidente della Comunità di S. Egidio Marco Impagliazzo. La quinta edizione  del 2012 è stata assegnata invece a Gian Antonio Stella e la sesta edizione del 2013 a Maria Cecilia Sangiorgi. L’edizione del 2014 ha visto protagonista il giornalista Piero Marrazzo mentre quella del 2015, in occasione del centenario del genocidio è stata dedicata a tutti i giornalisti che sono caduti mentre svolgevano il loro lavoro. L’anno scorso il riconoscimento fu assegnato ad Anna Mazzone ed a Franca Giansoldati.

 

MARTA OTTAVIANI

Marta Federica Ottaviani è nata a Milano nel 1976. Laureata in Lettere Moderne all’Università Statale di Milano, si è specializzata all’Istituto per la Formazione al Giornalismo Carlo De Martino.

Nel 2005 è partita per Istanbul, dove ha iniziato a scrivere per le principali testate italiane, a iniziare dall’agenzia stampa Apcom.

Oggi collabora soprattutto per i quotidiani Avvenire e La Stampa, Radio In Blu e il periodico Strade, intervenendo spesso come opinionista a Radio3mondo, sul Tgcom e a Omnibus su LA7.

È considerata uno dei maggiori esperti italiani di Turchia.

Dopo otto anni di permanenza nel paese, ora vive fra Milano e Istanbul.

Col suo ultimo libro, Il Reis,  ha vinto il Premio Fiuggi-Storia, per la sezione Gian Gaspare Napolitano-Inviato Speciale (2016).

Ha pubblicato Il Reis. Come Erdoğan ha cambiato la Turchia (Textus Edizioni, 2016), Cose da Turchi  (Mursia, 2008) e Mille e una Turchia (Mursia, 2010).

 

IL CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” (in origine “Consiglio della comunità armena di Roma”) nasce nel 1999 con lo scopo di mantenere, diffondere e rafforzare lo spirito e l’identità armena.

Con gli anni la sua azione non si è limitata alla sola territorialità romana ma ha abbracciato sempre più, grazie alle proprie iniziative e agli strumenti a disposizione, una intensa attività culturale e di opinione a sostegno della Repubblica Armena e di quella del Nagorno Karabakh-Artsakh.

Oltre alla funzione di vigilanza contro il negazionismo e l’armenofobia, ai rapporti con le istituzioni ed ai contatti con i media, promuove (in alcuni casi anche d’intesa con altre realtà italiane o in collaborazione con l’ambasciata nazionale) iniziative a sostegno della causa armena.

È attivo nei rapporti con le istituzioni, il mondo della scuola e quello dell’informazione.

Il sito “comunitaarmena.it” è un attivo portale di informazione sulla realtà armena in Italia e nel mondo.

COMUNICATO STAMPA: X edizione del riconoscimento giornalistico Hrant Dink a Marta Ottaviani

Sarà la giornalista Marta Ottaviani ad essere insignita del “Riconoscimento giornalistico Hrant Dink” giunto alla sua decima edizione.

La cerimonia di premiazione avrà luogo presso la Biblioteca Vallicelliana di Roma (via della chiesa nuova 18) il prossimo 25 maggio alle ore 17,30.

Nel corso dell’evento sarà altresì consegnata una “menzione speciale” al giornalista ed editore Raffaele Aufiero per il contributo dato alla divulgazione del pensiero di Dink.

 

>> Scarica l’invito

 

IL RICONOSCIMENTO GIORNALISTICO HRANT DINK

«Quello che voglio è vedere i turchi che parlano di quanto è successo. Bisogna che turchi e armeni inizino a dialogare. C’è una sola strada percorribile ed è quella del dialogo. Sempre».Hrant Dink

Il “Riconoscimento giornalistico Hrant Dink per la libertà di informazione” è stato istituito dal “Consiglio per la comunità armena di Roma” nel 2008 a distanza di una anno dall’assassinio del giornalista armeno turco Hrant Dink , Esso rappresenta un doveroso omaggio ad un uomo che si è battuto per la tolleranza, per il dialogo e per la riconciliazione e rappresenta altresì un momento di riflessione sul tema della libertà di informazione nel mondo.

Il riconoscimento ha lo scopo di valorizzare l’opera dei giornalisti che non esitano a parlare di questioni “spinose. Un premio alla libertà di informazione, ma anche un premio al coraggio ed alla onestà intellettuale, quello stesso coraggio che ha indotto valorosi uomini, come Hrant Dink, (e tanti altri scrittori, giornalisti ed accademici) a non tacere.

 

La prima edizione ha visto premiati i giornalisti Roberto Olla del TG1, Flavia Amabile e Marco Tosatti de La Stampa (con una menzione speciale all’associazione Reporter Senza Frontiere nella persona del suo vicepresidente Domenico Affinito) mentre nella seconda edizione (gennaio 2009) sono state premiate le giornaliste Caterina Maniaci (Libero) e Patrizia Alberici (Radio Rai) con una menzione speciale a Rodolfo Casadei (Tempi). Nella terza edizione il premio fu assegnato ad Antonio Capuozzo mentre la quarta edizione ha visto premiato il Presidente della Comunità di S. Egidio Marco Impagliazzo. La quinta edizione  del 2012 è stata assegnata invece a Gian Antonio Stella e la sesta edizione del 2013 a Maria Cecilia Sangiorgi. L’edizione del 2014 ha visto protagonista il giornalista Piero Marrazzo mentre quella del 2015, in occasione del centenario del genocidio è stata dedicata a tutti i giornalisti che sono caduti mentre svolgevano il loro lavoro. L’anno scorso il riconoscimento fu assegnato ad Anna Mazzone ed a Franca Giansoldati.

 

MARTA OTTAVIANI

Marta Federica Ottaviani è nata a Milano nel 1976. Laureata in Lettere Moderne all’Università Statale di Milano, si è specializzata all’Istituto per la Formazione al Giornalismo Carlo De Martino.

Nel 2005 è partita per Istanbul, dove ha iniziato a scrivere per le principali testate italiane, a iniziare dall’agenzia stampa Apcom.

Oggi collabora soprattutto per i quotidiani Avvenire e La Stampa, Radio In Blu e il periodico Strade, intervenendo spesso come opinionista a Radio3mondo, sul Tgcom e a Omnibus su LA7.

È considerata uno dei maggiori esperti italiani di Turchia.

Dopo otto anni di permanenza nel paese, ora vive fra Milano e Istanbul.

Col suo ultimo libro, Il Reis,  ha vinto il Premio Fiuggi-Storia, per la sezione Gian Gaspare Napolitano-Inviato Speciale (2016).

Ha pubblicato Il Reis. Come Erdoğan ha cambiato la Turchia (Textus Edizioni, 2016), Cose da Turchi  (Mursia, 2008) e Mille e una Turchia (Mursia, 2010).

 

IL CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” (in origine “Consiglio della comunità armena di Roma”) nasce nel 1999 con lo scopo di mantenere, diffondere e rafforzare lo spirito e l’identità armena.

Con gli anni la sua azione non si è limitata alla sola territorialità romana ma ha abbracciato sempre più, grazie alle proprie iniziative e agli strumenti a disposizione, una intensa attività culturale e di opinione a sostegno della Repubblica Armena e di quella del Nagorno Karabakh-Artsakh.

Oltre alla funzione di vigilanza contro il negazionismo e l’armenofobia, ai rapporti con le istituzioni ed ai contatti con i media, promuove (in alcuni casi anche d’intesa con altre realtà italiane o in collaborazione con l’ambasciata nazionale) iniziative a sostegno della causa armena.

È attivo nei rapporti con le istituzioni, il mondo della scuola e quello dell’informazione.

Il sito “comunitaarmena.it” è un attivo portale di informazione sulla realtà armena in Italia e nel mondo.

Il 24 aprile in Italia – In Memoria dei martiri del primo genocidio del XX Secolo


 MILANO – Dal 27 aprile al 24 maggio – “METZ YEGHERN. Mostra fotografica sul GENOCIDIO ARMENO


Comunicato Stampa: VERGOGNA TURCA! Inaccettabili lezioni di storia e democrazia da una dittatura negazionista

Ci è giunta notizia che il Dr. Murat Salim Esenli, Ambasciatore Turco in Italia, ha spedito una lettera ai presidenti dei Consigli comunali di numerose località italiane che in passato hanno votato documenti di solidarietà al popolo armeno e di riconoscimento del genocidio.

Nella stessa l’Ambasciatore fa riferimento a una sentenza della Grande Camera della Corte Europea dei diritti dell’uomo e cerca di far credere ai suoi interlocutori che la stessa abbia classificato il genocidio armeno come un falso storico.

Invero dobbiamo specificare che la sentenza del 15 ottobre del 2015 (n° 27510/08) a cui fa cenno il diplomatico di Ankara riguarda, come riportato nella dichiarazione fatta alla stampa dallo stesso tribunale, “la violazione dell’art 10  (Libertà di espressione) della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo”. Pertanto nulla ha a che vedere con i fatti storici e con gli eventi drammatici che gli armeni dovettero subire per mano dell’impero ottomano nel 1915, come la deportazione di massa ed i massacri, che la Corte non esita a sottolineare distinguendo il tema della libertà di espressione da quello storico e ribadendo ancora una volta la incontrovertibilità dei fatti.

L’ambasciatore turco non pago delle immense sofferenze inflitte agli armeni da parte dei suoi avi, non pago della politica negazionista che la Turchia conduce da più di cent’anni mistificando i fatti storici,  prova anche in questo caso a manipolare la realtà storica e giuridica cercando di far credere che la sentenza a cui fa riferimento è un “forte avvertimento giuridico” ed “costituisce un precedente importante per casi simili agli eventi del 1915” mentre come già accennato essa non ha alcun rilievo giuridico per quanto riguarda la “storia” ma si riferisce sic et simpliciter  “alla libertà di espressione”, quella stessa  “libertà” che oggi viene negata e calpestata nel suo paese,  dove migliaia di insegnanti, giornalisti, politici di opposizione e scrittori sono processati e incarcerati, dove vige una politica di persecuzione verso le minoranze etniche, e dove coloro che scappano dalle guerre sanguinose dei paesi limitrofi subiscono ulteriori maltrattamenti e vengono spesso sfruttati come merce di scambio.

Avendo ricevuto evidentemente direttive al riguardo​ da colui che ormai comunemente etichettato come “dittatore” o “sultano” (il presidente Erdogan) ​il rappresentante di Ankara rinnova la tesi negazionista che da oltre un secolo è il filo conduttore della politica del suo Paese. Osa etichettare come “illazioni degli armeni” le verità storiche sul genocidio del 1915, classifica la vasta produzione documentale come “informazioni distorte”.

Dimentica l’Ambasciatore che il primo ad aver condannato in contumacia i diretti responsabili del genocidio armeno fu proprio il tribunale militare turco il cui atto d’accusa del 12 aprile 1919 affermava che “i crimini commessi durante la deportazione degli Armeni, in luoghi e momenti diversi, non erano episodi isolati e locali ma una forza locale e centrale organizzata, che ha premeditato tutto ed ha fatto eseguire gli ordini con istruzioni riservate e verbali” come si evince dalla montagna di documentazione prodotta a riguardo.

Non si poté usare il termine giuridico “genocidio”, anche se la definizione dei fatti è facilmente riconducibile ad esso, solo perché tale termine fu coniato in seguito, ed in chiaro riferimento al genocidio degli armeni, da un giurista ebreo-polacco di nome Raphael Lemkin, che era stato testimone di quanto avvenne agli armeni

Nel suo delirio negazionista l’ambasciatore turco dimentica che fu proprio il  Parlamento Europeo nel 1987 a votare una risoluzione in cui si constatava che  “durante la Prima Guerra Mondiale i massacri perpetrati dalla Turchia costituiscono crimini riconosciuti dall’ONU come genocidio. La Turchia è obbligata a riconoscere tale genocidio e le sue conseguenze“. Risoluzione ribadita anche il 15 aprile del 2015 dove si deplorava “fermamente ogni tentativo di negazionismo”.

Da che pulpito, poi, ci tocca sentir parlare di democrazia!

L’ambasciatore Esenli non manca di condire la sua lunga epistola con la consueta ventilata “minaccia” sulle relazioni diplomatiche ed economiche fra i due Stati, alludendo che “alcuni ambienti”  cercano di politicizzare la storia e trarre inimicizie dal passato per danneggiare la collaborazione italia-turchia, ma lo stesso dimentica che il suo paese, in barba alla politica di buon vicinato imposta dall’Unione Europea, tiene chiusi   unilateralmente i suoi confini con la vicina armen i a ed ha invaso militarmente,  dal 1974,  la parte Nord dell’isola europea di Cipro.

​Finge evidentemente di ignorare che la credibilità delle istituzioni e dei rappresentanti turchi in questo momento storico è pressoché nulla ma vorrebbe dare lezioni ai rappresentanti del popolo italiano sul rispetto delle opinioni commettendo però un grave errore diplomatico nell’interferire nelle “attività” di un paese sovrano.  Un errore che meriterebbe un richiamo ufficiale da parte della Farnesina.

Il  “Consiglio per la comunità armena” nel condannare, ancora una volta e con sempre maggiore forza, il negazionismo di uno Stato che non riesce a far pace con la propria storia, uno Stato che non esita a bombardare villaggi curdi nel nord della Siria e in Irak, uno stato i cui governanti sono una minaccia per la stessa popolazione della Turchia, ringrazia tutti  gli italiani che hanno mostrato vicinanza e solidarietà al popolo armeno e hanno scelto di stare dalla parte della verità e della giustizia.

Consiglio per la comunità armena di Roma


Copia della lettera dell’Ambasciatore Turco

Pagina 1           –             pagina 2

scarica l’allegato alla lettera

Anche il comune di Sasso Marconi (BO) sarà inserito nell’elenco dei Giusti del Medz Yeghern. Approvata mozione di solidarietà con il popolo armeno.

In data 29 marzo 2017 il Consiglio Comunale di Sasso Marconi sulla scia di altri comuni italiani a deliberato una mozione a “Sostegno a progetti di approfondimento storico e di divulgazione del genocidio del popolo armeno” nella quale

RILEVATO

che il genocidio è il più feroce e disumano fra i crimini in quanto tende all’eliminazione di tutto un popolo, della sua identità, della sua cultura, della sua storia e della sua religione;

RICONOSCIUTA

la necessità che l’opinione pubblica approfondisca il dramma del popolo armeno affinché tali tragedie della storia siano di monito soprattutto alle giovani generazioni;

ESPRIME

piena solidarietà al popolo armeno e

IMPEGNA

la Giunta Comunale a sostenere progetti di approfondimento storico e di divulgazione del genocidio del popolo armeno, oltre che a promuovere ogni possibile azione di riconciliazione fra i popolo armeno ed il popolo turco, partendo dal riconoscimento dei fatti storici e restituendone la memoria attraverso pubblici eventi, studi e qualsivoglia iniziativa di rievocazione.

DISPONE INOLTRE

la diffusione della presente ordine del giorno a mezzo comunicato stampa affinché l’intera cittadinanza sia partecipe del sentimento di solidarietà verso il popolo armeno;

Il Consiglio per la comunità armena di Roma esprime la propria gratitudine a tutti coloro che hanno contribuito all’approvazione delle delibera dimostrando coraggio e onestà intellettuale e scegliendo la strada della verità e della giustizia.

Comunicato Stampa: I Cosiddetti “Giovani Turchi ” PD e le scuse di Orfini – Un’altra piccola grande nostra vittoria

Comunicato Stampa:  I Cosiddetti “Giovani Turchi ” PD  e le scuse di Orfini

 

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” esprime soddisfazione per la dichiarazione dell’on. Orfini con la quale ha voluto formalmente prendere le distanze dall’utilizzo del termine “Giovani turchi” per indicare la sua area politica di riferimento.

Dallo scorso mese di marzo il “Consiglio per la comunità armena di Roma” aveva intrapreso una nuova campagna di sensibilizzazione rivolta a politici e media denunciando il richiamo frequente al movimento nazionalista turco responsabile della pianificazione e attuazione del genocidio armeno del 1915.

Oltre che una specifica richiesta indirizzata all’interessato, sono state inviate ripetute segnalazioni alle testate giornalistiche che nei loro articoli di politica interna utilizzavano tale nome che suscita ancora oggi negli armeni rabbia per il ricordo dell’orrore di un secolo fa e sdegno per l’uso improprio che ne viene fatto.

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” continuerà la campagna di vigilanza monitorando la situazione e segnalando ai media quanto sopra.

Ringraziamo l’on. Orfini, al quale è stata inviata una lettera personale, per la sua dichiarazione, che salutiamo come una importante vittoria nella battaglia che gli armeni italiani conducono per il diritto alla Memoria del Grande Male.

 


COMUNICATO STAMPA

LA COMUNITA’ ARMENA DICE BASTA AI COSIDDETTI “GIOVANI TURCHI”

Il “Consiglio per la comunità armena di Roma” ha lanciato da alcuni giorni una nuova campagna di sensibilizzazione chiedendo che sia bandito l’uso del termine “Giovani Turchi”, oggi associato a una corrente del Partito Democratico.

Gli esponenti, ricordando che i veri Giovani Turchi nel 1915 pianificarono e misero in atto il genocidio di un milione e mezzo di armeni, si appellano alla sensibilità del mondo della politica e dell’informazione affinché non venga più utilizzata tale espressione altamente offensiva, il cui uso denota scarsa conoscenza storica.

Dal 20 marzo vengono inviate mail di sensibilizzazione alle testate giornalistiche, un appello è stato direttamente trasmesso all’on Matteo Orfini, capofila di tale corrente, con la richiesta di una pubblica dichiarazione che prenda definitivamente le distanze dal movimento dei Giovani Turchi e dal contemporaneo uso di tale nome. Abbiamo lanciato una campagna su Change org. e sono allo studio altre iniziative.

Già nel 2013 era stata promossa analoga iniziativa e il Consiglio aveva ricevuto rassicurazioni che il termine GT sarebbe stato progressivamente abbandonato ma ciò non è avvenuto.

Firma la petizione QUI


 

Fac-simile di lettera che viene inviata alle testate giornalistiche

Egregio direttore,

ci sia consentita una doverosa precisazione all’articolo pubblicato in data … sulla Sua testata, dal titolo “…..” nel quale viene ancora una volta utilizzato il termine “Giovani Turchi”.

Non abbiamo alcuna intenzione di entrare nelle dinamiche interne del Partito Democratico ma in passato abbiamo inutilmente cercato di far capire che i Giovani Turchi sono stati un movimento che ha pianificato e messo in pratica il genocidio armeno.

L’uso di tale nome (a dire il vero utilizzato anche negli anni Cinquanta per un breve periodo per etichettare un gruppo di politici sardi capeggiati da Cossiga) provoca negli armeni italiani e in tutti coloro che hanno un minimo di conoscenza storica un sentimento di repulsione e di rabbia. È come se un partito politico decidesse di chiamare (o accettare che venga chiamata) una propria corrente interna con il nome di Hitler Jugen.

Nel 1915 un milione e mezzo di armeni vennero massacrati in quello che è comunemente riconosciuto come il primo genocidio del Novecento; i sopravvissuti dovettero abbandonare la propria terra natale e tutti i beni. Oggi, il “Sultano” Erdogan e la Turchia continuano a perseguire una politica negazionista.

E, ci creda, è davvero penoso continuare a leggere o ascoltare in Italia il termine “Giovani Turchi”; specie con l’approssimarsi della ricorrenza del genocidio (24 aprile).

Le saremmo grati se potesse pubblicare questa precisazione a beneficio dei lettori che ancora non conoscono quella tragica pagina di storia, con l’augurio che i media e i politici interessati abbandonino definitivamente l’uso di tale nefasto nome.

Cordiali saluti e buon lavoro

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA


 

Lettera inviata all’On.le Orfini

Egr. on. Orfini,

continuiamo purtroppo a leggere e ascoltare il termine “Giovani Turchi”utilizzato dai media per etichettare la corrente politica del PD che viene ricondotta a Lei.

Già alcuni anni or sono, nel 2013, avevamo cercato di far capire quanto offensivo l’utilizzo moderno di tale nome che richiama quello dei pianificatori e attuatori del genocidio armeno del 1915. Francamente non comprendiamo per quale motivo – se non per una lacuna storica – venga ancora utilizzata tale espressione.

Da alcuni giorni stiamo rivolgendoci alla stampa per sensibilizzarla sul tema.

Le chiediamo una dichiarazione ufficiale con la quale prenda le distanze, in modo netto, dall’uso di tale termine e inviti il mondo dell’informazione a non utilizzarlo più.

A pochi giorni dall’anniversario del genocidio armeno (24 aprile) sarebbe un’attestazione di solidarietà e sensibilità.

La ringraziamo sin da ora per il riscontro che vorrà darci.

Cordiali saluti

CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA

 

Il comune di Agnone esprime solidarietà al Popolo Armeno nella sua battaglia per la verità storica e per la difesa dei diritti umani.

Il Consiglio Comunale di Agnone, nella seduta del 8 marzo u.s., a seguito di azione proposta dal Presidente dell’Associazione Culturale “Viva la Solidarietà”, ha deliberato una mozione nella quale si esprime  piena solidarietà al popolo armeno vittima del “genocidio” di cui in narrativa, nella sua battaglia per la verità storica e per la difesa dei diritti umani.

Scarica il testo della Mozione

 

 

Anche il nome del comune di Cave sarà inserito nell’elenco dei Giusti per gli Armeni

Solo pochi giorni fa abbiamo ricevuto la delibera del Consiglio Comunale di Cave con la quale, in occasione del centenario del genocidio armeno, si esprimeva all’unanimità solidarietà al popolo armeno.

La proposta di deliberazione era stata messa a votazione il 7 aprile 2016 e protocollata nel mese di maggio dello stesso anno.

Nel testo approvato all’unanimità si legge:

  • vista la richiesta del “Consiglio per la Comunità Armena di Roma” per un atto ufficiale di riconoscimento del genocidio del popolo armeno in occasione delle commemorazioni del centenario di tale tragedia;
  • considerato che tale dramma storico è stato riconosciuto come genocidio dalla Sottocommissione per i diritti umani dell’ONU nel 1973 e 1986, dal Parlamento Europeo nel 1987, dal Parlamento Italiano (da tutti i gruppi parlamentari) in data 17 novembre 2000 e financo dalla stessa Corte Marziale ottomana nel 1919;
  • ricordato che il Tribunale Permanente dei Popoli ha riconosciuto fra l’altro che “lo sterminio delle popolazioni armene con la deportazione e il massacro costituisce un crimine imprescrittibile di genocidio ai sensi della convenzione del 9/12/1948 per la prevenzione e repressione del crimine di genocidio
  • tenuto conto che lo stesso Parlamento Europeo il 15 novembre 2000 ha approvato a larga maggioranza una risoluzione sulla relazione periodica 1999 della Commissione Europea sui progressi della Turchia verso l’adesione e che tale risoluzione affronta questioni che riguardano il popolo armeno in paragrafi significativi, invitando al riconoscimento del genocidio ai danni della minoranza armena commesso anteriormente alla nascita della moderna Repubblica Turca;
  • rilevato che il genocidio è il più feroce e disumano fra i crimini in quanto tende all’eliminazione di tutto un popolo, della sua identità, della sua cultura, della sua storia e della sua religione;
  • riconosciuta la necessità che l’opinione pubblica approfondisca il dramma del popolo armeno affinché tali tragedie della storia siano di monito soprattutto alle giovani generazioni;  “Grande Male”.

  Esprime la propria piena solidarietà al popolo armeno in occasione dell’anniversario del  “Grande Male”.

—————————————————-

Il Consiglio per la comunità armena di Roma esprime la propria gratitudine a tutti i membri del Consiglio comunale

ed a tutti coloro che si sono adoperati affinché la Memoria del genocidio del 1915 rimanga viva.

Grazie di cuore.

 

 

La rivista “LEA – Lingue e letterature d’Oriente e d’Occidente” dedica una sezione al ricordo di Gabriella Uluhogian

L’ultimo numero della rivista  “LEA – Lingue e letterature d’Oriente e d’Occidente” contiene una sezione intitolata “Armenia nelle pieghe della memoria e nel laboratorio delle idee. In ricordo di Gabriella Uluhogian” con diversi articoli sulla storia e la cultura armene. (Vai al sito)
Armenia nelle pieghe della memoria e nel laboratorio delle idee. In ricordo di Gabriella Uluhogian
La doppia salvezza di Noemi Khardiashian (racconto-saggio) PDF
Antonia Arslan 77-80
Un selfie alla cultura armena del settimo secolo: l’“Autobiografia” di Anania Širakacci PDF
Alessandro Orengo 81-102
Re-readings of the epic Sasna Tsrrer (Daredevils of Sassoun) in contemporary Armenian prose: from epic to novel PDF
Hayk Hambardzumyan 103-116
Il cerchio del ritorno. A proposito dell’arte di Mikayel Ohanjanian (con riproduzioni) PDF
Vazgen Pahlavuni-Tadevosyan (Vazo) 117-124
Narrating the Armenian Genocide: an Italian Perspective PDF
Sona Haroutyunian 125-138
Cento anni di Metz Yeghern, tra silenzio e speranza. A proposito del volume di Yeghiayan Vartkes, Pro Armenia. Voci ebraiche sul genocidio armeno, a cura di Fulvio Cortese e Francesco Berti (2015) PDF
Diana Battisti 139-159
L’Armenia, la diaspora, gli altri: questioni aperte ed urgenze culturali. A proposito del volume a cura di Stefan Nienhaus e Domenico Mugnolo Questione armena e cultura europea (2013) PDF
Diana Battisti 161-178
Viaggio nei luoghi della memoria armena in Turchia e Azerbaigian PDF
Aldo Ferrari 179-192
Occasioni perdute. Frammenti di letteratura sulle tracce dell’utopia? PDF
Giampiero Bellingeri 193-204
Dal giornale Agos alla riscoperta del patrimonio culturale armeno in Turchia PDF
Francesca Penoni 205-216
Nei luoghi della spiritualità armena (lavoro fotografico) PDF
Andrea Ulivi 217-227
Interview with Contemporary Armenian Writer and Translator Diana Hambardzumyan PDF
Beatrice Tottossy 229-235